Segue da : Pietra su pietra - quarta parte
Sito n° 5 – nuraghe Santa Marra di Busachi
Nuraghe
Santa Marra, completamente nascosto dalla vegetazione, sembra voglia lasciar la scena a quei cumuli di pietre che lo attorniano. Girando attorno al nuraghe si contano poco meno di 20 muridinas, alcune di esse presentano una piccola
rampa (fig.2a e 2b) , che consente l'accesso in sommità; alcune di esse presentano la depressione riscontrata in altre muridinas (Fig.3).
Fig. 2a
Fig 2b
Fig. 3
Il recinto in muratura ciclopica
Fig. 4
Fig. 6 – coppella
Fig. 7a
Fig. 7b
Fig. 8
Fig. 9a
Fig. 9b
L'evidente maestosità del sito e il carattere mistico che emana quando, in silenzio, lo si percorre, fa da contrappunto alla imponenza del nuraghe complesso che, possente, lo sovrasta.
L'atmosfera surreale che si respira nel sito di nuraghe Santa Marra è motivo di questo studio, perché le sensazioni che si avvertono percorrendolo e studiando i tanti particolari, ci fanno intuire riti religiosi. La memoria torna ai siti di Goronna e Crabia di Narbolia; al sito di Maymoni, al nuraghe Santa Barbara di Villanova Truschedu e, più lontano nel tempo, ai siti di Is circhuìttus e Monte Baranta.
I dati, i numeri.
Mai come questa volta, le sensazioni sono state foriere della presenza, in un sito nuragico, di un complesso sistema astronomico nascosto; tanto nascosto che solo le moderne tecnologiche messe a nostra disposizione potevano svelare. Senza l'ausilio di queste tecnologie (Google Earth), sarebbe stato quasi impossibile scoprire alcunché, a meno di essere in possesso di pesanti indizi probanti da giustificare un rilievo topografico; rilievo che comunque avrebbe dovuto seguire una lunga e laboriosa trafila per ottenere le necessarie autorizzazioni, senza per altro avere la sicurezza di ottenere risultati di un certo interesse.
Abbiamo parlato di sensazioni; si badi che queste non nascono dal nulla ma sono il risultato di esperienze precedenti, occhio allenato a cogliere certi particolari, che per i più passano inosservati e forma mentis dedicata ad intendere e considerare in un certo modo la realtà.
Dall'esame del sito (Fig.10) si evince che:
Abbiamo parlato di sensazioni; si badi che queste non nascono dal nulla ma sono il risultato di esperienze precedenti, occhio allenato a cogliere certi particolari, che per i più passano inosservati e forma mentis dedicata ad intendere e considerare in un certo modo la realtà.
Dall'esame del sito (Fig.10) si evince che:
- I cumuli 3, 4, 5 sono in linea con un orientamento di 123°40' ed un'altezza dell'orizzonte locale di 1°32'; queste coordinate verosimilmente denotano l’alba locale al solstizio d’inverno. Il 21 dicembre 2017 il sole è ad un azimut di 123°04' col disco solare completamente visibile[1], ma nel 1200 a.C. nelle medesime condizioni esso era posizionato ad un azimut di 123°39'.[2]
- I cumuli 5 e 6 hanno un orientamento di 91° 23’ con un’altezza dell’orizzonte locale di 1° 01’ che verosimilmente denota l’alba locale agli equinozi (91°)[3].
- I cumuli 5, 7 e 8 sono in linea ed hanno un orientamento di 62° 30’ con un’altezza dell’orizzonte locale di 3° 53’; e verosimilmente denotano l’alba locale al solstizio d’estate. Il 21 di giugno 2017 il sole sorge ad un azimut di 62° 43’ col disco solare completamente visibile[4], ma nel 1200 a.C., nelle medesime condizioni, esso era visibile ad un azimut di 62°12'.[5]
- Prendiamo ora in considerazione la congiungente i cumuli 2 e 1; questa ha un orientamento di 324°45’ con un’altezza dell’orizzonte locale di 1°15'. Le coordinate sono compatibili con la calata di Vega (azimut 325°20' alt. 1°16') attorno al 1200 a.C.. Lo scarto azimutale è di soli 0°35'.
