La risibile presunzione dei genetisti, circa il momento in cui la Sardegna iniziò ad essere realmente abitata
sa ‘e duos (namuli)
di Mikkelj Tzoroddu
vedi: Dna Srd 1° parte
2.1- disamina - sa ‘e duos
Nel suddetto paragrafo chiamato “Contesto archeologico” essi (i “genetisti”), di prim’acchito, emettono la seguente sentenza:
(1) «La lunga storia dell’insediamento umano in Sardegna è illustrata dai noti siti archeologici distribuiti fra il Mesolitico ed il tardo Neolitico (Figure S7)»1.
Ora, caro lettore, poiché i genetisti non sono né archeologi né storici, pare evidente come tale sentenza stia riportando i ricordi di un testo d’altra disciplina, ch’essi hanno ritenuto far proprio, allo scopo di dare maggior vigore a ciò che intendono raccontarci! Molto bene! Ma, se andiamo a vedere la figura S7 (la quale è costituita da quattro piantine della Sardegna2 ove son segnati dei puntini) proprio quella ove essi indicano i luoghi appartenenti al Mesolitico e chiamano S7a ebbene, essa rappresenta non “la copia presa da un testo d’altra disciplina” come ritenevamo auspicabile, ma una propria, loro stessa rielaborazione, di ciò che essi hanno creduto di ricavare da quella tal eventuale lettura! Ohibò!
Ma, questo modo di raccontare la storia che altri scrive, reputiamo altamente scorretto!
Perché nessuno e niente, è in grado di assicurare il lettore che, ciò che essi hanno fatto proprio e riportato nella fig. S7a, sia ESATTAMENTE, ciò che gli autori di quello scritto abbiano voluto significare!
Al lettore, interessa nulla, di ciò che dei genetisti (certo non fra i più autorevoli conoscitori dell’argomento) abbiano trattenuto a seguito di una lettura ma, poiché gli si sta raccontando un concetto espresso da altri, esso vuole avere la precisa percezione di ciò che tali altri abbian significato! In questo modo, lo si metterebbe onestamente nella condizione di farsi una “sua propria precisa idea” dell’argomento trattato! Che potrebbe anche essere in netto contrasto con quella dei “genetisti”!
Ma, vediamo posta in essere anche un’aggravante, in quella loro sentenza! Infatti, è regola (che anch’essi son soliti seguire!) che, ove ci si riferisca ad altro testo (a maggior ragione se d’altra disciplina), si diano le coordinate perché il lettore possa verificare la veridicità di ciò che gli si sta raccontando! Qui, invece, non v’ha riferimento alcuno! Siamo per nulla contenti e costretti a non tenere in nessun conto la loro esternazione perché sacrificata ad una insufficiente apertura! Ma, andiamo avanti tuttavia!
Di seguito, i “genetisti” dichiarano (rifacendosi ad una pubblicazione di Sondaar et alii3, cui rimanda la loro nota n. 30) che:
(2) «La prima prova diretta sulla presenza di moderno Homo sapiens in Sardegna risale al Paleolitico superiore, con una falange umana scoperta nella Grotta Corbeddu (Sardegna centro-orientale) e datata al radiocarbonio circa 20.000 anni fa».
In effetti, alla Grotta Corbeddu lavorò una squadra internazionale e multidisciplinare (grazie a Dio!), guidata da P.Y. Sondaar, a partire dal 1982.
Bene, caro lettore! Poiché crediamo tu sia personaggio attento a cibarsi delle più oneste attribuzioni che provengano dalla più credibile sfera scientifica, sentiamo grandissimo il dispiacere nel comunicarti che il cibo che ti è stato appena servito, ti risulterà oltremodo indigesto!
In primo luogo, dobbiamo renderti edotto circa una madornale imprecisione nella dichiarazione dei “genetisti”! Essi raccontano, in relazione alla falange umana, che essa fu «datata al radiocarbonio»! Tale dichiarazione è completamente destituita di fondamento! Non è stata mai eseguita una datazione al radiocarbonio sulla falange umana della Grotta Corbeddu!4
Rimaniamo davvero costernati, caro lettore, perché in un contesto in cui si abbia la pretesa di raccontare la propria verità, è assolutamente obbligatorio che la risultante “propria verità” sia sostenuta dalla più ampiamente precisa sequenza di dati, universalmente noti e condivisi. In questa circostanza, invece, ci accorgiamo la «approssimazione» aver preso il posto della semplice presentazione dei dati disponibili! Ci pare, questa, una grossa lesione di carattere etico, che i “genetisti” procurano alla integrità ed utilizzabilità del loro lavoro.
In altra ottica, anche dobbiamo riferirti della porzione di occultamento che viene prepotentemente consumata all’interno della dichiarazione esposta appena supra. Ivi, si riferisce della presenza del MODERNO HOMO SAPIENS in Sardegna, datata a 20.000 anni fa circa.
Ma, ciò, è semplicemente FALSO!
Il Sondaar e tutti gli altri autori, NON SI SONO MAI SOGNATI DI ATTRIBUIRE LA FALANGE DALLA GROTTA CORBEDDU AL «MODERNO HOMO SAPIENS»!
Anzi! Stai ben attento Sardolettore!
Fin dal ritrovamento dell’osso temporale umano nel 1983, della parte prossimale di un’ulna umana nel 1984 (purtroppo risultata fuori contesto) e della mascella umana nel 1985, gli studiosi che parteciparono al Progetto Corbeddu, nell’ambito della propria titolarità, negarono, decisamente, l’appartenenza dei reperti fossili «all’Homo sapiens in generale ed all’Homo sapiens sapiens europeo in particolare»!5 Così essi, anche si espressero: «Furono esaminate “diverse centinaia di crani di Homo sapiens” nella raccolta dell’Istituto di Anatomia di Leiden, del Museo dell’Uomo di Parigi e dell’Istituto di Biologia Umana di Utrecht, per stabilire il contesto comparativo delle più evidenti caratteristiche della mascella e dell’osso temporale»6!
Infatti, ecco cosa troviamo scritto all’interno del lavoro di Sondaar et alii (quello citato dai “genetisti”, ns. nota 2), proprio nelle circostanze che si prestavano al dichiarare l’appartenenza del reperto in questione! Praticamente nulla che confermi le fantasiose esternazioni dei “genetisti”:
- a partire dal titolo dello stesso lavoro, che racconta di: «a “Late-Pleistocene” human fossil», cioè «un fossile umano del “tardo Pleistocene”»!
- per seguire nella p.148: «the new human fossil from hall 2», cioè «il nuovo “fossile umano” della sala 2»! O, ancora meglio: «the proximal part of a first human phalanx of the hand […] discovered in a washed sample from level DEF-27 (depth between 343.0 and 336.5 cm)», cioè: «la porzione prossimale di una prima falange umana della mano […] scoperta nel setacciare un campione di sedimento proveniente dal livello DEF-27 (profondità fra 343,0 e 336,5 cm)»!
- oppure nelle conclusioni, cioè: «Può concludersi che la falange umana del livello DEF-27 della sala 2 della Grotta Corbeddu può essere datata a circa 20.000 anni fa e rappresenta quindi “il più antico fossile umano” della Sardegna. Ciò dimostra la presenza dello “Uomo paleolitico” in Sardegna. Ed è pertanto di cruciale importanza in ordine alla discussione sulla prima colonizzazione umana della Sardegna»7!
Come risulta chiarissimo, non v’ha neanche un minimo accenno al «modern Homo sapiens»!
In più, il Sondaar, negli anni a venire, ribadì la ferma posizione, estendendola chiaramente nel tempo, egregiamente ancora così: «Le ossa, ed i prodotti lavorati in pietra, che si rinvennero stratificati in corrispondenza del periodo che si conduce da 16.000 fino a 10.000 anni prima d’ora, trovati nella Grotta Corbeddu, sono senza uguale. Queste caratteristiche appena espresse, sono ben lungi dal suggerire che tali prodotti fossero il frutto di visite sporadiche […] ma sono la prova di una colonizzazione permanente dell’Isola. Si può arguire che queste culture fossero molto ben adattate all’ambiente pleistocenico della Sardegna con Megalocero e Prolago»8.
Ora devi sapere, attento lettore, che la attribuzione della falange dalla Grotta Corbeddu ad “uomo vivente in Sardegna nel Paleolitico”, rappresentò allora (e pare, da quanto andiamo scoprendo fra i genetisti, ancora rappresenti) per il mondo scientifico (tutto, ma) sardo in particolare, uno schiaffo poseidonico verso loro certezze incancrenite e mai provate, paragonabile al disastro intellettuale che causò la scoperta delle statue di Monte Prama nel 1974!
Non era accettabile, allora, che gli Antichi Sardi fossero capaci di sopravanzare gli Antichi Greci!
Non è accettabile, ancora adesso, che il Sardo Paleolitico abitasse la sua terra! Di già!
Ti eri convinto, onesto, nonché attento lettore, che il dissennato modo d’operare del 1974 fosse lontano anni luce? Eccoti sistemato! Nell’oggi, nulla è cambiato! Solo la metodologia occultatrice si è evoluta:
- se prima, si lasciaron le Statue di Monte Prama per due anni in balia dei delinquenti che riempirono i musei privati dei collezionisti e, soltanto poi, per completare l’opera occultatrice, si decise di gettare il misero rimanente negli scantinati di Piazza Indipendenza, ove giacquero per tre decenni,
- nell’oggi, la capacità occultatrice è tutta basata sulla «filologia»! E, non v’ha errore alcuno, si garantisce, nella postura dei «gradi» al vocabolo! Eh sì! Per voler significare essere presente una «filologia al contrario»! Infatti, per quel lemma, il dizionario circa così recita: «complesso di studi e ricerche che mirano a riportare un testo alla sua forma originaria». Mentre, nel perseguire la “filologia al contrario”, vediamo oggi mettersi in atto un: «complesso di studi e ricerche che mirano ad allontanare quanto più, un accadimento, dalla sua “forma originaria”», allo scopo di soddisfare insani, eretici, non scientifici propositi!
2.2 - disamina sa ‘e tres
Ma ora, è tempo si prenda nota della successiva dichiarazione che, gli stessi “genetisti” (sordi a ogni richiamo etico), rilasciarono nell’ormai famoso paragrafo.
(3) «Tuttavia», essi ci ammoniscono, «basato sulla prova disponibile, questo primo popolamento rimase isolato»! E quì, caro lettore, ARIcominciano i guai!
Non è difficile veder quì posto in essere un comportamento interpretativo decisamente scorretto, nei confronti delle risultanze del lavoro, e relativo studio dei dati, pubblicato dagli scienziati che operarono a Grotta Corbeddu!
Al punto che, sentiamo ineludibile l’obbligo di far notare lo sfacciato uso della «leccornia» riguardo il decisamente “sconclusionato” testo del Lilliu da Barumini che sopra riportammo: chiunque può notare come, nel componimento a firma “Francalacci et alii”, INOPINATAMENTE, si prese per “oro colato” il risultato che pur appariva assolutamente inadeguato, pregno di “costumato” dilettantismo, in relazione ai laconici dati di compendio! Nel caso invece, delle “conclusioni” dei sette autori, riportate in contesti professionali tra cui “Accademia delle Scienze di Parigi” che riferisce i dati della Grotta Corbeddu, ebbene, nel lavoro dei “genetisti” NON TROVIAMO TRACCIA ALCUNA! E, questo loro modo «fantasioso» di presentare i dati, riteniamo sia fortemente da condannare!
Tanto è vero che, le conclusioni di Sondaar et alii, ribadiscono a chiare lettere (vedasi infra) LA CONTINUITA’ DELLA PRESENZA UMANA A GROTTA CORBEDDU, ALMENO A PARTIRE DA 20.000 ANNI FA, FINO AD 8.750 ANNI FA CIRCA!
Ben altro che il velleitario: “questo primo popolamento rimase isolato”, INVENTATO dai “genetisti”!
