di Angelo Ledda
“La tradizione è la custodia del fuoco,
non l'adorazione della cenere”.
Gustav Mahler
FOTO 1: Calco da Pompei. Immagine da questo sito: http://www.artsblog.it/post/127514/mostre-napoli-2015-pompei-e-l-europa-1748-1943 |
Il
25 Maggio il Ministro ai Beni Culturali e per il Turismo Dario
Franceschini ha inaugurato la mostra “Pompei e l'Europa 1748-1943” suddivisa in due itinerari complementari:
- “Natura e Storia” al Museo Archeologico di Napoli, che raccoglie circa 250 opere provenienti da vari musei italiani e stranieri.
- “Rapiti dalla Morte” presso l'Anfiteatro di Pompei, che comprende oltre ad una esposizione fotografica, i primi venti calchi (su 86) recentemente restaurati e realizzati nell'Ottocento dall'archeologo Giuseppe Fiorelli, sui corpi sepolti a seguito dell'eruzione del 79 d.C.
L'allestimento è stato
commissionato all'architetto Francesco Venezia, autore di alcuni interventi a Gibellina negli anni '80 e dell'allestimento
della Mostra sugli Etruschi a Palazzo Grassi del 2000.
L'elemento che ha fatto (e
farà) molto discutere è la piramide alta circa 12 metri, realizzata in metallo e rivestita in legno, allestita temporaneamente
nell'arena dell'Anfiteatro di Pompei.
In particolar modo Antonio Irlando, presidente dell'Osservatorio del Patrimonio Culturale, l'ha considerato “un improvvido uso di un'area con una propria identità storica conosciuta in tutto il mondo”.
La piramide è stata
allestita in uno dei due fuochi dell'ellittica pianta dell'Anfiteatro
e vi si accede percorrendo un tracciato anulare.
Al suo interno una
grande fossa circolare, concepita come uno scavo con il piano
espositivo ribassato e di colore scuro, ospita i venti calchi sospesi poggianti su perni scuri.
Lascio alle parole dell'Arch. Venezia, estratte da un'intervista audio, la descrizione dell'intervento:
Domanda:
“Lei in passato si è confrontato architettonicamente con il
terremoto intervenendo con altri architetti per la ricostruzione di
Gibellina distrutta dal terremoto del '68 e costruendo in quel luogo
il Museo di Gibellina. Qui presso Pompei si confronta con l'eruzione
del Vesuvio (…) Dunque architetto lei ha progettato e realizzato
per questo allestimento due luoghi per l'esposizione: il Salone della
Meridiana presso il Museo Archeologico di Napoli e presso
l'Anfiteatro ha realizzato e progettato questa piramide. Come
interagiscono questi due nuovi spazi che lei ha creato?”
Risposta “Si,
io ritengo che l'allestimento di una mostra sia un tema
straordinariamente interessante, a dispetto della breve durata che un
allestimento ha, breve durata temporale. In entrambi i casi il
problema era di misurarsi con un luogo straordinario esistente: il
Salone della Meridiana e l'Anfiteatro di Pompei. In entrambi ho
tentato di introdurre un 'tocco' egizio. Nell'Anfiteatro naturalmente
in maniera molto esplicita con la piramide, nel salone della
Meridiana 'giocando' con un allestimento basato su un impianto
trapezoidale tagliato diagonalmente dalla grande meridiana. che è la
parte caratteristica che da il nome al salone stesso.
Domanda:
La piramide lignea (…) lei l'ha
posta in uno dei due fuochi dell'ellisse dell'Anfiteatro di Pompei.
Ha già fatto molto parlare di sé questa piramide, ci aiuta un pò a
capire meglio le sue forme, le sue dimensioni? Ce
la descrive anche un po' all'interno? Perché è molto importante ciò
che accade all'interno naturalmente, poi arriveremo sui calchi...
Risposta. Si
certo, questa piramide è, come dire, una formalizzazione di un
principio che mi è molto caro e che mi ha interessato in questi
ultimi anni che è quello del “monstrum”, ovvero del
mostro, che è una espressione e una definizione galileiana, del
grande Galileo Galilei, cioè vale a dire qualcosa che trova il suo
interesse nella compartecipazione di parti normali. Ecco: il centauro
è una forma straordinaria, però fatta di due metà ordinarie, un
cavallo e un uomo. E questa è la tesi di Galileo. Nella piramide io
ho cercato di mettere insieme il mondo dell'Egitto nella forma
esterna ed esteriore, cioè una vera e propria piramide, con il mondo
romano, cioè una grande cavità interna coperta da una cupola, da
una volta. Quindi una forma che noi siamo
abituati a considerare massiva e quasi priva di spazio interno, con
una forma che invece è la massima espressione dello spazio interno,
quindi basti pensare a una grande Piramide e al Pantheon per esempio,
per evocare due sommi edifici. In questo piccolo edificio
nell'Anfiteatro di Pompei, queste due forme così diverse si
coniugano, generando un edificio “mostruoso” cioè che coniuga
due mondi completamente diversi" (il grassetto è mio, ndr)
Domanda:
Abbiamo accennato a questi nuovi
calchi, sono 20, di recentissimo restauro con nuove tecnologie, che
galleggiano all'interno della piramide. Ci aiuta a comprendere qual è
il significato di questo ulteriore intervento?
