La
porta del toro luminoso
L’architettura
della luce
Fig. 1
Il sole sta
calando verso il mare alla fine di una bella giornata di settembre.
Ho di fronte il
monumento che in silenzio mi scruta, io pure lo osservo.
Quella bocca
perfettamente delineata in mezzo ad un guazzabuglio di informi pietre di nero
basalto, sembra voglia urlare qualcosa; affianco, il bove superbo pare
consigliare il silenzio.
Murru mannu lo
chiamano a Cabras, quasi un gioco di parole che porta il forestiero a pensare
che quelli “is Cabrarissus” raddoppino le consonanti senza sapere bene il
perché; senza sapere il forestiero, che dicono bene is Cabrarissus: «Murru
mannu» perché, non al muro alludevano i loro antenati ma a quel superbo bove
che al mezzogiorno, dal prominente muso, emana abbagliante muggito.
Come ben
si sa, la collina di Murru mannu è il sito tharrense dove furono scoperti i
resti del villaggio nuragico risalente al periodo tra la fine del BM e il BF, il tophet di epoca punica e varie
altre strutture, compreso un complesso sistema di fortificazioni che vede quale
ultimo baluardo difensivo: “Su muru mannu” o “Su murru mannu”; questo si
affaccia su uno slargo di circa sette metri, confinato da un secondo muro che
delimita un fossato che presumibilmente faceva parte del sistema difensivo di
Tharros. Almeno, così ci viene spiegato.
Fig. 2 Su murru
mannu visto dalla staccionata che delimita l’area.
Il muro residuo
occidentale della cosiddetta fortificazione presenta all’apparenza un angusto
ingresso largo un metro ed alto 1,56 m sufficiente al passaggio pedonale,
tant’è che viene definita “postierla”, ossia un camminamento che attraversava
la cinta muraria per tutto il suo spessore.
A dire il vero
le “postierle” erano due, una in direzione est-ovest appunto, l’altra in
direzione sud-nord[1]; di
quest’ultima ormai distrutta si vedono solo i blocchi di impostazione (Fig.3).
Fig. 3 Immagine
da Google Earth
La “postierla” occidentale (così è definita), è costruita interamente con grossi conci ben squadrati di arenaria.
Gli stipiti hanno uno spessore di 1,24 m basati su una soglia elevata mediamente dal piano
di campagna attuale di 33 cm e reggenti un possente architrave alto 0.74 m. Già
in epoca Romana l’accesso era impedito da blocchi di arenaria che ancora oggi
ostruiscono il vano per 2/3 della sua altezza.[2]
Subito dietro
gli stipiti, un corridoio largo mediamente 1.45 m, si allunga e penetra in
quella che è lo spessore della cinta muraria, per una lunghezza di
3.82 m. La volta del corridoio è realizzata con spesse lastre sempre di
arenaria poste a capriata. L’originalità della struttura sta nel fatto che il
colmo di questa non è orizzontale come ci si potrebbe aspettare, ma inclinato
quasi di 13°.[3] Questo
espediente potrebbe esser stato adottato per superare all’interno del corridoio
un dislivello naturale, ma questa motivazione non mi convince e in seguito
vedremo il perché.
Fig. 4 retro della postierla[4]
Il muro è
chiamato “Murru mannu”.
Alcuni ritengono
che il suo nome sia “Muru mannu” in riferimento alla stessa natura del
manufatto; altri pensano che “Murru mannu” indichi la collina quale prominenza
altimetrica[5]; altri
ancora pensano che il nome derivi da una pietra appena sbozzata, posizionata
sulla destra della porta. L’immagine non è molto evidente in piena luce, ma
risalta nei chiari scuri dovuti alla luce incidente sulla superficie scabra.
La figura che
appare è quella di un toro che muggisce, e vista la posizione della testa col muso
rivolto a settentrione, essa suggerisce che quello non è un toro qualsiasi ma
un toro speciale, quello che si manifesta tutti i giorni emanando luce e calore
al mezzogiorno (Fig.5).
