La rubrica di Maymoni

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domenica 11 dicembre 2022

Verrà il giorno... Il giorno è arrivato! La scrittura sarda di età nuragica trova riscontro nella scrittura arcaica in quel di Gerusalemme, in attesa del piombetto di Monte Ebal.


di Sandro Angei 

Vedi: Da monte Ebal La maledizione di yhw difende Tzricotu, perché, si sa, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.

Finalmente qualcosa si muove in ambito epigrafico e le nuove scoperte risultano edificanti per alcuni (noi) quanto sconcertati per altri; quelli che il Prof. Sanna definisce "negazionisti a doppio bullone".

Sono trent'anni ormai che qui in Sardegna si dibatte sulla scrittura sarda di età nuragica. L'Accademia non si pronuncia, i palafrenieri e porta vessilli vari, negano a spada tratta senza cognizione di causa, tanto meno di ragionevolezza, l'esistenza di questa scrittura; e intanto in quel di Gerusalemme saltano fuori delle scritte dichiaratamente proto-cananee, che di fatto smentiscono l'Accademia sarda, e i palafrenieri a vario titolo (palafrenieri che vanno dall'archeologo tutto-titolato - ma solo quello - al modesto tifoso, all'ultrà più pervicace, capace della più bieca ironia, che sfocia nella più ottusa delle ottusità (scusate il bisticcio di parole) messo di fronte all'evidenza dei fatti.

In area palestinese viene rinvenuta una piccola lamina plumbea con iscrizioni proto-cananaiche e proto-

sinaitiche. Lo scalpore nasce nel momento in cui viene individuato per la prima volta il nome di yhw scritto in mix proto-sinaitico e proto-cananaico. Di fatto lo "he" di yhw è scritto in forma antropomorfa. La stessa forma antropomorfa che ritroviamo nelle scritte sarde di età nuragica.

Fig. 1

Fig. 2

Si può pensare che, come dice il detto, "una rondine non fa primavera", ma di certo più "rondini", che vengono dall'area mediorientale, fanno la differenza tra un dubbio e lo scemare di quel dubbio.

Infatti basta fare un giretto per il web, e in particolare dentro quel guazzabuglio che è Facebook, per rendersi conto che tra insignificanti articoli lì postati e, ahimè, repellenti lordure, vi sono delle vere e proprie eccellenze. E' il caso della pagina Facebook del Prof. Gershon Galil. Si proprio lui: Professore di Studi Biblici e Storia Antica dell'Università di Haifa. Quello che ha interpretato ("ho avuto il grande privilegio di decifrare" dice lui) la scritta del piombetto di Monte Ebal.

In quella pagina di Facebook troviamo questa immagine (che a dire il vero la dobbiamo all'amico Mario Atzori, che l'ha rintracciata e postata sempre su Facebook).

Fig.3

L'immagine di Fig. 3 è relativa ad una maledizione incisa su pietra trovata a Gerusalemme presso la sorgente di Gihon ed è stata interpretata dal Prof. Gershon Galil, 



L'immagine di Fig. 4 mostra la traslitterazione in caratteri ebraici moderni dei grafemi espressamente definiti "proto-cananaici".
Si noti lo "he" antropomorfo.

Ma oltre a quella, abbiamo trovato un'altra immagine, quella di Fig. 5, che mostra un'altra formula maledicente, scoperta sempre nella Sorgente di Ghion, e interpretata dallo stesso Prof. Galil. Formula dello stesso tenore della prima e di quella del piombetto di Monte Ebal. Con la presenza prerò, all'interno della maledizione del nome di Ba'al. Per tanto questa è una scritta composta da uno scriba Cananaico, non certo Ebraico. Una scritta, nella quale campeggia una croce macroscopica tutta da interpretare, penso, dal punto di vista simbologico.

Fig. 5


Se ora andiamo ad analizzare le parole delle tre maledizioni, notiamo che sono sempre le stesse.
Nel piombetto di Monte Ebal vi sono riportate le parole:
ארור        maledetto
מת תמת    muori muori
יהו           yhw
oltre ad altre parole presenti nella scritta.

Nella scritta su pietra ritrovata nella Sorgente di Ghion vi sono riportate le parole:
ארור        maledetto
מת תמת    muori muori
שר           signore
ה              lui 
ער           città

nella terza scritta, sempre della Sorgente di Ghion, vi sono riportate le parole:
ארור        maledetto
מת תמת    muori muori
לבעל        per Ba'al
שר          signore
ה             lui
ער           città


In ragione di questo cliché, possiamo pensare che nel piombetto di Monte Ebal vi sia scritto, come d'altronde viene puntualizzato nella interpretazione data, אל יהו, perché nella traduzione in inglese vi è scritto: "Cursed, cursed, cursed - cursed by the God yhw, you will die cursed. Cursee you will surely die. Cursed by yhw - Cursed, cursed, cursed."

