La rubrica di Maymoni

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martedì 8 dicembre 2015

I pugnali de su santu doxi

Museo archeologico di Cagliari.
   In una bacheca, in bell’ordine ma nell’anonimato, sono esposte varie lame di pugnali o corte spade, lunghe al massimo 20 cm e larghe 6 o 7 cm, prive quasi tutte di impugnatura. Alcune di queste hanno attirato la mia attenzione in quanto presentano una serie di incisioni: aste, punti e linee a zigzag,  reiterate fino a 19 volte.
   L’esperienza acquisita nello studio dell’epigrafia nuragica mi ha dato modo di intuire che quelle incisioni reiterate altro non sono che scrittura; ermeticissima scrittura nuragica che basa gran parte del rebus sulla reiterazione e per tanto sulla numerologia.

Lama numero 1.
   La lama reca incise due serie di grafemi, una a destra, l’altra a sinistra dell’ingrossamento mediano dell’arma.



   I grafemi, delle dimensioni di 8÷10 mm, a prima vista potrebbero interpretarsi come lettera yod dell’alfabeto di tipo fenicio e di quello nuragico, ma un elemento scrittorio ci induce a pensare che ciò non sia vero.
   Tutte le aste rettilinee dei grafemi recano un puntino all’estremità del tratto lineare, mentre la forcella sembra contenere dei brevi tratti rettilinei tra loro paralleli (delle dimensioni di circa 1 mm), accorpati questi ultimi in numero di uno, di due o tre elementi, sia sulla prima serie che sulla seconda, (seconda serie che purtroppo non mostrerò data la cattiva qualità dell’immagine dovuta alla pessima illuminazione e la frapposizione del vetro della bacheca. Sperando in un prossimo futuro di poter colmare la lacuna). Però possiamo affermare con ragionevole  sicurezza che i segni macroscopici delle due serie risultano speculari e restituiscono la medesima formula sacra.
   Ma ora descriviamo i grafemi.
 


   Il puntino all’estremità dell’asta denoterebbe la volontà dello scriba di scindere in modo preciso due grafemi, che risultano per tanto, agglutinati in legatura: lo yod e lo he.
   Per tanto quello che sembrava a primo acchito un semplice Y di fatto è da intendersi composto da uno yod di questa fattezza  [1]e da uno he di questa foggia  entrambi attestati nell’alfabeto nuragico e che restituiscono il nome della divinità nuragica yh.
   Nome di yh, che ritroviamo similmente nei grafemi agglutinati in nesso dell’iscrizione protosinaitica qui sotto riportata e tradotta in ebraico,[2] che giustifica e rafforza la nostra ipotesi di lettura del nome divino nella sequenza reiterata del nostro pugnale.


   In ragione di ciò leggiamo yh yh yh yh yh yh yh, che secondo la prassi numerologica della scrittura nuragica è da intendere secondo la formula yh 7 ossia yh santo, in quanto tale numero per convenzione è associato alla santità; un esempio lo ritroviamo nella scritta  di  Tharros interpretata dal  Prof.  Sanna e pubblicata  su  Monte  Prama blog[3].
   La scritta non finisce con questa lettura, in quanto tra le gambe degli «he», come già accennato, si notano delle lineette incise, che ho contato in numero di 3 nei primi quattro grafemi da sinistra, 1 nel 5° grafema, 2 nel 6° grafema e 3 nel 7° grafema.
   La presenza di tali piccolissimi segni non è casuale perché reiterata e prova ne sia il fatto che li troviamo ugualmente reiterati nella lama n° 2 (che sarà oggetto di un prossimo studio), in un gruppo ben definito (sempre all’interno dello he) e assolutamente mancanti in altre lame incise.

·        Le parti mancanti delle incisioni, lì dove si ritiene che siano andate perdute nel tempo e/o mancanti per naturale imprecisione dell’incisore (segni, in certi casi, di pochi millimetri di lunghezza), sono state colmate con un tratto di colore blu.
·        I trattini di colore verde sono quelli che io ritengo di aver individuato, per tanto sono da interpretarsi con le dovute cautele.