Nel suddetto paragrafo chiamato “Contesto archeologico” essi (i “genetisti”), di prim’acchito, emettono la seguente sentenza:
(1) «La lunga storia dell’insediamento umano in Sardegna è illustrata dai noti siti archeologici distribuiti fra il Mesolitico ed il tardo Neolitico (Figure S7)»1.
Ora, caro lettore, poiché i genetisti non sono né archeologi né storici, pare evidente come tale sentenza stia riportando i ricordi di un testo d’altra disciplina, ch’essi hanno ritenuto far proprio, allo scopo di dare maggior vigore a ciò che intendono raccontarci! Molto bene! Ma, se andiamo a vedere la figura S7 (la quale è costituita da quattro piantine della Sardegna2 ove son segnati dei puntini) proprio quella ove essi indicano i luoghi appartenenti al Mesolitico e chiamano S7a ebbene, essa rappresenta non “la copia presa da un testo d’altra disciplina” come ritenevamo auspicabile, ma una propria, loro stessa rielaborazione, di ciò che essi hanno creduto di ricavare da quella tal eventuale lettura! Ohibò!
Ma, questo modo di raccontare la storia che altri scrive, reputiamo altamente scorretto!
Perché nessuno e niente, è in grado di assicurare il lettore che, ciò che essi hanno fatto proprio e riportato nella fig. S7a, sia ESATTAMENTE, ciò che gli autori di quello scritto abbiano voluto significare!
Al lettore, interessa nulla, di ciò che dei genetisti (certo non fra i più autorevoli conoscitori dell’argomento) abbiano trattenuto a seguito di una lettura ma, poiché gli si sta raccontando un concetto espresso da altri, esso vuole avere la precisa percezione di ciò che tali altri abbian significato! In questo modo, lo si metterebbe onestamente nella condizione di farsi una “sua propria precisa idea” dell’argomento trattato! Che potrebbe anche essere in netto contrasto con quella dei “genetisti”!
Ma, vediamo posta in essere anche un’aggravante, in quella loro sentenza! Infatti, è regola (che anch’essi son soliti seguire!) che, ove ci si riferisca ad altro testo (a maggior ragione se d’altra disciplina), si diano le coordinate perché il lettore possa verificare la veridicità di ciò che gli si sta raccontando! Qui, invece, non v’ha riferimento alcuno! Siamo per nulla contenti e costretti a non tenere in nessun conto la loro esternazione perché sacrificata ad una insufficiente apertura! Ma, andiamo avanti tuttavia!
Di seguito, i “genetisti” dichiarano (rifacendosi ad una pubblicazione di Sondaar et alii3, cui rimanda la loro nota n. 30) che:
(2) «La prima prova diretta sulla presenza di moderno Homo sapiens in Sardegna risale al Paleolitico superiore, con una falange umana scoperta nella Grotta Corbeddu (Sardegna centro-orientale) e datata al radiocarbonio circa 20.000 anni fa».
In effetti, alla Grotta Corbeddu lavorò una squadra internazionale e multidisciplinare (grazie a Dio!), guidata da P.Y. Sondaar, a partire dal 1982.
Bene, caro lettore! Poiché crediamo tu sia personaggio attento a cibarsi delle più oneste attribuzioni che provengano dalla più credibile sfera scientifica, sentiamo grandissimo il dispiacere nel comunicarti che il cibo che ti è stato appena servito, ti risulterà oltremodo indigesto!
In primo luogo, dobbiamo renderti edotto circa una madornale imprecisione nella dichiarazione dei “genetisti”! Essi raccontano, in relazione alla falange umana, che essa fu «datata al radiocarbonio»! Tale dichiarazione è completamente destituita di fondamento! Non è stata mai eseguita una datazione al radiocarbonio sulla falange umana della Grotta Corbeddu!4
Rimaniamo davvero costernati, caro lettore, perché in un contesto in cui si abbia la pretesa di raccontare la propria verità, è assolutamente obbligatorio che la risultante “propria verità” sia sostenuta dalla più ampiamente precisa sequenza di dati, universalmente noti e condivisi. In questa circostanza, invece, ci accorgiamo la «approssimazione» aver preso il posto della semplice presentazione dei dati disponibili! Ci pare, questa, una grossa lesione di carattere etico, che i “genetisti” procurano alla integrità ed utilizzabilità del loro lavoro.
In altra ottica, anche dobbiamo riferirti della porzione di occultamento che viene prepotentemente consumata all’interno della dichiarazione esposta appena supra. Ivi, si riferisce della presenza del MODERNO HOMO SAPIENS in Sardegna, datata a 20.000 anni fa circa.
Ma, ciò, è semplicemente FALSO!
Il Sondaar e tutti gli altri autori, NON SI SONO MAI SOGNATI DI ATTRIBUIRE LA FALANGE DALLA GROTTA CORBEDDU AL «MODERNO HOMO SAPIENS»!
Anzi! Stai ben attento Sardolettore!
Fin dal ritrovamento dell’osso temporale umano nel 1983, della parte prossimale di un’ulna umana nel 1984 (purtroppo risultata fuori contesto) e della mascella umana nel 1985, gli studiosi che parteciparono al Progetto Corbeddu, nell’ambito della propria titolarità, negarono, decisamente, l’appartenenza dei reperti fossili «all’Homo sapiens in generale ed all’Homo sapiens sapiens europeo in particolare»!5 Così essi, anche si espressero: «Furono esaminate “diverse centinaia di crani di Homo sapiens” nella raccolta dell’Istituto di Anatomia di Leiden, del Museo dell’Uomo di Parigi e dell’Istituto di Biologia Umana di Utrecht, per stabilire il contesto comparativo delle più evidenti caratteristiche della mascella e dell’osso temporale»6!
Infatti, ecco cosa troviamo scritto all’interno del lavoro di Sondaar et alii (quello citato dai “genetisti”, ns. nota 2), proprio nelle circostanze che si prestavano al dichiarare l’appartenenza del reperto in questione! Praticamente nulla che confermi le fantasiose esternazioni dei “genetisti”:
- a partire dal titolo dello stesso lavoro, che racconta di: «a “Late-Pleistocene” human fossil», cioè «un fossile umano del “tardo Pleistocene”»!
- per seguire nella p.148: «the new human fossil from hall 2», cioè «il nuovo “fossile umano” della sala 2»! O, ancora meglio: «the proximal part of a first human phalanx of the hand […] discovered in a washed sample from level DEF-27 (depth between 343.0 and 336.5 cm)», cioè: «la porzione prossimale di una prima falange umana della mano […] scoperta nel setacciare un campione di sedimento proveniente dal livello DEF-27 (profondità fra 343,0 e 336,5 cm)»!
- oppure nelle conclusioni, cioè: «Può concludersi che la falange umana del livello DEF-27 della sala 2 della Grotta Corbeddu può essere datata a circa 20.000 anni fa e rappresenta quindi “il più antico fossile umano” della Sardegna. Ciò dimostra la presenza dello “Uomo paleolitico” in Sardegna. Ed è pertanto di cruciale importanza in ordine alla discussione sulla prima colonizzazione umana della Sardegna»7!
Come risulta chiarissimo, non v’ha neanche un minimo accenno al «modern Homo sapiens»!
In più, il Sondaar, negli anni a venire, ribadì la ferma posizione, estendendola chiaramente nel tempo, egregiamente ancora così: «Le ossa, ed i prodotti lavorati in pietra, che si rinvennero stratificati in corrispondenza del periodo che si conduce da 16.000 fino a 10.000 anni prima d’ora, trovati nella Grotta Corbeddu, sono senza uguale. Queste caratteristiche appena espresse, sono ben lungi dal suggerire che tali prodotti fossero il frutto di visite sporadiche […] ma sono la prova di una colonizzazione permanente dell’Isola. Si può arguire che queste culture fossero molto ben adattate all’ambiente pleistocenico della Sardegna con Megalocero e Prolago»8.
Ora devi sapere, attento lettore, che la attribuzione della falange dalla Grotta Corbeddu ad “uomo vivente in Sardegna nel Paleolitico”, rappresentò allora (e pare, da quanto andiamo scoprendo fra i genetisti, ancora rappresenti) per il mondo scientifico (tutto, ma) sardo in particolare, uno schiaffo poseidonico verso loro certezze incancrenite e mai provate, paragonabile al disastro intellettuale che causò la scoperta delle statue di Monte Prama nel 1974!
Non era accettabile, allora, che gli Antichi Sardi fossero capaci di sopravanzare gli Antichi Greci!
Non è accettabile, ancora adesso, che il Sardo Paleolitico abitasse la sua terra! Di già!
Ti eri convinto, onesto, nonché attento lettore, che il dissennato modo d’operare del 1974 fosse lontano anni luce? Eccoti sistemato! Nell’oggi, nulla è cambiato! Solo la metodologia occultatrice si è evoluta:
- se prima, si lasciaron le Statue di Monte Prama per due anni in balia dei delinquenti che riempirono i musei privati dei collezionisti e, soltanto poi, per completare l’opera occultatrice, si decise di gettare il misero rimanente negli scantinati di Piazza Indipendenza, ove giacquero per tre decenni,
- nell’oggi, la capacità occultatrice è tutta basata sulla «filologia»! E, non v’ha errore alcuno, si garantisce, nella postura dei «gradi» al vocabolo! Eh sì! Per voler significare essere presente una «filologia al contrario»! Infatti, per quel lemma, il dizionario circa così recita: «complesso di studi e ricerche che mirano a riportare un testo alla sua forma originaria». Mentre, nel perseguire la “filologia al contrario”, vediamo oggi mettersi in atto un: «complesso di studi e ricerche che mirano ad allontanare quanto più, un accadimento, dalla sua “forma originaria”», allo scopo di soddisfare insani, eretici, non scientifici propositi!
2.2 - disamina sa ‘e tres
Ma ora, è tempo si prenda nota della successiva dichiarazione che, gli stessi “genetisti” (sordi a ogni richiamo etico), rilasciarono nell’ormai famoso paragrafo.
(3) «Tuttavia», essi ci ammoniscono, «basato sulla prova disponibile, questo primo popolamento rimase isolato»! E quì, caro lettore, ARIcominciano i guai!
Non è difficile veder quì posto in essere un comportamento interpretativo decisamente scorretto, nei confronti delle risultanze del lavoro, e relativo studio dei dati, pubblicato dagli scienziati che operarono a Grotta Corbeddu!
Al punto che, sentiamo ineludibile l’obbligo di far notare lo sfacciato uso della «leccornia» riguardo il decisamente “sconclusionato” testo del Lilliu da Barumini che sopra riportammo: chiunque può notare come, nel componimento a firma “Francalacci et alii”, INOPINATAMENTE, si prese per “oro colato” il risultato che pur appariva assolutamente inadeguato, pregno di “costumato” dilettantismo, in relazione ai laconici dati di compendio! Nel caso invece, delle “conclusioni” dei sette autori, riportate in contesti professionali tra cui “Accademia delle Scienze di Parigi” che riferisce i dati della Grotta Corbeddu, ebbene, nel lavoro dei “genetisti” NON TROVIAMO TRACCIA ALCUNA! E, questo loro modo «fantasioso» di presentare i dati, riteniamo sia fortemente da condannare!
Tanto è vero che, le conclusioni di Sondaar et alii, ribadiscono a chiare lettere (vedasi infra) LA CONTINUITA’ DELLA PRESENZA UMANA A GROTTA CORBEDDU, ALMENO A PARTIRE DA 20.000 ANNI FA, FINO AD 8.750 ANNI FA CIRCA!
Ben altro che il velleitario: “questo primo popolamento rimase isolato”, INVENTATO dai “genetisti”!
Da:“Sardegna Paleolitica, studi sul più antico popolamento dell’Isola”, cur. F. Martini, pag. 257, dalla fig. 2 (che è ricostruzione operata da Hans Brinkerink, con ns. ripresa parziale): nell’ambiente sardo pleistocenico, insieme all’uomo convivono il Megaceros cazioti (Pleistocene medio e superiore), il Cynotherium sardous (Pleistocene medio e superiore), il Prolagus sardus (Pleistocene inferiore, medio e superiore).
