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venerdì 29 maggio 2015

Appuntamento a Oristano, 3 giugno 2015: scienza e archeologia in dialogo


9.30
Interventi di saluto
Pier Luigi Farci, Direttore Casa Circondariale di Oristano
Piero Cappuccinelli, Accademia dei Lincei, Coordinatore del Polo della Sardegna
Ivano Spallanzani, Presidente Banca di Sassari 

Introduzione
Marco Minoja, Soprintendente Regionale, Soprintendenza Archeologia della Sardegna
Dialogo tra Archeologia e Scienza 


Ore 10,00

Christian Greco, Direttore Museo Egizio Torino: Dialogo tra Egittologia e Scienza: l’archeometria come strumento, la ricerca come fine.
Attilio Mastino, Università di Sassari; La Fisica di Aristotele: l’inesistenza del tempo, le droghe, il sonno terapeutico ai piedi degli eroi nella Sardegna antica, tra etnografia e mito.
Raimondo Zucca, Gaetano Ranieri, Università di Sassari e di Cagliari: Il caso scientifico di Mont’e Prama.
Salvatore Rubino, Università di Sassari: Applicazioni della  Bioarcheologia in campo archeologico: dallo scavo al laboratorio.
15,30
Museo Civico “Giovanni Marongiu”, Cabras
Carla Del Vais, Direttrice Museo Civico: Introduzione al Museo
Alessandro Usai, Soprintendenza Archeologica della Sardegna:  Dallo scavo alla musealizzazione, esercitazione-visita guidata al Museo.

Gabriele Carenti, Università di Sassari: Archeologia dei vertebrati: esercitazione sull'anatomia del prolago sardo.

Si ringrazia la Banca di Sassari che in occasione dell’ iniziativa donerà alla Biblioteca della Casa Circondariale dei volumi editati dalla Banca e da Carlo Delfino Editore.
Le scienze sempre più affiancano l’archeologia e l’egittologia nella comprensione e indagine dei reperti per trarre nuove informazioni utili sia alla ricerca sia alla conservazione degli oggetti. Molte delle scoperte “egittologiche” infatti, sono frutto di progetti nati dalla collaborazione tra egittologi e scienziati. Questo connubio ha portato alla nascita di varie discipline, tra cui quella archeometrica, che fornisce un’immagine diversa ma complementare degli oggetti attraverso la caratterizzazione dei reperti e la ricostruzione della loro storia con la lettura delle tracce naturali e artificiali lasciate nel tempo. Un apporto determinante è stato dato dalla bioarcheologia, una nuova scienza nella quale sono confluite svariate discipline tra cui l'archeozoologia, l'archeobotanica e l'antropologia scheletrica. Ad esse si aggiungono la paleopatologia, in grado di fornire informazioni sullo stato di salute degli individui provenienti da contesti archeologici, e la paleoparassitologia, che applica le tecniche convenzionali di determinazione morfologica dei parassiti a sedimenti o coproliti. Negli ultimi anni, l'applicazione di tecniche di biologia molecolare e di biochimica a reperti provenienti da contesti archeologici, ha reso possibile un significativo passo avanti nella ricerca. Grazie all'estrazione di DNA antico da materiale organico proveniente non solo da contesti di scavo archeologico ma anche da collezioni museali, è stato possibile determinare il sesso di numerosi individui, identificare legami di parentela e ricostruire gli spostamenti delle popolazioni. Il DNA antico può fornire informazioni anche sulla presenza di microrganismi potenzialmente patogeni, permettendo di ricostruire l'evoluzione delle malattie nel corso dei secoli. Il sito archeologico di Mont’e Prama ed in particolare le tombe scoperte nell’ultima campagna di scavi sono state oggetto di ricerche bioarcheologiche utilizzando metodiche molecolari. 

26 commenti:

  1. Peccato non poter rimanere, mi sarebbe piaciuto sentire Christian Greco

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  2. Un grandissmo (e giovanissimo) egittologo: fa sempre piacere il sentirlo.

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  3. Specie quando legge ad alta voce i geroglifici, come leggesse il giornale.

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  4. Chissà se riuscirebbe a leggere lo scarabeo di S' Arcu 'e is Forros e chissà se glielo faranno vedere. Così finalmente potranno pubblicarlo su qualche rivista che non sia da edicola o che non sia un quaderno Delfino:quello scarabeo merita questo ed altro. Ma mi chiedo anche perché a questa conferenza partecipi un egittologo di tale livello:forse l'Egitto non é più su Marte per l'archeologia sarda?