- Spostandosi sul cumulo 3, la congiungente col cumulo 1 ha un orientamento di 37°25’ per un’altezza dell’orizzonte locale di 1° 49' che verosimilmente denota la levata della stella Arturo (azimut 38°18' alt. 1°44') 1h 35’ dopo la calata di Vega.
E'
possibile che questi due ultimi orientamenti fossero legati all'incipiente
arrivo dell'inverno; infatti attorno alla data del 31 di ottobre del 1200 a.C.,
alle ore 18:15 si assisteva alla calata eliaca di Arturo (azimut 322°23') e
alle 23:28 alla calata di Vega (325°20'). Dopo 1h e 35', ossia il 1
novembre alle ore 1:03' si sarebbe vista levare Arturo (azimut 38°18'), mentre
alle ore 5:55' si sarebbe assistito alla levata eliaca di Vega (azimut 35°30').
Per tanto nell'arco di tramonto e successiva levata del sole, e solo attorno
a quella data, si sarebbe assistito a calata e levata delle due stelle;
connotate da un azimut posizionale, sfalsato tra le due stelle mediamente di
2°56'; azimut che comunque rientrava, nel 1200 a.C., all'interno dell'angolo di visuale
compreso tra tangente destra e tangente sinistra della muridina “1”.
E'
possibile che questa coincidenza non fosse sfuggita a quelle popolazioni,
dedite alla contemplazione e lettura delle stelle, che la sfruttarono
probabilmente per i loro presagi e convincimenti.
Fig.11
Non pensiamo si possa parlare di casualità per quanto riportato in nota (6) e visto che il secondo cerchio (quello interno) fissa la posizione di due cumuli “4” e 7” che sono vertici intermedi degli orientamenti 3-4-5 e 5-7-8 (alba dei due solstizi), che hanno fulcro nel vertice “5”. In sostanza di due cerchi sono strettamente vincolati dai due orientamenti.
Continuando
nella esposizione rileviamo che il vertice “5” è origine dell'orientamento
(5-6) che individua l'alba degli equinozi. Da ciò ci sembra di poter auspicare
che, chi realizzò questo sistema volesse enfatizzare la natura di alcuni cumuli
rispetto ad altri e manifestare (non certo a noi ma alla sua divinità) il
proprio intento di glorificazione di certi momenti legati al simbolismo
iconografico nascosto, estremamente nascosto; ossia l'auspicio della rinascita
(alba) legato al simbolismo dei due cerchi concentrici (il cerchio simbolo
nuragico della luce; due cerchi simbolo della doppia natura divina: M/F,
sole/luna).
Se ciò non bastasse altri due vertici (2 e 3) che
fanno sempre parte della prima circonferenza (quella esterna) assieme al vertice 1 (fulcro), denotano due
orientamenti particolarissimi, che riteniamo siano scientemente realizzati,
essendo indirizzati a calata e levata di due astri: Arturo e Vega,
luminosissimi (Arturo magnitudine -0,06, Vega di magnitudine 0,04); di certo possiamo attribuire a questi due astri un significato
antropologico, avanzando l'ipotesi che essi fossero visti quali
messaggeri divini, stante il fatto che evidentemente questi erano ben
conosciuti (chissà con quale nome) e oggetto di venerazione perché in stretto rapporto
con la divinità luminosa per eccellenza: il sole.
Ricapitolando, nel sito nuragico abbiamo individuato cinque
elementi:
-
due
cerchi concentrici virtuali
-
un
orientamento all'alba del solstizio d'inverno
-
un
orientamento all'alba del solstizio d'estate
- due
orientamenti relativi a levata e calata di due stelle particolari che
annunciavano in quella data conformazione astronomica, l'incipiente arrivo
dell'inverno e di conseguenza, come a Goronna, l'annuncio del solstizio
d'inverno.