Son presenti prestiti didascalici da Mario Sanges.
Te la saresti aspettata questa altra pugnalata alla pur semplice verità testuale, infertati dagli scienziati genetisti, caro Sardo ed attento lettore?
Senza contare che i “genetisti”, operando al di fuori di un’auspicabile credibile tracciato, tralasciano di documentarci circa la certamente importante «prova disponibile» su cui basano la baldanza della loro esternazione! Dov’è questa prova? Non sono in grado di documentarla? Caduti di bel nuovo nella distruttiva approssimazione? Oppure ancor qui dovremmo creder loro sulla base della parola? Come nel caso della fig. S7a? E, ci si chiede: questo sarebbe IL modo di far scienza?
Come vedi, addolorato lettore, la “insulsa nuova legge”, che vedemmo posta in essere dai genetisti di Nature, gli eresiarchi le cui eretiche azioni documentammo supra, fu fatta vangelo anche da costoro che eseguirono l’incarico cui diedero nome: “Low-Pass DNA Sequencing of 1200 Sardinians Reconstructs European Y-Chromosome Phylogeny”!
Beh, dobbiamo arguire trattarsi di legge costrittiva assai! Peccato ci paia legge ben piena di vuoti, in cui i suoi esecutori paiono esser caduti «itte lastima»!
Riteniamo, ormai, darti conto del breve, quanto importante contenuto, che trovasi appunto, nelle conclusioni della comunicazione riepilogativa del Sondaar, ovviamente comprensiva di quella cui si rifanno i “genetisti” 9. Permettici ora, di riproporlo in forma completa, trattandosi di atto insostituibile nella comprensione della intiera questione, perché formulatoci da colui che visse direttamente, tutta quanta, la impresa multiculturale:
« […] La questione è, chi erano questi umani? Nella Grotta Corbeddu (Olìana) furono trovati fossili umani: un temporale, una mascella (senza denti) e la parte prossimale di un’ulna10. I campioni presentano alcuni caratteri distintivi, che li possono sistemare al di fuori delle contemporanee popolazioni continentali.
Al fine di ottenere più informazioni circa la cronostratigrafia di Grotta Corbeddu, nel 1993 venne approfondito il sondaggio (aperto nel 1984, ndr). La profondità raggiunta è di cm 645,5 rispetto al riferimento e vi contammo 53 distinti livelli. Non è ancora certo se abbiamo raggiunto il fondo dei sedimenti delle argille rossastre oppure no; ulteriori scavi lo accerteranno. Dalla profondità di 4 metri in avanti i fossili di cervo diminuiscono, ed i due metri al di sopra del fondo del nuovo sondaggio (cioè circa, da 31.600 a 48.000 anni fa, ndr) sono caratterizzati dalla dominanza di fossili di Prolagus sardus. In quasi tutti i livelli fu trovato del carbone (la qual cosa è, proprio in un luogo come quello che è quì descritto, dimostrativa di una continuativa presenza umana, ndr). La parte prossimale di una prima falange umana fu scoperta in uno strato ad una profondità di cm 343 rispetto al punto di riferimento.
Questo livello giace pochi centimetri al di sotto del più basso livello raggiunto finora nella trincea principale. Il livello in cui si rinvenne il fossile umano presenta uno spettro pollinico corrispondente a culmine di periodo glaciale. Questa informazione, combinata con le estrapolazioni basate sulle date al carbonio ottenute sui materiali di entrambi i saggi di scavo, indicano una età approssimativa di 20.000 BP per la falange umana. Quanto detto significa che questo è il più vecchio fossile umano trovato in Sardegna finora e ciò dimostra la presenza di esseri umani durante il Paleolitico di questa isola. È perciò di grande importanza nella discussione circa la prima occupazione umana della Sardegna».
E, per correttezza, poniamo di seguito anche la conclusione della nota citata dai “genetisti” e da essi valutata: «Fino ad ora, le porzioni di cranio umano, provenienti dallo strato 2 (datati 8.750 anni fa) erano considerate le più antiche prove tangibili della umana presenza nell’isola. D’altro canto, lo studio degli ossi fossilizzati del cervo, insieme a quello sui contemporanei strumenti litici rinvenuti, proverebbero una presenza umana già nel Tardo Pleistocene (16.000 – 10.000 anni prima d’ora) […] Dal nostro punto di vista quei fossili datati 8.750 anni fa, possono essere considerate le vestigia di una cultura paleolitica che sopravvisse fino all’arrivo dell’Uomo Neolitico. La scoperta della falange umana dimostra, veramente, che l’Uomo Paleolitico visse sull’Isola almeno da 20.000 anni fa»! Abbiamo tralasciato di riportare il riferimento a due scettici autori (J.D. Vigne e J.F. Cherry) di già stigmatizzati dagli studiosi di Corbeddu11 in altra sede, ma ci preme significare come i due signori d’oltralpe siano così rampognati nell’elaborato di P.Y Sondaar et alii del 1993, su RSP XLV: «[…] dimostrando così – al pari della fonte da lui citata (Vigne, ndr) - non solo scarsa conoscenza delle industrie litiche ma anche, nel complesso del suo intervento (Cherry, ndr), scorrettezza metodologica e spingendoci a pensare che questi “petits maîtres” elaborino sintesi senza tener conto delle analisi, in quanto, appunto, non conoscono le industrie litiche».
Come vedi caro lettore, qui viene presentata una realtà ben diversa da quella, che definiamo INESISTENTE, descritta nella frase dei “genetisti”: «Tuttavia, “basato sulla prova disponibile”, questo primo popolamento rimase isolato»!
Confessiamo che, da semplici ma attenti ricercatori, rimaniamo davvero turbati nello scoprire che a livello universitario, “anche in seno alla genetica” che reputavamo genuina, siano possibili simili patenti atrocità nei riguardi di un testo che, confortato da ineccepibili dati, decisamente si oppone a superficiali, fuorvianti determinazioni!
Ben di poi, nel prosieguo di quella loro esternazione, i “genetisti”, ci mostrano di esser felici di “ignorare totalmente” la Storia dell’Uomo Sardo, svoltasi nella Sardegna Paleolitica prima e nella Sardegna (ormai priva della sua parte settentrionale, la Corsica) poi, della quale, a legittimo piacere del lettore, riepiloghiamo succintamente la piccola parte che si sposa coerentemente col presente contesto.
Ci riferiamo al completo contenuto dei capitoli 4 e 5 del nostro libro “kircandesossardos” ove, anche si dimostra, la sua grande e primeva dimestichezza nel navigare di lungo corso, attraverso la presa di possesso da parte della Antichissima Marineria Sarda, di tutto quello spazio che ora nomasi Mare Mediterraneo occidentale, almeno a partire da circa 15.000 anni fa! Si può rimanere stupiti, da parte di coloro che mai ebbero consuetudine nella razionale, nonché indipendente ricerca della più vetusta Storia della Sardegna, di quanto si dimostra nel saggio ma, è appena il caso si ricordi loro che, la definizione di MARE SARDO, che la gran parte degli autori classici (tra i quali Polibio, il quale si rivolgeva alla Sardegna definendola anche proprio così: «Eccellente per la Abbondante Popolazione»!) indirizzava al mare che avvolgeva la Nostra Isola, non fu altro che la logica conseguenza della plurimillenaria talassocrazia che ebbe ad esprimervi la Antichissima Marineria Sarda! Ed insistiamo col rimarcare (ed in questo luogo ove son presenti continui, i risibili negazionismi, l’occasione ci pare quanto mai pertinente) nei riguardi di “tutti color” che intendano uccidere la Verità, il fatto che una sola Nazione (nel novero di tutte quelle molteplici che si affacciarono in qualsiasi tempo al lago Mediterraneo) fu in grado di imprimere nello scorrere dei millenni tantissimi (infatti Roma in pochi secoli non vi riuscì) il sigillo del proprio nome a “tutta quanta” quella parte che ne cingeva la ragguardevole estensione territoriale che oggi nomasi Mediterraneo occidentale!12
Ecco appunto, color che di Sarda Storia nulla sanno, come ardiscono rampognarci:
(4) «La Sardegna cominciò ad essere sostanziosamente abitata durante il Mesolitico (10.500-8000 anni fa), con 6 insediamenti conosciuti»!
Sempre quei “genetisti”, si rifanno ad un lavoro richiamato alla nota n.31 (che anche noi quì indichiamo)13 e rimandano il lettore alla loro fig. S7a, dal cui contenuto, anzi dalla stessa poetica idea di una sua creazione grafica da parte di genetisti, fummo professionalmente obbligati a discostarci.
Molto bene! Andiamo quindi a consultare la nota della Signora Giuseppa Tanda14, spronati dalla brama di esser messi a parte anche noi delle sue conoscenze sul Mesolitico.
Subito ci preme, peraltro, esprimere la nostra maraviglia circa la scelta della fonte, operata dai “genetisti”! Perché, la studiosa G. Tanda ricordiamo per essersi sempre occupata profondamente di Neolitico, e Neolitico antico in particolare! E, non a caso, vediamo essere la stessa nota della studiosa (incautamente presa a modello dai “genetisti”), titolata proprio «Il Neolitico antico in Sardegna»! Pertanto, siamo portati a nutrire dubbi davvero fondati, sulla presenza nel suo elaborato, di così importanti dati esaustivamente accompagnati da loro profonda disamina, riferiti al periodo Mesolitico, «al punto da poter essere indicati come basilari» per l’Archeologia e la Storia della Sardegna!
Ebbene, caro lettore, come temevamo, l’archeologa non intese affatto portare avanti e concludere una disamina sul Mesolitico, ma semplicemente riferirsi all’argomento, citando altri autori che ebbero ad entrare nel preciso merito dello stesso. In ragione di ciò, anche basandoci sulla documentazione ufficiale disponibile, prendiamo in considerazione lo studio del ricercatore cui la Tanda si riferisce due volte nella sua stessa nota, quasi invitandoci ad operare in tal modo.
Ed andiamo a consultarne la nota15 che ci porta a conoscenza dei siti del Mesolitico in Sardegna, così come ci vengono compiutamente presentati da questo autore:
1- la Grotta Corbeddu – Oliana (Nu) riff. Sondaar et alii 1984, Klein Hofmeijer et alii 1987, Sondaar e Sanges 1986.
2- il Riparo sotto roccia di Porto Leccio – Trinità d’Agultu e Vignola (OT) riff. Tozzi 1996-1997, Aimar et alii 1997.
3- Sa Coa de Sa Multa - Perfugas (SS) rif. Martini e Saliola 1999.
4- Grotta Su Coloru – Laerru (SS) riff. Fenu et alii 1999-2000-2002-2003, Pitzalis et alii 2002-2004.
È, quì, necessaria una nostra osservazione filologica, onde contrastare la “filologia al contrario” che, ampiamente accettata fra gli “archeologi”, osserviamo anche nell’elaborato dei “genetisti” farsi pesantemente viva!
Come ampiamente dimostrato nelle note Sondaar et alii del 1995 e Sondaar del 1998, il complesso contesto, umano, faunistico, pollinico ed industriale afferente alla Grotta Corbeddu E’ RAPPRESENTATO DA UNA LINEA CONTINUA che si diparte da almeno 20.000 anni fa16 e si dilunga attraverso dodici millenni fino ad 8.750 anni fa, senza soluzione di continuità! Pertanto, NESSUNO, CHE INTENDA PERCORRERE UN CAMMINO ONESTO, NEL DISVELARE LO ANTICHISSIMO ADDIVENIRE STORICO DELLA SARDEGNA, si potrà mai permettere, di isolarne anche una sola parte (nella fattispecie, quella che attiene al Mesolitico) perché essa è «parte integrante» e pertanto «inscindibile» dell’unico e continuativo contesto socio-temporale che è stato correttamente individuato a Grotta Corbeddu! Anzi, condanniamo severamente come pervicacemente deviatrice dal Vero, la suddetta azione di inserimento del sito di Grotta Corbeddu fra quelli nei quali LA VITA INIZIO’ SOLTANTO NEL MESOLITICO!
