La rubrica di Maymoni

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mercoledì 6 gennaio 2016

Guarda guarda! Una ‘Tanit’ nuragica con la testa quadrata!

* di Gigi Sanna


Fig. 1
L’informatore ci dice che ‘ è stata fatta sparire e che dovrebbe provenire dalla antica chiesa di Santa Vittoria’ (sulla montagna che sta tra Nughedu e Neoneli 850 mt s.l.m.). La pietra sembra arenaria (ma in quella zona non c'è arenaria).  Comunque, in attesa di saperne di più, diciamo che l’immagine sorprende perché  mostra una figura massiccia, si direbbe più maschile che femminile e, soprattutto, la testa quadrata. Per quanto ne so un unicum! In questo blog e nel blog Monte Prama ne abbiamo registrato di diverse (v. tabella riassuntiva) di cosiddette Tanit (con testa romboidale, con presenza del seno, con  testa più o meno tonda, con braccia a svastica, con gambe chiuse a triangolo  e con gambe aperte, con braccia sollevate e distese, ecc. ecc) ma mai si era trovato uno schema a Tanit con una testa siffatta.


Ora, escludendo il periodo cosiddetto ‘punico’ che non sembra mai registrare immagini di Tanit con testa quadra ma sempre circolare, possiamo pensare a buon diritto che il manufatto sia ascrivibile  solo al periodo nuragico. In questo,  oltre alla Tanit con testa circolare, come dimostra, in virtù di cogenti dati di scavo la Tanit di S’Arcu ‘e is Forros di Villagrande Strisaili (fig.1), le figurine (che hanno tutte, si tenga presente,  il significato della lettera di origine protosinaitica e poi protocananaica) presentano non di rado la modifica della testa. La varietà formale di questa  è accompagnata anche da altre modifiche come, ad esempio, quella delle braccia ‘a svastica’  della Tanit di Baratili San Pietro  e quella di Selargius (figg. 2 - 3 )


Fig. 1.                       Fig. 2 


Fig. 3

Se così è, come ritengo che sia, il valore di quella testa potrebbe essere quello che il quadrato nota solitamente in nuragico dal punto di vista lessicale, cioè quello di ‘forza, potenza’. In semitico nuragico la voce, attestata numerose volte (v. ad esempio, in caratteri lineari, la fig. 4) nella documentazione,  è ‘oz  עז. Quindi il significato presente nella pietra parrebbe essere  quello di  hê ‘oz ח עז ovvero di ‘Forza di Lui’ e cioè ‘Forza di yhwh
Fig. 4

* Questo post  vuol essere solo una breve comunicazione. Ci riproponiamo più in là di riprendere ed ampliare, alla luce di tutta la documentazione, la tematica su di una certa iconografia che, a quanto sembra, tocca sempre di più il periodo nuragico. Infatti, siamo di fronte ad un simbolo che sembra appartenere al solo yhwh (di ispirazione cananaica), al B’OL YHWH. Un simbolo che, ritenuto finora solo simbolo,  oggi ci dice molto di più. Ci dice soprattutto che è scrittura e che non è di matrice punica. Ci dice ancora  che la sua presenza in Sardegna in detto periodo punico è da ascrivere, con ogni probabilità,  ad una continuità culturale del nuragico e non certo ad una frattura (nuragico –punico) in termini di credenze religiose. I Punici semmai sembrano soprattutto prendere e non dare. Sempre che quei punici non fossero altro che i sardi stessi.  In ogni caso la Tanit si mostra sempre di più come un ‘segno’  forte della cultura religiosa sarda  di mille anni e forse più. Parola dei sigilli di Tzricotu, dei cocci di Orani e del bronzo a Tanit di Villagrande Strisaili.

11 commenti:

  1. Le varie forme della Tanit possono suggerire a questo punto che il segno “complesso”potrebbe avere sempre un significato più profondo del semplice determinativo “he”; per tanto scomponendo la figura, si può sempre ricavare una frase sacrale completa rivolta sempre a yhwh (Ba‛al).

