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domenica 21 ottobre 2018

Monte Baranta e la corbelleria al cubo - seconda parte


di Sandro Angei


Qualche giorno fa l'amico Stefano Sanna ha condiviso sulla sua pagina facebook, “La sfinge del Sinis”, l'articolo comparso su questo blog il 20 giugno 2016 dal titolo “Monte Baranta”.
Il giorno dopo un nostro lettore mi ha inviato per via privata una mail dove lamenta il mancato riconoscimento ad altri autori della ipotesi sulla natura religiosa e sacra di quel sito e delle peculiarità archeoastronomiche del recinto “ellittico”, nonché del recinto-torre. Così facendo, secondo lui, abbiamo omesso dei particolari importantissimi esposti in quel saggio.

Ho risposto al mio interlocutore (sempre in via privata) che in nota (20) del nostro articolo vi è il riferimento al lavoro da lui indicato. Evidentemente il lettore intendeva rimarcare che in quell'occasione non scrivemmo in modo esplicito di quel lavoro nel corpo del nostro testo. Questo è pur vero, ma la scelta fu dettata dalla inadeguatezza di quell'articolo nei confronti dell'aspetto astronomico e topografico. In particolare il sottoscritto non se la sentii di scrivere a cuor leggero di quelle ipotesi, senza rimarcare alcune obiezioni su quello studio. Obiezioni che avrebbero comunque deviato dal tema del nostro lavoro. Per cui decidemmo di sorvolare su quel saggio, lasciandone comunque traccia in nota. Da parte mia, posai in un cassetto le considerazioni che avrei dovuto scrivere.

Visto che il nostro lettore ha voluto rimarcare l'argomento; ed essendo scemata l'attenzione verso quel nostro lavoro: vecchio ormai di 28 mesi, possiamo riprendere ora il tema e valutare nella sostanza astronomica e topografica quel saggio.

L'articolo in questione, pubblicato su Academia Edu all'indirizzo: https://www.academia.edu/27128572/The_megalithic_complex_of_Monte_Baranta_in_Sardinia_a_pilgrimage_center_of_te_early_Bronze_Age, ipotizza in particolare due orientamenti astronomici: uno all'alba, l'altro al tramonto del solstizio d'estate nel complesso eneolitico di Monte Baranta, sulla base di “accurate” misurazioni effettuate con l'ausilio di strumentazione GPS.


L'articolo in inglese ha il seguente titolo: “The megalithic complex of Monte Baranta in Sardinia: a pilgrimage center of the early Bronze Age?”.
Mentre in spagnolo (solo il titolo) recita: “El complejo megalítico de Monte Baranta en Cerdeña: ¿centro de peregrinaje en la Edad del Bronce Antiguo?”.

