La rubrica di Maymoni

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mercoledì 13 aprile 2016

L'UNIVERSITA' E LA SCIENZA. A SASSARI? NO, AD OLMEDO.

di B.P.



Si è tenuta venerdì scorso in Olmedo, promotore lo stesso Comune e l’Assessorato alla Cultura, una delle tre conferenze sul tema ‘IL CERVELLO CHE SCRIVE’ che erano state indette, alcuni mesi fa,  dal Dipartimento di Medicina dell’Università di Sassari. Perché mai nell’Auditorium del comune di Olmedo e
non nell’Aula Magna della facoltà sassarese? Perché il Convegno interdisciplinare era stato rinviato ‘a data da destinarsi’, con formula di assoluta ipocrisia in quanto tendente a  nascondere il motivo per cui quella scadenza non veniva rispettata né forse sarebbe mai stata rispettata. E’ stato quello che lo studioso Gigi Sanna stesso, sulla base di un resoconto dello stesso Untore, ha chiamato in un suo recente articolo, ‘assalto indegno’ all’Università. Ovvero un vero e proprio  complotto dei soliti noti, con l’ex Rettore Attilio Mastino ancora in testa, autore, come si sa, di un tentativo, andato fallito, di impedimento di una precedente Conferenza a Medicina sulla ‘base’ di una lettera denigratoria (inviata al suddetto Rettore) del famigerato Maurizio Feo, attualmente indagato per diffamazione e calunnia dalle Procure di Cagliari e Oristano.  Con il Mastino si sono schierati i noti ‘archeologi’ negazionisti, qualche giornalista e taluni funzionari delle Sovrintendenze, tra i quali spicca il nome del conferenziere ‘antiscrittura’  (nonché articolista di Untore Blog) Rubens d’Oriano, fan dichiarato di Sergio Abis alias l’Untore (il criminale arrestato qualche mese dopo per tentato duplice omicidio e per bancarotta e accusato di diffamazione e calunnia). Complotto per che cosa? E’ questo un fatto da non credere perché davvero unico e mai capitato nel mondo degli studi universitari. Forse in nessuna parte del mondo. Lo scopo era quello di impedire al prof. Gigi Sanna, ex docente di Lingua e letteratura greca al Liceo ‘De Castro’ di Oristano e di Storia della Chiesa Sarda e della Chiesa Antica presso l’Istituto di Scienze Religiose, persona per altro notissima e stimatissima anche nella vita politica,  di non trattare  né di storia della scrittura nel Mediterraneo né di scrittura nuragica né quindi, in particolar modo,  della documentazione ad essa relativa rinvenuta in questi due ultimi anni nel Sinis di Cabras.

L’Untore, cioè Sergio Abis,  nel suo compiaciuto resoconto (documento oggi nelle mani degli investigatori e delle procure), rallegrandosi per l’operazione, in parte riuscita (il blocco dell’iniziativa),  non dice però con quale sistema coercitivo  gli ‘assalitori’ sono riusciti nell’intento di fermare il Seminario ormai imminente, che prevedeva, tra l’altro, le relazioni della prof. Maria Rita Piras e della dott. Susanna Nuvoli oltre che i saluti per il Convegno del nuovo Preside della Facoltà di Medicina. Questi si è visto improvvisamente tempestare il suo computer di e –mail con le quali si sconsigliava l’iniziativa del Seminario interdisciplinare, adducendo, tra l’altro (ma di questo ‘altro’ ancora  non è dato sapere), il falso e calunnioso pretesto  che il prof. Sanna non fosse un docente dell’Università, un professionista, ma un semplice ‘dilettante’. Il suddetto preside, perplesso e intimorito, ancora non conoscitore delle beghe e dei veleni ‘sardi’ accademici,  non certo determinato come il precedente,  il prof. Giulio Rosati (che se ne era fregato delle pressioni di Rettori e di lettere denigratorie e calunniose di persone sconosciute e insignificanti), ha preferito usare diplomaticamente la formula del ‘rimando’. Una formula non certo coraggiosa: anzi, come si è detto, molto ipocrita.

Per questo motivo il Comune di Olmedo, su iniziativa dell’Assessore Isoni, ha ritenuto opportuno non più procrastinabile l’evento scientifico e utile invitare l’Università a trattare l’argomento nel suo Auditorium, ritenendo, tra l’altro,  cosa del tutto assurda che una persona così titolata e invitata, come tutti sanno,  varie volte in Università italiane e straniere a tenere conferenze sugli stessi temi, concernenti l’epigrafia e la paleoepigrafia, non potesse trattare pubblicamente di un argomento così importante  e di attualità per la cultura sarda come quello della scrittura arcaica del periodo nuragico. In altre parole, il Comune ha pensato che l’Università reazionaria e affatto  ‘aperta’ (con le chiacchiere e non con i fatti), manifestamente arroccata sul suo ‘sapere’ consolidato, potesse essere sconfitta se i professori e gli alunni (quelli maggiormente interessati alle informazioni del seminario) avessero comunque svolto il Convegno incentrandolo sulla stessa tematica. Detto fatto. I professori hanno comunicato agli alunni dell’Università l’invito e il giorno otto di Aprile si è aperto ufficialmente il Convegno con cadenza settimanale.

