di Mikkelj Tzoroddu
Da
certo tempo, abbiamo deciso di operare quella “discesa in faceboocco” che, da
alcuni non ci si sarebbe mai aspettata. Certo, se gli ambiti in cui eravamo
soliti rilasciare nostre dichiarazioni avevamo reiteratamente definito
“salotto” quì, la caotica successione di interventi (per lo più telegrafici, la
quale definizione da esatta la misura della poca considerazione che si dedica
al luogo da parte dei più, nonché la minima attenzione, da parte degli stessi
più, agli argomenti trattati) ci permise fin da subito, definire l’ambito
faceboocco come una “riunione di condominio”.
Ben,
questo solito pistolotto per raccontare la nostra ultima avventura, basata per
il vero su qualcosa di “serio”.
Ebbene, ringraziamo la nostra Romina per il suo lodevole intento
divulgativo. Ella intese portare a conoscenza del gruppo: “viaggio nelle
antichità della Sardegna” (https://www.facebook.com/groups/461687753894179/?fref=ts) (che risulta
rilasciato 19 ore prima delle ore 11,00 del giorno 08.01.16) un lavoro preso da
Academia ecc., ecc., dal titolo «Sardinian prehistoric burials in a
Mediterranean perspective […]. (1)
Ma,
la ringraziamo ancor di più per averci
permesso di valutare come, le nuove leve (anzi diciamo le leve di mezzo) della
cultura ufficiale universitaria sarda, ancor ben lungi siano dall’essere
autenticamente propositrici di idee proprie! E, rimarchiamo, a scanso di
stupidi equivoci, che noi abbiamo inteso brevemente analizzare il breve testo,
SOLTANTO in relazione al suo contenuto!
Non curandoci affatto del ricercatore che ne è stato casualmente
l’artefice, perché qui si vuol stigmatizzare la impostazione costrittiva e
castrante nel fare ricerca, in auge nei sardi atenei, che dovrebbero essere per
il vero, dei templi della scienza! Ci corre l’obbligo di aggiungere tra
l’altro, che abbiamo conosciuto personalmente, una decina d’anni addietro, la
ricercatrice, ammirando in essa una professionista dotata e disponibile verso
persone qualsiasi quali noi eravamo e siamo, la qual cosa si certifica essere
rara davvero in un contesto di tali impegno e levatura culturale!
Bene,
avevamo iniziato con animo aperto ad imparare qualcosa di nuovo dall’ambito
universitario, il cui compito è per l’appunto, divulgare lo stato dell’arte,
l’ultimo grido, la nuova conoscenza! Pertanto, dopo l’estratto, abbiamo
iniziato a leggere la introduzione all’argomento trattato.
Ecco
cosa ci si è parato di fronte: «La Sardegna dimostra, grazie alla sua
insularità e la sua posizione al centro del bacino occidentale del
Mediterraneo, un lento e graduale sviluppo culturale, in parte condizionato dal
contatto derivante dal mondo aldilà dei confini dell’isola».
AIUTOOO! Hai ben
compreso, caro e attento lettore che ti conduci in questo luogo?
Altro
che universitarie roboanti novità! Qui,
nientemeno, è obsoleto anche il modello letterario su cui poggia l’incipit! Che
la fortuna della Sardegna (di quale fortuna si tratti, poi essi universitari
mai dicono, o forse si riferiscono
alla, sempre da essi, supposta, fortuna d’esser stata da tutti gli altri popoli
colonizzata!) fosse riposta nell’essere uno scoglio, che il fato geologico ebbe
ad infilare in mezzo al mare, è brodaglia che rifiutammo, nauseati, di sorbirci
dieci anni addietro, pur essendo i camerieri nientemeno che il trio
Mastino-Zucca-Spanu, ed il piatto servito, noto come “Mare Sardum”!
Non
solo, caro lettore ma, ci si aggredisce con altre banalità “pur anco” (qui ci
vuole davvero)! Ci si dice che, grazie
a quella tal doppia fortuna (insularità e posizione centrale), la Sardegna ebbe
uno “sviluppo culturale lento”!
E,
meno male che ti si dice essere terra fortunata, cara Sardegna! Altrimenti ti
saresti vista infilare nel novero delle
ultime tre civiltà dell’intero mondo! Ma, cosa stiamo dicendo! Di tutto
l’intiero insieme dei mondi di tutte le epoche passate!
