tag:blogger.com,1999:blog-2497983367352958332.post4428150370471876569..comments2024-03-18T08:17:16.490+01:00Comments on Maymoni: IL BRONZETTO DI SANTA LULLA DI ORUNE: un'analisi interpretativaMaimonibloghttp://www.blogger.com/profile/13239160211579348312noreply@blogger.comBlogger11125tag:blogger.com,1999:blog-2497983367352958332.post-53906803798914183812016-12-23T09:45:08.016+01:002016-12-23T09:45:08.016+01:00Angelo, se ti ho ben capito, l'acrofonia aspet...Angelo, se ti ho ben capito, l'acrofonia aspettuale non la si ottiene con un singolo topos ma con una continua ‘variatio’. Al posto dell'ambiguità di un volto ( del 'girarsi', del non essere nella 'norma', nel diritto ma nell'obliquo) ci può essere (come c'è tante volte) un semplice 'berretto', un copricapo, ovvero l'acrofonia di 'hdrh' (ornamento'). Sull'arte poi non discuto, anzi per nulla, perché ovviamente c'è bronzetto e bronzetto e c'è chi rende vivo il bronzo e chi no. Anzi c'è chi si accontenta del messaggio 'scritto' ovvero del suono che dà parole e c'è chi invece realizza capolavori di forma (è quello che nota subito il Lilliu traducendo affannosamente in 'stili'). E allora ovviamente si ha il geroglifico egiziano con 'forma -simbolo -scrittura'. Ma qui, come sai, non c'è nulla sotto il sole. La calligrafia come arte di scrivere bene e talora artisticamente c'è da sempre, sia che si tratti di scrittura epigrafica sia di scrittura metagrafica. Ma il bronzetto 'comunica' principalmente,offre la formula di salvezza nascosta il più possibile, ambigua il più possibile, 'profonda' il più possibile. E lo fa con il calligrafico che è apparenza ma non sostanza, superficie. I singoli aspetti del 'monstrum' di Nule ci sono perché solo quel mix di stranezze e di ambiguità può darmi scrittura formulare. Cerco di spiegarmi ancora meglio: spostando la nostra attenzione da un bronzetto (uomo, animale) ad un oggetto 'cosa' notiamo che l'arte è poca cosa rispetto al rebus della scrittura. Un pugnaletto (sempre o quasi sempre uguale) deve il suo essere 'strano' a quel 'gamma' pittografico, al toro ideografico e alle lettere schematiche in cui si disarticola. E' l'arte del 'nascondere' i segni o del rebus che è in 'tensione'. Così mi pare. Trovarci dell'altro si potrebbe (magari speculando su quel 'distintivo' che finisce sul petto degli 'aristoi'), ma di 'scientifico' su questo versante non so cosa possiamo ottenere. Ma io, lo so, sono ossessionato dal 'certo' documentario, e, contrariamente a quello che molti pensano sul mio metodo, esso non ha niente di elucubratorio. Lo evita il più possibile. E’ tutto il contrario. Vado al sodo (alla scrittura che mi offre certezze (relative)), allo sperimentabile, alla ripetizione dell'evento, alla 'misurabilità' di esso. E se c'è il semitico ci deve essere sempre il semitico e se il Dio è indicato con il pronome e non con il nome quel pronome devo aspettarmi di trovare. Comunque Angelo, resisto sulla priorità del 'comunicativo' a rebus che può e non può essere espressivo. Che può dare o non dare arte circa quella comunicazione con i segni sacri o divini. Senza di essi non si ha 'valore non esistendo, secondo me, nessun elemento che ci faccia sospettare l'esistenza dell'arte per l'arte. E' l'errore comune di aver esaurito la formula e di pensare di aver capito con il binomio 'forma-simbolo' il significato del prodotto quando invece lo si ha con certezza solo dalla catena consonantica che dà suoni, parole e lingua. Ma forse sto ripetendo. Mentre mi rendo conto che tu sei più conciliante. E ti pronunci per una via di mezzo. gigi sannahttps://www.blogger.com/profile/13934016255992416983noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2497983367352958332.post-81316913562361702392016-12-22T21:33:28.539+01:002016-12-22T21:33:28.539+01:00...concordo, ma