Fig. 5
La datazione ufficiale
La datazione del
muro e della postierla è alquanto incerta. Per alcuni risale all’epoca punica e
subì una ristrutturazione nel 2° secolo a.C.[6];
per altri queste risalgono proprio al 2° secolo a.C.[7]
Secondo Acquaro,
inizialmente (VIII sec. a.C.) venne riutilizzato come cortina difensiva
l’antemurale nuragico esistente sulla collina, con successive ristrutturazioni
e la realizzazione delle due postierle, del pozzo mai usato e delle altre due
linee fortificate verso il porto; infine (II sec. a.C.) la cortina viene
ristrutturata con massi ciclopici di basalto e realizzato il fossato tra la
seconda e la terza linea. In esso lo scavo di un edificio funerario romano ha
permesso di evidenziare come essa poggiasse su strati più antichi, con
materiali databili tra fine VII-VI e metà del I sec. a.C.(in nota 84 si cita
C. Tronchetti:
non è chiaro se questi materiali provengano da strati affidabili o di
riempimento; la colmatura del fossato sembra avvenuta in un’unica fase
nell’ambito del I sec. a.C.)[8].
C. Del Vais in
Darwin quaderni “Archeologia in Sardegna” scrive: Le fortificazioni, sorte
verosimilmente non molto tempo dopo la conquista cartaginese, dovevano essere
costituite, nel loro primo impianto, da una cinta muraria realizzata con grandi
conci squadrati in arenaria. Tracce di tali mura, che dovevano chiudere
interamente la città, sono state rintracciate sulla collina di San Giovanni e a
Murru Mannu. In quest’ultima area, in particolare, il rifascio realizzato in
conci irregolari in basalto, due postierle e il fossato delimitato a nord da un
muro di controscarpa costruito con lo stesso materiale sono riportati dalla
critica alla successiva fase repubblicana (II sec. a.C.).[9]
Anche la Del
Vais si mantiene cauta nell’ascrivere muro e postierla al 2° sec. a.C.
rimandando tale dato alla “critica”. In sostanza tutti basano quest’ultima data
sul dato fornito da C. Tronchetti, che però come abbiamo visto scrive: “non è chiaro se questi
materiali provengano da strati affidabili o di riempimento; la colmatura del
fossato sembra avvenuta in un’unica fase nell’ambito del I sec. a.C.”.
In “Rivista di
studi Fenici, volume XXV, supplemento” l’archeologo è molto cauto
sull’attribuzione delle date e scrive “Per quanto attiene la cronologia del
riempimento (della postierla ndr), si deve anzitutto precisare che non è
stato possibile eseguire un’analisi dei materiali rinvenuti, che potesse
fornire dati sicuri […] Segue scrivendo: “Come terminus post quem non,
per il riempimento (della postierla ndr) possiamo indicare
prudenzialmente la prima metà del I secolo a.C. […]. Continua scrivendo “La
maggior parte del materiale afferisce a livelli cronologici più antichi […]”.
In sostanza nel prosieguo indica il II e il III sec. a.C. per un collo di
anfora greco-italica, IV sec. a.C. per frammenti di ceramica attica, V sec.
a.C. per un frammento di lekythos. In maggioranza è stata ritrovata però
ceramica punica. Segue scrivendo “La cronologia proposta, sia pure in
maniera ipotetica, per il riempimento della postierla, trova un significativo
riscontro nei dati ricavati dallo scavo del riempimento del fossato […]”[10]
(per un preciso riscontro si veda la nota [10])
In ragione di
ciò ritengo che nessun indizio ci sia (almeno per ora), che possa dare una
datazione precisa ed univoca.
***
L’antefatto
Ero indaffarato
nel mio ufficio a fare un po’ di “pulizia” di carteggi obsoleti, quando mi
passa per le mani una cartellina, la apro, all’interno un foglio a quadretti
con alcuni disegni a matita fatti a mano libera e corredati di misure; non
riconosco la mia calligrafia; appresso c’è un foglio di carta lucida con alcuni
disegni: pianta, sezione e prospetti, quelli si sono miei. La mente torna
indietro nel ricordo di un episodio lontano nel tempo: un ragazzo, non ricordo
più né viso né nome, mi chiese di realizzare un disegno tecnico ricavando le
misure da quegli schizzi. Non ricordo più neanche il motivo di quella
richiesta, ma sicuramente non aveva una gran propensione per il disegno.
