A pochi giorni dall'evento vogliamo ricordare ai nostri lettori l'occasione di far parte di uno spettacolo di grande valenza in uno scenario unico: Tharros; scenario irripetibile in teatro, se pur grande e famoso.
Noi ci saremo!
Cast
PERSONAGGI E INTERPRETI
Gonnario di
Montalba, capo del popolo di Sardegna
(Basso: Alessandro Frabotta)
Nibatta,
moglie di Gonnario (Mezzosoprano: Martina Serra)
Torbeno di
Montalba, suo figlio minore (Tenore:
Giampaolo Ledda)
Bèrbera
Jonia, giovine straniera (Soprano:
Rossana Cardia)
Norace di
Nora, condottiero dei marinai sardi
(Baritono: Gionata Gilio)
argomento
Atto primo
In
Sardegna, nell’epoca nuragica dei pastori guerrieri e giudici.
Nelle vicinanze del colle della Fonte Sacra. Giungono da ogni parte
uomini e donne per la consacrazione a «guerrieri» di Torbeno
e Orzocco,
giovani figli del Capo dei Sardi, Gonnario.
Tra l’inneggiare della folla si leva il canto dei due giovani. Il
padre esorta i figli alla fierezza guerriera; la madre NIBATTA,
addolorata, depreca la guerra di cui conosce tutte le desolazioni.
Infine ha inizio la rituale Cerimonia della Consacrazione, alla Fonte
Sacra, durante la quale si svolge la Danza Nuragica, grave e
sostenuta, ma via via sempre più animata, fin quando la vedetta,
dall’alto della torre, annuncia l’approssimarsi della nave di
Norace,
condottiero dei marinai sardi. Attraccata la nave, dall’alto di
essa Norace
incita il popolo sardo a vendicarsi dei nemici; a ciò consente
Gonnario
e il popolo. Man mano scende la sera. Il popolo, assieme ai
Vessilliferi, al Sacerdote della Fonte Sacra e ai Capi Tribù, si
allontana inneggiando all’Isola. Gonnario
e Norace
si avviano verso la città. Solo Torbeno, il figlio minore di
Gonnario,
da poco consacrato guerriero, rimane a contemplare la marina in
attesa dell’amata, Bèrbera
Jonia, una straniera
d’origine orientale, che non tarda a giungere. Amplessi
appassionati, sogni e dolci ricordi del primo incontro nel fitto del
bosco, ove ancora amano rincorrersi e rifugiarsi. È ormai notte. In
lontananza echeggiano voci e ritmi di danza ed ancora la canzone di
Perdu,
il guerriero cantore.
Atto
secondo
Montalba,
patria di Gonnario,
caduta in mani nemiche, è ora, nel buio della notte, circondata
dalle genti di Gonnario per liberarla, mentre Norace
attende alla difesa di Nora. Si leva dapprima una malinconica canzone
di Perdu, seguita dal vociare di due guerrieri e da richiami nemici.
Dopo l’ispezione serale, spento ogni canto, tutti si ritirano negli
accampamenti, tranne Torbeno
che presto sarà raggiunto da Bèrbera.
Torbeno
è sorpreso dell’ardire della sua amante, ma poi entrambi si
abbandonano ad appassionate effusioni amorose durante le quali la
donna, via via sempre più insinuante, seduce Torbeno
a lasciare le sue genti e a fuggire con lei, per altri più gloriosi
destini. Torbeno
dapprima reagisce con violenza, ma poi, soggiogato dalla passione,
abbandona il suo posto di combattimento e fugge con Bèrbera
per unirsi ai nemici che occupano Montalba. Voci lontane gridano al
tradimento. Accorrono i primi guerrieri, accorre lo stesso Gonnario
che ordina di provocare subito il nemico alla battaglia. Gonnario,
su di un poggio, seguendo le fasi della lotta, non tarda a scorgere,
in testa ai nemici, a cui arride la vittoria, suo figlio Torbeno
con Bèrbera Jonia.
Un grido di dolore e di sdegno erompe dal petto del vecchio Capo;
incita i suoi alla resistenza ed egli stesso si avventa contro suo
figlio che però Bèrbera
riesce a salvare. Nel contempo ecco apparire, da Montalba, alte
fiamme: la cittadina è incendiata dai marinai sardi guidati da
Norace,
sbarcati improvvisamente alle spalle del nemico, e che ora,
vittoriosi, irrompono nella scena. Alle grida di vittoria, Gonnario,
straziato per il tradimento del figlio, resta muto, ma allorché
scorge Bèrbera
tra i prigionieri, addita Torbeno
perché anch’egli sia fatto prigioniero; poi, vinto dallo strazio,
si abbatte in singhiozzi.
Atto terzo
È
notte. Presso grandi fuochi è Gonnario,
circondato dal Sacerdote della Fonte Sacra, da Norace,
dal figlio Orzocco, dai Capi Tribù, Giudici e pastori. Nell’ombra
sono Bèrbera
e Torbeno.
Alle esultanze del popolo per la vittoria, fa seguito la
proclamazione di condanna a morte della nemica Bèrbera.
Ed anche Torbeno,
il figlio del Capo, sarà condannato per volontà dello stesso
Gonnario,
nonostante lo sgomento della folla e la pietà delle donne. Torbeno
vien sospinto nell’interno del nuraghe. Bèrbera
vorrebbe raggiungerlo ma Orzocco l’afferra ai polsi e, avuto
l’assenso del padre, le immerge il pugnale nel seno. In
un’atmosfera di luce irreale, Gonnario
dà sfogo al suo tormento per la crudele perdita dell’amato figlio.
Dall’interno del nuraghe risponde la voce di Torbeno: «Padre, abbi
pace!». Segue la ninna-nanna accoratissima, quasi trasognata, della
madre Nibatta; ed anche la voce di Bèrbera
s’ode, supplicante perdono. Infine Gonnario
e Nibatta
invocano, gridando, il loro figlio. Poi la mesta Trenodia delle Voci
dell’Universo.
Sulla
tolda di una nave, dinanzi a tutto il popolo, Gonnario
cede i poteri di Capo al giovane Norace:
gli consegna il bastone, emblema del comando. Poi si allontana mentre
Perdu,
Il Guerriero Cantore, unitamente a tutto il popolo, innalza l’inno
d’esultanza alla terra natale.
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