La rubrica di Maymoni

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venerdì 16 settembre 2016

Montanna fogu

di Sandro Angei

 
immagine da Google Earth
    Quando si dice il caso!
   Navigando su Google Earth per individuare il circolo megalitico di “Is circuìttus” e verificarne la circolarità (fidarsi è bene, non fidarsi è meglio!) mi sono imbattuto in una strana conformazione lapidea.






   Le pietre sono disposte a descrivere un perfetto cerchio di 10.70 m di diametro. Nulla di più si può estrapolare dall’immagine se non che possa essere la base di un nuraghe. Una ricerca sul web non da alcun risultato. Sembra che non sia mai stata accertata la presenza di un nuraghe su “Montanna fogu”. Questo è il nome della collinetta che si erge poco a nord dell’area archeologica di Monte Santu Antine di Genoni. La corografia della zonizzazione del PUC di Genoni indica "Montanna fogu" quale zona archeologica, ma probabilmente non per quel cerchio di pietre, tant'è che tutti i nuraghe del territorio sono bene individuati nella carta.
   Naturalmente mi sono recato sul posto per verificare la consistenza del manufatto. Si tratta di un singolo filare di pietre ben posate a secco che descrivere il cerchio di base di un qualche manufatto. In direzione nord-est, adagiate all'esterno ma a stretto contatto del cerchio, sono posate di piatto alcune pietre, come a voler segnare “una qualche futura caratteristica” della costruzione.
Nessun altro particolare è degno di nota… almeno non nelle immediate vicinanze.

Vista d'insieme del cerchio di pietre

particolare

particolare

   Lungo il tragitto della mia escursione, durante il quale ho visitato il vicino nuraghe Biriu, ho intervistato una persona del luogo intenta nel suo lavoro, che conosce Montanna fogu ma non ha mai fatto caso al circolo di pietre, né conosce il motivo di quel nome: “Montanna fogu”.
Domanda: Quella descritta è la prima fila di una torre nuragica in fase di costruzione che per qualche ragione non fu mai completata, oppure siamo difronte ad una costruzione destinata ad altro utilizzo?


Appendice del 19 settembre 2016

   Visto l'interesse suscitato dall'articolo, che ha intrapreso una ben specifica argomentazione, ritengo sia il caso di postare alcune immagini a corredo di una mia risposta ai commenti.
immagine tratta da Google Earth

foto A

foto B

foto C

foto D

foto E

25 commenti:

  1. Non so,potrebbe essere un'aia dussestata?

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  2. Una riflessione generalissima, che mi accompagna da tempo e che fin'ora ritenevo più imputabile alla mia personale ignoranza su studi e studiosi di antichità sarda: mi sembra eccezionale (non so quanto unica nel confronto con altre civiltà) la condizione per cui dell'antichità sarda, quasi (sembrerebbe) di ciascuna sua sfaccettatura, non c'è nulla che raccolga affidabilmente tutto: alcuna testa di studioso, alcuna pubblicazione, alcun istituto di studi, alcun sito o banca dati. Questo sembra valere per tutto, dai nuraghi (dal loro stesso numero alla loro tipizzazione e studio architettonico, per non dire del loro orientamento) alle altre costruzioni, dai manufatti in bronzo alle pietre scolpite, fino ai reperti con segni di scrittura: quasi ovunque siti o reperti noti a qualcuno e mai pubblicati, al punto che viene il dubbio sia adeguatamente disponibile agli studiosi la stessa conoscenza di tutto quanto si trova nei singoli piccoli e meno piccoli musei sul territorio, nelle loro teche e nei loro magazzini. Aggiungiamoci poi quel che molti o pochi sanno essere qua e là affiorante e che almeno i più (tra i ben intenzionati) non arriveremo a capire finché saremo in vita.
    È così, ho idea, che anche il più preparato e volenteroso studioso si può imbattere in chissà quanti appassionati in grado di rivelargli reperti che non conosceva e forse non poteva conoscere.
    E in questa condizione ecco che tutte le asserzioni che si possono formulare lasciano sempre, ancora, il beneficio di inventario, tanto più in quanto tra tutto questo appaiono ancora insoddisfacenti le datazioni, gli esami strumentali, i confronti con reperti simili fuori dalla Sardegna (a 360 gradi), le ipotesi interpretative che non rigettino ma si impegnino ad accogliere i dati non conformi alle teorie consolidate.

