di Sandro Angei
Qualche giorno fa l'amico Stefano Sanna ha condiviso sulla
sua pagina facebook, “La sfinge del Sinis”, l'articolo comparso su questo blog
il 20 giugno 2016 dal titolo “Monte Baranta”.
Il giorno dopo un nostro lettore
mi ha inviato per via privata una mail dove lamenta il mancato riconoscimento
ad altri autori della ipotesi sulla natura religiosa e sacra di quel sito e
delle peculiarità archeoastronomiche del recinto “ellittico”, nonché del
recinto-torre. Così facendo, secondo lui, abbiamo omesso dei particolari
importantissimi esposti in quel saggio.
Ho risposto al mio interlocutore (sempre in via privata) che in nota (20) del nostro articolo vi è il riferimento al lavoro da lui indicato. Evidentemente il lettore intendeva rimarcare che in quell'occasione non scrivemmo in modo esplicito di quel lavoro nel corpo del nostro testo. Questo è pur vero, ma la scelta fu dettata dalla inadeguatezza di quell'articolo nei confronti dell'aspetto astronomico e topografico. In particolare il sottoscritto non se la sentii di scrivere a cuor leggero di quelle ipotesi, senza rimarcare alcune obiezioni su quello studio. Obiezioni che avrebbero comunque deviato dal tema del nostro lavoro. Per cui decidemmo di sorvolare su quel saggio, lasciandone comunque traccia in nota. Da parte mia, posai in un cassetto le considerazioni che avrei dovuto scrivere.
Visto che il nostro lettore ha voluto rimarcare l'argomento;
ed essendo scemata l'attenzione verso quel nostro lavoro: vecchio ormai di 28
mesi, possiamo riprendere ora il tema e valutare nella sostanza astronomica e
topografica quel saggio.
L'articolo in questione, pubblicato su Academia Edu
all'indirizzo: https://www.academia.edu/27128572/The_megalithic_complex_of_Monte_Baranta_in_Sardinia_a_pilgrimage_center_of_te_early_Bronze_Age,
ipotizza in particolare due orientamenti astronomici: uno all'alba, l'altro al
tramonto del solstizio d'estate nel complesso eneolitico di Monte Baranta,
sulla base di “accurate” misurazioni effettuate con l'ausilio di strumentazione
GPS.
L'articolo in inglese ha il seguente titolo: “The megalithic
complex of Monte Baranta in Sardinia: a pilgrimage center of the early Bronze
Age?”.
Mentre in spagnolo (solo il titolo) recita: “El complejo
megalítico de Monte Baranta en Cerdeña: ¿centro de peregrinaje en la Edad del
Bronce Antiguo?”.
Tengo a precisare che non ho alcun motivo di dubitare sulla
professionalità e la competenza di alcuni degli autori di quell'articolo,
semplicemente perché non li conosco; però, non di meno, è giusto metter
l'accento sugli errori commessi nello studio, perché sono palesi ad un esame,
pur superficiale. In ogni caso lo studioso, lo studente o il semplice turista
che si accingesse a visitare il complesso monumentale di Monte Baranta, non deve
essere fuorviato da dati errati e inconsistenti, perché ne va della credibilità
di tutta una categoria di lavoratori che operano nel settore.
***
Dal tenore di alcune spiegazioni sulle tolleranze di
rilevamento rimarcate nell'articolo, si capisce subito che il “team” sia molto
prudente nei confronti dei dati rilasciati dalla strumentazione che usa.
Infatti si dichiara che la precisione delle misure “dipende dalla precisione
locale dell'osservazione GPS”.
Prudenza che viene a mancare nel momento in cui angoli
azimutali e misure lineari, rilevati nel recinto torre, svelano la mancata verifica
dei dati assunti.
***
Il recinto ellittico
Nell'articolo si punta l'attenzione, innanzitutto, sul recinto di forma “ellittica”1 posto all'esterno della muraglia megalitica. Di esso gli studiosi misurano le dimensioni di massima e cercano possibili orientamenti traguardando, dal punto di vista del menhir atterrato, le tangenti all'ellisse da loro studiata. Non trovando alcun orientamento significativo, prestano attenzione al varco di accesso al recinto ellittico e con punto origine nel centro di simmetria della ellisse medesima2 individuano due direzioni azimutali: 280°,5 e 314,5 (angoli sessadecimali). Di questi calcolano la bisettrice ed individuano un azimut di 297°,5, che viene adottato quale azimut da verificare dal punto di vista astronomico. Misurano l'altezza dell'orizzonte locale in quella direzione in circa 1° di elevazione, “dimostrando” (?) per tanto che, con buone possibilità, quell'ingresso è orientato oggi come nel 2500 a.C. al tramonto del sole al solstizio d'estate.