Ma,
non saresti riuscita, cara Terra Nostra, neanche in questo intento, secondo
quanto ci viene insegnato! No! «Se non fossi stata, in parte, condizionata dal
mondo a te circostante»!
Non
so a te, caro Sardolettore (ed anche a te forestiero che sei qui giunto a spigolare), ma a me son cadute le braccia!
Son rimasto basito da una fotografia della Sardegna ASSOLUTAMENTE CAMPATA IN
ARIA!
E,
qual mai quadro fantasioso ne esca fuori!
Ben lontano oltre le canoniche
mille miglia, dall’autentica storica realtà dominatrice, vissuta dalla
Nostra Isola, almeno a partire dal XIV millennio a.C., fino al 238 a.C.! Non solo nel bacino occidentale del
Mediterraneo, ma anche su buona parte del mondo conosciuto nell’estesa
successione di millenni suddetta!
Dall’Iberia, Francia, Italia, Austria, Germania, Svezia, l’area che cinge il
Danubio, arrivando in Ungheria, in Bulgaria, in Anatolia, attraversando la
Fertile Mezzaluna fino all’Egitto, per terminare nella Libia classica, come
dimostrano davvero, attente e circostanziate letture dei dati storici,
archeologici e genetici di riferimento, di cui son piene le pubblicazioni!
Provenienti da ambito universitario per di più! Certo, NON SARDO per lo più, ma anche sardo, in certa misura!
Finale,
triste considerazione.
La
grande disgrazia di questi scritti, germinati, coltivati, cresciuti e portati a
modello nel sardo ateneo, e divulgati, in più, nella lingua ormai da tutti
compresa è che, provenendo essi da ambito universitario, proprio dagli
universitari di tutto il mondo SONO PRESI PER ORO COLATO!
Questi
ultimi, infatti, ben fiduciosi che uno studio universitario produca probanti
verità, ove necessario, fanno il copia-incolla di queste mostruosità e le
infilano nel lavoro che stanno portando avanti! Con ciò, ducendo alla massima
proliferazione di strampalati assunti sulla Nostra Isola, che una sacrosanta
critica Ricerca, avrebbe gettato, da decenni,
nel cestino della carta straccia!
Tutto
ciò, crea un danno enorme alla corretta conoscenza della vera storia degli
accadimenti che gli antichissimi ed antichi Sardi posero in essere,
condizionando (essi sì!) il mondo circostante!
Come
vedi, caro lettore, l’immaginifico, mezzosecolare modo lilliano di gettar fango sulle verità della Sardegna,
nascondendo il vero e dichiarando il falso, continua ancora, un bel po’, dopo
la sua morte!
note:
(1): https://www.academia.edu/20050160/Sardinian_prehistoric_burials_in_a_Mediterranean_perspective._Symbolic_and_socio-economic_aspects_in_Schulz_Paulsson_B._Gaydarska_B._eds_Neolithic_and_Copper_Age_Monuments._Emergence_function_and_the_social_construction_of_the_landscape._B.A.R._Intern._Ser._2625_7-21
Sono d'accordo, ancorché forestiero, anche sull'uso del pluralis maiestatis per una osservazione così pregnante.
RispondiEliminaPosto che gli istituti universitari, per loro logica intrinseca, sono tavole rotonde per antonomasia, è stupefacente come in Sardegna riescano sempre a far quadrato.
RispondiEliminaQuesta è la pratica dimostrazione della quadratura del cerchio.
EliminaMi scuso in anticipo con Mikkelj, che stimo per la sua schiettezza e precisione, ma devo uscire fuori tema in quanto il post da lui proposto, da una parte denuncia un modo di fare, di scrivere e pensare mortificante per la storia dell’isola, dall’altra ha portato alla ribalta un articolo che potrebbe far luce sulla drammatica distruzione delle statue di Monte prama.
RispondiEliminaLeggendo l’articolo di Maria Grazia Melis si colgono certi aspetti del rito funerario del periodo neolitico ed eneolitico sardo che potrebbero risolvere appunto il grosso problema legato alle statue di Monte prama. Leggiamo infatti al paragrafo intitolato “New, used and broken objects” che nelle sepolture si trovano oggetti anche preziosi sottoposti a frammentazione intenzionale (riturale). In Sardegna le sepolture spesso contengono oggetti, tra i quali anche statuine rotte in punti particolari, il collo, la vita e in genere quei punti più fragili dell’oggetto. In alcuni casi ciò può essere fortuito ma in altri casi no (non è la traduzione letterale ma solo un mio sunto).