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  3. Voglio riconoscere l'ispirazione ultima di questa riflessione a due recentissimi post sulla pagina facebook Monte Prama Novas, uno su sepolture domestiche in Siria nel 7500 a.C. simili a quelle di Monte Prama e, soprattutto, uno (con relativa discussione) su un sito internet con mappa (allargabile e cliccabile) di pozzi e fonti sacri della Sardegna, ancora incompleta (https://www.google.com/maps/d/viewer? mid=1AC5xHUadLKV3kC8HWpFq8Y-KAVk&hl=en_US).

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  4. Se ti sembra sia troppo uscito dal tema del post ti chiedo scusa, Sandro. Ovviamente sulle tue domande, come su quelle di Angelo intorno agli incedenti (grandi e piccoli, o addirittura ai loro frammenti), è difficilissimo e aleatorio per noi esprimere pareri di una qualche utilità; per questo (immagino) il silenzio rispettoso da confine della conoscenza, oltre il quale a pochi è adatto spingersi (e qui, per rimanere vicino a noi, penso anzitutto a Gigi che, per la scrittura, può, quindi a te per quel che riguarda soprattutto gli edifici misurabili, ad Aba per i collegamenti tra l'altro con la crittografia amunica, a Mikkelj per il vaglio critico e il raffronto incessante e ricombinatorio di tutte le fonti, ad Angelo per le riflessioni su architettura arte e sacro e ai pochi altri che mi scuso di non citare adesso; ma non è affatto male che anche questa bella squadra si arresti su qualche confine).
    Se dovessi proprio dirne una, ricordo (su Monte Prama Blog, mi pare) specie di altari estesi, poco rilevati, di pietre, mi pare in area cananaica. Ma questo, direi, ci lascia ancora dove siamo.

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    1. Francesco, se ho posto la domanda, evidentemente volevo suscitare interesse. Nessuno penso abbia una risposta definitiva e incontrovertibile. Possiamo lanciare solo ipotesi e magari cercarne anche nei toponimi. Per quanto mi riguarda quel nome “Montanna fogu”, ha suscitato la mia curiosità. Potrebbe essere la trasposizione scritta di quanto tramandato oralmente “Montann’e fogu” ossia “Montanna de fogu” col significato di “montagna di fuoco”?! Questo potrebbe concordare con la tua citazione di altari cananei. In un simile altare potevano aver luogo olocausti, ma è necessario dimostrarlo. L’indagine archeologica potrebbe togliere dubbi in tal senso.

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    2. Non potrebbe, più semplicemente, essere montanna 'e fogu, perchè era un vulcano ?

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  5. Ti chiedo Sando se il piano è lastricato oppure no,grazie.

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    1. Ciao Thor, all'interno del cerchio non ci sono tracce di lastricato opera dell'uomo. Ci sono alla rinfusa, solo pietre di piccola taglia e qualche masso più grande.

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    2. Grazie...come posso ti mando qualche foto sulle "argiolle"locali.Se è una vecchia aia,dovresti provare a cercare nelle immediate vicinanze una pietra quasi rettangolare Di circa un metro di lunghezza con una scanalatura in testa dove veniva legata la fune per farla trascinare dall'animale utilizzato.Saluti

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  6. Solo per contribuire, esprimo due dubbi sulla funzione di altare, anche se mi piace l'idea di Francesco che possa esserlo. Il diametro troppo grande e la mancanza di una canaletta, almeno a giudicare dalla fotografia. Nella Sicilia sud-orientale ne sono stati riconosciuti alcuni, risparmiati nella roccia calcarea ma con diametri nettamente inferiori (1-1,5 m) e canalina perimetrale.

