sabato 1 ottobre 2016

60 anni e non sentirli: la più bella scultura da Monte Prama

#Monte Prama-Maimoni
#Giants of Monte Prama-MontePramaBlog

di Atropa Belladonna

Fig. 1 il modello" di nuraghe in calcare ritenuto in precedenza proveniente dal nuraghe Cannevadosu, ca. 500 m a sud di Monte Prama. L'analisi dei reports sul ritrovamento indica oggi che la scultura proviene invece da Monte Prama o dalle immediate vicinanze: assieme ad un altro modello fu rinvenuto nel 1955 o nei primissimi anni '60 (1). Snapshots da questo link: https://sketchfab.com/models/a9b366407d2f46d5a180bdfe14f7a2fb
Non ha un volto ieratico, una "maschera"come le grandi statue e neppure possiede le loro rigide posture. Al contrario di loro non appare essere la rappresentazione  di un semidio; eppure forse proprio per questo  è ancora più straordinario: è un uomo scolpito in altorilievo su un modello di nuraghe trilobato (l'unico noto finora). Un  uomo di profilo con le mani alzate in un gesto inequivabile di adorazione o di venerazione. Per me è la più bella scultura di Monte Prama, commovente nella sua spiccata umanità. Dell'uomo scolpito sono visibili a ben guardare anche i lineamenti (vd. ricostruzione grafica in figura 2) (2). Il gesto è il medesimo del "re" che adora l'obelisco sullo scarabeo di Monte Sirai (fig.3) (3). 

L'incredibile storia di questa incredibile opera d'arte l'abbiamo raccontata su Monte Prama Novas, il 29 maggio 2016 (4).  La riassumo qui di seguito, con l'annotazione che ormai la provenienza da Monte Prama sembra accertata; anche se 500 metri avanti o indietro  non cambierebbero molto, per la verità, e il succo rimarrebbe il medesimo: dai primi anni '60 il professor Peppetto Pau, direttore dell'Antiquarium Arborense di Oristano, sapeva che in quella zona c'erano sculture nuragiche: conosceva, perchè gli erano state consegnate, il modello di fig.1, un modello di nuraghe del tutto simile a quelli rinvenuti negli anni '70 a Monte Prama, e un frammento di base di statua con piede. Ogni commento credo sia superfluo.

Fig.2. Grafica e particolare del modello di nuraghe in calcare di fig.1 (dal rif. 2) 


Fig.3.  uno dei due scarabei in steatite ritrovati al centro del torace del defunto nella tomba 267 di Monti Sirai; la tomba risale al VI sec. a.C., ma lo scarabeo viene ritenuto più antico e riporta un motivo egizio di epoca ramesside (3). Immagine da: M. Guirguis, S. Enzo, G. Piga, Scarabei dalla necropoli fenicia e punica di Monte Sirai. Studio crono-tipologico e archeometrico dei reperti rinvenuti tra il 2005 e il 2007, in Sardinia, Corsica et Baleares Antiquae, 7 (2009): 101-116

Ecco un breve sunto della vicenda dal rif. 4.

Due modelli di nuraghe, uno dei quali (un trilobato) finora unico e un frammento di base di statua con piede. In quasi tutta la letteratura sulla zona archeologicamente più “calda” del Sinis di Cabras, troverete scritto che queste tre sculture sono state rinvenute presso il nuraghe Cannevadosu nel 1955. Così racconta Raimondo Zucca nel 2013: “Le prime testimonianze di scultura nuragica nel Sinis erano venute in luce a mezzogiorno del colle di Monte Prama, sin dal 1955 (nota 16). L’area dei rinvenimenti, conosciuta in letteratura come Cannevadosu o CanneFadosu, corrisponde «al pendio che scende verso l’attuale strada San Salvatore-Mari Ermi»[..]I reperti più significativi erano un modello di nuraghe trilobato con una figura umana a rilievo, un secondo modello di nuraghe monotorre e un basamento di statua residua in un piede.” (Da: Raimondo Zucca, Monte Prama (Cabras,OR). Storia della ricerca archeologica e degli studi. Tharros Felix 5, In: di A. Mastino, P. G. Spanu, R. Zucca (a cura di), Tharros Felix 5, Carocci editore, 2013, pp. 199-296).

