vedi: Pietra su pietra- terza parte
Muridina nei dintorni di nuraghe Zroccu
Sito n° 3 - nuraghe Zroccu
di Paulilatino
Nuraghe Zroccu è nascosto alla vista; non si vede dalla strada
provinciale che da Bonarcado porta a Paulilatino, né dall'alto, essendo
nascosto da fitta ed alta vegetazione.
Da vicino si avverte subito la dissonanza rispetto alla classica costruzione nuragica. Il perimetro di base ha forma grossomodo quadrilatera, così pure il rialzo superiore realizzato con pietre di piccole dimensioni. Di dimensione inadeguata sono pure le pietre di base, poste comunque senza dar cura alla mutua connessione tipica della costruzione nuragica: 1 su 2; che determina (nella costruzione nuragica) armonia ed equilibrio statico lì dove il masso superiore scarica il suo ed il peso che si accolla, su due sotto di esso. Qui, invece, le pietre risultano accatastate le une sulle altre, in certi casi quasi impilate le une sulle altre, senza armonia.
La sommità di nuraghe Zroccu
Particolare della muratura di base
Girando attorno all'edificio ci coglie di sorpresa un varco nella
muraglia: un accesso che immette all'interno della costruzione; anche qui però
le pietre sono di piccola mole, l'architrave pure. All'interno, sulla sinistra
si apre una nicchia, come quelle che vediamo nei corridoi di tanti nuraghe; più
avanti il corridoio immette in un piccolo vano la cui volta è crollata. Forse
siamo all'interno di un protonuraghe, o forse qualcosa di diverso. La memoria va a Monte
D'Accoddi; anche quell'altare reca al suo interno un vano risalente al primo
impianto. Che sia anche questo un altare? L'interrogativo potrà scioglierlo
solo uno scavo archeologico.
L'accesso a nuraghe Zroccu
Attorno al monumento è sparsa una quantità considerevole di
muridinas. E' difficile individuarle tutte dall'alto; per tanto sarebbe un
azzardo trovare connotazioni di carattere astronomico senza un
rilievo topografico.
Sito n° 4 – Cumuli di Goronna - Paulilatino
Lungo il percorso che conduce alle tombe di
giganti di Goronna ci siamo imbattuti in quattro cumuli di pietre veramente
imponenti; con inconscio stupore li abbiamo esaminati; dopo pochi minuti
abbiamo proseguito alla volta di Goronna.
Una volta in cima al piccolo rilievo: poco
meno di 30 metri di dislivello dal piano dei cumuli, abbiamo esaminato le
tombe: splendide e imponenti nella fattura, ma in pessimo stato di
conservazione. Tutt'attorno, tra tombe e alberi, cumuli di pietre di forma
rotondeggiante sono disseminati un po' a caso, ma tutti concentrati su quel piccolo pianoro; dove poco distante, sul ciglio rivolto a nord, è segnalato il nuraghe Goronna.
Non credo ai miei occhi... dov'è il
nuraghe?! Un enorme mucchio di pietre troneggia in mezzo alla vegetazione, dal
quale, quasi aggrappato, si snoda dai
suo fianchi un possente muro ciclopico che con esso è un tutt'uno. Piccole
pietre quelle del nuraghe Goronna, troppo piccole per consentire l'edificazione
di un nuraghe. Sembra piuttosto un altare; già, un altare dal quale si
vedrebbero i tre cumuli a valle, se i pochi alberi interposti non né
impedissero la vista... chissà, forse quando le strutture furono edificate il
paesaggio era diverso; d'altronde basterebbe ben poco per rendere visibile il
“nuraghe” dai cumuli dislocati poco più in basso.
***
Nella
valle sotto Goronna abbiamo individuato 4 cumuli di grandi dimensioni,
contraddistinti dai numeri 2, 3, 4, 5 di Fig. 7.
I cumuli
2, 3 e 4 sono quasi in linea, disposti equidistanti tra loro ad una distanza di
circa 158 m.
