La rubrica di Maymoni

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domenica 7 febbraio 2016

Il Toro-transformer e il flusso out-in della potenza

di Atropa Belladonna

L'importanza degli studi multidisciplinari sull'Età del Bronzo scandinavo, che inizia attorno al 2000 a.C., è ormai davvero sotto gli occhi di tutti. Prendendo spunto dalla famose rappresentazioni su roccia, rilevate soprattutto nel Tanum (sito costiero a nord della regione Bohuslän, fig. 1, oggi un sito Unesco), si è arrivati a definire le vie della circolazione del rame grazie alle analisi chimico-fisiche di centinaia di manufatti: la maggior parte del minerale proveniva da Spagna, Sardegna e distretto alpino; in misura minore si è rilevato rame da Cipro, dall'Attica  e dall' attuale Germania (1, 2).
Fig. 1. a sin alcuni petroglifi dal Tanum, sito costiero a nord della regione Bohuslän (dx, da 2. ). I petroglifi del Tanum sono patrimonio Unesco http://whc.unesco.org/en/list/557; presentano un gran numero di imbarcazioni, così come in altri siti della Svezia (vd. dx), ma anche particolari caratteristiche e si distinguono per il loro grande numero. 


Secondo gli studiosi, sulla base delle sovrapposizioni tra giacimenti minerari e ritrovamenti archeologici, la Scandinavia importava rame ed esportava ambra (1) (fig. 2). Si sta quindi definendo, in modo sempre più dettagliato, una vera e propria rete europea di interazioni sociali in essere già dal 1700-1500 a.C., rete che includeva percorsi via mare anteriori ai traffici micenei nel Mediterraneo. In questa rete si inserisce la Sardegna a pieno titolo e il network pare comprendere anche la lontana Sidone dove alcuni manufatti evidenziano rame probabilmente sardo da tombe di guerrieri del 2000-1550 a.C (2b, 3, 4). 

Fig. 2. I ritrovamenti di ambra baltica (cerchiolini gialli) , corrispondono approssimativamente alle zone minerarie (righe arancioni su fondo giallo) da cui proviene il rame dei manufatti scandinavi (1).

[..] Il rame del Tirolo nei manufatti svedesi fu probabilmente trasportato in Scandinavia lungo le "vie dell'ambra" (Navarro, 1925; Thrane, 1975). Le nuove analisi confermano che l'Austria fornì metallo alla Scandinavia durante la l'Antica Età del Bronzo (2000-1600 a.C.) e la Tarda Età del Bronzo (1100-900 a.C.). Tuttavia, e questo è il dato soprendente, non durante la Media Età del Bronzo (1600-1100 a.C.). Durante questo periodo prevale in Scandinavia il rame dalle miniere del Mediterraneo occidentale, cioè di Spagna e Sardegna. [..] Il rame nuragico continuò ad avere un ruolo anche durante la Tarda Età del Bronzo, assieme a quello austriaco, nonostante la predominanza, in questo periodo, del rame dalle miniere spagnole.[..] (1). 

"Raccontare" su roccia una rete commerciale: un codice pan-europeo del toro-guerriero-nave?

L'estesa rete commerciale europea dell'Età del Bronzo  implicò però anche qualcos'altro:
 la condivisione di codici di comunicazione cosmopoliti. Sentiamo come li raccontano Ling e co-autori, definendoli "valori fondamentali": "In questo articolo si dimostrerà come la produzione di arte rupestre in Scandinavia sia intimamente legata al commercio di metalli, e come perciò essa risponda in modo molto sensibile ai cambiamenti nelle rotte e nella rete di scambi dei metalli. Molticaratteri tipici della Scandinavia in età del Bronzo si ispirano al mondo mediterraneo, come per esempio gli sgabelli pieghevoli ritrovati nei tumuli in Danimarca, gli oggetti metallici e non da ultimo le immagini sulla roccia. Ad esempio, ci sono delle straordinarie somiglianze tra i guerrieri bicornuti dell’arte rupestre in Estremadura, le figurine nuragiche della Sardegna e i guerrieri bicornuti dipinti dell’arte rupestre della Svezia occidentale. Inoltre, tali somiglianze tra l’arte rupestre della Valcamonica e quella scandinava sono già state sottolineate da molti studiosi. In questo contesto, è interessante notare che la Scandinavia nell’età del Bronzo importava rame dalle aree di minerali grezzi del Tirolo settentrionale, della Spagna e della Sardegna. Per questo motivo le figure antropomorfe presenti sulle rocce di queste lontane regioni offrono una testimonianza di tale interazione. Questi codici cosmopoliti esclusivi, o valori fondamentali, erano condivisi da gran parte dell’Europa in età del Bronzo, ed erano espressi al meglio e in modo vivido nell’arte rupestre, attraverso rappresentazioni di figure umane armate e di metalli in diverse configurazioni e forme."(Sommario del rif. 5). (fig. 3)
Fig. 3. "Cosmopolitical codes from different parts of Bronze Age Europe. At the top warriors in Spanish rock art marked with C. Swedish rock art to the left with, no marks. Mid-section: Horned figurines from Grevesvænge, the horned helmet from Viskø, and the camp stool from Guldhöj, all from Denmark. Bottom left: Acrobats and bulls from the Mycenaean world and from Scandinavian rock art (after Winter 2002). Bottom right. Warriors on Nuragic figurine compared with Scandinavian rock art (after Rowlands & Ling 2013)" (dal rif. 5). 

