venerdì 29 gennaio 2016

Sulle invenzioni del tempio della scienza

di Mikkelj Tzoroddu
Da certo tempo, abbiamo deciso di operare quella “discesa in faceboocco” che, da alcuni non ci si sarebbe mai aspettata. Certo, se gli ambiti in cui eravamo soliti rilasciare nostre dichiarazioni avevamo reiteratamente definito “salotto” quì, la caotica successione di interventi (per lo più telegrafici, la quale definizione da esatta la misura della poca considerazione che si dedica al luogo da parte dei più, nonché la minima attenzione, da parte degli stessi più, agli argomenti trattati) ci permise fin da subito, definire l’ambito faceboocco come una “riunione di condominio”.

martedì 26 gennaio 2016

Antiquarium arborense di Oristano. La tarda scritta nuragica tharrense della luce salvifica per il figlio (non nominato) di Yhwh. Il 'segno' complesso della λοξότης (obliquità).

di Gigi Sanna

              Fig. 1                                                                  (trascrizione) 
  Nella nostra relazione sulla scrittura nuragica tenuta durante il Convegno della Facoltà di Medicina all'Università di Sassari (1) avevamo enucleato le regole o  norme che facevano sì che una scrittura, un certo tipo di scrittura arcaica sarda, potesse essere a buon diritto chiamata 'nuragica'. I diversi requisiti, con la doverosa esemplificazione, sono stati pubblicati nel Blog del giornalista Gianfranco Pintore e successivamente nella rivista Monti Prama (2)

venerdì 22 gennaio 2016

1835: l'abate Arri, il culto degli astri dei nuraghi e i mega-altari dei Cananei. Fiat Nur

"Signore, si tratta delle più rimote antichità sarde, e però nostre patrie le quali non solo saranno di mezzo per ravvicinare tra loro antiche nazioni, ma possono ajutarci a spiegare molte voci storiche della S. Scrittura, nelle quali anche i più dotti interpreti biblici fecero finora naufragio." (1, Arri 1835).

"Questo tipo di datazioni (inquadrate nei racconti biblici, ndr) permisero comunque - complice il caso - all’Abbate Giovanni Antonio Arri la sorprendente datazione dei nuraghi «a circa 1450 avanti Cristo»: cioè a tempi non difformi da quelli accertati dagli studi attuali".(2, Contu 2007)


giovedì 21 gennaio 2016

Alcune riflessioni sul nuraghe Santa Barbara di Villanova Truschedu

di Sandro Angei


  Nel mio articolo “Il toro sul’altare” ho lasciato in sospeso un primo particolare che qui intendo riproporre; e ignorato una seconda particolarità che mi sembra degna di nota.


mercoledì 13 gennaio 2016

L'opinione dello scultore Peter Rockwell: le raffinatissime (e levigate) statue di Monte Prama

Lo scultore ci racconta le tecniche utilizzate dagli artisti di Mont'e Prama. E svela come all'epoca, nel Mediterraneo, solo l'Egitto poteva rivaleggiare con le statue del Sinis: dagli abrasivi utilizzati per levigare le sculture alla gradina. E forse furono proprio gli scalpellini sardi ad inventare  strumenti ancora oggi utilizzati dagli scultori moderni: in particolare gradina e raschietto. 

Testo e immagini da: Peter Rockwell, «Le tecniche antiche» In: Le sculture di Mont’e Prama–Conservazione e restauro" 2014, Gangemi editore, pp. 353-360 (nostro il grassetto)




venerdì 8 gennaio 2016

Considerazioni alla finestra, tra tori, centauri, croci e chiari di luna


 

   In quest’ultimo periodo abbiamo assistito, ed alcuni partecipato, ad una specie di telenovela dove la maggior parte degli attori parlavano la stessa lingua, mentre colui che si presentò come attore di consumata esperienza, parlava turco e capiva arabo; in sostanza non c’era sintonia nel dialogo, ma non era una

martedì 5 gennaio 2016

Il tecnicismo della luce del Toro

Il tecnicismo della luce del Toro:
Nuova linfa vitale negli studi archeoastronomici sui Nuraghi,
Nonché una nota critica sull’orientamento degli ingressi dei nuraghi
A cura del G.R.S. Gruppo Ricerche Sardegna
(Tonino Mura, Sandro Garau, Alessandro Atzeni)

lunedì 4 gennaio 2016

IL TORO SULL'ALTARE: riflessioni sul S. Barbara di Villanova Truschedu

di Francu Pilloni

Il nuraghe Santa Barbara, quello di Villanova Truschedu, a leggere quanto ne hanno scritto chi più ne sa, pare che sia unico nel suo genere perché conta su uno spazio interno fra le due torri, per altro diviso da un muro in due locali, che possono apparire come disimpegni o, a essere espansivi, come un cortiletto diviso in due.
Poco male che gli Archeologi abbiamo chiamato tutta la gamma, anche se pare appunto che sia l'unico esemplare del genere, come “Nuraghe a tancato”, proprio perché con i vocaboli tanca, tancau, cungiau viene individuato un possedimento cinto e protetto da muro più o meno alto. In special modo, tanca e tancau individuano possedimenti molto estesi, certo non cortili di meno di 50 mq di spazio.