La rubrica di Maymoni

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venerdì 8 dicembre 2017

Il motivo ad ‘onda ri -corrente’ degli Etruschi? Delle due l’una: o lo hanno esportato i nuragici o lo hanno importato gli Etruschi dalla Sardegna. Tertium non datur. E sempre nuragico è. Lo dice la barchetta di Teti. Alcune domande alla dott. Nadia Canu.

di Gigi Sanna
 

  1. Alcune domande,  alcune retoriche e altre quasi,  alla dott. Nadia Canu

Dott. ci  dica:
d. E’ vero che nella barchetta fittile di Teti si trova, ripetuto sei volte (due per fiancata) , il motivo dell’onda corrente?
r. Sì.



 d. E’ vero che la barchetta di Teti è stata datata IX - VIII secolo a.C.?
 r. Sì.
d. E’ vero che il motivo dell’onda corrente gli archeologi etruschi dicono essere stato usato in Etruria a partire dal VI - V secolo a.C. in poi?
r. Sì.
d. E’ vero che è uno dei motivi più frequenti e sfruttati  nei sarcofaghi, nelle pitture tombali, nei piattelli funerari   Etruschi?
r. sì

     
d. E’ vero dunque che il motivo sardo precede quelli etruschi di almeno due secoli? 
 r. sì.
d. E’ vero che le barchette nuragiche sono state trovate nelle tombe etrusche?
r. sì.

 
d. E’ possibile che la barchetta nuragica si configuri come oggetto apotropaico  di ‘religio’ nelle tombe etrusche?
r. ?

d. E’ possibile che uguale valore apotropaico avesse anche in Sardegna?
r. ?
d. E’ possibile che il segno ad onda ricorrente sia non decorativo ma ideografico in entrambe le culture e che significhi ‘continuità  ciclica’ e quindi ‘rinascita’?
r. ?
d. E’ possibile che in entrambe le culture sia segno di scrittura? Segno tra altri segni, ideografici e non?
r. ? 
 d.  E’ possibile che nella barchetta di s’Urbale di Teti si alluda ad una doppia divinità (doppio motivo nelle fiancate), con simbolo tre,  eterna luminosa? Ad un androgino? Alla potenza di un androgino luminoso? Alla potenza ciclica ternaria luminosa del sole e della luna?

   P.S. Ora non vorrei che spuntasse qualcuno, di coloro che negano anche l’esistenza dell’acqua, e rispondesse (tanto per guastare la festa) che l’onda ricorrente non c’è;  che contestasse all’archeologa Canu (che parla e dice bene, confermando e, direi,  insistendo su quel motivo) l’incontestabile. Magari affermando  che essa non è altro che una sequenza di ganci decorativi di un macellaio nuragico che ha commissionato il manufatto mettendoci in qualche modo la sua firma. I ‘chiodi’ di un tale ameno e ‘lo scherzo  degli operai’ di un altro tale ancora più ameno  fanno parte - come si sa - delle perle della letteratura mondiale, circa  l’ermeneutica di assoluto valore accademico.

9 commenti:

  1. Le dottoresse Nadia Canu e Antonella Fois, si è capito giovedì 30 novembre al Museo Sanna, quanto almeno alla navicella di Teti “hanno sul collo” il loro Soprintendente, il dott. Francesco di Gennaro, che (a quanto è stato raccontato) anche nel 2016 era a bacchettarle, in Toscana, quando hanno esposto lo studio sulla navicella. Bacchettarle come e perché lo si è capito appunto al Museo Sanna, quando le pur caute conclusioni delle due archeologhe sull’essere la navicella “scritta” sono state impugnate e corrette da di Gennaro: non si può concludere siano scritte perché potrebbero essere semplicemente decorate con raffigurazioni di cose (e perché non si mescolano ideogrammi con grafemi; sul blog abbiamo già commentato). Per come hanno parlato (di Gennaro e Canu) di una revisione di bozze condotta insieme, sembrava potersi interpretare si trattasse proprio dell’articolo su questa navicella, che ancora non è stato pubblicato.
    Tutto questo per dire che le domande sarebbe forse meglio rivolgerle direttamente al Soprintendente, dal momento che quanto riguarda la navicella (quanto se ne dica e quanto se ne scriva) sembra strettamente sotto il suo controllo. Rimarcargli il motivo inciso dell’onda corrente lo porterebbe matematicamente a ricordare che, appunto, si tratta di un’attestazione ancora unica in Sardegna, particolare che contribuisce a rendere ulteriormente “atipico” questo reperto. E un reperto atipico, ribadirebbe, non può sostenere un cambio radicale nei modelli interpretativi (è perlomeno ardito pensare che le dottoresse Canu e Fois possano dire, in questa situazione, qualcosa di diverso).
    Peccato che il dott. di Gennaro nemmeno concluderebbe sulla necessità, a questo punto, di datare subito gli altri reperti fittili con segni incisi; condotta che attesterebbe il voler procedere a capire e non semplicemente a frenare.

