Il grande inganno III
Parte quarta
E’ arrivato il momento di verificare se proprio tutto quello fin qui
descritto e dichiarato corrisponda al vero.
Sono rimasto
affascinato dall’immagine di una stele funeraria che racchiude in quegli
elementari
disegni, quello che potrei definire senza troppa esagerazione, un trattato di geometria. Vediamo e descriviamola.
disegni, quello che potrei definire senza troppa esagerazione, un trattato di geometria. Vediamo e descriviamola.
Partendo
dall’alto, la stele reca un triangolo isoscele (a), poco sotto una sorta
di stella a sei punte inscritta in un cerchio (b); questo cerchio ne interseca
altri due posti poco più sotto (c), che tangendosi reciprocamente, danno forma
ad una sorta di falce di luna.
Ai lati della
stella a sei punte sono presenti due figure: da un lato un oggetto che richiama
la forma della mandorla (d), dall’altra un cerchio con una protuberanza
marginale a forma di lingua biforcuta (e).
Sotto la falce di
luna troviamo la raffigurazione delle cosiddette “braccia di Tanit” (f),
rivolte verso l’alto che intersecano il vertice di un triangolo che sembra
equilatero (g). Ai lati del triangolo sono posizionati due caducei (h), che
recano una vistosa base di appoggio; il disegno sormonta una scritta funeraria
in caratteri dell’alfabeto fenicio (i).
Interpretazione
(a) Il
triangolo isoscele potrebbe significare “offerta” avendo similitudine col
geroglifico egiziano (X8 della lista del Gardiner), che ha il significato di “dare”.[2]
(b) La stella a
sei punte è la palese dimostrazione che quelle genti sapessero dividere il
cerchio in sei parti uguali, verificando in tal modo la perfezione geometrica
delle direzioni del mezzogiorno e dei solstizi, accomunandoli in un’unica
entità geometrica.
(c) Il simbolo
potrebbe rappresentare una falce di luna, ma ritengo di poter scartare tale
ipotesi in quanto non è consono ai simbolismi legati al moto solare
identificabili nella stele.
(d) La figura a
forma di mandorla somiglia alla figura proiettata sul terreno dai fori del
caduceo (vedi punto 3, della parte seconda nota 21 e nota 22), per tanto
parrebbe una sorta di consiglio ad eseguire le misurazioni quando il sole
proietta tale forma al suolo.
(e) L’altra
figura a forma di cerchio, con una protuberanza marginale a forma di lingua
biforcuta, potrebbe essere pur’essa a carattere informativo, a voler significare che, quando
i raggi solari proiettano l’ombra del caduceo, la sua biforcazione apicale (del
caduceo), debba coincidere con la linea di terra.
(f) A
questo punto dobbiamo verificare la costruzione della figura geometrica per
l’individuazione del mezzogiorno, a partire dalla figura della cosiddetta Tanit
incisa nella stele. Non potendo iniziare la costruzione partendo dal centro del
cerchio (sede naturale del caduceo), perché nella figura non si nota alcuna
traccia della circonferenza che inscrive il triangolo, né del suo centro,
dobbiamo per forza di cose partire dall’elemento utile più vicino ad esso,
ossia la base del triangolo che raffigura il corpo di Tanit e da lì eseguire la
ricostruzione a ritroso.
Individuata la base, si
disegna il triangolo equilatero
e si ricava il baricentro del triangolo ossia il centro del
cerchio che lo circoscrive,
che con tutta evidenza
interseca i gomiti delle braccia della figura con un’ottima approssimazione
Si noti che la distanza tra la base del
triangolo equilatero e le braccia della Tanit è uguale al diametro del cerchio
che forma la testa della stessa Tanit. Ciò può essere visto in senso metaforico
come elemento che descrive la parte per il tutto, nel senso che la posizione
delle braccia della Tanit è individuata dallo stesso cerchio che raffigura la
testa della figurina; cerchio uguale a quello che circoscrive la stella a sei
punte, a voler significare che le braccia e la stella a sei punte sono generate
entrambe dallo stesso sole, come si può evincere dalle figure qui sotto
riportate.