Proprio in ragione di ciò, il punto 1), DEVE ESSERE CASSATO DAL NOVERO DEI SITI DEL MESOLITICO enumerati dal signor Lugliè Carlo!
Ad onor del vero, al fine di rendere più chiaro il quadro che si è venuto a delineare, dobbiamo aggiungere che, da quella necessariamente grama elencazione dei siti avanzata dalla Tanda, rispetto all’elenco prospettato dal Lugliè, mancano due luoghi: a) S’Omu ‘e S’Orcu, b) Su Carroppu, in virtù del fatto (come la stessa archeologa, in rispetto alla propria etica, chiarisce brevemente a p. 237) che: “i relativi studi sono ancora in corso d’opera”!
Ed ecco, anche, spiegato il nostro disappunto nel veder realizzata dai “genetisti”, senza alcuna base decentemente concreta, una cartina della Sardegna con un numero di siti indicanti I SEI INSEDIAMENTI “CONOSCIUTI” DEL MESOLITICO! Cartina che risulta, quindi, PER META’ FALSA!
Come puoi anche tu constatare, lettore Sardo ma anche attento, se nel caso delle pur scientifiche, nonché impeccabili determinazioni di Sondaar et alii, ribadite in vari contesti per un quarto di secolo, i nostri “genetisti” fecero orecchie da mercante, in questo secondo caso essi “presero per oro colato” (esercizio nel quale, se da essi orientato pro domo issoro, paion davvero essere versati!) delle CONTROVERSE ESTERNAZIONI CHE RIMBALZAVANO DUBBIOSE FRA LA LORO FONTE E LA FONTE DI QUEST’ULTIMA!
A questo punto, preferiamo lasciare ad altri il compito di verificare la fondata appartenenza dei rimanenti siti al Mesolitico sardo, senza aver prima, però, manifestato la nostra vivissima sorpresa nel veder incluso nell’elenco il luogo presentato al terzo posto (3- Sa Coa de Sa Multa - Perfugas (SS) rif. Martini e Saliola 1999), dal momento che dello stesso, non è stato ancora, NEPPURE PREPARATO UNO STUDIO CONCLUSIVO! Giuseppa Tanda docet!
Orbene, “quel tal rincorrersi” dei più preparati studiosi: la Signora Tanda chiamata quale certificatrice dai “genetisti”, il signor Lugliè chiamato quale certificatore dalla Tanda, con finale risultato che riduce ad appena tre, i mal sparacchiati sei siti mesolitici dei “genetisti”, rappresenta per noi, la vera e propria CARTINA DI TORNASOLE! Cioè, caro ed arguto lettore, la prova concreta che quel “numero dei siti del Mesolitico” non fu RISULTATO DI UNA RICERCA di alcuni scienziati! Ma, è la prova che “UN” numero, IL PIU’ ALTO POSSIBILE, fosse il fallace obiettivo da raggiungere, per puntellare lo intento interdisciplinare ATTO A COSTRUIRE UN FALLACE PASSATO dei Sardi e della Sardegna! Obiettivo (dei sei siti) impossibile da raggiungere, attraverso la identificazione di risultati che possano catalogarsi come “rigorosamente validi”! Ed il sito indicato al numero tre, ne è la prova del nove!
Quegli studiosi, che pare amino il gioco della moscacieca, son dovuti andare a cercarsi i siti in giro per i resoconti dei vari autori, anche quelli invisi che osarono parlare di Sardi presenti di già nel Pleistocene medio inferiore! Ma, poiché quel tal loro cercare, non dava frutti plausibili, si son dovuti, di volta in volta, accontentare di aggiungere al troppo esiguo novero, qualcosa che non possedeva una corretta accettabilità, come appare anche, il riferimento ai dati di Sa Coa de Sa Multa. Ecco, cosa si evince dal testo contenente quei dati, e poi quanto esattamente dichiari il Martini che fu uno degli autori17.
Nell’area 300, ove cospicua fu la raccolta di manufatti attribuibili al Clactoniano, furono identificati due strati A e B ove furono individuate tre paleosuperfici α, β, γ con materiali di tecnica genericamente clactoniana (il che significa, riferentesi ad epoca estremamente più antica del Mesolitico). Nell’ampliamento dell’area di test verso ovest, al passaggio tra lo strato A e lo strato B fu individuato: «un orizzonte indisturbato con una industria litica. […] Si tratta di un’insieme, attualmente in studio, inseribile all’interno dei complessi epipaleolitici indifferenziati […] Vista la posizione di giacitura alla base dello strato A, che lo studio pedologico rimanda all’Olocene, detto insieme è genericamente postpaleolitico». In queste, apparentemente semplici, tre righe abbiamo quattro punti critici che necessitano d’un chiarimento:
a - complessi “epipaleolitici indifferenziati”
b - la posizione di giacitura alla base dello strato A
c - detto insieme è “genericamente” postpaleolitico
d - un’insieme, “attualmente in studio”
Il punto a-, è oltremodo astruso (per noi non specialisti d’area) e necessita d’una almeno laconica definizione che abbiamo così ricavato: sono particolari luoghi ove paiono continuarsi tradizioni culturali del tardo Paleolitico superiore nel primo Olocene antico.
Il punto b-, ci chiarisce che: la base dello strato A è proprio il punto di demarcazione fra tardo Paleolitico superiore e primo Olocene antico.
Il punto c-, ci comunica che “quella porzione di sito” (al momento), solo in via approssimativa, può essere definito postpaleolitico (coè, per esser più chiari, di appartenenza mesolitica).
Il punto d-, nella sua estrema chiarezza ci “sconsiglia fermamente” una sicura attribuzione del sito ad una qualsiasi epoca.
Ebbene, notiamo con raccapriccio, come queste tre semplici righe, nelle quali pur si avverte essere l’oggetto cui si riferisce la comunicazione “ancora in fase di studio”, e pertanto non ancora definibile la sua certa collocazione, abbiano tuttavia compiuto il miracolo di convincere “gli archeologi in disperata ricerca” che sì, SENZA OMBRA DI DUBBIO, trattasi di sito da portare ad ingrossare il novero di quelli del Mesolitico!
Ecco che, caro lettore guidato dalla brama di conoscere il vero, proprio in ragione delle cause supra enumerate, è obbligatorio ancora si dichiari:
il punto 3), DEVE ESSERE CASSATO DAL NOVERO DEI SITI DEL MESOLITICO enumerati dal Lugliè! Ed ancora quì, ci corre l’eticamente corretto obbligo di dichiarare:
CHIUNQUE, abbia animo di aprire gli occhi e documentarsi, senza ingurgitare quanto gli proviene da cadreghe sistemate in alto, certo facendosi largo nell’ampia selva di amenità ad ampio spettro, può accorgersi che, come accade di sovente, anche i Mostri Sacri perpetrino Grossi Errori!
Come quello testé disvelato, in quanto: DEI FUMOSI «SEI SITI DEI “GENETISTI”», ABBIAMO VERIFICATO LA PRESENZA DI UN RESIDUO PICCOLO RESTO CHE NE ANNOVERA «SOLTANTO DUE»!
E pensare che allo stesso autore (Fabio Martini), nel quale ora gli “archeologi” riversano la loro più incommensurabile, persino aprioristica, fiducia sulla base di “tre righe” piene d’ombra, la sarda archeologia non diede alcun peso alle ben oltre che TRENTAMILA RIGHE, che egli scrisse sull’Area Paleolitica dell’Anglona, negli ultimi trent’anni! Perchéee? Per lo stesso assunto che deve inchiodare i Sardi e la Sardegna, SEMPRE ALL’ULTIMO POSTO! C’è qualche incauto sorrisetto nell’aria? Eccoti accontentato! Ma, l’avrai voluto tu, lettore abbistu, tue!
È proprio il Martini che scrive 18:
“Incomprensibile invece rimane la stigmatizzazione di uno studioso come G. Lilliu che, senza aver mai preso visione dei materiali e delle condizioni di ritrovamento, sentenziò”: «Non mi sento davvero di assegnare ruolo di comunicazione a quei pochi esseri umani, quasi larve, che circa millecinquecento secoli fa, si aggiravano raminghi sulle terrazze lacustri, oggi prosciugate, tra Perfugas e Laeurru (Anglona), lasciandovi rudimentali oggetti silicei che costituivano l’unica attrezzatura della vita materiale»!19
Come vedi, lettore “abbistu” che nulla sai, il principe fra i nasconditori, quel Lilliu Giovanni Baruminese, dall’alto della sua posizione di comando sulla sarda cultura genuflessa, SENZA ALCUNA CONOSCENZA dell’argomento su cui intendeva pronunciarsi a strenua difesa dei suoi abietti nascondimenti, corse fulmineo ad azzerare le ricerche degli studiosi che si occupavano dell’Anglona paleolitica, respingendo i Sardi e la Sardegna al posto che aveva loro assegnato ab antiquo! Lo: «ultimo posto della classe»! Appunto.
I Sardi non potevano esistere come Uomini nel Paleolitico! Al massimo come larve! E, di grazia, a quando la presente consistenza dei Sardi a casa loro? Boh! Proviamo col Mesolitico?
Ed ecco, per l’appunto, pararsi innanzi altro godurioso, ancorché vuoto, esempio di ESITO ACCADEMICO! Eh sì, perché il “Campo” delle ricerche, non si prestò al giuoco!
Chi lo vorrà, potrà poi analizzare le parole del democristiano consigliere regionale, Lilliu il Baruminese, sopra riportate e:
- rilevare il davvero paradossale intento contenuto nell’elettoralistico titolo «Inseguendo il sogno di riconquistare il mare»! Potendo essere, tale sogno, quello soltanto del Baruminese! Il cui modo visionario, di interpretare gli accadimenti della Sardegna, lo portò a convincersi che i Sardi, cioè gli abitatori di una Terra COMPLETAMENTE circondata dall’elemento acqueo, mai neppur si avvicinarono all’odiatissimo mare! Osando definirli: «[…] genti che vivono dietro quella barriera (la falesia fra Dorgali e S.M. Navarrese, ndr), chiuse come in un carcere»! In “la civiltà dei Sardi”, ed. 1963, pag. 3! Ma, anche in: “la civiltà dei Sardi”, ed. 1988, pag. 10! Ma, anche in: “la civiltà dei Sardi”, ed. 2003, pag. 4! Ma, anche in “la civiltà dei Sardi”, ristampa 2011, pag. 4!
- trovarvi, se lo vorrà, il tracciato su cui si condurrà la sarda archeologia negli anni a venire. Triste mondo, fatto di un solo UNO che, solitario confeziona a suo modo, le offerte dei solleciti subordinati, decidendo cosa dare in pasto alla cultura domestica, che sbavava ad ogni suo qualsiasi dire!
E, di contro, consideri l’attento lettore, come il formidabile passato, disvelato dagli studiosi del Paleolitico in Terra d’Anglona, rappresenti punto imprescindibile, addirittura, nello studio della «cultura clactoniana italiana»! «Il Clactoniano italiano resta a tutt’oggi una entità tassonomica ancora abbastanza vaga, in quanto la sua conoscenza si basa soprattutto su dati lacunosi, senza l’ausilio di evidenze cronostratigrafiche e di informazioni paleontologiche […] (cui, ndr) si accompagna l’estrema rarità di insiemi in giacitura primaria (senza sconvolgimenti, ndr), con tutte le incertezze e i dubbi che necessariamente lascia sospesi». Ma, lo studioso continua: «a maggior ragione acquistano importanza le evidenze di Sa Coa de Sa Multa e di Sa Pedrosa-Pantallinu, i due siti atelier in giacitura primaria, che pongono le basi per una prima scansione del Clactoniano sardo, dal Mindel al Riss (fasi climatiche fredde rispettivamente riferite a Pleistocene medio inferiore e Pleistocene medio superiore, ndr), su basi attendibili e rigorose» 20
(ja sikit)
Note:
1
Si noti come, davvero incredibilmente, in un contesto “scientifico”,
entro cui si intenda far luce su «La lunga storia dell’insediamento
umano in Sardegna», non vi sia un minimo accenno a Pleistocene
medio-inferiore e Pleistocene medio (circa 650.000 e 200.000 anni
fa), in cui degli scienziati pur dimostrarono esser lungamente
fiorite culture, orientate a ricavare dalla pietra strumenti
necessari al progresso dell’umano vivere, le quali invasero parte
della Sardegna settentrionale (ma anche un’area nelle vicinanze di
Ottana-Barbagia, il cui studio dovrà essere approfondito) con
l’insediamento di varie industrie, segnatamente: Sa Coa de Sa
Multa, Riu Altana, Sa Pedrosa-Pantallinu, Codrovulosu-Pantallinu e
Preideru, relativamente all’Anglona. Ma, paradossale azione
silenziatrice vediamo esercitata anche riguardo il rinvennero del
fossile umano di Grotta Nurighe, riguardo la cui datazione: «le
tracce di intervento antropico sui resti faunistici e la datazione
assoluta, collocano la presenza dell’uomo nella grotta prima di
100.000 anni orsono» (come afferma anche F. Martini, 2009, citato
infra), riguardo l’area geografica del Logudoro.