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  5. Già, me lo sono chiesto anch'io. Ma io la penso diversamente sul perché. Il motivo è 'conoscere' i pezzi da novanta. avvicinarli e, in qualche modo, 'vacinarli'. E non prendermi per persona troppo sospettosa perché gli attori del convegno sono in buona parte coloro che hanno avvicinato e 'vaccinato' chi si doveva vaccinare nella Conferenza sui Fenici di Carbonia. Per ora l'abbiamo raccontato privatamente e per poche allusioni, ma presto vedremo di parlare di quella squallida vicenda dove un egregio orientalista è costretto a dire, per sfortuna sua e fortuna nostra alla presenza di testimoni, che era un falso evidentissimo anche la barchetta di Teti. E infatti.

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  6. Scusate se non c'entra nulla, stavo cercando di discutere della produzione di vino nella Sardegna Nuragica ma sono stato attaccato perchè secondo alcuni utenti non faccio riferimento a notizie scientifiche, mi farebbe piace, che qualcuno di voi, dato che presumo che siate più ferrati sull'argomento del sottoscritto, facesse chiarezza sulla questione del vino nuragico:

    http://ostraka.forumfree.it/?t=68022784&st=90

    Secondo me infatti bisogna interagire con gli altri individui interessati a tali argomenti, quindi pregherei qualcuno più esperto di me di entrare nel merito della discussione.

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    1. Vai sul blog Monte Prama cerchi "vino" e trovi tutti riferimenti che vuoi; i più importanti http://monteprama.blogspot.de/2013/11/i-nuragici-vinificatori-sin-dal-bronzo.html
      http://monteprama.blogspot.de/2014/01/in-vino-veritas.html

      Se vuoi una cosa più specialistica questo articolo è open access:
      http://www.rspi.uniroma1.it/index.php/Annalidibotanica/article/view/10326/10247

      Parlano di resti di vino-davvero vino, non solo resti di semi di uva- da una brocca askoide di Telavè (triei, ogliastra), datati col C14 al 1000 a.C.

      Io su quel forum però non vado di certo!

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    2. Caro Giacomo, se ti va di fare qualcosa di produttivo puoi postare qualche articolo su Maymoni, qui puoi far sentire la tua musica e dirigere la tua orchestra, nel forum sei un musicista.

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  7. Ok, grazie Atropa per i link, io non sono un esperto ma un mero appassionato quindi mi sarebbe piaciuto se qualcuno del vostro calibro si fosse espresso su una questione abbastanza di rilievo come quella del vino nuragico su un sito letto da molti appassionati di archeologia e anche da veri e propri laureati in tale materia, io sono convinto dalle prove scientifiche della produzione di vino nella Sardegna Nuragica e sono riuscito a far percepire questa verità anche ad alcuni ragazzi del forum, però non ho i vostri strumenti, quindi mi piacerebbe se qualcuno volesse partecipare alla discussione, visto che conosco le competenze di molti dei frequentatori di questo blog mi sarebbe piaciuto vedere anche qualcuno di voi esprimersi al riguardo, poi se non volete lo capisco eccome, avrete mille altre cose da fare ed è giusto così.

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  8. Caro Sandro, in me c'è certamente un bastian contrario, ammetto; e io, giuro, vorrei tenerlo a freno (qui come altrove). In genere ci riesco, più di quanto sembri, ma esortazioni come questa mi mettono a dura prova: "qui puoi far sentire la tua musica e dirigere la tua orchestra, nel forum sei un musicista"; mi evoca solo brutti pensieri, mi sa di "meglio primo in un villaggio della Gallia che secondo a Roma", ma non detto da uno che puntava deciso a Roma (e che lì poté essere davvero primo).
    Il mondo è bello perché è vario, va bene, però (o apposta, a ben vedere) a me piacerebbe si esortassero invece i critici competenti di questi forum a venire a commentare e proporre contenuti qui. E per farlo (come dare torto a Giacomo?) incursioni in altri siti aiuterebbero. Lui (Giacomo), purtroppo, per educazione, o forse ancora idealizzando troppo la somma per le parti, esagera, direi, a vedere qui addirittura molti solidamente preparati pronti a regolare discussioni cazzute con una mano sola: qui si vive largamente sulle spalle (sullo studio, serio e diffuso) di molto pochi (tra i quali non mi sogno lontanamente di contarmi, per i pochi che avessero questo dubbio). E a questi pochi non si può chiedere, in aggiunta, di andar per tornei, non più di quanto già non gli capiti di giostrare ancora. Ti sei fatto avanti di slancio, Giacomo, e ti hanno generosamente consegnato, come forse non ti aspettavi, spada e stocco: raccoglierli è impegnativo. Ma suonare con altre orchestre può certo insegnare molto, più che prendersi il sicuro di una esibizione tra il pubblico amico.
    Anche tu, però, avrai mille altre cose da fare (e sarà giusto così).