Alla luce di quanto scritto, potrebbero le statue di Monte prama essere state realizzate per una successiva frantumazione rituale funeraria, in ragione di un rito ancestrale che dal neolitico o anche prima si svolgeva in onore dei defunti?
Ricordo di aver parlato, molto di sfuggita nel blog Monte Prama, delle rotture intenzionali (ritual breaking) di oggetti rinvenuti in santuari o siti funerari, in contesti anche molto diversi dal Mar Egeo al Piemonte, tanto da essere invitato da un amico a trattarne più diffusamente. Quanto alla preoccupazione di Mikkelj, posso dire che recenti notizie trapelate sulle contraddittorie e non sempre convergenti indagini genetiche, possono aver fatto perdurare questo pregiudizio che, a rigor di logica, appare come antistorico.
RispondiEliminaQuesto mio contributo è quì giunto soltanto ora perché la posta, anche se vi son giunti i privati, rimane sempre la solita "posta che i suoi comodi fa"! Ergo, mi ero impegnato nel frattempo a dare una limatina ed una aggiustatina al testo. In particolare il finale del "finale e grandemente ..." era divenuto più ricco di vera sostanza! Così: "Come vedi, caro lettore a tutto tondo, l’immaginifico, mezzosecolare modo lilliano di gettar fango sulle verità della Sardegna, (spesso) nascondendo il vero e dichiarando il falso, continua ancora un bel po’ dopo la sua morte, a mietere meravigliose vittime di Sarda Cultura! Proprio ad immagine e somiglianza (per esempio) di come la meravigliosa paleolitica Veneretta di Macomer, che mai viene (ancor oggi) presa in considerazione dagli studiosi internazionali di settore! Perché, tu ti chiedi esimio lettore? Ma, perché il Lilliu (contraddicendo il Pesce che la aveva correttamente collocata) ebbe ad inserirla NEL NOVERO DELLE STATUETTE ENEOLITICHE! È questa la prima eclatante prova di tal pervicace ascondimento che ora ci sovviene". mikkelj
RispondiEliminaChiedo ad Ergian45: ti confesso di non aver compreso il tuo: "Quanto alla preoccupazione di Mikkelj, posso dire che recenti notizie trapelate sulle contraddittorie e non sempre convergenti indagini genetiche, possono aver fatto perdurare questo pregiudizio che, a rigor di logica, appare come antistorico". Me ne vorresti fornire delucidazione? Ti son grato fin d'ora. mikkelj
RispondiEliminaRispondi
Sarai contento di sapere allora, caro Sandro che, un paio (credo) di anni fa, uscito dalla British Library ed entrato all'Accademia Belgica, essendo ivi in atto un convegno, vi trovai ad esporre sue esperienze la, da me nomata, Nostra Signora della Soprintendenza (sapete quella innamorata del Peroni e per questo convinta che i Ciprioti avessero inventato il mondo?) per molti anni a Sassari, (al secolo Lo Schiava Fulvia), che stava trattando proprio questo argomento: stava riferendo, in contrasto con altri relatori anche forestieri, che di questa tradizione della rottura intenzionale non era mai stata trovata traccia in Sardegna!
RispondiEliminaAdesso che tu mi ci hai condotto, affermo (peraltro solo a titolo ipotetico): altro ascondimento tendenzialmente orientato, anche, a tacitare quanto tu ipotizzi per i Giganti?
Anche se, mi pare poco probabile essa avesse inteso riferirsi a proteggere luoghi ed oggetti appartenenti alla giurisdizione soprintendentuale casteddaia, perché con lo studio per il lavoro “il falso altare nuragico di Su Mulinu”, ho perfettamente evidenziato, le due soprintendenze essere acerrime nemiche! Con dispetti non di poco conto! Si pensi solo, essere stati gli appartenenti alla soprintendenza del nord a dare la prima spallata (ai più passata inosservata) alla veridicità Ugasiana sull’altare di Su Mulinu!