da cosa ricava e interpreta che la......concordo, ma da cosa ricava e interpreta che la figura sia quella di un "mutante", cioè il dato della trasfigurazione? Perché va bene il dato dell'ambiguo, ma sappiamo anche che non tutti gli ibridi sono dei 'mutanti'. Il Minotauro non lo è per esempio, è certamente ambiguo, mostruoso e ibrido ma non è un mutante, cioè non è 'in corso di trasmutazione'. Nel caso in questione io evidentemente sono convinto che sia così, potrei sbagliare, ma mi pare proprio che sia così. E difatti concordo con lei. Ma evidentemente è sul metodo che ragioniamo, ed io chiedo occorre o no, prima, leggere la figura dentro un 'contesto'? Non dobbiamo dapprima stabilire che vi sia effettivamente il 'mutarsi'? E solo dopo leggere H... ? <br />Io dico che è lo scriba/artista attraverso la 'forma' (con tutto ciò che gli è connesso sul piano espressivo e comunicativo) che ha lavorato per comunicarcelo. Mica é semplice comunicare con un oggetto 'fermo' e inerte come il bronzo, qualcosa che invece muta, qualcosa di dinamico. Bisogna essere 'artisti' per rendere 'vivo' qualcosa di inerte. Non è forse questo il piano dell'arte? E se poi questo è funzionale alla scrittura (cioè è la scrittura il fine) resta il fatto che sempre sulla forma e sulla immagine (e sul linguaggio visivo, ancor prima di quello scritto) che dobbiamo passare. Come facciamo a separarli? Come può essere questo un 'contorno' e non essere invece essenziale per poter leggere il tutto?Angelo Leddahttps://www.blogger.com/profile/13153695764714602611noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2497983367352958332.post-10095955217495662122016-12-21T19:10:54.946+01:002016-12-21T19:10:54.946+01:00Certo, vedrò di la vorarci bene su. Ma quello che ...Certo, vedrò di la vorarci bene su. Ma quello che ti posso già dire perché coincide con la 'trasfigurazione', l'essere animalesco ( scimmia, toro, uccello, ecc.), il 'monstrum' insomma di cui parli è un 'topos'. C'è tutta una serie di bronzetti basati sul dato comune. La trasfigurazione, il mutamento (naturalmente rispetto alla regolarità di un volto), l'ambiguità (è un concetto che ti consiglio di seguire: di ciò ho parlato non poche volte)uomo -bestia si dice in semitico HPHK (il mutarsi). Questo consente allo scriba artigiano di iniziare con la lettura acrofonica di 'H' (Lui). Il testo per rispetto al Dio inizia e termina quasi sempre con il suo nome criptato (Lui/Lei). Vedi Angelo: è qui che mi lasciano perplesso certi tuoi ragionamenti perché io ci vedo solo lo sforzo di disegno di rendere sempre diverso l'imbestialimento di quel volto perché una volta che metto in atto quell'ambiguità mi servo comodamente della voce che esprime sostituendo con un PRO -NOME la divinità. Così il metragrafico acrofonico lo ottengo con una serie di topoi ( il saluto, l'offerta, il berretto, il due dei capezzoli, il perizoma, ecc. ecc.) che 'aspettualmente' (cioè in base all'aspetto e non l'acrofonia dell'oggetto) mi danno la stringa fonetica con lettura rigorosamente alto -basso. Forse non ci crederai ma è quello che (dopo tentativi su tentativi per ricavare il dato scientifico e non un dato purchessia)come procedimento mi dà una formula equivalente (ma non identica) all'etrusco scritto nei coperchi dei sarcofaghi. E' questa (all'incirca): h 'ab h 'oz 'am bbt h. E' formula preferita dai nuragici perché tende ad esaltare l'androgino yh dicendo della 'forza del padre' e 'dell'oculatezza (pupilla) della madre'. Ma, come vedi, è tutto semplice e assai complesso nello stesso tempo. Il faro, la griglia del metagrafico, però è: numerologia, ideografia e acrofonia. Ne ho parlato con la lettura del nuraghe di Olmedo e con quella dell'ancora di Tarquinia. Il 'tre' metodologico della loro (dei nuragici e degli etruschi) scrittura deve essere il 'tre' metodologico della nostra lettura. Se poi ce ne sono altre di letture a fianco o a contorno, ben vengano. gigi sannahttps://www.blogger.com/profile/13934016255992416983noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2497983367352958332.post-43999487792508514152016-12-21T11:52:42.154+01:002016-12-21T11:52:42.154+01:00Grazie Professore!
