I nuragici, come sappiamo da tempo (1), adoperavano i simboli numerici servendosi di punti, di tacche verticali e di sbarrette orizzontali. I sigilli di Tzricotu in particolare, sempre rigidamente ossequenti alla legge del tre (2), ci fanno vedere chiaramente questi tre aspetti , come si può notare dalla fig. 1 e dalla fig. 2 (trascrizione e grafemi numerici evidenziati con il colore).
Fig. 1 Fig.2
Come
si può notare (e come si vedrà meglio più avanti dai documenti) le sbarrette
verticali possono essere oblique e verso destra e verso sinistra e la sbarretta
orizzontale può essere arcuata verso l’interno.
I
numeri quindi possono essere realizzati attraverso questi tre simboli base:
Tab.1
Non
sappiamo però, perché nessun documento per ora lo attesta, se il tre a sbarretta orizzontale si
combinasse con i punti o le sbarrette verticali. Ma è presumibile che ciò
avvenisse per ottenere in maniera più rapida e sintetica la numerazione (v.
tab. 2)
Forniamo però ora, oltre al documento di Tzricotu di Cabras, una serie di esempi documentari con le tipologie dei numeri ottenuti attraverso le simbologie numeriche punto, sbarretta verticale e sbarretta orizzontale.
Fig.3. Sigillo in olivina di Sardara. 11 punti (fori) Fig. 4. Il ‘brassard’ di Is Locci Santus I due + due punti (fori)
Fig.7. Nuraghe Alvu di Pozzomaggiore. Le quattro x tre sbarrette verticali Fig.8. Mogoro. Sa serra ‘e sa fruca. tre sbarrette verticali
Fig.9. La Prisgiona di Arzachena Sbarrette verticali e oblique Fig.10. Nuraghe Zuras di Abbasanta. Sbarrette verticali e linea orizzontale.
- I valori traslati dei numeri.
Ma sarà bene, sulla scorta di numerosi documenti che li
attestano, fornire l’elenco dei numeri ( e delle corrispondenti figure geometriche)
che vanno al di là del numero stesso e servono a dare, per convenzione di
sistema, un particolare costante
significato:
Numero 1: (punto, foro,
cerchietto, sbarretta verticale o obliqua):
prima lettera dell’alfabeto, ‘aleph, toro, ‘ak, fallo.
Numero 2: (due punti, due
fori, due animali, il seno, una doppia base o predella, due occhi, un
rettangolo, una bipenne, ecc.): la
seconda lettera dell’alfabeto e cioè beth (5).Numero 3: (tre punti, tre sbarrette verticali, una sbarretta orizzontale, un triangolo, un cuneo, tre cerchi concentrici, tre cose, tre grafemi, ecc.): Dio, perfezione, lettera ‘he’ (forse perché terza lettera dell’alfabeto nuragico).
Numero 4: (quattro linee verticali o oblique, quattro punti, un quadrato, un rombo, una croce, quattro animali, quattro torrette, ecc.: forza, potenza, energia, solidità.
Numero 5: (cinque puntini, cinque sbarrette verticali o oblique, cinque torri (4 +1), cinque cerchi concentrici, la mano (cinque dita), ecc.: potenza, toro.
Numero 6: (sei colonne, sei
betili, sei aste, sei punti, due triangoli, due cunei, ecc.: Il dio più il determinativo, il dio
androgino (3 + 3).
Numero 7: (sette raggi
solari, sette pietre, sette cerchietti, sette punti, sette tori, sette nodi di un castone, sette colombe,
sette aste verticali o oblique, ecc. : santo,
santità.
Numero 8: nessun valore apparente.
Numero 9: tre triangoli, tre
cunei, nove aste verticali o oblique, nove punti, nove tori,ecc.: immortalità, continuità, eternità.
Numero 10: nessun valore apparente.
Numero 11: nessun valore
apparente.
Numero 12: (disco, cerchio,
12 puntini, 12 aste verticali o oblique, 12 tori, 12 colombe, ecc.): luce, il doppio luminoso, sole- luna.