-
Infine
un orientamento agli equinozi.
Tutti gli elementi sono
reciprocamente e strettamente vincolati gli uni con gli altri; tanto da poter
escludere la mera casualità.
Ricostruzione
Naturalmente corre l'obbligo di ricostruire
le fasi salienti del sistema astronomico qui descritto, che sembrerebbe sia
stato concepito dopo la costruzione del nuraghe, benché nulla vieti che il
centro fosse stato posizionato prima della sua costruzione. Le
fasi costruttive seguono una tempistica, ipotetica per certe fasi, che possiamo definire "interscambiabili", scrupolosamente puntuale in altre, dove non c'è alcuna alternativa (ad esempio nella pratica costruzione del cerchio).
1°
fase: Fu individuato il centro “O” dei due cerchi concentrici[7]
e posizionato presumibilmente per primo il vertice “1” (punto di mira e fulcro
di due successivi orientamenti).
2°
fase: fu individuato sul cerchio esterno il vertice “2” (punto di vista: la muridina è provvista di rampa d'accesso in sommità), dal
quale si poteva osservare nella direzione 2-1 la calata di Arturo prima e di
Vega dopo. Subito dopo fu individuato il vertice “3” (punto di vista: anche questa muridina presenta la rampa di accesso in sommità) dal quale si poteva
osservare, alcune ore dopo la calata, la successiva levata delle due
stelle.[8]
3°
fase: E' possibile che dal vertice “3” fu individuata la direzione dell'alba al
solstizio d'inverno e posizionati i vertici “4” e “5”; il primo sul cerchio
interno (più piccolo), il secondo sul cerchio esterno.[9]
4°
fase: Dal vertice “5” che assumerà la funzione di punto di vista (anche questa muridina presenta la rampa di accesso in sommità), furono individuati: il vertice “6”
(punto di mira) orientato agli equinozi e i vertici “7” e “8” che definivano
l'orientamento all'alba del solstizio d'estate.
Studiando le fasi dal punto di vista
cronologico, ci si rende conto che il sistema ha inizio con i due marcatori
stellari: Arturo e Vega (orientamenti 2-1 e 3-1), che preannunciano il
solstizio d'inverno (3-4-5). In seguito
procede verso l'equinozio di primavera (5-6) ed infine verso il
solstizio d'estate (5-7-8); il tutto all'insegna del cerchio, simbolo luminoso
che abbiamo avuto modo di incontrare nel sito di Crabia di Narbolia e quello di
Goronna.
Abbiamo sottolineato la presenza della rampa d'accesso in sommità nelle muridinas 2, 3 e 5, che sono, tutti, punti di vista degli orientamenti rilevati... solo un caso? Oppure possiamo ipotizzare che queste fossero usate quali altari praticabili?! Sta il fatto che tutte le altre muridinas presenti nel sito, ad eccezione di quella rettangolare (muridina A), sembra non presentino rampa d'accesso in sommità.
Abbiamo sottolineato la presenza della rampa d'accesso in sommità nelle muridinas 2, 3 e 5, che sono, tutti, punti di vista degli orientamenti rilevati... solo un caso? Oppure possiamo ipotizzare che queste fossero usate quali altari praticabili?! Sta il fatto che tutte le altre muridinas presenti nel sito, ad eccezione di quella rettangolare (muridina A), sembra non presentino rampa d'accesso in sommità.
Fig. 12a - muridina 2
Fig. 12b - particolare della muridina 2
Fig.13 - particilare della muridina 3
Fig.14a - muridina 5
Fig. 14b - muridina 5
Toponomastica
Santa
Marra o Mara...non esiste alcuna santa che porti tale nome; però nell'Antico
Testamento leggiamo di Noemi, che si diede il nome di “Mara”[10]
In
ebraico םָרָּה significa
“tristezza, dolore”[11]
che deriva dalla radice םָרַר che significa “essere amaro”. Null'altro ci sentiamo
di estrapolare e/o avanzare per ipotesi.
