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giovedì 22 giugno 2023

La stele di Nora alla prova del nove - un esempio di scuola scribale.

Fig.1

di Sandro Angei

Riassunto
Con questo saggio si vuole dimostrare tecnicamente sostenibile l'ipotesi circa la presenza nella Stele di Nora della numerologia logografica e di due frasi nascoste, o meglio "mimetizzate", nel corpo di un testo palese.

Si tenga conto innanzi tutto che la numerologia è alla base della formulazione del testo della Stele. Essa associa al numero un preciso valore logografico e non è da confondere con la ghematria [1].

Tutto ruota attorno ai numeri sacri.

Tralasceremo di argomentare sulla scritta palese per concentrare la nostra attenzione sulle frasi occulte.

La prima frase mimetizzata è definita dal Prof. Sanna "a cornice" perché essa si sviluppa, partendo da una data riga (la quarta di nove), secondo un percorso dall'alto verso il basso in senso antiorario considerando le sole iniziali di riga, investe l'intera riga 9, continua in verticale dal basso verso l'alto utilizzando le lettere di fine riga, segue, a ritroso, utilizzando l'intera prima riga (quella mancante) e termina con le iniziali della 2° e 3° riga.

La seconda frase mimetizzata, definita "serpentiforme", segue un andamento dall'alto verso il basso in posizione mediana del corpo scrittorio palese.

Col mio studio non entrerò minimamente nella interpretazione del documento norense (non è questo lo scopo), ma cercherò solo, e ribadisco "solo", di verificare se sia possibile quel gioco a rebus, che sa di cruciverba, che il Prof. Gigi Sanna ci propone quale espediente scrittorio utilizzato dall'antico scriba per nascondere le parole dedicate alla divinità. E questo perché alcuni studiosi ritengono che questo "mimetismo" sia solo frutto del caso e non opera di ingegno.

Di primo acchito il dubbio che la scritta sia frutto di un caso fortuito è feroce, perché è difficile pensare che una frase articolata possa contenerne una seconda che sfrutta l'intera prima riga e la nona e le lettere iniziali e finali delle altre righe, dalla seconda all'ottava; e non solo, ma incorpora una seconda frase nella parte mediana usando una sola lettera per ogni riga.
Ma l'ingegno umano è tale, in ogni epoca, che nulla o quasi lo limita.

***
1. Un po' di storia
Nel 2009 esce fresco di stampa, bilingue, di Gigi Sanna, "La Stele di Nora - il dio, il dono, il santo" P.T.M. Editrice.

Un libro rivoluzionario nell'ambito della decodifica di quell'intruglio di parole che tanta pena ha dato a generazioni di epigrafisti che, ognuno col suo metodo e il suo bagaglio culturale, hanno tentato una traduzione di quel "guazzabuglio" - cento teste, cento versioni - le più disparate e, ahimè le più disperate, in certi casi.

Fatto sta che la Stele di Nora è tanto criptica nella sua ostentata semplicità di noti grafemi di tipologia "fenicia", che non basta leggerla secondo il consueto modo di procedere, ma è necessario leggerla secondo un "multi linguaggio", che prevede l'uso non solo di parole correnti del semitico, ma anche di monogrammi (לש - SL - agglutinati, ad esempio) e logogrammi (un segno una parola), tanto da riuscire solo in quel modo a far emergere da quella scritta un significato congruo che ha attinenza con la Sardegna (vi è menzionata TRSS E GRS), con riferimenti anche al popolo di Nora e un messaggio da lasciare ai posteri di un "santo" tutto sardo: Ephis.

Secondo il Prof. G. Sanna la scritta palese recita, seguendo una lettura da destra verso sinistra:
[Luce eminente Lui] in Tharros e Goras. Lui Padre Signore Giudice. Pace Lui Toro. Dio degli Eserciti stellari. Dono dei Norani al Figlio di Nogar Lefes eminente.

Ma la scritta non finisce con questa formula dedicatoria palese; perché il Prof. Sanna individua quella che lui definisce "lettura a cornice"; ossia una frase con lettura in sequenza circolare.
La scritta è composta  dalle lettere di inizio e fine delle righe 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8 e dalle intere righe uno e nove. La frase è una formula sacra nascosta, resa evidente anche al profano (per nostra  fortuna), dalla famosissima  parola semitica ŠLM. Bella, stampata lì, quasi un faro.

Fig. 2

Quella, "šlm", che significa "pace o sii in pace", è scritta, quale trilittero ebraico per ben due volte nella suddetta cornice (Fig. 3).

L'intera sequenza "a cornice" recita:
Pace luce eminente che ti umili. Pace cuore e figlio irrigato dal Sole Toro Lui.

Ma non è tutto, perché vi è una terza frase mimetizzata (Fig. 4), posta in posizione mediana che recita:
Lui Sole Signore Toro Padre nonno eminente.

I negativisti hanno subito gridato al "caso", non potendo o non volendo, loro, dare altra spiegazione alla stupefacente combinazione; ma nessuna obiezione, basata su una qualche spiegazione razionale, è stata ancora formulata per dimostrare che nella Stele di Nora non vi è alcuna scritta occulta.

Nessuno ha mai scritto o detto del perché non si possa impostare volutamente una scritta secondo i canoni individuati dal Prof. Sanna nella Stele di Nora: Nessuno!
 
