Francu Pilloni
“Cunno
che vi ha nati!” esclamò ziu Peppangiulu, mentre portava gli asini
al pascolo.
Era
il 1942, tempo di guerra, tempo di tedeschi accorsi per parare lo
sbarco degli alleati in Sardegna.
Un
drappello di essi, con due carri armati, si era accampato sotto due
enormi querce a fianco delle vigne di Bingia de Ganellu.
Ziu
Peppangiulu era convinto che quelli uomini in elmetto d’acciaio
masticassero poco l’idioma quotidiano dei contadini e dei pastori
sardi, quindi pensò bene di esprimersi in italiano.
“Cunno
che vi ha nati!” ripeté ziu Peppangiulu, visto che gli era
sembrato che i soldati non l’avessero sentito o non gli avessero
prestato l’attenzione che, a suo parere, meritava il suo sforzo di
entrare in contatto coi forestieri.
Che
fosse rivolto agli asini o ai tedeschi, nessuno poteva dirlo con
sicurezza, perché era difficile penetrare la logica
dell’asinaio. Il
quale, e lo riferisco giusto per avere
un’idea dei suoi processi mentali, chiamava le asine, che un nome
proprio l’avevano avuto dalla nascita, col nome delle padrone di
casa, mentre gli asinelli rispondevano a quello del padrone. E quando
le asine affidategli da
una famiglia erano due, la più giovane si pigliava il nome di una
padroncina.
Appare
chiaro che l’italiano di ziu Peppangelu era intellegibile ai
tedeschi più o meno quanto
la parlata
locale, ma si deve riconoscere che uno sforzo non piccolo per farsi
capire l’aveva fatto.
Questo
fatto, che sentii raccontare quando ero ancora bambino, mi è tornato
in mente quando ho sentito una tedesca bella, bionda e importante -
si chiama
Ursula von der Leyen – parlare in italiano in un simposio italiano
di sabato scorso, denominato Stati Generali, anche se affollato di
tanti politici che, al massimo, paiono
Sottotenenti.
Ecco
che mi viene subito da chiedere, prima di tutti a me stesso: “Ma Giuseppi Conte e
la sua corte,
quando dicono
lockdown,
contact-tracing,
flashmob,
smart
working, green economy, gig economy, podcast, family-act
o altre
locuzioni dell’eloquio del comune cittadino, si stanno rivolgendo agli italiani o
agli amerikans?”.
Magari li legge pure Trump.
Che li capisca pure, è da vedere.
Magari li legge pure Trump.
Che li capisca pure, è da vedere.
Signor Francu,lei mi invita a correre comn questo suo scritto.Quando sento usare questi termini tedeschi,arabi,inglesi(non ci capisco nulla) mi si alza la pressione dalla rabbia,possibile ;la lingua italiana è così bella che i grandi capi hanno bisogno di usare questi termini"ostrogoti" e mi rifiuto di nominarli.Possibile che gli italiani hanno una forma di deferenza verso le altre lingue come noi sardi l'abbiamo avuta verso l'italiano?Tengo a precisare che ha iniziato a fregarci il "rignanese" o sbaglio?
RispondiElimina"Cunno" è l'italianizzazione che ziu Peppangiulu faceva del vocabolo sardo "cunnu". Infatti traduceva dal sardo "Cunnu chi s'hat nascidu".
RispondiEliminaCome si intuisce, cunnu è l'organo genitale femminile che, seppure i vocabolari traducano cunnus latino nell'italiano vulva, che è la parte esterna dell'organo, in sardo generalmente comprende tutto l'organo riproduttivo, ivi compreso l'utero (s'ubra in sardo).
Infatti, per indicare la sola parte esterna il sardo, almeno campidanese, usa un altro termine che qui le risparmio, il quale è usato anche come cognome in paesi del medio Campidano.
Esiste un modo di dire usato quando si vuole interrompere un dialogo e anche un'amicizia o relazione di qualsiasi genere: "Torradinci in su cunnu!", come a dire "rientra nel grembo di tua madre", ovvero "nasconditi alla mia vista".
Adesso è preso come un insulto, in altri tempi prò suppongo che fosse un augurio per un defunto. Rientrare nel grembo materno, quello della Grande Madre Terra, per avere l'opportunità di rigenerarsi. Se ci pensa, le sepolture in piena terra, prima con i cadaveri fasciati da un telo, poi in casse deperibili di legno, affidavano al potere germinativo della Terra l'opera di rinascita. Ma anche molto anticamente, cosa simulavano le Domus de gianas se non l'utero materno? allo stesso modo le Tombe di Giganti che erano sepolture collettive, ma anche il sepolcro di Gesù di Nazaret, avvolto nel sudario di lino. ecco che "torradinci in su cunnu" era l'augurio che il defunto avesse la possibilità di rientrare nel grembo della madre tramite il servizio di seppellimento e non finire, per esempio sbranato da un animale e consumato come pasto, ciò che avrebbe impedito quanto gli si poteva augurare.
E la fattura s'impingua!
Poichè in questo periodo di chiusua e non quella parola in inglese,ho risparmiato,per la fattura non ci sono problemi,sono una grande risparmiatrice,non tirchia,tengo a precisare.Mi dice come fa a sapere tutte queste cose? Lei è un mostro di cultura e questa mi affascina tantissimo,,,,,,,,,,; nel conto mi metta anche l'ultima notizia che mi ha stupito e mi ha confermato la mia ignoranza, la tomba dei giganti era una tomba collettiva,quante cose non so.Allora è disponibile a rimpinguare le sue tasche se le farò altre domande? Per ora la lascio in pace e la ringrazio di cuore,lei sa quanto amo la mia terra.,non sapevo
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