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    1. Molto bella l'analogia con i motivi etruschi a onda, sai che non ci avevo pensato? mi chiedevo davvero a cosa potessero accostarsi.

      Francesco sai perchè ho vinto la scommessa? perchè in una recente intervista la dottoressa Anna Depalmas a precisa domanda ha risposto, per me un pò a sorpresa,che assolutamente è assurdo pensare che i nuragici scrivessero: quando proprio lei, al TG1 nazionale-non a qualche oscura rubrica-aveva parlato in modo esplicito di "esistenza di scrittura nuragica" riferendosi proprio alla navicella di Teti. Neppure le statue di Monte Prama sono arrivate al TG1, ci è arrivato questo piccolo e meraviglioso reperto. Poichè la Depalmas è la maggiore esperta di navicelle nuragiche e poichè pubblica assieme al soprintendente molto spesso, non ci voleva molto a fare due + due. Inoltre la pubblicazione di questo reperto tardava troppo: addomesticare i cavalli selvaggi richiede tempo, opera di convincimento ecc. Ecco che segni di scrittura diventano "oggetti". Ecco che la scrittura, con opinione che manco 100 anni fa si sosteneva a spada così tratta- è solo roba da città: ma si ha presente come nacque la scrittura geroglifica in Egitto, cosa c'entrano le città?
      Va bene così, spero davvero che questa opinione sulla navicella venga scritta nero su bianco; e che chi la porta avanti si firmi; anche quella che "le prime iscrizioni delle lingue antiche sono semplici e ripetitive"; sono così semplici che nessuno sa decifrarle. Come il proto-sinaitico e il proto-cananaico: ci si è dimenticati che i documenti sono indecifrati? ma chi oserebbe definire "oggetti" quei segni, chi se non in Sardegna?

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  2. La posizione di di Gennaro è ‘ipercritica’ direbbe Fiorenzo Caterini (proprio ieri ho terminato di leggerlo il suo ultimo bellissimo libro scientifico 'contro': che aria fresca!). E' dialetticamente improduttiva e vana perché viziata dal solito modo di intendere la visione della civiltà nuragica di stampo taramelliano e lilliano. I nuragici non avevano la scrittura. Cozzare contro questo muro che ormai non è una pregiudiziale scientifica ma solo 'politica'(anche partitica in certi ambienti) è vano. Ho parlato, come sai, molte volte di 'mitopoiesi 'a s'imbesse' e cioè al contrario. I miti non li creano gli 'archeosardisti' ma i nazionalisti(italiani) ad oltranza con il supporto di scuole antropologiche che non hanno nulla a che vedere con la ricerca empirica scientifica. I protagonisti di quelle scuole sono al soldo, spesso inconsapevolmente,della mitopoiesi che si crea all'infinito per contrastarne altre in potenza. La mitopoiesi sui Fenici è una delle elaborazioni costanti della storia e dell'archeologia sarda che nasce e si sviluppa negli ambienti ligi a vedere con occhi esterni e non interni la storia antica della Sardegna. Non c'entra nulla la ricerca scientifica. E' una mitopoiesi che ha avuto duri colpi (forse anche per l'impegno di ben tre blog contro la mitologia al contrario) in questi ultimi due decenni. Tanto che le esternazioni del Sovrintendente Usai su Tharros fenicia -punica -romana hanno sortito il risultato che hanno sortito: un maggiore imbarazzo della cosiddetta 'scienza archeologica' (in realtà solo 'accademica') sarda. Dire della componente Fenicia in Tharros è mitopoiesi.

