La rubrica di Maymoni

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giovedì 10 marzo 2016

“Antichi Agricoltori Europei simili agli abitanti di Sardegna”! esclamano i genetisti

di Mikkelj Tzoroddu

* Nel continuo discutere della Sardegna e dei suoi abitanti, tutto l’universo delle persone che se ne occupa, dimentica ed ignora che, quando i Sardi permisero ai Romani di venire in Sardegna, la popolazione della Sardegna risultava essere pari a circa SETTEMILIONI DI PERSONE!
Infatti, nel libro «kircandesossardos», pubblicato nel 2008, fu facile gettare nel più ridicolo discredito tutti i docenti universitari che ancora oggi, continuano a propinarci la menzogna che stabilisce gli abitanti della Sardegna verso il II secolo a.C., fossero tra 200 e 300.000!  Fu, davvero un gioco da bambini dimostrare (e chiunque può farlo), “prendendo i dati degli stessi studiosi” e seguendo ben tre diversi percorsi di calcolo, che la Sardegna fosse abitata nello stesso periodo, da circa SETTE MILIONI DI SARDI! 
Crediamo che, per un corretto inquadramento dei dati globali, storici e sociologici dell’Europa tutta, sia atto culturalmente criminale, non tener conto di questo dato, di recente pubblicazione.
E, si badi bene, che altri prima, arrivarono a numeri molto più elevati di quelli improbabili professorali. F. Gemelli nel 1776, sulla base dei dati sulla produzione di grano, calcolò la popolazione sarda in 1,8 milioni. P. Castagnoli nel 1858, la dichiarò essere pari a 3,0 milioni, sulla base di una  elaborazione dei dati sui censimenti dell’Isola!
È un dato che dovrebbe esser tenuto nel massimo credito, a giustifica della grandissima diffusione degli Antichi ed Antichissimi Abitatori della Sardegna, diffusione si badi bene, SOLO DI ESSI E NESSUN ALTRO, su tutto il mondo conosciuto ed in particolare nel mondo europeo, così come negli ultimi anni, anche e soprattutto, E QUI’ LO DICIAMO A GRANDI LETTERE, grazie alla nuova porta spalancata dai genetisti, andiamo sempre più scoprendo! 
Aggiungiamo un altro dato, “regolarmente sottaciuto” (quasi fosse verità proveniente dal diavolo) da tutta la comunità scientifica e meno scientifica pur anco, che fa luce sulla frequentazione da parte dei Sardiani delle grotte della Liguria a far data almeno da 12.000 anni addietro, come dimostra la presenza di ossidiana al Riparo Mochi ed Arma dello Stefanin. È opportuno, anche, si ricordi come, manifestazioni scrittorie che trovansi in grandissimo numero distribuite su tutta la superficie della Sardegna, incise su formazioni granitiche, su massi erratici, su pietre ovunque sistemate e classificate dalla cultura cattedratica pressappochista ancora come «segni lineari», ebbene quegli stessi segni, pur manifestando una più povera tipologia (rispetto a quella che traspare dal certosino lavoro di Marco Garau su quanto presente nell’Isola), sono anche sistemati nelle grotte liguri (ai Balzi Rossi) e datate, pur approssimativamente nel 1973 da Paolo Graziosi, ad un momento vicino ai 19.000 anni fa! *
Appo l’insieme degli argomenti trattati, a voler sol guardare quelli, di recente, passati per il Salotto di Maymoni (nei momenti liberi da assalimenti e difese dal nulla), sulla presenza “all over the world” (almeno europeo) dei Sardiani Giramondo, ovverosia di quell’etnia CHE ISOLATA FU GIAMMAI, ho sentito mai sollevarsi alcunché di serio, al di là di qualunquistico gridolino proveniente dagli ultimi banchi!
Certo, si comprende trattarsi quì di ben concreti Sardiani! Non certo di  indefiniti “fenici”, la cui fumosa evanescenza è capace d’inebriare traballanti capacità intellettive e indurle a copincollare amenità cattedratiche che esse mai preser briga di sindacare! Ed è ben chiaro come, controbattere circostanza tangibilmente attestata a vario titolo, sia operazione dura da compiere ed impossibile da portare a termine (vieppiù nel contesto cui supra ed infra mi riferisco)  in ragione della invisibile presenza di percorso ricercatorio, che mai alcuno ebbe lena d’intraprendere! Fermo (anzi, fermissimo!) restando, il pieno manifestarsi da parte mia, di seri dubbi sulla “completa” condivisione del portato epistemologico della definizione nel titolo espressa.
Beh, caro lettore, mettiti comodo, ché amerò qui girovagare un po’ sulla tematica (per ora molto alla leggera) onde ribadir concetti che lascian bocca amara a certuni che non vorrebbero tu  venissi a conoscenza di corbellerie propagandate da “grandi e famose” categorie. Ma, anche, qua e là, andrò rilasciandoti una qualche nuova, che aggradar ti doveria.  E mi vado a rivolgere, con piacere di studioso, proprio a te che sei, fra i pochi, a seguirmi senza venirmi contro partigianamente.
Ora, siamo stati ultimamente in questo luogo di Maymoni discutendo (ANZI, IO SOLO, SONO STATO A DISCUTERE  CON TE, CARO ATTENTO LETTORE!) d’una quistione, riguardante la presenza su TUTTO UN VERAMENTE VASTO TERRITORIO EUROPEO, «di una meta-popolazione di “Antichi Agricoltori Europei” simili agli abitanti della Sardegna del giorno d’oggi», per, pienamente, dirla con le parole dei genetisti!  I quali mai son teneri con la Sardegna, causa loro lunga ed ancor persistente, grande ignoranza circa il REALE ANDAMENTO DI TUTTE LE SUE VICENDE STORICHE !
E mi preme ora, por qui piccole considerazioni, atte a mettere in luce la poco chiara e decisamente insufficiente veduta che, proprio dell’universo umano che essi studiano, si son fatti (nella loro total quasi generalità) i signori genetisti! 
In primo luogo devi sapere, caro lettore, che per essi il mondo, pur vissuto in modo vertiginoso (per lunghissimi viaggi sul mare aperto, infinite scoperte tecniche, rivoluzioni spirituali, sconvolgimenti sociali, pericoli climatici a non finire, ecc., ecc.) dal genere umano dall’Epipaleolitico alla fine della passata Era, in quell’area immensa che oggi chiamasi EUROPA ebbene, per quei tal signori genetisti, senti, senti:  QUEL MONDO ERA DIVISO PERFETTAMENTE IN DUE! 
Accidenti!  Questa è dura da mandar giù!  «Da una parte essi pongono i Cacciatori-Raccoglitori, dall’altra incastonano gli Agricoltori»!
IL RESTO DELL’UMANITA’ PER I GENETISTI  NON  ESISTE! 
Essi, nelle loro molto circostanziate analisi e conclusioni, mai considerano, il pastore, lo scultore,  l’architetto progettista di templi, il maestro muratore che eleva abitazioni, il marinaio che sconfigge l’impervio ignoto, il pescatore, il minatore! E la finisco quì! Ed alcuno non si azzardi a dire (per esempio) che, riguardo “templi e abitazioni” la connotazione d’appartenenza è certamente riferibile alla vita sedentaria! Perché, DAGLI ANNI NOVANTA ORMAI, si ha contezza della edificazione di villaggi veri e propri, da parte di popolazioni dedite alla caccia e raccolta! Millenni prima che vi arrivasse l’agricoltore!
Porto altro esempio dedicato al dubbioso ostinato. In uno studio del 2010: “Craniofacial morphometric variation […]” apparso su Homo 61, a firma G. D’Amore et alii, ecco cosa si dichiara nell’abstract: «il fine dello studio è analizzare le relazioni fra cinque gruppi preistorici sardi datati dal tardo neolitico al periodo nuragico, per definire le modalità inerenti la storia del popolamento della Sardegna».  Bene. Vedo che hai compreso il nesso, già ridacchiante lettore!  Senza mostrare verecondia alcuna, quivi si ardisce dichiarare che: «per comprendere la storia del popolamento della Sardegna, sia necessario studiare un microscopico lasso di tempo (della sua immensamente lunga storia), circa dal 4200 al 1300 a.C.,  pari a duemila anni»! 
Essi, a digiuno della materia, ignorano che la vita sul suolo sardo, è attestata «scientificamente» a livello Paleoecologico e Pedolologico-litologico a partire dal Mindeliano (circa 650.000 anni fa) in Anglona e a meridione dell’altopiano Orotteddesu: pertanto rassicurati Sardolettore, non su una sola area geografica della Sardegna, ma ben su due diverse aree, anche se la seconda è tenuta ancora quasi nascosta, perché non aggiunga conferme alla determinazione, difficile da digerire, LA SARDEGNA ISOLATA FU GIAMMAI.  Essendosi per di più dimostrato (almeno dagli anni novanta) che, l’ambiente isolano della Sardegna con la sua abbondanza inesauribile di cibo (Prolagus sardus), «permise la permanenza di insediamenti umani di lunga durata nel Pleistocene»! Infatti, è sempre rilevabile la presenza umana intorno al Rissiano ancora in Anglona; prima di 100 mila anni fa alla Grotta Nurighe, stessa area geografica; verso i 22.000 BP alla Grotta Corbeddu, verso 14.660-12.500 BP alla Grotta Corbeddu, verso 11.000 BP a Su Carroppu di Sirri, verso 8750 BP alla Grotta Corbeddu; verso 8.500 BP a S’Omu ‘e S’orcu! 
Inutile aggiungere che, la lettura dell’articolo più sopra richiamato, contiene una certa serie di dichiarazioni in grado di portare il lettore, diciamo,  «fuori della grazia di Dio»!
Ovviamente, il pur fallimentare risultato del lavoro, è stato ripreso da altri genetisti che vi hanno costruito sopra (come da manuale) altri castelli di sabbia, (come “Population Genomic Analysis of Ancient […]” di M. Sikora et alii, uscito il 08.05.2014, su PLOS genetics), nel cui articolo Sikora & C., a motivo della loro ignoranza sulla scientifica consistenza dei dati appena supra enumerati, così hanno l’incoscienza d’esprimersi:
«It is thought that permanent settlement of the island was established by around 10,000 YBP, and recent results from both genetic and cranial morphological data suggest population continuity since the Neolithic». Ho preferito riportare il testo originale perché ognuno ne faccia la traduzione che più gli aggrada, perché dubbi sorgono sulla correttezza (voluta o no) della costruzione stessa del periodo. Ecco come ho reso, al meglio, la furriadura del testo:
«si pensa che un permanente “insediamento” (ma temo si volesse intendere “colonizzazione”! Eh, beh! È un mast!) nell’Isola fosse realizzato a partire da circa 10.000 anni fa, e recenti risultati sia genetici sia cranio morfologici suggeriscono la presenza continuativa d’una popolazione, dal Neolitico». Ora, due anni addietro ho dedicato ampio spazio al generale, nonché paradossale, contenuto del lavoro appena nominato. Qui, caro lettore voglio farti notare il grave dubbio che investe gli “stessi autori” in merito alla dichiarazione riportata! Infatti, ove essi fossero CERTI, che «un permanente insediamento nell’Isola fosse realizzato a partire da circa 10.000 anni fa», non avrebbero avuto alcun motivo di dichiarare che recenti dati «suggeriscano la presenza continuativa d’una popolazione dal Neolitico»! Perché in questo modo corrono il rischio di mettere in competizione l’una asserzione con l’altra!  Essendo l’una l’opposto dell’altra! Se v’a continuità abitativa dal Neolitico, E’ EVIDENTE CHE LA PRECEDENTE AFFERMAZIONE RISULTA CAMPATA IN ARIA!  Che si decidano, Sikora e gli altri!
Ohi, ohi! Ma, ti pare caro lettore smaliziato, che un simile agglomerato di persone, che porta avanti il suo lavoro in modalità sì imprecisa, sia degno della più alta fiducia? 
Vuoi altra prova provata del loro superficiale modello di ricerca? Eccola!
Il nostro Oetzi, che viene propagandato, spacciato, dipinto, rigirato, considerato, fotocopiato, preso, confrontato, ripreso a tutto campo, per essere UN AGRICOLTORE, lo sai quale attività «certamente svolgeva»?  Oetzi LAVORAVA NELLA METALLURGIA DEL RAME!  Ovviamente ciò, i genetisti tralasciano di ricordare a noi e loro stessi!
Ma che vuoi farci, povero lettore soggetto ai soprusi di color che pretendono apparir sapienti!
Essi continuano a prendere cantonate perché la loro disciplina, la genetica (come dissi altrove) è di nulla utilità, ove non sia corredata di PRECISE CONOSCENZE STORICHE! Ed essi, per lo più si rimettono al giudizio degli archeologi, che a loro volta nulla conoscono di storia e pertanto forniscono un balbettante supporto, nonché decisamente insufficiente!
Ricordi le sciocchezze raccontate dai genetisti sull’isolamento della Sardegna? Tale fantasiosa determinazione fu partorita, un quarto di secolo addietro, da Grossissimi Genetisti!  Che però erano dei grandissimi ignoranti, in merito alla storia geomorfologica della Sardegna! A tal proposito scrissi una nota, nel Blog Monteprama, dal titolo «La risibile presunzione dei genetisti, circa un antico isolamento della Sardegna». Che mi avvedo, dopo quasi un giro completo di stagioni, essere ancora consultata: il libero lettore ne ha piene le tasche delle «stupide bugie che scendon dall’alto»!
Ben ora si dirà che, quel veramente vasto territorio europeo di cui discutono i genetisti che espressero la dichiarazione che posi a titolo di questa nota (in “Ancient human genomes suggest […]», di I. Lazaridis et alii, da “bioRxiv” preprint, del 23.12.13), è composto dalle moderne, europee aree geografiche che presentano comunità provenienti dalla Sardegna. Comunità ivi formatesi, evidentemente a partire da una data almeno uguale, SE NON MOLTO PIU’ ANTICA, di quella più alta (espressa appena infra), ove si riportano e data e sesso del singolo individuo i cui resti furono analizzati. Trattasi di:
Germania, Similsarda, vissuta 7500 anni fa; Spagna, Similsarda 7450 anni; Austria, Similsardo 5300 anni; Svezia, Similsardo 5000 anni; Ungheria, Similsardo 4400 anni; Bulgaria, Similsardo 2650 anni fa.
Val la pena aggiungere come, non ravvisandosi sino all’oggi l’utilizzo di mezzi di navigazione aerea per quelle date, non possiamo credere che in queste regioni così distanti fra loro, vi sia stato un ripetitivo arrivo dal cielo dei nostri antenati Sardiani! Essendo, invece, più naturale credere aver essi espanso l’attività imprenditoriale, per la quale intesero recarsi in quelle regioni, alle aree finitime. Senza contare che, a mio avviso, non dovrebbe esserci soluzione di continuità, fra  prima ed ultima area, ma piuttosto ancora mancanza di elementi frutto di ricerca onde riempirne i vuoti. Ritengo, peraltro, più che mai valido il modello di arrivo sardiano nella amplissima Valle del Danubio, percorrendo quel cammino “autostradale” che dilungasi da Trieste a Bratislava, oltre a tutti gli altri reali percorrimenti, che abbiamo visto nei vari interventi posti per iscritto in questo Salotto.
E, giocoforza, credo debba ammettersi (e assicuro poterlo fare con la grande naturalezza che mi proviene dal continuo studiare le Sarde Cose), nel dare un pratico e storico contenuto al presente discorrere, come i Sardiani fossero dei grandissimi imprenditori (leggasi necessaria cantieristica navale prima, pastore sardo poi, ossidiana e arte metallurgica, nonché pesca del tonno ovvero “sardina”, a seguire) conoscitori del mondo, nonché viaggiatori e grandissimi marinai praticanti una navigazione d’altura da antichissima data, come si dimostrò in “kircandesossardos”! Ed anche, è giusto si aggiunga, conoscitori non solo e non soltanto del mondo europeo ma, come si ebbe modo di dimostrare con i nostri due viaggi nell’Egitto predinastico con puntatina sui dipinti dell’Iberia preneolitica (riportati su montepramablog) anche, stando ad una estremamente diffusa toponomastica sparsa un po’ ovunque rievocante la Sardegna (intesa e come vocabolo e quale luogo di origine), in buona parte dell’ecumene!
Giusto a proposito (della presenza della famiglia della Signora Similsarda stanziata nel circondario di Stoccarda a far data da almeno 7500 anni fa) ti ricordo, lettore godurioso che, affacciantesi al Mar Baltico, sulla strada che conduce a casa di Gok4, il Similsardo svedese,  (poco sotto il 54° parallelo, a meridione della odierna città di Rostock e poco a nord del Meclemburgo) duemila anni fa, ERA ANCORA IVI RESIDENTE una popolazione che nomavasi così: SUARDONES!   E, ti invito ancora a considerare come non vi fosse traccia, per esempio, di: Siciliuaones, di Laziuaones, di Toscuanones (e lascio fuori Ergian sennò Francesco chi lo sente)!   
Senza contare (rimanendo appena a nord-ovest di Stoccarda) la regione ancora oggi chiamata Paese (o Terra) di (o della) SAAR! Essendovi poi, nel dizionario germanico (almeno fino a diversi anni fa), lemmi che giocoforza riconduconsi alla Sardegna. Come: SAR, prep. = Con; SARI, agg. = Tutta; SARE’ o SARO’, agg. = Tutto; SARDAÑA, f. = Grazia; SARDENAR, v. tr. = Condannare; SARDIOQUE, m. = Sale: qualcuno fece conoscere il sale ai medio-nord europei?, ecc. 
Ma come può esser possibile non torni alla mete la Signora Similsarda dell’Iberia? Trovata a Vallirana, che era sito posizionato a circa km. 10 dalla miniera di Gavà ove fu rinvenuta ossidiana sarda;  che anche travasi a circa km. 20 da La Serreta, ove fu rinvenuta ossidiana sarda; alla stessa distanza è anche Sardanyola, poco a nord di Barcellona. Ma qui ci fermiamo perché la Catalogna è regione che al suo interno contiene perfino una regione spuria, che nomasi Serdanya (così si pronuncia), con capoluogo Puigserdà (così si pronuncia) con toponimi richiamanti la Sardegna, in gran numero; la Serdanya  confina, sui Pirenei con identicamente nomata regione Serdagne (così si pronuncia) su territorio francese. E direi che basti.
E trovansi toponimi, molti, anche nella Russia.
SERDETZE  Kamen, che si adagia sul Circolo Polare Artico a 67°3'1" di lat. Nord, sopra lo stretto di Bering [e qui mi sovvengon un paio di studi (non da me approfonditi) dei signori genetisti, sul trasferimento Asia-America]! E ancora poi, SERDOBA Malaia, vicina alla più grande SERDOBSK, entrambe sul Rio SERDOBA che si getta in un affluente di sinistra del Don, tutti nel governatorato di SARATOV, la qual regione fa capo alla città omonima di SARATOV che, adagiata sulla riva del Volga, trovasi sul 52° parallelo, e (con Char’cov e Voronez verso il 1930) guarda un po’: era «famosa per esportare 1,5 milioni di quintali di lana da ovino-caprini»! Ed ancora: SEREDA, ad occidente di Mosca e km. 120 dal suo centro; SEREDINA  Buda, al confine fra Russia e Ucraina, km. 450 ad occidente di Mosca.  Ed altri esempi, si posson portare. Tutti risalenti, a mio modo di vedere, ad uno fra i più grossi imprenditori dell’antichità! Che nomasi appunto PASTORE SARDO! (vedasi piccola appendice)  
Mi chiederai, sbalordito lettore, perché ti stia parlando della Russia. Beh, a prescindere dai tanti (qui non nomati) toponimi disseminati in quell’immensa area geografica, qui «galeotto fu l’articolo»!  Quello sunnomato del Lazaridis!  He, he! Perché, andandomi a vedere quali fossero gli istituti di ricerca coinvolti, mi accorsi esservene più di dieci sistemati nella Russia. In particolare il: «Yakut Research Center of Complex Medical Problems and North-Eastern Federal University, Yakutsk, Russia».  Ehmbé? Mi dirai ansioso lettore!  Il tuo “ehmbé” sparisce tosto, senza lasciar traccia di dubbio veruno: la ricercatrice che collaborò allo studio, così s’appella:
SARDANA  A.  FEDOROVA !
mikkelj
I.A.- dal quotidiano Libero, 5.3.16, p.8: una delegazione del Pakistan ha incontrato il Papa, di essa faceva anche parte il ministro per gli affari religiosi: SARDAR  M. YOUSAF !
Mamma miaaa!  Allora è veroo!


