mercoledì 6 giugno 2018

QUALE IL NOME DEI GUERRIERI DI MONTE PRAMA?

di Gigi Sanna
O NEPHILIM O SHARDAN. OPPURE GGHNLOY (od. GIANGALLOY) CIOE  GIGANTI (ZIGANTES).
 
Era nell’aria da diverso tempo. I ‘Giganti’ come nome ‘rompevano’. E molto. Per i ‘giacobini’ intellettuali illuminati è nome mitopoietico, di un modesto passato gonfiato dall’esaltazione, foriero di creste ‘sardiste’ troppo sollevate e di chi sa quali disastri razzistici per l’avvenire. Meglio le statue dei Giganti chiamarle semplicemente ‘statue di Monte Prama’  da parte dell’archeologia ufficiale. Quindi, a ben pensarci,  un vero e proprio rimbrotto per il curatore del volume (2012)  di Bedini, Tronchetti, Ugas e Zucca intitolato ‘Giganti di pietra’. Addirittura con sottotitolo ‘MONTE PRAMA. l’Heroon che cambia la storia della Sardegna e del Mediterraneo’. Troppa enfasi per i modesti soggetti e troppa storia per un’isola senza storia, senza immagine definita e senza ‘gloria’ per definizione. Da allora e per sempre.

Si sa: ai ‘nuragici’, come ho detto altre volte,  hanno voluto togliere tutto tutto, la storia, le guerre e i commerci, la cultura, la religione, la scrittura, la lingua. In una parola l’identità. Ora si tenta di togliere, in nome di un fumoso quanto pasticcione scientismo archeologico-linguistico, anche il nome delle statue di coloro che maggiormente per secoli e secoli (mezzo millennio e più)  erano a capo dell’Isola. E come? Sostituendo la voce ‘Giganti’, entrata ormai a vele spiegato nell’immaginario collettivo (e direi non solo sardo), con la voce ‘Eroi’. Pertanto il nostro testo di introduzione alla scrittura nuragica dovrebbe intitolarsi d’ora in avanti  (con l’esito comico che ne conseguirebbe) ‘I geroglifici degli Eroi’ e le stesse ‘tombe de sos zigantes (o giogantinos)’, di antichissima memoria, tombe degli ‘eroi’. Ve la immaginate voi una ‘tomba di Eroi di Sos Ozastros, di Eroi di Biristeddi, di Eroi di Bidistili, di Eroi di Madau, di Eroi di Pedras Doladas., ecc. ecc.?  Chissà, forse tombe di un’antica Brigata Sassari di ‘dimonios’
  Ma il grottesco non importa a certa gente. Via le tombe ai Giganti e via le statue ai Giganti. I Giganti sono un ‘mito’ non sono mai esistiti e sono esistiti solo ‘capi’, ‘signorotti locali latifondisti che sfruttavano il proletariato e che si sbudellavano ogni tanto tra di loro offendendo i castelli altrui e difendendo i propri (Lilliu). Risibili megalomani da statue faraoniche di ispirazione ‘levantina’. Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere per la superficialità linguistica e l’incapacità di capire prontamente che la voce ‘Eroi’  è la meno indicativa per denominare i ‘kolossoi’ sardi antichi in quanto d’uso greco. Perchè furono i greci a chiamare ‘heroes’ dormienti i Giganti presso le cui tombe accorrevano i pellegrini per il rito dell’incubazione. Ma si stia attenti. Gli stessi greci usarono il termine ‘eroi’ (che contiene -come si sa - non poche accezioni di senso)  non per notare degli ‘eroi di guerra’ ma per notare ‘persone semidivine’, delle divinità in terra, dei figli di una qualche divinità.
   Il nome dei ‘Giganti’ originariamente fu quello di Nephylym’ (giganti) citati dalla Bibbia quando i semitici, in un periodo che non è dato sapere, giunsero in Sardegna portandosi appresso il loro Dio (‘el yh), la sua scrittura (sacra) e la sua ‘religio’. Se si vuole erano gli ‘shrdn’ (i signori giudici) figli nobilissimi del Dio ‘Signore Giudice’ da cui prendevano la denominazione. Questo è quello che risulta dai documenti scritti. I capi dei nuragici (i costruttori dei nuraghi)  di allora erano nephilim e shardan (Giganti Signori Giudici). Ma il nome ‘nephylym’ non ebbe fortuna perché il semitico in Sardegna dovette fare i conti con l’indoeuropeo antichissimo sardo che cambiò il nome in GGH(N)LOY (gigahloy: odierno giangalloy, ‘piccolo gigante’,  persona molto alta, spilungone), titolo onorifico,  che si trova attestato due volte nei sigilli dei Giganti di Monte Prama rinvenuti in Tzricotu di Cabras). Il nome GGHNLOY è della stessa radice indoeuropea di gigas, gigantis (latino), di ghigas, ghigantos (greco), di gyant (inglese). I sardi praticamente usavano la stessa parola, da tempi antichissimi, per denominare una persona molto alta. E non è un caso che la toponomastica in tutta la Sardegna, nessuna parte esclusa,  abbia conservato quella voce.




