venerdì 11 agosto 2017

Pietra su pietra - sesta parte

Gli altari di primavera

di Sandro Angei

Fig.1

   Il percorso intrapreso con Stefano, per suo flusso naturale avrebbe dovuto portarci nei pressi di Bauladu; ma il vasto territorio attorno a Santa Marra ha attirato la mia attenzione tanto da obbligarmi ad una disgressione  per descrivere un sito visitato di recente, posto in un territorio sconosciuto a wikimapia, Tharros.info, Nurnet...
    Stefano non conosce il sito che qui descriverò, tanto che, conoscendolo, mi obbligherà ad accompagnarlo per scattare delle belle fotografie.

   Siamo sempre nel territorio di Busachi, a nord-ovest di nuraghe Santa Marra, sull'altipiano che salendo da Fordongianus porta a Santa Chiara e poco oltre, alla vecchia quanto splendida diga sul Tirso, autentico gioiello architettonico dei primi decenni del '900.
    Sulla sinistra della strada provinciale 23 si estende un territorio, delimitato da quest'ultima, dalla strada provinciale 11 e dalle pareti scoscese della naturale conformazione orografica che lo  assomiglia alle giare; un territorio vasto circa 900 ettari, coperto per lo più da macchia mediterranea e cosparso letteralmente di pietre e potenti emergenze rocciose che competono con la poca terra che da sostentamento a esigui greggi di pecore.
    Una escursione sulla “Terra di Google” dimostra che un tempo quel territorio era ben antropizzato, tanto che ha lasciato evidenti segni della presenza dell'uomo;

Fig. 2 - immagine di Google Earth con segni evidenti di strutture murarie




Fig. 3




Fig. 4




Fig. 5 – La muridina “2” di Fig. 4 ha un diametro di circa 2,50 m.



tra questi segni, due muridinas di grandi dimensioni e piccola elevazione si ergono a mutua distanza di 163 m sul pianoro; entrambe di forma ovoidale, quella settentrionale ha dimensioni in pianta di 9,00 x 12,50 m con una protuberanza rivolta a nord est che la allunga fin quasi a 14,00 m; quella meridionale ha dimensioni un po' più contenute 7,50 x 12,50 m, entrambe si ergono per poco più di un metro sul piano di campagna.
Fig. 6 - la muridina settentrionale

    La recente esperienza acquisita nelle studio di questi particolari manufatti, mi ha indotto a verificare l'orientamento dell'allineamento delle due muridinas, che di fatto sono le uniche esistenti di quella foggia, in un territorio che ha una estensione, come già detto, di circa 900 ettari di superficie.

Fig. 7


   L'allineamento A-B è orientato con un azimut di 41°54'[1] per un'altezza dell'orizzonte locale di 1°12'.  La simulazione con il programma STELLARIUM, indica che nel 1200 a.C. si vedeva sorgere Capella, stella alpha della costellazione dell'Auriga (magnitudine apparente 0,05), ad un azimut di 41°59' ad un'altezza dell'orizzonte locale di 1°12'; per tanto in perfetto accordo con le coordinate rilevate in loco. 
   Per correttezza c'è da registrare un orientamento per l'azimut reciproco di 221°54' ed un'altezza dell'orizzonte locale di 0°, con Diphda.
   Diphda è la stella beta della costellazione della balena che, benché sia l'astro più luminoso di quella costellazione, con una magnitudine apparente pari a 2 (Menkar, stella alpha ceti ha magnitudine 2,5), di certo non può competere con la luminosissima Capella. Di certo non è solo questo il motivo che mi ha indotto a privilegiare l'allineamento A-B anziché l'allineamento B-A.
   Un altro motivo, non da poco, riguarda la levata eliaca di Capella, che in quel periodo avveniva in concomitanza con l'equinozio di primavera.
   Per quanto riguarda il periodo individuato: 1200 a.C., è proprio questa data che risponde alle esigenze cultuali, tant'è vero che nessun'altra stella vi si avvicina minimamente in alcun periodo se non Deneb intorno al 3000 a.C., che occupava all'incirca quelle coordinate astronomiche; oppure Arturo nel 850 a.C., ma nessuna delle due si levava di certo all'alba dell'equinozio di primavera.
 Ma un terzo motivo mi ha indotto alla scelta dell'orientamento A-B.
  La muridina “A” è contraddistinta da un particolare di importantissima valenza cultuale, essendo fornita sulla parete esposta a Ovest, di una scala d'accesso alla sommità: non un piano inclinato come quello delle muridinas di Santa Marra, ma una vera e propria scala composta da quattro gradini, in parte  ricavati  nel corpo stesso della muridina; tant'è che i due gradini più alti sono delimitati lateralmente dal paramento esterno del cumulo di pietre.