Conclusioni
Abbiamo indagato un sito ritenuto speciale ancor prima del nostro intervento. Qui abbiamo indagato il carattere astronomico di nuraghe Santa Marra, che nella stringente logica geometrica e topografica ha dato modo di individuare il carattere religioso del sito nuragico, legato probabilmente alla concezione ciclica di morte e rinascita. Un sito da indagare in modo puntuale dal punto di vista archeologico e antropologico. Per quanto ci riguarda abbiamo cercato di dare il nostro contributo, lì dove la disciplina trattata ci è congeniale.
Conclusioni
Abbiamo indagato un sito ritenuto speciale ancor prima del nostro intervento. Qui abbiamo indagato il carattere astronomico di nuraghe Santa Marra, che nella stringente logica geometrica e topografica ha dato modo di individuare il carattere religioso del sito nuragico, legato probabilmente alla concezione ciclica di morte e rinascita. Un sito da indagare in modo puntuale dal punto di vista archeologico e antropologico. Per quanto ci riguarda abbiamo cercato di dare il nostro contributo, lì dove la disciplina trattata ci è congeniale.
[1] Il dato angolare è riferito
all’altezza del sole quando esso è completamente visibile (diametro
apparente del sole 0° 32’ 31”); ossia, il bordo inferiore del disco solare è sulla linea dell'orizzonte locale.
[2] Una verifica sull'allineamento
5-4-3 dimostra che esso non è orientato
al tramonto al solstizio d'estate; perché per l'angolo reciproco: azimut di
303°40’, rileviamo un’altezza
dell’orizzonte locale di 1°53’; ed il tramonto al solstizio d'estate avviene ad
un azimut di 299°47'.
La data in cui inquadrare l'evento: 1200 a.C., è dettata dalle coordinate delle due stelle: Arturo e Vega più avanti esaminate, che proprio in quel periodo assumevano la posizione definita dagli allineamenti che le contraddistinguevano: 2-1 e 3-1. La scelta di trattare prima gli orientamenti solari è dettata dalla più veloce estrapolazione del dato; così non è per la individuazione, nello spazio e nel tempo, delle due stelle.
La data in cui inquadrare l'evento: 1200 a.C., è dettata dalle coordinate delle due stelle: Arturo e Vega più avanti esaminate, che proprio in quel periodo assumevano la posizione definita dagli allineamenti che le contraddistinguevano: 2-1 e 3-1. La scelta di trattare prima gli orientamenti solari è dettata dalla più veloce estrapolazione del dato; così non è per la individuazione, nello spazio e nel tempo, delle due stelle.
[3] Idem come alla nota 1.
[4] Idem come sopra
[5] Prendendo in
considerazione l'angolo reciproco, osserviamo che per l'azimut di 242°43’
(allineamento 8-7-5), rileviamo
un’altezza dell’orizzonte locale di 0°. L'allineamento è incompatibile
col tramonto al solstizio d'inverno che avviene ad un azimut di 238°38'
[6] Si noti che il primo cerchio è definito da quattro punti alla circonferenza e dal suo punto di
origine (centro O); mentre il secondo cerchio è definito da soli due
punti alla circonferenza, che parrebbero pochi per non considerare quest'ultimo casuale; però non è così, perché esso ha il suo centro in comune con il cerchio esterno, che lo vincola in modo stretto; ma prescindendo da
ciò, possiamo dire che se per definire
un cerchio quale risultato di un preciso intento intelligente è
necessario individuare almeno quattro punti alla circonferenza (perché per tre
punti casualmente disposti possiamo far passare una, benché solo una,
circonferenza); per definire il medesimo cerchio, col medesimo intento
intelligente, basta individuare il suo centro e soli due punti alla
circonferenza. Detto questo possiamo dire con buona sicurezza che i due cerchi
sono intenzionali.