Quando misi in
pianta quegli schizzi a mano libera non sapevo cosa rappresentassero, sugli
appunti c’era scritto “postierla” ma allora non sapevo neanche cosa
significasse quel termine. Oggi rivedendo quelle figure mi sono reso conto che
qualcosa di strano c’è nell’architettura della “postierla”.
Il pensiero è
andato al Prof. Gigi Sanna e alla presentazione, in occasione del 5° corso di
epigrafia nuragica, di un suo studio sul muro di “Su murru mannu”; la
descrizione che ne fece, che spero un giorno sia pubblicata, mi incuriosì ma
non pensavo potesse sfociare in questo studio in modo così inaspettato.[11]
In questa sede
naturalmente non parlerò dello studio del Prof. Sanna, dirò soltanto che il
rebus della “postierla” si intuisce solo alla luce di quel suo studio; per
tanto quello che qui verrà esposto è solo una parte del tutto, una delle due
facce della stessa medaglia, che immaginando l’inintuibile ci fa capire che
quella porta ha tutte le caratteristiche di un varco sacro.
[1] Nei testi
consultati, la seconda postierla, che di fatto esiste solo in alcuni disegni e
qualche fotografia, essendo ormai impossibile vederla come tale, viene
descritta come postierla orientale, per tanto il visitatore penserebbe che essa
guardi verso Oristano e il suo golfo, mentre invece essa è orientata con un
azimut di circa 346°, per tanto l’asse del corridoio è ruotato rispetto al nord
geografico di circa 14° in senso antiorario. Si veda “E. Acquaro e C.
Finzi in “SARDEGNA ARCHEOLOGICA – Guide
e Itinerari – THARROS “ C. Delfino Editore pag. 40 e 41 Fig. 23.
[2] Ritengo che
in mancanza di altri indizi la postierla fu occlusa quando fu realizzata la
cappella funeraria di età romana che ad essa era addossata.
[3] E. Acquaro e
C. Finzi in “SARDEGNA ARCHEOLOGICA –
Guide e Itinerari – THARROS “ C. Delfino Editore, lo definiscono “tetto del corridoio leggermente strombato”.
[4] Da: Civiltà
fenicio punica in Sardegna di F. Barrecca, Delfino editore.
[5] Il termine
“murru” oltre che a Murru mannu, lo incontriamo anche in altri toponimi in agro
di Cabras. Nella cartografia catastale del comune troviamo al F°59 una località
chiamata “Murru zoppu” nelle vicinanze dello stagno di Mistras al bivio di San
Salvatore, sulla sinistra andando a Cabras. Nella stessa zona, nella Tav. B5A -
Beni Architettonici-Archeologici e Aree di Rischio Archeologico del Puc DI
Cabras è censito col numero 174 un pozzo denominato “Funtana Murru zoppu” e un
insediamento contrasengato del numero 176 denominato “Murru zoppu1”.
Attualmente
non ci sono rilievi di spicco in quella zona che possano avvalorare l’ipotesi
del termine quale sinonimo di collina. Altro toponimo, questa volta denominato
“Sevu Murru zoppu” lo troviamo sempre in agro di Cabras al F° 70 dove ci sono i
resti di un nuraghe nominato “Muru zoppu”. Sempre nella Tav. B5A del PUC di
Cabras troviamo in quella zona una emergenza archeologica contrassegnata quale
insediamento dal numero 177 “Sa roia Murru zoppu”. Anche qui nessun rilievo di
spicco che possa giustificare il termine quale rilievo collinare.
[6] Da: Tharros
in età romana, tesina di Anna Ardu da:
https://www.academia.edu/4552869/Tharros_in_et%C3%A0_romana
https://www.academia.edu/4552869/Tharros_in_et%C3%A0_romana
[7] da: Tharros:
indagini nell’area dell’anfiteatro romano, di P. Bernardini, P.G. Spanu, R.