Guardando
dall'alto i quattro cumuli, si avverte immediatamente una composizione
armonica; infatti facendo perno sul cumulo 3, la circonferenza che passa per i
cumuli 2 e 4, passa pure per il cumulo 5.
Il dato è interessante perché se i quattro
cumuli sono vincolati tra di loro in tal modo, significa molto probabilmente
che ciò è intenzionale e mi invita a verificare un possibile orientamento
astronomico legato a questi. Lo studio del sito mi induce a prendere in
considerazione un quinto elemento: l'anomalo “nuraghe Goronna” denominato “1”
in fig. 9, che, per la sua peculiarità e posizione predominante, parrebbe punto
di mira dei cumuli a valle; a tal proposito si tenga conto del fatto che, come
si può vedere nella immagine riportata in Fig.10, l'azimut di levata e
calata del sole, e in generale di un qualsiasi astro, è condizionato dai
rilievi montuosi che si frappongono tra l'osservatore e l'orizzonte al livello
del mare.
Fig. 10
In
particolare, in fase di levata si ha un incremento angolare, mentre si ha un
decremento in fase di calata rispetto all'orizzonte al livello del mare.
Ciò dimostra che il paesaggio è parte integrale dell'orientamento
astronomico; e secondo noi proprio il “nuraghe Goronna”, che fa parte della
linea di orizzonte locale, fu scelto quale punto di mira per marcare la
calata di particolari stelle. Di certo ciò non è dovuto a mera coincidenza, ma fa
parte di un vero e proprio progetto; tenendo, altresì, in debito conto che la visibilità
di un astro[1] è
condizionata dalla distanza dell'osservatore dal punto di mira (che può
diventare ostacolo alla visuale). In sostanza più l'osservatore è distante dal
punto di mira, tanto più l'altezza angolare tende a zero.[2]
In tale situazione, evidentemente, gioca un ruolo importante la distanza tra l'osservatore e il segnale mirato; osservatore che volendo prendere un punto di mira univoco per
più allineamenti, necessariamente deve poter variare distanza e posizione
rispetto a quest'ultimo. Un cerchio di 158 metri di raggio, evidentemente, dava
modo di procedere in tal senso.
Vediamo
ora angolo azimutale e altezza all'orizzonte locale di possibili orientamenti:
1° allineamento: cumuli 2-1 azimut di 188°42' per
un'altezza di 4° 29' distanza 424 m
2° allineamento: cumuli 3-1 azimut di 209°15' per
un'altezza di 4° 20' distanza 435 m
3° allineamento: cumuli 4-1 azimut di 224°56' per
un'altezza di 3° 55' distanza 516 m
4° allineamento: cumuli 4-5 azimut di 299°07' per
un'altezza di 3° 07'
5° allineamento: cumuli 5-4 azimut di 119°07' per
un'altezza di 1° 05'
Si noti
che non è stato preso, volutamente, in considerazione l'allineamento 5-1, in
quanto esso non è compatibile (come vedremo in seguito) con la costruzione del
sistema[3];
ad ogni modo le coordinate di questo allineamento sono: azimut 192°19' per
un'altezza di 3°39'.
La simulazione col programma STELLARIUM restituisce
i seguenti dati per la data del 1450 a.C.:
1° allineamento (2-1): compatibile con la calata
di αcrux, stella alfa della costellazione della Croce del sud,
magnitudine 1,25. Coordiante: Az. 188°42' Alt. 4°40'.
La stella
per quell'azimut era più alta rispetto all'orizzonte locale di 0°11'.
2° allineamento (3-1): compatibile con la calata
di γcrux, stella gamma della costellazione della Croce del sud,
magnitudine 1,55. Coordiante: Az. 209°15' Alt. 4°11'.
La stella
per quell'azimut era più bassa rispetto all'orizzonte locale di 0°09'.
Per tanto l'azimut corrispondente ad
un'altezza di 4°20' è di 208°57', ossia 0°18' di differenza.