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    1. La mia esortazione è finalizzata alla esposizione di uno studio, nel forum puoi si, esporre le tue idee ma, ad esempio non puoi inserire immagini che risultino di immediata visualizzazione; a volte una immagine dice di più di cento parole, che potrebbero anche essere fraintese. Per tanto, non dico che Giacomo, debba lasciar perdere il forum, dico solo che qui può esporre in modo più chiaro e convincente “magari” le proprie idee, se non vogliamo chiamarle “tesi”.

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  9. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  10. Riporto qui un estratto dell'articolo di Zoccheddu su La Nuova, riferito al contributo di Ranieri al convegno.
    Mi colpiscono, oltre al dato generale di cui si era già parlato tempo fa, la presenza di tombe alte due metri e gli edifici dotate di scale, oltre alla presenza dei fossati:

    “Abbiamo raccolto – spiega Ranieri – qualcosa come 17 terabyte di dati, tra cui alcuni molto interessanti”. E ovviamente non entra nello specifico (“lo faccio per evitare di dare suggerimenti ai tombaroli”) ma racconta a grandi linee quello che il suo strumento ha letto nella zona di MP (…)

    Dalla collina di MP, sempre secondi i dati raccolti da Gaetano Ranieri, sarebbe venuta fuori solo una piccola parte di quello che potrebbe essere un sito dalle dimensioni sconfinate.
    “L'area a cui mi riferisco è di circa sette ettari (…) Comunque abbiamo riscontrato più di 5000 anomalie, alcune delle quali riconoscibili dai rilievi”.
    Il cuore del Sinis custodirebbe un tesoro inestimabile: “Mi riferisco a strutture complesse di 14 metri per 26 che potrebbero essere strade dato che sarebbero lastricate, e che sono state rilevate in tre casi.
    Poi, tombe di due metri di altezza e costruzioni che sembrano edifici dotati di scale”.
    Ma nelle viscere della collina non ci sarebbero solo abitazioni e vie di comunicazione:
    “Abbiamo individuato diversi fossati, dentro e fuori dall'area di scavo, che custodirebbero frammenti di statue”, ha aggiunto Ranieri dando finalmente un riferimento concreto all'ipotesi secondo la quale attorno al sito originario potrebbe essere stata realizzata una sorta di discarica ante litteram, in cui furono gettate parti di statue.
    Se poi le discariche furono realizzate dai conquistatori che distrussero il sito o dagli scalpellini nuragici insoddisfatti delle fattezze di alcuni lavori, saranno gli archeologi a definirlo.

    Altre novità arrivano dalle aree più note.
    Infatti, all'altezza della capanna nuragica – che guarda caso è al centro della campagna di scavo ripresa in questi giorni dalla Soprintendenza – il georadar avrebbe rilevato la presenza di altre tre costruzioni dello stesso tipo.
    La parte più elettrizzante dei dati raccolti da Ranieri riguarda un'altra zona imprecisata, sempre nei pressi della collina dei giganti:
    “Sotto la terra abbiamo riscontrato la presenta di 400 metri lineari di quelle che sembrano tombe, forse inesplorate, e di resti di numerosi edifici – ha aggiunto lo studioso – E a queste devono essere aggiunti altri fossati molto lunghi, utilizzati probabilmente anche in questo caso come discariche dato l'alto numero di anomalie rilevate dagli strumenti”.
    Rivelazioni che potrebbero far saltare sulla sedia archeologi e appassionati e che potrebbero fare il palo con quanto dichiarato dall'ex rettore dell'Università di Sassari Attilio Mastino che nella relazione snocciolata poco prima dell'intervento di G.Ranieri, aveva parlato del mito raccontato da Aristotele sui 41 figli di Eracle “addormentati” in Sardegna”

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  11. L'ex rettore Attilio Mastino già parla del mito raccontato da Aristotele. Platone è lì che aspetta buono buono, verrà mai il suo turno?