109 commenti:

  1. Signor Mikkelj,sono rimasta immersa nella lettura del suo articolo per un tempo che mi è sembrato infinito.Ovviamente lo rileggerò con grande piacere.

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  2. Bellas dimandas!.
    Sa Frama dhe Horotedhi Mikkelj paret ki la mutiban, Sa Galana!
    Hapo postau karki tempus faket in karaeliberu, una foto de unu Museu dhe su Baden-Wurtenberg e nemos s'este abistu dhe s'importu meda ki teniat cussa "forcella taurina) pari pari sas sardas.
    Ses oramai ocupande s'Erebu Mikkelj e jae b'has arribare a su "DUNCAS"e a las has a coberrere de kisina cussa konkas dhe copieinkolla ki b'hamus comente isterridores dhe s'Iskire.

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  3. Ho sfogliato attentamente il tuo lavoro, minuzioso, ricco e, subito, ho pensato di astenermi dall’intervenire, per non rovinare la festa a chi legge e a chi sa di essere letto. Finirei per scompigliare, con la mia replica, il simpatico quadretto che ho davanti agli occhi, in cui tu, beatamente assiso su una nuvoletta, come un dio greco che immagino privo di sembianze per mancanza di certezze sul tuo aspetto, osservi questi innumerevoli discendenti di Sardiani Giramondo, sparsi per ogni landa dell’immensa Europa a qualsivoglia latitudine. Non sto a dire in quale porzione di Mediterraneo potrebbe trovarsi la nuvoletta, tanto credo si capisca facilmente. Una visione totalizzante, poetica che può essere solo accettata o respinta in blocco, per non rompere l’incantesimo della costruzione. Ma, visto che mi citi, credo senza ammirazione, in un elenco di popoli italici elevandomi, senza merito alcuno, a personificazione di una non meglio precisata etnia ( consentimi di esplicitare tale deduzione svelando una consequenzialità geografica delle regioni citate da Sud verso Nord), posso solo venirti in soccorso e proporti di inserire, nel tuo lungo elenco di parole assonanti, anche questo.
    Si tratta della cultura di Srednij Stog, risalente pressappoco al millennio tra il 4500 e il 3500 a. C., fiorita anche questa tra due fiumi, il Dneipr e il Don, come l’altra ben più nota, a nord del mar d’Azov, e che ebbe il suo momento di notorietà per la questione della domesticazione del cavallo. Recentissimi controlli hanno smentito il lavoro di precedenti genetisti che, vatti a fidare, invece di risalire solo al VII sec. a. C. si erano addirittura spinti a oltre un millennio prima, fuorviati da manomissioni varie. Ora il nome abbreviato con la quale viene identificata tale cultura è imbarazzante anche solo a scriversi, SS, tuttavia mi piace citarla per un motivo molto semplice. Se, come in molti linguaggi dell’Est, si tralasciano le vocali può scriversi a questo modo: Srednij = SRDN. Già, guarda caso, le stesse lettere trovate in sequenza al centro della terza riga della stele di Nora.
    Tutto questo per dire che prima di sgombrare il campo da ogni ragionevole dubbio, ne dovrà ancora passare di acqua sotto i ponti. C’è solo da sperare che, in questo lasso di tempo che nessuno sa, oggi, quanto lungo, i ponti non crollino. Nel frattempo, perché privarsi del piacere legittimo di sognare?

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  4. Giusto,perchè privarsi di sognare Ergian,chissà.........

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  5. Dimenticavo un dettaglio, non so quanto importante, che potrebbe meglio connotare la Cultura Srednij Stog, o SRDN se si preferisce. In diversi cimiteri di località dell’area, si sono trovate prove della inumazione in pozzetti a livello del suolo. Esattamente come quelli rinvenuti a Monte Prama, nell’area settentrionale dello scavo, e detti “a pozzetto semplice”. I defunti erano posti a riposare sulla schiena con le gambe flesse. La caratteristica avvicina tale popolo, o insieme di popoli, alla Cultura Cucuteni-Trypillian, grossomodo contemporanea ma più occidentale nel vasto scacchiere proto-indo-europeo. Anche qui occorre procedere con grande cautela, prima di trarre affrettate conclusioni. Ricorderanno ancora i frequentatori di questo blog, che, diverso tempo fa, si parlò delle sepolture celtiche a pozzetto nel nord della Francia, con, pare, deposizioni secondo orientamenti rituali? Legami, coincidenze, incroci o solo casualità. Certo, se si comincia a ragionare in questi termini continentali, le piste fenicie appaiono davvero sbiadite, se osservate dalla nuvoletta.

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  6. Azzidente!
    Guasi nemos bi rispondet! Nonostante, a giudicar della fuga verso la testa della classifica settimanale, il contributo risulti essere lettissimo, solo quattro persone decisero di intervenire!
    Comente mai! Freddo ai piedi?
    mikkelj

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    1. No ,io poco preparato,ma grazie al blog uhmmmmm.....Anche a San Pietro ci sono stati ritrovamenti d

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    2. ...di tombe a pozzetto prima che le coprissero con le lottizzazioni.3 nuraghi erano guardiani delle saline e del tempio di Baalshamin(?)Iresto lo vedrete quando verrete.A si biri

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  7. Ti ringrazio infinitamente della tua ONESTA replica, caro Ergian!
    Ma, non ti azzardare mai più di rivolgerti a me, ignominiosamente assomigliandomi ad un qualsiasi assai grezzo “dio greco”! A semplice motivo, almeno, della immensamente più lontana vetustà della spirituale sarda cultura!
    Per tornare al tuo intervento saprai, meglio di me, le smancerie essere oltremodo deleterie, fini a sé stesse e impossibilitate a fornire alcun aiuto al compimento esaustivo del dibattito!
    Vedo con piacere, d'altro canto come, librandoti sull’ali dell’ironia a vociferar su nuvolette non sotto i ponti assise, hai eluso accortamente soffermarti sui probanti elementi storico-scientifici, geografici, linguistici e genetici pur anco che, ho avuto modo di sottoporre all'attenzione dei più! Hai dato, con ciò, conferma essere tali importantissimi punti, per quel che attiene al tuo sapere, inattaccabili giammai e, sempre dal tuo singolo punto di vista, largamente accettabili!
    Ed aggiungo in più, ben conscio il progresso essere in movimento eterno, CERTAMENTE, fino all'oggi accettabili! Perché nel domani potrebbero essere quasi totalmente e clamorosamente smentiti! Ma anche, quasi totalmente ed ancor più clamorosamente accettati in modo universale! E si prenda l'ultimo attributo nella sua più vasta accezione.
    Come vedi caro Ergian, essendo quanto mai lungi, il tuo intervento, dal "rovinare la festa" (accidenti però, avete fatto 'na festa e nu' m'avete 'nvidado? Chevvepossino!) hai semmai portato altro spumante, magari di quello buono, di Patria tua!
    mikkelj

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  8. Hai ancor più confermato, Ergian, nel secondo tuo commento, e la impossibilità di adire una qualche “pars destruens” al contributo che nomasi «Antichi Agricoltori Europei simili agli abitanti di Sardegna», sia (così traspare) un tuo “paternalistico” accento che così riporterei sinteticamente: “si va pur bene quel che qui vien detto, però attenti, perché «anche qui occorre procedere con cautela»” !
    Sono certissimamente d’accordo! Si deve procedere con giusta cautela! Ciò non deve significare TENER NASCOSTE LE VERITA’ CHE PAIONO SEMPRE PIU’ ESSERE IN GRANDE EVIDENZA!
    E, caro Ergian e cari Tutti, vi è, per caso, mai passato per la mente, quale STREPITOSAMENTE NONCHE’ UNIVERSALE CHIASSOSA PUBBLICITA’ avrebbe posto in essere QUALSIASI REGIONE DEL MONDO si fosse trovata ad aver per le mani SOLTANTO UN VENTESIMO del materiale cui il sottoscritto fa cenno nel presente contributo?
    Vi ricordo che, la gente di Bolzano, quando si è sentita arrivare addosso la batosta che dichiarava essere Oetzi, non più altoatesino ma, ben al contrario IN BUONA MISURA SARDO, e si è sentita sfuggire di mano la possibilità di continuare ad incamerare milioni di euri, portati da migliaia di turisti paganti ha, dopo i primi mesi di catalettico stordimento […], ma questa cosa la voglio continuare in altro momento. Per ora:
    DICO SOLTANTO CHE UNA REGIONE SARDEGNA, CHE AVESSE DEI DIRIGENTI “SARDI”, AVREBBE DI GIA’ AVVIATO LA PROCEDURA PER PORTARE OETZI IN SARDEGNA!!!!
    mikkelj

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  9. Signor Mikkelj,i dirigenti sono "sardi",ma per niente sardi nell'amore della loro terra,purtroppo.Questa mancanza d'amore la dimostrano in mille occasioni,di sicuro dimostrano ostilità.

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  10. Ajò Thor!
    Naranos calki cosa, isterrida ene! Tantu ja los bides custos, galu ammusterkidos sunt!
    Dai Thor, metti giù bene bene qualcosa. Non vedi come quì ancor regni lo svenimento?
    mikkelj

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    1. Nu ho accapiu niente me dishpioxe..U sordu che pòrlu mi u nu l'è queshtunu e nu sò schrive.Te rishpundu in tabarkin.....Hai da venni au paize,sul u vuiotri puai accapì de cusse pòrlu.Possu mandò de futugrafie,ma 7 forni fusori,,6 nuraghi,il tempio,un pozzo vicino al tempio,ocra rossa,!diaspro verde,manganese,sale e tonni sono il pane dei sardiani,l'isola era loro.Ajò,vieni 2 o 3 giorni metti a fuoco e te ne vai.Per i romani era l'isola degli sparvieri,poi è diventata hinosim,per me era un luogo di culto di grande importanza,dove anche i falchi c'entrano qualcosa.Lo sò viaggio ma non pensò più di tanto rispetto a voi del gruppo.Salüi a tütti,venni a porta a lè avverta.

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  11. Caru Mikkelj, poita ti lamentas po is cosas chi tui etotu has fattu?
    Quando uno, metti Stella del Mattino e della Sera, scrive una cosa, la dice semplice, breve e univoca. Chi è curioso la legge in fretta, poi decide se commentare oppure no.
    Quando scrivi tu, così come hai fatto più su, uno entra, legge, si confonde, si stanca, smette, poi ci ritorna, rilegge, capisce, continua, si stanca, smette. Insomma, hai capito che io ci sono dovuto tornare almeno cinque volte e ogni volta che ci sono tornato, ho fatto scattare il numero dei lettori. Non dirmi che io capisco poco, specialmente di certe cose, ma per molti altri non capita lo stesso.
    Una volta che ho letto e riletto e riletto, perché hai scritto tanto, su tante cose, intessendo il testo di trabocchetti letterari, alla fine, stanco ma felice, decido che, pur condividendo la sostanza del tuo pensiero e lo spirito che lo informa, mi pare di non saper aggiungere nulla,
    Certo, potrei darti del BRAVO!, ma non me la perdoneresti perché sappiamo tutti come va a finire chi è bravo.
    Non sarai il nostro Erdogan che pretende che i giornalisti pensino ciò che per lui va bene? O almeno lo scrivano, insomma.

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  12. Meno male che Francu esiste,la sua ironia,sempre veritiera, stempera ogni cosa.

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  13. Erdogan? Ma, non vi ho chiesto mica tre miliardi! Anzi sei miliardi! Quì è TUTTO GRATIS!
    E, mi spiace dirlo, ma ciò è sfuggito alla tua, se pur, stanca disamina!
    mikkelj

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    1. Miliardi?
      Mica ti abbiamo chiesto di tenerti Fenici e Filistei!

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  14. Piuttosto, senti, senti, abbistone che attero non sei! Vediamo se risponde al vero che: "meno male che Francu esiste". Sulla cui locuzione per amor patttrio non commentai prima ed or mi astengo pur anco!
    COSA MI DICI DI QUELLA FOTO?
    mikkelj

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    1. Signor Mikkelj,per piacere,mi spiega perché ,spesso,è così sgradevolvmente supponente?Ogni tanto scenda dal piedistallo,mi creda,si vive meglio con i piedi a terra.Commenti pure sulla locuzione,non abbia timore.

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    2. Cara Sennora Grassia,
      vedo con piacere che, questo darmi del supponente, Le sta volentieri proprio sulla punta della lingua! Il punto è: perché farmi questa ingiustizia del non accettare il mio "certo sopraffino" senso dello humor? Sa, ce ne vogliono di Francu!
      mikkelj

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    3. Signor Mikkelj,molto probabilmente non sono in grado di capire il suo humor,a me sembra,più semplicemente,che lei ha qualche problema col signor Francu,ovviamente è facile che mi sbagli,ho poche certezze.

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  15. quale foto?
    Per quanto mi riguarda: poco male se Francu esiste!

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  16. Francu, l'articolo di Mikkelj ha una sola foto, che ora tutto fa pensare ritragga una coppia in costume popolare non, come distrattamente si potrebbe pensare (di default, su queste pagine), della Sardegna, ma di un qualche popolo o di una qualche etnia verso magari il Nord-Est (o Sud-Est?) europeo, presso cui (c'è da giurarlo) non mancano toponimi evocativi della Sardegna e forse pure i resti di un antenato riconosciutoci dalla genetica.
    Se sapessi essere più preciso, ovviamente, ne avrei subito fatto il nome.
    E, sempre che non mi sia sbagliato (mica sarà un giovane Tzoroddu, quello, con quel taglio d'occhi?): bel gioco, Mikkelj.

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    1. Ah, QUELLA FOTO per dire la foto, l'unica foto postata?
      Ora ho capito; andavo indietro a pensare a chissà quale foto legata alla locuzione.
      QUELLA FOTO, invece, potrebbe essere la foto ricordo di uno Sposalizio Selargino, visto che da una ventina d'anni vi si sposa anche una coppia straniera.
      A meno che non si voglia alludere a shakeraggio di DNA e ci tocchi rincorrere anche il fumo, oltre che l'arrosto...

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  17. Mi pare addirittura lapalissiano, l’appareccchiarsi davvero mortificante che qui si manifesta circa la nulla “profonda” attenzione, indirizzata dai Sardi e dai sardi, al filo conduttore di quella parte della vera Sarda Storia, che qui fu sontuosamente corredata anche di concreti richiami di carattere scientifico, reperiti a vario titolo un po’ ovunque!
    E, a onta di far dispetto a me stesso, dirò che persino il non sardo Ergian45, ebbe modo di dedicare un consono intervento, ponendo fuori sua disponibilità ad approfondir un poco la tematica cui s’è trovato a fronteggiare! Spero non essere costretto (ki Deus me ne scampi), in non lontano futuro, a nomare il nostro “Subabbusardu”! Sarebbe questo, passaggio certificante la morte vivifica (e scusate per l’osso) della Sarda Cultura che si allarga dal basso! Essendo di già defunta quella decrepita nonché d’onestà monca, che si pretende diffonder dall’alto!
    Disarmante fu la superficialità (in senso molto lato) rivolta a semplicemente rilevare atti che subito saltan agli occhi senza veruna necessità di sobbarcarsi a lettura! Quella foto ch’è SUBITO posta dopo il titolo, nessuno ha visto! E, quando ho chiesto ad uno fra i più smaliziati ed attenti personaggi del Salotto: che mi dici della foto, egli mi rispose: quale foto! E, solo (apparentemente) l’intervento di altro attento personaggio, dette la stura(?) ad un paio di considerazioni!
    Si! Decisamente, mortificante assai! E poi, voi meschini, osate adombrarvi se vi si definisca «da duemila e più anni esser DEPRESSI»?
    VAE VICTIS! Ma, soprattutto GUAI A KI SI RITENGA UN VINTO!
    mikkelj

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    1. Ne vinti né tanto meno dominati mikkelj di questo ne sono sicuro.Sta a voi portare avanti la verità con l'informazione,per questo dovete allargare il raggio d'azione e uscire allo scoperto,dal virtuale al reale con mostre e convegni.Direte che dico cazzate ma penso che la maggior parte della gente è offuscata dalla cultura del sistema di stato e ignora completamente la storia che state donando.Quella che ci propongono dall'alto non è cultura,sono affari,sporchi ma affari.Vivendo in un posto piccolo come il mio hai tutto il malaffare a portata di mano e per la cultura "dal basso"non è facile vivere a contatto con i camaleonti,per questo siamo vaccinati contro la depressione.Deve nascere un sistema informativo non in lotta con il dominante ma proponente la propria storia incuranti degli attacchi del potere.......Signori andate a toccare un nervo scoperto non è facile sradicare un sistema che da secoli la fa da padrone,oscurando volutamente la storia sarda.
      Forse dico cazzate ma nella mia vita e nel mio piccolo agisco così e con grandi sacrifici vado avanti Ajò

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    2. Oia, Mikkelj!
      Quando si pubblica una foto a corredo, in genere si posta anche una didascalia.
      Tu non l'hai fatto, né hai fatto riferimento alla foto nel tuo articolo.
      Allora, è così disdicevole che uno pensi che la foto sia solo un abbellimento dell'impaginazione, in mancanza dei requisiti suesposti?
      Considera che spesso le foto le produce il direttore del Blog: così faceva GFP, che si riservava anche i titoli, così ha fatto molte volte Aba in Monte Prama, lamentandosi per il sovraccarico di lavoro che comportava.
      Duncas, amigu miu, anzi donque, mom ami, per dirla alla Le Penne così sembriamo più civili, ci vuoi far giocare per forza all'indizio nascosto?