Ma il fatto generale potrebbe essere da valutare. mikkelj
Come vedi è sempre vero il detto: non tutti i mali vengono per nuocere! E certi articoli sarebbero passati inosservati.
EliminaConsideri provocatoriamente “un male” questo mio contributo? Sono ben felice tu lo faccia!
EliminaCerto, un “vero male a sa conca” per chi viaggia nel solito tran tran su cui è salito goffamente per lo più senza pagare il biglietto! Ma, la tua “fine” osservazione mi è “perfin” (keffigata!) piacevole carezzare, onde porre ancora in evidenza essere stato, NOBILE INTENTO dello esprimermi suddetto, stigmatizzare la imposizione di quel vergognoso imprinting, di cui le prime vittime furono ed ancor oggi sono, gli indifesi discenti delle sarde università, che si porteranno dietro l’infamante marchio anche trasmettendolo per contagio educativo! Infatti, come tu osservi nel pieno contenuto di ultime tue parole e, per come traspare dal dialogo a latere qui intrapreso sulla “frantumazione”, appena il ricercatore si libera dei legacci di congrega, vola alto con pensieri, progetti e lavoro che attengono all’area del godibile afflato di proprio professionale impegno! mikkelj
Questa ipotesi della rottura rituale addirittura dei giganti è un caso affascinante perché sembra sancire (a maggior ragione) che difficilmente se ne verrà mai a capo. Non abbiamo indizi su come le statue potessero stare in piedi e non è pensabile trovare smentite del fatto che siano state costruite apposta per essere rotte e sparse sulle sepolture (a meno che non si trovino statue in situ, più o meno intere, che convincano di una loro effettiva esposizione da integre). Perciò si presenta un campo nel quale si può intervenire a sostenere di tutto. Considerata, in premessa, questa licenza, a me viene in mente la pubblicità che diceva “per dipingere una parete grande non ci vuole un pennello grande, ma un grande pennello”; so bene, però, che non è detto tre millenni fa si ragionasse come i pubblicitari degli anni ’70. Rimarrebbe che le statue grandi sarebbero comunque, in ragione della loro età e della loro lavorazione, anche grandi statue. E che la capacità di avere allora (vuoi costruirle, vuoi commissionarle) “grandi statue grandi” sarebbe sempre rimarchevole e continuerebbe a porre i medesimi interrogativi su cosa le abbia precedute e cosa abbia fatto loro seguito. Che poi fossero in grado (chiunque fossero) di realizzare statue così e in seguito fossero incapaci di risolvere in qualsiasi modo il problema di tenerle in piedi (o misteriosamente disinteressati), personalmente lo giudicherei perlomeno improbabile.
RispondiEliminaIl fatto che" gli Istituti Universitari,in Sardegna riescano sempre a fare quadrato" ,come dice Francu,secondo me,dimostrano la loro debolezza,si danno ragione, tra di loro, sapendo di affermare il falso.Ad ogni modo continuo a non capire il motivo della denigrazione nei confronti dei sardi e mi chiedo anche:chi elegge a simili cariche queste teste di cavolo?
RispondiEliminaAdesso ho capito, l'uso del pluralis maiestatis, fa proprio parte del corredo ampolloso del modo di scrivere, non di un gasamento estemporaneo! Nonostante ciò rimane la sostanza dello scritto che la sig.ra Grazia Pintore riassume bene nel pianto greco. Ahi noi, che gente brutta c'è in giro, specie all'università, guarda che complotti ordiscono, ahi noi, che disgrazia aver avuto Lilliu. Penso che per il riscatto -se pur ce ne fosse bisogno- la via maestra non siano gli alti lai (per usare il linguaggio del suddetto), bensì l'impegno, studio e ricerca, che d'altronde molta eccellenza sarda mette in atto. Solo questo mette in ombra la pochezza, diffusa in egual misura in Sardegna ed in Continente. Ad eleggere le teste di cavolo, gentile sig.ra Grazia Pintore, sono i sardi.
RispondiEliminaSignor Laner,è ancora più grave che i sardi eleggano le teste di cavolo che denigrano le opere dei sardi.Non faccio"pianto greco",constato e basta,signor Laner.
RispondiEliminaLa constatazione è un buon primo passo.