Certamente non poteva sfuggire un orientamento al lunistizio maggiore meridionale ad un azimut di 308°,8 attraverso il varco, sempre dal medesimo punto di vista.
Fin qui tutto va bene e, ammesso che tutte le misure siano corrette nei limiti della precisione adottabile, posso anche condividerle. Condivisione negata però alla metodologia di individuazione dell'orientamento.
Nell'articolo si punta l'attenzione, innanzitutto, sul recinto di forma “ellittica”1 posto all'esterno della muraglia megalitica. Di esso gli studiosi misurano le dimensioni di massima e cercano possibili orientamenti traguardando, dal punto di vista del menhir atterrato, le tangenti all'ellisse da loro studiata. Non trovando alcun orientamento significativo, prestano attenzione al varco di accesso al recinto ellittico e con punto origine nel centro di simmetria della ellisse medesima2 individuano due direzioni azimutali: 280°,5 e 314,5 (angoli sessadecimali). Di questi calcolano la bisettrice ed individuano un azimut di 297°,5, che viene adottato quale azimut da verificare dal punto di vista astronomico. Misurano l'altezza dell'orizzonte locale in quella direzione in circa 1° di elevazione, “dimostrando” (?) per tanto che, con buone possibilità, quell'ingresso è orientato oggi come nel 2500 a.C. al tramonto del sole al solstizio d'estate.
Certamente non poteva sfuggire un orientamento al lunistizio maggiore meridionale ad un azimut di 308°,8 attraverso il varco, sempre dal medesimo punto di vista.
Fin qui tutto va bene e, ammesso che tutte le misure siano corrette nei limiti della precisione adottabile, posso anche condividerle. Condivisione negata però alla metodologia di individuazione dell'orientamento.
La metodologia basata sulla individuazione del punto medio di
un segnacolo posto tra l'osservatore e il punto all'orizzonte deve rispondere a
determinati criteri ossia; se il manufatto non è puntiforme deve essere abbastanza lontano
dall'osservatore per poter giudicare la posizione del punto medio di quel
segnale di mira, (come scrissi nella nota (1)
dell'articolo “Pietra su pietra – sesta parte” su Maimoni.blog3); tant'è che una mira di tal fatta deve essere compresa in un angolo visivo
relativamente piccolo; altrimenti si individuano orientamenti per ogni dove. In questo caso la distanza di 6,55 m dei riferimenti di
mira (varco nel recinto ellittico) dall'osservatore, determina un ventaglio
angolare di 34°, che mi sembra eccessivo per dimostrare un qualche orientamento
astronomico. Basti pensare che da quella posizione si può vedere il calare del
sole dall'11 aprile (azimut 280°,5), passando per il massimo azimut il 21 di giugno (azimut 301°,0), fino al 30 di agosto (nuovamente un azimut di 280°,5).
Per tanto il varco posto in quella posizione da modo di assistere a nient'altro
se non al tramonto del sole durante un lungo lasso di tempo; ma non solo, nel
2500 a.C. si poteva osservare, nei vari periodi dell'anno, al tramonto di tante
stelle di prima grandezza: Capella 308°, Castore e Polluce rispettivamente 305°
e 302°, Regolo 301°, Spica 286°, Altair forse, ma in modo del tutto marginale
essendo stata in quel periodo ad un azimut di 280°,35.
Come scrive il team, si può osservare il tramonto della luna al lunistizio maggiore meridionale (ogni 18.6 anni) e se andassimo a indagare, probabilmente potremmo assistere anche al tramonto di Venere per azimut quasi perfettamente identici in un ciclo di otto anni.
Come scrive il team, si può osservare il tramonto della luna al lunistizio maggiore meridionale (ogni 18.6 anni) e se andassimo a indagare, probabilmente potremmo assistere anche al tramonto di Venere per azimut quasi perfettamente identici in un ciclo di otto anni.
Basterebbe però spostarsi di soli 50 cm verso nord lungo
l'asse maggiore dell'ellisse, per osservare il tramonto del sole ad un azimut di 275° a partire dal
30 marzo fin verso il 12 settembre. Se invece l'osservatore si ponesse nelle
adiacenze dell'intersezione del semiasse maggiore nord con l'ellisse,
assisterebbe probabilmente al tramonto del sole al solstizio d'inverno4.
Mi sembra (ma è solo un mio parere) che quello proposto dai
ricercatori sia un orientamento astronomico discutibile per l'aleatorietà dei
punti di riferimento presi in considerazione, nonché per la grande quantità di
astri che vi tramontano. Ma ha poca importanza in questa sede la mi obiezione,
se pur dettata da elementi oggettivi. Non è questo il nocciolo della questione;
per tanto rispetto l'ipotesi avanzata, benché non la condivida.