Avessimo sentito o letto di fondate obiezioni in tal senso, ci saremmo messi l'animo in pace e apposto al dilemma una definitiva (forse, o forse no) crux desperationis.

La risposta di costoro, invece, è stata quella più facile: "è frutto del caso", hanno scritto e detto, senza cimento alcuno. Poi, solo il silenzio teso ad accantonare il problema nel limbo delle bizzarre casualità. Quella casualità che mai ammette replicazione.

Ma in questo caso la replicazione non vi è stata perché nessuno si è dato la pena di verificare.

Il "negativista" in genere non è obbiettivo; non si pone nei panni della parte avversa, forse per latente egoismo e prevenuto stato d'animo che gli suggerisce d'esser nel giusto a priori. Per tanto non ci prova neppure a trovare una verità a lui favorevole o contraria. Il dogma, che dubbio alcuno ammette, lo assale, lo avviluppa e lo costringe al proprio volere.
 
2. Una verifica senza preconcetti - una sfida 
Siamo arrivati a oggi, e dopo 14 anni dalla pubblicazione de "La Stele di Nora" è giunto il momento di rompere gli indugi. E lo facciamo dopo aver osservato e studiato delle epigrafi che vengono da molto lontano.

Stiamo parlando del "piombetto di Monte Ebal" in Palestina e della maledizione scritta su una lastra trovata nella sorgente di Gihon presso Gerusalemme.
Studiando questi due reperti mi è venuta in mente la scrittura nascosta della Stele di Nora; benché in quei due reperti levantini la scrittura mimetizzata sia stata usata nel più semplice dei modi; non ha la struttura complicata e ferrea della Stele di Nora. Ma poco importa, l'importante è che il "mimetismo" sia stato usato pure in quelli.[2]

Di questo ne scriveremo in un altro studio dove confronteremo la Stele di Nora coi reperti dell'area Palestinese.

Si è gridato al "caso", abbiamo detto.

Ma il caso ha ben poco a che fare con la Stele di Nora, perché quelle parole a noi note che emergono con prepotenza dal documento (i due ŠLM di Fig. 3)  sono il risultato di un attento gioco di incastro di parole, e in ragione di ciò, esse non possono essere isolate, ma fanno di certo parte di una frase di senso compiuto.
Fig. 3

Il matematico direbbe che, statisticamente, è estremamente improbabile che la combinazione di lettere sia dovuta a mero caso. Ma a noi non basta la consulenza, se pur solida, del matematico. A noi servono prove concrete per mettere a tacere coloro che pensano si sia verificata quella combinazione di 1 su 1 seguito da decine di zeri che avrebbe restituito la frase "a cornice" per puro caso; zeri che potrebbero aumentare ancor più di numero se consideriamo anche la seconda frase nascosta (Fig. 4).

Fig. 4

 
Lo faremo con un esperimento.

3. L'esperimento
3.1 Il cliché di riferimento
Useremo un procedimento dettato dalla logica e dalla paziente ricerca e analisi di frasi, parole, lettere e loro combinazioni.
Lo faremo usando la nostra lingua, l'italiano, forzando, lì dove è possibile, le parole secondo l'uso di certa poesia.
Vi dirò che non è stato facile arrivare al risultato finale; ma quello ottenuto, lo vedremo, è del tutto soddisfacente circa l'intento di dimostrare che si può scrivere in modo nascosto secondo regole ben definite. [3]

Iniziamo, avvertendo il lettore, che cercheremo di "scopiazzare" (per così dire) la Stele di Nora; per tanto ad un testo di un certo tono, accosteremo una frase nascosta scritta secondo il credo che emerge dalla religione sarda di età nuragica.

La Stele di Nora presenta in sostanza una sequenza di parole che seguono un costrutto numerologico:
9 righe
48 grafemi secondo il multiplo del 12
3 agglutinamenti di lettere
3 piani di lettura, uno epigrafico palese, uno tra l'epigrafico  e il metagarifoco nascosto e uno numerologico.

Nel nostro esperimento useremo anche noi 9 righe di scrittura, un numero di lettere alfabetiche pari ad un multipolo di 12 (48, 60, 72) in carattere latino maiuscolo [4] , 3 agglutinamenti di lettere e 3 livelli di scrittura.

Ma quale è il metodo da seguire per comporre la frase con queste regole?

3.2 alla base del metodo
Ripensando alla Stele di Nora, subito mi viene in mente la frase "a cornice" e la frase centrale "serpentiforme".

La domanda è: che significato dobbiamo dare a queste due forme, e perché lo scriba ha voluto creare due frasi con tale percorso geometrico?

Lasciamo la domanda in sospeso, benché la voglia di rispondere sia incalzante, perché abbiamo detto che non cercheremo di interpretare la Stele di Nora. Consci del fatto, però, che la frase nascosta ebbe inizio nella mente dell'antico scriba proprio da quel "circuito di lettere" e da quella frase "serpentiforme" al suo interno.

Andiamo ad analizzare il metodo.

4. Impostazione del metodo
Il secondo passo sicuramente è quello di ideare la frase "a cornice" che sarà poi mimetizzata, ossia quella che sarà letta seguendo le lettere iniziali e finali di ogni riga della "frase palese" (che ancora non abbiamo ideato) secondo un circuito, che sia esso destrorso o sinistrorso.

Perché partire dalla frase a cornice anziché da quella palese?