[7] E' possibile che il centro fosse
posizionato sopra il nuraghe, benché come già detto, potrebbe essere questo
successivo alla realizzaizone del sistema astronomico. Dal punto di vista
concettuale, il dato temporale può influenzare il ruolo del nuraghe e di
conseguenza la sua mansione, in rapporto al rito li svolto; mentre dal punto di
vista meramente pratico nulla cambia rispetto al sistema astronomico, che
vedrebbe nel nuraghe o il fulcro del rito o solo una sovrapposizione di un
nuovo elemento religioso: il nuraghe, ad un altro: il sistema astronomico.
[8] Non a caso ho individuato prima
la calata e successivamente la levata delle due stella; il motivo sta tutto nel
simbolismo della rinascita e rigenerazione in un contesto che vedeva le due
stelle ricomparire all'orizzonte, solo poche ore dopo la loro “morte”.
[9] E' verosimile che la muridina 3 fosse punto di vista sia della levata di Arturo e Vega, sia della levata del sole in occasione del solstizio d'inverno, perché la muridina 4 sembra sprovvista di rampa d'accesso. Questo dato implica una serie di domande alle quali sarà difficile dare una risposta, perché influenzate da concezioni religiose e schemi mentali, in gran parte, a noi ignoti: perché i cumuli 4 e 7 giacciono sulla circonferenza interna? Perché i cumuli 6 e 8 sono esterni al cerchio? Perché gli allineamenti 2-1, 3-1 e 5-6 sono costituiti da soli due elementi, mentre gli allineamenti legati ai solstizi sono costituiti da 3 elementi?
Pietra su pietra si viene delineando una ipotesi che inizia a convincere. Complimenti per il lavoro.
RispondiEliminaE' un lavoro lungo e difficile; per alcuni aspetti, tutto da indagare. Il sito di Santa Marra è stato forse il più laborioso da studiare; ma di certo quello che più mi ha dato soddisfazione.
RispondiEliminaVedo con piacere che il lavoro inizia a convincere... finalmente; questo probabilmente perché stiamo producendo prove su prove... geometrie su geometrie, correlate a coordinate astronomiche significative. Non può essere dettato dal caso tutto questo.
// Abbiamo parlato di sensazioni; si badi che queste non nascono dal nulla ma sono il risultato di esperienze precedenti, occhio allenato a cogliere certi particolari, che per i più passano inosservati e forma mentis dedicata ad intendere e considerare in un certo modo la realtà//. Bene! Bravo Sandro. Che lavorone! Un notevole contributo scientifico per la comprensione del nuraghe come fabbrica 'religiosa -astronomica'. Quelle 'rampe', secondo me, sembrano dire tutto. E fanno riflettere (e molto) sulle muredinas del passato, che non sono i 'mucchi' pietrosi di avantieri e di ieri. A naso mi sembra che si possa sostenere che sia presente la cultura architettonica religiosa cananaica di Gerico riguardante la composizione del luogo del sacrificio per il sole, la luna e le stelle. Altare e rampa differiscono solo per ampiezza e una certa rifinitura di quest'ultima.
RispondiEliminaPian piano stiamo ricostruendo un mosaico che ha il suo fulcro nel rito ossessivo di morte e rinascita. Stiamo scoprendo complicati sistemi di osservazione degli astri, tutti diversi l'uno dall'altro, ma con lo stesso obbiettivo: celebrare la luce vitale e la sua ciclicità. Pochi giorni fa una nostra amica ci ha inviato la pubblicazione che riguarda un sito nuragico vicino Torralba, perché, benché non “mastichi” un granché di astronomia (a detta sua), le sembrava alquanto strana la planimetria del sito. Ebbene anche quel sito cela allineamenti “palesemente nascosti” legati a quelli che in questo articolo definiamo messaggeri divini.