Si potrebbe pensare che questa interpretazione possa andare in conflitto con l'acuta individuazione del Prof. Sanna circa l'agglutinamento nello he di yhw che recherebbe scritto יל (YL). Ma alla luce di quanto viene ipotizzato dal Prof. Galil, che intravvede nelle due maledizioni della sorgente di Ghion a Gerusalemme (Fig. 3 e Fig. 5), una coabitazione di genti Israelitiche e genti Cananee nella città di Gerusalemme (come spiega nell'articolo linkato), non farebbe specie che lo scriba del piombetto di Monte Ebal, magari di fede Cananea, abbia voluto inserire nascostamente in modo corretto l'appellativo יל vicino a quello ebraico, palese, אל (sempre che nel piombetto vi sia in effetti scritto אל יהו).

La morfologia dei grafemi

In questo capitolo si vuole puntare l'attenzione su quello che l'Accademia sarda definisce, per voce di alcuni suoi membri, "guazzabuglio" nelle scritte sarde di età nuragica.
Notiamo in particolare nella immagine di Fig. 6 la diversa forma del resh all'interno della stessa scritta in caratteri proto-cananei qui studiata.
Le difformità risulteranno più evidenti nella immagine di Fig. 7.

Fig. 7

Si noti ancora un particolare.
L'immagine di Fig. 8 mostra, nel riquadro rosso, la parola ארור (maledetto) composta da un aleph  ben distinto dagli altri tre segni che sembrano del tutto uguali l'uno con l'altro.

Fig. 8

Cosa emerge da questo costrutto?
Emerge che non è importante tanto la forma dei grafemi, che per certi versi possono essere graficamente molto simili, ma è importante il contesto nel quale questi si inseriscono. Per tanto bisogna considerare alcuni aspetti nella interpretazione della scritta:
1 – la scritta è una maledizione
2 – essendo una maledizione deve essere il più possibile nascosta
3 – un modo per nascondere la formula magica è quella di renderla confusa ai profani, e in ragione di ciò si attua la strategia dei grafemi graficamente ambigui, assieme a una lettura in parte sinistrorsa, in parte destrorsa, ma anche dall'alto verso il basso, obliqua verso l'alto e obliqua verso il basso; e il tutto all'interno dello stesso scritto.
Per tanto se in ebraico “maledetto” si scrive ארור, risulta evidente che la sequenza logica indichi il valore fonetico di un dato grafema a prescindere dalla sua forma. D'altronde anche nel nostro alfabeto vi sono lettere che possono sembrare ambigue , come la d e la p che risultano semplicemente ruotate di 180° l'una rispetto all'altra o la b che risulta speculare rispetto alla d. Tanto che se prendiamo ad esempio la parola "maledetto" e per errore dovessimo scrivere "malepetto" o "malebetto", nessuno di noi avrebbe alcun dubbio nell'individuare il significato corretto della parola all'interno della espressione "che tu sia maledetto".

Ecco che ad occhi profani e poco adusi al "diverso", i grafemi di queste maledizioni risultano essere solo teste di bue, occhielli con codolo, croci, zig zag, in un intruglio caotico. Mentre agli occhi di un esperto, quale è il Prof. Galil, quei segni sono ben inquadrabili senza dubbio alcuno nel lessico a lui familiare.

Per tanto ad occhi assuefatti a leggere solo frasi secondo regole ben precise (moderne), che facilitano la lettura del testo, le frasi qui proposte sono composte in totale anarchia. Quell'anarchia che il Prof. Gigi Sanna da anni, ormai, indica come "metodo" scrittorio nella Sardegna di età nuragica. Anarchia scrittoria che ha fatto, e fa ancora ridere l'Accademia sarda, ma non fa sorridere, tanto meno ridere, l'Accademia israeliana, che di fatto la accoglie.
In ragione di ciò non può e non deve essere relegato nel "fantasioso" l'alfabeto sardo di età nuragica (Fig.9), altrimenti si dovrebbe tacciare di fantasia anche le interpretazioni del Prof. Galil.
Fi. 9
 Alfabeto sardo di età nuragica aggiornato al 2011.



Conclusioni
Alla luce di queste conferme in area Israeliana e Palestinese, dove non si nasconde, anzi si afferma, una coabitazione nell'antica città di Gerusalemme  di popolazioni Israelitiche con popolazioni Cananee, come si legge nell'articolo linkato. E', forse, proprio in quel momento storico che lo yhw Cananaico diventa lo yhwh Israelitico. Sarà quello il momento di una prima diaspora dei Cananei ad opera degli Israeliti, verso altre terre? Chissà, se ciò è avvenuto in maniera massiccia. Fatto sta che in Sardegna abbiamo i segni alfabetici di quella "diaspora".