Ergo la parola giusta da dare alle statue o è quella shardan semitica, salvatasi in parte nei documenti scritti e  anche nella toponomastica oppure quella di ‘Gigantes’ salvatasi ugualmente nella documentazione scritta e nella toponomastica. I Sardi di oggi, forse istintivamente, pur derivando il loro nome dal semitico shrdn (nome con cui gli egiziani e gli orientali ci chiamavano) hanno privilegiato l’indoeuropeo loro antico e chiamato le statue ‘Giganti’(italianismo di ‘zigantes’) sia perché ‘gigantesche’ in qualche modo sono quelle statue sia perché il termine è rimasto nel loro uso linguistico.
                  

13 commenti:

  1. No carissimo, sulle Tombe dei Giganti ti sbagli: è proprio lì il nocciolo della questione; quella che non si vuole è proprio l'assonanza Tombe dei Giganti-Giganti di Monte Prama; perchè qualcuno non osi pensare che ci sia continuità culturale! e non lo dico io, lo dicono loro nel testo dal titolo GIGANTI o EROI? " I nuraghi, così chiamati da millenni, e le “tombe dei giganti“, come le ha chiamate la gente di campagna, sono i ciclopici monumenti dell’età del bronzo della Sardegna (circa 1700-1200 a.C.).
    Le statue di Mont’e Prama, le necropoli, i villaggi e i santuari sono il prodotto di una rivoluzione culturale che inizia negli ultimi secoli dell’età del bronzo e dà i frutti più rigogliosi durante l’età del ferro (circa 950-730 a.C.). "

    Hai capito? non frega nulla delle manie di Gigantismo, si vuole dire: in fin dei conti non sono nuragiche, quelle sculture.
    P.S.: Ti comunico che io sono una gente di campagna, perchò le TdG le chiamo tombe dei Giganti. Sei di campagna pure tu?

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  2. Eh, queste 'genti di campagna' de 'is contus de forredda'! Putzi, putzi!

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  3. Debunking (di campagna) contro debunking (di città?)!

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  4. Che poi averli battezzati “giganti” trova giustificazione (mi sembra) anche solo nel fatto che in pratica tutta l’arte plastica antica sarda (almeno quella “realistica”) risultava ad allora essenzialmente miniaruristica.
    E quando qualcosa viene “battezzata” quel nome diventa suo, per cui l’operazione di volerglielo cambiare dall’alto (a parte la prospettiva di anni di marketing alle ortiche) è proterva e non può che risultare respingente.
    Poi ci si addentra sui suoi costi e i suoi intenti e viene il peggio, (tra)vestito da bisogno impellente (dopo secoli di case delle fare e quant’altro) di fare pace con la nostra storia; manco le avessimo dichiarato guerra (noi).
    Davvero: trovate pace.