RispondiEliminaC'è una mole di lavoro da occupare intere schiere di studiosi per anni; invece siamo qui, soli, senza il minimo contributo da parte di chi l'archeoastronomia la sbandiera in reboanti libri. Non sto chiedendo approvazione... sto chiedendo obiezioni! Con quelle si cresce, tutti, e se necessario si modifica o eventualmente si rifiuta una teoria.
Grande Sandro.......
EliminaLe obbiezioni? Se sei un innovatore serio e di talento, scordatele. E non sto a dirti il perché. Vai, comunque, e non allenarti per fare 'la gara di un giorno'.
RispondiEliminaObiezioni? Semmai suggerimenti, come il nuraghe Piscu di Suelli circondato di muridinas.
RispondiEliminaLa mia è stata una richiesta un po' provocatoria. Lo so benissimo che nessuno azzarderà alcuna obiezione significativa.
RispondiEliminaErgian, ho controllato su Google Earth il sito di nuraghe Piscu da te indicato, ma prima di fare qualsiasi ipotesi sulla presenza o meno di muridinas, è necessario fare un sopralluogo... non mi fido mai delle immagini.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaI quattro vertici: 1, 2, 3, 5 non formano un quadrilatero ciclico, perché manca l'allineamento 5-2; allineamento, quest'ultimo, impossibile a meno di pura combinazione. Questo risponde anche alla seconda e quinta domanda.
EliminaA riguardo della terza domanda, ritengo che muridinas e nuraghe potessero essere in mutuo collegamento, come il Crabia di Narbolia e, come vedremo, quello di Bauladu, ma nulla di più, almeno per quanto fin'ora studiato.
Cosa intende per asse del segmento 4-7, Il punto medio? Se così lo intende: in qualsiasi circonferenza il centro passa per il punto medio del segmento che unisce due punti alla circonferenza.
A riguardo della sesta domanda, non capisco cosa intenda per “determinazione di una direzione”, visto che l'orientamento alla levata o calata di un astro può essere individuato in modo semplicissimo posizionando un punto fisso di osservazione e uno fisso di mira, punto.
Per quanto riguarda gli orientamenti paralleli, nell'articolo riguardante il circolo megalitico di Is circuìtus, ho spiegato il metodo di esecuzione di tali orientamenti.
Per quanto riguarda le distanze, ritengo che quanto qui studiato sia indipendente da misure standardizzate, perché il sistema è legato a orientamenti astronomici, per tanto non poteva sottostare a precise misure convenzionali.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaMi spiace che il Signor Pintus abbia cancellato il suo commento, sostanzialmente costituito da sei domande, alle quali ho puntualmente risposto.
EliminaBenché le domande non siano più leggibili per volontà sua, le risposte chiariscono e puntualizzano certi aspetti dello studio.
In riferimento alla risposta del Signor Pintus (purtroppo anch'essa cancellata dall'autore), rispondo: “l'individuazione di quattro punti posti su un cerchio virtuale (visivamente non individuabile), implica consapevolezza e intenzionalità; affermare che quei quattro punti formano un quadrilatero ciclico, è solo un dato di fatto, non implica necessariamente consapevolezza e intenzionalità se non in casi particolari, come la realizzazione di un quadrato, un rettangolo, un rombo o un trapezio; ma in ogni caso sarebbero costruzioni arbitrarie, che direi, impossibili da collegare a orientamenti astronomici. Per tanto i quadrilateri ciclici non vi entrano per niente in questo sistema astronomico. Al contrario, la valenza del cerchio è alla base di questo sistema, perché legato al concetto di luce, vita e ciclicità.
Spero di essere stato esaustivo, Signor Pintus.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaPrima di tutto, complimenti per il grande impegno che ha richiesto l'indagine.
RispondiEliminaE, dato che sei convinto che "nessuno azzarderà alcuna obbiezione significativa", non sarò io a smentirti.