1° Appendice in p.s.
   Dopo aver visionato il filmato qui linkato al minuto 3:04 possiamo affermare con buona ragione che nel testo del piombetto vi è scritto, come compare nella slide, El Yahu, ossia אל יהו, come da me ipotizzato nell'articolo. 
   Vi è da dire ancora, che i grafemi 'aleph ed he che compaiono sia all'interno che all'esterno della placca di piombo sono multiformi ossia, non seguono uno standard scrittorio (vedi minuto 3:29), ma i quattro 'aleph e i quattro he che vengo esibiti sono uno diverso dall'altro.
   In fine, al minuto 4:10 si mostra l'iscrizione sulla roccia della miniera L di Serabit el-Khadim, e in particolare il segno 'aleph  legato con un lamed.

2° Appendice in p.s.
   Dopo aver visionato il filmato qui linkato al minuto 8:32 possiamo affermare con buona ragione che nel testo del piombetto la parola אָרוּר non è scritta con quattro grafemi come nell'ebraico (come avevo ipotizzato nell'articolo qui linkato) ma, usando l'alfabeto proto-sinaitico, con un 'aleph (testa di bue) seguito da due resh due teste umane), ossia un trilittero scritto da destra verso sinistra. 

11 commenti:

  1. Gli Shardana e i Filistei vissero nel Libano meridionale in contatto con gli Ebrei. È molto probabile che acquisirono la conoscenza della scrittura usata dagli Ebrei. Alla fine dell'Età del Bronzo Finale furono costretti a lasciare quelle terre a causa dell'arrivo degli Assiri. Migrarono e quasi sicuramente arrivarono in Sardegna, dove conquistarono vaste aree sulla costa e all'interno (cagliaritano, oristanese, Marmilla, ecc.). Le scritte trovate in Sardegna (nome dato all'Isola dagli Shardana) sarebbero allora scritte degli invasori e non dei nuragici.

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  2. Anonimo = Antonio Crasto

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    1. Antonio Crasto, perché parli di invasori. Basta dire che in Sardegna arrivò la scrittura proto-sinaitica e proto-cananea. Come arrivò non lo sappiamo. Pensi che sia del tutto infondato che possa essere arrivata pacificamente tramite scribi sacerdoti, magari fuggiti dal loro paese come “ipotizzo” (bada bene “ipotizzo”) alla fine del mio articolo?
      Il punto è che in Sardegna si afferma in età nuragica una scrittura che fa uso di caratteri proto-sinaitici, proto-cananei, ugaritici e quant'altro, col passare del tempo. Una scrittura che fa uso del mix scrittorio, come dimostra il piombetto di Monte Ebal, scritto in proto-cananeo e proto-sinaitico. Fa uso di legature e agglutinamenti di lettere, come nel proto-sinaitico e fa uso dell'anarchia scrittoria come dimostrano anche le scritte della Sorgente di Ghion, e fa uso, infine, essendosi affermata in Sardegna, anche di nuovi segni, come il pugnaletto gammato della navicella fittile di Teti o della ceramica di S'archu 'e is forros.

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    2. Ritengo che siano stati alcuni Popoli a lasciare la terra di Canaan, per paura degli Assiri. Gli Shekelesh andarono in Sicilia e gli Shardana in Ichnussa. L'invasione militare è confermata dalla distruzione di molti nuraghi, per altro rifasciati proprio per paura degli invasori.

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    3. "L'invasione militare è confermata dalla distruzione di molti nuraghi, per altro rifasciati proprio per paura degli invasori." Illazione senza senso. Perché un nuraghe distrutto dovrebbe "confermare" una invasione militare?

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    4. Gentile Crasto, le navicelle “nuragiche” sarebbero posteriori a quello che ritiene essere stato l’insediamento di popoli in fuga da quell’Oriente mediterraneo di cui erano originari (Sherden e forse pure Filistei e Iliensi), per cui dovrebbero ricordare le navi con cui queste genti spaventarono (prima di esserne respinte) le grandi civiltà dello stesso Mediterraneo Orientale; sarebbero dunque opera (le navicelle) di questi primi (?) conquistatori.
      Siamo nel campo delle ipotesi: la sua non si presenta facile da dimostrare, ma intanto lei sfida a smontarla.
      E allora proviamo: perché questi conquistatori avrebbero dovuto ricordare le loro navi mettendoci sopra dei nuraghetti? 🤔
      (Per esempio, da un poster di Valentina Leonelli: “… il nuraghe è riconoscibile come parte di vasi o sulla sommità dei bottoni, o come albero maestro delle navicelle…”
      https://www2.muse.it/pubblicazioni/7/46/vol2/51%20p%20leonelli.pdf)
      Francesco Masia