Zucca, pag. 4 che riporta in nota
“Madau 1991pag. 165-174. http://www.fastionline.org/docs/FOLDER-it-2014-313.pdf
[8] da: La città
punica in Sardegna di A. Stiglitz pag. 68
https://www.academia.edu/984598/026_La_citt%C3%A0_punica_in_Sardegna_una_rilettura
https://www.academia.edu/984598/026_La_citt%C3%A0_punica_in_Sardegna_una_rilettura
[9] da: A R C H E O L O G I A I N
S A R D E G N A - La terza vita di Tharros la città depredata di C. Del
Vais pag. 83 http://www.sardegnacultura.it/documenti/7_93_20070720115442.pdf
[10]
Da: RIVISTA DI STUDI
FENICI VOLUNE XXV, SUPPLEMENTO Tharros – lo scavo della
postierla e dell’edificio funerario del fossato – anno 1981. pagg. 39-42.
Nel mese di marzo 1981, in vista delle operazioni per il
consolidamento statico delle mura del fossato di Tharros, si è proceduto allo
scavo della postierla presente nella parte occidentale della fortificazione.
Lo scavo è avvenuto all’interno della postierla medesima, al
momento ritrovata pressocché totalmente interrata, emergendo soltanto la parte
terminale della copertura. Il piano di campagna si trovava alla quota di mt
27.97 s.l.m. (leggi: mt 29.97).
Effettuata la ripulitura della sabbia di accumulo superficiale,
è apparso un primo strato di terreno compatto a mt 27.79 (leggi: mt 29.79).
Questo era
composto di terra morbida, sabbiosa, scura, ricca di materiali ceramici, sassi,
ossa animali e umane assolutamente sconnesse e frammentate; si riscontravano
anche piccole lenti sabbiose. Scendendo in basso il terreno, constante come
matrice, diveniva più umido e fangoso, accentuandosi questo carattere nella
parte occidentale, in evidente derivazione dal deflusso delle acque sul piano
di fondo della postierla.
Tale piano
inclinato, da Est in discesa verso Ovest, era composto da due filari di blocchi
squadrati, allettati tra le pareti, ben connessi, spessi circa cm 10; nella
parte più alta il piano si trovava a mt 27.24, in quella più bassa a mt 26.54
s.l.m.
Le dimensioni
della postierla si definiscono quindi come segue: larghezza all’imposta del
pavimento cm 140; larghezza all’imposta della copertura cm 150; altezza dal
pavimento alla parte interna della copertura con lastre alla cappuccina +/- cm
220. (Mia la sottolineatura)
La porta della postierla che dà adito al fossato è larga cm 98
ed alta cm 160; essa è stata occlusa in antico con un grande blocco squadrato,
inzeppato con pietre più piccole, sopra cui si trova una grossa pietra informe,
anch’essa inzeppata; questo apparato lascia uno spazio aperto non superiore ai
cm 20 tra il suo culmine e l’architrave.
Il riempimento della postierla si presenta come omogeneo, senza
stratificazioni, dovendosi le differenze riscontrate solo all’accumulo
dell’acqua sul fondo di lastre ben connesse.
Per quanto attiene la cronologia del riempimento, si deve
anzitutto precisare che non è stato possibile eseguir un’analisi accurata dei
materiali rinvenuti, che ci potesse fornire dati sicuri, perché, per motivi
imprevedibili ed indipendenti dalla volontà di chi scrive, i contenitori dei
reperti andarono distrutti ed i reperti medesimi mescolati ad altri, e quindi
non più identificabili. Fortunatamente una prima selezione e relativo esame
erano stati fatti al momento del lavaggio, con identificazione sommaria dlle
classi e delle tipologie attestate, con le considerazioni che ne erano
derivate.
Come terminus post quem non per il riempimento possiamo
indicare prudenzialmente la prima metà del I sec. a.C. Questo ci derica dalla
constatazione che i pezzi più tardi sono riferibili alla ceramica a vernice
nera Campana B (di cui un frammento attinente una patera , F 1443, databile
entro il II sec. a.C. ) e manca assolutamente qualsiasi attestazione dell
sigillata italica, che, come noto, comincia ad essere prodotta verso il 50 a.C.