Se partissimo dal testo palese (composto da 48, 60 o 72 caratteri)  dovremmo lasciare al caso lo sviluppo di una frase a cornice con senso compiuto. Useremmo in sostanza il lessico normalmente usato (composto da poche migliaia di parole) per adattare ad esso una frase piuttosto corta, accomodandola in qualche modo anche con parole inusuali e/o obsolete. Le probabilità di riuscire nell'intento sarebbero piuttosto scarse.

Se invece impostiamo a priori la frase a cornice (24 caratteri) con un lessico tutto sommato normale, sarà più facile comporre la frase palese (composta da un numero più elevato di caratteri: doppio - 48 - e finanche triplo - 72 -, rispetto alla frase a cornice), facendo uso di un lessico (un calderone di 250.000 parole) che spazia dal moderno a quello dantesco più antico. 

Tutto il corpo scrittorio sarà ideato tenendo ben presente la numerologia. Per tanto avremo una numerologia palese legata alla frase palese (48, 60 o 72 lettere) e la numerologia, ancora palese, legata al numero di lettere della frase a cornice mimetizzata (24 lettere); per passare poi alla numerologia nascosa della terza frase mimetizzata (9 o 7 lettere) e a quella, anche nascosta, legata ai livelli di lettura ( in numero di 3: palese, mimetizzata e quella tra il metagrafico e il numerologico).

L'inizio della frase a cornice sarà dettato, come nella Stele di Nora, dal punto più congeniale che si manifesta nel mutuo rapporto tra la disposizione della frase ad andamento circolare (che impostiamo d'imperio), e la frase esplicita (quella di cui ancora non conosciamo il tenore); per tanto la frase mimetizzata potrebbe iniziare nella prima riga, ma anche nella seconda o la terza o qualunque altra riga possa essere adatta. In sostanza la scritta nel corso della composizione potrebbe scorrere da una riga all'altra, lungo il circuito, in modo da adattarsi alla bisogna, nel momento in cui l'iniziale posizione scelta non fosse congeniale.

Abbiamo deciso di scrivere un testo religioso in stile "nuragico" che recita:

PACE FIGLIO DI EL TORO, PACE A TE* (25 caratteri)
* non a caso ho inserito per due volte la parola PACE, come nella Stele di Nora; e questo per dimostrare che la composizione è neutra rispetto alla lingua usata. Per quanto riguarda il numero di caratteri (25) sarà adottato l'escamotage dell'agglutinamento di lettere.

e lo disponiamo secondo lo schema di Fig. 5:


Fig. 5

A questo punto potrei iniziare a comporre la frase palese, ma così facendo dovrei affidare al caso la composizione della frase centrale; la qual cosa sicuramente sarebbe inconcludente. Per tanto è necessario avere almeno una traccia da seguire.

5. Impostazione della frase centrale
La frase sarà formata da 7 caratteri, uno per ogni riga interna; ma non si esclude l'uso di tutte le righe.
Il testo, ancor più breve e semplice di quello a cornice, si presta a facile modifica dell'ordine degli elementi della frase.
Questa frase la svilupperemo ricorrendo, eventualmente, allo escamotage della legatura di lettere come previsto nella scrittura sarda di età nuragica e usata di fatto anche nella Stele di Nora oppure, lì dove ci è consentito dalla lingua italiana, operando troncamenti di parole o altro sistema attestato in letteratura. Lo stesso faremo col testo della frase palese.

Il tenore di questa frase, che segue  e completa la prima: "PACE FIGLIO DE EL TORO, PACE A TE ", potrebbe essere: "NELLA TUA CASA" oppure: "VIENE DA DIO".  Ma sin d'ora avverto che le due frasi, e altre ancora, essendo composte una da 12, l'altra da 10 lettere, dovranno esser accorciate e forse anche modificate senza alterarne comunque il senso, per tanto potrà essere:

IN TUA CASA o
IN CASA TUA
Inteso nel senso di "pace a te nella tua [nuova] casa"
e ancora:

IN SUA CASA o
IN CASA SUA
Inteso nel senso di "pace a te nella casa di Lui, ossia di Dio."

CON LUI SIA o
SIA CON LUI

VIENE CON DIO o
VIENE DA DIO o

CON DIO VIENE o
DA DIO VIENE etc.
inteso nel senso di "la pace a te viene con dio"

Ben dieci possibilità che certamente aiuteranno a portare felicemente a termine l'incarico.

Per tale ragione la terza frase non sarà inserita a priori all'interno della frase a cornice, perché essa sarà il risultato di "aggiustamenti" in corso d'opera.

Si avverte inoltre, che questa terza frase, con ogni probabilità darà la posizione finale del testo all'interno dello spazio scrittorio nel momento in cui scegliamo di ordinarla (la terza scritta) nel modo più appropriato.

 Il modo più sbrigativo sarebbe quello di ordinarla in perfetto senso verticale, ma ciò contrasterebbe col suo carattere criptico (è lo scriba che guida il gioco ed è lui che detta le regole). Per tanto essendo questa frase da nascondere il più possibile ad occhi indiscreti, lo scriba disporrà l'ordine secondo una sua idea, legata, lo abbiamo già detto, ad  un ben preciso significato logografico.
Per tanto non ci si aspetti, alla fine dell'operazione, una composizione scrittoria della frase palese disposta in modo ordinato o per lo meno simmetrico.