2. L’iterazione logografica. I quadrati e i tori della chiesa di San Nicola di Trullas
Nel sistema simbolico numerale convenzionale del nuragico rientra quella che possiamo chiamare (e abbiamo già chiamato) ‘iterazione logografica’. Essa si basa sul procedimento della ripetizione di una voce, di un nome, di una cosa, di un animale per un certo numero di volte le quali non devono essere lette ripetendole singolarmente ma lette per il ‘senso’ convenzionale che offre il numero nella detta ripetizione. Se ad scriviamo la voce ’ab sette volte (‘ab ‘ab ‘ab ‘ab ‘ab ‘ab ‘ab) dobbiamo leggere ‘ab sette, ovvero ‘padre santo’; se lo scriviamo quattro volte (‘ab ‘ab ‘ab ‘ab) dobbiamo leggere ‘ab quattro’ cioè ‘padre forte’ o ‘forza del padre’; se lo ripetiamo (come in Tzricotu) per tre volte 'ab,'ab.'ab, significa ' Dio padre'. E così via. Come si può osservare, il numero ripetuto diventa parola semplicemente perché, come si è visto in elenco, i numeri forniscono un’idea, un senso astratto, un valore che va ‘oltre di essi’. Potremmo fare molti esempi circa l’iterazione logografica ma ci bastino i seguenti perché ci sembrano molto chiari (oltre che molto belli). Il primo lo prendiamo (v. fig. 13) dalla chiesetta campestre di San Nicola di Trullas
2. L’iterazione logografica. I quadrati e i tori della chiesa di San Nicola di Trullas
Nel sistema simbolico numerale convenzionale del nuragico rientra quella che possiamo chiamare (e abbiamo già chiamato) ‘iterazione logografica’. Essa si basa sul procedimento della ripetizione di una voce, di un nome, di una cosa, di un animale per un certo numero di volte le quali non devono essere lette ripetendole singolarmente ma lette per il ‘senso’ convenzionale che offre il numero nella detta ripetizione. Se ad scriviamo la voce ’ab sette volte (‘ab ‘ab ‘ab ‘ab ‘ab ‘ab ‘ab) dobbiamo leggere ‘ab sette, ovvero ‘padre santo’; se lo scriviamo quattro volte (‘ab ‘ab ‘ab ‘ab) dobbiamo leggere ‘ab quattro’ cioè ‘padre forte’ o ‘forza del padre’; se lo ripetiamo (come in Tzricotu) per tre volte 'ab,'ab.'ab, significa ' Dio padre'. E così via. Come si può osservare, il numero ripetuto diventa parola semplicemente perché, come si è visto in elenco, i numeri forniscono un’idea, un senso astratto, un valore che va ‘oltre di essi’. Potremmo fare molti esempi circa l’iterazione logografica ma ci bastino i seguenti perché ci sembrano molto chiari (oltre che molto belli). Il primo lo prendiamo (v. fig. 13) dalla chiesetta campestre di San Nicola di Trullas
Fig.13
Si noterà dalla foto che per tre quarti circa della scritta (6) sono raffigurati sette protomi taurine (per altro tutte diverse) ciascuna di esse all’interno di un quadrato. Uno subito sarebbe portato ad affermare che quella è ‘decorazione simbolica’, raffigurazione ornamentale che richiama l’animale simbolico toro. In realtà non è così perché dobbiamo ‘risolvere’ tutto sforzandoci di capire perché i tori sono sette e perché si trovano tutti all’interno di un quadrato. Il motivo appare chiaro se si ricorre, come in tutti gli analoghi casi di ripetizione grafica, al concetto di ‘iterazione logografica’ che consente agli scribi nuragici non solo di avere la forma (il decus: i tori diversi) e il simbolo (taurino), ma anche il suono (la frase). Infatti bisognerà prendere in considerazione le sette volte del toro e le sette volte del quadrato, si calcolerà il valore simbolico del quattro (quadrato) e quello del sette e si avrà: ‘forza santa toro santo’ ovvero ‘forza santa del toro santo’.