Mi chiedo, preso dalle tue sensazioni, se la rampa per salire su alcune muridinadas non servisse per l'accesso al fine di posizionare dei pali, tali che potessero affinare la mira verso significativi punti del firmamento, come tu hai detto, così da restringere ulteriormente l'angolo di visualizzazione, addirittura spaccando il disco solare nel mezzo, sia all'alba che al tramonto.
Quanto alle sensazioni e ai brividi che il sito genera nel visitatore accorto, ti dico solamente beato te che le hai provate.
Quanto al nome del nuraghe, potrebbe essere una incrostazione feudale e cristiana, perché se è vero che "santo è il sudore della fronte", santa sarà anche sa Marra, la Zappa, e, perché no?, il Piccone. Vai a vedere che nel raggio di qualche chilometro c'è pure il nuraghe Su Puccu se non proprio Santu Piccu.
A parte gli scherzi, noto come da parte nostra, Sardi odierni, si pensi spesso o troppo spesso ai nostri antenati come uomini e donne ossessionati dalla morte, quasi quanto o più di noi a cui è stato promesso un paradiso difficile e minacciato un inferno in discesa. E se quegli antenati avessero avuto per la morte una percezione più pragmatica, e non voglio dire cinica, perché consapevoli per esperienze dirette che la morte è parte essenziale della vita così come lo fu la nascita? Non che non fossero in grado di astrarre e di filosofare, ma erano legati fortemente e sin da piccoli alla manualità, al fare e al saper fare, evenienza che li avrebbe portati a guardarsi indietro a vedere ciò che avevano realizzato, molto più che di guardare avanti al buio di un futuro in cui, secondo le nostre opinioni al riguardo, non avevano nulla da fare, salvo che rimettersi nelle mani del destino, comunque lo si voglia chiamare.
Inoltre, il rimettere tutto alla "soberania", porterebbe ad escludere un loro pensiero religioso secondo cui dio è tra di noi, in mezzo a noi come la luce che ci inonda ed è dappertutto. Un dio dunque che è parte di noi, in quanto ciascuno è una piccola porzione di dio e tutti insieme ne formiamo l'interezza. Se ciò fosse verosimile, è probabile che avessero vissuto non tanto e non sempre a testa rivolta all'indietro a guardare i segni delle stelle, quanto a testa alta a intravvedere porzioni di dio nella faccia dei suoi simili.
Alle stelle guardavano quasi esclusivamente come noi oggi guardiamo all'orologio e al calendario, perché non servivano messaggeri, che fossero celesti o rosa poco importa, per comunicare con un dio in mezzo agli uomini.
Si pensi che anche Gesù l'Ebreo disse "Sarò con voi sino alla fine dei giorni" a voler significare che sta con noi, insieme a noi, tra di noi e non anni-luce distante a pensare a noi dietro il disco solare, dove pensiamo sia il paradiso, dove starebbe assiso alla destra del Padre a perdere il tempo che per lui neppure esiterebbe, in attesa che accada ciò che Lui ha deciso che sia.
Da non credere! Umanamente, s'intende.
Come Francu mi complimento con Sandro per la competenza, la scrupolosa cura nella descrizione dei luoghi, la precisione nei riferimenti astronomici a corredo della tesi esposta. E anche per la chiarezza espositiva: se uno si rivede qualcosa di astronomia, può anche capire davvero tutto, che non è poco.
RispondiEliminaSono rimasto però colpito da un altro aspetto che Sandro ha messo in evidenza, quasi in sordina: “L’evidente maestosità del sito … il carattere mistico … l’imponenza del nuraghe … l’atmosfera surreale … le sensazioni che si avvertono…”; l’ho già detto, sa scrivere e descrivere bene.
Luigi attribuisce la capacità di provare quelle sensazioni alle “esperienze precedenti … all’occhio allenato … “ e infine conclude con “beato te che le hai provate”, volendo significare così che son cose molto suggestive ma … soggettive, non proprio realistiche.
Anche Francu afferma che lui non è di quelli che si beano di provare quelle sensazioni.