2
Poco ben visibili nell’originale e pertanto non degnamente quì
riproducibili.
3 P.Y.
Sondaar, R. Elburg, G. Klein Hofmeijer, F. Martini, M. Sanges, A.
Spaan and H. de Visser, 1995, The human colonization of Sardinia: a
Late-Pleistocene human fossil from Corbeddu cave, in C.R.
Acad. Sci. Paris,
t. 320, série II a, p.145 à 150.
4
Ne daremo chiaro conto, nelle pagine successive, in cui riporteremo
le esatte parole del Sondaar, rilasciate per l’occasione.
5
G. Klein Hofmeijer, F. Martini, M. Sanges, P.Y. Spondaar, A. Ulzega,
1987-88, La fine del Pleistocene nella Grotta Corbeddu in Sardegna.
Fossili umani, aspetti paleontologici e cultura materiale, in
Rivista di scienze
preistoriche XLI,
1-2, p.34.
6
C.F. Spoor and P.Y. Sondaar, 1986, Human fossil from Endemic Island
Fauna of Sardinia, in Journal
of Human Evolution
15, p.400.
7 «It
can be concluded that human phalanx from level DEF-27 in hall 2 of
Corbeddu cave can be dated to approximately 20,000 y BP and is thus
“the oldest human fossil” on Sardinia. It demonstrates the
presence of “Palaeolithic man on Sardinia”. It is therefore of
crucial importance for the discussion on the earliest human
colonization of Sardinia»
8
P.Y. Sondaar, 1998, Paleolithic Sardinians: Paleontological Evidence
and Methods, in Sardinian
and Aegean Chronology. Towards the resolution of Relative and
Absolute dating in the Mediterranean,
Oxbow Books, Oxford, p.49; cfr. Sondaar P.Y, Van der Geer A.A.E.,
2002, Plio-Pleistocene terrestrial vertebrate faunal evolution on
Mediterranean islands, compared to that of the Paleoartic mainland,
in Annales
Géologiques des Pays Helléniques 1e Série
39, A: 165-180.
9 P.Y.
Sondaar, 1998, Paleolithic Sardinians: Paleontological Evidence and
Methods, in Sardinian
and Aegean Chronology. Towards the resolution of Relative and
Absolute dating in the Mediterranean,
Oxbow Books, Oxford: 45-51, p.49. Si
rende noto che schema e didascalia di questa pagina provengono da:
Rivista di Scienza Preistoriche XLV-1993, p.244.
10
Che risultò, purtroppo in giacitura secondaria nella Sala 1, ben
fossilizzata.
11
P.Y. Sondaar, 1998, op. cit., p.45; G. Klein Hofmeijer and P.Y.
Sondaar, 1992, Pleistocene humans in the island of Sardinia, in
Sardinia
in the Mediterranean: a footprint in the sea,
curr. R.H. Tykot
and T.K. Andrews, p.55; P.Y. Sondaar, R. Elburg, G. Klein
Hoffmeijer, A. Spaan, H. De Visser, M. Sanges, F. Martini, 1993, Il
popolamento della Sardegna nel tardo Pleistocene: nuova acquisizione
di un resto fossile umano dalla Grotta Corbeddu, in Rivista
di Scienze Preistoriche
XLV, p.248, nota 1; F. Martini, 2009, Il Paleolitico in Sardegna:
evidenze, problemi e ipotesi a trent’anni dalla scoperta, in Atti
della XLIV Riunione Scientifica: la preistoria e la protostoria
della Sardegna, IIPP, Firenze: 17-27, pp.22-3: qui si ribadisce,
anche, essere le critiche «ispirate da una impostazione
metodologica non isolata fra gli etnoarcheologi, secondo la quale “
le evidenze archeologiche debbono adattarsi ai modelli teorici “,
in caso contrario è l’evidenza ad essere effimera e non il
modello a dover essere corretto»; F. Martini, 1999, Sardegna
Paleolitica. Studi sul più antico popolamento dell’isola,
cur. F. Martini, Museo Fiorentino di Preistoria, Firenze, p.22, in
cui, riferendosi all’opera collettiva “Sardinia in the
Mediterranean: a footprint in the sea”dichiara che ivi «comparve
anche un arrogante intervento di J.F. Cherry, molto scettico sulle
evidenze paleolitiche sarde contro le quali venivano addotte
superficiali e non argomentate obiezioni».
12
«Sardegna, la più grande delle isole», di Erodotiana memoria,
confermata da Pausania.
13
G. Tanda, 2013, Il Neolitico antico in Sardegna, in Iberia
e Sardegna. Legami linguistici, archeologici e genetici dal
Mesolitico all’Età del Bronzo,
Le Monnier Univ., Firenze.
14
Che fu validissima archeologa ed anche docente universitario,
attualmente professore ordinario in quiescenza, al Dipartimento
di Scienze Archeologiche e Storico Artistiche dell’università di
Cagliari.
15
C. Lugliè, 2009, Il Mesolitico, in La
Preistoria e la Protostoria della Sardegna.
Atti della XLIV Riunione Scientifica, 23-28 novembre 2009, p.33.
16
Deve dirsi che, tale data sia da anticiparsi di 2ka,
perché l’Ultimo
Massimo Glaciale è ora datato a 22 ± 2 ka BP.
17
F. Martini, F. Saliola, 1999, Siti paleolitici: i complessi
industriali. Sa Coa de Sa Multa (lo scavo), in: Sardegna
Paleolitica. Studi sul più antico popolamento dell’isola,
op. cit., pp. 45-52.
18 F.
Martini, 1999, op. cit., p.21.
19
Lilliu G., 1987, Inseguendo
il sogno di riconquistare il mare,
Sardegna Autonomia, Notiziario del Consiglio regionale, a. XIII,
n.s. 1, gennaio/febbraio 1987, Sassari, p. 17.
20
F. Martini, 1999, op. cit., pp. 242-4 passim; cfr. Martini, 2009,
op. cit., ove l’autore conferma i dati fondamentali espressi dieci
anni prima.
Dio voglia che non vediamo sacrificata, o Sardolettore, la onesta discussione incentrata sulla Antichità della Sardegna, sull’altare dell’opportunismo. Quest’ultimo, per quanto propedeutico ad ufficializzare il proprio pensiero in seno all’apparato, rimane un dispositivo svuotante tuttavia, ove privi dell’AUTENTICO SARDO oramai improcrastinabile sostegno, il procedere nella strenua difesa della Antichissima Sardità, della quale veniamo defraudati con imperterrita regolarità!
RispondiEliminamikkelj
Caro Sardolettore, mi corre l’obbligo di dichiarare!
RispondiEliminaGiunge voce che taluni che leggere non ardiscono, i quali pare operino nel timore che le verità provate troppo dolorose esse sieno, vadan diffondendo amenità di questo tipo a me indirizzate.
«si è messo a parlare di genetica che è argomento ostico assai per gli stessi specialisti»!
Intendendo con ciò, ch’io smetta di portare avanti questo mio necessario lavoro!
Ora, mi è facile dichiarare, quanto sufficientemente lucido sia da sapere che la genetica è un campo a me pressoché sconosciuto!
Tanto è vero (e l’attento lettore ne è tangibile testimonianza) che nei vari contributi a montepramablog e maimoniblog aventi come titolo “la risibile presunzione dei genetisti […]”, intesi “semplicemente” porre in evidenza come fossero fallaci, nonché privi di una base scientifica, in più desunti da contesti di altra disciplina nella quale dei genetisti non eccellono, I DATI IN BASE AI QUALI QUEGLI STUDIOSI SI ARROGARONO IL DIRITTO DI MORTIFICARE IL VISSUTO STORICO DEI SARDI E DELLA SARDEGNA!
NON MI SONO MAI OCCUPATO DI GENETICA!
Ho presi, fatti miei, conservati, i risultati delle ricerche nel campo della genetica, ogniqualvolta abbia ritenuto fossero utili ad un mio progetto lavorativo. Così come opera un qualsiasi attento ed onesto ricercatore. Con, certo, la libera presunzione di esprimermi in modo INDIPENDENTE e pertanto impegnato a non curarmi, neanche un pochino, dell’opinione dominante!
mikkelj
GRAZIE Signor Tzoroddu! Se la scienza è "insieme di dati" la "parola" usata per esporli non è meno importante.In questo momento storico dove , come non mai, la scienza si riempie la bocca di se stessa , dichiarandosi inappellabile e trasformandosi in scientismo religioso, è assolutamente necessario fare, come Lei affermava, i conti della serva alle loro stesse affermazioni .....sopratutto ora che , è chiaro, "parola e dato" sono sottoposti a numeri circensi per affermare e tenere unite tesi contraddittorie, affermare ciò che non è affermabile , negare l'evidente, innestare il dato di mere supposizioni e far passare l'intero assunto per scientifico.
EliminaSpero in sempre più conti della serva.È necessario evitare che si diano per scontate "verità" solo perché uscite da ambiti sui quali per generazioni abbiamo avuto fiducia (ingenua o cosciente che fosse). Questo credo sia buonsenso e non come alcuni affermano nei media "relativismo", "complottismo" o cercare grandezza inventandosi miti. A rileggerla al più presto e ancora GRAZIE!
Grazie Mikkelj, a te e a tutti quelli che non si arrendono alla pianificazione di stato e continuano la loro ricerca incuranti del potere e continuano a sacrificarsi nella ricerca della verità negata.
EliminaContinuano ......continuano.....molenti
EliminaMikkelj, sin dal primo momento il tarlo mi rode: ci fai capire il nesso tra l'argomento e la foto della signora sarda in testa all'articolo?
RispondiEliminaBeh, veramente ero in attesa di una domanda nel merito. Ma, la aspettavo indirizzata dal lettore interessato! Evidentemente, l'attento e Sardolettore, è troppo preso dal cibarsi delle nuove (che poi sempre vecchie son, tuttavia!) ghiottonerie che gli son state servite in questo festivo desco!
RispondiEliminaAd ogni modo: scusa, ma perché sarda?
mikkelj
Non è sarda?
EliminaNon credo sia la Signora Tanda :D
RispondiEliminaRiguardo la Signora che dall'alto ci sorride, debbo dire a Maurizio che sì, non è la Signora Giuseppa Tanda; la foto è stata realizzata di recente e, la Signora Tanda beata ella, è di già andata a godersi il periodo pensionistico. La Signora raffigurata quì invece, risponde al nome: Predolin Francesca.
RispondiEliminamikkelj
Mumble mumble mi sfugge il nesso con l'articolo....un Rebus Nuragico anche Lei?
RispondiEliminaBah, a dire il vero, la prima volta che la vidi, caro Sandro, anch'io ebbi a rivolgermi a Lei così: ma, Lei è Sarda?
RispondiEliminamikkelj
E, a questa mia, Ella rispose attraverso un sorrisetto (che sembrava significare “eccone un altro”), in questo modo: «per una vita intera ho dovuto sorbirmi questa domanda»!