La maggior parte del materiale afferisce a livelli cronologici
più antichi: produzioni locali a pasta grigia verdastra e vernice nera opaca
tendente al marroncino data per immersione, le cui caratteristiche tendono a
porre tra il III ed il II sec. a.C., un collo di anfora greco italica,
frammenti di ceramica attica con decorazione di palmetta a figure rosse
assegnabile allo scorcio del V sec. a.C. In maggioranza abbiamo ceramica
punica: orli di bacile con impressioni a palmette; un frammento di bacile con
protome di Bes. Numerosi sono i frammenti di parete decorati a fasce, di
cui uno appartenente ad una coppa di tipo già noto nel sito. (?)
La cronologia proposta, sia pure in maniera ipotetica, per il
riempimento della postierla, trova un significativo riscontro nei dati ricavati
dallo scavo del riempimento del fossato, operato nello stesso periodo, in
occasione dello smontaggio, funzionale al consolidamento del muro di
controscarpa del fossato stesso, di un modesto monumentino funerario romano che
era poggiato dinanzi alla luce occlusa della postierla.
La struttura
era costituita da un piccolo edificio funerario di forma subquadrata (lati di mt3.82; 4.12; 3.88; 45.28, partendo
da Est in senso antiorario), costruito con muri a paramenti interno ed esterno
in blocchetti di arenaria legati da calce molto povera. L’altezza residua delle
pareti variava da cm 100 a 127 dal piano di spiccato del pavimento interno,
composto da ciottoli legati con calce.
Sul lato meridionale si apriva una porta con stipiti in arenaria e
soglia sopraelevata di circa cm 55 dal piano del pavimento, cui corrispondeva,
internamente, un blocco da utilizzare come gradino per accesso alla camera.
[omissis]
Un primo scavo
fu effettuato sul lato meridionale esterno dell’edificio, evidenziando un primo
stato di terra sabbiosa, sciolta, marrone, con materiali misti che vanno dalla
fine del VI – inizi dle V sec. a.C. (frammento di coppa attica a figure nere)
sino almeno ala fine del I sec. d.C. (frammento di patera Hayes 3° in sigillata
africana). Questo Strato di terra si appoggiava alla tomba, situandosi poco al
di sopra della fondazione dell’elevato.
Al di sotto si è rinvenuta ancora terra sciolta, marrone, con
lenti di sabbia, tagliata dalle fondazioni della tomba, che presentano un
filare di blocchi, fra cui, di evidente reimpiego, uno con scolpito a rilievo
il simbolo dell’ascia. I blocchi poggiavano sopra un potente livello di pietre
brute che riempivano la fossa di fondazione.
A cm 135 dal
piano della soglia la terra diveniva rossa e compatta, con tracce di bruciato e
proseguiva identica sino a cm 175, dove si trovava la roccia. Il muro del
fossato risultava impostato in una fossetta della roccia, e tutto lo strato di
terreno scavato vi si appoggiava.
I materiali contenuti negli stati di terra
tagliati dalla messa in opera della tomba coprono una forbice cronologica assai
ampia. Essi corrono dalla fine del VII-VI sec. a.C. (frammenti di bucchero, di
ceramica etrusco-corinzia e di anfore fenicie) in poi (frammenti di ceramica
attica a figure nere, a vernice nera attica, ceramica punica, vernice nera
locale, vernice nera Campana A), sino a non dopo la metà del I sec. a.C., in
quanto, in tutta l’area dello scavo , non è stato rinvenuto un solo frammento
di sigillata italica. I materiali più tardi (non prima dello scorcio del I sec.
d.C.) si trovano solo nello strato che si appoggia alla tomba. L asituazione
appare, quindi, simile a quella individuata nello scavo del riempimento della
postierla.
[omissis]
[11] Curioso di verificare quanto scoperto e intuito mi
sono recato a Tharros per visitare il sito, pensando di studiare da vicino la
costruzione, memore di una visita tantissimi anni fa, guidata se non ricordo
male dalla Dott. Del Vais, durante la quale avevo visto quella postierla ma con
altri occhi.