Aprendo una
parentesi, dal punto di vista filologico quest’immagine non si discosta da
quella qui sotto riportata,
dove la stella a sei petali
inscritta nel cerchio è parte del corpo pressoché equilatero di Tanit, a voler
qui significare, che il segreto del messaggio divino (solare) è tutto racchiuso
nella geometria del triangolo equilatero. Ma il confronto mette in evidenza la
similitudine del messaggio iconografico, ossia che la Tanit e la stella a sei
punte sono entrambe generate dal sole.
h. Del caduceo in generale
abbiamo ampiamente parlato nel parte dedicata alla rappresentazione grafica. In
quell’occasione abbiamo descritto pure il particolare caduceo riprodotto nella
stele qui minuziosamente studiata. Qui corre l’obbligo di evidenziare, a
proposito di questo caduceo, la presenta dei due fori ad una certa distanza
l’uno sopra l’altro; particolare che a parer mio non ha una precisa funzione
pratica in quanto, se la funzione di marcare i punti di definizione della
direzione Ovest Est è espletata da uno dei due fori, la funzione di mira, che
negli altri esempi di caduceo è espletata dalla distanza tra la testa dei due
serpenti o dal taglio del cerchio, in questo, tale funzione è espletata dalla
biforcazione apicale; per tanto il secondo cerchio potrebbe (il condizionale
comunque è d’obbligo) non avere alcuna funzione, se non un significato
simbolico legato alla simmetria (e androginia) della divinità, così pure per la
presenza di due caducei nella stessa effige, che non penso individuino due
caducei, ma due funzioni dello stesso caduceo. La prima funzione legata alla
individuazione della direzione Est Ovest: caduceo di sinistra posto sotto la
“vesica piscis”. La seconda funzione legata alla determinazione del momento del
mezzogiorno: caduceo di destra, posto sotto il cerchio con protuberanza.
Ancora un’annotazione, che
dimostra quanta perizia mise lo scriba nel raffigurare l’immagine; riguarda la
base dei caducei, che sono forniti di una piccola base di appoggio. Dal punto
di vista pratico, una base si fatta non da stabilità allo strumento, ma ancora
una volta lo scriba nascostamente ci informa che il caduceo per funzionare
correttamente non deve essere semplicemente poggiato a terra ma deve avere una
solida base.
La ricostruzione
dimostra con tutta evidenza, che lo scriba che millenni fa realizzò quella
stele aveva cognizioni di geometria e le usò per descrivere il rito che su
quelle si basa.
Se avesse voluto
realizzare una icona di Tanit fine a se stessa, che bisogno aveva di sviluppare
tutti quei segni e disegni realizzati con precisione geometrica? Bastava
realizzare quella figurina come in tante altre steli, in modo approssimativo,
in fin dei conti l’importante era lasciare sulla pietra il messaggio bene
augurante, una preghiera, un auspicio.
Al nostro scriba
ciò non bastava, perché lui non era uno scriba qualunque, che poteva scrivere anche senza memoria storica ciò che i maestri insegnavano. Lo scriba
che ha inciso questa lapide era al corrente della verità profonda di ciò che
stava eseguendo, sapeva esattamente il significato di tutti quei simboli e le
procedure di individuazione dei punti cardinali e in ragione di ciò, realmente
voleva dare al defunto gli strumenti che lo avrebbero guidato verso la meta.
In quel suo
ultimo viaggio voleva rendere edotto il defunto di un grande segreto, quello
detenuto in modo esclusivo dai sacerdoti (presumibilmente nessun vivente fuori
della cerchia elitaria sacerdotale era messo a parte dell’arcano, per evidenti
motivi legati alla detenzione del potere carismatico-religioso da un lato e
bassamente secolare dall’altra, da parte della casta sacerdotale stessa). Il
segreto in mano al defunto era salvo e inviolabile, perché tutte quelle figure
incise sulla stele funeraria, non potevano esser capite nella loro sostanza
tecnica e astronomica dal popolo ed è questo il motivo, a parer mio, per il
quale la funzione del caduceo si è persa col passare del tempo.
Quando l’uso di
tale metodo di individuazione dei punti cardinali diventò obsoleto, il caduceo
perse la sua funzione pratica, rimase di esso esclusivamente il simbolismo religioso e
il significato profondo della sua ragion d’essere messaggero divino, senza
saperne il perché. Rimasero tutti gli attributi legati ai significati di quegli
orpelli usati per ammaliare il popolo, giustificare il potere sacerdotale e
nascondere il segreto legato alla meccanica celeste. I serpenti contrapposti,
simbolo ancestrale di vita eterna, si prestarono nella pantomima al grande
inganno.