RispondiEliminaMa, caro lettore ed anche Sardo, siccome il sottoscritto non nacque avantieri, ed è abituato ad andare a fondo alle cose come kircande comanda, cercò d’imbastire un dialogo. Che così si sviluppò:
Allora, forse, suo padre è Sardo! NO! Allora sua madre! NO!
Con una bella faccia presa a prestito dal miglior bronzetto, insistei:
Il padre o madre di suo padre erano forse Sardi? NO! E, dalla parte di sua madre? (silenzio) (e sottovoce, aggiunsi con un flebile filo di speranza) Qualche zio? NOO! Fu la sua risposta spazientita!
In altra occasione, in dialetto (eravamo passati a darci del tu), le chiesi convinto:
Guindi, degasadua, “sededuttiromanideromadesetteggenerazzionii”! Al sentir ciò, ella rispose di botto: ma, veramente, illl … nonno di mio nonno … da parte di mio padre, era di Verona.
Accidentaccio! Mi ritrovai proprio "atterra".
Quindi, caro Maurizio, hai voglia tu, di mumblare! Qui il “nuragico” pare essersi dissolto!
mikkelj
Pare essersi dissolto ma, se Lei l'ha postata un motivo deve insistere! La faccia da "Bronzetto" eh eh si nota. Nuragico dissolto nel DNA da epoche remote mi sembra il sottinteso più semplice al quale arrivi la mia mente....?
RispondiEliminaE bravo lui! Non sai che la Gente è abituata a mentire anche nelle alte sfere?
RispondiEliminaMa, l’intuito di kircande non si lascia sconfiggere da semplici asperità. Anzi, la volontà spinta al raggiungimento del vero, traduce in semplice discesa il più increspato impedimento!
Così, avendo riaperto il dialogo in altra occasione, mi parvero le speranze non perdute. Avevo veduto aggirarsi in prossimità, una non più giovine Signora con sos pilos d’oro!
Trattavasi della madre della Predolin! Allora mi fu facile cogliere l’occasione (certo, essendomi presentato con DUE belle facce di bronzetto! Spero stavolta non si notino.) e chiederle:
- ma, da parte di tua madre, qual’è l’origine? Mia bisnonna da Montpellier. Si chiamava Fanny Grand!
Non sono stramazzato al suolo, sol perché kircande mi sorresse! E la vittoria che sembrava corrermi incontro?
Ohi, ohi, cari miei! Non tutte la battaglie si posson vincere!
mikkelj
Non ci arrivo confesso! Faccia stramazzare anche me. So solo, ironia della sorte, che digitando Fanny su google ricevo solo pagine francesi di una certa "Fanny Sardeluc" !
RispondiElimina«FANNY SARDELUC»?
RispondiEliminaPotente Iddiooo!!! Mauriziooo! Stendici un POST!
Zesummariafranziscuezoseppe!
La Fanny dell'oggi par derivare alla lontana, meglio, alla vicinissima, dalla Nostra Terra!
Maurizio, vorrei farti notare, ma anche è giusto attivi sua attenzione il Sardolettore, sul fatto che la tua grande curiosità [e difatti solo tu sei colui che in questo (solo apparentemente insignificante) argomento è voluto entrare con la potente leva del “cercar dentro”] che potrei appellar “il kircande che è in te”, ti ha facilmente portato verso una condizione ch’è di passaggio certo, ma attraverso la quale ti si son dischiusi altri mondi SUI QUALI INDAGARE GRANDIOSAMENTE!
Senza ti fossi posto un tal'obiettivo! Aiutati che Dio t’aiuta! Ed è appunto ciò che accade a tutti coloro che SENZA LIMITI MENTALI, intendano arrivare “onestamente” al più bell'obiettivo possibile!
E, questo che tu hai raggiunto, in termini certo generali, è obiettivo grandioso che si ricollega prepotentemente, confermandone la possanza predittiva, a ciò che si ebbe a dichiarare nella prima parte di questo lavoro intitolato “La risibile presunzione dei genetisti […]”, proprio qui:
«LA POPOLAZIONE DELLA SARDEGNA, CHE SI FECE UNIVERSALITA’, NEL CONDURSI PER TUTTE LE CONTRADE DELL’ORBE TERRACQUEO»!
Bello! Quanti uomini onesti che ti han letto e leggeranno, si son deliziati e gioiranno della “stazione” conquistata dal tuo “kircande”? Certo centinaia! Così sia.
mikkelj
Come se fosse un koan......... senza limiti mentali arrivare alla risoluzione.Mikkelj zen
EliminaFanny Sardeluc
RispondiEliminaFanny Sard
Fanny Sardaigne
....cavolo ,il binomio Fanny e Sar salta prepotentemente in faccia. Quindi era Fanny e non Grand ad averla colpita? Purtroppo però mi manca il punto di unione.....
Ho trovato un "Elenco ufficiale nobiliare italiano - estratto riguardante le famiglie nobili sarde (1921)" e qui il nome Fanny ,che mai avevo sentito, sembra esistere, anche se raro, nell'Araldica Isolana.
Altro non trovo su Eimologia o Origine di Fanny o Sardeluc e affidarmi a Wikipedia , sulla quale ho perso fiducia da tempo, mi pare inutile
No, no, io la chiamo l'enciclopedia dei mandrones!
RispondiEliminaEppoi, tutto ciò che hai appena sciorinato, io non sarei riuscito neppure a pensarlo; ma è bene ciascheduno segua i suoi propri metodi collaudati. Ed aggiungo che, se volessi dare un consiglio (e si badi, seguendo il senso profondo, di questi due elaborati sui "genetisti"), direi sia bene "concentrarsi sulla Località"!
mikkelj
Proprio alla "località" pensavo! Devi ritrovare un sito Francese che mostrava la distribuzione dei cognomi e , quelli con Sar, stavano tutti "ammucchiate" in due, massimo tre località....
RispondiEliminaCuriosità spicciola: la Signora Predolin comunque , nella foto, si trova in Sardegna? Campeggia poster dell'isola dietro di Lei in rosso...
Scusate ho scritto male. "Devo" ritrovare e non "devi". Lo cerco appena posso
EliminaTrovato! Sti Francesi!!!!!!!!.....Hanno catalogato i Cognomi con Mappa di distribuzione e......TIMELINE!!! ....cosi da poter vedere la distribuzione degli stessi dai tempi in cui esiste registrazione!! )sti Francesi!!) Troviamo , nella Timeline, un interessante 1891-1915 data che, secondo la mia umile opinione, precede i "turismi" di massa forzati(due guerre) e ludici delle nostre epoche....
RispondiEliminaE si scopre che FANNY è anche un Cognome.
Ora devo andare al lavoro ma vi lascio con il Sito:
https://www.filae.com/nom-de-famille/fanny.html
LA mappa è sulla destra e potete selezionare la TIMELINE più gradita
Inoltre sulla SInistra c'è anche un interessante "Lancer une recherche généalogique pour le nom ......."
Provate con Sardeluc!!!
Se poi volete invadere la privacy ed avere anche i certificati di stato civile andate qua ma richiede regitrazione:
https://www.filae.com/recherche-genealogique/etat-civil-
A Maurì, allora t'è sfuggito che con la Signora ci siam parlati in romanesco! In dialetto appunto, così: “sededuttiromanideromadesetteggenerazzionii”! Infatti, ella “aRoma”, traballa in luogo ove son presenti e venduti, prodotti sardi! Pensate un po’!
RispondiEliminaE poi v'ha ancora qualcuno che crede al "caso"! Il caso, in relazione agli umani spostamenti non esiste! E' l'Anima del singolo, che crea continuamente le condizioni per tornare all'origine! Quando queste condizioni siano necessarie al raggiungimento del suo obiettivo!
Ed aggiungerò: la Predolin, che sarda non è dal punto di vista anagrafico, essendo nata a Roma da genitori viventi a Roma, a loro volta figli di genitori viventi a Roma ebbene, mi raccontò ciò che le succedette quando, per la prima volta, decise di recarsi a visitare la Sardegna (a proposito, dovrò chiederle quale fosse la motivazione della prima volta).
Quando si trovò, sulla nave, ad ammirare da lontano il levarsi dal mare le prime albe cime dell'Isola, Ella ebbe una forte emozione che l'accompagnò per varie ore, mentre correva da un lato all'altro della nave, per cercarne le più belle visioni, ed ansimando e respirando a polmoni pieni fino all'arrivo, e poi immergendosi con l'auto nei meandri da cui odori e profumi corrono incontro ventosi ad abbracciare il rientrante, parendogli dire, consolatori: dai, rilassati, sei giunto ormai!
Sembrano aver avuto fine tue emozioni ma, eccone di nuovi e diversi abbracci profumati che, non stanco, tieni per mai assaporati e sconosciuti, ma percepisci come ancestrali tuoi! Proprio tuoi profumi! E son lì a gioire, pronti a ricreare il contatto col Mondo Profumato che il cervello pervade! Sardegna Isola dei Profumi!
Accidenti! Sono le stesse IDENTICHE sensazioni che (qui descritte mettendoci del mio) continuamente, DA SARDO SARDISSIMO, provo e faccio mie gelosamente, per sanar lo spirto da fesse continentalitudini! Ariaccidenti! Volete vedere che (non so come, ma) la Predolin è Sarda?
mikkelj
O Mikkelj itta è un caso di reincarnazione?
EliminaLa signora potrebbe essere una sardona, discendente cioè dalla etnia dei sardones, ancora oggi formata da alcune migliaia di abitanti e presente nel Rossiglione (Montpellier). I sardones tra l'altro controllavano il passo detto nel medioevo di roncisvalle. Lo stesso passo dove è passato tra amici Annibale col suo esercito. Non fu così per Orlando.
RispondiEliminaIl punto è, Juanne istimadu, chi fossero tali Sardones! Erano Sardi? Erano discendenti dei Sardi?
RispondiEliminaErano né Sardi né loro discendenti?
Allora bisognerebbe comprendere come mai si fossero dati (o fosse stato loro affibbiato) un appellativo che rimanda, senza la minima ombra di alcun dubbio, chiarissimamente alla Sardegna!
Riguardo il Rossiglione poi, bada che andrebbe sistemato dalle parti di Perpignan, cioè un bel po’ più a meridione, quasi ai margini settentrionali dei Pirenei. E, proprio questa regione, il Rossiglione, trovasi a qualche chilometro ad oriente della regione francese e pirenaica chiamata Cerdagne. La quale ultima è sistemata a fianco, costituendone la continuità geografica, della regione catalana chiamata Cerdanya! Anch’esse, senza la minima ombra di dubbio alcuno, rifacentisi alla Sardegna! Monpellier è posta a circa 170 km a NE! Ma, è proprio quì che focalizzerei la mie ricerche!
mikkelj
Certo rispetto ai sardones e alla Cerdagne siamo un pò più a nord, seppure abbastanza vicini. Ma tu hai inteso focalizzare le tue ricerche sulla foce del Rodano.
RispondiEliminaNon io, la Predolin ci diede lo spunto! Montpellier, ed area "circostante", infatti!
RispondiEliminaRicordo peraltro, esser noi alla ricerca dell'evento (continuativo) storico, nonché imprenditoriale, circostanziato per l'area in questione, dai cui attori parrebbe essersi originato il chiarissimo viso da Sarda della Signora Francesca Predolin!
Samamasarda, diceva essere, il contesto cui mi riferisco, una mia specialità!
mikkelj
In tutta la Francia sembrano esserci due soli cognomi Sardones e 31 Sardeluc..... Tutti negli stessi punto..... Il confine sui Pirenei ma quello a Nord.....acconto paesi di nome PAU , ARBUS e altri che....
RispondiEliminaMa Pau è anche in Spagna di fronte Perpignano...
RispondiEliminaAccidenti!