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  7. Ho provato, ma non riesco a trovare quell'articolo cui mi riferivo. Qualcuno è più bravo di me? Erano come dischi di pietrame, diametro direi anche più di 10 metri, altezza a occhio sui 2 o non molto di più; ho in mente una foto in cui ce n'erano forse un paio non troppo distanti in una vallata senza vegetazione, scommetterei un articolo di Atropa (vediamo quante ne sto sbagliando).
    Si capisce che si tratterebbe comunque di cose diverse, in comune appena l'idea di una pedana/pedina di pietre (nell'ignoranza, tra l'altro, di cosa possa esserci sotto e di cosa potesse starci sopra).
    Ciao Giancarlo, solo per contribuire? E per cosa interveniamo tutti? ;-)

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  8. 1835: l'abate Arri, il culto degli astri dei nuraghi e i mega-altari dei Cananei. Fiat Nur. Maymoni gennaio 2016

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  9. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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    1. In modo del tutto fortuito è stato eliminato il commento di Francesco Masia del 17 settembre 2016 21:35. Ci scusiamo dell’accaduto e lo riproponiamo qui di seguito.

      Decisamente più bravo di me, Giancarlo. Eravamo perciò già nell'era di Majmoni!
      Sì, a rileggerlo si rinnova l'ammirazione per la "scoperta" dell'abate Arri. Scorrendolo mi sarei detto sicuro che avesse fatto seguito una (bella) discussione tra noi, mi ha sorpreso vedere che non ne dicemmo invece nulla. Comunque isolerei, a proposito della nostra discussione qui, questo passaggio: "Queste profane fabbriche (gli alti altari costruiti dai Cananei, n.d.r.) poste a cielo scoperto erano costrutte di pietre tagliate e regolate dal martello, perchè Mosè caldamente proibiva l'uso di questo nel fabbricare gli altari (degli Israeliti, n.d.r.) al vero Dio, che dovevano essere o di terra, o di pietre rozze ed informi. Nella stessa Scrittura sono ragguagliati questi alti altari (cananei, n.d.r.) a quei tumuli di pietre (gli altari consentiti agli Israeliti, n.d.r.) che in quelle sassose contrade era mestieri radunare dal campo prima di darlo alla cultura."
      Se vogliamo seguire la suggestione (consapevoli che solo di questo ancora si può parlare), questo scovato da Sandro sarebbe allora decisamente più un "altare" del tipo consentito da Mosè.

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  10. Montana fogu mi ricorda Perdas-de-fogu, vale a dire pietre adatte ad essere bruciate. Le pietre fotografate, che sembrano calcare, costituiscono un indizio. Il centro del noto paese dell'Ogliastra in lingua locale è detto "Foghesu" ossia 'fornace'.

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  11. Ciò che mi colpisce è l'aridità e la mancanza di vegetazione proprio nel punto del grande cerchio 'perfetto'. Quasi che ci fosse un qualcosa che impedisce (ma soprattutto allora impedisse) la crescita della vegetazione oppure che volutamente si facesse terra bruciata tutt'attorno. Basandomi sul toponimo (perché 'montagna del fuoco'?) sarei propenso a credere che il cerchio alludesse al sole e che con il fuoco continuo (?) al suo interno si rendesse omaggio alla divinità luminosa . Quindi quella forse era la collina (monte o montagna in sardo significa ancora anche 'altura')del fuoco solare. Ciò naturalmente non esclude che fosse un 'altare' anche se gli olocausti avvenivano nei pressi del cerchio. Certo è che pere ora, con così scarsi elementi (il toponimo mi sembra la cosa più importante) possiamo solo 'elucubrare' e soltanto un saggio di scavo archeologico potrebbe fornire qualche indicazione sulla funzione di quella architettura 'strana', calcolatissima nella geometria. In ogni caso, quella è opera che mi sembra legata al culto della luce' degli astri. Sole luna assieme. Sì, cananaica. Non certo israelitica.