Mi piacerebbe molto leggere qua...Grazie Professore!<br />Mi piacerebbe molto leggere quanto prima di una sua lettura di questo bronzetto e confrontare le due letture, magari verificare se quanto ho 'tratto' sul piano ermeneutico trova coerenza con quanto questo dice. E questo proprio in virtù di quel 'divertirsi'Angelo Leddahttps://www.blogger.com/profile/13153695764714602611noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2497983367352958332.post-27248404100016313642016-12-20T18:01:44.249+01:002016-12-20T18:01:44.249+01:00Angelo tu sei sempre così gentile e garbato nelle ...Angelo tu sei sempre così gentile e garbato nelle tue risposte che mi (ci) fai 'scuola'. Io ormai conoscendoti sono andato al sodo. E hai ben capito quello che ho detto. Non ne dubitavo. Ho voluto solo insistere (ed era giusto che lo facessi soprattutto con te) perché l'impianto del bronzetto (di tutti i bronzetti) sta nel raggiungere il fine della scrittura criptata. Tanto lo è che l'acrofonia non viene data semplicisticamente dagli oggetti ma da quello che essi suggeriscono. Una scrittura siffatta impegna il costruttore proprio sul piano dell'architettura del bronzetto (architettare una cosa per dirne un'altra, dare il 'superficiale' per nascondere il profondo' ovvero il senso del bronzetto, il valore del talismano. La scrittura eterna in un oggetto eterno (il bronzo). Certo, io non posso negare che tanto di quello che dici sia percorribile sul piano ermeneutico. Anzi è più che probabile che lo sia. Ma, come sai, la 'scrittura' se esistente, come penso che sia, mi tranquillizza molto di più e se noto che in un bronzetto il metagrafico mi dà non eccezionalmente ma molto spesso 'la forza del padre e della madre'(cioè il bronzetto sta fisso, stabile immortale, per quella forza), vuol dire che il valore suo è quello di 'nascondere' al fine dell'efficacia di quella forza. Il valore del resto mi pare (per dirlo in modo forse più giusto) in subordine. Cento cappelli mi danno l'ornamento', cento volti diversi mi danno la 'distinzione', cento pugnaletti mi danno ugualmente la distinzione e così via. Ora sugli stili di quei volti che suggeriscono la 'distinzione' che cosa si può dire? Solo, a mio parere, che l'artista è impegnato nella 'variatio' di quei volti e molto meno nel comunicare la sua concezione dell'arte (che c'è, eccome!). Forse è qui che vedo lo sbilanciamento. Naturalmente pronto a ricredermi su tutto se il metagrafico non fosse lo scopo precipuo del prodotto artistico. In questo sbilanciamento chiedo tanto soccorso all'egiziano perché la griglia interpretativa è quella: forma (decus), simbolo e suono. Uno potrebbe dire: supponiamo un 30% per tutti e tre. E allora avresti forse ragione tu. Comunque, Angelo, io mi meraviglio sempre di più per la tua dottrina e la tua intelligenza. E per quest'ultima parola, come tutti sano, non spendo mai i soldi a caso.