Volevo rivederla la postierla e rendermi conto da vicino dei particolari costruttivi, ma inaspettatamente la delusione è stata grande quando ho constatato che quella non è visitabile per motivi di sicurezza. Avrei voluto verificare da vicino alcune di quelle misure con un semplice metro avvolgibile (noi geometri non ci fidiamo mai, nemmeno delle misure dei colleghi); avrei voluto scattare con la mia macchina fotografica digitale fotogrammi con data e ora precisa di luci ed ombre del monumento, avendo scartato a priori l’idea di poter entrare nel sito con la mia stazione totale (penso che non avrei mai avuto il permesso di fare un rilievo all’interno del sito archeologico), per rilevare il monumento e orientarlo al nord geografico.
Volevo rivederla la postierla e rendermi conto da vicino dei particolari costruttivi, ma inaspettatamente la delusione è stata grande quando ho constatato che quella non è visitabile per motivi di sicurezza. Avrei voluto verificare da vicino alcune di quelle misure con un semplice metro avvolgibile (noi geometri non ci fidiamo mai, nemmeno delle misure dei colleghi); avrei voluto scattare con la mia macchina fotografica digitale fotogrammi con data e ora precisa di luci ed ombre del monumento, avendo scartato a priori l’idea di poter entrare nel sito con la mia stazione totale (penso che non avrei mai avuto il permesso di fare un rilievo all’interno del sito archeologico), per rilevare il monumento e orientarlo al nord geografico.
Il programma che mi ero preffisso è saltato, ma 36 anni di
esperienza topografica non sono trascorsi invano, per tanto un veloce
sopralluogo all’esterno della recinzione mi ha dato modo di verificare che non
tutto è perduto, visto che dispongo di strumentazione professionale
che può supplire a quelle verifiche che avrei voluto fare con un semplice metro
avvolgibile; e benché non abbia potuto misurare materialmente alcunché, ho sufficienti misure per ricostruire il monumento e la possibilità di verificare
in modo strumentale se quei dati siano attendibili.
Per mia fortuna ho individuato due punti esterni al sito
archeologico, dai quali è possibile vedere dalla recinzione ovest la postierla
ed il fossato, dalla recinzione nord, la parte del tetto rimasto in situ,
compreso l’intradosso della copertura (sarebbe bastato un ostacolo più alto
solo 10 cm tra la mia visuale e quel particolare della postierla e
probabilmente questo lavoro non avrebbe mai visto la luce); naturalmente tutto
ciò è stato possibile perché dispongo di strumentazione di alta precisione, con
la quale posso, entro certi limiti di distanza, effettuare delle misurazioni
con raggio laser senza bisogno di una superficie riflettente (prisma ottico o
catarifrangente).
Di fatto della postierla ho rilevato essenzialmente tre punti caratteristici e tre punti di controllo, uno dei quali era punto di controllo anche altimetrico di chiusura della poligonale impostata. Mai come in quel momento, ho messo tutta la cura e la pignoleria necessaria per eseguire il rilievo “perfetto”, tanto da considerare l’errore dato da temperatura e umidità dell’aria durante tutte le fasi di rilevamento. Mai come in quel momento, elaborando i dati, mi batteva il cuore e mai come in quel momento ho avuto la soddisfazione di verificare che la poligonale impostata mi dava un errore di chiusura trascurabile.
Di fatto della postierla ho rilevato essenzialmente tre punti caratteristici e tre punti di controllo, uno dei quali era punto di controllo anche altimetrico di chiusura della poligonale impostata. Mai come in quel momento, ho messo tutta la cura e la pignoleria necessaria per eseguire il rilievo “perfetto”, tanto da considerare l’errore dato da temperatura e umidità dell’aria durante tutte le fasi di rilevamento. Mai come in quel momento, elaborando i dati, mi batteva il cuore e mai come in quel momento ho avuto la soddisfazione di verificare che la poligonale impostata mi dava un errore di chiusura trascurabile.
Cosa sono quei circoli a destra della foto in fig.3? Tracce di capanne? O altro?
RispondiEliminaI resti del villaggio nuragico.
EliminaIntrigante il titolo. Sono davvero curioso di sapere. Il motivo, come forse avrai capito, è la incredibile scritta nuragico romana della cosiddetta 'Sala da ballo' di San Giovanni. Ti dirò che ho pensato poco da un sincretismo religioso dove c'era posto anche per il romano. Avrei detto più per l'egiziano. Comunque, argomenta e poi vedrò di rendere noto quello che solo ho manifestato al corso di epigrafia l'anno scorso.