RispondiEliminaMa se ci si ferma a constatare si rischia l'ignavia, che Dante giustamente castiga e disdegna. E' l'osservatore che esprime sentenze, che si richiama all'educazione, ai buoni comportamenti specie nei salotti buoni e mai indica le alternative.
Comunque penso che -ancorché siano opere di sardi- le opere si possano criticare, che non significa denigrare. o il marchio di sardità supera ogni critica?
Signor Laner ,mi sembra un po' troppo polemico,lei sa perfettamente che non mi riferisco solo alle opere dei sardi ma alla negazione delle opere dei sardi,ha mai sentito parlare dei fenici?sembra che i meriti siano tutti loro,abbiamo anche avuto un ministro della cultura che voleva intitolare il golfo diOristano(golfo dei fenici),si ricorda?I Nuragici non conscevano la scrittura e,Gigi Sanna,mi sembra abbia subito diverse vessazioni.Le basta questo "pianto greco"?
RispondiEliminaLe verità, cioè i dati scientifici, vanno ricercate con la pazienza del metodo scientifico. Questo esige la certezza della prova o prova provata. Non con le elucubrazioni (come ad es. quella su cosa ci fosse sull'altarino disegnato dal Nissardi) per quanto possano essere suggestive. Così come la paleografica e l'epigrafia richiedono rigore filologico, prove su prove sino all'accettazione del vero o del verosimile, altrettanto ne richiedono tutte le discipline. Sto dicendo cose banali ma che si dimenticano in fretta. Troppo in fretta. Tanto che bisogna ripeterle continuamente. L'approccio scientifico premia alla lunga non chi è bravo nell'immaginare ma chi è bravo nel far seguire all'immaginazione, stimolata da dati pensabili ma non verificabili (Gramsci la chiamava ‘fantasia scientifica’), i requisiti e i dati della verifica. Faccio un esempio: se Paolo e Sandro avessero parlato di un possibile oggetto posto sull'altarino del Nuraghe Santa Barbara portando a conforto il nuraghetto simbolico e la bipenne simbolica della capanna del Nuraghe Palmavera oppure se avessero portato a conforto il 'fuoco' certamente presente nell'altarino -focolare del Nuraghe Funtana di Ittiri, sarebbero stati seguiti da noi tutti perché il metodo sarebbe stato quello filologico -comparativo che porta ad 'immaginare' come possibile qualcosa di legato al sacro e al divino, stanti le simbologie 'solari (e lunari) o meglio luminose del nuraghe. della bipenne e del fuoco. Scientificamente si può dire che qualcosa su quell’altarino c’era ma specificare quel ‘qualcosa’ non è possibile se prima non si trovano almeno due o tre nuraghi che presentano lo stesso oggetto o simbolo che sia. Dico queste cose qui e non lì (nel post della discussione, un ''po' molto'' a sproposito sulla triplice protome cervina) perché sia Mikkelj che Franco hanno citato il Lilliu
RispondiElimina. E mi è venuto di pensare al Lilliu per quello che dirò più avanti. Lilliu è uno scienziato datato e pertanto vale ‘oggi’ quello che vale, con tutti gli errori che appaiono sempre più vistosi mentre ci si allontana dal suo tempo. L'uomo per un motivo o per l'altro ne ha azzeccate ben poche e come rappresentate dell'ermeneutica nuragica è da considerare, a mio parere, ben lontano dall'essere un SARDUS PATER da venerare. Ma vivaddio!lo studioso usa un metodo accettabile! Accettabile perché tratta con la prudenza necessaria tutto il materiale che l'archeologia (purtroppo solo l'archeologia) gli offre e allorquando non ne ha di più, quando gli manca il solido, tace o frena l'immaginazione e, al massimo, comunica agli altri dello scarso valore di essa ponendo un bel punto interrogativo. Se uno vuol sapere tanto, tantissimo della triplice protome cervina può compulsare il suo 'Sculture della Sardegna Nuragica' alle pp. 458 -459, dove intitola ' Insegna (?) con triplice protome di cervo'. Più avanti non va perché ‘sa bene che oltre ‘per metodo’ non può andare. Se si fosse messo ad 'elucubrare' (come qualche volta fa con alcuni bronzetti facendosi trascinare soprattutto sulle concezioni dell'arte del suo tempo) non avrebbe arricchito la scienza (cioè la conoscenza) di un millesimo di grammo. Certo immaginare non fa danno a nessuno e qualche volta stimola l'intelligenza sbadata e non del tutto penetrante, ma bisogna essere consapevoli che bisogna stare, come si dice, alle regole del 'gioco' scientifico soprattutto all'osservanza delle verità inconfutabili date dalle nuove tecnologie. Come ad esempio quelle della singolarità di quegli inumati, con corpi e dentature speciali, morti tutti giovani. Altro di veramente scientifico non abbiamo se non i dati epigrafici (ma qui, ovviamente mi fermo). E quindi parlare di frantumazione si può, ma con tutte le obbiezioni che inevitabilmente sorgono e insorgono e che non aggiungono alla scienza il millesimo di grammo di cui ho detto per l’esempio riguardante Lilliu.