Un bel Convegno davvero (durerà per altri due Venerdì) non solo per la competenza e la maestria nel trattare gli argomenti da parte dei relatori ma soprattutto perché il piccolo Comune di Olmedo ha fatto vedere che non è la ‘pomposità’ di un’Aula Magna che importa, non è il luogo dove si parla che ha valore, ma cosa di importante, di rivoluzionario e veramente scientifico, si dice. L’appuntamento ora è per Venerdì 15 Aprile.         

36 commenti:

  1. Intervenendo in questo Blog l'archeologia Maria Letizia Cipiciani, riferendosi a quell'assalto vergognoso, ha detto che si è trattato di un dire, da parte mia, 'sopra le righe'. Io non lo credo proprio. Soprattutto perché esso 'assalto', pur essendo prodotto dell'ultima delle 'gesta' clamorose e immortali dell'Untore, è andato a buon fine. Sì, non riesco proprio a pensare d'essere andato oltre. Pittosto vorrei vedere il computer del Preside per sapere se qualcuno è andato o no sopra le righe come 'studioso'!

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  2. ENTUSIASMANTE! Ecco la definizione che viene naturale a chi, con interesse, ha seguito la seconda giornata dell’evento “IL CERVELLO CHE SCRIVE”.
    Entusiasmante la relazione della Dott.ssa Maria Rita Piras, che ha spiegato in parole chiare anche per “i non addetti ai lavori” le implicazioni tra cervello e scrittura; tra cervello e antichi grafemi che in alcune patologie sono rievocati inaspettatamente dalla memoria.
    Entusiasmante capire quanto i nuovi studi di neurologia invadano la sfera della scrittura e in particolare della paleografia, legata quest’ultima in modo stretto al comportamento del nostro cervello.
    Ecco perché si è reso necessario l’intervento del Prof. Sanna in questo convegno. Chi oggi, in Sardegna, è in grado di intervenire in modo scientifico in un convegno di questa levatura per spiegare le origini e l’uso della scrittura arcaica: un esperto latinistà? Oppure un grecista o un erudito di scrittura fenicio punica? Si voleva magari, da parte di alcuni, far intervenire un titolato accademico benché incapace di distinguere uno “shin” arcaico da una “emme” latina?!
    Entusiasmante la lezione del Prof. Sanna, che ha calamitato l’attenzione di tutta l’assemblea, che nella seconda giornata si è rivelata più numerosa e ancor più partecipata dello scorso venerdì.

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  3. Mi sono documentata, chiedendo anche ad amici medici.
    La risposta alla Dott.ssa Piras, in sintesi, sta in quest'articolo con tanto di esempi grafologici. C'è anche la scrittura di Garibaldi una settimana prima di morire

    "La relazione cervello e scrittura comporta il fatto che attraverso la scrittura è possibile decodificare non una
    malattia specifica del cervello, non una patologia della mente ma lo stato generale di deficit psichico e la capacità o l’incapacità di intendere e di volere.
    Quando nella scrittura c’è una disintegrazione grafica con accentuazione del disordine, frammentazione di
    lettere nella parola o nella stessa lettera, scarso controllo del movimento, confusione e disomogeneità
    accentuata, anomalia del tratto, incongruenza nella forma, nello spazio , negli assetti, il mentale è alterato e la
    capacità di intendere e di volere è fortemente compromessa fino alla perdita totale.
    La scrittura è un prodotto del cervello che per arrivare alla mano segue un sua strada. Se la scrittura è alterata vuol dire che l’automatismo neuromotorio è inceppato in qualche parte. Spesso è inceppata per una patologia primaria cerebrale.
    La difficoltà del perito sta nell’analisi della fase iniziale della sindrome demenziale (sia per la malattia di
    Alzheimer che per la demenza vascolare e altri tipi di demenze più rare) le cui anomalie grafiche iniziali possono essere subdole ma sono sempre presenti. Il gesto grafico è l’espressione più chiara di ciò che avviene nel cervello e ci illumina in modo oggettivo e significativo dei meccanismi motori ed emozionali che intervengono a livello del tracciato, quando le cellule della sostanza cerebrale, a causa dell’atrofia o di meccanismi vascolari infartuali o ischemici, perdono le connessioni tra le varie aree all’interno del cervello e con la periferia attraverso la patologia della via piramidale ed extrapiramidale. L’instaurarsi di un’alterazione del dialogo biofisico, biochimico ed elettrico tra centro e periferia e nelle varie connessioni trova la sua manifestazione nella patologia del ritmo, dell’organizzazione, della maturità, dell’energia, della creatività e dell’armonia del gesto grafico." http://www.neuroscienze.net/public/pdfart/1839.pdf