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  2. Penso di sì e lo abbiamo anche scritto. Ma non bisogna forzare. E' evidente che ci troviamo di fronte ad uno schema con le braccia a svastica dobbiamo pensare al senso da dare a tutto lo schema. Mi pare che la stessa cosa accada per il pugnaletto nuragico che ha un schema non rigido. Può significare da solo 'distintivo, distinto o distinzione (hdrh)' quindi avere senso acrofonico ma può aver maggior carica di senso (cosa che risulta molto chiara nella barchetta di Teti).

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  3. Caro Sandro, non sapevo se postare questo bel regalo che ci ha fatto la befana archeologica nuragica. Una cosa bella e concreta (che belle discussioni non di lana caprina potrebbero nascere!) che rischia di passare inosservata. Secondo me si è esagerato e si è ormai troppo distratti da una disputa che avrà pure la sua importanza ma che è degenerata da tempo. E c'è un fumo irrespirabile. La dialettica, anche se si è in un Blog, si deve autocontrollare e le dispute all'infinito recano solo confusione. Da quel che vedo tra poco si passerà dal finestrone al ballatoio della 'fortezza' o del 'tempio' o della 'casa del principe', alla corona solare (o lunare? o lunare e solare assieme?) e da lì inevitabilmente al tappo che chiudeva l'ultima camera del nuraghe. E da un solo tappo a tutti i tappi compresi quelli dei pozzi sacri. Esaminati ad uno ad uno o tutti assieme. Queste cose oso dirle qui perché l'insulto ormai è gratuito, fulmineo, qualunque cosa si dica, e ora vedo che lo permettiamo quasi quasi incoraggiandolo. E poi, se si vuole prendere uno (uno e uno solo) per il culo, come mi pare che stia accadendo, anche questo non mi va. E tu sai bene perché lo sto dicendo.

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  4. Non ne avevo davvero mai vista una così. Eppure me ne ero sfogliata di repertori. Speriamo che risalti fuori

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  5. Una Tanit che dovrebbe provenire dalla antica chiesa di Santa Vittoria, come la Tanit che ho mostrato in "La scritta di nuraghe Tradòri" del 13 novembre 2015, che è incisa su una lastra della chiesa di Santa Maria di Corte fuori Sindia.

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  6. Sei quella che, secondo me. oggi ha il catalogo più aggiornato. Possono averlo ora solo quelli che ti tallonano da tempo e ti possono copiare. Però dopo quegli articoli, direi quasi esaustivi, nessuno dei cosiddetti esperti del 'fenicio - punico' ha più osato proferir parola. Neppure la Fadda che pure è quella che, in fondo ha sancito, con la sua scoperta di Villagrande Strisaili, la nuragicità dello schema con quello che mi pare abbia chiamato 'ciondolo'. Ma se esso è nuragico, anche in periodo cosiddetto punico, cosa vuol dire che lo troviamo a Cartagine e in altri luoghi del Mediterraneo? Cosa vuol dire soprattutto se essa Tanit è, come io ritengo, non simbolo ma scrittura? Forse che i nuragici esportavano simboli e non scrittura? E se la esportavano anche come scrittura questo potrebbe significare che il 'sistema' a rebus nuragico era noto al di fuori della Sardegna? Che gli Etruschi l'abbiano preso e adattato alla loro 'religio' è un fatto (anche se si cerca ancora di ignorarlo). Ma c'è una chiara dipendenza dell'etrusco dal nuragico per certe forme d'uso della scrittura. L'etrusco usa il rebus, scrive a rebus nei sarcofaghi (e non solo), ma con l'acrofonia sillabica per via della presenza delle vocali non essendo una lingua semitica. Ma gli altri popoli di lingua semitica che presentano la Tanit come dato culturale? Avevano adottato ed erano a conoscenza solo di questo particolare 'segno'? E non sarà che lo avevano adottato perché affatto oscuro come significato e facilmente adattabile alla loro lingua?