Risposta: Si,
io volevo che questi calchi avessero una sorta di...non uno spazio di
mostra semplicemente, ma che fossero mostrati quasi in una situazione
di monumento, di cenotafio, di qualcosa che in qualche misura
commemorasse l'evento tragico che quei calchi rappresentano. Quei
calchi portano su di sé l'ultimo gesto. L'ultimo gesto prima della
morte. Ci troviamo davanti ad una vita, diciamo, conclusa in pochi
attimi, una vita che è espressa dall'ultimo gesto, dall'ultima forma
che il corpo ha assunto in un momento così tragico. E quindi li ho
immaginati in una sorta di fossa al di sotto di questa grande volta:
lo spazio è anulare, lo spazio è circolare e ho previsto in alto,
in analogia con l'edificio della Meridiana, un raggio di sole che per
un'ora, un'ora e mezza, penetra all'interno di questa fossa e si
muove all'interno di questi calchi. Mi ricordo sempre un
verso de “La ginestra” di Leopardi..verso bellissimo: “Torna al celeste
raggio/Dopo l'antica obblivion l'estinta/Pompei...” ed è molto bello che
il raggio di sole tocchi di nuovo, dopo una dimenticanza così lunga
di 1700-1800 anni circa, tocchi di nuovo le rovine e i corpi. (il grassetto è mio, ndr)
Domanda:
E
il tentativo di catturare questo raggio di sole richiama poi
direttamente le esperienze architettoniche, quasi magiche, che
avvenivano ad esempio nell'Antico Egitto. Penso al sito di Abu Simbel
che catturava un raggio una volta l'anno, in modo assolutamente
magico. Poi non sono mai riusciti a ricrearlo...
Risposta: "Certo,
il risorgere eliaco del faraone. Io sono un appassionato
dell'architettura egizia. Mi ha sempre colpito l'amministrazione
della luce in modo sottile parsimoniosissimo. La luce doveva essere
un filo di sole che naturalmente si muoveva in un cavo d'ombra e
questo per opporsi alla luce abbacinante del deserto e dell'aria
aperta".
Quello del maestro Francesco Venezia è un progetto che interroga e le polemiche in corso
stanno a dimostrarlo.
A mio modo di vedere la
cultura contemporanea (e insieme l'opinione pubblica) è 'saltata' da un estremo all'altro rispetto al modo in cui sarebbe doveroso guardare ciò che abbiamo ereditato dal passato.
A quella idea
'modernista' per via lineare - capace di operare distruzioni del patrimonio storico in
nome del progresso - si è passati (soprattutto in Italia) ad una idea
iper-conservativa e immobilizzante, che ha
portato al suo rovescio e cioè al culto del rottame e del feticcio.
I luoghi 'stratificati' che caratterizzano i paesaggi europei sono anche il risultato di una particolare attenzione alle rovine, pensate come “frammenti” dotati di speranza e con il germe di “qualcosa che vale più di
un significato, la spinta ossessiva ad essere completati” (Paul
Valery)
E' per questo che trovo bellissimo che nell'Anfiteatro di Pompei e in particolar modo
dentro la sua arena (costruita d'altronde per ospitare eventi) vi si possa trovare oggi una 'mostruosa' piramide con “tocco egizio” oppure, come avvenne agli inizi degli anni '70, la musica dei Pink Floyd.
Il risultato sarà per questo 'mostruoso' ma
proprio per questo 'vivo', come ci dice quel raggio di sole che dopo
quasi due millenni è capace di illuminare quei corpi, reiterando nella contemporaneità quell'ultimo gesto vitale, fissato per
l'eternità.
FOTO 8: L'allestimento al Salone della Meridiana al Museo Archeologico Nazionale di Napoli |
Di
seguito le informazioni pratiche per visitare le mostre:
- Napoli, Museo Archeologico Nazionale, Piazza Museo Nazionale, 19 | Orari: Aperto tutti i giorni, 9.00→19.30 | Chiusura settimanale: martedì
- Scavi di Pompei. Via Villa dei Misteri, 2, Pompei (NA) (Ingresso da Porta Anfiteatro) |Orari: Aperto tutti i giorni | 8.30→19.30 fino al 31 ottobre 2015 - ultimo ingresso alle 18.00 | dalle 8.30→19.30 - 1 e 2 novembre - ultimo ingresso alle 15.30
La mostra è visitabile fino al 2 Novembre 2015.
SI
VEDANO ANCHE:
Angelo Ledda, "SI ERGE DAVANTI A ME TUTTA L'ARTE DEL PASSATO" in montepramablog.it del 22 Novembre 2014 (http://monteprama.blogspot.it/2014/11/si-erge-davanti-me-tutta-larte-del.html)
Angelo Ledda, "UNA CASA PER I GIGANTI: “TRA” IL SILENZIO E LA LUCE" in montepramablog.it, del 26 febbraio 2015 (http://monteprama.blogspot.it/2015/02/una-casa-per-i-giganti-tra-il-silenzio.html)
Angelo Ledda, "Una casa per i Giganti: frammenti di paesaggio" in Maimoniblog.it del 6 maggio 2015 (http://maimoniblog.blogspot.it/2015/05/una-casa-per-i-giganti-frammenti-di.html)
IMMAGINI
E INFO TRATTE DA I SEGUENTI LINK:
Salve, sono una studentessa di architettura, mi stavo interessando a questa struttura e leggendo l'articolo noto che è evidenziato l'altezza della struttura che è di circa 12 metri e possibile avere qualche informazione in più. Grazie in anticipo per la risposta.
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