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  4. Nessun titolato accademico si sognerebbe mai di studiare e rapportare i segni di una scrittura degenerata, causa sindrome demenziale, a grafemi di varia origine per ovvi motivi

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    1. Dottoressa Cipiciani, perché anziché intervenire su uno argomento poco attinente alla sua disciplina, e sul quale di certo poco può obiettare se non rifacendosi a quanto da altri dichiarato, non interviene nel merito di articoli che più si confanno alla sua professione, come potrebbe essere, ad esempio, l’articolo su Murru mannu, sul quale potrebbe argomentate obiezioni pertinenti. A meno che Lei non ritenga che quanto da me pubblicato in effetti sia la incontrovertibile realtà dei fatti.
      Attendo una sua risposta, in mancanza della quale devo arguire che i proverbi siano sacrosanti.

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  5. Grazie Sandro. Non avevo visto. Ti prego però di lasciar perdere e di non esagerare, altrimenti ti mettono subito in campo qualche nuovo delinquente alla Ainis che si occupi non di 'aule magne' ma degli 'auditoria' presenti in tutta l'Isola. Per me il tutto è stato bello (interessante) per un motivo epigrafico incredibile: la scritta monumentale di Monte Baranta di Olmedo con i qrnwt (corni) taurini del cosiddetto 'recinto torre' e con tutto il resto. Magnifico! Quell'escursione (io non conoscevo il sito archeologico 'monte claro' se non per lo studio del Moravetti e del Contu) è stata un vero e proprio miracolo. Un altro MURRU MANNU e ancora più spettacolare? Sì è stato davvero bello. Anzi bellissimo. Speriamo di continuare a dire e presto in quell'auditorium che ha sfidato l'Università, altrimenti ci restano le ...catacombe.

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  6. Mi attengo al tema dell'articolo visto che il Prof. Sanna mi ha citato. Sig. Angei, lei è laureato in Archeologia ? Perché diversamente anche lei si sta occupando di argomenti poco attinenti alla sua disciplina.
    Finché ve la cantate e ve la suonate tra di voi, non c'è problema. Ma se provate a confrontarvi con chi l'archeologia e l'epigrafia la studia per mestiere le critiche vanno accettate.

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    1. A questo punto critichi il mio articolo! O vogliamo pensare che sappia fare 2+2 solo chi è titolato?! Io ho smontato una certa tesi archeologica, Lei se le riesce, smonti la mia!

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    2. Mi vien da aggiungere che il mio articolo investe non solo l'aspetto archeologico, ma anche quello topografico, di statica delle costruzioni, architettura e geografica astronomica, che fanno parte del mio bagaglio culturale e della mia professione, che applicate - guarda caso - alla disciplina archeologica, la valorizza e la contestualizza nell'aspetto materiale motivo di queste costruzioni. O vogliamo continuare a fare un copia incolla e ritenere la porta di Murru mannu un a "POSTIERLA"!

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    3. Visto che non mi occupo di archeologia nuragica, mentre invece esami di glottologia ed epigrafia etrusca/greca/latina ne ho sostenuti all'Univ., le rispondo con le sue stesse parole e per me finisce qui: "... perché anziché intervenire su uno argomento poco attinente alla sua disciplina, e sul quale di certo poco può obiettare se non rifacendosi a quanto da altri dichiarato, non interviene nel merito di articoli che più si confanno alla sua professione"

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    4. Ho da rispondere alla Dott. Cipiciani, ma visto che sono fuori tema in questo post (e chiedo venia), pubblicherò il commento nella sede adatta: Sincretismo religioso tra Nuragico e Romano 7.

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  7. 'Finché ve la cantate e ve la suonate tra di voi, non c'è problema. Ma se provate a confrontarvi con chi l'archeologia e l'epigrafia la studia per mestiere le critiche vanno accettate'