3° allineamento (4-1): compatibile con la calata
di Adhara, stella epsilon della costellazione del Cane Maggiore,
magnitudine 1,50 (di fatto Adhara, dopo Sirio, è la stella più luminosa della
costellazione del Cane Maggiore). Coordiante: Az. 224°56' Alt. 4°10'.
La stella
per quell'azimut era più alta rispetto all'orizzonte locale di 0°15'.
Sempre con
STELLARIUM si deduce che in quella data si poteva assistere alla calata di
questi astri nella seguente sequenza:
a partire dal 21 dicembre si assisteva per la prima volta, nell'arco di alcune ore:
-
alla
calata di Adhara attorno alle
ore 3:00 (allineamento 4-1)
-
alla
calata di αcrux alle ore 5:15 (allineamneto 2-1)
-
alla
calata di γcrux alle ore 7:00 poco prima dell'alba (allineamento 3-1)
La calata delle tre stella nell'arco della stessa
nottata si sarebbe vista fin verso la prima decade di aprile, dopo questa data Adhara
calava prima che calasse il sole. Man mano svaniva αcrux (prima decade
di maggio) ed infine γcrux a fine maggio.
Prendiamo
ora in considerazione l'allineamento 4-5 e il suo reciproco,
l'allineamento 5-4; il primo
è compatibile con l'orientamento al tramonto del solstizio d'estate, mentre il
secondo di sicuro non è orientato all'alba del solstizio d'inverno. Il motivo sta nel fatto che nel
1450 a.C. Il tramonto del solstizio d'estate avveniva per quell'altezza dell'orizzonte locale (alt. 3°07') ad un azimut
di 299°06'[4],
in perfetta coincidenza con la realtà
dei luoghi, mentre l'alba del solstizio d'inverno avveniva per quell'altezza
dell'orizzonte locale (alt. 1°05') ad un azimut di 122° 37'[5].
Questo
dato esclude a priori l'intenzione del duplice orientamento, visto che il
divario al solstizio d'inverno tra direzione dei cumuli 5-4 (119°07') e azimut
di levata del sole (122°37') è pari a poco più di 6,5 diametri solari
apparenti, che è fuori da qualsiasi tolleranza.
Fig. 13 – alba al solstizio
d'inverno 2017 – immagine elaborata da Google Earth
Dal punto
di vista antropologico possiamo notare che gli orientamenti individuano una sequenza temporale significativa, data
dal tramonto del sole al solstizio d'estate, e successivamente dalla calata
(morte) di tre stelle di prima grandezza, in concomitanza dell'alba al
solstizio d'inverno (rinascita), che ritualizzano il momento della morte e
successiva rinascita in un luogo, il piccolo pianoro di Goronna, dedicato alla
sepoltura. La presenza, su quella collina, di tre tombe di giganti potrebbe
dimostrare, a nostro avviso, che quel rito auspicante rinascita sia dedicato
proprio a chi in quelle tombe fu tumulato.
***
E' giunto
il momento di definire le modalità di realizzazione del sistema, che segue un
ben preciso ordine che di fatto ha imposto la numerazione da noi adottata per
la individuazione delle “muridinas”.
L'ordine
di esecuzione è vincolante in alcune fasi, pena l'impossibilità di realizzare
il sistema.
-
Prima
fase.[6]
Fu individuato e costruito per primo il cumulo “1” di Goronna, che divenne
fulcro di un sistema di allineamenti, per la sua posizione predominante
all'orizzonte visto dalla sottostante vallata.
-
Seconda
fase.[7]
Fu scelto il vertice “2” dal quale si poteva assistere alla calata di αcrux.
-
Terza
fase.[8]
Fu scelto il vertice “3”, che divenne centro della circonferenza di raggio
"3-2”, dal quale si poteva osservare la calata di γcrux. Si noti che
l'allineamento 2-1 è quasi tangente alla circonferenza (vedi Fig.9). Il dato
dimostra che sicuramente fu imposto il vertice “2” prima del vertice “4”, in quanto il margine di tolleranza
angolare è talmente piccolo per il vertice ”2” che nel caso si fosse partiti
dal punto diametralmente opposto, si sarebbe corso il rischio di dover spostare
il centro “3” verso Goronna per riuscire a posizionare il vertice "2" lungo la
linea del cerchio.
