In quest’ultimo periodo abbiamo assistito, ed alcuni partecipato, ad una specie di telenovela dove la maggior parte degli attori parlavano la stessa lingua, mentre colui che si presentò come attore di consumata esperienza, parlava turco e capiva arabo; in sostanza non c’era sintonia nel dialogo, ma non era una
questione di doppiaggio, per il quale avremmo chiesto l’intervento di un doppiatore che potesse tradurre in italiano la parlata turca e spiegasse all’attore, in veste di traduttore questa volta, che i suoi interlocutori non erano arabi ma italiani; La questione dicevo è, che l’attore, che poi si rivelò essere una Comparsa, non avendo dimestichezza con la nostra cultura, pensava di impressionarci, parlando nella sua lingua, della sua divinità unica “Selene” (che poi abbiamo scoperto, unica non è per lui, perché egli adora pure le stelle del firmamento, ma solo quelle che non si vedono più, probabilmente in uno slancio di nostalgico rimpianto per quella croce che i suoi avi vedevano tutte le notti guardando a mezzogiorno e lui ora può solo portare appesa al collo), non capendo che noi si parlava di tutt’altra divinità, materialmente più importante, più potente e più costante nelle sue manifestazioni ossia, Sua Divinità il Sole; benché non pensiamo che Selene sia da aborrire, per carità, ma ella è più mite e nel contempo, per così dire: più lunatica, esprimendo il culmine delle sue esibizioni ogni 18 anni circa.
questione di doppiaggio, per il quale avremmo chiesto l’intervento di un doppiatore che potesse tradurre in italiano la parlata turca e spiegasse all’attore, in veste di traduttore questa volta, che i suoi interlocutori non erano arabi ma italiani; La questione dicevo è, che l’attore, che poi si rivelò essere una Comparsa, non avendo dimestichezza con la nostra cultura, pensava di impressionarci, parlando nella sua lingua, della sua divinità unica “Selene” (che poi abbiamo scoperto, unica non è per lui, perché egli adora pure le stelle del firmamento, ma solo quelle che non si vedono più, probabilmente in uno slancio di nostalgico rimpianto per quella croce che i suoi avi vedevano tutte le notti guardando a mezzogiorno e lui ora può solo portare appesa al collo), non capendo che noi si parlava di tutt’altra divinità, materialmente più importante, più potente e più costante nelle sue manifestazioni ossia, Sua Divinità il Sole; benché non pensiamo che Selene sia da aborrire, per carità, ma ella è più mite e nel contempo, per così dire: più lunatica, esprimendo il culmine delle sue esibizioni ogni 18 anni circa.
Bene, passando ai fatti concreti che poco hanno a che fare con le telenovelas, voglio rimarcare che in questi ultimi post abbiamo assistito ad una sequela di interventi ad dir poco incomprensibili da parte di chi voleva metterci in difficoltà e soprattutto voleva screditare il livello culturale di chi scrive e commenta in questo blog, ma non solo, sparando a zero su altri ricercatori che in buona fede ed alacrità portano avanti il loro lavoro in modo appassionato. Il tutto nasce quando un certo geometrino da quattro soldi, con la sua “canna metrica” ha dimostrato che in un certo nuraghe, l’orientamento astronomico era alquanto fuori dalle tolleranze angolari, facendo si che tutta una serie di considerazioni di un archeoastronomo, basate solo sulla teoria di quell’angolo, venissero a cadere; tant’è che un gruppo di ricercatori, che basò a quanto pare (ma io non so), le proprie attribuzioni di angoli su quelle dichiarate dall’archeoastronomo, dimostrò che di tali attribuzioni ben poco a loro importava perché le proprie considerazioni erano dettate da esperienza sul campo; esperienza dimostrata con tanto di fotografie, azimut, altezza sull’orizzonte, ora e data dello scatto; dimostrazione che dava valore e veniva avvalorata, dalla simulazione in 3D di quel geometrino che di nomenclatura lunare non né capisce nulla, ma proprio nulla, ma di motti lunari magari si, avendo una spiccata capacità astrattiva, quella che il Signor Gaspani (archeoastronomo pure lui), pensa non abbia la nostra Comparsa (vedi commento su “Il toro sull’altare” del 5 gennaio 2016 ore 14:43), ma almeno per ora al geometrino la luna non interessa, visto che cercava solo di vedere dal punto di vista strettamente topografico la bontà di certi dati profusi in eleganti pubblicazioni. Metodo strettamente topografico, che prescinde da considerazioni di tipo archeologico, storico e astronomico, in pratica il dato nudo e crudo piantato bene infisso in terra.
Il dato archeologico, storico e astronomico sarebbe venuto dopo, con la modellazione in 3D, sbeffeggiata dalla nostra Comparsa a suon di sagome di cartone, ritenute da lui più efficaci. Modellazione in 3D capace, se supportata da precise misurazioni topografiche, di restituire le manifestazioni solari durante tutto l’arco dell’anno, in pochi secondi; ma questo, a quanto pare, per alcuni è fantascienza o peggio ancora, una inutile spesa di tempo.
Dopo questa fase si è inserita una ipotesi di studio, che come tutte le ipotesi apporta sprazzi di verità basati su dati, osservazioni empiriche e connessioni cerebrali, ma non pretende di proclamare la certezza assoluta. Per tanto l’ipotesi di Sandro Angei vale quanto quella del G.R.S., quella di Francu Pilloni o quella di M.P. Zedda, lì dove nessuna di esse contrasta con la logica.
In ragione di ciò, pensando a tutto il fiume di parole che sono state spese in tre post, per cercare di arginare la sequela d’improperî e scantonamenti vari dalla logica, del costrutto d’idee della Comparsa, nonché cercare di strappargli con domande dirette un semplice “si” o un semplice “no”, d’ora in poi, ritenendo che tali modi d’agire ed esporre siano da aborrire, attiveremo il nostro famoso antivirus che, secondo un algoritmo da noi studiato e messo a punto, eviterà inutili commenti che nulla hanno a che fare con la ricerca della verità.
Naturalmente non avendo il nostro antivirus alcun fine censorio ma solo etico, diamo la chiave per aggirarlo ossia: basta commentare in modo pacato e civile, senza la pretesa di voler primeggiare sugli altri, cercando di apportare alla discussione dati concreti e non “fantasiosi orientamenti relativi a inesistenti finestroni nuragici, benché possibili; ed infine: evitando di accusare e/o offendere persone che hanno tutto il diritto di esternare la loro opinione in modo libero, senza per questo essere tacciati di pressappochismo e incompetenza o dichiarare pasticcione un ricercatore perché si ritiene che la sua nomenclatura dei motti lunari sia fuori dai canoni internazionali, per via di quel "lunistizio medio" definito da A. Gaspani "lunistizio intermedio", per il quale propongo di adottare il termine compromissorio "interstizio settentrionale e meridionale" col quale si possa porre il moto lunare nel giusto anfratto spaziotemporale e collocare me al secondo posto tra i pasticcioni, ma siccome non c'è due senza tre, io avrei già individuato un terzo pasticcione, ma lo tengo in "camera caritatis" ossia quel luogo dove le persone di giusto comprendonio possano esclamare: "Per carità!".
Questo articolo nasce con l’intento di rispondere con forza ad un modo di operare eticamente scorretto e far rinsavire le persone per quanto possibile; in ragione di ciò non sono previsti commenti, che per tanto sono inibiti.
Grazie per la vostra attenzione.