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  3. Credo che ormai ci sia da attendere solo il completamento dello studio della 'prima' maledizione ovvero quella del Monte Ebal. In ogni caso, 'al o il che sia il più delle lettere mostrano sempre, dal punto di vista epigrafico e paleografico, il 'guazzabuglio' tipico del cosiddetto 'protocananaico' e l'apparente anarchia circa la direzione della scrittura. E questo va detto per tutte e tre le maledizioni. Guazzabuglio e anarchia che sono tipici (occorre sottolinearlo come ha fatto Sandro Angei per attirare opportunamente l'attenzione dello studioso di Haifa), dei documenti sardi da noi registrata sin dai primi momenti della scoperta dei sigilli dei 'Giganti' di Tzricotu di Cabras. Il prof. Galil ha fatto un ottimo lavoro circa l'individuazione dell'identità dei segni, cosa che gli ha permesso di individuare agevolmente lingua, lessico e sintassi dei documenti. Praticamente l'interpretazione corretta della formula magica d'obbligo per le maledizioni ad opera della divinità. Resta ora da comprendere il di più che sta 'scritto', con 'variatio' nella terza maledizione e cioè la croce. Personalmente qualche idea l'avrei, partendo dal fatto (che mi pare scontato) che essa croce è scrittura 'particolare' che si aggiunge alle altre scritture pure 'particolari'. Il segno della 'taw' (il 'segno' per eccellenza) potrebbe avere, come nel nuragico (ma forse anche prima) e poi nell'etrusco valore di 'potenza, forza, energia'. Talvolta quella croce risulta in 'nuragico' puntata al centro per dare al segno valore di 'cinque' ( la 'mano', la kaph, cioè la potenza creativa del comando). Se così fosse quella croce enorme potrebbe essere il 'bollo', il 'timbro', la firma non cancellabile della volontà della divinità 'YHW' o 'Baal' cananaico -israelitico (ma più l'uno che l'altro). Andrebbe il tutto interpretato così: Maledizione + Firma del Dio. Ma potrebbe esserci una seconda spiegazione che, forse, potrebbe andare d'accordo con la magia 'nascosta' di tutta la formula. La croce potrebbe significare l'incrocio (da crux), segno divino ambivalente nell'antichità che lo intendeva o di buon auspicio o di cattivo auspicio. Si pensi al nostro corrente 'incrociare le dita', resistentissimo segno apotropaico del passato. Ma è evidente che l'incrocio dei due 'bracci', esteso ( si osservi) a tutta la superficie del documento, suggerisca qui, perentoriamente, il significato contrario. Il segno dei segni dice scrivendo così. E così sia: l'accadimento negativo peggiore che ci possa essere per l'uomo ovvero la morte per maledizione divina.

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  4. Se poi si volesse andare ancor più nel dettaglio sarà facile osservare che la grande 'taw' si incontra e 'incrocia' le 'mem' della scrittura 'lineare' con il risultato della iterazione della voce 'morte' (mt): mt mt. Non bisogna opporsi 'anche' a questa interpretazione perchè la scrittura antica era spesso 'polisemica', con 'più significati' più o meno nascosti. Gli Egiziani furono maestri nello scrivere testi con significanti che, attentamente letti, davano più significati.



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  5. Caro Professore, vedo che la croce macroscopica ha attirato la sua attenzione (non né dubitavo). Quello che mi ha subito colpito però è un altro particolare: perché il braccio sinistro e quello inferiore di quella grande croce intersecano lo 'aleph della parola 'arur, e lo shin della parola shr? Perché quelle due lettere e non le altre, che con tutta evidenza sembrano quasi appoggiarsi ai bracci della croce?
    Sarà pura combinazione, ma se uniamo lo 'aleph allo shin, otteniamo la parola אש* che in ebraico ha il significato di "fuoco" ma anche il significato figurato di "ira di Dio". Entrambi i significati si adattano benissimo alla maledizione.
    * ho consultato il dizionario allegato a questo sito web: https://www.sefaria.org/Sotah.36b.14?lang=bi&with=Lexicon&lang2=en.

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    1. Sì Sandro, potrebbe essere una combinazione oppure no. Ma una cosa è certa: il macrosegno è segno importante della maledizione. Bisognerebbe appoggiarsi a qualche altro documento dove il segno della croce risulta più chiaro ed esplicito. Ma non credo che ve ne siano. Tu pensa che col procedere così, a tentoni, la parte bassa del braccio interseca, come dici, la 'shin' che però, considerato l'andamento anarchico dei segni, potrebbe essere 'anche' una 'mem'. Ci sarebbero allora più letture 'mt' che si ottengono con l'aggiunta del 'segno dei segni'. Sai se il Galil dice qualcosa su quell'oscuro segno magico? Forse avrà cercato di interpretarlo.

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