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  12. Romi mi ha mandato un link http://www.attiliomastino.it/index.php?option=com_content&view=article&id=244%3Ai-nove-dormienti-aristotele-e-il-sonno-terapeutico-davanti-agli-eroi&catid=41%3Aarchivio&Itemid=64
    E' interessante 1 che venga citato Pettazzoni e 2 che finisca con una sorta di mitopoiesi alla rovescia:
    "Insomma, il mito dei 41 tespiadi addormentati in Sardegna è stato creato con l’intento di ridimensionare l’originalità della cultura nuragica, che proprio nella statuaria eroica di Mont’e Prama trova la sua più coerente e matura espressione. Ne deriva una visione rinnovata, mi pare, dell’identità della cultura nazionale sarda, inquinata dal mito greco e romano, ma riconosciuta proprio da Aristotele, con i suoi continui rapporti con le culture mediterranee e in particolare con il Nord Africa."

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  13. Certo che, se gli premeva dire proprio questo, ne ha fatto di giri a vuoto prima di sputare il rospo.

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  14. Caro Francu, "giri a vuoto" non è certo generoso, sono compendiate molte cose interessanti tra quei giri, ma soprattutto è solo al quarto capoverso che, per la nostra sorpresa (laddove per i Greci penseremmo a qualcun altro di molto più vicino; o no?), si arriva a parlare, nientepopodimeno, di fondamento dell'originalità culturale della nazione sarda:
    "Dobbiamo premettere che diamo per scontato l’atteggiamento dei Greci che guardavano con ammirazione alle costruzioni megalitiche della Sardegna e più in generale alla civiltà nuragica, ma erano convinti che i barbari dell’isola non fossero stati in grado da soli di sviluppare una cultura architettonica tanto evoluta senza l’ipulso degli eroi greci. Più in generale, la civiltà nuragica non poteva essere autonoma, senza lo stimolo degli “eroi fondatori” del mito greco, primo tra tutti Dedalo, chiamato da Iolao, al quale si tendeva ad attribuire le tholoi nuragiche citate dallo Pseudo Aristotele. Insomma, occorre sottolineare l’uso politico dei miti da parte dei Greci e dei Romani, ora per distanziare la Sardegna in una dimensione di alterità barbara (come avveniva con le bithiae di Solino), ora per creare parentele funzionali all’espansione coloniale. E’ un pre-giudizio che nega il fondamento stesso dell’originalità culturale della nazione sarda e che dobbiamo assolutamente tener presente prima di procedere oltre ..."

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  15. Franco Pilloni forse intendeva 'giri a vuoto' prima, cioè nella sua precedente produzione storico-archeologica.

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    1. Prima certo, ma anche qui non scherza.
      Mastino non è quel Can Grande che ha ricevuto e preso in considerazione la lettera del dentista romano, a proposito di un convegno svolto a Sassari?
      Ditemi che si tratta di altri, per favore!

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    2. No non è lui. Cioè: lui è lui però l'altro non è dentista. Trattasi di altre parti corporali da escrezione renale di prodotti metabolici