[1] Stele
mortuaria Cartaginese custodita presso il Museo Nazionale del Bardo (https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Diosa_tanit_cartago.jpg)
[2] Il triangolo
isoscele dedicatorio lo troviamo nella parte alta della stele, similmente al
lamed dedicatorio (di radice semitica), dello scarabeo di Monte Sirai, che è
posto anch’esso al vertice dell’obelisco contenente la dedica in
scrittura nuragica.
Ad ogni buon conto in tantissime stele puniche troviamo
nella parte alta della stele un logogramma, col significato di «dedicato a → logogramma», e sotto di esso, in caratteri alfabetici, la scritta che inizia con la formula
«l-rbt» → alla signora «l-tnt pn b‛l» → a Tanit volto di Ba‛al ossia dedicato alla signora, a Tanit volto di Ba‛al... (vedi: http://www.archaeometry.org/CIS.pdf ).
In
“L’énigme des stèles de la Carthage africaine Tanit plurielle di Léo DUBAL et
Monique LARREY Édition : « L’ Harmattan », Paris, mai 1995 ISBN :
22-7384-3069-4 », si afferma che « L'énigme, c'est le double
langage des stèles: l’antagonisme entre dédicaces (patrilinéaires) et symboles
(matriarcaux) qui ornent les stèles de Carthage nous
révèlent une forme inattendue de cohabitation!»
In sostanza
si afferma che la parte logografica della stele è matriarcale, ossia quella più
antica, a voler dar credito alla teoria di James Frazer sull'evoluzionismo delle società primitive; mentre la parte scritta è di carattere patrilineare. Naturalmente qui è meglio fermarsi, perché si entra in un campo piuttosto ostico, dove i due vocaboli: matriarcale e patrilineare non sono antitetici, ma hanno due significati differenti (matriarcale significa che il comando è detenuto dalle donne, in antitesi a patriarcale, mentre patrilineare significa che la traccia parenterale ascendente e discendente è segnata per via maschile, in antitesi a matrilineare. Con questo non voglio dire che Dubal e Larrey abbiano fatto confusione. Posso pensare, che abbiano voluto sottolineare che all'iniziale detenzione del potere da parte della "madre" sia sopravvenuto successivamente la rivendicazione da parte del maschio della propria ascendenza per via paterna, mediante l'elencazione nelle steli, dei nomi di padre, nonno etc.). Chiusa questa parentesi, quello che qui interessa non è capire se la parte logografica è di stampo matriarcale o patriarcale, ma far emergere un fatto più importante legato all'assioma: matriarcato = più antico, ossia messaggio logografico = più antico, per individuare in quella figurina "Tanit" non un essere di genere femminile (dettato solo dal fatto che il triangolo sembra una gonna), ma un logogramma primigenio, legato solo in parte ad un aspetto religioso e trascendente.
[3] Alla obiezione postami in fase di studio sul fatto che il mio procedimento
possa essere pura speculazione dovuta ad una fortuita coincidenza, perché nella
stele non vi è traccia alcuna del centro del cerchio né del cerchio stesso atto
alla costruzione geometrica del triangolo equilatero, rispondo che, esaminando
la stele risulta evidente dalle ombre, che tutte le figure in essa tracciate
sono il risultato di asportazione di materiale. Ciò detto è evidente che la
circonferenza e il relativo centro di sviluppo usati per la costruzione del
triangolo sono stati asportati dallo scultore e di fatto cancellati.
Signor Sandro,questa volta non ho resistito,dopo aver visto questa immagine stupenda,ho letto tutto quello che lei ha scritto,con grande interesse e,pensi,nonostante sia giorno ho capito tutto.Lo scriba è stato,millenni fa,bravissimo ma altrettanto chiara è la sua spiegazione.Immagino quanti studi lei abbia fatto.Mi sento piccola,piccola ma la fscinascione è grande.
RispondiEliminafascinazione,che errore ho fatto,dovuto all'emozione,
RispondiEliminaSignora Grazia, mi fa piacere che quanto da me scritto sia facile da leggere. La mia preoccupazione era proprio quella di non riuscire a comunicare a tutti, quanto fin qui ho esposto ed esporrò nei prossimi giorni. Spero di dare modo a tutti quelli che qui leggono di poter dire la loro, accettando la mia tesi o confutandola lì dove non si è d’accordo.
RispondiEliminaSignor Sandro,sulla semplicità della sua esposizione non c'è dubbio alcuno,sopratuto per una profana come me.L'accettazione della sua tesi sarà compito di persone ferrate nella materia.Aggiungo anche che quest'ultima parte è stata ancora più semplice delle altre,perlomeno per me.
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