6. Procediamo alla composizione della frase palese
Abbiamo dettato le regole iniziali e composto le due frasi da mimetizzare, per tanto siamo ora in grado di procedere alla composizione del testo palese: la frase "facile" da leggere.

All'interno dello schema di Fig. 5 dovremmo comporre la frase di senso compiuto che in qualche modo sia associabile alla frase della cosiddetta cornice.
Il testo non potrà evadere la cornice; dovrà contenere il necessario numero di lettere e tornerà a capo lì dove la parola che si va inserendo contiene la lettera che coincide con quella della cornice stessa. La lettera della parte tronca coinciderà con quella iniziale della riga successiva. Si dovrà in sostanza cercare le parole più opportune e bilanciare il numero di lettere per ogni riga in modo da ottenere una frase che conti 48, 60 o 72 lettere.

Descritto così parrebbe un compito piuttosto arduo da portare a termine.

Naturalmente useremo, come già anticipato, tutti gli artifici utilizzati nella Stele di Nora, tra i quali vi è il troncamento della parola in qualsiasi punto per il ritorno a capo, la soppressione sia degli spazi tra una parola e l'altra, che della punteggiatura, nonché l'agglutinamento di lettere.

Alla fine del laborioso processo, otteniamo quattro risultati, il primo con 72 caratteri, il secondo, il terzo e il quarto con  60 caratteri.

6.1 Il  testo delle quattro frasi 

Il primo esempio conta 72 caratteri e recita:
ETAECA-
PACITAP-
AIONFUO-
CAԘALLODEOCOMETR-
EVIPRO-
FERTISONOALT-
IMONCHEL
GONFIA\
              EE
      LI OD/

Età e capacità paion fucocare allo deo, come trevi proferti sono al timon che 'l gonfia e li ode*

La frase, con tre agglutinamenti di lettere, contiene la frase nascosta che recita: IN TUA CA*
* Si vedano le spiegazioni infra §6.4 e successivi.

Il secondo esempio, più conciso, conta 60 caratteri e recita:
ETAECA
PAICTAAPP
AIONO
COMELITR
EVIPRO
FERTIALT
IMONECHEL
GONFIA\
               EE
       LIOD/
Età e capacità appaiono come li trevi proferti al timone che 'l gonfia e li ode

La frase, con tre agglutinamenti di lettere, contiene la frase nascosta che recita: CON EL VIEN

Il terzo esempio, conta 60 caratteri e recita:
ETAECA
PACITAAPP
AIONO
COMEITR
EVIPRO
FFERTIALT
IMONECHEL
GONFIA\
               EE
       LIOD/

Età e capacità appaiono come i trevi profferti al timone che 'l gonfia e li ode

La frase, simile ma non esattamente uguale alla precedente, con tre agglutinamenti di lettere, contiene la frase nascosta che recita: IN TUA CA

Il quarto esempio, conta 60 caratteri e recita:
ETAECA
PACITAP
AIONO
COMESTITR
EVIPURO
FFERTIALT
IMONCHEL
GONFIA\
               EE
       LIOD/
Età e capacità paiono come 'sti trevi pur offerti al timone che 'l gonfia e li ode

La frase, con tre agglutinamenti di lettere, contiene la frase nascosta che recita: IN SUA CA

In tutti i casi sono presenti tre agglutinamenti di lettere (Fig. 6), con lo scopo di riportare il numero di caratteri a quello prefissato di 72 nei primi due casi o 60 nel terzo caso.


Fig. 6

6.2 Il  testo delle quattro frasi rispetta lo stesso tema 
I quattro esempi hanno lo stesso tema scritto in maniere diverse e mostrano un tema adeguato anche nella frase nascosta internamente, ma hanno tutte e tre la frase a cornice identica.

Questo dimostra che si può predisporre a priori sia la frase a cornice sia quella interna benché vi siano delle restrizioni compositive di non poco conto.

6.3 Disposizione della frase nello spazio di scrittura
Vediamo ora come sarà disposta nello spazio scrittorio la frase del quarto esempio (Fig. 7), perché questa abbiamo scelto di proporre alla spiegazione.

Fig. 7


6.4 Leggiamo la frase
Letta così, pronunciando riga per riga come fossero parole intere, non si capisce un granché; però leggendo con attenzione e slegando le parole a noi note, le une dalle altre e interponendo la giusta punteggiatura, si capisce il costrutto.

In sostanza per leggere questo testo occorre prestare attenzione ed essere presenti a noi stessi più di quanto si faccia normalmente per leggere. Alla fine si riesce a comprendere il senso della frase che recita:

Età e capacità paiono come 'sti[5] trevi[6] pur offerti[7] al timon, che 'l[8] gonfia e li ode[9].

La composizione nasce spontanea, lì dove la mente elabora e cerca parole attinenti al tema.
La frase ha quel sapore di antico, usa termini non comuni e pure una elisione di vocale che sa tanto di dialetto toscano. Il timbro non poteva che essere fuori dal comune, data l'esigenza di seguire una regola ferrea. Tant'è che in genere i poeti seguono questo metodo per piegare la parola al loro pensiero, arrivando in taluni casi alla licenza poetica.