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  12. Vista la strada intrapresa da Francesco e Giancarlo, non mi resta che avvalorare pur’io l’ipotesi dell’altare, puntando il dito su un particolare da me descritto: «in direzione nord-est, adagiate all'esterno ma a stretto contatto del cerchio, sono posate di piatto alcune pietre, come a voler segnare “una qualche futura caratteristica” della costruzione», e aggiungo: «che potrebbero formare di fatto il primo (e anche ultimo) gradino di una (virtuale) scala ascendente di un luogo già di per se elevato».
    Dato che si parla di olocausti e di altari, è giunto il momento di mostravi una serie di immagini che danno l’idea di un vero e proprio altare, ubicato poco sotto il cerchio di pietre: 147 m in direzione Est Nord-Est. Un altare così come descritto nella Bibbia, ossia pietra non toccata da ferro.
    All’apparenza sembra un normale affioramento roccioso, ma se lo osserviamo con attenzione, notiamo che la porzione centrale (foto A e foto B) non segue la giacitura del banco roccioso alla sua destra e alla sua sinistra (foto B), che risulta inclinato di parecchi gradi, ma è sostanzialmente orizzontale (foto C). Sarà fatto a posta, poggiato com’è su una pietra messa lì a sostenerlo (foto C e foto D)? Dall’immagine (foto E) risulta evidente che l’affioramento roccioso ha subito in un dato momento un evento traumatico. Si vede nettamente la linea di frattura.

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  13. Linea di frattura? I tuoi post, Sandro, hanno in genere un pregio che va al di là dell’argomento trattato. Incuriosiscono ed invogliano a ricercare ed approfondire l’intorno dei luoghi che fotografi. Girovagando su Google Earth intorno al tuo cerchio perfetto e all’altare più in basso, osservo una stranezza in una località prossima ma in direzione Sud-Ovest rispetto al cerchio. Si tratta di una corta striscia sinuosa che appare nera con, sulla destra, delle strane righe a formare dei triangoli o dei quadrangoli irregolari. Siamo prossimi ad un’ansa della SP 16 che pare avvicinarsi e poi allontanarsi e grossomodo sul terzo vertice di un triangolo isoscele, con base che raggiunge il centro di Genoni e per vertice in alto il cerchio della Montanna fogu. Il suolo sembra fessurato e quindi cerco qualche riferimento geologico, che infatti trovo facilmente. Si tratta di una miniera ma anche di un sito di particolarissimo interesse geologico, studiato dall’Università di Cagliari, chiamato Geopaleosito di Diudduru. Bene al centro del fronte della miniera appare, nella foto del sito, una faglia nettissima di estensione maggiore di quella formatasi nel recente e sciagurato terremoto di Amatrice. Già, frattura! Ma la Sardegna non era poco sismica? Nella carta delle faglie appaiono delle indicazioni di tratti di faglia con l’identico orientamento ma mi sembrano più spostati. Quindi, Sandro, al tuo cerchio io mi permetto di aggiungere dei triangoli, certamente meno sacri.

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  14. Ricordo di aver letto, tanti anni fa, che questi circoli non megalitici segnati da pietre in genere messe di taglio, risalgano a un tempo antecedente quello dei nuraghi.
    Ne vidi uno a Orroli, sul piano a circa metà strada tra su Puzzu (il Pozzo sacro scavato da Lilliu negli anni '50 del secolo scorso) e il Nuraxi Arrubiu: c'era stato un vasto incendio nella zona che aveva evidenziato il terreno, altrimenti mai si sarebbe potuto individuare, anche perché il tempo tende a riempire livellando tutto.
    Altro circolo è visibile in territorio di Quartucciu (così credo). Se si prende la strada che porta a S. Pietro in Paradiso (che sfiora la famosa Tomba dei Giganti Sa Domu de s'Orcu) e si arriva sino al pianoro dove la strada si congiunge con quella che sale dal bivio di Burcei, passa per Mont' 'e Cresia e poi sprofonda sino alla vecchia miniera e torna sulla Provinciale per Villasimius vicino a Cala Morus. Ecco, a metà del pianoro, sulla sinistra della strada andando verso l'incrocio, proprio vicino a quelle rocce che che a prima vista danno l'impressione di essere men che naturali, esiste appunto un circolo ben segnato con pietre conficate, in certi tratti ben visibili perché affiorano di una quaraantina di cm e anche più.
    Nel ricordo, quest'ultimo misurerebbe una decina di metri di diametro, ma non è in piano; l'altro, quello orrolese, lo ricordo sul terreno abbastanza pianeggiante e ancora più esteso. Fra l'altro, non ricordo che ci fosse proprio nulla nelle vicinanze, neanche grosse pietre: le avrei notate, visto che il terreno è cosparso di ciottoli e nulla di più.
    Lo so che non serve a molto questa testimonianza, salvo a comprendere che forse non sono proprio rarità. Molti li calpestiamo e non li vediamo perché siamo distratti o anche per la difficoltà oggettiva a individuarli.