    Questo sì che è un 'sopra le righe'. E sarebbe bene cancellarlo e in fretta. Perché si sa che è proprio di un certo mondo (che peraltro conosco molto, ma molto bene)detestabile 'suonarsele e cantarsele nel coretto' e solo in quello. Ma io l'ho citata per ben altro! Per quel suo 'oltre le righe' a me imputato, ovvero alla per la legittima mia risposta all'assalto capeggiato da un criminale calunniatore e diffamatore quasi assassino, da lei apprezzato (sia pur con tutti i distinguo che ha messo in campo), andato quasi a buon fine. Quell'assalto forse non c'è stato (come il precedente, miseramente fallito, in virtù delle ‘bottarghe’ di ben altro preside, come ricorda B.P.)? Esso però, non vede coinvolta tanto la dott. Piras (e la dott. Nuvoli) quanto in modo pesantissimo e intollerabile, il sottoscritto (come spero che appuri il magistrato sequestrando, se non ha già sequestrato, il computer del novello Preside del dipartimento di Medicina). Vede, cara dottoressa, per quanto lei protesti e alzi non poco la cresta, Angei ha infinitamente ragione. Infirma l'operato scientifico di altri senza sapere niente (solo ora sa) se non per bocca e testa di terzi e non dice invece verbo su quello che davvero ci interesserebbe. Tace fastidiosamente ('fastidiosamente' perché atteggiamento interpretato come supponenza) sul tema archeologico ed epigrafico della ridicola ‘postierla’ o magari sull'etrusco, del quale si dice enfaticamente professionista. E badi che a questo 'professionismo', tutto sommato, io credo. Ma ci crederò ancora di più nella misura in cui saprà replicare con competenza (e puntualmente) e intelligenza a quello che riguarda gli studi di Angei e, se proprio vuole, a non pochi dei temi che ho proposto circa il nuragico o l'etrusco. Cosa posso dire ancora circa questo suo intervento? Guarda guarda che stranezza! Ci troviamo di fronte ad una archeologa di scienza etrusca e niente ha da obiettare, non dico sul nuragico, ma neppure sull'etrusco. Una che qui dovrebbe 'aprirsi' e 'dare una mano', come si suol dire, e che invece preferisce parlare di… neurologia. Sappia che qui la dott. Piras non replicherà, perché mai, per costume, intende replicare, data la sua modestia nell’accettare tutte le critiche. E’ una docente universitaria e quindi le scriva una lettera, e, direi meno offensiva sui ‘titolati’. Mentre invece il sottoscritto replicherà (come sempre ha fatto e fa, tranne che per i cialtroni e le cialtrone) a quello che qui vorrà dire e sostenere per sua ‘scienza’ critica e non per quella altrui. Fosse anche quella del prof. Torelli (non dico quella del Pittau!). Se proprio vuole ‘esistere’ e andare, anche per professione e per statuto, ‘per il mondo’, ci vada. Anzi le dirò: ‘ci venga’. La aspettiamo. Le abbiamo già detto, anche con una bella vignetta del Tabacco, che qui si venera, per quel che umanamente si può, la dea armonia, e di costume, alla sarda, si invitano gli altri al canto e al ballo tondo (il ballo della solidarietà della comunità). Mica si è dediti al pettegolezzo e magari si detesta un pescivendolo, bravissimo come fotografo e appassionato di archeologia, solo perché aiuta il Blog, per quello che può. Né, soprattutto, si perde tempo facendo ‘club’ da curve di stadio contro il ‘nemico’ né si fomenta in alcun modo l’odio. Ma di ciò ha parlato, penso a sufficienza, qualche mese fa. la professoressa Losi, perseguitata per anni e anni (e sappiamo bene perché) da un pazzo delinquente, da altri sub – pazzi, oggi indagati, e particolarmente da due donne da ‘pizzini’ di introvabile meschinità.

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  8. Alla dottoressa Cipiciani vorrei solo dire come stupisca il suo riemergere da quello che si sarebbe potuto credere un lungo periodo di approfondimento sulla bibliografia raccolta intorno al tema della scrittura nuragica con, invece di un ponderato pronunciamento su quella, genericissimi strali su un filone della neuro archeologia; strali supportati (per così dire) dall’estratto di un articolo a tal fine irrilevante e, in ultimo, da pareri raccolti da amici medici (quindi miei colleghi) che rimanderebbero alla inservibile categoria dell’ovvio. La neuroarcheologia (http://www.treccani.it/enciclopedia/neuroarcheologia_(Lessico-del-XXI-Secolo)/) è una disciplina che si muove, consapevolmente, su terreni difficili, e che per questo è particolarmente attenta sul piano delle conclusioni. Lei, dottoressa Cipiciani, “forte” a quanto pare di qualche lettura e di un generico giro di pareri, sembra credere di poter liquidare studi di questa disciplina portando dalla sua, “ovviamente”, tutti gli accademici titolati, nessuno escluso: ma perché assumersi tanta responsabilità? A che pro? Non aveva forse manifestato la genuina intenzione di interessarsi obiettivamente alla scrittura nuragica per dire la sua e, soprattutto, per caldeggiarne eventualmente la considerazione presso suoi colleghi e maestri? Creda, allora, che sparare sui lavori della dottoressa Piras, anche (eventualmente) ad affondarli, non varrebbe comunque a demolire la scrittura nuragica (che, appunto, non poggia certamente su quelli). Per cui, se invece non preferisse far finta di niente e far cadere l’argomento (padronissima e libera da obblighi), potrebbe meglio ritornare al punto di partenza, a quando si era proposta di capire bene tutto e fare presenti, dopo, le sue osservazioni su quel che, a quanto oggi ribadisce, le compete. Nessuno le chiede, ci mancherebbe, di intonarsi per simpatia al coro di chi qui sembra cantarsela e, in assenza di puntuali obiezioni, suonarsela: solo, se vuole, dica la sua nel merito (nel merito, la sua), portando nel caso al giudizio di altri, come aveva fatto sperare gli ottimisti, quel che dovesse andare oltre le sue apprezzate competenze (giudizio di altri, si intende, altrettanto motivato e nel merito).