Secondo me invece le sensazioni che Sandro descrive potrebbero essere considerate in modo un pochino più attento. Se penso al Leopardi che ascolta al di qua della siepe, non trovo così difficile che l’uomo entri par qualche attimo in sintonia con un altro livello del mondo circostante. E l’accusa di Gregorio Magno ai Barbaricini di essere adoratori di alberi e pietre, mi fa credere che i nostri predecessori non facessero altro se non quello che ha fatto Sandro: per qualche momento si ponevano idealmente sullo stesso piano di tutto l’esistente, piante e pietre comprese.
In tutti i paesi e anche nel mio ci sono luoghi, piante e pietre che emanano un qualcosa di particolare che tutti, indistintamente, riescono prima o poi a percepire, se quei luoghi frequentano con … spirito libero, con animo sgombro, come quando l’ipnotizzatore ti dice “rilassati, a me gli occhi!”. Non credo che i nostri amatissimi avi fossero imbecilli, non credevano ai miracoli ma sentivano o percepivano una forza inespressa della natura, anche delle pietre. Ospitone ha fatto una scelta dettata certamente da motivi poco religiosi e più politici (leggi sopravvivenza), comunque dalle mie parti si dice ancora oggi: non credo e non lasso andare.
Non ci siamo intesi, caro Michele.
RispondiEliminaIl mio "beato te che le hai provate" ha lo stesso senso di "Beato te che hai visto Venezia" o altra meraviglia. Non sono alieno a provare certe sensazioni, tanto è vero che molto di quello che scrivo è pieno di soggettività.
Quanto alle parole di Papa Gregorio, a me pare che non siano indizio di rispetto , né di ammirazione per l'intima religiosità dei Sardi, ma valgano quanto il famoso detto "Pinta la legna e portala in Sardegna", da cui usciamo con un profilo di minus habens.
Che poi "la forza inespressa della natura" sia più o meno percepibile è un'opinione, dal memento che io credo che l'uomo stesso come individui e tutti gli uomini come specie sono una forza della natura, non so quanto inespressa. Mi pare probabile che la parte di un tutto non riesca a percepire il tutto di cui è parte. Anche in modi e tempi differenziati, suppongo.
Non nasce per caso questo atteggiamento verso i luoghi che descrivo. Mi ricordo che fin da ragazzo, quando entravo in un nuraghe lo facevo con grande rispetto del luogo. Benché non conoscessi, allora, alcuna teoria che li spacciava per torri difensive, dimore di regnanti o altro, io avvertivo dentro di me una sensazione che, dandomi tranquillità, mi imponeva rispettoso silenzio. Per questo motivo, quando in seguito, studiando, leggevo di teorie che sostenevano il carattere religioso di questi edifici, non ho dovuto far altro che assimilarle e farle mie, perché in fin dei conti era quello che dentro di me ho sempre, inconsciamente, saputo. Badate, che comunque ho una mente di indirizzo tecnico matematico, che è sfociata in una professione che è si un lavoro, ma che pratico con grande entusiasmo. Un episodio mi piace ricordare: avevo forse 23 o 24 anni, andai nel Sinnis di Riola Sardo per eseguire un rilievo topografico per il quale era necessario individuare un particolare punto trigonometrico catastale; questo era ormai sepolto dalle dune di sabbia e inutilizzato da decenni. Non mi scoraggiai, feci stazione sul trigonometrico IGM di nuraghe Tradòri dal quale iniziai una piccola poligonale di avvicinamento al mio obiettivo. Arrivati al presumibile punto di posizione dissi al collega: il punto dovrebbe essere qui. L'emozione fu grande quando, sotto 20 centimetri di sabbia venne alla luce una croce incisa sul banco di arenaria.
RispondiEliminaQuesto episodio spiega il mio modo di approcciare i problemi, basato sul dato tecnico non certo sulle sensazioni e le emozioni... quelle vengono dopo.