3. Le scritte apparentemente decorative di Santo Stefano di Oschiri e del Nuraghe Nurdole di Orani.
I nuragici
erano molto abili nel fare questi giochetti, nel rendere scrittura persino con la
sola geometria, come si può vedere dalla superba quanto enigmatica scritta di Santo Stefano di Oschiri (7). Infatti, che significato mai
possono avere tre quadrati? Tre quadrati così manifestamente ostentati? Quelli
posti al centro (fig.14) di tutto quel manifesto ‘rebus’ numerico- geometrico preesistente alla realizzazione della chiesetta oschirese? Lo si
capisce se si danno i valori simbolici al quadrato
ripetuto per tre volte che ovviamente
rende il numero dodici. Non dobbiamo certo
leggere ‘quattro, quattro, quattro’ ma, ricorrendo al valore simbolico dei
numeri di cui si è detto, ‘forza (4) lui (3) luce (12), cioè ‘lui forza della
luce’ che in nuragico sarebbe ה עז נר (h ‘oz nr).
Fig.14
Fig.15
- linee orizzontali in numero di dodici
- tre linee
oblique o a zig - zag in numero di dodici
- tre rombi più un triangolo
- una singolaa lineetta orizzontale
- uno schema ad albero con sette (9) rami.
Servendoci e dell’alfabeto nuragico e dell’iterazione logografica avremo le sequenze grafico fonetiche:
- lui (3) luce(12) h nr
- lui (3) luce (12) che dà la vita (hy) h nr
hy
- lui (3) forza (4) della luce(12) h ‘oz nr (v. la stessa sequenza, ma per rombi, di Santo Stefano di Oschiri )
- Lui /
(3) albero (della
vita) santo (7) h qph qdsh
Note e
riferimenti bibliografici
2. Sanna G., 2004, Sardȏa grammata. ‘’ab ‘ag sa’an yhwh. Il dio
unico del popolo nuragico, S’Alvure Oristano, 4, pp. 85 - 179. La ‘legge’ del tre con valore magico - religioso (il tre è la divinita e Tin e Uni sono il sei ovvero l’androgino) venne presa ed
esaltata dagli scribi etruschi (v. Sanna
G., 2014, Il nome di
Tharros (THARRUSH) in
un' iscrizione nuragica, etrusca e latina del III - II secolo a.C. Un Lars di
nobile origine etrusca 'curulis' di Roma
in Sardegna, in monteprama blogspot.com
(27 aprile); idem, 2014, Giochiamo a dadi e impariamo l'etrusco. I dadi enigmatici (KYBOI LOXOI) di Tin e di Uni. Il gioco combinatorio circolare delle 'parole- immagine a contrasto ' e dei 'numeri alfabetici' dei dadi di Vulci; in monteprama blogspot.com (8 novembre); idem, 2014, Stele di Avele Feluskes. I nobili etruschi figli di Tin e di Uni. Scrittura e lingua dei monumenti funerari. L'acrofonia sillabica e non, la numerologia e la chiara dipendenza dell'etrusco dal nuragico (28 Novembre); idem, 2015, Cerveteri. L'iscrizione (IV sec. a.C.) del cosiddetto pilastro dei Claudii. Laris Aule Larisal figlio di Tin e di Uni. Il linguaggio dei numeri nuragico ed etrusco. I documenti di Crocores di Bidonì e di Nabrones di Allai (11 gennaio).
3. La maggior parte di questi documenti, presenti nelle collezioni private, nei Musei Archelogici ('nazionali' e non) della Sardegna, nei massi e nei ruderi delle campagne, nei Nuraghi, nelle Tombe di Giganti, nei Pozzi sacri, è ormai nota attraverso nostri libri, articoli miei e di altri studiosi apparsi su quotidiani, locali e non, attraverso numerosi saggi (oltre cento) da noi pubblicati nei Blog diretti da Gianfranco Pintore, da Atropa e, di recente, da Sandro Angei. Alcuni di essi (Sigilli di Tzricotu di Cabras, barchetta di Teti, ecc,) sono conosciuti anche perché discussi in documentari televisivi delle reti locali, nazionali (RAI 1) e internazionali (BBC).
4. V. Sanna G., 2010, il documento in ceramica di Pozzomaggiore; in Melis L., Shardana, Jenesi degli Urim, PTM ed. pp. 153 -168.