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  9. Ho riletto, caro Francesco, tutti i post a commento di questo articolo, compreso il mio. E noto che c'è non poca aggressività. Persino nell'ironia. Forse è colpa nostra, forse non solo nostra. Ma c'è. Credo che dipenda più che dal malanimo dal fatto che ormai il 'fidarsi' non è più di questo mondo. Forse è il caso di scrivere qualcosa sul tema del non fidarsi e guardarsi in cagnesco, se non altro per far riflettere. Tutti.

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  10. Il fidarsi non è più di questo mondo, dice Gigi. Se mai lo è stato, aggiungo io.
    Infatti, perché fidarsi?

    Mi è tornato in mente un episodio della fine degli Anni '60, quando Mesina e Atienza erano ancora turisti per ovili, lo Stato promise milioni a chi aiutava a catturarli e paracadutò in Sardegna brigate di giovanissimi carabinieri che non distinguevano una pecora dal pastori. Questi neocarabinierini venivano impiegati per i servizi dei posti di blocco e se ne trovavano pure nelle strade secondarie, dove fermavano chiunque transitasse, a piedi o anche a cavallo di un asino.
    Mi fermarono all'incrocio tra Baressa e Baradili, in pieno giorno. Ero solo nella mia 500, non avevo la barba, non potevo certo nascondere nessuno nel bagagliaio. Mi fermai davanti a chi mi aveva alzato la paletta perché era rimasto in mezzo alla carreggiata, mentre l'altro si mise di fianco col mitra puntato che gli tremava fra le mani.
    Il primo mi contestò che mi ero fermato a meno di dodici metri dall'incrocio. Io cercai di dire "Ma ..." che lui m'interruppe dicendo "Ma che ma e ma! C'è poco da sfottere. Patente e libretto!".
    Vidi che il compagno aveva messo pure il dito sul grilletto. Consegnai patente e libretto, li visionò in fretta e me li restituì. "Può andare" mi disse.
    Ingranai la marcia e partii, senza dire un'altra parola, per timore che anche un "grazie" o un "Buona sera" sarebbero potuti apparire come un ulteriore imperdonabile sfottò!
    Dunque, amici, niente sfottere, niente fidarsi.
    Il clima è proprio questo e quelli si sentono di avere il mitra e la paletta in mano. Anche se tremano di brutto!

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    1. Con un esempio pratico,Francu ci fa capire che il mitra e la paletta sono pericolosi in mani non adeguate ed il guaio è proprio nella mani non adeguate.

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  11. Abbiamo tutti una testa pensante. Le ipotesi sono valide fino a prova contraria se supportate da dati certi e metodologia di ricerca condivisa dal più ampio numero di studiosi dentro e fuori le accademie. Se avete così tanti problemi ad accreditare le vostre ipotesi presso gli ambienti scientifici, le cause sono due: i dati non sono certo o la metodologia di ricerca non è condivisa. Buona fortuna a tutti.

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    1. Dottoressa che metodologia di ricerca presume si possa adottare per dimostrare che la “postierla” di Murru mannu non è una una postierla?!
      Fino a questo momento Lei non ha risposto in maniera scientifica a nessuna delle mie richieste. Sarà perché il mio studio sostiene il dato epigrafico che tanto fastidio arreca?!

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  12. Signora Cipiciani,per gli studiosi da academia,fino a pochi decenni fa,i sardi non conoscevano il mare,le ipotesi considerate fantastoria oggi sono storia.Questo grazie a gente che non si è fidata dell'archeologia di stato e degli accademici e ha continuato con I propri mezzi a lavorare per portare luce alla storia Sarda,fin troppo modellata a secondo del momento o del regime,per questo molte teorie non sono condivise.Potrei sbagliarmi,visto che non ho nessun titolo per esprimere il mio pensiero,a differenza di molti writer di questo blog,Ho visto sparire la storia del mio paese sotto case e Ville tra I silenzi accademici e la complicità di palette e fischietti.Lunga vita al blog e buona fortuna anche a lei

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  13. Nessun problema. Ma che dice? Proprio nessuno. Lo sanno gli studiosi e le Università da cui e nelle quali sono stato invitato. Se invece lei ha dei problemi per entrare nel merito di questi argomenti (perché incapace nell'affrontarli, come credo, o per altro ancora)lo dica chiaramente. E' inutile (lo devo dire con franchezza assoluta e in fondo mi dispiace) che meni il can per l'aia. Qui davvero si ha 'tutti' una testa pensante. Non sono in due o tre ad averla. Grazie a Dio! E davvero la finisca lì. Altrimenti perché non entra sulla 'metodologia' o su quant'altro ritiene di non 'certo'? Delle due l'una: o è supponenza o è, più semplicemente, fifa. E molta. E, per non contraddirmi troppo sul reciproco guardare in 'cagnesco', il sottoscritto con lei ha proprio chiuso. Perché lei non ha metodo, intelligenza e prudenza, neppure quando discute. Mi saluti i nipotini e le nipotine di Ainis, di Vera Farina, di Boicheddu Segurani, Rocco Nieddu, ecc. ecc.. Quelli sì che il metodo 'scientifico' lo possiedono!Soprattutto nell'assalto da incappucciati!