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  16. Sull'uso politico dei miti, e non solo da parte dei Greci e dei Romani, anzi il mito che si sovrappone alla realtà dei fatti e si fa storia del vincitore, ne ho scritto anch'io, e non sono il primo a pensarla così, nella prima parte del post sul mito.
    Dice Mastino "E’ un pre-giudizio che nega il fondamento stesso dell’originalità culturale della nazione sarda e che dobbiamo assolutamente tener presente prima di procedere oltre ...".
    Bene, allora dimmi dove gli archeobuoni l'hanno tenuto presente questo pre-giudizio (perché mai lo addolcisce graficamente e non lo scrive per quello che è: pregiudizio!), davanti a resti spiccatamente nuragici se ogni volta fanno carte false per addebitali ai Fenici, agli Euboici, ai Filistei, agli Eschimesi ...
    Mi sai dire in quale considerazione l'ha tenuto Zucca, quando ha detto che le statue dei Giganti erano opera di uno scultore levantino arrivato nel Sinis a seguito dei Fenici e chiamato dai Principi-pastori?
    Ricordi l'intervista?
    Le statue le ha scolpite il bisnonno di Prassitele, i nuraghi li ha messi su Dedalo, le scritte, quando proprio non c'è arrancu di straniero, le hanno fatte i sardi sì, ma come gioco, copiando come scimmie qualche decorazione vista. Questo per i materiali del nuraghe Palmavera.
    O Francesco, ma di cosa parliamo?
    Mastino parla addirittura di "nazione sarda", ma è stato muto quando i suoi amici hanno ripetutamente parlato dei Sardi come una comunità di "bastardi".
    Hanno fatto la cacca nel sentiero, ora ci ripassano sopra e si agitano per sapere chi avrà fatto la cacca proprio dove dovevano passare loro in processione.
    Le cose le hanno dette e scritte, purtroppo per noi e purtroppo per loro.

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  17. http://lanuovasardegna.gelocal.it/regione/2015/06/04/news/mont-e-prama-il-georadar-svela-la-citta-dei-giganti-1.11550067

    Ho i brividi, caspita finalmente ci si sta svegliando.

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  18. Di cosa parliamo, chiede Francu. Di qualcosa di cui opportunamente non a tutti riesce di parlare, perché materia delicata da affrontare in pubblico, perché sono in gioco sensibilità e dignità comprensibilmente ferite e offese, perché non è il caso che solo la libertà di intervento, qui, legittimi chiunque a dare lezioni quando non è personalmente altrettanto coinvolto e danneggiato.
    Opportunamente non riusciamo a parlare, quindi, di quale vestito mettere quando ulteriori passi, come questo del Prof. Mastino, saranno fatti dall'accademia già negazionista verso le posizioni qui sostenute; e saranno fatti, c'è da aspettarsi (come in questo caso), senza spontanei passaggi a Canossa e senza riconoscimenti verso quanti si tenderà ancora a non riconoscere (ostinatamente, con scarsi dignità e senso del ridicolo e con calcoli di convenienza forse azzardati).
    Il passaggio è comunque delicato, può nutrirsi il timore di un paradossale ribaltamento dei ruoli: fin qui i soldati fantasma giapponesi, resistenti nelle isole del Pacifico (oltre il termine della Seconda Guerra Mondiale), potevano sembrare, ma appena alla minoranza con cui condividiamo la strada, gli accademici negazionisti a oltranza; domani i giapponesi potremmo sembrare quanti ci fermassimo su quelle isole a gridare, a un mondo che se ne frega, che loro stavano lì, mentre loro staranno a scrivere del nuovo meraviglioso scenario. Questo non aiuterebbe ad avvicinare quanto umanamente desidereremmo, che non dovrebbe essere affatto l’ignominia sui “negazionisti oltre il tempo massimo” e non sarà, al dunque, nemmeno solo l’affermarsi della verità dimostrabile, ma riguarderà pure il riconoscimento dei ruoli giocati in questi anni e delle legittime paternità. E noi, umanamente, vorremo che questi riconoscimenti maturino in circostanze meno aspre e lunghe di quelle che altrimenti, amaramente, rimanderebbero tutto ai posteri e agli eredi.

    In conclusione: sarebbe molto facile, ora, citare ad esempio la parabola del figliol prodigo; ma nel gioco di trovare le differenze con il nostro tema, gioco in cui siamo certamente bravi, se ne evidenzierebbero non poche, alcune significative. Perciò non la cito, e tanto meno mi impegno in una predica che spieghi anche l'utilità dell'offerta del vitello più grasso; in questo modo nemmeno corro il rischio, nell’assurdo caso mi si desse retta, che siano poi i fatti a darmi torto.
    Così si chiude il perimetro di questo piriforme discorso. Non so, Francu, se ti ho risposto.

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  19. http://www.sanatzione.eu/2015/06/bolognesi-una-citta-a-monti-de-prama-addio-alla-sardegna-di-lilliu/comment-page-1/#comment-4700

    Che tristezza l'ignoranza della gente, leggere commenti come quelli di "Bentu" mi fa rabbrividire, una montagna di errori grossolani in un post di cinque righe, conditi con una saccenza ed un'arroganza incredibili.

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