<br />Quanto a capire il 'contesto' per precisare meglio il metagrafico non so. Osservo però che è tutto un 'decifrare' e può essere che i tre aspetti della scrittura geroglifica possono darsi una mano. Proprio come dici tu. Ma credo che siamo solo agli inizi di un lungo percorso dove le scoperte, in quanto tali, ci faranno non solo gioire ma anche divertire. Questo al 100%! gigi sannahttps://www.blogger.com/profile/13934016255992416983noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2497983367352958332.post-91807469149052264452016-12-20T14:57:47.659+01:002016-12-20T14:57:47.659+01:00Grazie Atropa! Non avevo pensato a s'erkitu, h...Grazie Atropa! Non avevo pensato a s'erkitu, hai ragione però, la relazione ci sta tutta...Angelo Leddahttps://www.blogger.com/profile/13153695764714602611noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2497983367352958332.post-18899463331808193472016-12-20T14:45:05.973+01:002016-12-20T14:45:05.973+01:00probabilmente sono domande retoriche, perché giust...probabilmente sono domande retoriche, perché giustamente mi pare che lei obbietti sul peso da dare al tutto (90% su 10%)...mentre io vado a chiedermi se sia davvero così, se la gerarchia era così sbilanciata anche nelle loro intenzioni...Angelo Leddahttps://www.blogger.com/profile/13153695764714602611noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2497983367352958332.post-14594689725313670842016-12-20T14:39:20.282+01:002016-12-20T14:39:20.282+01:00Professore, mi aspettavo il suo commento e le osse...Professore, mi aspettavo il suo commento e le osservazioni e serve che sottolinei che ho ben presente quanto dice: ho scritto non tanto tempo fa, un post che trattava della "logica geroglifica" nel quale dicevo che ciò che spesso può non aver senso figurativo (o appare mostruoso) lo ha perché deriva da un codice scrittorio. E questo l'ho appreso da i suoi studi e dalla scrittura geroglifica. Quindi assolutamente in sintonia con lei su tutto questo. Riconosco che la mia lettura é parziale e che non ci si possa accontentare dei cenni presenti nel post (e su quello precedente) sulla scrittura metagrafica. <br />Però è proprio in virtù di quella logica, così progettata e pensata prima di cui parla lei, che proprio non mi riesce di accontentarmi di quella "fantasia" di cui parla. Più che una contraddizione la vedo come uno spazio ancora aperto. <br /><br />Ora, per fare un esempio, una architettura "scritta" smette forse di essere architettura, di avere una sequenza e logica spaziale, di ospitare e custodire cose e persone, di avere una funzione, una volta esaurita la sua 'lettura'? E direbbe che sono valori secondari? Io penso di no...<br /><br />E dunque: 100 offerte diverse danno una parola sola...Così 100 basi...Così 100 'copricapi'? Ma forse no, mi chiedo. Sempre che non siano altre parole che danno acrofonia (se conoscessimo magari il nome specifico e differente di ogni tipologia di copricapo, faccio per dire) il resto a cosa possiamo ricondurlo? Simbolo, forma, ornamento, lusus...'fantasia'?<br />...e se stesse davvero cantando, o danzando, che lettura si dovrebbe dare? <br /><br />Qui mi incuriosisce chiederle, quanto serve capire prima il 'contesto' per decifrare il bronzetto? Cioè non si dovrà partire da una lettura corretta della 'forma' ...capire se si tratta di un canto, di un urlo o di un muggito? Oppure si parte dal 'linguaggio formulare' ormai noto nei documenti per poi procedere al percorso inverso? Angelo Leddahttps://www.blogger.com/profile/13153695764714602611noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2497983367352958332.post-87605796927630597322016-12-20T13:47:38.069+01:002016-12-20T13:47:38.069+01:00Si Aba, è quell'urlo bestiale o muggito del to...Si Aba, è quell'urlo bestiale o muggito del toro che vedi nella scultura taurina di Maymoni di Cabras o in quella della testa sempre taurina della porta di Murru mannu di San Giovanni. Il muggito (in semitico g'ah) alludeva al toro primaverile che porta il 'seme' della pioggia fecondando tutta la terra. Credo che c'entri in questo il bue Muliache rimasto nella favolistica e nelle leggende della Sardegna. gigi sannahttps://www.blogger.com/profile/13934016255992416983noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2497983367352958332.post-71737396456165239902016-12-20T12:26:53.046+01:002016-12-20T12:26:53.046+01:00E