***
Il recinto-torre
Veniamo invece alle misurazioni che il “team” eseguì nel recinto torre.
Veniamo invece alle misurazioni che il “team” eseguì nel recinto torre.
Nell'articolo vi è scritto che l'ingresso al recinto del
complesso di Monte Baranta potrebbe essere orientato all'alba del solstizio
d'estate, secondo una particolare direzione di mira e così scrivono: “Il Sole
che sorgeva al solstizio era infatti osservabile guardando verso l'ingresso del
recinto della torre. Il corridoio d'ingresso di questa struttura porta un
azimut principale di ~ 96 ° (dato esatto ndr) ed è lungo 4,8 m e largo 1,3 m.
Di conseguenza, il sole del solstizio si vedeva sorgere vicino all'angolo
sinistro del corridoio e quindi i raggi attraversavano l'intero monumento”.
L'articolo
in inglese recita: “A possible intentional alignment to the summer solstice
sunrise is present in the complex as well. The Sun rising at the solstice was
in fact observable looking towards the entrance of the tower-enclosure. The
entrance corridor of this structure bears a main azimuth of ~96° and is 4.8 m
long and 1.3 m wide. As a consequence, the solstice sun was seen to rise near
the far left corner of the corridor and then the rays crossed the whole
monument”.
A prescindere dalla mia traduzione, più o meno fedele
all'originale5, scrivendo ciò, gli autori non si rendono
conto dell’emerita “corbelleria” (mi scuso se “rubo” epiteti aggettivali
altrui, che in genere non uso), ma non solo; attribuiscono al corridoio
orientato ad ovest, la lunghezza del corridoio orientato al nord; questo almeno
per quanto apprendiamo dall'articolo “IL COMPLESSO PRENURAGICO DI MONTE
BARANTA”6
In quel testo infatti vi è scritto che: “Due ingressi, a Nord e ad Ovest,
introducono in corridoi coperti con grandi lastroni che attraverso porte
architravate immettono in un ampio cortile a cielo aperto. L’ingresso Ovest,
di luce rettangolare (alt. m 2,10; largh. m 1,20), è delimitato in alto da un
poderoso architrave di forma poligonale (m 1,087x0,72) che poggia di
misura sugli stipiti ed è a sua volta sormontato da una pietra ancora più
grande (spess. m 1,07), ad indicare la totale assenza di una qualsiasi
preoccupazione di natura statica che in età nuragica verrà risolta con i
finestrini di scarico. Il corridoio che segue, di forma rettangolare (lungh.
m 5,80; largh. m 1,10/1,20; alt. 2,10/1,85), con soffitto costituito da 4
grandi lastroni e pavimento dato dal piano roccioso irregolare, sbocca nel
cortile per una porta rettangolare (alt. m 2,10; largh. m 1,20) munita di
architrave (1,50x0,72 di spessore).
L’ingresso Nord, ugualmente a luce rettangolare (alt. m 1,73; largh. m 1,20)
e con architrave (1,55x0,38x0,88 di spessore), introduce in un corridoio a
sezione quadrangolare (lungh. m 4,80; largh. m 1,15; alt. M 2,12).” (Mio il
sottolineato ndr).
Non vi è dubbio alcuno che i dati tra i due articoli siano
contrastanti.
Quale è quello giusto? Io ritengo sia esatto quello
dell'articolo qui sopra citato, dove si dichiara che il corridoio ovest ha una
lunghezza di 5,80 m e una larghezza di 1,10/1,20 m, non fosse altro perché
concorda con la misura rilevata su Google Earth (come si può notare non mi
investo di alcun onere misuratorio, ma lascio ad altri il compito di farlo,
essendo del tutto superfluo il mio intervento in tale veste visto l'errore
macroscopico).
A questo punto è necessario visualizzare il problema tramite
alcune figure esplicative.
Fig.1
La restituzione grafica delle misure del “team”, mette subito
in evidenza l'erronea interpretazione a prescindere dalle misure adottare.
Dalla Fig.1 si evince che, ponendosi l'osservatore anche
nella posizione più favorevole nel disegno dettato dalle misure del “team”;
cioè traguardando lungo la direzione che unisce l'angolo destro (A)
dell'ingresso al corridoio, con l'angolo sinistro (B) della parte opposta,
l'azimut sarebbe di quasi 81°; per quell'azimut il 21 giugno il sole ha
un'altezza sull'orizzonte di circa 27° (non è propriamente l’alba) e in ogni
caso il sole non attraverserebbe l'intero corridoio (i raggi solari sono
troppo inclinati).