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  15. Ho cercato altri cerchi di pietre, qui e là e ho finito per spingermi lontano. Man mano scoprendo indicazioni sempre più precise, in vari voli con lo strumento Google Earth, alla fine li ho trovati (con le indicazioni fornite sarà facile per tutti vederli). Ve ne sono tanti, più di 200, allineati in diverse file e si trovano ai piedi della Flame Mountain (Montagna Fiammeggiante che ricorda da vicino, pur agli antipodi, la nostra Montanna fogu), in colline sterili ed erose, in una sperduta regione autonoma Uigura della Cina nord-occidentale a maggioranza mussulmana, lo Xinjiang, dotata di un clima estremo. Gli abitanti del posto li chiamano semplicemente ‘strani cerchi di pietra’ ma gli archeologi al lavoro pensano possa trattarsi di luoghi sacri costruiti per adorare il Sole da parte di popolazioni nomadi. Quindi, a proposito del cerchio di Genoni, oltre al professore quasi tutti tranne il sottoscritto potrebbero averci azzeccato. La vicina città, Turfan (o Turpan), è posta in una depressione, intorno ai 150 metri sotto il livello del mare, si trova sull’antichissima Via della Seta o forse sarebbe meglio dire su una delle tante varianti di essa. E’ famosa per un sistema ingegnoso di irrigazione, costituito da canali sotterranei e da pozzi verticali. Chiudo così, se no mi vengono altri dubbi.

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  16. - volando in superficie -
    Ma guarda tu, come le cose che tendono ad incontrarsi lo facciano anche in barba a siakikkeccosa (mancofossimonsignordellacasatzor)!
    Me ne andavo per mio conto (sapete? Perdendo il tempo lunghesse le innumeri tangenti dei Sardi che si portavan allovertheworld) lambiccandomi di Srednjaja Azija (che chiamerei per mio conto “la Sardegna in Asia”), ma detta “Asia media” (in Treccani, da Pierfrancesco Callieri e Ciro Lo Muzio) che è circoscritta dai confini del Caspio ad ovest, quelli di Iran e Afganistan a sud, della Federazione Russa a nord e della Cina ad est! Il fatto è che, proprio nell’inoltrarsi sul territorio cinese, seguendo la parte settentrionale della via della seta, entrando da Kashi e portandosi a Turpan (dall’Ergian nomata), si entra davvero nella regione chiamata “Serindia”! (da M.T. Lucidi, ancora Treccani).
    La quale regione comprende l'area intorno al bacino del Tarim nel Turkestan cinese, cioè l’area cosiddetta Sinkiang od anche Xinjiang!
    E, relativamente all’industria della seta, che ti fa l’Emilio Magaldi (sempre in Treccani)?
    Non si mette a giurare che, in epoca classica, i Cinesi erano conosciuti come i “Seres”?!? Accidentaccio, però! Questo si ch’è un colpo basso!
    In più se ci affacciamo a nord di Kashi (o Kashgar) ad un centinaio di chilometri troviamo il già nomato paese dei Kyrgyz, nei godibili contributi di Giancarlo Casula, circa l’accostamento anche cromatico del reciproco vestiario! Con siti, anche numerosi, che paionsi ricondurre alla Sardegna!
    Vabbé, io non ce la faccio più! Ma guarda che mi doveva capitare!
    Che dici Ergian, ti sei spinto davvero così lontano?
    mikkelj
    I.A. - curiosità sparse - toponimi presenti nella “Sardegna in Asia” nella sua parte sud-est: Sariqol (monte), il lago di Zor (o, forse, di Tzor? Non saprei!), Sarhad, Syrdarja (fiume che si gettava nel Mare di Aral), Serabad (Tardo Bronzo), Sary Tas, Sarkand, Saryozek, Šor depe (Età del Bronzo), Surhandaria (fiume e valle), Surci (oasi irrigata dal Surhandaria) … Ed una bizzarria garbata: un noto autore russo in archeologia, che operò, dai ’60 agli ’80, nell’area ove son presenti citati siti, avea questo nome, V.I, Sarianidi! Con una apoplettica, bizzarria: sono alla ricerca, tramite ambasciate, del seguente testo (si focalizzi il cognome dell’autore ed il titolo dell’opera):
    G.N. Cerdancev, 1928, “Sredne-azjatskie republiki”, Mosca.
    Caro Sandro! Tutto sembra congiurare! Maghevvordì?