-
Quarta
fase. Fu individuato l'allineamento 4-1 lungo il cerchio[9].
Qui vi era la possibilità di individuare in modo indifferente il vertice “4a”
oppure il “4b”.
Evidentemente
scelsero la prima soluzione, come si evince dalla figura 14. Il vertice lungo
la linea circolare, con tutta evidenza ha un margine di sicurezza di poco più
di 5° fin verso il limite della tangente, tale da scongiurare il rischio che
l'allineamento risultasse fuori dal
cerchio.
-
Quinta
fase[10].
Alla fine fu individuato l'allineamento 4-5, per il quale vi era un ampio e
sicuro margine di posizionamento lungo la circonferenza (vedi Fig.15).
-
Poco
sopra abbiamo affermato che l'allineamento 5-1 non è compatibile con il sistema
e ciò è dovuto al fatto che la posizione del vertice “5” è subordinata a quella
del vertice “4” e del vertice “3” che sono due dei tre nodi del sistema[11].
Per tanto non è possibile che il vertice “5” sia allineato intenzionalmente al
nodo “1”[12].
La
sequenza cronologica qui descritta dimostra che il sistema richiese sicuramente
un progetto, benché solo mentale.
***
Naturalmente per poter affermare che i tre
allineamenti stellari siano inquadrabili nel 1450 a.C. è necessario verificare
eventuali coincidenze in altre date con altre stelle di prima grandezza,
ottenendo il seguente risultato:
orientamento
orientamento orientamento 1-5
(alt. 4°29) 2-5 (alt. 4°20') 3-5 (alt. 3°55')
anno 2500 a.C Fomalhaut nessuna nessuna
anno 1700 a.C. Rigil Kent (*) γcrux (*) Adhara
(*)
anno 1450 a.C. αcrux γcrux Adhara
anno 950 a.C. Hadar nessuna nessuna
anno 750 a.C. Mimosa nessuna Shaula
Kaus
australis (*)
anno 1000 d.C. Regor nessuna nessuna
(*) Compatibile
Fig.16
Si rileva
una compatibile (non precisa) corrispondenza in azimut e altezza all'orizzonte
nel 1700 a.C., nella calata di Rigil Kent, γcrux e Adhara, con la medesima
sequenza temporale registrata per αcrux, γcrux e Adhara nel 1450 a.C. (orientamenti 4-1,
3-1, 2-1).
Sostanzialmente si rimarca:
anno stella azimut altezza
altezza orizzonte reale 188°42' 4°29'
1450 a.C. αcrux 188°42' 4°40' (+0°11')
1700 a.C.
Rigil Kent 188°42' 5°51' (+1°22')[13]
altezza orizzonte reale 209°15' 4°20'
1450 a.C. γcrux 209°15' 4°11' (-0°09')
1700 a.C. γcrux 209°15' 5°31' (+1°11')[14]
altezza orizzonte reale 224°56' 3°55'
1450 a.C. Adhara 224°56' 4°10' (+0°15')
1700 a.C. Adhara 224°56' 3°35' (-0°20')
In ragione
di quanto esposto si ritiene che la data più probabile in cui inquadrare
l'evento e la costruzione dell'intero sistema sia il 1450 a.C.
***
Nello
studio non sono stati esposti calcoli probabilistici che soddisfino la condizione
di intenzionalità del sistema descritto. Non di meno riteniamo che i numerosi
vincoli riscontrati nel “sistema” soddisfino ampiamente la prima condizione
suggerita dalle linee-guida” (protocollo) tracciate da Bradley E. Schaefer,
professore di astronomia e astrofisica dell'università della Louisiana, il
quale ha suggerito tre condizioni che possano soddisfare l’intenzionalità di un
allineamento astronomico e che sono state ampiamente accettate dalla comunità
scientifica:
1. deve
essere statisticamente significativo, almeno a 3 σ sopra l'ipotesi nulla
(l'orientamento casuale), dove σ rappresenta la deviazione standard.