chi dice che quello sia l''astuccio peni...E chi dice che quello sia l''astuccio penico'? Quello, secondo me, è il fallo circonciso che fuoriesce nello stesso preciso modo in cui fuoriesce da altri perizoma dei bronzetti. E quel 'fallo' strano è il primo che va letto. Ma non per cosa è ma per cosa dice nell'aspetto e nell'aspetto generale del bronzetto. Vedo che tu, caro Angelo, punti molto sulla forma e sul simbolico mentre secondo me il 90% dei bronzetti è all'origine atto preparativo, invenzione ben calcolata (soprattutto alto-basso) per la realizzazione della scrittura a rebus. Cerco di spiegare perché (ma lo spiegherò meglio con il bronzetto 'scritto' di Cavalupo): tu cerchi di interpretare (e 'ndi spiccas sa musca in s'aria' per ottenere lo scopo) l'aspetto delle gambe piegate del bronzetto. Ma esse, come in altri bronzetti (non pochi bronzetti)suggeriscono semplicemente l'aspetto che fa sì che tu realizzi l'acrofonia. Che il più delle volte dà in semitco la voce 'BBH' che significa 'pupilla' (sa pobidda in sardo che è calco del semitico) che è attributo che si dà alla madre 'AM BABH (tutto ottenuto con i requisiti del metagrafico, naturalmente, ovvero le rigide norme convenzionali). Ora, lasciando al momento opportuno la spiegazione del metagrafico nel caso specifico, a me sembra che è la scrittura che realizza il bronzetto. Bisogna dare al bronzetto tutta una serie di 'aspetti' che diano il senso (coprire, vacillare, riparare da, salutare con devozione (il topico saluto nuragico), distinguere, ecc.ecc). Noi, se vuoi (come hanno fatto gli etruschi) possiamo creare un bronzetto con relativa facilità: ma per scriverlo dobbiamo pensarlo prima per cosa ci può dare di ordinatamente logico (alto -basso)per avere il linguaggio sacro formulare. Per sintetizzare in maniera estrema: immaginati un uomo, un animale, una cosa che invece di quegli aspetti ha delle consonanti in sequenza che, in quanto tali ti danno lessico e quindi la lingua. Ovviamente riguarderà allora alla mia e a la tua fantasia realizzare aspetti (specie di 'cartellini' da applicare alla scultura) che non siano standard ma sempre diversi o quasi sempre diversi. Un ultimo esempio per farmi capire: tanti bronzetti hanno offerenti ed offerte. Ma l'acrofonia non è data dal 'segno' concreto dell'offerta (focaccia, schiacciata, corda, ciambella o latro che sia, ma solo dallo 'offrire in dono' che realizza sempre la voce 'OZ (potenza). Ora io non credo che si possa speculare più di tanto sul fatto come viene realizzata l'offerta. Se si offre un agnello o un torello è sempre la stessa voce 'Oz' che devi tener presente. Quindi la 'variatio' non riguarda tanto cosa possono significare i bronzetti di per sé ma il come realizzare diversamente sempre le stesse formule attraverso il consonantismo dato dall'aspetto. E' la stessa precisissima cosa che accade per l'etrusco. gigi sannahttps://www.blogger.com/profile/13934016255992416983noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2497983367352958332.post-85443345901192425732016-12-20T10:43:36.672+01:002016-12-20T10:43:36.672+01:00Angelo, questo articolo è bellissimo. Sai chi mi h...Angelo, questo articolo è bellissimo. Sai chi mi hai fatto venire in mente con "La bocca pronunciata potrebbe pure riferirsi alla rappresentazione di un cantore, ma non deve essere escluso che si tratti di una sorta di 'muggito' o di un urlo 'disumano', dovuto allo stato di alterazione fisica". La prima volta che Jekyll si trasforma in Hyde e l'urlo per il dolore della trasformazione.<br />Però qualcuno mi ha detto invece che le ha fatto pensare a s'erkitu, "una roba sarda" ha detto. Un uomo bue o toro, dove s'erkitu significa l'urlo. <br />Ma fa uguale.Atropa belladonnahttps://www.blogger.com/profile/05839397911933163771noreply@blogger.com