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  3. Tacere della componente 'sarda' ancora dominante in Tharros sino al periodo romano, è arte subdola di mitopoiesi delle sovrintendenze che, per giunta, mortificano il dato reale con la mitopoiesi fenicia esaltata al massimo grado. Per dirla 'terra terra' sono fatti in 'batteria'. Quello che dice uno a Oristano lo reitera l'altro a Sassari. Naturalmente ora pagano dazio sui pronunciamenti perché, senza che lo prevedessero, la scienza che è scienza vera, quella dei riscontri e della ricerca empirica sulla scriminante di maggior peso, ovvero la scrittura documentata ad abundantiam , li fa apparire degli irriducibili mitomani e quasi dei 'falsari' anche agli occhi della gente comune e non solo della scienza. Ormai si sa: è' crollato il paradigma assoluto lilliano che i nuragici non navigassero come è crollato il paradigma dei sardi analfabeti. Due colpi che hanno tramortito anche se non liquidato definitivamente il toro della mitopoiesi esclusiva nazional italica. Ciò premesso, come fai a rivolgerti a di Gennaro quando è pronto a fare fuoco di sbarramento sulla scrittura nuragica e, anche se non lo dice, sa bene che l'etrusco possiede il dato metagrafico nuragico? Credi che quello che scriviamo passi inosservato ed etichettato come stupidaggine o follia? E’ troppo pericoloso per fare spallucce. Pertanto le resistenze in Etruria, prima o poi, saranno forti (vuoi forse che la grandiosa storia etrusco romana possa tollerare di avere origine dalla Sardegna?) e forse nasceranno i club con alitosi per denigrarci e renderci ridicoli anche lì, ma è incontestabile che gli Etruschi abbiano appreso il modus scribendi dai Sardi, quello contemporaneamente ideografico, numerologico e acrofonico. Il motivo a onda corrente è scrittura e non decorazione, così come lo sono (come non accorgersene?)tutti i presunti motivi a decorazione continua che non sono altro che lessico ideografico alludente all'immortalità. Tu dirai: 'sei tu e solo tu a sostenerlo'. Vero ma la ricerca scientifica deve prima infilzarmi come un tordo sulla mia tesi, se ne è capace. Altrimenti quell'uno su cento potrebbe avere ragione. Soprattutto se, così come per i 'trecento e passa' documenti nuragici, si passano mesi e quasi anni adducendo prove su prove sulla scrittura a rebus sardo -etrusca, quasi fino a stancare. Ergo, caro Francesco, non commettere il tuo solito errore di appellarti a chi non vuole assolutamente essere appellato. Anche di Gennaro è un intellettuale (e dei più validi in campo avverso). Un intellettuale 'organico' si sarebbe detto in tempi di gramscite acuta. Un intellettuale per di più, attualmente, in un piano di debolezza difensiva e quindi costretto a dare pugni all'aria con quella esternazione circa i grafemi lineari non compatibli con segni pittografi (spero di aver capito bene). Circa segni lineari 'simboli' e 'cose' e non scrittura fonetica! Pertanto fai pure ancora l'ottimista e il credulone e rivolgiti a sovrintendenti come di Gennaro che sovrintendono solo alla mitopoiesi costante elaborata in officina proprio da quegli intellettuali che tu vorresti combattere. Vedi, anche la Canu resta prudentemente nell'alveo nazionalista italico di mitopoiesi al contrario, ma vivaddio! mostra insofferenza verso l'assoluto, verso le non scientifiche negazioni aprioristiche e forse capisce in cuor suo l'assurdo della 'legge della mortificazione'. Per lei quella è scrittura e solo scrittura. E sono sicuro che su quel motivo a onda corrente 'preciso preciso' che passa in Etruria ci farà un pensierino. Per questo mi sono rivolto a lei con le domande. Con i muri spessi diversi metri non puoi sperare di fare breccia con le tue poche armi e con pochissimi che non bucano ma scalfiscono. Si diventa solo patetici e ridicoli. E io non voglio esserlo. Ci sono belle favole greche che mostrano l'inutile lamento dell'inferiore se viene a contatto e ghermito da uno molto più potente di lui.

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    1. Gigi, sono contento, si è capito perché non ti rivolgevi a di Gennaro, ma forse si sarà anche capita la mia intenzione: non mi andava si potesse intendere che da qui ci si rivolge polemici verso chi ha le spalle più strette, scansando chi le ha ben più larghe.
      Ora tutto è chiaro e ognuno ha avuto il suo.