 E' questo il motivo che contraddistingue le scritte che devono seguire certe regole (Dante fu maestro). La frase pare misteriosa per certi accorgimenti non comuni che la contraddistinguo, che l'antico scriba (nei panni del quale ci siamo calati) inseriva di proposito allo scopo di palesare, ma non troppo, la parte misteriosa per destare l'attenzione di chi sapeva leggere tra le righe.[10]

Vediamo ora come suona la frase spiegandone il senso:[11]
Età e capacità (esperienza personale) paiono come questi trevi (vele quadre) pur offerti (anche loro offerti) al timone che li gonfia (quando il timoniere vira col vento in poppa) e li ode (il timoniere sente il rumore del vento, ma col tatto sente anche la potenza delle vele nel condurre l'imbarcazione e quindi le guida).

Per tanto il testo si riferisce all'uomo che dopo anni di studio ed esperienza vissuta, sembra sia guidato da un timone invisibile (la mano di dio?) nella ricerca della verità, come il timone, esponendola al vento, gonfia la vela e ne sente la sua potenza. 

La frase contiene tre agglutinamenti di lettere per rispettare il numero previsto di 60 caratteri.

6.5 La frase "a cornice" in evidenza
Evidenziamo ora la seconda frase, quella mimetizzata "a cornice" (Fig. 8)

Fig. 8

La frase ha inizio dalla seconda riga di testo e sfrutta la legatura delle due E, usata  per rispettare il numero di 24 caratteri di questa frase di 60 caratteri da me imposto nella frase palese.
Per fare ciò ho dovuto ricorrere ad una strana fusione di caratteri, che di fatto agglutina [12] le due E per indurre il lettore a leggere la E congiunzione (della frase palese), che diventando "mostruosa" (nel senso che dà mostra di se per attirare l'attenzione), viene riutilizzata lì dove il trilittero "ODE", converge verso detta congiunzione e la sfrutta per completare la parola e la frase palese; dando modo a me, scriba improvvisato, di superar l'ostacolo, e di fatto scrivere nascostamente e con soli 24 caratteri la frase: pace figlio de El toro, pace a te.

Apro una parentesi per dire che la frase "a cornice" così come qui viene proposta (Fig.8), non ha nulla di circolare nel senso geometrico del significato; e questo perché il testo è stato elaborato con un foglio elettronico, incasellando in modo ordinato le lettere. Evidentemente potremmo pure fare in modo, usando un programma di scrittura, di rendere più omogenea la spaziatura per avvicinarci ad una forma almeno pseudo circolare. Ma non ci sembra il caso di esser così pignoli [13]. Basti il senso di inizio e fine della frase, tra loro limitrofi, a rendere l'idea.
Idea che invita a pensare al cerchio e/o all'uroboro.

6.6 La frase "mediana" in evidenza
Vediamo ora come è stata inserita la terza frase mimetizzata e quali espedienti abbiamo adottato per intarsiarla nascostamente nel testo (le lettere interessate sono quelle in campo giallo).
Per continuità espositiva proponiamo la Fig. 9 che replica la Fig. 8.

Fig. 9

La frase recita: IN SUA CA che, con tutta evidenza, ha lo stesso significato della più prosaica "NELLA SUA CASA", che era una di quelle pensate sin dall'inizio. Si è operata la sostituzione della normale preposizione articolata NELLA, con la preposizione semplice IN, e il sostantivo CASA è stato sostituito con un suo troncamento arcaico: CA [14].
Vi è da aggiungere, per completezza, che nel 1° e nel 3° esempio di frase palese,  la V della parola TREVI, è stata utilizzata al posto della U nella parola TUA della frase nascosta, secondo una certa consuetudine che ancor oggi mostra pregevoli esempi nei caratteri cubitali di alcuni tribunali effigiati con la scritta TRIBVNALE.
E' del tutto evidente che TREVI si legge "trevi" e non "treui" (che non trova riscontro nei vocabolari), come TVA si legge "tua" e non "tva" (anche questa inesistente), e TRIBVNALE si legge "tribunale" e non "tribvnale".

Insistiamo nel dire che è lo scriba che detta le regole, ma seguendo comunque delle regole.

Risulta evidente l'intenzione di dare alla frase un andamento sinusoidale, allo scopo di restituire in modo criptico il senso di continuità e immortalità dato dall'idea del serpente.
Ma ribadiamo l'intenzione di non tradurne il significato, perché non è questo lo scopo di questo studio.
Del resto avremmo potuto ordinare in perfetta linearità verticale la scritta [15], ma ciò avrebbe agevolato con una certa facilità l'individuazione della scritta.

7. La numerologia
Se ora vogliamo inserire la numerologia possiamo comporre con quella una frase ulteriore, anch'essa molto nascosta. 
Contiamo:
Righe in numero di 9.
Lettere in numero di 60 (reiterazione per 5 volte del 12).
Lettere agglutinate in numero di 3
Lettere della frase a cornice in numero di 24 (12+12)
Lettere della frase interna in numero di 7.
Livelli di scrittura in numero di 3

Mettendo i numeri in fila otteniamo: 9 - 5 - 12 - 3 - 12+12 - 7 - 3

8. L'intera  frase passo passo
Diamo ora un senso logico e sequenziale alle frasi.

Occorre premettere però il significato logografico dei numeri[15] per comprendere appieno il significato della frase completa.