   Quella sopra riportata è la trasposizione, quanto mai fedele possibile, delle incisioni, ma non azzardiamo alcuna ipotesi di lettura oltre quella macroscopica già esposta, benché la tentazione sia forte, spinta com’è dalla realtà di quei segni microscopici che sicuramente hanno valenza scrittoria perché concentrati, non a caso, tutti nella medesima posizione.
   Possiamo però dire ancora qualcosa relativamente alle due serie di grafemi.
   Innanzi tutto possiamo affermare, come già detto, che le due serie restituiscono la formula yh santo, e la restituiscono in modo speculare e doppio, ossia per dirla come il Prof. Sanna: «…Una lettura che consiglia sempre il doppio, ma un doppio che si esplica attraverso una realizzazione grafica della bipenne e cioè dello schema MF. Mentre tu leggi maschio - femmina leggi anche la natura del Dio che è androgino e, se vuoi, lo chiami anche per nome.»[4]
   Manca però un dato importante, basilare della scrittura sacra nuragica, ossia il determinativo «lui», a meno che non vogliamo pensare che quella qui riportata non sia una formula sacra.
   Ma a ben vedere il “determinativo” lo suggerisce la stessa arma, ossia il fatto che uno strumento di morte, che normalmente è privo di qualsiasi distintivo che lo connoti in modo peculiare, abbia invece un “ornamento” speciale (la stessa formula sacra), che la distingue da tutte le altre e caratterizza la sua funzione, forse sacrificale. Ecco che  quell’ornamento, ossia lo «hdrh» semitico, per acrofonia restituisce lo «he»: il determinativo.

   A questo punto è necessario sottoporre al vaglio della griglia di Sassari la scrittura epigrafica.
- 1       Il significato (fallico) del supporto
- 2       La numerologia (presenza di numeri sacri significativi)
- 3       I pittogrammi logografici (un segno figurativo una parola)
- 4       I pittogrammi acrofonici (un segno figurativo é la consonante iniziale della parola)
- 5       I segni lineari schematici
- 6       Gli agglutinamenti ( due o più segni 'legati')
- 7       I determinativi
- 8       La polisemia
- 9       La lettura varia
                                              
- 1    supporto                               si - Il supporto ha sicuramente significato fallico.
- 2   numerologia                           si – il numero sette
- 3   pittogrammi logografici            ?  – al momento non è possibile valutarlo per la mancata lettura dei
                                                            micro grafemi
- 4  pittogrammi acrofonici             si -  Il determinativo estrapolato dalla parola «hdrh»
- 5   segni lineari schematici            si -  yod ed he
- 6   agglutinamenti                         si -  yod agglutinato in legatura allo he
- 7   determinativi                           si - 
- 8   polisemia                                ? - al momento non è possibile valutarla per la mancata lettura dei
                                                          micro grafemi

- 9  lettura varia                             si – La lettura si esplica su due livelli (almeno per ora), lettura
                                                           verticale del nome divino yh, lettura numerologica orizzontale,
                                                           dell’aggettivo divino: santo.

10 commenti:

  1. Grazie, Sandro.
    Non volendo, anzi non potendo entrare nel merito per mie deficienze cognitive, mi spaventa il fatto che è proprio da lungo tempo che gli uomini promettono e danno la morte in nome di Dio. Che sia contro un animale oppure un proprio simile, conta poco.
    Non avremo qualcosa di sbagliato nel DNA?
    Si potrà rimediare quando sarà pronto alla somministrazione un succo d'arancia geneticamente modificato?
    Mi piacerebbe che ci fosse il nome di Dio inciso, anche una volta sola, nelle provette e nei microscopi elettronici dei laboratori di ricerca, come richiesta di aiuto per parificare tutte le buche formatesi sul nastro sacro dell'acido deossiribonucleico.
    Anche se credo fermamente, che l'input sia arrivato dal mtDNA, che costituisce il materiale genetico che ogni individuo si porta dietro, intatto e completo, dalla propria madre, nonna, bisnonna, trisavola, sino alla povera Eva che per prima mise in crisi suo marito e, in vitro, il genere umano al completo, rompendo un trattato di pace non scritto.
    Avrei altro da dire, ma qui mi fermo perché, pacificamente, non voglio sparare tutte le mie cartucce al vento.