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  18. Signor Thor ,non ha detto cavolate ha detto cose vere e le ha dette in maniera semplice e comprensibile.Ajò.

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  19. FAULAS A PODERIU
    Andai a recuperare un lemma che mi era sfuggito nella prima o seconda consultazione della “enciclopedia universale” che riporta dati che precedono gli anni venti, da cui raccolsi quelle voci che parzialmente enumerai supra. La voce era un toponimo: SORDABALA o SERDOBOL.
    Vi si riferiva essere un villaggio di Finlandia, situato a 175 km dalla città di Viipuri, in un luogo pittoresco dell’estremo nord del Lago Ladoga, con attivo porto. In una cartina degli anni quaranta il villaggio è chiamato SORTAVALA, con visibile modifica della grafia. Ora trovasi in territorio russo, al quale appartiene tutta la superficie dello stesso lago. Al di là della bella sensazione [ma oramai sono ben abituato anzi (lo posso dire?) Quasi nauseato!], nel veder toponimi che rimandano alla Sardegna “all over the world”, un controllo della cartina mi fece vivere questa sorpresa.
    Era sotto i miei occhi una provincia che risultava (ed ancor oggi risulta) esser chiamata così: Mikkeli! Accidentaccio! Ed il suo capoluogo come si chiamava (e si chiama)? Mikkeli! Con indicazione sottostante e fra parentesi, (St. Michel)!
    Certo, dovrò fare le mie rimostranze perché, senza minimamente avvertirmi, certuni han voluto sostituire la molto fantasiosa “j” con la molto banale “i”!
    Ma, mi preme notare (e ti prego, fallo anche tu con me, attento lettore) come, il sottoscritto, quando intese riappropriarsi del proprio nome sardo, se avesse percorso un banale modo di vedere le cose, avrebbe scelto il vocabolo così articolato: Miccheli! Che ripropone in modalità non soddisfacente, la orchestrazione di tutti i suoni eseguiti nella pronuncia del vocabolo! In particolare il trigramma “cch” mi sembrava decisamente fuori dalla “perfetta esecuzione dello spartito”. La sua sostituzione con la più concreta ed immediata doppia “kk” mi rese conscio d’aver trovato la via per una più sensibile e pertinente esecuzione, non solo dell’ancestrale, ampio portato fonetico, ma anche del suo più profondo significante! Ne è uscito fuori, quel mikkelj che tu ben conosci ormai: risultando necessario rendere la “i lunga” finale, che è lì precisamente a rappresentare la terminazione “-ii” del plurale! Ché mikkelj, non è rappresentativo grafico e fonico di una persona, ma l’insieme ben “orchestrato” di più entità che coesistono! Tié! (mi è proprio sfuggito!)
    Ho sempre creduto (dopo le prime timide letture sulla genetica) esservi un legame stretto fra Sardi e Lapponi (anche se gli stessi sembrerebbero sistemati più a nord dell’area di mikkelj). Questa sensazione divenne quasi certezza una volta [correva l’anno 1990 (chissà ora dove sarà arrivato!)] che con unu Sardu de Monte, ci trovammo (al Cairo) sul roof garden dell’Hilton, a fare la corte a due splendide Finlandesi. In un momento in cui si stava decidendo cosa fare nel prosieguo della serata, le due fanciulle si misero a parlare fra loro. Per poco non ci prese un colpo a me e Bainzu! La cadenza, la musicalità ed il rotulare cadenzato dei suoni, era molto simile al nostro! Sembrava che stessero parlando in sardo! Pur senza, noi, comprenderne il significato! Che sia stato questo legame che mi fece optare per mikkeli, pardon mikkelj?
    e mikkelj sia

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  20. Questa doppia kk con cui scrivi il tuo generoso nome, proprio alla finlandese come Raikkonen, mi pare però svalutata dalla pronuncia Migheli che ne viene fatta nei paesi non distante dal tuo.
    Apprendo comunque con piacere che la doppia ii si possa sostituire anche con la J, mentre ero convinto che lo si facesse con la Y. O forse questo è normale in Lapponia.
    Spero che riesca, in un modo o nell'altro, che i nostri avi abbiano portatoto a quelle latitudini non solamente l'ossidiana o i bronzi, ma anche su sarmoni, su sartizzu e, perché no?, anche l'idea di Babbu Nadali.
    Quanto alla parlata delle tue lontane amiche finlandesi, magari era proprio sarda davvero, ma del Campidano, a te da sempre inaccessibile.
    Io ho capito che, se quelle ospti dellHilton del Caito non avevano geni sardeschi nel loro DNA, ne avevano fatto scorta per regalarlo a tutti i discendenti nei secoli dei secoli.
    Ma fai attenzioni ca s'arrisu de Caresima si pagat po Pasca!

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  21. -perline-

    SARDANA! In ragione dei tantissimi commenti rimiranti la straordinaria presenza del nome proprio femminile di persona, che rimanda chiaramente alla Sardegna, appartenente a studiosa che vive nella lontanissima Siberia, mi sono sentito in dovere di soddisfare il Vostro palese (sic!) desiderio di avere qualche altro dato che desse anche una sola sensazione in più. In primis, debbo dire che quello che viene definito il fiore nazionale della Yakutia, il lilium rosso, è chiamato: SARDANA! Ciò riconduce alla mente che “grazia” è traduzione della voce SARDANA, presente nel lessico della lingua tedesca, almeno fino agli anni venti del passato secolo! (Bentuesù, batti un colpo!) Ho anche notato l’esistenza di una “regione mineraria” che nomasi ancora SARDANA, che è aspetto ancor più intrigante del fiore. Ma, è la presenza di quel nome proprio, che richiede qualche piccolo approfondimento. Ebbene, preso un campione (che ho ritenuto significativo dello scopo prefissomi) di 400 persone, toltane la parte riguardante i nomi maschili, sono rimaste 262 donne con 77 nomi femminili diversi. Ho compilato una classifica secondo la frequenza degli stessi. Eccola:
    1° Mariya, 23 volte; 2° Elena, 18; 3° Tatyyana, 14; 4° Nadedzhda, 10; 5° Irina, Ekaterina, Anna, 9; 6° Sardana, 8; 9° Lyudmila, Valentina, Olyga, Alexandra, 6; 10° Victorya, Zinaida, Natalyya, Dariya, Anastasiya, Tamara, 5 volte.
    Come vedi, caro lettore, il nome Sardana ha lasciato dietro di sé, in quanto a frequenza, o notorietà, o amorevole attaccamento che dir si voglia, o per ancestrale fossilizzata tradizione, ben 69 nomi propri di persona! E, son questi, nomi decisamente appartenenti a quella lontana cultura, come Tamara, Galina, Svetlana e tutti gli altri. Ciò dimostra che il verificarsi dell’impatto con quella società (la cui epoca non conosco) deve essere stato molto importante, per aver scavalcato la quasi totalità dei nominativi rappresentati nel campione! Come dici lettore attento? Potrebbe non esservi stato scavalcamento così grande ove si pensi la presenza di Sardana fosse più antica di tanti altri nomi? Bene! A quando datare l’arrivo di Sardana? Beh, ti do per certo doversi portare la datazione indietro di almeno 2500 anni! Ciò a causa della ormai nota depressione di cui furon vittime gli abitatori di Sardegna in tutte le aree, salvo l’ambito marineria che, sendo la più antica attività imprenditoriale dei Sardiani (e quindi stampata nella loro più profonda consapevolezza cognitiva), rimase sempre evidente!
    Al punto che Essi anche ne «espressero loro supremazia su tutta l’Europa mediterranea, almeno fino all’anno Mille d.C.», come ebbi modo di testimoniare, “in modo soddisfacente” (ma è altri a dirlo), nel mio «kircandesossardos»! (ja sikit)

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  22. Mi sono impiccato con i numeri! Chiedo venia! La classifica è la seguente:
    1° Mariya, 23 volte; 2° Elena, 18; 3° Tatyyana, 14; 4° Nadedzhda, 10; 5° Irina, Ekaterina, Anna, 9; 6° Sardana, 8; 7° Lyudmila, Valentina, Olyga, Alexandra, 6; 8° Victorya, Zinaida, Natalyya, Dariya, Anastasiya, Tamara, 5; 9° Yuliya, Galina, Lyubovy, Margarita, Sargylana 4; 10° Roza(lia), Aelita, Kseniya, Svetlana, 3 volte.
    mikkelj

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  23. Poi, era mia intenzione proporvi una sorpresa ma è, nel frattempo, passato un secolo!
    Quì è la sorpresa: www.sardegnastoria.it/node/46
    mikkelj

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  24. Beh, sicomente ja semus in hoke e ades bidu ki zia Anzhelina, ki istat i' sa Yakut de Siberia, paret abberu Orotteddesa, itte kerides ki bos nie como? Bah, bos app'a narrer custu:
    qussu pizzoccu ki d'est firmadu i' sa fottograffia de susu (cussa ki nemos at bidu mi!), ki istat i' sa Barbaria de Orotteddi, paret abberu Siberianu! Lampu, bette jocos ki sun bessinde!
    Si diceva, con enfasi meno sbrigativa della presente, che siccome avete osservato la somiglianza e delle fattezze e del nome proprio della Signora Anzelina di Siberia, molto vicina ad esser confusa con una donna Orotteddesa, sappiate che il giovane uomo rappresentato in quella foto in principio del contributo, pur esso abitante nella Barbarica Orotteddi, è davvero somigliante a suo coetaneo Siberiano!
    mikkelj

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  25. Che viaggi ti fai e ci fai fare o mikkelj......grazie

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  26. Ha!
    Tando, unu lezzidore ja l'appo! One reader at least!
    Sarebbe a dire che egli meriterebbe un premio! Non perché mi legge. Ma per aver l'incosciente ardire di farlo! Ringraziandomi pur anco!
    Ajò, Thor! No facas gaiii! Mira ki d'iscuden bi! They will be going to hit you!
    mikkelj
    I.A.- abbisumeu ki unu regalu dikk'elispedo! Mi sa che il regalo te lo faccio. Ma unu pacu longa s'imbolicadura est! Se mi riesce di confezionarlo.

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  27. Caro Mikkelj, se un grazie vale un altro giro di giostra io ti ringrazio 10 volte. Quindi il giovane nella foto è proprio di Orotelli: lampu!
    E buona Pasqua!

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  28. Una questione barbina (attenzione: solo ardite curve etimologiche potrebbero mai accostare barbino a barbaricino …) … dicevo, una questione barbina che qualcuno dovrà pur porre, a meno che non si voglia far cadere l’argomento (e sarebbe peccato, fino a prova contraria), è ovviamente quali radici possano avere in quei linguaggi (e quindi in linguaggi geograficamente e storicamente più vicini) le parole che contengono (o iniziano per) sar-sard-sardan etc. (e Mikkeli e Anzhelina). E quanto profonde siano quelle radici.
    Mi piacerebbe dissertarne, di questo come di mill’altre cose, ma in genere, come qui, posso appena puntare un indice (nemmeno è detto dalla parte giusta); ciò da cui volentieri mi asterrei se, appunto, qualcuno sollevasse prima e meglio il suo.

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  29. *excursus
    i Greci quei bugiardi
    Aššur-bān-apli, poteva ben vantare la pace del suo impero e l’ordine ristabilito nelle sue città, dopo trenta anni di regno quando, non sappiamo come, vennero giorni bui sia per il re che per il suo regno. Egli, racconta così i suoi ultimi anni sfortunati:
    «Io ho reintrodotto l’uso di fare offerte ai morti e libagioni agli spiriti dei re miei antenati, cosa che non era stata più praticata. Io ho fatto del bene al Dio e all’uomo, ai morti ed ai vivi. Perché mi sono arrivate malattia, cattiva salute, miseria e sfortuna? Io non posso fermare le lotte nel mio regno e i contrasti della mia famiglia. Continuamente oppresso sono dalla molestia degli scandali. La debolezza della mente e della carne mi opprimono; con un dolorante spirito mi avvio al termine di mia vita. Nel giorno della festa del Dio della città, io sono un miserabile; la morte si impadronisce di me e mi getta nell’abisso. Trascorro giorno e notte in pianti e lamenti, e gemo: oh Dio, concedi anche a me di stare alla tua luce. Per quanto tempo, o Dio mi punirai in questo modo. Sono trattato come se io non avessi mai avuto timore del dio e della dea!».
    Dopo circa tre lustri dalla sua morte:
    «avvenne una grande strage del popolo e dei nobili […] portarono via il bottino della città, una quantità senza precedenti, ridussero la città in un mucchio di macerie». Nella circostanza Sin-shar-ishkun perì, forse secondo il resoconto dei Greci, gettandosi tra le fiamme che egli stesso aveva appiccato, così come era perito, prima di lui, Shamash-shum-ukin. Però, fu la fine di un soldato e re assiro e non DEL “SIBARITA” RAFFIGURATO DAI GRECI COME AŠŠUR-BĀN-APLI !
    Liberamente preso da un lavoro di Sidney Smith,1975, Fondazione e caduta dell’Assiria, in C.A.H.
    *fine dell’excursus
    mikkelj

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  30. E dalle (e aridaje) con i giochini, Mikkelj. Sibarita come originario di Sibari (bugia; o ti piacerà perché gli sta genericamente ad ovest?) o come dedito al lusso (qualità attribuita insieme per antonomasia alla città di Sibari e ad Assurbanipal). Assurbanipal che, a questo punto aspettiamo ci spieghi il tuo perché, è detto anche Sardana-palo (aridaje).
    Ma della piana ricostruzione di Francu (nel suo ultimo articolo, sulle terre promesse) che dici? Ti scorre liscia e pacifica come l'acqua nel suo alveo naturale? I Fenici siamo (anche) noi? E allora ci piacerà continuare a cercare di capire come eravamo, come erano i Sardi dell'antico testamento, ancora prima, e quanto siano cambiati con quell'innesto, quanto abbiano preso e quanto dato?

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  31. Ki naras, su Salikerthattaresu, no' bi lu lezzo su nikele de Francu!
    Ca appo unu muntone'e cosas de accabbare e de cominzare puru!
    No way of reading surely Francu interesting note: At the moment.
    mikkelj

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  32. Si era detto, nel mio contributo qui sopra, che: «Giusto a proposito (della presenza della famiglia della Signora Similsarda stanziata nel circondario di Stoccarda a far data da almeno 7500 anni fa) ti ricordo, lettore godurioso che, affacciantesi al Mar Baltico, sulla strada che conduce a casa di Gok4, il Similsardo svedese, (poco sotto il 54° parallelo, a meridione della odierna città di Rostock e poco a nord del Meclemburgo) duemila anni fa, ERA ANCORA IVI RESIDENTE una popolazione che nomavasi così: SUARDONES!». Questa mia esternazione io definisco, solo ora, essere stata “una pentola”! Molto bene.
    Da anni si aveva sentore di una rilevazione archeologica, circa il ritrovamento dei resti di ciò che veniva definita una epica battaglia avvenuta migliaia di anni fa nel nord dell’Europa. Caro lettore, ti chiederai perché ne parli, parendoti io saltare di palo in frasca, nel porre questo intervento dopo l’accenno alle lamentazioni di Aššur-bān-apli! Beh, vedi bene, lettore giustamente critico, che qui presentasi un diavolesco “coperchio” per la nostra pentola! Infatti, il luogo ove pare sistemarsi la battaglia con centinaia di vittime, è proprio nel Meclemburgo! Cioè quell’area poco a nord della quale, era sistemato il territorio dei Suardones!
    Ora, poiché tale notizia foriera di nuovi aggiornamenti, quali la data dello scontro armato, che è riferita a circa 3200 anni fa, è approdata recentemente sul sito di Dienekes Pontikos, potrai immaginare come sia andato a cogitarvi su, mie proprie sarde elucubrazioni! (qui l’esclamativo ci vuole) E, sfornai meditazioni, sulla possibilità che le popolazioni dei Similsardi di Stoccarda e del Tirolo di Oetzi, stanziate queste verosimilmente a Sardagna (non te lo avevo detto?), ma anche quelle stanziate nell’attuale Svizzera in prossimità del Piz Sardona, allargatesi nel frattempo ad ampie aree settentrionali, nella via che portava verso il Similsardo svedese Gokhem4, potessero essere venute (dopo migliaia di anni, ma darei per scontato le occasioni cruente fossero state, certo numerose!) in feroce scontro per motivi di interessi (che abbracciano almeno, campi quali miniere, sale, territori agricoli e pascoli) con altre popolazioni che volevano far propri almeno parte di quegli interessi. Il risultato della tenzone era anche stabilito dalla presenza dei Suardones nell’area circa 1300 anni dopo lo scontro militare!
    E mi ero riproposto di porre un commento, al testo apparso su Dienekes, ove riepilogando quanto appena detto, avrei concluso sollecitando una rilevazione ed esami sul DNA reperibile, perché ritenevo probabile la presenza ivi, dei Similsardi! Mi ero messo, caro lettore che qui trai tue legittime sarde soddisfazioni, appunto ad elucubrare! Perché non avevo letto fino in fondo lo scritto del Dienekes! Esso, invece già riportava che: «DNA from teeth suggests some warriors are related to modern southern Europeans»! Il DNA estratto dai denti di alcuni individui suggerisce che alcuni di essi sono in relazione con moderni Europei meridionali! E questa frase, solitamente, individua proprio i Sardi odierni! Pertanto anche nella battaglia del fiume Tollense, erano presenti i Sardi dell’antichità! Cioè i Similsardi europei!
    ACCIDENTI! SE NON E’ UNA NOTIZIA QUESTA!
    mikkelj

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  33. Due osservazioni su quanto letto circa le notizie fornite da archaeologists di “area mordica” sull’episodio della battaglia del fiume Tollense.
    - 1- si rimane non solo stupiti, ma persino dispiaciuti, nel vedere esistano ancora, studiosi gallonati che osino affermare: «Bronze itself, created in the Near East around 3200 B.C.E., took 1000 years to arrive here». E cioè: «Lo stesso bronzo, creato nel Vicino Oriente intorno al 3200 a.C., impiegò mille anni per arrivare, quì (cioè nel nord Europa, ndr)»!
    Evidentemente, quando su queste pagine, il sottoscritto biasima ferocemente gli studiosi sardi di area storica ed archeologica, egli commette un errore che definirei di valutazione: egli ha sempre inteso che, coloro che son pagati “bene” per studiare, debbano “sempre e continuamente” STUDIARE BENE! Invece, pare che sia consuetudine “universalmente” concepita e valida per quelle due aree, STUDIARE CON COMODO e SECONDO I PROPRI DESIDERI!
    È essa la dimostrazione lampante che si ricava dalla dichiarazione del “nullasapente” di cui sopra, dal momento che son ormai QUARANT’ANNI che, (a) - il mondo scientifico è convinto che CERTAMENTE IL BRONZO “NON” FU UN’INVENZIONE DEL Vicino Oriente; (b) – il bronzo nacque NATURALMENTE in Cornovaglia e Devon dove «copper and tin ores occur “toghether” in outcrops»! E cioè: in Cornovaglia e Devon, minerali di rame e stagno si rinvengono “già assieme” in affioramenti naturali! E, siccome le notizie, di fondamentale importanza, viaggiano “da sempre, velocemente”, circa nello stesso tempo (IV millennio a.C.) “tinstones”, cioè pezzi di minerali di stagno” dalla Boemia, venivano aggiunti al rame proveniente dall’Ungheria, o dai Carpazi o dal Tirolo!
    - 2 - ancora, l’ingenuità degli studiosi suddetti, si manifesta tristemente, quando essi ci comunicano d’essere oltremodo stupiti nel constatare che 3200 anni fa, anche nell’Europa settentrionale si svolgevano delle battaglie cruente come quella da essi ipotizzata sul fiume Tollense! Hai tu ben compreso caro lettore? Qui c’è veramente da mettersi le mani nei capelli!!!
    Quei tali credono ancora possibile che lo spostamento delle tante popolazioni, in quell’area e per quelle epoche, fosse compiuto all’insegna del: dai fammi un po’ di spazio, così ci stiamo in due! Ciò dimostra come non abbiano mai tenuto conto che, anche una semplice fortuita invasione di territorio altrui, può riempire la scena di sangue, da sempre! Il quale ultimo avverbio, intende retrodatare la tal ininterrotta costumanza, a 50.000 anni fa circa! Avendosi in quel momento (salvo smentite), la nascita dell’Uomo Anatomicamente Moderno! Il Sapiens sapiens homo! Appunto.
    mikkelj