RispondiEliminaE vedi di non farci aspettare troppo!
RispondiEliminaEh it’è tottu custa pressi!
EliminaEst ca seu nervosu po contu miu.
EliminaAllaba chi no inci passisti tui!
N’d’apa tenni crupa deu! (Francu, è giusto come l'ho scritto?)
RispondiEliminaBastat a treguai un'apostrofu o duus: Nd' (h)ap' a tenni crupa deu!
EliminaCosa si sa di quei 'resti'? E' stato mai fatto uno scavo? C'è un qualche pronunciamento?
RispondiEliminaHo trovato degli accenni in: https://www.academia.edu/10181183/Paolo_Bernardini_Pier_Giorgio_Spanu_Raimondo_Zucca_2014_Tharros_indagini_nell_area_dell_anfiteatro_romano_
Eliminal'obiettivo è sempre focalizzato sul "punico"
E ti pareva! Punico, romano, romano-punico all'infinito! Forza Roma e forza Cartagine! Quanto distano quelle capanne dalla cosiddetta 'postierla' del muro?
RispondiEliminaMi raccomando, non replicare/te a quello che avete fatto fesso!Tanto, se insiste, Aba lo denuncerà. Di me può dire (momentaneamente) tutto quello che vuole. Anzi è bene che dica. Ora è addirittura un linguista provetto! Naturalmente sempre in 'itagliano'.
La postierla occidentale dista dalla più vicina capanna del villaggio 49 m misurazione effettuata tramite Google Earth) e dalla postierla settentrionale 56 m; quest’ultima è a ridosso delle capanne, tanto che l’asse del corridoio (di quel che rimane), dista dalla più vicina capanna pochissimi metri. Questo dato, benché non abbia affrontato il problema nel mio articolo, può suggerire la funzione di quest’ultima postierla, ma è necessaria molta prudenza e molta riflessione su quello che si può arguire dall’altimetria locale e dalla funzione della postierla occidentale.
EliminaPonevo la domanda per motivi di possibile datazione del muro e della 'postierla' attraverso i reperti delle capanne nuragiche.
RispondiEliminaIl villaggio nuragico di Su Murru mannu fu studiato dal Santoni nel 1985 e pubblicato in "Rivista di studi fenici” pag. 33-140 anno 1985.
RispondiEliminaSignor Angei,un muro uguale a"Su Murru mannu"l'ho visto in Maremma vicino ad Ansedonia ed il sito si chiama"Cosa" una cittadella etrusca costruita in un cucuzzolo dal quale si vede il mare circostante.Da anni continuano gli scavi intorno a queste mura di cinta.
RispondiEliminaLe tecniche di costruzione delle fortificazioni posso essere simili qua e al di là del mare; ma a volte si descrivono certe strutture come resti di manufatti ad uso bellico per via dei nostri paradigmi che associano un manufatto ad un altro, una immagine ad un’altra, una parola o una lettera ad un’altra, lì dove non riusciamo a spiegare in altro modo quell’oggetto.
EliminaAttorno al villaggio nuragico sono state effettuate, pur mai in passato, quantunque lontano, altimetrie sulle pietre residuali delle capanne, in modo tale da stabilire se ulteriori scavi riescano a far emergere le strutture circolari o se ci si debba fermare a quanto emerso perché già ridotto all'essenza ? La terra intorno ad esse, preciso meglio, abbiate pazienza con me, umile appassionata, risulta di riempimento o litica già a primo acchitto ?
RispondiEliminaBenché in ritardo, per via del convegno di Oristano, rispondo che queste domande dovresti rivolgerle a chi scavò il tophet punico. Però posso consigliarti di andare a Tharros e vedere dov’è ubicata la postierla settentrionale, o meglio quel che resta di quella porta, per renderti conto che il presunto piano di campagna originario di quella postierla è almeno 2 metri (se non di più), sotto il piano delle capanne nuragiche; la qual cosa forse non darà risposte alle tue domande, me ne porrà delle altre.
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