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    2. Rimane il peso del nome della Canu nel titolo, peso che dovremmo aver imparato a valutare come spiacevolmente aggiuntivo anche laddove le critiche o la polemica siano sacrosante.

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  4. Si,Aba. E'come dici tu. Quanto a pubblicarlo lo pubblicheranno. Bisogna difendersi pubblicando, facendo conferenze, organizzando convegni e mostre. Tanto conta la 'potenza di fuoco' mica il dato scientifico. Conta l'autorità anche se ripete sciocchezze (quella su dove e come sorge la scrittura è paradigmatica!). Non mette imbarazzo l'entrare in contraddizione e la poca onestà intellettuale: conta contribuire con la superiore autorità cogente a 'falsare' il dato e ad addomesticarlo magari dietro argomenti pretestuosi, come quello del pericolo dell'esaltazione collettiva dei Sardi. E' una lotta durissima la nostra ma sono più che convinto che, alla lunga, i paradigmi già miseramente crollati diventeranno alla fine solo polvere di un passato cocciuto, volutamente cocciuto e consapevole della 'necessaria' testardaggine'. A noi non rimane altro che denunciare, giorno dopo giorno, una ingiusta condotta nei confronti dei Sardi che non meritano per la loro storia i miti al contrario che non fanno altro che ingenerare una conflittualità che si addebita agli archeosardisti (oltre il resto contenti di esserlo!) mentre invece è della fantaarcheologia e della fantastoria di regime. Fra qualche giorno farò il solito regalo di Natale. Regalerò agli amici e a chi ci legge uno scarabeo letteralmente scippato, attraverso la mitopoiesi al contrario, al patrimonio della cultura scritta dei Sardi e, direi, alla stessa cultura scritta degli egiziani.

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    1. Intanto questa voglio ricordarmela: https://www.facebook.com/MontePramaBlog/photos/a.503061553067127.113504.502387699801179/1664162723623665/?type=3&theater
      con le parole di una egittologa di quelle toste.
      Poi sono ancora qui che aspetto i documenti "amministrativi" fenici: se quella è la regola, manco loro scrivevano. Certo, ora c'è il famoso archivio di Idalion, ma risale al IV sec. a.C..
      L'unica cosa certa sulla nascita della scrittura è che è nata per scrivere; oggi possiamo solo attestarne l'esistenza, e capirla al meglio delle nostre possibilità il suo significato e come e quando è stata utilizzata. Per me ogni tentativo di affermare "per quale scopo" sia nata la scrittura è presunzione pura, al più si possono fare ipotesi.

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  5. La scienza della scrittura ha fatto molti passi in avanti in questi ultimi decenni. Lo stesso concetto di scrittura (cioè quando si ha scrittura e quando invece non si ha) è stato sottoposto ad un esame più rigoroso e alieno da pregiudiziali (ad esempio di 'quantità' fonetica nella striscia di senso). La scrittura nuragica con il suo metagrafico straordinario (esportato o importato in Etruria) è laboratorio assai interessante per capire quello che anticamente i soggetti interessati intendevano per scrittura. Ecco perché la scrittura nuragica è a tutto campo. La lineare valeva la metagrafica e viceversa. Anche i documenti pitici di Glozel e quelli etruschi mostrano lo stesso concetto di scrittura suono -disegno. Scrivere NR o 'scrivere' un piatto era solo un modo diverso di scrivere, ma sempre con dei simboli e sempre attraverso delle concenzioni condivise. Chi non capisce questo si pregiudica spesso la possibilità di leggere un'altra buona metà del documento che ha davanti . La barchetta di Teti ha entrambe le scritture ed ecco perché di Gennaro sostiene in modo confuso e approssimativo quello che sostiene, addirittura negando la scrittura lineare e dando spazio invece, per 'comodità' e scopo non disinteressato, alla sola pittografica giudicata non scrittura. Il fatto è, cara Aba, che l'epigrafia non è roba facile da masticare e trionfa il puro dilettantismo proprio dove dovrebbe essere bandito. Certi archeologi (che già hanno problemi con la loro non scientifica disciplina) si autoautorizzano a parlare di cose che non sanno e che non capiscono. Per questo si hanno gli orrori di Paolo Benito Serra e di Madau, i disastri di lettura, tragicomici, di Stiglitz, Zucca e Doriano, le mezze verità di Ugas, le follie di Bernardini, gli errori di prospettiva di Pittau.

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