Tengo a precisare che non ho alcun motivo di dubitare sulla professionalità e la competenza di alcuni degli autori di quell'articolo, semplicemente perché non li conosco; però, non di meno, è giusto metter l'accento sugli errori commessi nello studio, perché sono palesi ad un esame, pur superficiale. In ogni caso lo studioso, lo studente o il semplice turista che si accingesse a visitare il complesso monumentale di Monte Baranta, non deve essere fuorviato da dati errati e inconsistenti, perché ne va della credibilità di tutta una categoria di lavoratori che operano nel settore.
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Dal tenore di alcune spiegazioni sulle tolleranze di rilevamento rimarcate nell'articolo, si capisce subito che il “team” sia molto prudente nei confronti dei dati rilasciati dalla strumentazione che usa. Infatti si dichiara che la precisione delle misure “dipende dalla precisione locale dell'osservazione GPS”.
Prudenza che viene a mancare nel momento in cui angoli azimutali e misure lineari, rilevati nel recinto torre, svelano la mancata verifica dei dati assunti.
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Il recinto ellittico
Nell'articolo si punta l'attenzione, innanzitutto, sul recinto di forma “ellittica”1 posto all'esterno della muraglia megalitica. Di esso gli studiosi misurano le dimensioni di massima e cercano possibili orientamenti traguardando, dal punto di vista del menhir atterrato, le tangenti all'ellisse da loro studiata. Non trovando alcun orientamento significativo, prestano attenzione al varco di accesso al recinto ellittico e con punto origine nel centro di simmetria della ellisse medesima2 individuano due direzioni azimutali: 280°,5 e 314,5 (angoli sessadecimali). Di questi calcolano la bisettrice ed individuano un azimut di 297°,5, che viene adottato quale azimut da verificare dal punto di vista astronomico. Misurano l'altezza dell'orizzonte locale in quella direzione in circa 1° di elevazione, “dimostrando” (?) per tanto che, con buone possibilità, quell'ingresso è orientato oggi come nel 2500 a.C. al tramonto del sole al solstizio d'estate.
Certamente non poteva sfuggire un orientamento al lunistizio maggiore meridionale ad un azimut di 308°,8 attraverso il varco, sempre dal medesimo punto di vista.
 Fin qui tutto va bene e, ammesso che tutte le misure siano corrette nei limiti della precisione adottabile, posso anche condividerle. Condivisione negata però alla metodologia di individuazione dell'orientamento.
La metodologia basata sulla individuazione del punto medio di un segnacolo posto tra l'osservatore e il punto all'orizzonte deve rispondere a determinati criteri ossia; se il manufatto non è puntiforme deve essere abbastanza lontano dall'osservatore per poter giudicare la posizione del punto medio di quel segnale di mira, (come scrissi nella nota (1) dell'articolo “Pietra su pietra – sesta parte” su Maimoni.blog3); tant'è che una mira di tal fatta deve essere compresa in un angolo visivo relativamente piccolo; altrimenti si individuano orientamenti per ogni dove. In questo caso la distanza di 6,55 m dei riferimenti di mira (varco nel recinto ellittico) dall'osservatore, determina un ventaglio angolare di 34°, che mi sembra eccessivo per dimostrare un qualche orientamento astronomico. Basti pensare che da quella posizione si può vedere il calare del sole dall'11 aprile (azimut 280°,5), passando per il massimo azimut il 21 di giugno (azimut 301°,0), fino al 30 di agosto (nuovamente un azimut di 280°,5). Per tanto il varco posto in quella posizione da modo di assistere a nient'altro se non al tramonto del sole durante un lungo lasso di tempo; ma non solo, nel 2500 a.C. si poteva osservare, nei vari periodi dell'anno, al tramonto di tante stelle di prima grandezza: Capella 308°, Castore e Polluce rispettivamente 305° e 302°, Regolo 301°, Spica 286°, Altair forse, ma in modo del tutto marginale essendo stata in quel periodo ad un azimut di 280°,35.
 Come scrive il team, si può osservare il tramonto della luna al lunistizio maggiore meridionale (ogni 18.6 anni) e se andassimo a indagare, probabilmente potremmo assistere anche al tramonto di Venere per azimut quasi perfettamente identici in  un ciclo di otto anni.
Basterebbe però spostarsi di soli 50 cm verso nord lungo l'asse maggiore dell'ellisse, per osservare il tramonto del sole ad un azimut di 275° a partire dal 30 marzo fin verso il 12 settembre. Se invece l'osservatore si ponesse nelle adiacenze dell'intersezione del semiasse maggiore nord con l'ellisse, assisterebbe probabilmente al tramonto del sole al solstizio d'inverno4.
Mi sembra (ma è solo un mio parere) che quello proposto dai ricercatori sia un orientamento astronomico discutibile per l'aleatorietà dei punti di riferimento presi in considerazione, nonché per la grande quantità di astri che vi tramontano. Ma ha poca importanza in questa sede la mi obiezione, se pur dettata da elementi oggettivi. Non è questo il nocciolo della questione; per tanto rispetto l'ipotesi avanzata, benché non la condivida.
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Il recinto-torre
Veniamo invece alle misurazioni che il “team” eseguì nel recinto torre.
Nell'articolo vi è scritto che l'ingresso al recinto del complesso di Monte Baranta potrebbe essere orientato all'alba del solstizio d'estate, secondo una particolare direzione di mira e così scrivono: “Il Sole che sorgeva al solstizio era infatti osservabile guardando verso l'ingresso del recinto della torre. Il corridoio d'ingresso di questa struttura porta un azimut principale di ~ 96 ° (dato esatto ndr) ed è lungo 4,8 m e largo 1,3 m. Di conseguenza, il sole del solstizio si vedeva sorgere vicino all'angolo sinistro del corridoio e quindi i raggi attraversavano l'intero monumento”.
L'articolo in inglese recita: “A possible intentional alignment to the summer solstice sunrise is present in the complex as well. The Sun rising at the solstice was in fact observable looking towards the entrance of the tower-enclosure. The entrance corridor of this structure bears a main azimuth of ~96° and is 4.8 m long and 1.3 m wide. As a consequence, the solstice sun was seen to rise near the far left corner of the corridor and then the rays crossed the whole monument”.
A prescindere dalla mia traduzione, più o meno fedele all'originale5, scrivendo ciò, gli autori non si rendono conto dell’emerita “corbelleria” (mi scuso se “rubo” epiteti aggettivali altrui, che in genere non uso), ma non solo; attribuiscono al corridoio orientato ad ovest, la lunghezza del corridoio orientato al nord; questo almeno per quanto apprendiamo dall'articolo “IL COMPLESSO PRENURAGICO DI MONTE BARANTA”6 In quel testo infatti vi è scritto che: “Due ingressi, a Nord e ad Ovest, introducono in corridoi coperti con grandi lastroni che attraverso porte architravate immettono in un ampio cortile a cielo aperto. L’ingresso Ovest, di luce rettangolare (alt. m 2,10; largh. m 1,20), è delimitato in alto da un poderoso architrave di forma poligonale (m 1,087x0,72) che poggia di misura sugli stipiti ed è a sua volta sormontato da una pietra ancora più grande (spess. m 1,07), ad indicare la totale assenza di una qualsiasi preoccupazione di natura statica che in età nuragica verrà risolta con i finestrini di scarico. Il corridoio che segue, di forma rettangolare (lungh. m 5,80; largh. m 1,10/1,20; alt. 2,10/1,85), con soffitto costituito da 4 grandi lastroni e pavimento dato dal piano roccioso irregolare, sbocca nel cortile per una porta rettangolare (alt. m 2,10; largh. m 1,20) munita di architrave (1,50x0,72 di spessore).
L’ingresso Nord, ugualmente a luce rettangolare (alt. m 1,73; largh. m 1,20) e con architrave (1,55x0,38x0,88 di spessore), introduce in un corridoio a sezione quadrangolare (lungh. m 4,80; largh. m 1,15; alt. M 2,12).” (Mio il sottolineato ndr).