5. In alcuni documenti nuragici (bronzetti) però il 'doppio' può assumere valore non numerico ma acrofonico di 'm' dalla voce paleoebraica 'MShNH'.
6. Di detta scritta
complementare ad un'altra (e forse ad altre), presente sempre nella stessa chiesetta, si parlerà, presto, in maniera più dettagliata in un nostro articolo apposito in fase
di realizzazione. Basterà qui dire che i primi due tori sulla sinistra di chi guarda, non inseriti in dei quadrati, costituiscono lettura a parte o, se si vuole, 'iniziale', rispetto a quella dei sette tori. Il primo toro è abbinato ad un alberello di palma e il secondo, come sembra, ad una scure(bipenne). Nel primo caso la simbologia sembrerebbe essere quella del (dio) toro (potenza) della vita e nel secondo simbolo della morte.
7. E' quasi inutile dire che le scritte, basate sulla numerologia (cerchietti, punti, cerchi, quadrati, croci, rettangoli, triangoli), non sono state comprese come 'nuragiche' e sono state ricondotte, addirittura, al periodo...bizantino (per indizio della presenza di una croce all'interno di un cerchio!). Invece esse sono, a nostro giudizio, tra le espressioni più grandiose, anche per organicità, dell'arte dello scrivere criptico o a rebus dei nuragici con il massimo dell'astrazione simbolica.
8. La scritta faceva parte, insieme ad altre (oggi ugualmente custodite presso il Museo nuorese), del paramento esterno superiore (il cerchio 'solare' della torre principale) del Nuraghe.
9. Così sembrerebbe, calcolando lo spazio residuo e la distanza esistente tra gli altri segni obliqui, ovvero i 'rami' dell'alberello raffigurato schematicamente.
Avrei tante domande da fare Gigi,ma non sono molto portato per il dialogo virtuale,ma vorrei chiedere riguardo la pietra di Loghelis.Perchè un triangolo e non nove?Grazie Gigi ho cominciato a percepire qualcosa
RispondiEliminaPerché dovrebbero essere 'nove' i triangoli?
RispondiEliminaIo piuttosto mi sarei aspettato un'altra bella obbiezione osservando quella 'scritta'. Proprio bella. Sempre a proposito dell'iterazione logografica ed al numero dei tori. L'ho lasciata apposta per dare possibilità di interazione. Ho sempre cercato di far riflettere su un dato della ricerca (epigrafica e non); che guardare non è mai vedere.
RispondiEliminaPer fare obbiezioni non sono ancora pronto,mi piace molto ascoltare.,i triangoli mi sono saltati agli occhi guardando ai bordi del reperto,racchiudono I tre rombi.Però come dici tu,guardare non è vedere.Saluti.
RispondiEliminaL’aver chiarito questo aspetto è di fondamentale importanza per la corretta interpretazione della scrittura nuragica, che sembra voglia esprimere il numero quale principio fondamentale. Il numero prende vita ed esprime un concetto capace di dialogare con la divinità e solo con lui. I numeri vengono presi dall’intimo della natura per definirla nella sua essenza, tanto che la divinità è unica “1”, ma androgina “2” e perfetta “3” come il triangolo (la prima figura che scaturisce dall’unione di punti), forte come le “4” zampe del toro e potente quando a quelle zampe viene associata la forza del suo collo: 4+1 = “5”. Tanto potente da dare la vita ed in questa accezione è definita dio androgino perfetto: 1+2+3 = “6”, che per via di tale natura è ritenuto santo “7” e capace di rigenerarsi all’infinito: 3 volte 3 = “9” nello spazio e nel tempo attraverso la luce del sole che, coadiuvato dalla luna, scandisce la vita umana di anno in anno in “12” fasi.
RispondiEliminascusate la curiosità, ma perchè nelle partiture del reperto della figura 15 ci vedete linee orizzontali, linee oblique, linee a zig zag, linee ramificate e poi 3 rombi (quindi 3 aree di figure geometriche) anzichè linee ad X più una linea orizzontale alla base, quindi soltanto linee?
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