Ma tornando alla realtà delle misure vere e per quanto si
evince dalla seconda ricostruzione della Figura 1; l'angolo di traguardo lungo
la direzione A-B è in realtà di 84°. Per quell'azimut ed un'altezza
dell'orizzonte locale di circa 4°, il sole si vederebbe spuntare il 7 di
aprile e il 4 settembre.
Da calcoli da me effettuati, il sole si leva al solstizio
d'estate ad un'altezza dell'orizzonte locale di circa 4°30', ad azimut di quasi
63°.
Per tanto dal corridoio del monumento è impossibile assiste alla levata del sole al solstizio d'estate.
Cosa non ha funzionato nel rilevamento del “team”?
La bussola?! Eh già, penso proprio sia lei la colpevole!
Quella maledetta bussola che in certe circostanze non aiuta proprio, anzi crea
problemi; e benché questa possa essere stata tarata da Michael Hoskin in
persona, di certo non riesce ad eludere il campo magnetico locale. Ho avuto
modo di verificarlo proprio fuori del recinto torre. La mia bussola
magnetica indicava, per il corridoio rivolto a ovest, all'incirca la direzione
all'alba del solstizio d'estate. Fatto sta che in quel luogo l'ago magnetico è
influenzato da un campo magnetico locale.
Posso arguire che il “team” utilizzò il GPS per individuare
in modo preciso la direzione in asse del corridoio, ma volle rilevare subito
con la bussola la direzione del sole al sorgere del 21 di giugno, benché non
fosse per niente necessario in quel momento quel dato. E' comprensibile che si
voglia effettuare una verifica veloce della ipotesi suggestiva che si affaccia alla
mente; ma probabilmente l'errore commesso fu proprio quello di ritenere quella “verifica”, sostanziale e per niente dubitativa nei confronti dei dati strumentali
acquisiti.
Per tanto la elaborazione dei dati strumentali è servita a
rilasciare un dato fine a se stesso: l'azimut di orientamento del
corridoio pari a 96°. La "certezza" del dato astronomico fu affidata alla bussola tarata.
Quando si rilasciano misure di carattere topografico ed
astronomico è necessaria certamente la competenza per stabilire analiticamente
il fenomeno; ma non basta: è necessaria la verifica puntuale e scrupolosa.
Alla fine di queste considerazioni, rimane solo da dire che
dispiace enormemente scoprire errori del genere, dettati forse da semplice distrazione correlativa8; non certo dovuti a
refusi di stampa o errata misura lineare, ma alla mancata verifica. Sono
portato comunque a credere nella buona fede degli autori e riprendendo una
frase di un famoso e stimato notaio di Oristano, che mi disse un giorno:
“Anch'io ho sbagliato qualche volta nella mia carriera, ma sbaglia chi lavora e
si impegna; chi non lavora non sbaglia mai! L'importante è riconoscere i propri
errori e trarne lezione”; la faccio mia questa frase; spero che altri facciano
lo stesso.
Note e riferimenti bibliografici
1 Mi sovviene a
questo punto una domanda; e chiedo loro quale indizio possa far credere che il
recinto definito di forma ellittica, non possa essere invece di forma “ovale” o
addirittura “ovoidale”. Ma lascio cadere l'interrogazione (rettorica per quanto
mi riguarda), che comunque sarà sempre lì, in attesa di una risposta
soddisfacente, se si vorrà o si potrà dare.
2 L'ellisse non
ha un centro ma due fuochi.
4 Metodo usato
dal team per “individuare” l'alba del solstizio d'estate nel corridoio ovest del
recinto torre, come vedremo più avanti.
5 Per questo
motivo ho inserito il testo in originale in modo da rendere edotto il lettore
sull'esatto intendimento del team.
8 In sostanza è mancato il controllo del dato topografico acquisito in funzione del dato astronomico ricercato. Bastava una banalissima restituzione grafica dei dati per rendersi conto dell'errore, e questo a prescindere dalla errata misura lineare del corridoio.
Vedo che non si azzarda alcun commento!
RispondiEliminaIO sono qui... in attesa.
Che silenzio! Eppure è stato letto. Quante volte? Beh non ve lo dico, vi lascio tutti nel dubbio... no, non voi capaci di discernere tra corbellerie e CORBELLERIE; ma voialtri, capaci solo di denigrare. Dov'è andato a finire quel tal... (boh!) che nel mio articolo (Le geometrie del pozzo di Santa Cristina) riferisce cose d'altri e boh?!
RispondiElimina