Fig. 8 – la scalinata




Fig.9 – gli scalini visti di fianco




Fig. 10 – l'accesso visto da sopra la muridina


Fig. 11 – particolare dell'accesso visto dalla muridina


Fig. 12 – La scalinata vista in panoramica




Fig. 13 – i gradini visti dall'alto




Fig. 14 – particolare dove si notano i due gradini superiori ricavati nel paramento murario



 Per tale ragione la muridina “A”, essendo agevolmente accessibile, assume il ruolo di punto di vista astronomico, mentre la muridina “B”, priva di scala, evidentemente ha il ruolo di punto di mira dell'allineamento A-B. C'è da notare inoltre che la posizione della scala, a mio parere, non è arbitraria, ma dettata da esigenze rituali: immaginate il sacerdote salire sulla muridina avendo di fronte il punto in cui sarebbe sorto il sole all'equinozio poco dopo la levata eliaca di Capella. La stella evidentemente assume il ruolo di messaggero divino e da modo a noi di non aver dubbio alcuno su quale dei due equinozi qui fosse celebrato.[2]

Fig. 15 – la freccia curva indica la posizione della scala

   Quando vidi per la prima volta la muridina “A”, il pensiero andò all'altare di Tell Meggiddo in Israele, benché quello risalga al 3000 a.C..


Fig. 16 – altare di Tell Meggiddo

   Questi manufatti benché distanti migliaia di chilometri l'uno dall'altro e divisi da un arco temporale di millenni, sono di fattura e forse, funzione simile, atti presumibilmente alla celebrazione di riti diversi tra loro, ma analoga finalità. Ma a prescindere dalla somiglianza formale, si può affermare con ragionevole sicurezza, dettata da quanto è stato rilevato e non dalla similitudine evocata, che il cumulo di pietre qui descritto è un altare legato a riti propiziatori in occasione dell'equinozio di primavera.
   Investigando il sito dal punto di vista catastale, ho trovato che le due muridinas si ergono al limite della località: “Pitzu e Murtas” con la località “Sos Marraggios”. Il lemma “marràggiu” in campidanese significa “macigno, sasso”; ma leggiamo anche che marraggiu ha pure il significato di pietraia accostabile a quello di "muridina"[3]. Il lemma ha notevole somiglianza col nome del nuraghe “Santa Marra” distante poco più di due chilometri. Lascio al lettore desumere intriganti congetture che, Benché siano solo congetture, danno significato attendibile a un toponimo difficilmente decifrabile.
   Tornando alla posizione delle due muridinas o "marraggios" (?); queste si ergono, in località “Pitzu e Murtas”, ossia punta dei mirti, che indica presumibilmente il punto più elevato di quella porzione di territorio.

   La disgressione operata, mi sembra sia stata proficua e di grande importanza allo studio delle muridinas, che piano piano... pietra su pietra appunto, abbandonano il significato meramente utilitaristico  di “opera di spietramento”, per acquistare quello funzionale al rito religioso.

    Lasciamo il territorio di Busachi, fiduciosi di percorrere probabilmente il giusto cammino, per  riprendere con buona lena il nostro itinerario che ci porterà nelle campagne di Bauladu.

Dedicato al Prof. Gigi Sanna, che ci ha spronato a investigare, con l'avvertenza di andare cauti... molto cauti.

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Note e riferimenti bibliografici:

[1]    Come al solito l'orientamento è stato individuato al centro delle due muridinas per motivi di ordine pratico; chi sale sulla piattaforma tendenzialmente è portato a posizionarsi in prossimità del centro di questa, non certo sul ciglio; steso motivo nel caso della pratica di sacrifici e l’accensione di roghi che necessitano di uno spazio di lavoro attorno al luogo sacrificale e alla pira.
   Per quanto riguarda in particolare la muridina “B”; questa presenta l’asse minore di 9.00 m di lunghezza, tanto che l’angolo compreso tra le due tangenti, viste dalla posizione della muridina “A”, è di 3°10’, che sicuramente è un angolo importante, capace di inficiare l’orientamento;  ma non dobbiamo focalizzare l’attenzione su questo dato macroscopico, ma sulla caratteristica del nostro cervello, che è capace di elaborare i dati percepiti; ossia stimare a vista la mezzeria di un dato segmento. Nel nostro caso la sommità della muridina è percepita da  un certo punto di vista come rettilineo (la distanza tra i due punti estremi della muridina B),  del quale è possibile stimare il punto mediano, e per tanto limitare a pochi primi d'arco l’errore tra punto teorico e quello stimato, senza dover per forza materializzare il centro della muridina stessa. In Fig. 15 è riportato in modo schematico il prospetto della muridina “B” come si vede dal punto di vista della muridina “A”.


Fig. 15
 Di certo chiunque coglie l’asimmetria rispetto alla mezzeria nella posizione della stella; ebbene il fuori centro è di soli 50 cm, che si traduce, da una distanza di 163 m, in una deviazione angolare di 0°10’29’.


Fig. 16

  In Fig. 16 lo spostamento è di soli 20 cm, tanto da non riuscire più a cogliere in modo netto l'asimmetria, che nel nostro caso determina una deviazione angolare di soli 0°04’12”. In Fig. 17 la stella è sulla verticale della mezzeria.