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  34. Mikkelj, sei una miscela esplosiva, autoincendiante: capti da ogni dove elementi interpretabili in chiave "grandezza storica della Sardegna", accosti tutto quanto di magnificante potrebbe riguardarla, crei così scenari ancora scandalosi nel panorama storiografico e attendi qualcuno si provi a smantellarli, accalorandoti soprattutto nel constatare come appresso al tuo impeto avanguardista non si sollevi quell'onda di popolo che sola ti pare ci renderebbe degni delle nostre radici più profonde.
    Che dirti, dunque? Non siamo degni? Siamo pavidi, troppo cauti? Troppo confidenti nell'affidare la considerazione e il giudizio intorno a queste nostre radici (e quindi una verifica delle tue tesi) a studiosi isolani acquiescenti a logiche internazionali che scotomizzano ancora la nostra storia? Troppo comodi a goderci il lavoro di chi come te queste tesi fa presenti, accontentandoci noi di citarle come ipotesi, senza rischiare troppo tra contese in cui si passerebbe subito per fanatici?
    Quel che so di volerti dire, intanto, senza punti interrogativi (ammesso che Facebook non inganni), in questo giorno per te speciale nel quale non ti risparmi di venire ancora a scuoterci, o a provarci, è un caloroso
    Tanti Auguri, Mikk!
    E avvertendo che gli auguri non sono abbastanza (e poiché chi di spada ferisce, di spada perisce), se il titolo di subabbusardu ti sta largo, per me (non meno rispettosamente) ti riconoscerei, se vuoi accollartelo, quello di tiu.

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  35. Beh, la cosa che più m'est aggradada di questo tuo pluritematico intervento, è il rilievo (e se TU lo poni in evidenza, il gesto racconta essere anche tu fra color che se ne lamentano e di ciò teco mi compiaccio! Pur ammesso, tal gesto non sia catalogabile come: "sentimento di compassione suscitato da dolori ed infelicità del prossimo”! Ché consueta consuetudine peraltro da te manifestata nel passato!), ebbene molto mi aggradò il tuo rilievo su “logiche internazionali che SCOTOMIZZANO ancora la nostra storia”! Beh, questa voce verbale è “forte”, anche se sbagliata assai!
    Infatti, essi (che che provengon dalle logiche internazionali) non hanno affatto rimosso e posto al buio, cioè nello skótoς, come dici tu, “la nostra storia”! No, no, niente affatto! Essi la nostra storia non hanno mai conosciuto! E chi mai potrebbe averla insegnata loro? Il folto stuolo di nostri meschini (nell’accezione di poverini e ciecamente incapaci) storici dell’ultimo secolo?
    Poi, per il tanto resto che tu esprimi, posso solo dirti che “subabbusardu” l’avrei eventualmente promesso (ma guarda un po’!) ad Ergian. Ma, vedo egli essere ancora poco convinto di potersene fregiare, essendo sparito anzi, avendo inconsciamente posto in essere cristallina operazione di scotomizzazione di “un ricordo spiacevole”!
    Ed infine, SU ZIU tue mi pones i’ mesu! Ma, lo sai o no, che ci si rivolge così alle persone anziane?!?!
    mikkelj

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  36. È trascorso un mese dal momento in cui spedii la presente nota a questo Salotto.
    In essa volli ricordare come, con l’avvento della Genetica, si è aperto un portone da cui guardare il passato. La fondamentale differenza fra, tutti i mezzi sin qui avuti per studiare il passato, ed il portone della Genetica, consiste nel fatto che mentre, attraverso i testi scritti potevamo solo “interpretare” il messaggio in arrivo, col risultato di avere per cento studiosi, cento risultati diversi, ora la Genetica ci permette una precisione assoluta: ci fornisce LA FOTOGRAFIA degli attori del passato e della scena che essi calcarono! Certo, non dobbiamo permettere ai genetisti di gettare discredito sui loro risultati, imbastendo teorie non pertinenti la loro disciplina!
    Pertanto ove le “fotografie”, eseguite da fotografi che sfruttano le più avanzate tecnologie, e quindi affidabili fino a prova contraria, ci mostrino da anni, la presenza indiscutibile di Similsardi in contrade ben lontanissime dalla Sardegna, come la Spagna, come la Germania, come la Svezia, come la Ungheria, come la Bulgaria beh, credo che far finta di niente, sia tipico obiettivo del sardo abituato a dormire! Infatti, l’unico interlocutore che, nella sostanza, ha persino allargato l’obiettivo di questa nota, è stato un Piemontese. Accidenti al demonio!
    E, si badi bene che, come è mio costume, non sono andato elaborando teorie rivoluzionarie (come taluno vorrebbe credere), ma ho semplicemente, messo in sequenza risultati antichi, recenti e nuovi! Operazione che CHIUNQUE avrebbe potuto porre in essere!
    Certo, per fare ciò, si dovrebbe prima amare l’oggetto della ricerca, la Sardegna!
    Certo, per fare ciò, si dovrebbe prima amare il desiderio di raccontare cose reali, sulla Sardegna!
    Sottoponendo a severa critica ciascuna cosa venga detta! DA QUALUNQUE PARTE ESSA ARRIVI! Severa critica? Ha, ha! Ora ho capitoo! Il sardo, oltreché assonnato è anche molto pigro! PIGRISSIMO! Ecco perché crede solamente a ciò che fuoriesce dall’accademia universitalsoprintendentuale! Egli (fra i pochi ormai) ritiene che ciò che sorte fuori da tale insieme impronunciabile, sia scevro da errori e non bisognoso d’una sana, feroce ed onesta critica! Quindi non c’è da lavorarci su, ma sol mandarla giù in un boccone!
    Ecco perché (giusto a proposito) esso, sardo, ancora crede alle favole del soriano sarduspater, che per TUTTA LA LUNGA VITA sostenne pertinacemente:
    «La storia della Sardegna (e quella in specie dei suoi popoli più remoti) non giunse al di là della storia del cantone, quando non si fermò alla storia del villaggio e, dentro del villaggio, a quella del clan e, dentro del clan, a quella del gruppo familiare. Le sue genti, come non riuscirono mai ad evadere dalla stretta dell’isola, espandendosi verso altre terre, limitarono il loro mondo e le loro conoscenze alla minuta cerchia geografica d’un penepiano e d’un altopiano di poche miglia quadrate, vedendo nel rilievo tabulare fronteggiante a minima distanza quasi un regno lontano e diverso e nel solco vallivo interposto, percorso talvolta da un misero fiumiciattolo, una sorta di frontiera fra stato e stato»!
    Ecco perché (anche) esso, sardo, ancora crede alle favole del soriano sarduspater, che per TUTTA LA LUNGA VITA sostenne pertinacemente:
    «Fase II nuragica. Gli estremi cronologici di questo “periodo evoluto” della civiltà nuragica corrispondente al Bronzo medio, sono offerti da datazioni al C14 di materiali organici di nuraghi (?, ndr). I più alti (?, ndr) sono quelli dei nuraghi Su Nuraxi-Barumini (1460 ± 200) […] il finale dell’Albúcciu-Arzachena (1220 ± 250, strato 6, camera n)».
    Si, crogiolati pur nel nulla, piccolo sardo non significante! Chissà se mai riuscirai ad evadere dalla stretta del tuo gruppo familiare! Ma, quand’anche vi riuscissi, come potresti mai attraversare il misero fiumiciattolo?
    mikkelj

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    1. Ho sempre diffidato delle teorie che riescono ad interpretare tutti i fenomeni perché, per loro natura, non possono che essere vaghe. Non so e credo, oggi, nessuno al mondo possa ancora sapere quanto della tua visione di Similsardi sparsi su molti dei territori della gigantesca ( solo relativamente al tua bellissima isola) Europa, possa reggere in futuro. Ma ho colto nel tuo ultimo commento una fiducia eccessiva anche nella Genetica. Da quel poco che mi pare di aver compreso, oggi, tutto è ancora molto ma molto indeterminato e se qualche risultato “sicuro” potrà un giorno arrivare (sono convinto che sia possibile se e solo se si modificheranno gli approcci scientifici in senso multidisciplinare, con la comparazione on-line di una immensa mole di dati scaturiti da filoni di indagine diversi), esso sarà trovato grazie ai riscontri incrociati di più discipline, la linguistica innanzi tutto con la genetica con l’archeologia, la paleoetnografia, ed altre ancora.
      Oggi mi sento solo di dire che non esiste un Sardo, ma svariati Sardi, con caratteristiche fra loro molto diverse, con percorsi interni od esterni diversi che si sono incrociati chissà quante volte. Come esistono svariati Lombardi o Piemontesi. “Everyone is a mix”. Quali, tra essi, furono dunque i tuoi Similsardi? Andarono, vennero, si fermarono, tornarono, per mare per terra?
      Esistono poi, in nicchie in cui ci si rifugia quando si è contagiati da questa malattia, la mia e quella di molti che seguono questo blog, delle stranezze, apparentemente inspiegabili che sono tuttavia uno stimolo a non demordere. Ne cito una tra le tante: family, kind, tribe in Greco genos in Latino genus in Sanskrit janas. Sì, proprio come le tue domus de janas, tombe collettive di famiglia? Ma quanto si spostarono?

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  37. I Sardi di ieri e di oggi sono uguali perché sono diversi, ma così diversi che solo alcuni possono essere considerati dei Similsardi. Questa affermazione non è un'ovvietà, ma una tragedia triste e senza senso.
    Domenica scorsa sono andato in montagna e, arrivato sulla cresta, mi sono seduto rivolto all'Oriente, per godere dell'alba, della levata del sole, della luce rifratta da mille e mille goccie di rugiada, appese ai fili d'erba, agli spini, ai fiori di biancospino. La luce era abbagliante, lo spettacolo sublime: mi hanno costretto a socchiudere gli occhi, mentre tentavo di spremere pensieri meno banali di quelli che di solito coltivo. Sono davanti a me transitati due camminatori incalliti, un uomo e una donna, mi hanno guardato e, “Si è seduto e si è addormentato” ha detto lui con tono perentorio, mentre lei ha sussurrato che avrei fatto bene a starmenee a letto per dormire più comodo. Ho pensato che quei due Sardi guardavano il lato in ombra della montagna e che, comunque, ciascuno era libero di avere opinioni proprie, pure se stravaganti.
    Non nego che, a sentire il mio racconto, siano in molti a stare dalla mia parte, ma io stesso, partendo da un punto di vista prettamente economicistico, non oso negare che, se avevo speso carburante e fatica per dormire seduto su un sasso, facevo prima e meglio a dormire nel mio letto, visto che l'ho pure pagato caro.
    (segue)

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  38. Ecco perché, caro Mikkelj, non riesco neppure ad avvicinarmi alle opinioni che tu esprimi, con disinvoltura e ripetitivtà, sui poveri Sardi, sia che siedano al mattino a occhi semichiusi, sia che trapassino sulla terra, con gli sguardi rivolti all'ombra.
    E ammiro anche la fiducia senza confini che riponi nella scienza nuova della genetica, sebbene abbia il sospetto che abbia dimenticato troppo presto che dello scalpore suscitato dalle ricerche di Cavalli Sforza et alii sul genoma de Sardi è rimasto soltanto un rumorino fastidioso perché ben altre trombe hanno emesso le loro altissime note.
    Ho pensato, e non da ieri, che la comunità umana è come un sistema nervoso, composto da più distretti, ma tutti collegati fra loro. Quando un'impulso nervoso l'attraversa, molti sono i neuroni implicati e tutti ricevono e trasmettono lo stesso impulso. C'è forse un neurone che ha fabbricato l'impulso primitivo?
    Si suppone che sia così, non ostante ciascun neurone pensi di essere il principale propagatore dell'impulso nervoso di cui ragioniamo.
    Per rientrare nelle cose che dici, e cavolo se le dici bene!, possiamo paragonare le schegge di ossidiana, certe caratteristiche del DNA e alcune sopravvenienze linguistiche come gli impulsi neurali di cui ho parlato?
    Le schegge di ossidiana del Monte Arci le ha portate un Sardo in giro per il mondo europeo o se le sono venute a prendere gli altri, una volta che ne ebbero notizia?
    E quel DNA da Similsardo, l'ha portato un maschio sardo in giro per le lande nordiche o è l'esito della discendenza di una serie di mamme sarde che hanno generato, di qua e di là per l'Europa, figli Similsardi? Mi pare infatti che quelle rarità genetiche siano riferite al mitocondrio, la parte femminile del genoma.
    Chissà che in Svezia non siano convinti proprio del fatto che i loro antenati si portarono via dall'Isola, volenti o nolenti, le donne sarde che lasciarono la traccia nei Similsardi, così come li chiami tu. E in Bulgaria, cosa pensano?
    Come sai, perché sei adulto e abbistu, la storia non ha una sola verità, se a guardarla e a raccontarla sono almeno in due: i nostri Martiri di Belfiori erano terroristi e traditori per gli Austriaci; Pietro Micca è stato sì il prototipo di Kamikaze, ma anche un nostro eroe nazionale.
    Anzi, vedi come l'Italia è avanti a tutti con la civiltà? Abbiamo già il brevetto dell'eroe kamikaze al rovescio: Giorgio Amendola che, senza versare una goccia del suo sangue, con l'attentato di via Rasella costrinse i Tedeschi a mostrarsi per quello che erano, per essere deprecati in eterno.
    Allora, vuoi fare l'eroe o l'anti-eroe? A me basta che non faccia la guerra ai Sardi.

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  39. - irrilevanze - oppure no -
    Ebbi a porre, nel rispondere ad Ergian45 (il 11/03/16 – 21,59), anche questa monca dichiarazione:
    “vi ricordo che, la gente di Bolzano, quando si è sentita arrivare addosso la batosta che dichiarava essere Oetzi, non più altoatesino ma, IN BUONA MISURA SARDO, e si è sentita sfuggire di mano la possibilità di continuare ad incamerare I MILIONI DI EURI, portati da migliaia di turisti paganti ha, dopo i primi mesi di catalettico stordimento […] ”. Bene, è il caso riepiloghi ciò che misi su carta in illo tempore.
    Di primo acchito, mi vien da dire che i Bolzanini, dopo il 28/02/2012 (a seguito della pubblicazione dell’articolo “New insights into the Tyrolean Iceman’s origin and phenotype as inferred by whole-genome sequencing”, di A. Keller et alii, sulla Rivista “Nature Communications”), paiano davvero essere ricaduti in una grave depressione! Anch’essi? Fossero parenti dei Sardi! Infatti, incapaci nel 1991 di comprendere l’importanza del ritrovamento di Oetzi in Val Senales, furono fatti fessi dagli Austriaci che si presero la mummia, togliendola dal luogo di ritrovamento (per il vero con modalità dilettantistica, criminale fu poi definita, nei riguardi della integrità della stessa mummia) e se la tennero ad Innsbruck per studiarla. Dopo otto anni di soggiorno in Austria, Oetzi fu mandato a Bolzano che ne aveva ottenuto il burocratico riconoscimento di proprietà (sic!)! Ma, quando sembrava essere definitivamente accertata la appartenenza dell’Uomo di Ghiaccio a quella località, nel 2012 furono gli scienziati a portar via di nuovo Oetzi ai Sudtirolesi! Per trasferirla stavolta, seppur simbolicamente, in Sardegna! Perché essa, risultò essere il suo antico luogo di origine! Eh sì! Dovette essere, la pubblicazione del lavoro, uno smacco che prostrò tremendamente tutta la comunità scientifica sudtirolese! Quindi, in fretta e furia, fu organizzato un lavoro, avente l’obiettivo di riappropriarsi di Oetzi, chiamando a raccolta i più numerosi e preparati studiosi di settore. Purtroppo quella Accademia Europea di Bolzano, nel cui sito già così (mal) si presenta: «è un centro di ricerca privato. Nel cuore delle Alpi studiosi da ogni parte del mondo elaborano strategie sui temi più sensibili del nostro tempo e in particolare per il benessere dei territori di montagna», pare non abbia un nome altisonante ed impegnativo da attirare tantissimi studiosi (oggi, ogni lavoro ne conta decine!) come credevano i Bolzanini. (ja sikit)

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  40. Ragion per cui, volendo comunque portare avanti il loro progetto, fecero buon viso a cattivo giuoco e si accontentarono di ciò che passava il convento: due studiosi rintracciati alla univ. La Sapienza (Roma), due alla univ. Sacro Cuore (Roma) e due alla univ. di Santiago de Compostela. Ma, considerato che con sei ricercatori sarebbe stata una ricerca davvero zoppa, dovettero rimediare inserendone altri quattro appartenenti alla stessa Accademia Europea di Bolzano. Bene, io (da non specialista) neppure mi accorsi della pubblicazione di questo lavoro, perché sol mi rifaccio a ciò che transita per il sito di Dienekes Ponticos, su cui egli commenta lavori di un certo rilievo. Ma, “grida di giubilo dai bassifondi della bassa sardegna”, che si originarono per aver creduto (qualche fessacchiotto) lo studiolo di Bolzano avesse riportato Oetzi ai Sudtirolesi, me ne notificarono l’uscita. Ebbene, il sunto di questo studio, pubblicato il 14/01/16 sulla rivista “Scientific Reports”, così ci informa: «Studi sull’Uomo di Ghiaccio hanno dimostrato che il suo DNA mitocondriale appartiene a una nuova linea dell’aplogruppo K1 (il K1f), che non si trova nelle attuali popolazioni. […] I nostri risultati permettono una ridefinizione della filogenesi di K1, e indicano che l’aplogruppo K1f è assente, oppure raro, nelle popolazioni di oggi».
    Per comprendere l’importanza di questo lavoro dei Bolzanini, si deve tener presente che lo studio del 2012 di A. Keller et alii (di cui ho riferito all’inizio), dichiarava esplicitamente: «siccome quei segmenti di DNA mitocondriale caratterizzati da mutazioni, presenti nell’Uomo di Ghiaccio, non sono stati riscontrati fra le migliaia di campioni appartenenti ad individui contemporanei, è stato difficile valutare la sua stirpe genetica»! Quindi, il “risultato”, dei dieci ricercatori organizzati da Bolzano, è stato in realtà un “non risultato”, perché era di già tutto noto! Per conferma leggere qui: http://www.sardegnastoria.it/oetzi-uomo-di-similaun-era-sardo
    Ecco il motivo per cui ebbi a stigmatizzare ed irridere pesantemente la triste, oltreché nefasta, assenza della Regione Sardegna da questa vicenda! La Regione Trentino-Altoatesina ha fatto carte false pur di (anche soltanto) sollevare un polverone! Mentre “i nostri” (che, non famosi, son quelli che non arrivano mai!), han fatto ancora la figura dei “morti e sepolti”!
    Non sia mai che ci accaparriamo danari per mezzo di un nostro Antenato! Che Iddio ce ne scampi! E liberi!
    mikkelj