Non vi è dubbio alcuno che i dati tra i due articoli siano contrastanti.
Quale è quello giusto? Io ritengo sia esatto quello dell'articolo qui sopra citato, dove si dichiara che il corridoio ovest ha una lunghezza di 5,80 m e una larghezza di 1,10/1,20 m, non fosse altro perché concorda con la misura rilevata su Google Earth (come si può notare non mi investo di alcun onere misuratorio, ma lascio ad altri il compito di farlo, essendo del tutto superfluo il mio intervento in tale veste visto l'errore macroscopico).
A questo punto è necessario visualizzare il problema tramite alcune figure esplicative.

Fig.1

La restituzione grafica delle misure del “team”, mette subito in evidenza l'erronea interpretazione a prescindere dalle misure adottare.

Dalla Fig.1 si evince che, ponendosi l'osservatore anche nella posizione più favorevole nel disegno dettato dalle misure del “team”; cioè traguardando lungo la direzione che unisce l'angolo destro (A) dell'ingresso al corridoio, con l'angolo sinistro (B) della parte opposta, l'azimut sarebbe di quasi 81°; per quell'azimut il 21 giugno il sole ha un'altezza sull'orizzonte di circa 27° (non è propriamente l’alba) e in ogni caso il sole non attraverserebbe l'intero corridoio (i raggi solari sono troppo inclinati).
Ma tornando alla realtà delle misure vere e per quanto si evince dalla seconda ricostruzione della Figura 1; l'angolo di traguardo lungo la direzione A-B è in realtà di 84°. Per quell'azimut ed un'altezza dell'orizzonte locale di circa 4°, il sole si vederebbe spuntare il 7 di aprile e il 4 settembre.