RispondiEliminaE devo aggiungere che sono abbastanza d'accordo con Franco Laner quando dice che in fondo tutto il mondo è 'paese' e quella che accade in Sardegna accade dappertutto. In tutto il mondo ci sono i Lilliu ‘maestri’ che hanno fatto danni immensi con la loro ‘auctoritas’ nel mondo accademico (e scientifico) così come ci sono gli allievi che pur consapevoli di quei danni hanno taciuto (e ancora tacciono o solo borbottano). Allievi ‘sardi sardissimi’ che hanno moltiplicato a dismisura, per motivi che nulla hanno a che fare con la scienza (le carriere soprattutto), un’autorità che invece andava ‘vigilata’ proprio per l’affetto e la sua disumana tirannica grandezza di ‘Pater Sardorum’ ovvero di Dio dei sardi . Ma non sono d’accordo con lui quando sottovaluta i ‘lai’ per tutto quello che accade nel mondo scientifico, quasi che fossero gratuiti e frutto di un nostro modo di atteggiarci come sardi. I lamenti sono giustificati e spesso giustificatissimi dato che l’Università Sarda (per quelle venete ci pensi Franco Lanerpensaci) è, generalmente parlando, quella che è. Quella che si descrive da se stessa. Guidata anche da cialtroni che vanno a braccetto con veri e propri criminali paranoici malati di giacobinismo con coloriture machiavelliche . E ci sei passato anche tu, caro Franco Laner, denunciando ed emettendo altissimi ‘lai’! Certo, la pochezza si elimina con lo studio, il lavoro, il culo nella sedia dello studio o della biblioteca, ma non sempre basta se perennemente quelli che la posseggono hanno sempre il coltello dalla parte del manico. E non solo metaforicamente.
RispondiEliminaRispondo appena adesso alla sollecitazione di Mikkelj, scusandomi delle inesattezze che lascerò sul foglio, non essendo il mio campo. Tempo fa, erano apparsi su Dienekes’ Anthropology Blog degli studi in cui si affermava che, geneticamente, i Neolitici Ungheresi erano molto simili ai Sardi attuali. E questo era stato replicato in studio dopo studio. Lo stesso era già accaduto con la famosissima mummia ghiacciata di Similuan più nota come Iceman. Ora, come si poteva spiegare una notizia così inattesa? Una giustificazione, si disse, poteva essere trovata nella insularità della Sardegna, nel suo naturale isolamento che la sottrasse per millenni all’attraversamento del proprio territorio da parte di una moltitudine di incroci migratori, come era successo invece per l’Europa e l’Italia continentale. E non si dica che diversi popoli occuparono la Sardegna. Sì, l’occuparono in parte ma mai incisero profondamente sulle mescolanze genetiche per il numero ristretto di individui. Il mare quindi doveva aver formato l’enclave. In modo simile ha operato nei millenni la Grande Catena del Caucaso, impedendo il mescolamento che si nota in popolazioni che vivono a nord di esso.
RispondiEliminaA proposito di "su babbu mannu de sa cultura sarda" aggiungo solo a quanto dice Gigi che il giudizio su di lui va dato contestualmente al suo tempo e allo stato delle conoscenze. Allora si capirebbe che pochi degli attuali archeologi potrebbero legargli le scarpe. Sullo stato delle italiche accademie nemmeno ho molto da aggiungere a quanto dice Gigi, anche perché ne sono parte, nel bene e nel male. Posso però dire che quando c'è, l'eccellenza non la ferma nessuno e i giochetti e le rendite culturali parassitarie alla fine perdono. Anche chi ha il coltello per il manico e anche lui lo sa, perché non demorde!