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  41. Caro Ergian, come al solito alla fine non fai altro che portare acqua al mio mulino!
    Il quale mulino, evidentemente ritieni sia anche tuo! E, TECO ME NE COMPIACCIO!
    E poi, vedi che tutti i tuoi suggerimenti alla prudenza, io feci miei in illo tempore! Ma, avendo un continuo fiume di dati che mi vengono addosso [quand’anche io non li cerchi, e ciò non fa altro che ribadire la perenne validità dell’antico adagio: la fortuna aiuta gli audaci (è un suggerimento ai Sardi? No, no! Per essi le cannonate non son bastanti!), ma ribadisce altresì la presenza di una infinita mole di dati inerenti il tema “Antica Antichità dei Sardi All Over The World”, che è ancora tutta da scoprire], non posso far altro che ove me ne capitino alcuni (che la mia oltremodo limitata capacità interpretativa non è in grado di sindacare fino al profondo) mi decida a sottoporli ai Sardi ed ai sardi! E poi, eventualmente, la pazienza mi sorreggerà nel sorbirmi gli apparenti rimbrotti dell’Ergian45!
    Ed anche dirò, tanto per pur appena entrar nel merito del commento, che il tuo esprimerti: “come esistono svariati Lombardi o Piemontesi”, assai mi meraviglia! Ma, avresti potuto aggiungerne a tuo piacere in quantità, come esistono svariati Francesi, Turchi, Inglesi, ma mai avresti potuto scrivere di Simillombardi, Similpiemontesi, Similfrancesi eccetera! Perché ormai, i più tipologicamente concreti “SIMIL”, sono solo e soltanto i SIMILSARDI! Cioè, ove tu od alcuno lo avesse dimenticato, sono solo essi ad esser indicati come (per ora) certamente, fra gli abitatori dell’Europa di OTTO MILLENNI ADDIETRO (venendo giù verso i nostri tempi), AD ESSERE SIMILI AI SARDI DI OGGI! E, lo dico a gran voce, c’è poco da scherzare, perché trattasi di un ACCERTATO DATO SCIENTIFICO!
    Ed ancora tu mi citi le janas dal samskrta, la lingua perfetta? Ma lo sai che in India esiste un fiume che era nomato Sarda ed anche Sarjú che si getta con vari bracci nell’affluente di sinistra del Gange, il Gorga?; lo sai che esiste una città ch’era nomata Sardhana ed anche Sirdhana anch’essa nell’area delle Province Unite e posta sulla riva destra del Gange? Senza contare tutti i toponimi con radice e suffisso SAR! E, per tornare alla voce Sardana che vedemmo nella Yakut siberiana, in India essa è estremamente comune come nome proprio di persona riguardo maschi e femmine! Ma, riguardo questo argomento sulle relazioni linguistiche fra Sardegna ed India, c’è da farsi venire il mal di testa! A meno di decidere di mettersi comodi, lasciar perdere tutto il resto, ed approfondire ad ampio spettro, per dieci anni, lo specifico argomento, percorrendo tutti i rivoli all’intorno.
    IO, lo prometto solennemente fin d’ora, lo farò nella prossima vita!
    Accidenti! Ho l’agenda pienissima!
    mikkelj

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    1. Sardulgarh, Punjab;
      Sardulewla, Punjab, con una interessantissima planimetria che ricorda molte località del Campidano. Non lontano un villaggio di nome Baruwali;
      Sardargarh, Punjab, vicino a Bathinda, con una incredibile pianta;
      Sardargarh (Purana), Pakistan, vicino al fiume Indo;
      Sardheri, a nord di Peshawar, non lontano dalla valle dello Swat;
      Sargodha, Pakistan;
      Sariyad, sulle sponde de Gulf of Kutch;
      Sardargarh, Rajasthan, con una famosa fortezza;
      Shardarshahar, nord del Rajasthan.

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  42. Vuoi mettere la sacralità del luogo,sasso compreso e quello che ti ha donato,rispetto al posto,sicuramente accogliente che ti ospitava?Il sacro non è percettibile a tutti Ed è quando lo avverti che non credi più a chi ce lo sta sottraendo e lotti con tutte tue forze contro l'oscurità che vuole imporci altri modelli.Le nostre radici sono altre e meritano verità,fino ad ora negate.Per noi sedentari,transformation dal benessere e dall'assistenzialsmo,sembra impossible che gli antichi comprissero distance oggi impensabilimpensabili per noi low cost , solo per scambiare ocra,diaspro,ossidiana.I vecchi carlofortini,raggiungevano il nord Africa in una notte,con I "battelli " per I loro scambi.A si biri

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  43. Molto bene! Questo Piemontese ne sa una più dei Sardi! E proprio su argomento che alla Sardegna attiene! Chissà se vorrà andarci a sindacare fino al fondo! Sulle significanze dell'Antichità più Antica! Nel passato vi fu altro Piemontese, ma per la verità mezzosardo e mezzopiemontese, che scrisse moltissimo su Sardegna e Sardi! Molte cose sbagliandole per sua impreparazione culturale ad affrontare la materia da un non sfilacciato punto d'osservazione, ma parendo a tutt'oggi, il più preparato storico della Sardegna Antica. Nomavasi Pais.
    Ma, a te interessa forse, più che le cose mezze, una cosa che scritta, così appare: Subabbusardu! HHEE! Bah, ja amus a bidere!
    Idende Franzì! Ma, custu nikele itt'est cumbinande?
    mikkelj

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  44. pro Francu
    Per cominciare, non afferro il tuo riferimento al Cavalli-Sforza, a meno che non stia citando quanto riportai nel mio primo libro. Certo, dici bene, sui Sardi da allora (ma fu il primo a far uscire la Sardegna dall’oscurità presentandone le caratteristiche genetiche tutte particolari, anche se rovinò tutto, ribadendo l’assurdità dell’isolamento geografico e quindi genetico dei Sardi!) se ne son dette di cotte e di crude! Appunto Francu: di cotte e di crude! Come ho detto altrove le “ben altre trombe” della genetica di cui tu fai menzione, hanno fallito sovente lo squillo che arrivò quanto mai sfiatato, pare per l’uso in alcune circostanze, di conchiglia marina! E non è mia intenzione addossare anche una sola piccola parte della colpa, all’antico nobile strumento! La Genetica si tenga i suoi meriti, ma anche le sue colpe!
    Riguardo il grave dubbio che tu avanzi circa la possibilità che altri, dal di fuori! Quindi FORESTIERI senza nulla conoscere di ossidiana! Di una sua collocazione geografica e neppure delle presenze orografiche e morfologiche contenute dal Continente Sardegna, venissero in Sardegna a rifornirsi d’ossidiana (dal momento che ritengo questa una tua provocazione), bene mi metto comodo e t’invio un po’ di strali. 1 - ti sei messo allo stesso livello del povero “soriano sardusché” che ebbe a dire: «L’ossidiana […] fu, forse, la causa principale della venuta dell’uomo primitivo in Sardegna»! 2 - della genialità di questa intuizione, il Baruminese era talmente convinto che la riportò su “la civiltà dei Sardi”, dall’edizione del 1963, a p.6, fino all’edizione del 2003 (ristampata nel 2011), a p.7! 3 - ovviamente, senza fornire motivazione circa la sua dichiarazione. Ma, datando l’arrivo del tal uomo primitivo (attenzione, attenzione, perché ciò che viene appresso è oltremodo indicativo della elevata professionalità del ricercatore Lilliu) ben al 2600 a.C. 4 – e come è arrivato a questa precisa determinazione il vostro “sardusbabbu”? Perché quella data (testuale) «non sarebbe distante da quella dei primi abitatori di Malta che J.D. Evans fa venire dalla Sicilia non prima del 2500 a.C.»! Accidenti! Ovviamente, poiché l’ometto era tutto d’un pezzo, ciò dice nel 1963 a p.19 e nel 2011 a p.28 pur anco! (qui ci vuole!) 5 - ma, evidentemente caro Francu, hai dimenticato (eppure avevi detto d’aver letto tre volte) ciò che scrissi in quel primo libro, a p.119, ove inserii il mio “enunciato” che definii “appositamente cucito addosso al nostro argomento”, la impossibilità per chicchessia di sostituirsi ai padroni del luogo, nell’assurgere al loro naturale ruolo di esportatori del loro esclusivo bene!
    Inoltre, che siano stati Sardi maschi o Sardi femmine a riempire l’Europa di Similsardi, che differenza fa? L’importante è che siano riconducibili alla Sardegna! In più, avrai visto che ne ho parlato diffusamente anche sopra (dopo il tuo intervento però) e comunque riguardo la rilevanza di babbi o mamme, ti consiglio ancora qui: http://www.sardegnastoria.it/oetzi-uomo-di-similaun-era-sardo
    mikkelj

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  45. Mikkelj, hapu scrittu propriu aici:
    Le schegge di ossidiana del Monte Arci le ha portate un Sardo in giro per il mondo europeo o se le sono venute a prendere gli altri, una volta che ne ebbero notizia?

    Tu hai risposto cosa? Che sono stati sempre e solo i Sardi a trasferire l'ossidiana in giro per l'Europa?
    Bene, non sono d'accordo: io suppongo che, una volta che i Sardi abbiano trasferito l'ossidiana in un sito fuori dalla Sardegna, mettiamo la Liguria, sia verosimile che qualche Ligure abbia fatto rotta verso la Sardegna, metti pure dietro la poppa della barca sarda, per acquistare in loco la merce rara del Monte Arci.
    E già che c'era, visto che i Sardi si saranno portato dietro qualche bella figliola ligure, perché rinunciare a portarsi in Liguria una bella sarda?
    Non mi pare che ci sia da irrigidirsi, perché le cose della vita accadono e basta.
    Nel 1956, mi ricordo bene perché ero grandetto, dal mio piccolo paese partirono tre giovani per lavorare nelle miniere belghe: uno si sposò con la ragazza con cui era fidanzato prima di partire; un'altro si sposò con una belga; il terzo con una calabrese, conosciuta in fotografia perché sorella di un compagno di lavoro. Andati in pensione, due sono tornati in Sardegna, il terzo vive ancora in Calabria. Ma due figlie di quello che si era sposato con la fidanzata sarda sono rimaste a lavorare e a vivere in Belgio, dove si sono sposate. hanno avuto figli i quali, per quanto ci interessa, nel mitocondrio delle loro cellule forse, e dico forse, hanno qualche specialità che li fa Similsardi. E così i figli delle loro figlie, di generazione in generazione.
    In questo caso, davvero sono stati i Sardi ad andare in Belgio.
    Poteva però accadere che un Belga, turista o camionista, si fosse presa una moglie sarda, fosse pure una delle tante ragazze povere trasferite a Roma, Milano, Torino o Genova, negli anni '50-'60-'70 del secolo scorso per servire nelle case dei ricchi, così che il Belga non avesse neppure avuto il bisogno di mettere piede in terra sarda?
    Con la sorte a favore, avrebbe generato Similsardi anch'essa, senza mai aver avuto mire espansionistiche, ma solamente un problema linguistico.
    Il problema del mio ragionamento è il relativismo, come già mi hanno dimostrato in questo luogo, ma pure il minimalismo: in verità, non mi va di sentirmi un rospo per tutta la vita, ma non voglio scoppiare per farmi vedere grosso come un bue.

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  46. pro Francu
    1° - LA IRONIA. I belgi camionisti non esistevano nel Paleolitico superiore e neppure nel Neolitico!
    2° - LA DISPERATA IPOTESI. Ammesso e PER NULLA CONCESSO, che la forma mentis (in quel preciso consesso evolutivo) fosse uguale a quella di noi modernissimi umani, e pertanto fosse possibile che i Sardi concedessero ai Liguri uno “sconto quantità”, non credo (ma considera questa, essere una soltanto (?) mia, dell'oggi forma del conoscere) che i Sardi, la cui vera storia dice essere sempre stati gelosi nel salvaguardare la propria identità personale e geografica, avessero potuto concedere ai Liguri di venir dietro, a rimorchio! Nemmeno fossero stati dei cugini! Senti, senti! Come d’altronde non fecero con i Cartaginesi! Arisenti, arisenti, che bombette! Considera anche, oh amico che sfruculiar ama assai, come ciò che tu assurdamente cerchi d’ipotizzar, sarebbe dovuto accadere ben anche prima di TREDICI MILLENNI ADDIETRO! Visto che almeno a quella data (ma il sottoscritto, come inferisce ragionevolmente in quel libro che tu leggesti tre volte, ritiene il trasporto di carichi d'ossidiane risalente a molti millenni prima, perché lo insegnano le relative vicende dei Carpazi e della Anatolia più lontana) dicevasi che almeno a tredici millenni addietro se non più, debbasi certificare una capacità di navigazione d'altura degli Antichi Liguri! Ma, nessuno lo ha mai, ed ancora meno che mai, fatto!!! Mentre per gli Antichi Sardiani il sottoscritto spese anni di esperienza ricercatoria atta a pervenire alla onesta convinzione fosse possibile scrivere il capitolo 5°: "Marineria Sardiana: attiva già nel Paleolitico superiore?", pp. 117-145! Senza contare, Carino de Carinis, che agli antichi Romani, quasi mille anni non bastarono, per aver la capacità d'andare per mare sapendosi difendere dai terribili marosi che s’abbattono sul tratto di mare che alla Sardegna si conduce!! Ti ricordi caro? Lo ribadii CON VOCE STENTOREA persino nella mia nota: «La risibile presunzione dei genetisti, circa un antico isolamento della Sardegna»! E perché accreditare la Liguria d’essere in possesso (senza prove!) d’una grande marineria? Forse perché, facendo il totale, i suoi abitatori erano meno stupidi dei Romani? E, ti faccio notare che, ove avesse avuto l’ardire il tal mikkelj, di esternare una così debolmente simile possibilità, i soliti che si alzavano ed alzano (a ragion spesso non veduta) a criticare mie sempre almeno un poco (altre volte molto) circostanziate determinazioni, avrebbero qui aspramente manifestato il loro dissenso con nutrito lancio di tastiere!
    3° - LA MORALE. Tu dicesti: “a me basta che (tu) non faccia la guerra ai Sardi”. Ed ora dici: “non mi va di sentirmi un rospo per tutta la vita, ma non voglio scoppiare per farmi vedere grosso come un bue”. MAGHEVVORDI’?!
    A coloro che la pensano in questo modo, dei quali tu qui sembri essere conte paladino, dirò semplicemente: RITENGO OBIETTIVO DI QUESTA MIA VITA MUOVERE FEROCEMENTE LE MIE ARMI A COMBATTERE LA INCAPACITA’ DI REAGIRE DEI MIEI FRATELLI S A R D I!
    mikkelj

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    1. Non penso sia incapacità di reagire quella ci rende indifferenti alle " violenze " che ci vengono imposte dall'alto,ma rassegnazione al fatto che nulla puó essere fatto per invertire la rotta.Ostaggio di multinazionali e dei poteri forti la partitocrazia Sarda controlla le masse,anestetizzandole con promesse mai mantenute e traendo forti consensi elettorali da chi vive di sovvenzioni,ammortizzatori sociali e assistenzialismo.Le tue army mikkelj,come quelle degli studiosi Di questo gruppo,devono essere quelle dell'informazione.Salüi

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  47. "Ammesso e PER NULLA CONCESSO, che la forma mentis (in quel preciso consesso evolutivo) fosse uguale a quella di noi modernissimi umani...."

    Proprio alla Forma Mentis pensavo leggendo gli interessantissimi commenti a questo post.

    Quale disciplina potrà aiutarci sulla "Forma Mentis" di millenni (13 e più?) or sono?
    Mi piace pensare che più si proceda a ritroso con il tempo (ma sempre millenni dopo la scoperta del fuoco) e più ci si trovi di fronte ad una Forma Mentis che tutto aneli tranne restare ferma...
    Un essere umano ancora troppo eccitato(nonostante siano già trascorsi millenni) dalle infinite possibilità dischiuse dal potere del fuoco che lo ha emancipato da molte paure, le fiere etc
    Un Umano che se forse ha qualche virtu per costruire e commerciare qualcosa preferisce barattarla con la possibilità di andare avanti nella scoperta del mondo, ancora grande sconosciuto, misterioso ed affascinate.Non soldi, non scambi in "loco", ma scambi in "avanti".
    Un uomo questo che maneggia utensili, fuoco ....ed ha imparato ad "essiccare" e "cuocere" cibo ed erbe non certo per il gusto del palato(quello è arrivato dopo) ma perchè ha trovato un fantastico escamotage per allontanarsi verso l'ignoto con maggiore indipendenza anche laddove il cibo non esista....le immense lande ghiacciate che in epoche remote erano il vero ostacolo alla scoperta del mondo.
    Per troppi millenni l'uomo ha avuto come unico obbiettivo stare attorno ad una caverna o villaggio e cercare di sopravvivere fino al domani...troppi millenni
    Per troppi millenni l'uomo ha dovuto scegliere di stare fermo per vivere (questa si una Forma Mentis ahimè più simile alla odierna disposta a barattare qualcosa per restare in loco ed evitare le nostre mille paure epocali)
    MA all'epoca di Similaum ,e prima, credo l'uomo abbia fatto un immenso compromesso che ha forgiato la sua MENTE: rischiare la vita per conoscere! Non più sopravvivere ma andare oltre rischiando la vita (e forgiando una prima religiosità del trascendente magari..) Conoscere e viaggiare in quei lontani tempi forse erano sinonimi! Viaggiare a costo di morire e mettere a rischio la procreazione! Quale infinita differenza con la Forma Mentis di soli pochi millenni prima e quella odierna
    E se insularità è mai esistita credo sia stata ancor più di stimolo a partire ma mai per scambiare in loco la propria conoscenza. A che pro scambiare in loco? non c'erano mica le incombenze burocratiche di oggi a trattenerti fermo anzi......
    E chi mai avrebbe potuto viaggiare meglio per il mondo se non chi più aveva da mostrare(ossidiana) come un moderno ed affascinante lasciapassare universalmente valido grazie alla sua rarità e fascino? ELUCUBRAZIONI

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  48. Spiace, almeno un poco, che tra il presente blog e la pagina Facebook Monte Prama Novas (luoghi parenti stretti, vorrei continuare a pensare) paia in questa occasione esservi un dialogo solo indiretto e a distanza, quasi affidato a quanti come me ora vogliano captare e trasferire l'informazione.
    Su Monte Prama Novas è apparso circa 8 ore fa un post dal titolo "LA MUMMIA DEL SIMILAUN: LA DIVERSA STORIA GENETICA DI 'MAMMA' E 'PAPÀ'", tratto dall'articolo di Coia, V., et al. "Whole mitochondrial DNA sequencing in Alpine populations and the genetic history of the Neolithic Tyrolean Iceman", pubblicato su Scientific reports 6 (2016): 18932 (http://www.nature.com/articles/srep18932). Direi le nostre amiche vogliano suggerircene la lettura a proposito di questa discussione. Si scopre che la similsardità risiederebbe sul cromosoma Y (maschile, quindi paterno) e non sul DNA mitocondriale (matrilineare). Ma si scopre anche che questa apparente similsardità sarebbe imputabile (tenete Mikkelj) a una successiva segregazione in Sardegna del carattere genetico già largamente comune per (relativo) isolamento a causa dell'insularità.
    A proposito della affidabilità, day by day (at today), delle "prove" genetiche.