Da calcoli da me effettuati, il sole si leva al solstizio d'estate ad un'altezza dell'orizzonte locale di circa 4°30', ad azimut di quasi 63°.
Per tanto dal corridoio del monumento è impossibile assiste alla levata del sole al solstizio d'estate.

Cosa non ha funzionato nel rilevamento del “team”?
La bussola?! Eh già, penso proprio sia lei la colpevole! Quella maledetta bussola che in certe circostanze non aiuta proprio, anzi crea problemi; e benché questa possa essere stata tarata da Michael Hoskin in persona, di certo non riesce ad eludere il campo magnetico locale. Ho avuto modo di verificarlo proprio fuori del recinto torre. La mia bussola magnetica indicava, per il corridoio rivolto a ovest, all'incirca la direzione all'alba del solstizio d'estate. Fatto sta che in quel luogo l'ago magnetico è influenzato da un campo magnetico locale.
Posso arguire che il “team” utilizzò il GPS per individuare in modo preciso la direzione in asse del corridoio, ma volle rilevare subito con la bussola la direzione del sole al sorgere del 21 di giugno, benché non fosse per niente necessario in quel momento quel dato. E' comprensibile che si voglia effettuare una verifica veloce della ipotesi suggestiva che si affaccia alla mente; ma probabilmente l'errore commesso fu proprio quello di ritenere quella “verifica”, sostanziale e per niente dubitativa nei confronti dei dati strumentali acquisiti.
Per tanto la elaborazione dei dati strumentali è servita a rilasciare un dato fine a se stesso: l'azimut di orientamento del corridoio pari a 96°. La "certezza" del dato astronomico fu affidata alla bussola tarata.

Quando si rilasciano misure di carattere topografico ed astronomico è necessaria certamente la competenza per stabilire analiticamente il fenomeno; ma non basta: è necessaria la verifica puntuale e scrupolosa.

Alla fine di queste considerazioni, rimane solo da dire che dispiace enormemente scoprire errori del genere, dettati forse da semplice distrazione correlativa8; non certo dovuti a refusi di stampa o errata misura lineare, ma alla mancata verifica. Sono portato comunque a credere nella buona fede degli autori e riprendendo una frase di un famoso e stimato notaio di Oristano, che mi disse un giorno: “Anch'io ho sbagliato qualche volta nella mia carriera, ma sbaglia chi lavora e si impegna; chi non lavora non sbaglia mai! L'importante è riconoscere i propri errori e trarne lezione”; la faccio mia questa frase; spero che altri facciano lo stesso.

Note e riferimenti bibliografici 

1 Mi sovviene a questo punto una domanda; e chiedo loro quale indizio possa far credere che il recinto definito di forma ellittica, non possa essere invece di forma “ovale” o addirittura “ovoidale”. Ma lascio cadere l'interrogazione (rettorica per quanto mi riguarda), che comunque sarà sempre lì, in attesa di una risposta soddisfacente, se si vorrà o si potrà dare.

2 L'ellisse non ha un centro ma due fuochi.


4 Metodo usato dal team per “individuare” l'alba del solstizio d'estate nel corridoio ovest del recinto torre, come vedremo più avanti.

5 Per questo motivo ho inserito il testo in originale in modo da rendere edotto il lettore sull'esatto intendimento del team.

7 Misura evidentemente errata, probabilmente un refuso di stampa.

8 In sostanza è mancato il controllo del dato topografico acquisito in funzione del dato astronomico ricercato. Bastava una banalissima restituzione grafica dei dati per rendersi conto dell'errore, e questo a prescindere dalla errata misura lineare del corridoio.

2 commenti:

  1. Vedo che non si azzarda alcun commento!
    IO sono qui... in attesa.

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  2. Che silenzio! Eppure è stato letto. Quante volte? Beh non ve lo dico, vi lascio tutti nel dubbio... no, non voi capaci di discernere tra corbellerie e CORBELLERIE; ma voialtri, capaci solo di denigrare. Dov'è andato a finire quel tal... (boh!) che nel mio articolo (Le geometrie del pozzo di Santa Cristina) riferisce cose d'altri e boh?!

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