2.
devono
essere presenti prove archeologiche di intenzionalità.
3. devono
essere presenti evidenze etnografiche o paletnologiche del valore simbolico che
quel determinato allineamento comporta.
Per quanto
riguarda la seconda condizione riteniamo che la presenza del cosiddetto nuraghe “Goronna”, che è parte
essenziale del “sistema” di orientamenti; cumulo, quello di Goronna, che
sovrasta tre tombe di giganti lì adiacenti, una quarta tomba alla base della
collina di Goronna e una quinta poco più a ovest, rendono di fatto quel luogo
un'area sacra e prova archeologica di intenzionalità.
La terza
condizione è suffragata da situazioni simili, con la presenza del cerchio più o meno palese (vedi la parte terza di questo articolo), e benché di epoca più remota, il circolo megalitico di Is circuìttus di Laconi, dove ritroviamo orientamenti
solstiziali assieme a orientamenti a particolari stelle; nonché il sito eneolitico
di Monte Baranta che risulta orientato al tramonto del solstizio d'estate; anche lì è presente un simbolico recinto di pietre di forma ellitica. Come vedremo nel prosieguo del presente studio, troveremo altre evidenze simili a
quella di Goronna in altri siti, ascrivibili probabilmente a età nuragica, dove si rileva
concomitanza di orientamenti solstiziali ed equinoziali con orientamenti a
particolari stelle in particolarissime condizioni astronomiche.
Conclusioni
Ci sembra
che nulla in questo sito possa essere dettato dal caso.
Quello qui
descritto è a tutti gli effetti un osservatorio astronomico; gli elementi del
quale fanno parte di un “sistema” ipervincolato, visto che i cumuli 2, 3, 4, 5
sono elementi di un cerchio simbolico (probabilmente lo stesso simbolismo che
troviamo nel ben più materiale cerchio
del sito di Nuraghe Crabia di Narbolia[15]);
e se è vero, come pensiamo che sia, quanto affermato dagli studi del Professor
Gigi Sanna, quel cerchio nella civiltà nuragica aveva il significato di “luce”.
Non di meno
è ipervincolata la posizione del “nuraghe" Goronna, essendo esso punto di mira
di tre cumuli a valle, dai quali si potevano osservare nel 1450 a.C. tre stelle
di prima grandezza nel momento della loro calata, visibili in sequenza solo
a partire dal 21 di dicembre: solstizio d'inverno. E' fin troppo chiara
l'allusione alla condizione di morte e rinascita che l'evento suggerisce;
stessa allusione che ritroviamo nell'allineamento 3-4: tramonto al solstizio
estivo (lento inizio della morte solare), secondo una connotazione temporale che difficilmente è dovuta al caso; che
vuole dopo l'evento solstiziale, la calata (morte) in sequenza delle tre stelle
in concomitanza del solstizio d'inverno
(rinascita). Per tanto il rito ribadisce a più riprese di essere legato al
concetto di morte e risurrezione.
In ragione
di queste considerazioni si può, con buona probabilità, pensare che i cumuli di
Goronna siano una sorta di altari sui quali è possibile si praticassero riti
legati a morte e rinascita all'interno di un cerchio virtuale nascosto, ma ben
presente.
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[1] In generale qualsiasi oggetto
posto oltre un ostacolo, benché possa essere più alto dell'ostacolo stesso,
potrebbe non essere visibile se l'osservatore più basso dell'ostacolo è a
ridosso di quest'ultimo.