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  49. Vedo che l’argomento ossidiana è diventato di ampia diffusione anche per il fondamentale contributo di Samamasarda che ci mise in contatto con vari lavori da riviste scientifiche che ci illuminarono non poco! Bene, me ne compiaccio, avendo dedicato anni allo studio della tematica. Ma, son certo per averne la percezione e continuamente captarne l’essenza, attraverso quella sensibilità che ricuce i remoti tempi trascorsi, la quale si acquisisce col passare dei lustri, che la fama più antica dei Sardi dell’Antica Antichità sia solo merito del personaggio più grosso che abbia mai avuto la Sardegna! IL PASTORE SARDO! Certo, caro lettore, son ben cosciente di come continuamente ti metta avanti questo personaggio senza mai andare al sodo. Si, hai motivo di lamentarti, ma ho accantonato l’argomento in illo tempore perché ritenni dover esplorare altre vie! Disgraziatamente tutte le tantissime, nonché interessantissime vie di ricerca sul tema Sardegna, sono meravigliosamente portatrici di assolute verità. Ed è pertanto difficilissimo scegliere, perché qualunque scelta si faccia, produce un amaro nell’animo che fuoriesce dal sentire il torto fatto alla ricerca piantata in asso! Come questa del Pastore Sardo! È forse un gran senso di colpa che mi costringe almeno a nomarlo di continuo! Ma giorno verrà! Spero.
    Nel riprendere il tema “preda corbina” od ossidiana, invece di “ossidarvi” le sensazioni con la solita filastrocca che riferisce del grattatoio e del raschiatoio trovati 13 millenni addietro al Riparo Mochi e all’Arma dello Stefanin, in Liguria, come documentai in “kircandesossardos” e, nel rilevare che ANCORA MAI NESSUNO STUDIOSO sardo e non, che si occupi di ossidiana ne faccia menzione, forse perché il sottoscritto ha attribuito alla marineria commerciale sarda tale merito imprenditoriale, e nessuno si azzarda ad affermare il contrario per mancanza di capacità ricercatoria che lo metta in condizione di farlo, ebbene (però la filastrocca è pur stata lunga assai!) vorrò qui ricordare altro evento, anch’esso palesatosi nella lettura del testo precedentemente nomato.
    Sto favellando della Gerico del Neolitico Preceramico A, perché rappresenta una evidenza storica di antica presenza di Sardi nel Vicino Oriente, evidenza ch’è peraltro mancata causa la inettitudine di un grandissimo studioso, inglese! Eh si, caro lettore, pure gli inglesi pieni sé, ci si son messi a remare contro, non bastavano i nostri che soglion riempire le triremi per arrivare al tristo scopo!
    Bene (o male, ché sarebbe più corretto), mettevi comodi perché vi porterò qui le tre paginette che dedicai alla questione prima del 2008. Ho solo aggiornato la data riferita al PPNA.
    (ja sikit)

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  50. Per Francesco Masia: Guarda Francesco che ne ho parlato più su! Eri distratto!
    Ergo, non v'ha alcun bisogno di tenere mikkelj!
    mikkelj

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  51. Giocoforza vero, ammetto ora, era l’articolo scientifico di cui nei tuoi due commenti qui in data 8 Aprile racconti genesi (intenzioni) e risultati. Quindi da sempre la similsardità di Oetzi sarebbe comunque stata imputata (rilettomi pure il tuo articolo su http://www.sardegnastoria.it/oetzi-uomo-di-similaun-era-sardo) casomai alla linea paterna (oltre che a cromosomi non sessuali): da dove nasce allora l’ipotesi del “camionista belga”, o del cugino ligure che si unisce alla cugina sarda? Io non sono stato troppo attento, ma anche voi vi impegnate a confondermi, mi sembra. O no?

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  52. *inizio della citazione
    Esiste una non tenue possibilità che ossidiana sarda sia pervenuta a Jerico nel contesto Neolitico Preceramico “A” (11.700-10.500 cal. BP): (J.R. Cann, C. Renfrew -1964- The characterization of obsidian and its application to the Mediterranean region, in “Proceeding of Prehistoric Society” 30: 111-133, pp. 116, 119-120, 127). Nello studio citato si analizzano i reperti di ossidiana dei vari luoghi di interesse, onde ricavarne la provenienza, ponendo in essere una metodologia di ricerca che lascia stupiti per il lato dilettantistico messo chiaramente in mostra!
    Infatti, in primo luogo, gli studiosi citati in nota, analizzarono solo 3 dei 344 esemplari ivi trovati (cioè lo 0,9% ) e giacenti nel Museo di Beirut, classificandoli come appartenenti al gruppo 2, dichiarato contenere sia ossidiane sarde che anatoliche; successivamente, affinando le analisi su elementi traccia, essi crearono il sottogruppo 2a sardo e, vicinissimo, il sottogruppo 2b anatolico, dichiarando che i reperti (nella loro totalità, PUR AVENDONE ANALIZZATI SOLO TRE) provenissero dall’Anatolia! Ma, come accade alla gatta famosa, il risultato delle analisi fu fortemente inficiato dal preconcetto sotto il cui influsso operarono gli studiosi, da essi così candidamente manifestato: «anche se non fosse stato possibile distinguere i sottogruppi 2a e 2b, l’interpretazione sarebbe stata facile, poiché LA SARDEGNA NON E’ UNA VEROSIMILE FONTE per ritrovamenti (d’ossidiana) nel Vicino Oriente»! Caspita! E, ci piace notare come il Colin nonché Renfrew, abbia fatto tutto by himself! Si è creato la buca e ci si è buttato dentro! Bene, bene!
    Poiché, detta loro (anche il Cann è coinvolto) argomentazione, non ha alcuna base scientifica, ma ne ha anzi corrotto la prospettiva per una precisa interpretazione dei dati, noi riteniamo di non dover tener conto delle loro deduzioni discriminatorie, lasciando intatta la possibilità che navi sardiane abbiano portato ossidiana sarda in Palestina 11 millenni addietro. E, si badi bene, IL NOSTRO DIRE RISULTA ESSERE BEN FORTIFICATO dai seguenti quattro punti evidenziati da altrettanti studiosi:
    a) – un più recente studio: (B.R. Hallam, S.E. Warren and C. Renfrew -1976- Obsidian in the Western Mediterranean: Characterization by Neutron Activation Analysis and Optical Emission Spectroscopy, in “Proceeding of Prehistoric Society” 42: 85-110, p. 86), si dice chiaramente che «la definizione delle fonti e la identificazione della provenienza di manufatti di ossidiana è possibile, a patto che le differenze fra due diverse sorgenti siano più grandi delle variazioni che subiscono gli elementi traccia all’interno della singola colata». Nel contesto sopra discusso siamo evidentemente in una situazione limite, nella quale è stato difficile osservare le suddette regole, altrimenti non si giustifica la non scientifica osservazione degli studiosi sulla sicura assegnazione delle ossidiane testate alla sorgente anatolica. D’altro canto l’aver essi definito solo due gruppi di ossidiane sarde, mentre oggi se ne conoscono almeno cinque, può essere una ulteriore prova del limite delle analisi di Cann e Renfrew;
    b) – giusto a tal proposito O. Wiliams-Thorpe (O. Wiliams-Thorpe -1995- Obsidian in the Mediterranean and Near East: a provenancing succes story, in “Archaeometry” 37, 2: 217-248, nella Tabella 3 di p. 239), così giudica, nella colonna dei “Comments”, il metodo seguito nel lavoro di Cann and Renfrew 1964: ”not diagnostic of all sources”, ovvero “non in grado di effettuare una diagnosi precisa di tutte le fonti di ossidiana”; (ja sikit)

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  53. c) – aggiungiamo che E.F. Bloedow (E.F. Bloedow -1987- Aspects of ancient trade in the Mediterranean obsidian, in “Studi Micenei ed Egeo-Anatolici”, Fasc. XXVI: 59-124, pp. 75-84, in particolare p. 76 nota 27 e p. 80), nell’analizzare tutte le possibili ipotesi del percorso seguito dall’ossidiana nel suo avvicinarsi alla Jerico del livello PPNA, rileva come non esista alcun coerente sito abitato (quale indispensabile punto di scambio) nei 1000 km. che separano Jerico dalla sorgente di Ciftlik in Anatolia (deputata essere la fonte dei reperti): reputa pertanto inconsistente il modello di distribuzione messo a punto da Renfrew, Cann e Dixon ed indimostrabile l’arrivo di tale ossidiana anatolica a Jerico. Ci pare, invece, perfino superfluo aggiungere, caro attento lettore, come non vi sarebbe stata nessuna difficoltà per i Sardiani nel raggiungere Gerico via mare;
    d) – inoltre, circa tre lustri dopo il lavoro di Cann e Renfrew del 1964, altri studiosi attribuirono manufatti trovati in Bosnia, principalmente alle fonti della Sardegna (Rasson J.A., Ericson J.E., D’Altroy T.D. -1977- Trace elements in obsidian from neolithic Bosnia: a scarce resource and marginality, lavoro presentato al Symposium on Archaeometry and Archaeological perspection, University of Pennsylvania and University Museum, Philadelphia), anche se, sorprendentemente, ancor oggi (cioè prima del 2008) si constata che i dati definiti da essi non vengano accettati per il solo fatto che la presenza di ossidiana sarda non sia stata accertata, in quei luoghi, da altri studi! (O. Wiliams-Thorpe -1995- Op. cit. p. 231), o perché si ritiene la conclusione non suffragata dalle prove distribuzionali! (R.H. Tykot -1996- Obsidian procurement and distribution in the Central and Western Mediterranean, in “Journal of Mediterranean Archaeology” 9.1: 39-82, p. 57).
    Bene, ci sembra perfino facile ribattere a quei pur stimati e rispettabili studiosi, che propendono per l’assegnazione di quei reperti all’Anatolia, che neppure l’ossidiana anatolica è stata accertata in Bosnia da altri studi e che, per di più, le prove distribuzionali non fanno mai menzione di una presenza in Bosnia di ossidiana anatolica. *fine della citazione (ja sikit)

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  54. Mikkelj, abettu chi sigasta o pozzu nai bah?

    Perché mi strapazzi quando ho citato i Liguri per il traffico dell'ossidiana, quando ho preso esempio da quello che tu stesso mi hai insegnato con i tuoi libri?
    Dici che per i Liguri nessuno studio ha accertato che navigassero sin dall'antichità, mentre tu hai dimostrato che i Sardiani lo facessero. Ora io ti chiedo: ha mai detto qualcuno ritenuto autorevole che i Liguri avessero paura dell'acqua, con i concetti e le parole usate da Lilliu per i Sardi, come tu stesso hai riportato più su?
    Pensi che i Liguri, forti della tradizione di una Repubblica Marinara, nonché terra natale di un certo Colombo Cristoforo, sentano il bisogno di studi approfonditi, quali tu hai fatto per i Sardiani, per togliersi di dosso il peso di un pregiudizio di cui non soffrono?
    Per quanto mi riguarda, per me che ho una cultura terra terra come un pastore o un contadino, sono convinto che l'Ossidiana, come risorsa eccellente, sia stata scoperta da quegli uomini che vivevano a contatto con essa, che la calpestavano ogni giorno, visto che non bisogna mica scavare per trovarla ancora oggi. Ne fecero uso intelligente e la notizia si propagò in giro, sino a che in tutta l'Isola si compresero le sue potenzialità.
    Mi dai torto su questo o pensi che sia venuto qualcuno da fuori per spiegare a quei nostri antichi antenati come si adoperava sa perda crobina?
    Ora ti chiedo: cosa autorizzava i Sardiani a pensare che quel tipo di roccia fosse così raro e non affiorasse se non in pochi siti nel mediterraneo?
    Forse lo capirono dalla faccia che fecero i primi stranieri che videro i loro arnesi, sia che fossero in Liguria (e torrat sa Liguria!) quando vi sbarcarono, sia che fossero i Liguri venuti in Sardegna. Questo non lo puoi sapere, caro buon balente Mikkelj!

    Una penultima cosa, a proposito del rospo che scoppia: non è che abbia paura di morire scoppiato o in qualsiasi altro modo: è che mi angoscia tremendamente l'idea di apparire ridicolo, così com'è nell'indole di molti sardi. E un rospo gonfiato è anche peggio di un pallone gonfiato, non ti pare?

    L'ultima osservazione: l'ossidiana di Gerico. Ora ti chiedo: hai afferrato che, quando ho scritto quel post intitolato “La Terra Promessa”, ho fatto solamente un abbozzo, uno schizzo del panorama storico a cui tu fai riferimento? Gerico è nella Terra di Canaan, come tu sai bellamente. Quindi i collegamenti che io ho supposto (soltanto supposto, naturalmente, ma con un filo logico non trascurabile) tra i Sardiani e Cananei durante i millenni, con andate e ritorni multipli, sono perfettamente in linea e compatibili, anzi direi conseguenti, coi ritrovamenti di ossidiana sarda a Gerico.

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  55. Come al solito, qualsiasi vicenda della vita, fornisce (a volerla leggere) una preziosa morale; purtroppo, la morale, viene solo messa in mostra ed infiocchettata nel giorno di festa! Infatti, ove si passi ad operare con gesti ed azioni, passata la festa, vien gabbata anche la morale!
    Ma, la morale, devastante per la Sardegna ed i Sardi, è la seguente! E possiamo leggerla sia prima sia dopo la festa!
    Hai certo valutato, caro lettore, come il contenuto della citazione da kircandesossardos, s’inquadri in un momento storico abbastanza ampio di almeno quarant’anni, considerando che il lavoro pubblicato nel 1964, contiene giocoforza esiti che si sono andati maturando, almeno, nel decennio precedente! Saprai anche, che in tutta la estensione del Mediterraneo mare, esiste un solo luogo che può definirsi la più grande sorgente di “preda corbina”! Esso è chiamato Monte Arci! E trovasi in Sardegna! Bene, in tutta quella lunghissima serie di anni soltanto, si badi bene, per ciò che attiene il piccolo (ancorché importantissimo per noi) argomento, si sono impegnati quattordici volte degli studiosi provenienti da varie aree geografiche (nessuna delle quali avente attinenza con l’ossidiana) per discutere e ribadire loro opinioni e prese di posizione su un argomento di capitale importanza e conferire luce alla storia antica di undicimila e più anni fa, in un luogo importante del Mediterraneo orientale! Si è discusso, ognuno con la propria preparazione ed attiva intellettualità! Da parte di tutti! Salvo che da parte di studiosi provenienti dalla Sardegna, cioè fuorché da parte di coloro che sarebbero stati I PIU’ DEPUTATI A FARLO!
    Hai tu ben compreso attento Sardo che stai lì a leggere indeciso se esternare un malefico ghigno od un disperato pianto? Sul sardo argomento, tutto il mondo scientifico ci ha lavorato! SOLTANTO IL MONDO SCIENTIFICO SARDO, SUL SARDO ARGOMENTO, NON HA LAVORATO!
    Non è intervenuto per far conoscere la sua, necessaria e dovuta opinione, e cercare di dirimere l’annosa questione che si portò avanti per quaranta anni! E, certo, se ne può intuire anche la ragione (almeno sol pensando al grandioso nascondimento delle Statue di Monte Prama, messo in cantiere proprio in quel torno di anni) perché, cosa ne sarebbe stato del vostro “sardusmaghevvordì”, se si fosse scoperto (ed io dimostrerò per correlazioni molte che ivi conducono) che i Grandi Sardi dell’Antichità fossero assidui frequentatori della Fertile Mezzaluna? Del resto, vi dissi anche altrove, che il mondo culturale internazionale, abituato a scopiazzarsi molto e spremersi le meningi poco, non ha ancora compreso, E SIAMO DI GIA’ AL TERZO MILLENNIO, che continuare a immaginare gli spostamenti della Antichissima Antichità, essere effettuati a piedi o sul carro trainato dal bue o dall’onagro è ormai una stupidaggine inimmaginabile anche da parte del classico, certo attento, bambino!
    Forse è il caso si leggano il “kircandesossardos”! Capiranno così come, la Grande Marineria Sarda, fosse in grado di recarsi a Jericho, muovendo dalla Sardegna col carico d’ossidiana, IN APPENA VENTI GIORNI!
    Se solo porranno mente a questo nuovo modo di vedere il passato lontano e lontanissimo, si apriranno loro immensi orizzonti e noi non dovremo più sorbirci la solita tiritera, tritrita, e ritritrita pur anco!
    mikkelj

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  56. Pro Francu del 12.4 / 19,45
    L’arguto Francu (visto ha Sennora Grassia? L’ho chiamato “arguto”! Migasòbbruscolini!) mi sta spingendo ad essere più chiaro su dei passaggi che (egli ritiene, per come sono stati da me posti) possano aver ingenerato (p.p. del verbo ingenerare, che deriva dal “fare le cose ingenere male”! Ed aggiungo pur: stamattinamescedrovi!) uno spiacevole malinteso negli attenti lettori. Hhhi! Maqquantisò!? Bene. Sarò qui a disceverar “vostri” dubbi qual si conviene a qualificato di tastiera zappator. L’aggettivo possessivo, incautamente evidenziato, anch’esso darebbe modo di credere essere i lettori in questo contributo numerosi quanto mai, essendo invece tre, caro signore Mesumaurreddinu, tu, la Sennora Grassia, l’Attento Lettore che non manca mai di far sentire sua presenza e basta! Ah no, c’è anche Ergian coi Numeri Appresso! Aspetta, beh e Thor Karolfortino deve lo mettiamo? Beh, il Francesco mezzo Salikera e mezzo Thattari! Aspeta, aspeta! Accidenti oh! Che sfiga! Siete tutti mezzi! Eh sì: francu, mesumaurreddinu, sa sennora grassia, mezzo sarda e l’altra metà fiorentina, ergian, per metà lettere e l’atra metà numeri, e thor mezzo carolo e mezzo forte! Persino tu attento lettore, sei mezzo attento e per metà lettore. Che sfortuna! Beh, meno male che ci son io TUTTOD’UNPEZZO!
    mikkelj
    I.A.- beh, però alla fine, c’è da dire che avevo visto bene: siete rimasi in tre! (ja torro)

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  57. Il Buddha aveva initiato con 5 ascoltatori,Sarandon stati 1/2 anche loro?

