(da ilreferemdum.it) |
C'era
una volta un patto fra il Lassù e il Quaggiù che ha funzionato per
secoli, dato che ciascuno era consapevole della classe e del gradino
che occupava nella scala e sapeva cosa poteva o doveva fare.
Il
meccanismo funzionò discretamente con o senza statuti monarchici o
diarchici oppure anche oligarchici e, sentite questa, con regolamenti
democratici e repubblicani.
A
un certo punto, però, s'inceppò.
Sì,
perché assunse il potere un solo dio, incontrastato e
incontrastabile se non dal suo contrario che ne giustifica
l'esistenza, pur non trovandosi, i due, mai a stretto contatto.
Avete
presente la storia della materia e dell'antimateria? Esistono sì in
dipendenza l'una dall'altra, basta che non s'incontrino, sennò tutto
annichilisce, come l'attenzione di fronte a uno sbadiglio.
Oggi
però, quando il dio unico fa finta di esserci e tuttalpiù si
manifesta nella società a cenno, come una banale scusa per
un'assenza scolastica, oggi dunque gli antichi dei del Lassù hanno
accorciato le distanze e soprassiedono alle cose di Quaggiù più da
vicino, mischiandosi, quando serve, ai semidei e agli zebedei.
Naturalmente
gli dei hanno conservato anche Quaggiù le loro risorse: sono padroni
del tuono e del fulmine, per non parlare dei venti e della pioggia.
Pur essendo inumanamente instancabili, questi dei migrati dal Cielo
alla Terra abbisognano di oziare e, quando serve, demandano ai
semidei alcune loro mansioni. Così accade per il controllo dei venti
che indirizzano dove loro piace, spesso personalmente, spesso tramite
kamikaze, che in nipponico significa appunto “vento divino”.
Anche
i kamikaze dunque sarebbero semidei, o almeno ciò essi fanno
intendere di credere.
Noi,
la maggioranza assoluta, siamo gli zebedei, ben diversi anche dai
semidei e neanche portatori di vento divino come i kamikaze. Anzi,
noi il vento lo riceviamo e quando un dio soffia, noi, come gli
anemometri, da flosci che eravamo abituali, prendiamo vita, ci
irrigidiamo, ci mostriamo eretti, facciamo intendere a tutti e
facciamo credere a noi stessi di essere cosa diversa da un cencio
riempito di vento.
Per
stare nella cronaca, sono sicuro che avete osservato come basta che
un dio salga su un palco e soffi il vento dal suo otre che migliaia
di anemometri si erigano, dimentichi di essere solo zebedei.
E
che ciò accada a Prato, a Pontida o, come ieri e ieri l'altro, a
Palermo, non è eccezionale di per se stesso, ma la regola.
Infine,
se mi si chiede cosa ho voluto dire, dichiaro che non sono poi tanto
sicuro di esserci riuscito; se al contrario mi si chiedesse perché
l'ho detto, questo lo so: nel mio piccolo, sento di essere uno
zebedeo anch'io, ma non sono riuscito a cogliere a sufficienza il
soffio dal palco, rimanendo, di conseguenza, un anemometro floscio.
Signor Francu,forse è meglio eseere un"anemometro floscio"con un cervello pensante che girandole manovrate da personaggi pericolosi dei quali il più pericoloso è il rignanese ballista.
RispondiEliminaCaro Franco, non posso più portarti in barca. Non mi interessano gli anemometri flosci. Sai quanto è determinante il vento dalle nostre parti!
RispondiEliminaSe scarichi me e carichi un kamikaze, povero te!
RispondiEliminatutti alla ricerca di un posto alla luce,adoratori del sole o della luna a secondo del vento che tira.Non sono insettivoro ho le idea molto chiare riguardo le divinità,ma penso che più pericoloso Di quelli che stanno regnando o che hanno regnato non ci sia altro.
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