[2] Queste precisazioni, benché
possano essere superflue per coloro che hanno dimestichezza con l'argomento,
sono tese a far capire, per quanto possibile in modo facile, l'argomento a
coloro che hanno poca o nessuna competenza. In ragione di quanto spiegato, se i
cumuli 1 e 2 fossero stati, per ipotesi, ad una distanza di 10000 m dal segnale
di Goronna, l'altezza angolare al punto di mira “1” sarebbe stato di 0°9'48”,
mentre dal punto di osservazione 2 sarebbe stato di 0°9'53”; con uno scarto di
soli 0°0'05” d'arco tra i due orientamenti, contro i reali 0°09'. Ciò dimostra
che la distanza dell'osservatore dal punto di mira determina in termini
probabilistici la possibilità o meno che un evento abbia probabilità nulla
relativamente all'altezza angolare.
[3] Nel caso specifico definiamo “sistema”
il complesso costituito dai cumuli di pietra disposti in modo geometrico e
orientati astronomicamente.
[4] Nel 2017 avviene ad un
azimut di 298°33', ossia con uno scarto di -0°33'.
[5] Nel 2017 avviene ad un azimut di
122°01', ossia con uno scarto di -0°36'.
[6] La prima fase è sicuramente in
sequenza vincolata alla preventiva osservazione della calata di quelle tre
stelle, avvenuta in un congruo lasso di tempo.
[7] Nella seconda fase era possibile
individuare in modo indifferente l'allineamento 2-1 o l'allineamento 4-1. Gli
aggiustamenti sarebbero avvenuti operando sulla distanza (a corto raggio)
sull'allineamento 3-1.
[8] La terza fase è sicuramente in
sequenza vincolata, in quanto il vertice “3” oltre a essere punto di
osservazione è pure centro della circonferenza.
[9] E' appena il caso di descrivere
le modalità di costruzione del cerchio; che sicuramente non avveniva, date le
sue dimensioni, nella interezza della figura geometrica, ma seguendo
probabilmente un metodo efficace quanto teoricamente semplice. Posto un palo
nel vertice “3” questo fungeva da fulcro di un compasso di corda, al capo
opposto della quale si individuava la distanza 3-2. Spostandosi sul lato
diametralmente opposto si capiva se l'orientamento 4-1 cadeva dentro o fuori
dal cerchio, nel secondo caso bastava spostare il centro del cerchio lungo
l'allineamento 3-1 per ottenere un cerchio di raggio maggiore e di conseguenza
un adeguato margine di tolleranza, che nel caso specifico risulta essere di
oltre 5°.
[10] La quinta fase è sicuramente in
sequenza vincolata in quanto il vertice “5” è punto di mira per l'osservazione
del tramonto al solstizio d'estate.
[11] In nodi del sistema sono i vertici
“1” blu, “3” giallo e “4” rosso.
[12] Ciò sarebbe potuto succedere solo
ammettendo di iniziare la sequenza stabilendo quale nodo iniziale il vertice
”5”.
[13] 1°22' corrisponde a più di 2,5
diametri apparenti del sole. La calata avveniva ad un azimut di 195°00'
(+6°18').
[14] 1°11' corrisponde a 2,20 diametri
apparenti del sole. La calata avveniva ad un azimut di 211°26' (+2°11').
Cari Stefano e Sandro,
RispondiEliminaho visto che, non ostante l’estate, sono ormai parecchie centinaia i lettori della IV parte del resoconto delle vostre escursioni, su e giù per nuraghi e muridinas.
Nessuno però ha commentato, mentre io volevo farlo sin dal primo giorno e mi sono trattenuto a forza di volontà.
Mi sembra di aver capito che suggeriate l’idea che in Sardegna ci siano ben più di una ziggurat, fossero anche meno imponenti di quella di Monte d’Accoddi.
C’è da dire che, mentre Monte d’Accoddi viene datato almeno al 3200 a.C., questo di Goronna risalirebbe al massimo al 1450 a.C., altrimenti saltano gli allineamenti che avete proposto.
Un bel salto nel tempo quei 1700 e passa anni, senza contare che la data supposta per Goronna resta pienamente dentro l’età dei Nuraghi, allorché si avevano altre modalità di culto.