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  7. Sì Sandro. L'accostamento è pertinente. E ti dirò di più. Tre Tanit, come sai, fanno parte della 'decorazione' della chiesetta campestre di S'Eremitanu di Narbolia. Quella chiesetta nella facciata mostra altri chiari simboli nuragici e forse anche di natura astronomica. Uno potrà eccepire che la chiesetta è molto tarda e lontana dal nuragico (almeno quello classificato come tale dal Lilliu . Ma i segni non sono certo 'lontani'. Questo vorrebbe dire che la scrittura (non solo la religio) dei nuragici durò molto più a lungo di quanto siamo disposti a credere. Posterò tra non molto una lastra funeraria (si trova in un museo della Sardegna) che è, per dati stratigrafici, del III secolo d.C. Gli epigrafisti imbarazzati per i caratteri strani hanno pensato a lettere ebraiche ma senza capire nulla del significato. Non è così. La lastra funeraria è nuragica solo a vederla a prima vista. Se così è vuol dire che il documento epigrafico conforta anche la nuragicità della chiesetta di Narbolia, il proseguire di quella civiltà dato che essa continua con religione e scrittura. Se è vero, com'è vero, che il concio con scrittura in mix, in etrusco, in nuragico e in latino dei ruderi di Biddamajore del Sinis, è da ascriversi alla fine del secondo secolo a.C. questo vuol dire che ben quattro secoli vanno riempiti di quella continuità. E forse di più se la 'chiesetta' di S'Eremitanu è ancora più tarda. Mi rendo conto che con Sardoa Grammata eravamo partiti con cinque o sei secoli del nuragico mentre ora mi pare che ne dobbiamo considerare molti, ma molti di più.

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  8. Signor Angei,mi dispiace ma disubbidisco perché sento la necessità di commentare il suo bellissimo e civile articolo.Il" geometrino" ,spero,ci abbia liberato da una persona che,sinceramente,mi aveva messo tanta ansia con i suoi insulti a persone competenti e ,quasi troppo educate.Spero di poter tornare a leggere commenti dai quali posso apprendere con serenità e con piacere.Grazie ancora.

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  9. Quando Ospitone, già convertito, ricevette l’invito da parte di Papa Gregorio Magno di convertire al cattolicesimo la sua gente, mi viene da pensare che la vecchia religione “pagana” fosse ben radicata ancora nel VI secolo; e qui nasce spontanea una domanda: E’ possibile che Ospitone si fosse convertito perché aveva capito che quell’unico dio proclamato dalla religione Cristiana era lo stesso unico dio, che i suoi avi veneravano e gli tramandarono? Un dio con caratteristiche diverse sicuramente, ma sempre unico.
    Potrebbe Ospitone aver abbracciato il cattolicesimo per via del tetragramma divino a lui già noto? Potrebbe aver associato la figura della Tanit (manifestazione divina), con lo Spirito Santo, che si manifestò a Maria, tanto da raffigurarla, la Tanit, nelle chiese, dove andiamo scoprendo tale immagine?
    Forse sono domande ingenue le mie, frutto di poca conoscenza della storia della religione cattolica.

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  10. Questo non lo sappiamo. Ma una cosa sappiamo: che i cristiani pur comprendendo che in Sardegna Jacu era Jhwh, comprendevano anche che era un dio diverso, 'cananaico', ereticamente insopportabile, androgino e ancora soli -lunare. In poche parole il V.T. purgato non accettava il vero 'vecchio' testamento. I sardi avevano una religione e un senso della moralità molto vicino a quello ereditato dai Cristiani e confluito nel Nuovo Testamento. Di ciò era consapevole Gregorio Magno (e i papi in genere) che come popolo stimava molto quello sardo (com'è noto dalle sue lettere). Ma il Dio Sardo era 'pagano' perché era ancora quello arcaico adoratore di 'lapides et ligna'. Quindi andava annientato in ogni modo. Persino con l'esenzione delle tasse da parte dei Giudici a coloro che si 'convertivano'. Pubblicherò tra non molto un documento nuragico incredibile del III secolo d.C. dove si vede ancora ben robusta la religio arcaica dei sardi e la presenza 'colta' degli scribi ancora adoratori del dio yhwh di antica ascendenza cananaica (siro palestinese). E' un documento, al solito, completamente travisato e proprio da chi, come epigrafista, avrebbe dovuto studiarlo con minore superficialità. Ma vedremo.

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