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  5. Per non dire che, se proprio vogliamo essere scientifici, dalla sera alla mattina, in barba a usi, costumi e abitudini e per raggiungere meglio quella pace che tanto ci manca (?), dovremmo ribattezzare il tutto come “le statue (o anche gli eroi, se garba tanto) del colle Prama”. O che figura rischiamo di farci con chi si aspetterà di trovare un Monte Rushmore?
    Se lasciamo “Monte Prama”, allora “Giganti” calza proprio a pennello. Tenerci la nostra scala, in fondo, è il vero segno di una pace con noi stessi, mantenuta o (secondo i casi) raggiunta.

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  6. Ma ripeto, il guaio è che hanno preso un termine, quello di 'Eroi' che è greco e non certo sardo. Termine ambiguo (anche in latino), con somma di ambiguità dovute anche alla sua accezione in lingua italiana dove 'eroe' di norma non significa 'semidio' ma 'combattente' e reso famoso per le 'gesta in guerra'. Tanto è vero che c'è stata subito l'obbiezione da parte di molti che il termine fosse poco o nulla 'scientifico' perché allora si sarebbe dovuto dimostrare quali fossero state le loro imprese in guerra. Insomma, 'eroi' perché e di che?

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    1. L'unico modo per spiegare gesta eroiche sarebbe ammettere che erano Shardana: ma quello è vietato per legge.

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    2. Già! Ma che sia un'anticipazione per un cambio di rotta futuro? Mi sembra di sentirli: 'oggi si è del parere che i Giganti fossero i Shrdn delle fonti orientali'. E si è del parere, date le fonti scritte isolane, che fossero non solo i Giganti ma i Tori Giganti'. E chissà, forse la curva ad 'U' sarà ancora maggiore.

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    3. Ohi ma ci credi che abbiamo visto decine di commenti sul perchè è nato il nome Giganti, sul percome non sia scientificamente corretto, sul fatto che non sia lecito lasciar confondere le "masse " (sic!) tra tombe dei Giganti e Giganti di Monte Prama (questo è uno spauracchio orribile, apparentemente, un diisatro ecologico). Alcune disquisizioni anche dottissime.
      Ma non abbiamo trovato una sola persona che ci spieghi perchè si debbano invece chiamare Eroi, perchè Eroi sia meno di campagna e più scientifico.

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  7. Inoltre tra gli inumati di Monte Prama pare che ci sia una donna. Eroi e Eroine dunque?

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  8. A ben vedere, se di Eroi s'ha da dire, si precisi almeno che gli Eroi classici e quelli moderni sono inventariati per le battaglie che hanno combattuto, indipendentemente dal fatto che abbiano vinto o perso, che abbiano ammazzato o siano finiti uccisi, nei casi cruenti della storia.
    Per me, che dopo aver fatto il militare ho deciso di evitare gli Eroi e ogni tipo di eroismo collocandomi felicemente fra la gente comune, per me dicevo i veri Eroi dei nostri giorni sono gli uomini acculturati che combattono la battaglia contro i Giganti di Monti Prama, armati di poca scienza e di assurdo malanimo verso la Storia, dato che cercano di strappare qualche pagina dal suo libro solo perché non gli tornano i conti con i copia-e-incolla di cui si sono nutriti. Sono Eroi che non passeranno alla Storia non ostante la loro pervicacia nel combattere una battaglia persa: si sentono assediati come se fossero nel ridotto di Fort Alamo, ma chi sta fuori non è un nemico, ma la gente comune.
    Non sono riusciti a sostenere lo sguardo dei Giganti e il loro cervello s'è squagliato.

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  9. Eroismo e gigantismo convergono verso la santità; per tanto: eroismo, gigantismo e santità definiscono un individuo che raccoglie in se tutte le virtù che tendono ad avvicinarlo alla divinità, chiunque essa sia.
    Papa Pio IX definì la “mistica” Veronica Giuliani “un gigante di sanità”.
    Papa Francesco parla di “santi ed eroi” non come super uomini ma uomini “amici di Dio”.