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  58. Forse i dubbi di Francesco meritano il tentativo di precisare meglio quanto, ad oggi, sembra potersi dire di sapere sull’uomo di ghiaccio, morto dissanguato oltre cinque millenni orsono e ritrovato nel 1991 ai piedi del ghiacciaio del Similuan, al confine italo-austriaco.
    Thomas Rattei ed altri biologi della divisione di biologia della università di Vienna hanno infatti scoperto e pubblicato su “Science” che Oezti era stato colpito dall’helicobacter pylori, un batterio molto diffuso, ma diverso da quello presente nello stomaco di molti Europei contemporanei. Si tratta infatti di un ceppo già presente, 5000 anni fa, in Asia centrale e meridionale. Nell’antichità esistevano due ceppi: un helicobacter africano ed uno asiatico, poi ricombinatosi a formare quello ibrido, molto più diffuso in Europa oggi e che, ovviamente, ci si attendeva di trovare nella mummia. Questa scoperta, se da un lato rimette in discussione certezze circa la ricombinazione genetica legata alla diffusione dell’agricoltura risalente indietro di 8000-9000 anni, complicando non poco il quadro degli insediamenti in Europa (l’intolleranza al lattosio riscontrata in Oetzi farebbe pensare che gliela abbia trasmessa la madre, non di origini orientali dunque?) con apporti africani incredibilmente recenti, dall’altro sembra invece confermare il dato dell’aplogruppo dell’ Y- cromosoma, trasmesso solo per via maschile, determinato nella nostra mummia in G2a-L91. L’aplogruppo G, infatti, sembra avere origini in Pakistan, India, Agfanistan e Medio Oriente ed era abbastanza diffuso, all’epoca di Oetzi, nel continente europeo. Poi le successive migrazioni hanno diluito le quote presenti, tranne l’eccezione della Corsica e della Sardegna in cui una minoranza della popolazione (con variante G2a4), ripeto, una minoranza della popolazione, stimabile intorno al 12 %, possiede un aplogruppo simile. Sul territorio italiano sarebbe difficile trovarne significative presenze per le numerosissime e coinvolgenti invasioni, tranne in qualche enclave. Non mi azzarderei a parlare di prova, riferendomi al batterio che può portare all’ulcera, ma di un secondo indizio fortissimo sulla presunta origine dell’uomo di ghiaccio, i cui antenati potrebbero essere arrivati in Europa intorno a 8000 anni orsono. Da dove? Con grande probabilità dall’Oriente. Insomma, la mummia e questa minoranza di Sardi, che sarebbe bene sapere, per il progredire scientifico, dove vivano attualmente, cioè se in un’area geografica limitata o invece diffusa, e ciò al solo scopo di poter comprendere meglio eventuali dinamiche successive, avevano certamente un antenato in comune per via paterna e soltanto per via paterna. Della madre sembra sapersi solo, tra molti dubbi, che la sua linea si sia originata nelle valli alpine e addirittura, oggi, si sia del tutto estinta.

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    1. Ciao Ergian45,ieri in un programma televisivo parlavano di oetzi e sembra che la monte sia avvenuta all'istante,perchè dopo essere stato colpito dalla freccia,venne finito con un colpo alla nuca.2 le teorie secondo gli studiosi,assassinio o sacrificio.

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    2. Dicono sia morto dissanguato e per trauma cranico, in pochissimo tempo, in un giorno di primavera. Ignoro se il trauma sia conseguente ad una caduta o ad un colpo inferto.

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    3. A meno che non si voglia credere alle maledizioni che colpiscono gli scopritori. Infatti, il tedesco Helmut Simon, che, con la moglie ritrovò la mummia, è morto nel 2004 precipitando in una scarpata.

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  59. A Ergian45: grazie Giancarlo.
    A Mikkelj: Mikk, a me diverte anche leggerti in queste ultime divagazioni (consentimi) a pera (mai, mi diverte, quanto immaginarti che ti metti comodo per lanciare strali, come nulla), ma temo che in questo modo i quattro gatti "a mezzo" che siamo tu ottenga di dividerli ad ancor meno. Tornando ai tuoi commenti seri: se ci badi, sembri aver detto che i bolzanini abbiano architettato uno studio per portare acqua al loro mulino (spaventati dalle eventuali pretese "affaristiche" delle autorità sarde ... ma davvero immagini che le istituzioni di una qualsiasi altra regione o nazione, fai la Sicilia o la Spagna, si ergerebbero mai a chiedere per loro i resti della mummia colà trovata perché geneticamente, fosse pure per certo, un loro diretto progenitore?), uno studio che però, alla fine, sarebbe imputabile di aver detto ... quanto già altri (più numerosi, autorevoli e neutrali) avevano detto. Anche Atropa, dalla pagina Facebook sua e di Romina, puntualizza articoli alla mano sulle interpretazioni correnti di un qualche grado di isolamento genetico in Sardegna: questo ci toglie forse qualcosa? Nega forse i viaggi, le esportazioni, anche eventuali antiche "colonizzazioni" per il Mediterraneo o per l'Europa?
    E sì che Francu l'allarme del rospo troppo gonfio te lo ha suggerito. Io posso e (benché non abbia specialità pertinenti) quasi devo custodire con riguardo ogni indizio di una possibile verità non riconosciuta sulla storia della Sardegna (che sia di grandezza o meno), ma non chiedermi di farci una guerra se questi indizi non sono diventati prove, o finiamo per causarci danno.

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  60. Francu, nessuno, forse, ha detto che i Liguri avessero paura dell’acqua, per la semplice ragione che nessuno ha mai odiato i Liguri, come i sardi hanno odiato i Sardi!
    Inoltre, il tuo discorso che conduci da “Pensi che i liguri …” e termini con “… di cui non soffrono”, vedi bene come si presti ad infinite contestazioni. A cominciare dal richiamo alla Genova del XIII secolo! Ma, questa è storia dell’altro ieri! Qui, in riferimento alla grandiosità della Marineria Sarda, si discute di molte migliaia di anni prima! E poi, riguardo “quel certo Colombo”, ricorderai esservi stata, da poco, una ricercatrice che ne ha trovato i natali in Sardegna e, pur ammesso non aver io studiato i due libri della signora Azuara, il percorso che duceva al dunque, mi pareva tutt’altro che peregrino. Riguardo l’ossidiana, affermi (volutamente sbagliando) “la notizia si propagò in giro”! Bene, dovrò ricordarti che, quarantamila anni addietro (il momento in cui l’uomo cominciò a portare in giro l’ossidiana) non erano ancora in essere l’aeroplano, la televisione e compagnia diffondendo! Ergo, la notizia era portata in giro dall’uomo con i suoi spostamenti! Nella fattispecie: DALL’UOMO SARDO! Che si spostava velocissimamente sul mare!
    {[( Ti posso dire sottovoce che ti sei messo a fare il compare? Boh! Mi pare, una volta, lo fece anche Ergian. Ma, vado avanti )]}.
    Riguardo tutto il tuo dire che termini con “… caro balente mikkelj”: 1- pubblicherò qui (l’ho già fatto altrove) quel mio enunciato di cui feci cenno supra; 2- riassumendo: confermo che i Sardiani fossero in possesso di una grande marineria almeno dal 14° millennio prima d’ora, proprio quando, A VOLER DAR CREDITO AI PIU’ GRANDI STUDIOSI D’AREA, gli altri popoli del Mediterraneo neanche si sognavano di intraprendere una navigazione d’altura! Come già scrissi dieci anni addietro, reputo che i Sardi, nel momento in cui scoprirono essere “la Sardegna la più grande delle isole”, non fossero i soli ad andare per mare con maestria ma, ripeto, non so chi fossero (se vi furono) gli altri! E poi, per dare degli ignoranti agli studiosi appena nomati, basta ricordare che 60.000 anni fa, fu popolata l’Australia dopo l’attraversamento d’un tratto di mare di (mi pare) circa duecento miglia!
    Riguardo al contenuto dal tuo ultimo capoverso, dissi già a Francesco ed a te ripeto, di non aver letto e nemmeno appena aperto quel tuo contributo! Perchéee? Perché mi devo sbrigare a tornare ai quattro o cinque lavori, interrotti, che piangono ed io con essi. Se aprissi un altro “discorso” sarebbe per me un errore imperdonabile, perché tu saprai che, ricreare tutte le varie condizioni mentali lasciate in sospeso da mesi, su tanti temi, comporti un lavorio davvero devastante!
    Ma, se tu hai posto delle argomentazioni e pensieri così pertinenti, certo sei andato molto in avanti e di ciò sommamente mi compiaccio. Avrai pertanto, anche ben compreso come, la presenza (eventuale) di ossidiana sarda in quel contesto geografico (non la sola Valle del Giordano), fosse solo la punta di un affiorante scoglio in un mare di partecipazioni imprenditoriali e culturali in senso molto ampio! Aggiungo, riguardo la tua Gerico, quanto si evince da un testo del 2013 in cui gli autori affermano: «circa il sito nodale di Jericho, la torre ed il muro rappresentano uno spettacolare ed unico caso di sforzo comunitario nel PPNA. La torre è largamente accetta per essere un luogo santificato o tempio (forse anche con allineamenti topografico/celestiali) […]. Il muro è stato interpretato sia come argine per le inondazioni sia delimitante un sacro recinto, forse un cimitero […]». Di passaggio, ricordo la presenza di una scala interna, nella torre, che si produce direttamente dalla base alla sommità, avente 22 gradini (mi pare), ma forse ciò lo hai già scritto già tu.
    mikkelj

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  61. Onestamente non so cosa tu voglia intendere quando dici che mi sarei messo a "fare il compare", non avendo battezzato o cresimato alcuno negli ultimi dieci anni.
    Spero che il citato Ergian, se è del mestiere, mi deluciderà.
    Capisco, e ne ne duole, che ti faccio perdere tempo prezioso, tempo che gioco forza sottraggo indegnamente alle tue cinque ricerche in corso, ma Santa Baldoria (si festeggia a foggia), quando ti scomodi a leggere le pauperità che scrivo, leggile almeno per intero!
    Avevo scritto "... Ne fecero uso intelligente e la notizia si propagò in giro, sino a che in tutta l'Isola si compresero le sue potenzialità". Miseriaccia, ci vuole molto a capire che si propagò in giro, dal Monte Arci alla Giara, su su sino a Monti Ferru e ancora oltre, e giù giù sino a ai Sette Fratelli, e poi a Monti Sèpada, ai vari Mati Acutu sparsi per l'Isola, si parla solo ed esclusivamente in giro per la Sardegna? O vuoi che andassero per nave anche per i ruscelli interni?
    Quanto alle sofferenze dei Liguri e dei Sardi per il misconoscimento della loro storia di marineria, è chiaro che parlo delle popolazioni attuali e non di quelle di undici millenni or sono.
    Potevano, secondo te, sapere quei progenitori marinai provetti che in un futuro improbabile nelle regie università italiche sarebbe stata disconosciuta la loro attività e, di conseguenza, soffrirne?
    Lascio cadere l'argomento di Cristoforu Columbu de Ittireddu, che mi fa venire in mente il Popov pluri-inventore di questo e di quello, ma se vuoi polemizzare con me, non cercare di far passare i due di piche come assi di danari.

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  62. Leggo sul vocabolario Treccani: compare (ant. compadre)s.m. (lat.tardo compater-tris).
    2.estens.
    a. Titolo che si dà a un vecchio amico o a chi, anche occasionalmente, si considera come tale.
    b. Chi aiuta più o meno copertamente qualcuno in una brutta azione, in un imbroglio, o gli tien mano in giochi di prestigio, o finge a suo favore d'essere un acquirente in una vendita all'asta, e sim.
    Non ricordando il contesto e sfuggendomi il significato dell'allusione, posso solo sperare che non si tratti di qualcosa riconducibile alla seconda interpretazione.

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  63. Ragazzi, ma vi siete messi d'accordo per fate finta? O mi devo interrogare sulle cause e le conseguenze di avere io un più facile accesso all'argomentare di Mikkelj? Il nostro usa "compare" per "spalla": l'amico (il socio, il sodale, il compare) che gli permette, col suo dire (che magari apparentemente lo contrasta, ma che più profondamente gli dà corda), di esporre meglio i propri argomenti. Mikkelj giorni fa ne ha ringraziato, a suo modo, Giancarlo e da ultimo ha fatto altrettanto con Francu. E lo direi sincero, anche se la tecnica può essere usata retoricamente (avrà pure un nome, chissà quanto comprensibile od oscuro) per provare a ridurre il proprio oppositore a comprimario ... ma Mikkelj è uomo d'onore.

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  64. Per Ergian del 13.4 – 11,16
    1- sono d’accordo, come dissi, che legare Oetzi e gli altri europei Similsardi, all’agricoltura è il risultato di una grande impreparazione!
    2- se l’aplogruppo G, come tu dici, ha origini in Pakistan, India eccetera, dimostra essere necessarie ivi ricerche genetiche, storiche linguistiche, per venire a capo anche della questione Sardi e Similsardi!
    3- per quanto tu affermi riguardo agli indizi, ti ricordo che fosti tu a suggerire la calma e non trarre conclusioni, trattandosi pur di prove valide ALLA LUCE DEI RISULTATI fin qui ottenuti! Ti pregherei, pertanto, di non porre sullo stesso piano indizi e prove.
    4- la TUA deduzione, se pur molto azzardata (ma ti ringrazio d’averla posta) che vedrebbe (in caso di ipotetica quadratura del tuo cerchio) arrivare, Oetzi ed i suoi, dall’ORIENTE, inteso come Pakistan, India, Afganistan, Persia, Armenia, nella fattispecie NON FAREBBE ALTRO CHE QUADRARE UN ALTRO CERCHIO! Quale? I L M I O !!
    5- questo punto è superato da quanto ti ho corrisposto al punto precedente, ma è bene ne conosca il contenuto. Tu dici: «[…] avevano certamente un antenato in comune per via paterna e soltanto per via paterna»! Devi essere in possesso di risultati che io non conosco! Perché a me risulta ancora che: “i dati del DNA autosomico (cioè non legato al sesso) di Oetzi, risultano MOLTO VICINI alla Sardegna. E ciò, si è riscontrato a tre successivi livelli d’esame.” Il che significa (ove il mio dato sia ancora valido) in parole povere, ma concrete, che in senso lato I GENITORI DI OETZI sono originari della Sardegna!
    mikkelj

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  65. Oltre quanto scritto il 13 u.s.-11,16 non mi sento di aggiungere altro. Ribadisco che l’argomento meriti molta cautela. Non ho mai letto da nessuna parte che i genitori di Oetzi fossero Sardi. Questo sottenderebbe una migrazione dalla Sardegna verso L’Europa. L’aplogruppo G2a4 del cromosoma Y , di origine orientale, è stato trovato nella popolazione della Corsica e della Sardegna (è suppongo si tratti della parte settentrionale dell’isola, ma mi piacerebbe, in tal senso, ricevere conferme da qualcuno che conosce questi dati). Tuttavia l’aplogruppo G2a4 non è il più comune tra i Sardi ma, con percentuali più che triple, troviamo l’I2a1a (M26), molto comune tra i popoli che vivono lungo le coste nord-occidentale del Europa continentale, Germania del Nord, Olanda, isole Britanniche. Anche in questo caso, come spesso è consigliato, è molto meglio non fare di tutta l’erba un fascio.

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  66. A proposito Di Germania & C, curiosando sono incappato scrittura Hogram(?)Cosa mi dite in merito?Grassie

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  67. Con "Sardegna: pagine di archeologia negata", del 2014, Fabio Garuti era al suo terzo libro, il primo sulla Sardegna. Sull'autore, su questo libro, sui suoi libri precedenti (dirò arditi, senza averli letti) e su un altro successivo, di nuovo non sulla Sardegna, si può leggere qui:
    http://www.google.it/url?q=http://www.hystoria.info/index.php/studiosi/fabio-garuti&sa=U&ved=0ahUKEwjvt4qjspXMAhVIthQKHcq_DboQFggYMAI&sig2=5wjLSgQXMJyns5y9brYY-A&usg=AFQjCNEEIIvcKtc5XWyWctUVsdSUPtjQwQ
    Lo stesso Garuti ha quindi pubblicato nel 2015 "L'alfabeto ogham nell'antica civiltà sarda"
    http://www.google.it/url?q=http://m.ilgiardinodeilibri.it/libri/__l-alfabeto-ogham-nell-antica-civilta-sarda-garuti.php&sa=U&ved=0ahUKEwjcl770rZXMAhVCVhQKHeM2CPUQFggrMAc&sig2=RuR_CN5bpIqBj6ThQM6xnQ&usg=AFQjCNE-4b4lHuwL5U9CeytCKTHhiH468g
    Che dirne? Non bisognerebbe leggerli (parlo, qui, dei libri sulla Sardegna)? E chi meglio di Gigi potrebbe recensirli? Purtroppo immagino che Gigi dirà di avere tanto di meglio, di più importante e di più urgente da fare (e mai sarà facile dargli torto, come non sarà facile proporgli che molti di quelli che non leggono o non si pronunciano sulle sue opere motiveranno il loro astenersene allo stesso modo); e immagino che Gigi non verrebbe aiutato ad avvicinare il lavoro di Garuti (tra autori è così, è umano) dal fatto che questo, magari, non lo abbia citato, o non l'abbia fatto adeguatamente, a proposito di scrittura nuragica.
    Però c'è anche Sandro (quando, speriamo, potrà tornare a occuparsi come prima del blog), che ha già non poca conoscenza sulle scritture antiche (al di là dei titoli ufficiali) e sui reperti sardi e non ha ancora libri al suo attivo ...
    sempre ammesso che il Marcu Garau evocato da Mikkelj non ci levi lui tutte le curiosità.

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  68. Grazie Francesco,sono in stato confusionale dale troppe notizie.....che piacere.

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    1. Ma ti pare, Thor, per così poco? Riserviamoci tanta gratitudine per gli studi, quelli acquisiti e i prossimi, qui, dei nostri ricercatori. Io ho solo guardato in rete dietro il tuo input, uno stimolo che mi ha colto assolutamente vergine, quindi dovrei ringraziarti io ... ma è meglio non sconfortare chi ci legge con tanti salamelecchi. Sappi solo che prima o poi conto davvero di venirti a trovare sulla tua isola, altrettanto disponibile a conoscerti se ti trovassi dalle mie parti, nel Nord-Ovest.