3 significa: Dio, determinativo Lui, ma anche luce intesa quale percorso luminoso del sorgere, distendersi nell'arco celeste e del tramontare giornaliero, come intuisce il Prof. Sanna studiando anche la scrittura criptica etrusca, che molto prese da quella nuragica.

5 significa: potenza

7 significa: santità

9 significa: immortalità

12 significa: luce del sole o della luna (inteso nel senso di ciclo annuale scandito dal sole e dalla luna assieme. L'espressione tutta sarda "pro su santu doxi!" tradotto "per il santo dodici!" proprio a questo allude: alla luce divina materializzata dai 12 mesi scanditi dalla Luna nel ciclo solare. Non vi è il 12 senza la Luna. ndr)

Spiegheremo e ricostruiremo la frase immedesimandoci in uno scriba che voglia leggere il lavoro di un suo collega; oppure ci mettiamo nei panni di uno studioso che col suo bagaglio culturale, accumulato in decenni di studi, voglia interpretare la frase.

Di primo acchito, osservando la scritta, siamo tentati di leggerla come normalmente facciamo, ma essa non è vergata secondo il consueto canone.

Cerchiamo di interpretarla e ci accorgiamo che essa è scritta in italiano, ma non quello corrente; per tanto solo dopo un poco riusciamo a leggere e capire il suo significato che recita prosaicamente Età e capacità paiono come queste vele, pure [loro, come l'uomo a dio] offerte al timone che le gonfia e le sente .

Mentre leggevamo il testo, la nostra attenzione è stata attratta da tre monogrammi formati da due lettere scritte in legatura (numerologia: 3).

Invogliati da quel particolare “numerologico” contiamo il numero di lettere della frase: 60, ossia 5 volte 12 (numerologia: 5 di 12); e notiamo ancora che la frase è disposta su 9 righe di scrittura (numerologia: 9).

Notiamo “per puro caso” (?) che le lettere iniziali della 2a, 3a, 4a, e 5a riga compongono la parola “pace”. Continuiamo a leggere in senso antiorario e man mano che percorriamo il perimetro scrittorio, leggiamo – pace figlio de El toro, pace a te –. Sorpresi dalla scritta nascosta ci domandiamo che significato possa avere la scritta a cornice se non quella di evocare il cerchio e quindi la continuità. Una sorta di uroboro che si chiude ad anello.

Contiamo, in numero di 24, le lettere che compongono la frase a cornice (numerologia 12+12).

Pensiamo di aver terminato la lettura. Ma noi sappiamo che gli scribi di età nuragica usavano in modo assillante il numero 3 divino, per tanto la frase risulta monca, essendo composta da solo due parti: una frase palese e una frase nascosta. Manca di sicuro una terza frase, anch'essa nascosta. E la cerchiamo all'interno del testo, come quella presente nella Stele di Nora.

Tentiamo la lettura partendo dalla prima lettera a sinistra della prima riga, ma dopo un poco ci rendiamo conto che alcun risultato si riesce a raggiungere; per tanto evitiamo l'uso delle lettere già utilizzate per due volte consecutive (ossia quelle usate per la frase a cornice) e tentiamo di leggere, partendo dalla seconda riga a scendere, la prima lettera utile da sinistra, accoppiando ad essa una delle lettere contigue della riga successiva, e così via per tutte le lettere della seconda riga e, a cascata tutte le lettere di ogni riga sottostante, fin quando non troviamo una frase che possa soddisfare la nostra ricerca.

Tra le centinaia di sequenze possibili ve ne sono pocchissime che soddisfano il nostro requisito, una di esse è la frase – in sua ca' –, composta da 7 lettere (numerologia: 7) e disposta in modo sinuoso all'interno della frase a cornice, tanto da intuire che di quella è continuazione naturale in forma di "uroboro" il cui corpo, fin verso la coda si snoda all'interno della frase a cornice (Fig. 10).

Per tanto la scritta mimetizzata è un unica frase sinuosa come il serpente, simbolo di eternità e rigenerazione, suddivisa in due parti: una semi-palese, la seconda estremamente nascosta.


Fig. 10

Infine, vi è da notare il numero 3: 3 monogrammi, 3 frasi con 3 livelli di scrittura (una palese, una un po' nascosta, la terza completamente mimetizzata) 3 modi di scrivere (lineare, logografica e numerologica). Ossia un 3 continuo.

Leggiamo ora per intero la frase:

Età e capacità paiono come queste vele, pure, offerte al timone che le gonfia e le sente 3, 5 di 12 - 9.

Pace figlio de El toro, pace a te in sua ca' eterna 12+12 - 7 - 3 continuo.

Lascio al lettore la sostituzione di ogni numero col corrispondente valore logografico.


Facile no?!

9. Conclusioni
E' molto probabile che questo fu il metodo utilizzato dallo scriba per redigere la Stele di Nora.

Per tanto nessuna coincidenza fortuita vi è in quella scritta, ma un intento scrittorio programmato e sopraffino.

Quali mezzi sono stati Adottati?

Per quanto mi riguarda ho fatto largo uso degli strumenti informatici, vocabolari cartacei e online, testi quali "La Divina Commedia" e "Il Decameron", per reperire gli esempi di parole ormai obsolete o troncamenti inusuali di parole.
Ho usato un selettore di parole per cercare tra le decine, se non centinaia, quella a me necessaria.
Nel contempo, costantemente, contavo il numero di lettere che andavo a inserire.
Ho "limato" le frasi, lì dove era necessario, ma sempre nel rispetto delle regole esemplificate nella letteratura attestata.
E' stato "facile", in fin dei conti, anche divertente.