E' la già ricordata regione del Bohuslän (fig. 1) quella che offre le maggiori testimonianze di questi "racconti su roccia" (5, 6), così come dei manufatti in bronzo analizzati. Una straordinaria concentrazione di immagini, di segni-simboli, fino a poco tempo fa ingenuamente interpretata come una rappresentazione della vita rurale e pastorale del  Tanum durante l'Età del Bronzo. Secondo Ling invece, vista anche la localizzazione delle immagini, queste ultime possono essere viste come una narrativa in continua trasformazione e in associazione alla rete commerciale dei metalli e dell'ambra; una narrativa che sembra avere le sue radici nella tradizione scandinava dell'arte rupestre, mentre le immagini stesse possono essere considerate un influsso mediterraneo.  Nel Mediterraneo infatti, l'immagine del Toro è ricorrente, fin dalle prime fasi della "neolitizzazione" (5). Forse le immagini più note e più discusse negli ultimi anni sono quelle dei  lingotti  ox-hide (fig. 4), tanto da dar luogo ad un acceso dibattito sulla rivista Antiquity.
(si
 segua questo link per più dettagliate notizie su questi manufatti ).
E' proprio durante la massima diffusione di questi particolari lingotti "a pelle di bovide", la cui massima concentrazione si trova in Sardegna e a Cipro, che l'arte rupestre scandinava raggiunge il suo primo periodo di massima diffusione (1600-1300 a.C. ca.), in notevole coincidenza con l'introduzione nella regione del rame dalle regioni mediterranee (inclusa la Sardegna).
Fig. 4. Svezia, arte rupestre. Sin.: una nave con un lingotto oxhide a bordo, Norrköping (7); Dx.: lingotto oxhide sul pannello Kville 157 (5)

Quello che interessa qui, però, è uno degli aspetti che sono stati messi in luce dagli studi di Ling e co-autori, e cioè la ricorrente associazione del toro (poi gradulamente affiancato dal cavallo attorno al 1400 a.C.
 (7)) con le navi e, soprattutto, la sua capacità di TRASFORMAZIONE (6). Le navi, a volte molto grandi, mostrano spesso una sorta di combinazione o addirittura fusione con l'animale (fig. 5a e 5b).
Fig. 5a. One of the most outstanding rock art panels in the Tanum area, Tanum 311. Note the spectacular combinations of bulls and ships (documentation by Tanumshällristnigsmuseum Underslös (THU); Remade by Fredell 2003: source: SHFA).(6)
Fig. 5b. Bulls and ship depictions from the Tanum and Kville areas in western Sweden. Top left: Tanum 12 after Claesson Claes (source: SHFA); Top right: Tanum 25 after Evers Dietrich (source: SHFA); Bottom left: Tanum 351; and Bottom right: Kville 159 (documentation by TanumshällristnigsmuseumUnderslös (THU); source: SHFA)(da: 6)

Ma il Toro e altri animali vanno oltre negli "affreschi" della Svezia dell'Età del Bronzo: vengono anche "beccati"  in una fase cruciale, quella della trasformazione, o, come la chiama Ling (rifacendosi anche ad altri autori), l'idea di "incorporare ciò che è esterno" , legando ciò che è selvaggio alla cultura, e includendo trasformazioni animali o non animali" (6).  Ling pensa che questa idea di trasformazione, di "incorporare ciò  che è esterno" , di retaggio precedente nordico,  sia una caratteristica anche dell' Età del Bronzo scandinava, così strettamente associata all'arte rupestre, alle navi, ai metalli e ai guerrieri. Ad esempio, le transizioni tra animato e inanimato, le pietre multiformi, i metalli e l'ambra: tutti derivano da fonti naturali e il loro movimento o trasformazione è essenziale per cambiarli da uno stato grezzo a uno stato "addomesticato, di valenza culturale":  " E' in questo senso che siamo particolarmente interessati all'argomento di Sahlins’ sul Re Straniero, in questo caso limitato alla rappresentazione del guoerrieo sulle rocce, per discutere la potenza di ciò che è selvaggio come mezzo per rendere potenti forme culturali locali" (6).
Si noti in figura 6a la rimarchevole scena in cui un toro viene addomesticao e diviene più grande man mano che sembra avvicinarsi alla nave, finchè lo spettatore si accorge che ...il toro è "dentro" la nave, è la nave stessa, senza soluzione di continuità (fig. 6a). E non solo: la trasformazione sembra essere reversibile, perchè la nave sembra dare origine ad un toro più piccolo (sotto di essa).