Nel 2015 esce però la guida archeologica Delfino dal titolo “Mont´e Prama (Cabras). Le tombe e le sculture”, a cura di Emerenziana Usai e Raimondo Zucca;   porta la firma di diversi archeologi che hanno scavato a Monte Prama nella campagna 2014. A pag 39 inizia il capitolo dedicato alla storia della ricerca archeologica a Monte Prama e tra le pp 43 e 45 viene fatta una clamorosa rivelazione: “Nell'inverno nel 1961-1962, dopo secoli di arature ad aratro trainato dai buoi, si inaugura a Mont'e Prama la stagione dei trattori: nel terreno immediatamente a settentrione di quello in possesso della Confraternita del Rosario, dove avranno luogo gli scavi archeologici negli anni Settanta del Novecento e quelli recentissimi del nuovo secolo, la famiglia di Giuseppe Pinna col suo nuovo trattore "Landini" ara a scasso il terreno mettendo in luce le prime sculture di calcare: un modello di nuraghe trilobato con una figura umana ad altorilievo, un secondo modello di nuraghe monotorre e un frammento di base con piede di statua (oggi concervati al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari). I materiali furono consegnati dalla famiglia Pinna al loro parente professor Peppetto Pau, Direttore dell'Antiquarium Arborense di Oristano, e pubblicati dall'archeologo Giovanni Ugas nel 1980 con una indicazione di provenienza, dovuta ad un errore del professor Pau, dal nuraghe Cannevadosu, a notevole distanza dal luogo effettivo di rinvenimento". (1)

(1) Emerenziana Usai, Raimondo Zucca, Mont´e Prama (Cabras). Le tombe e le sculture, 2015, Carlo delfino Ed. 
(2) Franco Campus, Valentina Leonelli, Modello con figura umana da Cannevadosu, In: Simbolo di un simbolo. I modelli di nuraghe, A cura di Franco Campus e Valentina Leonelli, Ara Edizioni, 2012, pp. 293-296
(3) Atropa Belladonna, Gli scarabei sigillo della Sardegna e la scrittura segreta del Dio nascosto, 26 OTTOBRE 2013, montepramablogspot.it, fig. 1 
(4) Monte Prama Novas, 29 maggio 2016, Cannevadosu o Monte Prama? il giallo delle prime sculture

3 commenti:

  1. Bellissimo. Nella ricostruzione grafica di apprezzano diversi dettagli del volto ma anche la parte delle gambe che mi era del tutto sfuggita. Soprattutto quella porzione residua orizzontale che se non è una gamba avanzata (sinistra...?si ricomincia...) che potrebbe essere? Un fallo? Non saprei dire...Eppure a me da quasi l'idea di volersi calare sul capo la "corona"...

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  2. A mio parere quello che definisci 'Un uomo di profilo con le mani alzate in un gesto inequivocabile di adorazione o di venerazione' è un chiaro segno fonetico che sostituisce la 'h' semitica (l'omino con le mani alzate) lineare acrofonica di 'hll' (adorare, celebrare, esaltare Dio) o, se si vuole, sostituisce il saluto nuragico (che come si capisce dai bronzetti può essere fatto con due mani tese e non una sola). Se così è il documento di Monte Prama è a rebus e va interpretato partendo, naturalmente, dall'alto. Ma bisognerebbe averlo 'integro' il documento nel quale, tra l'altro, dal disegno non si capisce, come sospetta Angelo, se sia disegnata (maldestramente direi) una gamba o un fallo. Se fosse il fallo si comprenderebbe abbastanza bene il perché di quella consonante 'femminile' che rende, di consueto, il pronome della divinità oppure viene collegata alla yod (hy). Un'altra consonante 'he' di quel genere c'è, se non ricordo male, nell'alto rilievo del modellino di nuraghe trovato nell'agro di San Vero Milis (con a fianco la voce 'ab(a). Ma c'è anche nei documenti trascritti da Pietro Lutzu (ricordate?).

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  3. Oltre un anno fa avevo creduto di vedere sul petto dell’unica statua dotata di testa propria, trovata a Monte Prama ed ora esposta nel museo di Cabras, il capo di forma trapezoidale di un rettile. Ho fatto una figuraccia e l’unica attenuante a mia discolpa andava ricercata nel fatto che la statua doveva ancora essere ripulita. Si è invece rivelato essere (confesso che ancora oggi non è tutto chiaro) il manico di un pugnale o corto gladio, come aveva spiegato Atropa Belladonna. Non se ne è parlato molto e non so se su altre statue dello stesso luogo ne siano state trovate altre. Ragion per cui, con moltissima cautela e sperando di non essere mediaticamente dilapidato, vorrei sussurrare con un po’ di vergogna quanto segue:
    - Ingrandendo fortemente sullo schermo del computer, dopo aver letto il presente post, una fotografia da me fatta all’immagine frontale proiettata sullo schermo durante una conferenza di due anni orsono nella biblioteca di Putzu Idu e commentata dall’archeologo Usai, HO CREDUTO (ripeto con tutte le cautele del caso magari per il gioco di ombre o qualche buco sulla superficie) di vedere sulla destra dell’omino dalla strana testa, sotto la torre, un’altra figura NON in RILIEVO ( come fosse un’ombra con il volto che ricorda le sembianze di un bambino) con occhi simili e le due braccia più esili alzate, staccata e divaricata nel tronco ma avvicinata al bacino dell’altra.

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