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    1. A proposito di DNA,ieri ho sentito a Radio Capital un'intervista ad una scienziata che vorrebbe fare il DNA a tutti gli italiani(un'intervista estremamente interessante)nella quale dice che il DNA dei sardi è diversa da tutti gli altri italiani e nell'ogliastra sta facendo degli studi particolari.Questa ricerca dei genoma singolo è molto importante anche per spiegare come certe medicine sono efficaci ad una persona e dannose per un'altra.Scusatemi,come al solito,sono andata fuori tema ma quando,si parla di Sardegna il mio interesse aumenta.

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    2. Speriamo che ieri non si trovasse a Tertenia, perché poteva scapparci la prima vittima per la ricerca genomica.
      L'avremmo fatta santa subito!

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    3. Perché a Tertenia,scusi la mia ignoranza,cosa c'era?

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    4. Un violentissimo temporale. Due operai dell'ENEL sono stati travolti col loro furgoncino: uno è riuscito ad aggrapparsi ai cespugli della riva, l'altro l'hanno ritrovato alla foce, fortunatamente ancora vivo.

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    5. Menomale,ha funzionato uno dei rarissimi genomi della fortuna che i sardi non hanno.Stamani ho risentito l'intervista della studiosa sui genomi dell'Ogliastra ed alcuni sono negativi per la popolazione ma non ha spiegato il perché.

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  2. L’errore caro Francu, non è nel DNA ma nelle interconnessioni neuronali e non certo di quelle del cervello rettile, ma di quello più giovane, la corteccia. E’ lì che l’uomo elabora le proprie cognizioni nel bene e nel male, tanto da mischiare in certe occasioni, le une e le altre in abominevoli riti di morte. Che questi riti siano indirizzati, in nome di un dio, ad animali di piccola o grande taglia o uomini, poco importa, il sacrilegio non cambia di importanza quando l’uomo uccide un’altro essere vivente fuori dall’ambito degli istinti primordiali; quegli istinti che ci accomunano a tutti gli esseri viventi nella competizione per la vita.
    Poi l’abominio va oltre e l’uomo vuol far credere al proprio simile di seguire, in questi atti, il volere divino. Ma quale dio creatore e vivificante potrebbe volere la morte di una sua creatura?!
    Studiando e cercando di decifrare i segni di queste armi, mi son fatto l’idea che queste formule sacre potessero essere invocazioni tese al perdono preventivo, come già mi espressi nel commentario dell’articolo pubblicato in anteprima il 29 ottobre scorso.

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  3. Signor Angei,ieri ero di corsa e non ho potuto leggere in maniera approfondita il suo studio veramente interessante.Tutto ciò che riguarda l'archeologia e lo studio di questi segni mi affascina tantissimo e,da scolaretta,cerco di apprendere in sacro silenzio.

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  4. Forse sette più sette alberi della vita, simili a quelli del deserto del Negev, a cui mancano alcuni rami rispetto ai sette bracci classici. Si può notare che alcune lettere dell'alfabeto protosinaitico arcaico, da cui Sandro ha ricavato la scritta yh (cioè yod ed he) si ritrovano identiche anche in alcune iscrizioni in lingua etrusca, facendo pensare a quella lingua comune di tanti popoli affacciati sul Mediterraneo.

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  5. Grazie Ergian45, il tuo intervento a proposito dell’albero della vita, mi da modo di parlare di un particolare sul quale ho sorvolato nell’esposizione dell’articolo.
    Poniamo di leggere le due sequenze con la lama posta in orizzontale: vediamo che queste, lette dall’alto verso il basso restituiscono la formula yh 7 volte, hy 7 volte (nulla cambia ponendo la punta della lama verso l’alto e leggendo da sx verso dx o da dx verso sx); formula che restituisce in modo palindromo la formula yh santo hy santo, ossia dio santo vivificante, che allude alla natura androgina della divinità.

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