Sebbene il toro predomini, la "trasformazione" riguarda  anche altri animali, per esempio l'alce (fig. 6b)


Fig. 6a. The magnificent panel Tanum 12, displaying transformative features between ships and bulls (documentation by TanumshällristnigsmuseumUnderslös (THU); source: SHFA).(6).
Fig.6b. Transformations between elk & ships at Nämforsen, a common theme for the North Scandinavian rock art tradition. ÅdalsLiden 193 Nämforsen (photo: Almgren; source: SHFA).(6).

In altri pannelli vi sono tori che emergono dalle spaccature della roccia: non sono mai rappresentati completamente, ma solo parti di essi sono visibili: "This feature could be seen as yet another example of the potency of the rock, and as an extension of the transformation between stone/animal and ship." (6). Questo flusso e trasformazione continuo di materia, potenza ed energia (ad.es. dalla roccia, al toro selvaggio, al toro addomesticato fino all'incorporazione della potenza selvaggia in elementii culturali) è il tema più affascinante, a mio parere, che emerge dall'analisi di Ling e co-autori dell'arte scandinava su roccia e dei suoi legami con un orizzonte economico e culturale in un'epoca di grande fermento e di forti influssi -ormai innegabili -dall'Europa mediterranea. 

La tesi di Ling è che il concetto di trasformazione, di incorporazione out-in nell'arte rupestre dell'Età del Bronzo scandinava, sia  un'eredità dell'arte rupestre nordica precedente (struttura), mentre l'immagine del toro (contenuto) dovrebbe derivare dai contatti con l'Europa meridionale (5,6). Ecco il perchè del titolo del rif. 5.  La nave ha bisogno di una potenza da Toro, e ne incorpora perfino lo spirito in accordo con la tradizione "animistica" scandinava. 
Credo sia bello e utile a questo punto leggere le parole priginali dell'autore: "Even today, taking the ferry across from Jutland to western Sweden, the shock is palpable as the flat landscape of the peninsula is left and instead the steep granite cliffs of the islands and coast of western Sweden are met with for the first time. The rock art that becomes so prevalent in the Early Bronze Age in western Sweden is basically the legacy of hunter-gatherer animism that can probably, in part, be traced back to much earlier origins (Goldhan et al. 2010). From c. 1700 BC the demand for ships and maritime technologies and skills from the developing Bronze Age in the Danish Isles complemented by the demand for amber in international exchanges, began to transform this legacy by first intensifying it. Ships are depicted literally as bulls or having bull-like characteristics. No doubt the need for bulllike potency would imply that the spirit of the ship would have equal powers to survive long distance voyaging and natural disasters such as trading expeditions in the North Sea. Rock art as ritual depictions of the idealized sending out and ensuring the return of sea-going expeditions is not unusual in later periods and elsewhere precisely because
of the endurance of the images cut into stone. However, this ship-bull potency was to be transformed through the Bronze Age by the addition of an anthromorphised warrior-bull
element.(6). 

Questo toro antropomorfizzato, o guerriero-toro, alcuni autori (es. Sahlins) lo chiamano "Re Straniero" e a questo punto non possono fare altro che ipotesi: "The king is an outsider, often an immigrant warrior prince whose father is a god or a king of his native land. But, exiled by his own love of power or banished for a murder, the hero is unable to succeed there. Instead he takes power in another place, and through a woman: princess of the native people whom he gains by a miraculous exploit involving feats of strength, ruse, rape, athletic prowess, and/or the murder of his predecessor.’ (Sahlins 1981: 115)(6). (si veda sopra la fig. 3).