Mi è capitato di vedere altri esempi di allineamenti, perlopiù realizzati tramite perdas fittas, mentre questi registrati nel vostro studio fanno riferimento a muridinas di oltre 20 metri di lato o diametro, un dato che rende di difficile interpretazione le misurazioni che riportate, in quanto potrebbero variare, e di molto, a seconda del punto della muridina che viene preso in considerazione (centro, tangente esterna con l’immaginaria circonferenza, ecc.).
Devo dire anche che queste quattro muridinas prese in considerazione, sono solamente alcune di quante ne esistono sul pianoro. Solamente queste quattro sono state elevate in situ di proposito, mentre la localizzazione delle altre è da imputarsi al caso?
Quando parlate del nuraghe, che ora non è visibile dal pianoro delle muridinas a causa degli alberi che gli sono cresciuti intorno, raccontate di un enorme ammasso di pietrame, mica di un menhir facilmente individuabile come riferimento. Ora, logica vuole pensare che il nuraghe già fosse là perché venisse utilizzato per traguardare il tramonto di alcune stelle, dunque non sembrerebbe un mirino granché preciso da utilizzare allo scopo. Essendo così largo il mirino e cosi espansa la muridina da cui ci si poneva a traguardare, è probabile che anche la data relativa alla possibilità di visualizzazione sia espansa di conseguenza: non dunque il 1450, ma una fascia ben più larga, tipo 2000/1200 anni a.C., a titolo esemplificativo. Senza contare, se ho ben compreso il metodo delle misurazioni, che l’altezza medesima del nuraghe-mirino è coinvolta, relativizzando gli esiti dei tempi del fenomeno descritto, rispetto alle stelle considerate.
E poi, se si tratta di culto della rinascita, nel complesso è presente l’allineamento al solstizio d’estate (il Sole che inizia a morire giorno dopo giorno), ma manca proprio quello del solstizio del “Sole invitto”, quello appunto della rinascita periodica e perenne.
Quanto alla muraglia che prende piede proprio dal fianco del nuraghe, è curioso ma ne ho visto una simile sul lato nord della Giara. Anzi di muri/muraglie ne partono più d’una e servono, in apparenza, a delimitare i tancati. Quello a ridosso del burrone, a prima vista sembrerebbe eretto, ma proprio alla buona, perché uomini e bestie non precipitassero giù inavvertitamente nelle notti buie. Non so se hanno orientamenti particolarmente significativi, ma, essendo al limite del burrone, dovei convenire che anche il dirupo ha gli stessi allineamenti.
Come al solito mi tocca fare l’avvocato del diavolo: mentre voi volete beatificare un sito, a me tocca insinuare qualche dubbio sulla sua santità.
Inoltre mi sembra che alla passione e all’entusiasmo abbiniate una sorta di fervorino che complica le cose, come quando un poliziotto s’immagina il colpevole di un reato e poi si mette alla ricerca degli indizi che corroborino la sua precedente intuizione.
Certo mi piacerebbe molto di più parlarne di fronte a un bicchiere d’acqua fresca di fonte (o frisca de mizza), e spero non mancherà l’occasione: più ci accalderemo nella discussione, più acqua berremo. E l’acqua fresca di fonte, dice chi la vende in bottiglie, scioglie gli umori amari e non so cos’altro ancora. Debbo dire che io dovrei iniziare la cura...
Francu le tue perplessità sono legittime. Tutte le obiezioni e domande che poni, e altre che non hai posto, forse per non esagerare e passare per un “rompi”, le abbiamo affrontate, messe alla prova e risolte. Ce ne fossero “rompi” come te; a quanto pare sono in vacanza o forse ritengono che il sistema che qui proponiamo sia troppo sofisticato per essere vero. Ma basta pensare al fenomeno luminoso del nuraghe Santa Barbara o quello ben più complesso del pozzo di Sant'Anastasia di Sardara, per rendersi conto che quanto qui studiato fosse alla portata di quelle genti.