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  14. "Se avete così tanti problemi ad accreditare le vostre ipotesi presso gli ambienti scientifici, i casi sono due: o i dati non sono certi o la metodologia di ricerca non è condivisa": queste le conclusioni (a giudicare dall'inequivocabile commiato finale) della dottoressa Cipiciani, che a ben vedere avrebbe potuto esprimere questo parere un momento dopo essere venuta a conoscenza del caso rappresentato dagli articoli pubblicati in questi anni sui blog GFP, Monte Prama e ora Maymoni (e dalla pubblicazione, in sovrappiù, di qualche libro). Peccato, sembrava volesse conoscere per giudicare, mentre ora nel suo giudizio sommario non si intravede traccia di conoscenza: nemmeno è giunta a decidere se si tratti (sempre, o più) di dati incerti o altrimenti di metodologie non condivisibili. Ma teniamoci pure l'interpretazione più estesa, facciamo che abbia voluto squalificare genericamente sia i documenti che i metodi, in qualche articolo magari (più) i primi, in qualche articolo magari (più) i secondi, e in tanti articoli tutti e due insieme: quindi sbagliate congetture su documenti certificati, magari qualche apprezzabile congettura su documenti falsi, e ovviamente tante congetture sbagliate (o improbabili/inverificabili) su documenti falsi (o altrettanto improbabili/inverificabili). Eccoci sistemati, ecco il giudizio che lei ritiene bastevole.
    Ora, guardiamo pure oltre al fatto che, come lei, nessun altro si impegni a discutere sul merito della scrittura nuragica (figurarsi, meglio divertirsi nelle date della fortunata tournée cabarettistica di D'Oriano in difesa della categoria, contro i fanatici fanta-archeologi). Notiamo però che la dottoressa Cipiciani rimane seraficamente indifferente, dobbiamo concludere, anche dinanzi all'evidenza che i documenti più certificati non ricevano coerenti interpretazioni da nessuno; e, ancora, davanti al fatto che nemmeno per i documenti verificabili ci si dia abbastanza pena per procedere, guarda un po', a verificarli.
    Ma è un problema tutto nostro, evidentemente, non suo e della sua professione (figuriamoci).

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    1. Francesco, la Dott.ssa è intervenuta in questo blog solo ed esclusivamente per denigrare il lavoro del Prof. Sanna attraverso un copia incolla di articoli che non fanno parte della sua conoscenza specifica. Quando ho rilevato che poteva a buon diritto intervenire su argomenti ben più alla sua portata professionale e culturale, ha sfoderato l’arma prediletta dall’accademia: se tu Sandro Angei non sei laureato in archeologia, con te non ci parlo. Travisando in tal modo il tema del mio articolo. Forse per eludere le domande poste su un tema un poco imbarazzante? Spero di no!
      Come ho avuto già modo di scrivere, io ho solo letto ed interpretato dal punto di vista professionale (della mia professione Dottoressa Cipiciani!), la relazione di scavo del Dott. Tronchetti e da quella ho tratto le mie conclusioni di carattere professionale, che hanno sollevato una obiezione non di carattere archeologico ma architettonico relativa alla interpretazione della cosiddetta “postierla” di Murru mannu. Per tanto è inutile nascondersi dietro la solita scusa relativa alle competenze professionali.
      I casi sono due o io ho preso un abbaglio colossale indegno di qualunque attenzione se non quella di qualche sprovveduto tifoso, oppure ho colpito nel segno e l’imbarazzo è grande per l’accademia, anzi enorme!
      Imbarazzo dovuto ad un certo cliché (ormai obsoleto) che presuppone l’autoreferenzialità e per tanto esclude l’intrusione di qualsivoglia soggetto o disciplina aliena, precludendo in tal modo nuove vie alla conoscenza.
      Naturalmente non mi riferisco solo al mio piccolissimo contributo ma all’osteggiata scrittura nuragica, all’osteggiato metodo di indagine del territorio attorno a Monte Prama, al fastidio dato dai metodi scientifici della biologia molecolare sulle ossa delle tombe lì rinvenute, oppure dal risultato dell’esame operato sulla lucerna a forma di barchetta rinvenuta a Teti o ancora alla squalificazione della stele di Nora…

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    2. Cosa si intende per squalificazione della stele di Nora?

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    3. Forse allude al fatto che, dopo le testimonianze ferree (cocci di Orani) che la Stele non è fenicia ma nuragica, essa è stata del tutto messa da parte, derelitta nonostante fosse (e per tanto tempo)il fiore all'occhiello dei 'feniciomani'.