Per non sapere né leggere né scrivere, e non conoscendo affatto gli studi di Ling o di Sahlins, io di tori-antropomorfizzati ne scrissi a proposito delle statue "assurde" di Monte Prama. E io credo, ancora adesso e forse di più, che quell'analisi- ingenua se vogliamo, fatta con occhi da bambina -forse qualcosa di vero la conteneva (8). La profonda assurdità di quelle statue sta nella cura e nella raffinatezza dei particolari e delle tecniche (9), a fianco di un aspetto brutale e animalesco, di un fisico ben lontano dai canoni classici, choccantee che fa saltare dalla sedia i puristi, i quali arrivano a  parlare di "statue aborto" (oppure semplicemente, quasi sempre, tacciono). Per me quella è la potenza immensa del Toro, un Toro che però non è solo espressione del Selvaggio, ma una vera e propria impronta divina, un qualcosa che addomesticare e controllare non si può - se non in parte.

Non è per gioco che accosto alle statue di Monte Prama i colossi di Karnak di Akhenaten (10): quelle statue e tutta la successiva arte di Amarna dipingono dei mostri, c'è poco da raccontarsela: non, come oggi si sa, perchè il faraone eretico fosse "malato", ma perchè  esprimono al massimo grado la natura di "transgender" e "transformer" di TUTTI i faraoni egizi: solo che lui non solo non cercava di nascondersi o di criptare l'informazione, anzi, la sbatteva sotto gli occhi di tutti. 
Lise Manniche scrive, nel 2010: "Per gli osservatori dei tempi moderni che venivano a contatto per la prima volta con i colossi di Karnak, l'esperienza fu choccante. Erano le prime sculture del re a tutto tondo con il corpo in un  ragionevole stato di conservazione. Come tutta l'arte che trascende le formule normalmente accettate, il loro effetto immediato fu inquietante: non solo perchè le statue si discostavano da quello che ci si aspettava dell'arte egizia, ma perchè avevano evidenti sfumature sessuali. Dopo oltre 80 anni dalla loro scoperta ancora oggi gli egittologi tentano di dare un senso alla "mostruosità" delle statue [..] L'effetto è grandioso e terribile: la natura divina del faraone viene espressa attraverso la trasfigurazione delle forme umane [..](11)


1. Ling, J., Stos-Gale, Z., Grandin, L., Billström, K., Hjärthner-Holdar, E., Persson, P.-O., Moving metals II: provenancing Scandinavian Bronze Age artefacts by lead isotope and elemental analyses, Journal of Archaeological Science (2014), 41,106-132;
2. A. Belladonna, monteprama.blogspot.it, a. Da Calabona (SS) alla Svezia nell' età del Bronzo Medio, 10 SETTEMBRE 2013; b. Sidone, tombe di guerrieri del 2000-1550 a.C.: rame sardo nei manufatti di bronzo?, 5 MARZO 2014
3. Doumet-Serhal, Tracing Sidon's Mediterranean Networks in the second millennium BC, In: Cultures in Contact: From Mesopotamia to the Mediterranean in the Second millennium B.C.,  Aruz, Joan, Sarah B. Graff, and Yelena Rakic, eds. (2013), The Metropolitan Museum of Art pub. , pp. 132-141
4. R. Saderi, monteprama.blogspot.it, Rame sardo dell' età del Bronzo Medio: dalla Svezia a Sidone, 12 MARZO 2014
5. Ling, J. Rowlands, M . 2013, Structure from the North and content from the South. Rock art, metal trade and cosmopolitical codes. In: E. Anati (ed.). Art as a source of history - L’arte come sorgente di storia . Capo di Ponte: Edizioni del Centro, pp. 187-196 ;
6. Johan Ling and Michael Rowlands, The ‘Stranger King’ (bull) and rock art, In: Picturing the Bronze Age / edited by Peter Skoglund, Johan Ling and Ulf Bertilsson, Oxford ; Philadelphia : Oxbow Books, 2015, pp. 89-105
7. Johan Ling, Claes Uhnér, Rock art and metal trade, Adoranten, Volume 2014, Pages 23-43 2015
9. A. BelladonnaL'opinione dello scultore Peter Rockwell: le raffinatissime (e levigate)statue di Monte Prama, http://maimoniblog.blogspot.it/, 13 gennaio 2016
10. A. Belladonna, Le datazioni "rileggono" la necropoli di Monte Prama: ora bisogna "riscriverla", http://maimoniblog.blogspot.it/, 31 maggio 2015
11. Lise Manniche, The Akhenaten Colossi of Karnak, 2010, The American University in Cairo Press,  Cairo New York

Per chi fosse interessato ai "Codici europei dell'Età del Bronzo" si  vedano anche: http://monteprama.blogspot.it/2013/03/i-codici-europei-dell-eta-del-bronzo-1.html
http://monteprama.blogspot.it/2013/03/i-codici-europei-dell-eta-del-bronzo-2.html

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