Fig. 17

   Con questa dimostrazione liberiamo il campo da obiezioni di sorta che potrebbero sorgere in relazione alla imprecisa o arbitraria collocazione del centro virtuale del punto di collimazione.

[2]    La levata eliaca di Capella avveniva solo all'equinozio di primavera. All'equinozio d'autunno Capella si sarebbe vista alta nel cielo al tramonto del sole.

[3]    Da: Vocabolario Sardo-italiano di Antonio Rubattu. Nel "Dizionario Sardo Unificato" leggiamo alla voce "pietraiapedraja, pedraju, pedraghe, codinatzu, crastalvu, crastarzu, pedrighinarzu, pedrarzu, pedredu, pedrarza, pedrighinaju, codinarzu, codinattu, marràrgiu, marrarzina, modinia, muderina, muridina, muredina, moredina, moderina, muridinarzu. "  Per quanto riguarda l'articolo determinativo"sos" della suddetta località (sos marraggios), che di sicuro non è campidanese; questo è giustificato dal fatto che nel Barigadu si parla una lingua "de mesania" ossia parlata mista tra campidanese e nuorese. La seconda località (pitzu e murtas), rivela coincidenza tra parlata campidanese e quella nuorese.

6 commenti:

  1. Le tue ricerche a puntate, sostenute da un solido back-ground tecnico scientifico, ci convincono a cercare con Google Maps allineamenti su rette di mureddinas e nuraghi o possibili posizionamenti su traiettorie circolari. Devo anche dire con inaspettati e sorprendenti riscontri che possono voler dire che quanto affermi non siano fatti isolati o fortuiti. Sembrerebbero, infatti, assumere un rilievo spaziale diffuso in prossimità di nuraghi. Noi potremmo solo limitarci a segnalare eventuali siti giudicati promettenti. Ti avevo indicato Suelli, ora, con maggior entusiasmo, ti propongo Milis. E, vorrei sbagliarmi, ma credo che il tuo lavoro aumenterà in modo esponenziale nei prossimi mesi, perchè ritengo che tu sia su una buona strada.

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    1. L'obiettivo è proprio quello di suscitare interesse e spirito di ricerca nei nostri lettori, visto che il parco di Google è aperto a tutti. Naturalmente bisogna stare attenti a non prendere cantonate... nel senso che quelle che ci sembrano strutture significative necessitano comunque di un sopralluogo per non prendere i classici “fischi per fiaschi”. Lo dico con cognizione di causa.
      Ergian45 ti ringrazio per la segnalazione e ti sarei grato se mi indicassi le coordinate geografiche del sito di Milis; dato che è abbastanza vicino, potrei visitarlo con facilità.

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  2. A dire il vero MARRARGIU non mi pare proprio campidanese. Basta pensare che la località Capo Marrargiu, resa celebre per le operazioni militari dell'affare Gladio di cossighiana memoria, sta sulla costa occidentale fra Alghero e Bosa.
    Ciò naturalmente non inficia in nulla i tuoi ragionamenti che, se basati su realtà acquisite, sono buoni a prescindere.
    Nel Campidano di Cagliari c'è una zona che si chiama IS MARROCCUS, situata sulla collina approssimativamente sopra la spiaggia di Torre delle Stelle. Esiste anche una variante, IS BARROCCUS, che se non sbaglio dà il nome a una diga presso Isili.
    Nel vocabolario di Giovanni Casciu, per indicare una pietraia riporta il vocabolo MRAGAXONI o MRAGAXORI, che è poi la pronuncia in sardo del paese di Morgongiori.
    Ho idea, benche non ne sia sicuro, che anche il vocabolo Zeppara (con sa zeta dura com'è usuale per il sardo) significa anche'esso un terreno sassoso. SA ZEPPARA, oltre che il paese vicino ad Ales, è nome di parecchie località di campagna, almeno nella zona a sud di Oristano.
    Ora io non mischierei i termini MARRARGIU, MARROCCU, ecc. con quello di MURIDINA, essendo i primi relativi a conformazioni naturali del terreno, l'altro riferito a qualcosa di artificiale, costruito da mano umana.
    Non ti "spantare" se io scrivo barroccu con due ci, mentre sulle carte geografiche forse lo trovi con una sola c. Anche Marroccu, il cognome, esiste con una o due ci. Bisogna ricordare che quando un vocabolo possedeva un suono meno forte come per esempio Antiocu, ha finito per diventare Antiogu. Non ho ancora sentito che un Marrocu o un barrocu sia diventato Marrogu o barrogu. Evidentemente il suono duro delle due ci ha preservato la giusta pronunzia nel trascorrere dei secoli.

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    1. Francu, il vocabolo l'ho trovato nel vocabolario di A. Rubattu.

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    2. L'ho capito, ma non è il Vangelo.

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    3. Certo che non è il Vangelo... neanche il Vangelo è vangelo... almeno per alcuni.

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