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    4. E' proprio così. Stavo per rispondere ad Ergian45 ma sono stato preceduto.
      Colgo l'occasione per dare un senso di lettura a quei punti di sospensione, che vogliono significare un elenco più o meno lungo di scomodità di vario genere, ma introducono anche una domanda: quanti reperti ancora saranno squalificati, quanti metodi scientifici saranno aborriti, quanto tempo ancora passerà prima che si abbia il coraggio di dire e cercare solo verità e si abbia il coraggio di mettersi alla prova col cittadino, quello che fino a poco tempo fa entrava nei musei e nei siti archeologici e passivo, guardava e apprendeva? Oggi quel cittadino guarda, apprende e studia.

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    5. Giancarlo, anche io l'ho intesa pianamente così, e ti stavo per indirizzare questo commento prima di leggere Gigi (e ora Sandro: devo rincorrere i commenti, stasera): per anni la stele è stata un documento assolutamente da vantare, magnifica espressione della Sardegna fenicia, per cui veniva esposta con ogni riguardo (solo con l'intervento di Stella del Mattino e della Sera ho capito, a dargli fino a prova contraria credito, che in giro per il Mediterraneo un "Fenicio indecifrabile" lo avremmo solo in Sardegna; e sta a vedere che se ce n'è in giro un altro po' pure quello ha magari a che fare coi Nuragici); quando poi l'origine fenicia ha iniziato a vacillare (credo il libro del duo Sanna-Losi vi abbia un ruolo), una sua possibile origine diciamo più autoctona non è stata evidentemente altrettanto gradita ai curatori museali (o a chi sopra di loro), e la stele è letteralmente uscita dalla luce dei riflettori (nel museo e fuori dal museo). Questa la vulgata corrente (Gigi e Sandro hanno appena levato ogni dubbio), perlomeno tra le nostre letture (magari in qualche misura faziose). Tutto questo per poterti chiedere, alla fine: tu che ne dici? Perché immagino questa (nostra) vulgata ti fosse nota, per cui se hai drizzato le orecchie qualcosa forse ti preme puntualizzare.

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    6. Grazie a tutti. Non mi era del tutto nota, Francesco. Molte cose mi sfuggono. Tanto più che solo da pochi giorni, dopo molti tentativi, sono riuscito a vedere la fotografia della stele restaurata. Questo mi ha permesso di meglio valutare certe mie precedenti letture ricompattando alcune delle parole in una forma nuova. Inoltre, studiando “The Jehoash Inscription” vi ho notato puntuali analogie sulla forma delle lettere impiegate, che mi fanno intravedere una possibile contemporaneità, decennio più decennio meno. Io, naturalmente, lavorandoci ormai da molti mesi, continuerò a credere al grandissimo valore della stele di Nora, indipendentemente da questi tentativi di attribuzione che, nel panorama internazionale, lasciano il tempo che trovano. Tu sai che da anni credo ad un linguaggio mediterraneo comune e condiviso, con secoli di mescolamento. Mi astengo qui da ogni risultato sulla lettura in quanto prematuro.

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    7. A proposito di vulgate magari un po' faziose tra cui ognuno sceglie quella che più gli piace, non abbiamo ancora detto che squalificare la stele di Nora può comprendere tra l'altro anche il considerarla un falso. Ora, dal momento che un "probabile falso" viene giudicata pure la stessa iscrizione di Jehoash (Wikipedia alla voce Archeologia biblica elenca distintamente reperti storicamente accertati, manufatti da scavi documentati, manufatti di provenienza sconosciuta o discussa e reperti probabilmente falsificati, tra i quali la tavola di Jehoash, apparentemente tutti attribuiti a tale antiquario Oded Golan, accusatone dal 2014) e dal momento che invece tu, Giancarlo, li stai studiando entrambi con molto impegno, ti chiedo ancora cosa pensi di queste diverse vulgate: ti sembra, insomma, si possa a oggi dire qualcosa di fondato su questi documenti, oppure davvero ognuno può scegliere la versione che preferisce (a partire dal basico "autentico o falso")?
      E bona die de sa Sardigna a tottusu (eja, a sos piemontesos puru ;-) )

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    8. Se in Israele la più autorevole Commissione delle Antichità Archeologiche aveva tredici anni orsono sospettato che il tablet Jehoash fosse un falso e quattro anni orsono il giudice di Gerusalemme Aharon Farkash aveva invece ammesso che l'accusa non era riuscita a provarne la falsità, dovendola pertanto considerare autentica, potrei forse io poterti dire mai qualcosa di sensato? Tanto più che in tutto il mondo gli studiosi paiono divisi pressappoco a metà. Ti dico solo, da quanto successo anche in Italia, che spesso è più conveniente, in termini di pena, essere accusato di fronte ad un Tribunale di aver falsificato un oggetto piuttosto che averne tentato l'esportazione clandestina.
      Quanto alla stele di Nora, questa è stata ritrovata in un muretto a secco da ben due secoli e mezzo, e mi pare azzardato trovare un legame tra i due oggetti.
      Veniamo invece alle differenze. Le parole nel tablet Jehoash sono divise da punti o segni di punteggiatura, cosa rara nelle iscrizioni più antiche a differenza delle parole della stele di Nora tutte unite tra loro.