Ma ora, se solo pensiamo al lavoro immane che si sobbarcò lo scriba che scrisse la Stele di Nora, rimaniamo allibiti dall'abilità, intelligenza e ferrea memoria che dimostrò quell'uomo vissuto 2800 anni fa, senza vocabolari probabilmente, senza Internet e computer sicuramente.

Dedicato a uno scriba il cui nome ci è ignoto, ma non la sua intelligenza e la sua fantasia.


note e riferimenti bibliografici

1. La ghematria, al contrario della numerologia, studia le parole e assegna ad esse valore numerico.

2. In effetti nella lastra della sorgente di Gihon la mimetizzazione è estremamente semplice; così pure nel piombetto di Monte Ebal.  Per fare un esempio: è come paragonare la riflessione dei raggi di luce nel pozzo di Santa Cristina il 21 di aprile, con la riflessione che avviene agli equinozi nella parte di più nascosta e segreta del tempio di Cnosso a Creta (si veda Fig. 19 dello studio qui linkato).

3. Tra le regole ben definite di questo esercizio si annovera anche la numerologia, intendendo non una imposizione a priori di un numero esatto di lettere; ma queste, man mano che la composizione procede, dovranno essere riportate a quei numeri o loro multipli che hanno significato logografico. Per tanto si potranno formare frasi che se superano il numero di 24 caratteri, dovranno essere tassativamente di 36 (3x12) o 48 (4x12) o 60 (5x12) caratteri. Inoltre si eviteranno frasi di 8, 10, 11 caratteri che alcun significato logografico/numerologico pare abbiano nella scrittura sarda di età nuragica.

4. A tal proposito vi è da dire che la differenza tra le lingue indoeuropee e le lingue semitiche come l'ebraico, sta nella presenza nelle prime delle vocali che invece mancano nelle seconde. Per tanto le frasi in lingua semitica possono risultare più stringate rispetto all'italiano.

5. 'sti: asferesi del pronome o aggettivo dimostrativo "questi"

6. Plurale di "trevo" grande vela quadra.

7. Profferto, participio passato di profferire, è usato nelle prime due frasi sperimentali nella forma antica "proferire", con una sola effe.

8. in Dante, Divina Commedia, Paradiso, canto XXXIII leggiamo:
All’alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e ’l velle,
sì come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il sole e l’altre stelle.

Dante per dire "il mio desiderio e la mia volontà" scrive "il mio disio e ’l velle"

9. Il termine "ode" è inteso quale sentire il rumore del vento sulle vele, ma anche quale figura retorica della sinestesi, lì dove il sentire non è sonoro ma tattile.

10. E' possibile che questo tipo di frasi fossero condivisibili tra gli scribi, i detentori del sapere, benché fossero del tutto negate a qualsiasi altra persona. 

11. Primo esempio: Età e capacità paion fucocare allo deo, come trevi proferti sono al timon che 'l gonfia e li ode
Età e capacità sembrano accendersi al dio, come le vele si offrono al timone che le gonfia e le ode.

Secondo esempio: Età e capacità appaiono come li trevi proferti al timone che 'l gonfia e li ode
Età e capacità sembrano come le vele  che si offrono al timone che le gonfia e le ode.

Terzo esempio: Età e capacità appaiono come i trevi profferti al timone che 'l gonfia e li ode
Età e capacità sembrano come le vele  che si offrono al timone che le gonfia e le ode.

12. L'agglutinamento è una delle norme della scrittura sarda di età nuragica.

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15. Troncamento della parola "casa". Dante, Inferno XV 54:  E reducemi a ca per questo calle.
Boccaccio, Decameron 4° giornata 2° novella: ...Ora, avvenne che una giovane donna bamba e sciocca che chiamata fu madonna Lisetta da ca’ Quirino...

11. Come spiega il Prof. Sanna in "Geroglifici dei Giganti" 2016 PTM Editrice, i numeri hanno i seguenti significati:
  3: Dio, oppure il determinativo "Lui" per indicare la divinità.
  5: Potenza
  7: santità
  9: Immortalità, essenza perfetta di dio (3 volte 3)
12: Luce del sole, della luna nel loro percorso annuale di 12 mesi che li tiene avvinghiati l'uno all'altra nel percorso celeste.

15. Si veda Gigi Sanna 2016 I geroglifici dei giganti - introduzione allo studio della scrittura nuragica - PTM Editrice §5.2.

 





17 commenti:

  1. bel lavoro complimenti. Un tassello in più per dimostrare la nostra grandezza.

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    1. Un tassello in più per dimostrare che la scrittura sarda di età nuragica è una realtà; che quella scrittura è presente nella Stele di Nora: il "caso" non esiste.