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  69. Non sono molto abile con I meccanismi technologici,ma per fame mi snaturo.Ringrazio ancora I nostri ricercaTORI,che continuano a navigare controcorrente,ma con vento forte,vento che gonfia le vele.Quando vuoi venire "a porta a l'è avert a"e l'invito vale per tutti.Ricordo ho un lavoro prettamente estivo che mi impegna tutto il giorno quindi vieni prima Che l'estate mi imprigioni.Saluti

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  70. Poiché la debolezza colpisce chi essa crede, essendone stato vittima, contravvenendo alla parola spesa, porrò un commento che forse non piacerà e di poi, un piccolo contributo, che non piacerà di certo!
    mikkelj

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  71. Oh Mikkelj, vuoi farci preoccupare? Ti è poi successo qualcosa? O ci dai questo po’ po’ di preavviso per latitare 24 ore? E che fretta di preavvisarci c’era? Se stai aspettando un segnale che ti dica siamo pronti, allora eccolo: vai pure, prima il commento e poi il contributo; i due gatti sono sintonizzati.

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  72. Ieri ho ricevuto il N. 91 della rivista “Logosardigna”.
    È una rivista mensile interamente in Limba Sarda, alla quale sono abbonato da due anni. Il suo direttore, Bartolomeo Porcheddu, ebbe anche a farsi carico della furriadura in sardu e pubblicazione, del mio contributo “La risibile presunzione dei genetisti, circa un antico isolamento della Sardegna”, che pubblicò nei numeri 79, 80 , 81.
    Bene, nella copertina di questo ultimo numero è presente una raffigurazione de s’Árdia de Santu Antine. La motivazione risiede nella presenza di un articolo dello stesso direttore, Bèrtulu Porcheddu (che anche pubblicò una “Grammatica de sa Limba Sarda Comuna”), dal titolo: «In s’arvèschida de s’ÁRDIA, etimologia e istòria», che si sviluppa, nella sua prima parte, in più di dodici pagine.
    L’autore parte dalla constatazione che non sia più reperibile nel vocabolario italiano, l’infinito del verbo “guardiare” (cioè fare la guardia). Infatti, il trascorrere dei tempi ha fatto sì che l’originario etimo “bardiare” venisse mutato con la sostituzione della consonante iniziale “b” con la “g”. Pertanto “bàrdia”, nella gran parte delle lingue europee occidentali è divenuta “guardia” (guard in inglese, garde in francese, guàrdia in catalano, ecc.), senza tuttavia produrre il proprio corrispondente “guardiare”, che non esiste in italiano.
    A questo punto l’autore inizia la godibile trattazione dalla voce “bàrdia” attraverso le vicissitudini da essa subite in buona parte del mondo sia sotto il profilo linguistico sia da quello storico nonché geografico, attraverso un lunghissimo trascorrere dei tempi! Ti accenno appena, caro lettore, ad alcune regioni nelle quali l’autore ne scoperse la presenza: Norvegia, Germania, Polonia, Svizzera, Ungheria, Bulgaria, Egitto, Israele, Turchia, Iran, Armenia, India.
    Ha, han! Non vi sembra una musica già sentita?
    mikkelj
    I.A. – è perfettamente inutile io aggiunga che i due autori, Bèrtulu e mikkelj, siano andati producendo e pubblicando la loro ricerca, SENZA ESSERSI MAI SENTITI nel proposito!

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  73. ...."Ti accenno appena, caro lettore, ad alcune regioni nelle quali l’autore ne scoperse la presenza: Norvegia, Germania, Polonia, Svizzera, Ungheria, Bulgaria, Egitto, Israele, Turchia, Iran, Armenia, India. "....

    Fantastico!! grazie!! aspetto con ansia altre stimolanti notizie
    Grazie Signor Mikkelj

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  74. No, caro Maurizio! Devi (e tutti dovremmo, anche se il tuo è l'unico commento dopo tredici giorni, e te ne do atto) ringraziare Bèrtulu Porcheddu! E' lui ad averne il merito! Sarà interessante conoscere il seguito, della sua trattazione, che uscirà sul prossimo numero di Logosardigna.
    mikkelj

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  75. Infatti non ho digerito l'improvvisa moria di commenti a questo post che trovo uno dei più stimolanti. Quando uscirà il prossimo numero di questa rivista? Grazie a te!

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  76. Beh, invito il direttore stesso a risponderti, se in ascolto!
    mikkelj
    I.A.- per l'intanto, sa revista ha un suo sito: www.logosardigna.it

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  77. Non voglio certo fare le veci del direttore, ma chioserei i problemi digestivi di Maurizio: se dobbiamo lagnarci perché un post dopo oltre 90 commenti per oltre un mese finisce per rimanere con gli altri in archivio, più che il direttore del blog ci vorrebbe un gastroenterologo ;-)

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  78. A Francé, magheffaighiosi?
    Probabilmente, gli specchietti tuoi canonici ti giocaron altro scherzo brutto!
    Il mio disappunto, sul quale ebbe a planare il Maurizio, derivò dalla mancanza d'un solo commento dopo tredici volte 24 ore, alla comunicazione che altri, il Porcheddu, stesse percorrendo una via, parallela a quella da me intrapresa, sull'antichissima diffusione di "sardità a tutto campo" posta in essere da quei Sardi di Sardegna che popolarono una parte del mondo e certo, a prestar fede ai genetisti, buona parte dell'Europa!
    Ennunchiosà! Entra, invece, con lo stesso impeto nello stretto merito!
    Credo il lavoro del Porcheddu lo meriti davvero!
    mikkelj

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  79. Mikkely ciao, volevo saggiarti i riflessi. Certo che non intendevo affatto sminuire il lavoro di Porcheddu (né, ci mancherebbe, il tuo). Ma entrarvi nel merito, con impeto addirittura (ma pure senza), è cosa assai impegnativa, lo sai, da non farsi quindi senza serissimo studio. Tu stai studiando, Porcheddu doveva ancora pubblicare il seguito del suo lavoro, noi restiamo certamente interessati agli sviluppi. Ma accompagnare questo studio in non breve divenire con commenti pertinenti sarebbe assai difficile, tanto più perché le insidie del terreno rendono assai elevato il rischio, per chi non si ferri adeguatamente, di perdere il contatto con il reale e, in definitiva, dare zappate sui piedi propri e degli amici vicini.

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  80. "...sa revista ha un suo sito: www.logosardigna.it..."
    Grazie! non la conoscevo.
    E perdonate se le mie presunte maledigestioni vi hanno infastidito.. :D ah ah

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  81. Bene logosardigna e ottimo questo lavoro di porcheddu; i contributi di tutti coloro che studiano e fanno ricerca sulla cultura sarda sono da apprezzare e sono pure necessari. Però sarebbe anche utila che si tenesse conto dei risultati grandissimi cui la ricerca in sardegna è approdata in questi anni. Se si fosse tenuto conto di questo non so se porcheddu avrebbe trattato di un'origine longobarda per il termine "barisone".
    Termine molto presente in sardegna e la cui radice bar bara risale al nuragico

    ( sardoa grammata ).

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  82. Collegamenti fra Sardegna ed Europa del Nord: SEMPRE PIU’ STRINGENTI!

    * Publio Cornelio Tacito, “De Origine et Situ Germanorum” (98 d.C)
    XXVI – I terreni coltivabili vengono occupati, volta a volta, in ragione del numero dei coltivatori e subito vengono spartiti secondo il rango, essendo garantita la facilità della spartizione dalle grandi distese dei campi. Cambiano ogni anno le aree sottoposte a coltura e tuttavia il terreno abbonda. E infatti non si affaticano a gareggiare con la fertilità e la vastità del suolo né piantando frutteti né delimitando campi né irrigando orti. Solo il grano viene chiesto alla terra.
    * Gaio Giulio Cesare, “De Bello Gallico” (50 a.C. circa)
    VI, 22 – (circa le abitudini dei Germani) Non praticano l'agricoltura ed il loro vitto consiste per lo più, di latte, formaggio e carne. Nessuno ha un proprio terreno fisso o un possesso personale. Anzi, alle genti e ai nuclei familiari, i magistrati attribuiscono di anno in anno, la quantità di terra e la zona ritenute giuste, ma l'anno successivo li costringono a spostarsi altrove.

    Nel cercare un poco di quiete, ieri sera mi son preso un libro, fra quelli che albergano da tempo, svogliatamente sul comodino. La scelta è finita sul testo che porta la versione italiana del lavoro di settant’anni addietro di Maurice Le Lannou: “Pâtres et paysans de la Sardaigne” (1979, Della Torre, Cagliari, trad. M. Brigaglia). Mentre lo prendevo in mano gustavo già una sorta di piacevole rilassamento (appunto) perché ricordavo stare per andarmi a calare in situazioni desuete e pertanto riportatrici di belle novità in grado d’essere appieno godute in linea diretta, senza attendere che considerazioni razionali prendano il sopravvento.
    Dopo anni, tuttavia, m’è capitato d’aprire il testo là dove s’inizia il capitolo “gli antichi usi comunitari”. Vi si parla de “su vidazzone”, il particolare, nonché esclusivo, sistema di agricoltura praticato in Sardegna da tempi antichissimi. Secondo l’autore, le testimonianze pare non vadano oltre la fine dell’XI secolo d.C. Egli ricorda come, nell’ambito del territorio di competenza del villaggio, fosse definito nel settecento, dal docente turritano Francesco Gemelli, con questa immagine:
    - intendo per vidazzoni, i gran corpi delle terre seminali in ciascun territorio, che coltivansi nel modo seguente: divisi fin ab antico in due o più parti, una d’esse ogni anno destinasi alla seminagione, restando l’altra all’uso del pascolare. Le terre da semina vengono ripartite ogni anno tra coloro che si offeriscono a coltivare e ciò o per sortizione, o per preventiva occupazione, o di altra guisa giusto il costume del luogo. Nel seguente anno coltivasi l’altra parte, e così successivamente, se in più regioni il terreno è ripartito, dovendo però sempre rimanere aperte pel comune pascolo le terre che riposano.
    Il La Marmora, più succintamente, sessant’anni dopo dichiara:
    - si chiama vidazzone una porzione di terra coltivata a cereali per un anno. A questo scopo si divide il territorio del villaggio in più parti e ogni anno se ne destina una alla coltivazione, mentre le altre restano scrupolosamente riservate al pascolo comune. (ja sikit)

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  83. Il Brettone, rileva divertito come anche il Gemelli propendesse a credere, questa antica ed originale costumanza dei Sardi nel gestire gli spazi attorno al villaggio, provenisse dalla Germania, e conclude affermando che l’origine dovesse invece cercarsi nella stessa Sardegna. Non sapeva l’autore quanto vicino egli fosse alla completa verità!
    Eh sì, non c’è che dire! La similitudine fra i resoconti di Tacito, Cesare, il Gemelli ed il La Marmora E’ DAVVERO STRABILIANTE!
    Oggi possiamo dire d’aver, plausibilmente, scoperto la ANTICHITA’ DE SU VIDAZZONE?
    Tale tecnica agricola sembra databile, con buona probabilità di cogliere nel segno:
    AD ALMENO 7500 ANNI PRIMA D’ORA!
    Perché credo che, con una buona dose di concreto razionalismo, si tratti di modalità sofisticata ancor più vetusta? Perché si è lì condotti da un banale processo che analizza i reali dati storici! Essi paiono realizzare una spirituale profonda intuizione che si rivela un tutt’uno con l’evidente sequenza dei fatti!
    Perché la data più antica (disponibile al momento) che collega la storia dell’Uomo di Sardegna con la Germania è pari a 7500 anni fa! Essa è proprio il dato fornito per le circostanze, il luogo ed i reperti che hanno permesso di datare i resti di quella che definii (al seguito della squadra di studiosi delle varie discipline che i dati rilasciarono) la Signora Similsarda di Stoccarda!
    Pertanto quella metodica agricola così sofisticata che, si badi bene, parrebbe esclusivamente attestata in SARDEGNA, se era stata esportata a nord del continente europeo in quella data, era certamente DI GIA’ BEN PIANTATA NELLA TRADIZIONE DELLA NOSTRA ISOLA!
    Da quanto tempo. Anni? Secoli? Millenni?
    Molto bene! Proprio ora, sento necessario e piacevole affermare e chiederti, caro lettore il più attento fra tutti: c’è forse alcuno, a tuo modo di vedere e sentire, che sia ancora disposto a rischiare di bruciare la mano sul fuoco, sostenendo l’obsoleto paradigma che dichiara l’idea iniziale d’agricoltura essere nata in oriente?
    Per mio conto, COMINCIO AD AVERE DUBBI SEMPRE PIU’ INSORMONTABILI!
    mikkelj
    I.A. – e, di grazia, andatevi a rivedere TUTTO ciò che si è detto supra, ricordando anche ciò che ebbi a dire in altro luogo sulla pecora. Vedrete come si chiuderà ben bene, il positivo cerchio di vostre circostanziate idee!

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  84. Gran mole di dati, Mikkelj, sempre più intriganti. È bene però che ci sia qualche avvocato del diavolo, possibilmente più capace di me. Qualcuno capace di ribaltarti, finché è possibile, la frittata, e caricarti del peso di animali, nomi, usanze, geni arrivati in Europa magari dall’oriente e così giunti anche in Sardegna, dove si sarebbero conservati più simili che altrove agli originali (laddove altrove si fossero mai conservati anche solo in parte) in virtù di una segregazione protettiva. Qualcuno che per quel tanto che questa frittata così rivoltata non bastasse a spiegare sia pronto a parare le tue eccezioni con alternative dinamiche di espropriazione esogena dall’isola (magari per la pecora). Questo il possibile canovaccio, col che non mi assumo affatto l’incarico: mi dirai che non ti va di fare tutto da solo, ma in mancanza di degni compari ti toccherebbe pure rappresentare gli interessi del diavolo.

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  85. "animali, nomi, usanze, geni arrivati in Europa magari dall’oriente e così giunti anche in Sardegna, dove si sarebbero conservati più simili che altrove agli originali".
    Cerrrto Masia Francesco! E tu sai perché? PERCHE' LA SARDEGNA E' STATA SEMPRE ISOLATAAA!
    (a proposito, ma se fosse stata sempre isolata, come sarebbe mai potuto arrivare tutto ciò?)
    A Francé! Ti prego, non sempre la stessa brodagliaaa!
    Queste dabbenaggini ebbe a comunicarcele il Sikora Martino, nel novembre 2012!
    No, così il dialogo neppur s'apre!
    mikkelj

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  86. È chiaro che questo necessario avvocato del diavolo non puoi farlo da te, tanto sei allergico al suo direi obbligato copione. Io, come ti ho detto, non mi spingerò oltre queste due battute da provino. Mi resta evidentemente un'apertura diciamo più elastica della tua (senza che questo suoni un complimento né un'offesa per nessuno) al concetto di segregazione (relativa) della Sardegna, o se vuoi al concetto di isolamento, per cui la nostra isola risulterebbe relativamente (ma pure significativamente) separata dai continenti intorno, oltre che dal punto di vista geografico (e al netto, certamente, delle imprese anzitutto della marineria dei Sardi, a far data da quanti millenni vuoi), anche dal punto di vista genetico e pure culturale: certo che non siamo e non siamo stati isolati e basta, ma siamo e soprattutto saremo stati ben più di altri territori anche una sorta di cul-de-sac, dal quale tutto ciò che può uscire (esportato da noi o preso da altri) viene più facilmente diluito nel vasto ambiente esterno; e (anche una sorta di cul-de-sac) nel quale parte almeno di quello che entra (importato da noi o portato da altri) può prendere piede e mantenersi più uguale a sé stesso di quanto gli accada tra i flussi di influenze variabili ben più rappresentati sui continenti (fino a non troppi anni fa poteva esserne un esempio, specie sotto l'assetto linguistico, la catalanità di Alghero). Senza che questo, ammesso che così sia, ci faccia più o meno degni di stare nella Storia (al massimo ha la sua parte nel renderci, questo sì, particolari ed interessanti, a prescindere dai nostri meriti, ora più e ora meno riconoscibili nel tempo).
    Dopodiché, confido, amici come prima.

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  87. Non c'è niente da fare! Non vuoi proprio capire!
    "siamo e soprattutto saremo stati ben più di altri territori anche una sorta di cul-de-sac"!
    Dio mio che orrore!
    Francesco! Ti prego, lascia da parte tutto ciò che ti porta la "volgata"!
    La volgata è una cosa sporca, è una cosa fetida messa lì perché qualcuno ce l'ha messa, è diventata puzzolente perché non c'è stato alcuno che l'abbia nettata! Ti è chiaro il concetto? E, sai qual'è la volgata più sporca, fetida e puzzolente? Vediamo se ti diventa tutto chiaro!
    E' proprio la "Volgata"! Cumpresu as?
    La Bibbia in latino che è giunta a noi è, forse, il testo più lontano dalla verità che sia mai stato scritto!
    Quando quel nefasto prestigiatore di Girolamo, dopo aver modificato la realtà preesistente in circa "3500 passi", si rese conto di aver operato in modo criminale scrisse, al suo compare Damaso, che tutti lo avrebbero chiamato "il falsificatore sacrilego della religione"!
    E tu, cosa fai? Non fai altro che difendere, la volgata, qualsiasi volgata, qualunque stau quo, per partito preso! Il partito perdente che non ti permette di accettare, APRIORISTICAMENTE che di uno scienziato, di un luminare, di un docente universitario, che non è altri che un misero uomo con i suoi difetti, si mettano in chiaro le magagne!
    Allora tu preferisci le bugie! Ami la menzogna perché essa non scomoda i tuoi sonni tranquilli?
    Beh, da Amico, sono molto dispiaciuto per te, perché così operando non potrai mai godere del bellissimo e splendente NUOVO che sorte fuori prepotente dalle tristi pieghe del maleodorante vecchiume!
    mikkelj

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  88. Caro Mikkelj, semplicemente credo che quando si voglia smascherare qualsiasi volgata, rovesciare qualunque statu quo, ci si debba misurare con essi, si debba essere attrezzati per smantellarli punto per punto, ci si debba munire di prove in favore della propria tesi e di prove contro la volgata; credo non ci sia altra via (e mi direi sicuro che tu lo sai meglio di me). È per avvicinare questo confronto effettivo con la volgata che ti dicevo sembrarmi necessario, in mancanza di un dialogo attivo con fieri sostenitori di essa, almeno l’esercizio con un valido avvocato del diavolo. Se però il metodo non ti piace, se addirittura ti dà sui nervi (perché la volgata puzza troppo), se per il momento, invece, vuoi solo raccogliere dati e indizi suggestivi di una possibile lettura diversa della storia (già godendo così del bellissimo e splendente “nuovo” che vedi emergere prepotente dalle tristi pieghe del maleodorante vecchiume), mantenendo quindi la tua buona novella solo parallela alla volgata, all’insegna dello “scelgano i lettori quale storia sia più credibile”, fai pure.
    Mi fermo allora a quanto avevo scritto in cima: gran mole di dati (e di indizi e di suggestioni), sempre più intrigante.

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