    Il termine “misticismo” ha il significato di:
    - Atteggiamento spirituale, tendente all'unione col divino mediante il superamento dei limiti naturali o l'annullamento della personalità individuale.
    - Dottrina che afferma la possibilità, nell'uomo, di giungere all'assoluto, prescindendo da ogni procedimento logico oltre che dai dati dell'esperienza sensibile, facendo appello a segrete, soprannaturali capacità di cui l'uomo appare misteriosamente dotato.

    Il termine “eroismo” e di “eroe” ha il significato rispettivamente di:
    - La presenza, in un essere umano, di un grado eccezionale di coraggio e di abnegazione.
    - Persona che per eccezionali virtù di coraggio o abnegazione s'impone all'ammirazione di tutti.
    - Essere semidivino (per la mitologia classica, figlio di un mortale e di una dea), cui una stirpe attribuisce gesta prodigiose a proprio favore.

    Il termine “gigante” ha il significato di:
    - nome di esseri di statura e forza straordinaria a cui sono attribuite imprese eroiche, costruzioni di città, ecc.
    - in senso figurato: Persona che domina incontrastata in una determinata attività.

    Se ora andiamo ad esaminare questo po' po' di definizioni, ci rendiamo conto che “eroi”, “giganti” e “santi” sono tutti termini che troviamo nelle definizioni attribuibili all'età nuragica.
    Sentiamo parlare di tombe di “giganti”, dove riposano gli “eroi”.
    Di quali eroi si parla? Di coloro che in battaglia erano visti come un faro di abnegazione e sprezzo del pericolo e della propria vita per la difesa della patria, il villaggio di appartenenza, il clan o la stessa famiglia; oppure il termine “eroe” era attribuito a colui che essendo spiritualmente vicino alla divinità, era ritenuto e celebrato quale tramite tra l'individuo e il dio stesso? Con tutto il rispetto verso quegli eroi, penso che nessuno andrebbe a sottoporsi al rito dell'incubazione vicino alla tomba di Giuseppe Garibaldi o di Enrico Toti o di Domenico Millelire.
    Troviamo nella scrittura nuragica il termine “santo” in tante epigrafi e stringhe scrittorie. Santità, si badi bene, è attributo della divinità, e non solo in età nuragica, ma secondo l'attuale definizione: “Attributo della divinità in quanto sommamente venerabile; spesso in formule d'invocazione devota”.
    Per tanto quando parliamo di santi, parliamo di uomini che si avvicinano in modo eroico e gigantesco alla Santità del Divino.
    I giganti di Monte prama, non erano di certo fisicamente “giganteschi”, lo erano per la loro investitura, agli occhi del popolo, quali figli della divinità.
    Se Efisio fosse davvero esistito quale personaggio cattolico in età romana, sarebbe stato “santo”, non per via delle sue azioni eroiche guerresche, ma per la sua azione eroica nella difesa della fede da lui abbracciata. Ma Ephisio, in quanto “santo” nuragico (norense?!) fu reputato “santo” quale figlio di quel “yhw” cananaico, che imperava in quella Sardegna ed impera ancora nelle stringhe scrittorie nuragiche.
    Per tanto, se vogliamo, possiamo attribuire a quei personaggi di Monte prama l'appellativo di Santi giganti, eroi mistici di Monte prama.

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  10. Chi sa, Sandro, se le definizioni che trai dalla Treccani o da Wikipedia su termini come gigante, eroe, santo, misticismo, hanno influito sulla decisione del committente e dell'artista per fare statue gigantesche per uomini di un metro e sessanta.
    Tutte le definizioni che oggi recuperiamo nella quotidianità non sono arnesi validi a spiegare perché quelle statue gigantesche hanno quelle sembianze. Ti sembrano sguardi mistici di santi, di eroi scatenati in battaglia o che cos'altro paragonabile a un Ronaldo che fa gol in rovesciata, a un bagnino che salva un bagnante o a che cosa?
    Certo, a guardare la bocca, non mi paiono paragonabili al Tardelli mondiale.
    Forse bisognerebbe basarsi su argomentazioni che oggi ci appaiono meno razionali, perché la ragionevolezza muta con il sentimento che chiamiamo senso comune.

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