RispondiEliminaMa, Pau, non vi suggerisce niente?
mikkelj
Si, Ossidiana
RispondiEliminaPer semplici assonanze non riesco ad andare avanti con le mie scarse, anzi nulle , competenze. Pau......questo Toponimo è antico o moderno? E quanto antico se qui Vogliamo andare a ritroso a DNA Paleolitici? La poca esperienza mi dice che un suono, più è corto e più, probabilmente, è antico quindi originario. Pau lo è ... ma io sono originario a "due sputi" da Pau....Ales, nome corto ma purtroppo Italianizzato....Abas (che poi ditemi Voi tutti affermano significare Acqua ma da me Abas significa Ali (al plurale) )! Mi fermo qui con una considerazione che so essere Mitopoietica: il confine Spagna/Francia , sui Pirenei, è tutto un replicare di luoghi presenti in Sardegna, anche un Lacq sopra Pau, ma appunto..... da quando? un associazione Paleolitica con certi suoni non saprei come farla
RispondiEliminaMolto bene, Maurizio, Giovanni, Thor (che ha un po’ poltrito) e soprattutto tu Lettore Attento, che non ti sarai lasciato sfuggir neppure “unu zinnu” di questo consumarsi, pacato ed effervescente efflato ricercatorio!
RispondiEliminaIntanto, mi compiaccio che persone affacciatesi per la prima volta alla tematica in questione, conquistando piccoli traguardi (Rossiglione, Pau, Sardeluc, ecc., ecc.) siano alfine giunte a collegarsi con l’argomento principe «l’ossidiana», dura e indistruttibile vetro vulcanico che rivela “superficialmente” la precoce presenza umana nel mondo. L’avverbio graduato, è lì a significare che l’ossidiana rappresenta solo la spia! Certo della propria presenza, MA SOPRATTUTTO di tutto il contesto socio-culturale di contorno che accompagna DA SEMPRE i suoi spostamenti, sia nel Vicino Oriente, come nel bacino occidentale del Mare Sardo! Guestam’eppiasciudaunfrego!
Già anni addietro, dal resoconto [urbi et orbi! (mi si passi la consumata locuzione, che qui ritengo pertinente assai per sua diffusione sul web)] di un gruppo di ricercatori, di varie discipline, che si trovarono ad analizzare la “storia” degli scavi del secolo passato nella Grotta di Arene Candide (Finale Ligure), era semplice ricavare ciò che essi avessero ben stampato nel loro sapere (senza che osassero, perché sentivansi il fucile puntato, dichiararlo apertamente), ovvero: CHE I “SARDI” SI ERAN TROVATI IVI A TRANSITARE DA ALMENO 8.000 ANNI FA! E, attento bene Sardolettore, che (essi appunto) non si partivan da Monte Arci col solo carico d’ossidiana, ma:
«si portavan dietro SENTI, SENTI LA BOMBA ATOMICA, sulle loro navi le sementi, le pecore, l’ossidiana, essendo dei navigatori e pescatori provetti, ma soprattutto contadini e artigiani, i primi, 8000 anni fa, a portare (al di là, ndr) del Mediterraneo occidentale allevamento, agricoltura e recipienti in terracotta»! (ja sikit)
Molenti nominau,molenti arribau......Non stò poltrendo ho difficoltà a seguire questo gruppo ermetico,perchè in questo periodo Inizia il mio calvario estivo.Lavoro molto e sa gonca non mi sostiene.......Sicuramente loro vivevano a San Pietro dove estraevano l'ocra rossa e il diaspro,producevano il sale e non so cosa facessero con I 7 forni fusori posizionati in zone quasi sul mare.I fenici(che non sono mai esistiti)si fregarono il loro luogo di culto e lo dedicarono a baalshamin,ma se vedete gli architravi del pozzo che c'è vicino vi vengono I brividi....Sicuamente I liguri che occuparono l'isola nel 1700 non erano diversi da loro,perchè senza andare molto lontano I nostri vecchi si sostentavano allo stesso modo.A si biri....
RispondiEliminaCome si può vedere, l’ossidiana è solo la traccia più visibile, che accompagna le avventure imprenditoriali dei Sardi all’Estero! E, volutamente, decido di usare qui una figura, quella dei “Sardi all’Estero”, malamente abusata e tristemente ripetuta nell’ultimo paio di secoli! Ma, essa fu primariamente, una portentosa spinta alla conquista del mondo possibile, senza imperialismi, senza cretinismi in conca, ma col solo profondo, forte desiderio di CERCARE I PIU’ AMPI SPAZI PER “LA ECCELLENTE POPOLAZIONE”: per dirla parafrasando il Polibio da Megalopoli!
RispondiEliminaEcco, perché insistevo nel doversi concentrare le ricerche su Montpellier ed area circostante! Perché nei suoi dintorni (certo Giovanni, anche alla foce del Rodano) è attestata la presenza di SARDA OSSIDIANA! Sarda ossidiana che, I POCO BUONI RICERCATORI TUTTI, che si sono susseguiti nel mettere a punto loro superficiali studi in proposito, si sono appunto sol limitati a “sorvolare” l’area interessata ed annotare (talvolta analizzandolo, per fortuna!) il singolo pezzo d’ossidiana, STOP! Tutto il contorno, fortemente carico di portentoso portato sociale, essi tralasciarono di rilevare! Beh, certo se ancora negli ultimi paio d’anni ho visto tesi universitarie che, con davvero misero scientifico parolare, così deliravano
: «l’ossidiana dovette essere certo causa di visita nelle isole che ne erano provviste»!
RispondiEliminaAccidenti che fenomeni! E, di grazia, nuovi signorini scienziati, diteci (ma, ci si chiede, ne sareste capaci?): quei formidabili invasori dei quali voi universitari non osate documentarci circa i mezzi usati per raggiungere tali isole ebbene, di grazia come potrebbero essere stati a conoscenza di una presenza d’ossidiana e delle precise coordinate del luogo ove cercarla, in un Continente circa di 45.000 km2 com’era la Sardegna Paleolitica prima, e poi ancora in un continente di circa 28.000 km2 come la Sardegna di 8.000 BP?
In più, in un Continente, secondo il vostro modello paradigmatico, la cui la popolazione fosse intenta ad odiare ferocemente il mare? Certo: Fantozziane fantozzitudini, son le vostre!
Ma, è così miserevole il parolare con cui dipingeste il vostro “aggiornato sapere”, che reputo vi meritiate si dica di più, a vostro riguardo, circa l’elaborato da voi pubblicato overseas! Eccovi accontentati!
«L’ossidiana […] fu, forse, la causa principale della venuta dell’uomo primitivo in Sardegna», G. Lilliu, 1963, la civiltà dei Sardi, pag. 6!
Ebbene voi, fantozziani ricercatori d’america (il minuscolo è d’obbligo), avete la pretesa dopo oltre mezzo secolo, di sostituire perfino l’avverbio indicante dubbio, con aggettivo (“certo”) che garantisce indiscutibilità al vostro pensiero, senza prendervi la briga di spiegare al vostro esaminatore (che accettò supinamente tale stupidità) il fondante insindacabile motivo atto a garantire verità alla vostra dichiarazione!
Poveri voi! Che per iniziare la vostra attività postuniversitaria, avete scelto proprio il piede zoppo!
(ja sikit)
Chiedo venia all’attento lettore per questa necessaria digressione.
RispondiEliminaSì, dolorosamente, necessaria! Perché vedonsi sempre più invasi, anche i blog più seri (offerti da persone in buona fede, ma totalmente a digiuno di preistoria e storia antica della Sardegna), di articoli che inneggiano, quasi, a questi resoconti fantozziani di sardità, soprattutto ove sian provenienti da università straniere, europee e di tradizione anglosassone! Ehmbé! Dal forestiero c’è sempre da imparare!
Tali componimenti, invece, sono eseguiti da autentici ignoranti, in ambito preistoria e storia antica della Sardegna! I quali MAI POSERO PIEDE IN SARDEGNA PER ANNI, onde addivenire attraverso una attenta, lunga e profonda ricerca personale sul campo, alla stesura completa ma esaustiva, di un lavoro di ampio rispetto! Questi lavori, ben al contrario, sono invece il frutto delle letture di pubblicazioni “ciclostilate da decenni” da studiosi d’area sarda! I quali ultimi “studiosi”, mai ritennero utile aggiornare CON LA PROPRIA PERSONALE APPLICAZIONE, i vecchi modelli appassiti! Fine della necessaria digressione.
Vediamo ora d’applicarci e concludere sulla eventuale provenienza sarda della Signora Predolin Francesca! (ja sikit)
Solo oggi ho potuto leggere questo bellissimo articolo sui genetisti "falsari" (ci mancavano loro!) , come sempre Mikkelj ha ben circostanziato e talmente arricchito di riferimenti l'articolo da renderlo inoppugnabile (non capisco quindi le critiche segnalate da Mikkelj). Anch'io son rimasto sconcertato dalla superficialità, non so quanto voluta, di questi studiosi, ma ho trovato ancora più offensivo il giudizio espresso dal nostro esimio conterraneo Prof. Lilliu e stupito dal fatto di non averne trovato traccia nei commenti che mi hanno preceduto. Ringrazio Mikkelj per questo bel lavoro ed attendo gli ulteriori sviluppi sulla vicenda della Signora Predolin (anche per me ha una faccia da sarda). Salude e trigu
RispondiEliminaSono andato a riprendermi Kircandesossardos e rivedo a pag 162 una sintesi delle Aree , compresa Francia, di ritrovamenti di ossidiana....non vedo Montpellier ma ammetto di aver "ripassato" di corsa. Per quanto riguarda Lilliu non mi esprimo...conosco di Lui solo quel che si dice, credo di aver piu volte tentato la lettura di "La civiltà Nuragica" rimediandone solo immancabili sbadigli
RispondiEliminaHo trovato questo studio online , non so se sia già di Vostra conoscenza:
RispondiElimina'Le vie dell'ossidiana dalle isole al continente. Il caso della Sabina e della Valle dell'Aniene' PIERO CERULEO
Cito alcuni passaggi:
-A partire dagli anni 60 si è avuto un notevole progresso nello studio della provenienza dell’ossidiana con l’introduzione di nuovi metodi scientifici e sono state sviluppate tecniche analitiche capaci di individuare il giacimento geologico di origine corrispondente ad un artefatto ar-cheologico.
-Le ricerche compiute da numerosi studiosi mostrano che esistono almeno nove fonti geologiche sarde di ossidiana, delle quali sicuramente cinque furono sfruttate nel-l’antichità e queste ultime sono state denominate: SA-SB1-SB2-SC1-SC2 (Tykot 2002)
Il tipo di ossidiana SA
si presenta
in situ
presso Conca Cannas, a nord-est di Uras. È nera e vetrosa e spesso molto traslucida e appare in forma di noduli con il dia-metro medio di cm 10-15.In Sardegna questo tipo di ossidiana è stato ritrovato in circa 40% dei manufatti fino ad ora analizzati. In Francia e nell’Italia settentrionale, il tipo di ossidiana SA è decisamente il tipo di ossidiana sarda più comune (85%), ma in Corsica esso rappresenta meno del 5% dell’ossidianaanalizzata
La più antica evidenza per l’occupazione di un’isola nelMediterraneo viene dalla Grotta di Corbeddu (Oliena), inSardegna dove resti di attività umana sono stati trovati inlivelli datati tra 14500 e 12500 B.P. mentre un livello me-solitico è datato 9120 ±380 B.P.