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  2. Ho pensato a diverse cose. La prima è questa: i conoscitori di parlate semitiche non mancano di certo e qualcuno di essi potrebbe tentare di ripetere l'esperimento scrittorio della stele usando lessico semitico ma solo con le consonanti. Naturalmente rispettando le 'norme' (le convenzioni) del 'nuragico' che tu hai tenuto sempre presenti per rendere delle frasi di senso compiuto. Credo che il lusus potrebbe essere ottenuto più agevolmente con un computer e in una qualsiasi lingua. La seconda è data dal fatto che tu parli dei due shlm della scrittura a cornice. Ma di shlm ce ne sono altri due: shlm (prima di h 'a) shlm (prima di sb'a'). Fanno parte della lettura 'regolare' da destra verso sinistra. Due shlm dunque per due letture. E ciò non mi sembra senza senso ma accrescere forse la lettura numerologica con la presenza del 'quattro'. Ovviamente bisognerebbe capire a chi e come è riferita quella 'forza'. Ma forse lo scopo era solo quello di rendere con ritmo armonico due shlm per la divinità e due per il figlio di essa (nella lettura a cornice). La terza a cui ho pensato è il fatto che tu ti sei servito anche dell'arcaicità linguistica per far quadrare le cose e lo scriba nuragico non mi pare averlo fatto (per quel poco o niente che so io di semitico). In ogni caso, il tuo pregevole sforzo fa comprendere bene che quel testo è assai complesso e lavoro di uno scriba nuragico geniale nel produrre nascostamente più senso. Mi auguro tanto che circa quella complessità intervengano altri studiosi perchè ritengo che quella scritta nasconda dell'altro e, forse, di molto importante.

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    1. L'arcaicità linguistica del mio esercizio non preclude la comprensione del testo.
      Per quanto riguarda la Stele di Nora, potrei pensare che l'arcaicità di quel testo sia dettato non tanto dai vocaboli quanto dalle legature di grafemi.

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    2. Legature di grafemi? Arcaicità del testo? Ma che fandonie racconti?

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    3. Anche qui, mio buon anonimo, non sei all'altezza del compito. Per “fandonia” si intende un fatto non vero, ma la legatura di grafemi è una realtà incontrovertibile. Esiste, pensa un po', nella scrittura protosinaitica. Ma se vuoi un esempio più recente, vi è il famosissimo Æ latino.
      Informati prima di scrivere fandonie.

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  3. METTETELA DI RACCONTARE FALISTA' ALLA GENTE BASTA CON QUESTE INVENZIONI ASSURDE

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    1. Passi che non voglia mostrare la tua faccia perché hai le mutande bucate; ma almeno scrivi in italiano, e soprattutto, leggi prima di mettere in moto i due neuroni scompagnati.
      Probabilmente sto perdendo tempo: come si può spiegare un teorema di trigonometria a chi non sa neanche cosa sia la trigonometria?

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  4. 90% di fantasia senza limiti e vergogna - 10% di sfruttamento della credulità popolare. Insomma, che colossale fandonia

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    1. Dietro l'anonimato ci si pavoneggia con gran foga d'esser tutori del sapere.
      E' facile sputar sentenze senza mostrare le proprie capacità.
      Mostra il tuo sapere così ne discutiamo.
      Vedi, dalle poche righe sghembe che hai scritto, dimostri molto della tua pochezza.
      Innanzi tutto dovresti spiegare a tutti noi quale nesso vi sia tra una percentuale e l'altra, visto che a un 90% di fantasia puoi accostare un 10% di verità e nulla più; per contro ad un 10% di credulità puoi accostare un 90% di incredulità e via discorrendo. Accostando un 90% di fantasia ad un 10% di credulità, fai solo un bel minestrone.
      Inoltre, vedo che non hai le idee molto chiare in termini di congruenza concettuale, visto che scrivi che quel 90° percento è “senza limiti di fantasia e di vergogna”.
      In termini matematici quel che scrivi non ha molto senso, perché non puoi limitare con una percentuale un qualcosa che non ha limiti.
      Carò anonimo, così come ti presenti ci fai una pessima figura.
      Per tanto dai retta a me, se vuoi esser considerato dalla platea mostrati, spiega per bene il perché delle tue ragioni e sii più coerente.

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  5. Che dire? Io sono un ignorante cronico ma da qualche tempo mi chiedo: Possibile che in Sardegna, al centro di tutte le vie commerciali (e culturali) del mediterraneo, ci fossero solo dei cavernicoli prima dell'avvento dei Fenici o dei Cartaginesi?
    Questo articolo mi sembra molto interessante e mi stuzzica ad approfondire con altre ricerche per soddisfare questa mia curiosità.
    Per chi è disinteressato... faccia come me:
    Quando una pagina non mi piace, cambio pagina.

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  6. Quindi una Stele tipicamente Semitica, in una lingua Semita, con nomi Semiti in un Fondaco Fenicio, tra centinaia di siti in Mediterraneo occupati in Occidente dai Semiti, diventa magicamente Sarda. Andiamo a Mozia o a Villaricos in Spagna e vediamo se esistono queste tipologie di Stele Semite. Vergogna.

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    1. Vedo, con rammarico, che il nostro interlocutore non ha capito l'obiettivo di questo studio.

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  7. Premetto che non me ne intendo di epigrafia, ma mi pare improbabile, un sistema di scrittura così cervellotico ...ho sempre pensato che anticamente la tendenza era quella di semplificare le cose.

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    1. Pure anticamente si usava la scrittura criptica. Nella Sardegna di età nuragica, per quanto si è potuto appurare, si usava in ambito religioso e solo religioso.

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    2. Ogni tipo di scrittura, ha una chiave di lettura ...dunque io non la chiamerei criptica, nel senso che la si vuole volutamente rendere difficile alla comprensione, come sembra apparire questa .

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