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  17. Ero alla ricerca di cerchi: quelli trovati nella parte nord orientale del Xinjiang vicino alla Flame Mountain e a Turpan sono davvero lontani. Ma tornando verso Ovest, ancora in territorio cinese e nella stessa regione, questa volta in montagne anche alte e al confine con il Kyrgyzstan a nord e il Tajikistan ad est, sono stati trovati altri cerchi di pietre collegati al culto del sole e del fuoco. Non conosco i risultati degli esami sul Dna delle ossa rinvenute all’interno dei cerchi, non so se siano già stati resi noti ma già è iniziato il tam-tam ( non credevo fossero anche loro campanilisti come qualcuno di mia conoscenza) sulla presunta origine cinese dello Zoroastrismo ( non quindi in territorio persiano bensì ricadente nei confini del grande impero). Non sapevo che il nome antico di questa zona fosse Serindia (forse come zona tra Cina detta Seres e India) mentre ricordo che, viaggiando sulla Via della Seta o su tracciati paralleli, prima, giungendo da occidente, si incontra la Sogdiana, già nota come strada dei commerci ai greci antichi e menzionata nelle iscrizioni rupestri di Dario I° a Bisutun. Ora, e qui davvero si finisce per stupirsi, nel museo torinese di Arti Orientali trova posto la statuetta di un uomo Sogdiano dal volto velato, in una inconsueta postura con le braccia piegate in avanti e le mani chiuse a pugno, le scarpe a punta e con uno strano copricapo di foggia straniera (chiamato nel catalogo ‘Straniero dal volto velato’ per presunte sembianze occidentali). Per alcuni un cavaliere a dorso di un dromedario (camel rider) che si copre il volto durante la traversata del deserto, per altri un sacerdote zoorastiano che si copre invece per non inquinare il fuoco sacro con il respiro della bocca. Cosa c’entra si chiederà qualcuno, con il nostro tema? Nulla a meno di una grande somiglianza di questo copricapo ( che ricorda quello indossato dagli Sciti) con alcuni visti in maschere sarde o con alcuni bronzetti tipo l’arciere con arco pesante posato a terra da Urzulei o, ancora, uno dei due commilitoni da Teti, località Abini.

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  18. Caro lettore! Hai visto e sentito questo Ergian? Riguardo i concetti che esprime, mi viene forte quel sospetto, il cui sol lontano sentire genera nel parlato romanesco, questa forte locuzione che gli giro per intero!
    «Anvedi guesto! Magheffai! Venghiarubbà accasa de ladri?»
    E, continuo col minacciarlo che, sono in attesa soltanto di un post infarcito di suoi fantasiosi accostamenti di luoghi lontanissimi, con la Sardegna la quale, come certificano tutti i più eminenti cattedratici sardi a vario titolo, ERA STATA SEMPRE ISOLATA!
    E, di conseguenza, i suoi abitanti sempre ed assolutamente impossibilitati a muoversi! Senza contare che il massimo esponente della cultura sarda, il fu Lilliu Giovanni Baruminese, andò predicando per sessant’anni che gli abitanti dell’Isola fossero soltanto 250.000!
    E, pertanto, nessuno degli adulti era nella condizione di potersi muovere (anche se non fosse stato isolato) perché erano tutti, fino all’ultimo, impegnati nelle mansioni atte a procurare il minimo necessario per la sopravvivenza delle rispettive famiglie! Una parte, costretta a coltivare quel poco di terra nella sua disponibilità e la seconda nel portare al pascolo le due o tre pecore di proprietà!
    Ecco, arrennegatto propprio mi ssono! Bah! Venire a me ne togliere il pane di bocca!
    mikkelj

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