Tali ritrovamenti suggeriscono che i viaggi per mare ele relazioni a lunga distanza tra la terraferma la Sardegnae la Corsica (all’epoca un’unica terra a causa dell’abbassa-mento del livello del mare)
pdf scaricabile qui
http://www.academia.edu/2376395/Le_vie_dellossidiana_dalle_isole_al_continente._Il_caso_della_Sabina_e_della_Valle_dellAniene
cito
RispondiEliminaTali ritrovamenti suggeriscono che i viaggi per mare ele relazioni a lunga distanza tra la terraferma la Sardegnae la Corsica (all’epoca un’unica terra a causa dell’abbassa-mento del livello del mare) cominciarono molti millenniprima che l’ossidiana dell’isola egea di Melos trovasse lasua strada a verso la Grotta di Franchthi nella terrafermagreca.All’inizio del Mesolitico il livello del mare salì signifi-cativamente raggiungendo il livello attuale circa 8.000 cal.B.C. (Tykot 1999)
«Al fine di ottenere più informazioni circa la cronostratigrafia di Grotta Corbeddu, nel 1993 venne approfondito il sondaggio (aperto nel 1984, ndr). La profondità raggiunta è di cm 645,5 rispetto al riferimento e vi contammo 53 distinti livelli. Non è ancora certo se abbiamo raggiunto il fondo dei sedimenti delle argille rossastre oppure no; ulteriori scavi lo accerteranno. Dalla profondità di 4 metri in avanti, i fossili di cervo diminuiscono, ed i due metri al di sopra del fondo del nuovo sondaggio (cioè circa, da 31.600 a 48.000 anni fa, ndr) sono caratterizzati dalla dominanza di fossili di Prolagus sardus. In quasi tutti i livelli fu trovato del carbone (la qual cosa è, proprio in un luogo come quello che è quì descritto, dimostrativa di una continuativa presenza umana, ndr). La parte prossimale di una prima falange umana fu scoperta in uno strato ad una profondità di cm 343 rispetto al punto di riferimento».
RispondiEliminaM’ero riproposto di prendere significativi spezzoni dell’elaborato e, sottopostili a vostra attenzione, sollecitare il lettore a darne una sua lettura critica. Ma la Signora Predolin prese tutto lo spazio per sé! Tuttavia, non voglio privare voi e me del piacere di riproporre almeno questo passaggio che, in termini di testimonianza tangibile, cioè immediatamente evidente, della presenza dell’uomo nella Grotta Corbeddu, travalica di ben molto i 22.000 anni del Massimo Glaciale Ultimo, cui è riferito il momento in cui ebbe a vivere il Sardo di cui si rinvenne solamente «la porzione prossimale della prima falange di mano, destra o sinistra che fosse». Ora, il lettore disattento cui dedico questo scritto (che prego si armi di pazienza onde compenetri il senso del mio discorrere) tenga presente la fig. “Grotta Corbeddu, Sala 2” presente nell’elaborato.
Ebbene, la relazione del gruppo di lavoro del Sondaar (pubblicata in Rivista di Scienze Preistoriche, XLV, anno 1993, da p. 243 a p.251) alla pag. 245, in seno al paragrafo “La stratigrafia”, così variamente recita: A) - «Le differenze tra i profili stratigrafici del sondaggio (1) e della trincea principale (2) non sono rilevanti». Appena poi, la relazione fa riferimento allo “strato 3”. Il lettore sappia che la figura suddetta, nella sua parte sinistra, evidenzia il sondaggio (1); la sua rappresentazione grafica in figura, è composta di tre sezioni longitudinali che si dispongono dall’alto in basso: la prima a sinistra riguarda la sua composizione fisica o materiale che dir si voglia (terriccio, sabbia, breccia o argilla); la seconda (larga circa un terzo della precedente) è solo una indicazione numerica per farci comprendere la individuazione (secondo una logica di scavo) dei vari strati incontrati nel penetrare il suolo, cioè nello scavare, che son chiamati: 1.1, 1.2, 2 e 3; la terza sezione (chiaramente la più larga) riferisce delle indicazioni sullo scavo come profondità in centimetri: che dall’alto, indicati al margine destro, sono: 100, 200, 300, 400, 500, 600, essendo questa ultima indicazione, segnata a cm 45,5 al di sopra del fondo raggiunto dal sondaggio; all’interno di tale ultima sezione, sono sistemate anche due indicazioni temporali con i margini di errore, che afferiscono proprio allo “strato 3” richiamato supra: 30.700 (+ 1200/ - 1000) e 42.000 (+3000/ - 2000). (ja sikit)
La relazione, continua poi così: B) - «al di sotto della breccia (che, presentata nella sezione a sinistra, è quella parte che si mostrata con tantissimi “triangolini”) lo “strato 3” comprende argille di colore rosso. Nella trincea principale (indicata come 2, in figura, ndr) un forte accumulo di resti fossili di Megaloceros cazioti è contenuto in questo strato. Tale accumulo, come è noto (Sondaar et alii, 1986 e 1991; Klein Hofmeijer et alii, 1986, 1992, 1993), è stratificato in 15 orizzonti sovrapposti e tra loro distinti, che sono stati individuati con chiarezza mediante lo scavo microstratigrafico (cioè il sondaggio 1, mostrato in figura, ndr).
RispondiEliminaLa relazione, continua subito dopo così: C) - «La gran parte di tali orizzonti SONO INTERPRETATI COME SUPERFICI DI AZIONE ANTROPICA (cioè caratterizzati dalla incessante presenza e lavorio dell’uomo, ndr!), in base alla disposizione dei resti faunistici, alla loro selezione, alle tracce rilevate su alcune categorie di reperti».
Per allargare questo orizzonte di pensiero, a beneficio d’una più chiara visione del Mondo della Grotta Corbeddu, si dirà quanto segue.
Nel merito della trincea principale 2 (come può vedersi dalla figura già ricordata) sono stati datati momenti dello “strato 3”, i cui i più vetusti arrivano fino a circa 16.000 anni fa! Ebbene, l’analisi degli ossi di Megacero ivi rinvenuti, son definiti “anche” in questo modo (da G. Klein Hofmeijer et alii, “la fine del Pleistocene nella Grotta Corbeddu in Sardegna”, in Rivista Scienze Preistoriche, XLI, 1-2 – 1987-88, pp. 29-63, p.38): «[…] per spiegare l’abbondanza delle ossa di cervo si possono avanzare tre ipotesi: che essi rappresentino i rifiuti della macellazione, oppure che testimonino una pratica rituale o infine che siano in relazione ad un laboratorio per la lavorazione dell’osso. Il fatto che le ossa non siano rotte è in contrasto con la prima possibilità e anche le incisioni e i tagli non sono localizzati dove dovrebbero essere nel caso di resti di macellazione. Neanche l’ipotesi rituale è del tutto convincente; solo i crani maschi parzialmente lavorati e la posizione particolare di alcune ossa potrebbero suggerirlo. La terza ipotesi è, a nostro avviso, la più probabile e cioè che le ossa venissero lavorate sistematicamente in un’area specializzata. La grande abbondanza di mascellari di giovani cervi può essere spiegata dal fatto che esse sono molto adatte come utensili: sono forti e le cuspidi dei denti sono (ancora) aguzze. La presenza di piccoli frammenti ossei e di frammenti di smalto tra le cuspidi sembra convalidare l’ipotesi dell’uso delle mascelle di giovani adulti come strumenti. […] Un buon esempio di prodotto finale è costituito dalla tuberosità di una tibia trovata nella sala 2 all’interno dello strato 2, dove scarsi sono i fossili di cervo. Questo frammento attirò la nostra attenzione perché non era possibile spiegarlo con una rottura naturale. Le tibie trovate nel sottostante strato 3 sono state lavorate in modo tale che lo scopo finale deve certamente essere stato la separazione della tuberosità dalla tibia. […] In conclusione, sulla base delle quantità e delle proporzioni quantitative, del tipo di ossa, delle evidenze tecnologiche e della distribuzione areale dei resti faunistici nello strato 3 della sala 2, ci sembra ragionevole l’ipotesi che in tale strato siano contenuti i resti di un laboratorio per la lavorazione dell’osso». (ja sikit)
Bene. Il segnalare (anche supra), ed evidenziare in grassetto quanto esposto dal Sondaar: «[…] i due metri al di sopra del fondo del nuovo sondaggio (1, ndr) (cioè circa, da 31.600 a 48.000 anni fa, ndr) sono caratterizzati dalla dominanza di fossili di Prolagus sardus» nella sua relazione riepilogativa, ritenni fortemente necessario. Ma, dopo il richiamo alle considerazioni degli anni 1987-88 in merito all’analisi dei resti di Megacero, risulta fondamentale!
RispondiEliminaPerché si comprenda più appieno, essere la presenza dei resti di Prolago, PROPRIO IVI RAGGRUPPATI, certamente riconducibile al concomitante uso degli stessi spazi da parte dell’uomo!
Pertanto, mi son voluto prendere la libertà di mettere in evidenza (ciò che una relazione scientifica non può riportare per iscritto, ma che gli scienziati avranno verosimilmente espresso verbalmente al loro interno) come assuma una buona dose di attendibilità il rimarcare che:
A GROTTA CORBEDDU, VI SIA STATA UNA PRESENZA UMANA, ALMENO A FAR DATA DA 48.000 ANNI FA!
mikkelj
Uau! Vero.... Lo aveva già detto ma la signora ci ha distratti!
RispondiEliminaMa in questa grotta quindi si continua scavare oppure si butta li un take sasso e su scappa? Sul negli anni 80 si affermavano tali cose , nel 2017 che dicono gli Archeosacerdoti?
Ho grossi problemi di tastiera....
EliminaNo, non si scava! Purtroppo! Per fortuna!!
RispondiEliminamikkelj
Caro Attento Lettore, questa è una nota di servizio (che esula, e me ne scuso sentitamente, dal culturale presente contesto).
RispondiEliminaEssa è divenuta necessaria e urgente, per comprendere cosa accada nei dintorni ed all’interno del Nostro Amato Salotto: maimoniblog.
Il presente Salotto, al pari di qualsiasi BLOG, viene gestito in termini informatici e telecomunicativi, da azienda specializzata, che in questo caso è chiamata BLOGGER (vedasi a fondo pagina la relativa dicitura: Powered by Blogger).
Ebbene, caro lettore, avrai ben visto e controllato spesso anche tu, le classifiche poste a piè di pagina, che mostrano l’andamento dinamico della preferenza manifestata sui vari contributi, dal visitatore del blog:
- in fondo a sinistra abbiamo: Post popolari: ultimi 30 giorni
- in fondo a destra vediamo: Post popolari: ultimi 7 giorni
La nota si palesa pertanto con la seguente domanda:
«come si spiega che il bel post di Gigi Sanna, con evidenziata la tavoletta di Tziricotu (la A1, se non vado errato), che è andato in onda il 2 luglio 2016, quindi QUASI UN ANNO FA, si trovi INOPINATAMENTE a far parte, ED IN TESTA alla sottostante classifica CHE ENUMERA SOLTANTO I POST VISIONATI IN “QUESTI” ULTIMI 30 GIORNI»?
Il sottoscritto, e parimenti le persone (le quali sentitamente ringrazio) che mi avvisarono dell’anomalia, saremo infinitamente grati a chi volesse fornire una ragionevole risposta.
mikkelj
La risposta di Piero Giuseppe è giusta e spiega le “anomalie” degli accessi ai vari articoli.
EliminaNon mi spiego però certi pregiudizi e certe obiezioni... che mi danno un po' di fastidio.
Non vedo dove sia il problema relativo al numero di accessi... qui non si fanno gare.
Vediamo ora d’applicarci e concludere sulla eventuale provenienza sarda della Signora Predolin Francesca! Essendo la presente la seconda dichiarazione che pare intendere essere in procinto d’iniziarsi il conclusivo discorso.
RispondiEliminaOnde cercare di procedere in comunione con chi desidera affiancarsi, ponendosi in aiuto del tracciare il giusto cammino, per quanto mi riguarda, osserverei un andare per tappe.
Prima tappa – la prima indicazione fornitaci dalla Predolin, in merito a sua discendenza, fu la seguente: «ma veramente il nonno di mio nonno da parte di mio padre era di Verona»!
Ehmbé! E, vi pare poco?
Verona – Vicenza 45 km
Verona - Brescia 60 km
Verona – Sardagna 70 km
Se ne può discutere?
mikkelj
Riprendiamo il normale scorrere dei commenti, invitando a non puntualizzare su argomentazioni che poco hanno a che fare con l'articolo. Non intendo dar voce ad illazioni di alcun genere che possano intorbidire la limpidezza di questo blog. Nessuno, ripeto NESSUNO qui si permette di mettere i bastoni tra le ruote a nessuno! Per tanto basta con le polemiche.
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