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    9. Segnalo anche "Archeometric evidence for the authenticity of the Jehoash Insciption Tablet" by A.Rosenfeld, S.Ilani, H.R.Feldman, W.E Krumbein, J.Kronfeld., uno studio sulle patine facilmente rintracciabile su Internet.

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  15. La stele di Nora è alla nostra attenzione? Bene. Tra poco è la festa di Sant'Efisio o Lephisy che si voglia chiamare. I bollandisti hanno da 'dire' qualcosa su quel santo. Ma i santi sono santi anche quando sono nuragici. Di otto secoli prima. Anche a Oristano (Tharros - Cornus) i giorni 17 -18 -19 -20 si celebra Sant'Efisio. Chissà perché a Tharshis - Korash e a Nora!

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  16. Mi è sembrato di capire, ma qualche volta il mio pensare vaga per sentieri non legate alle parole che sento, mi è sembrato di capire che, quando il cervello riduce le potenzialità al minimo, si salvano solamente quelle reazioni abitudinarie quasi inconsce, per lo più di tipo difensivo, quale pararsi gli occhi con le mani da una luce abbagliante, o altri comportamenti simili.
    A ben vedere, sono comportamenti non acquisiti con l'educazione, né con l'esperienza, ma istintivi, paragonabili alle abitudini particolari di certi animali, o forse di tutti, quelli domestici compresi.
    Per portare un esempio che è alla portata di chiunque abbia avuto un gatto in casa, sarà capitato di vedere il procedimento, abbastanza rigido, che il gatto segue quando deve fare la cacca: è assai svelto a deporla, ma poi impiega tanto a nasconderla. E lo fa con meticolosità, usando anche le unghie, al punto che, a stare a osservarlo, si direbbe che è abbastanza eccessivo.
    Perché il nostro gatto si comporta in questo modo e il nostro cane no?
    Gli etologi - scritto con una ti sola non ostante io da buon sardo parlante la pronunci con due ti, cosa che appesantirebbe il discorso di cento grammi almeno – gli etologi dicono che lo faccia per non lasciare traccia al nemico del proprio passaggio o della presenza nell'area. Insomma, un comportamento difensivo.
    Ma perché parlare di gatti, quando stiamo parlando di scrittura nuragica e di archeologia in genere?
    Per affermare, ma solamente come ipotesi di lavoro, che in fondo, quando il nostro cervello non è molto lucido e si ha paura per qualcosa che supponiamo possa danneggiarci, allora ritorniamo ai comportamenti istintivi di auto-protezione, sia personali, che di gruppo.
    Se il gatto nasconde ciò che per necessità ha dovuto fare, anche l'uomo, lo studioso, lo scienziato, a volte, quelle volte appunto quando la paura e l'angoscia lo invade, nasconde ciò che ha fatto, ciò che ha trovato, ciò che altri hanno trovato, allo scopo di difendere la propria reputazione, le proprie teorie, i propri scritti e quelli solidali dei colleghi: lo spazio vitale, per dirla come le potenze coloniali di cento e più anni fa.
    Il primo modo necessitato di nascondere qualcosa è quello di ignorare ciò che ci impressiona, tutte le cose che si mettono di traverso nel nostro cammino. Ignorare facendo finta di non sapere, di non capire, di non aver visto, né sentito, di non aver tempo da sprecare.
    Il secondo modo, e il principale, è quello di nascondere materialmente le cose, in un cassetto di casa o dell'ufficio, in un sacco dimenticato in un ripostiglio, fosse pure fuori posto.
    Non è che sto parlando a caso, in generale, ma mi riferisco a situazioni concrete, le più eclatanti le ricorderete, quelle relative alla navicella di Teti, al coccio con segni della scrittura cuneiforme del nuraghe mogorese di Cuccurada, inesistenti nella relazione proposta dalla Soprintendenza regionale su richiesta del vice ministro Giro, poi solidificatosi, almeno la barchetta, nel museo di appartenenza, con tanto di documento scientifico di datazione. Ai reperti che vengono mostrati dopo decenni dal loro ritrovamento e a quelli che non spetta neanche tanta piccola fortuna.
    Oibò! O forse Oioia! Se siamo messi così, chi ha fegato, rida per primo.

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    1. Dalla neuroarcheologia all'archeoneurologia? ;-)

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    2. Quest'ultima è davvero bella, Francesco!

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    3. Eh, sì!
      D'altra parte bisogna cercare sempre nuove chiavi per aprire serrature arrugginite.

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