RispondiEliminaPer quanto riguarda il parallelo con Monte D'Accoddi è solo un accostamento formale, nulla di più. Spetta all'archeologia datare “nuraghe” Zroccu. Per contro non abbiamo mai accostato “nuraghe” Goronna a Monte D'Accoddi.
Alla seconda obiezione rispondo che: da geometra nonché collega di quei geometri ante litteram, ho pensato che se devo tracciare un cerchio in qualche modo, individuo dei punti ben precisi sul terreno di dimensioni piuttosto limitate (un palo di 10 cm di diametro?!), addosso a questo, inizio ad accatastare pietra su pietra tutt'attorno per realizzare un altare-muridina; poi magari penso di realizzarlo di grandi dimensioni per soddisfare esigenze logistiche o cultuali (che noi non conosciamo evidentemente); ciò non toglie, a prescindere dalle dimensioni delle muridinas, che molto probabilmente il punto di vista era al centro di esse e non in un punto qualsiasi o sul bordo. D'altro canto, ad esempio, nell'allineamento 4-5, spostarsi dal centro della muridina “4”di 2 m a destra o sinistra, comportava una differenza d'angolo di 0°25' d'arco, la quale differenza non influisce un gran che nella visione percepita del sole che cala.
Alla domanda: “Solamente queste quattro sono state elevate in situ di proposito, mentre la localizzazione delle altre è da imputarsi al caso? “ ti rispondo che eventuali altre muridinas potrebbero essere anche recenti e risultato di spietramento; oppure antiche ma con altra funzione... chissà!
Per quanto riguarda “nuraghe Goronna”, la sommità del cumulo non doveva avere un diametro superiore ai 6,00 m e, come supposto per il posizionamento degli altri cumuli, si ritiene che il punto da traguardare fosse il centro del segnale. Dalla distanza minima di 424 m (allineamento 2-1), l'angolo compreso tra le due tangenti: destra e sinistra, è inferiore ad 1°; ma non è questo il dato da prendere in considerazione; quanto il fatto che comunque sia all'interno di quel 1°, che viene percepito comunque come una distanza (sommità del cumulo), riesco a individuare approssimativamente (a occhiometro) la mezzeria con uno scarto minimo.
Ecco che, se mettiamo delle regole dettate dal buon senso, si capisce che l'orientamento era ben preciso. E non la sto buttando lì a caso per avvalorare lo studio; ma rimando il tutto allo studio del circolo megalitico di Is circuìttus”, nel quale anche lì ho dovuto necessariamente presumere (e non solo io, ma chiunque lo abbia studiato), che gli orientamenti fossero riferiti al centro dei singoli massi; se ti prendi la briga di verificare lo scostamento angolare che puoi trovare nei vari allineamenti di quel circolo, ti renderai conto che esso è superiore ad 1 grado.
Certamente il “nuraghe” essendo parte integrale della linea d'orizzonte locale, di fatto influisce sulla calata degli astri presi in considerazione; ed è proprio questo uno dei particolari fondamentali dell'intero sistema.
Francu, quando asserisci che: “ma manca proprio quello del solstizio del “Sole invitto”, quello appunto della rinascita periodica e perenne”; forse ti è sfuggito che, benché non sia oggetto di allineamento reale l'alba del solstizio d'inverno, questo è celebrato, in modo dissimulato forse, dalla calata nella stessa notata di quelle tre stelle in concomitanza del solstizio d'inverno; e solo in quella occasione.
In ogni caso, quello che mi preme qui ribadire è che bisogna vedere il “sistema”, perché è un sistema, dal punto di vista probabilistico. Quante probabilità ci sono che quel sistema sia frutto del caso? Io ritengo: NESSUNA.
RispondiEliminaPer il resto, penso che non mancherà occasione questa estate di discuterne, davanti a una bella birra sarda, per quanto mi riguarda; perché un proverbio napoletano recita “L´acqua `nfraceta `e bastimenti a mare”.