RispondiEliminaRitorno appena sulla risposta della sig.ra Grazia che usa l'imperfetto quando dice che "Gigi Sanna, mi sembra abbia subito diverse vessazioni". Magari fosse vero! La verità è che le sta subendo, perché se le avesse subite significherebbe che ora avrebbe quella soddisfazione che compete a chi si lega alla sedia e fa girare le rotelle del cervello. Sinceramente, anche se gli ho rotto spesso le armonie, alzerei un calice di Prosecco, ma va bene anche un Vermentino!
Infine devo ammettere che seguire il blog è come prendere l'influenza, speri che ti passi presto! Faccio uno sforzo enorme: Ergian (Ci elo?) vede la Sardegna come isola e dice la sua. L'immagine che mi sono fatto io della Sardegna è che non sia isola, ma crocevia del grande lago che è il Mediterraneo e contro cui tutte le civiltà che sulle sue rive si sono sviluppate sono andate a sbatterci.
Lasciando e prendendo.
La Sardegna è un laboratorio capace di rielaborare e spesso restituire con aggiunzioni e interessi quanto è arrivato dal mare, dopo averlo filtrato, trattenendo ovviamente ciò che meglio fosse in sintonia col genius loci e cultura sedimentata.
Altro che isolamento!!!
Deus si campit,oiamomìa!Oia Gesùsu,Giuseppi e Maria, i luminari hanno decretato che dobbiamo portare l'anello al naso,e così sia...
RispondiEliminaIn quanto all''ipotesi delle statue frantumate intenzionalmente,non è nuova ,e confesso che ci avevo pensato anch'io,ponendola in relazione al culto di Èracle. E “risaputo” che il semidio si immolò in una pira ardente, e pare che presso Tharsos,in Cilicia(Asia Minore) si praticasse il rito dell'incinerimento di un suo simulacro(ne parlano mi pare Plutarco ,e indirettamente San Paolo),forse in sostituzione di un originario sacrificio umano.Sappiamo anche che la pratica della rottura (credo non solo rituale) delle offerte votive e corredo funerario era assai diffusa,anche in epoca romana.Gli studi della prof.ssa M.G.Melis confermerebbero questa pratica anche per la preistoria sarda,avvalorando l'ipotesi di una sua continuazione in epoca nuragica.Si potrebbe quindi ipotizzare che ogni statua rappresentasse Eracle , nelle sue diverse “specializzazioni”:lottatore,arciere,guerriero,e che al rito dell'incinerazione del suo simulacro si preferisse quello della frantumazione-frammentazione di una statua litica,più consono al sentir comune di un popolo che con la pietra aveva una tradizione millenaria.Dovremmo quindi aspettarci una quantità smisurata di statue frammentate,e il georadr del prof. Gaetano Ranieri parrebbe confermarlo. Tuttavia propendo ancora per le statue scolpite per rimanere erette,per i secoli dei secoli,davanti ai sepolcri,in fila ,magari sotto una sorta di piccolo,stretto e lungo loggiato(forse “componibile”, ligneo,scolpito e dipinto),sorretto da colonne e capitelli litici. Invito a dare un'occhiata alle immagini e a un breve video-slideshow che ho “postato” su Google+,inerenti l'ipotetico aspetto dei sostegni per le statue ritenute “problematiche”.Concludo affermando che se l'ipotesi delle statue frantumate ritualmente un giorno si rivelasse vera,ciò non escluderebbe affatto che almeno per un breve o relativamente breve lasso di tempo siano rimaste erette.Per scolpire una statua occorrevano minimo diverse settimane(un noto scultore mi pare disse 1,5-2 mesi),e i tempi potevano non coincidere perfettamente con l'evento (sorta di olimpiadi?)per cui vennero commissionate.Inoltre è da credere che venissero prima esposte in un luogo sacro e portate in processione; dubito assai che venissero adagiate a terra e poi rialzate,col rischio che si rompessero prima del rito. Le statue sono in fin dei conti dei manufatti,e per avere delle risposte ai presunti problemi di statica inviterei ancora ad affidarci all'Archeologia Sperimentale.
Questa ipotesi non è dettata dal voler ovviare al problema di equilibrio (son persuaso che quelle statue in qualche modo stessero in posizione eretta), ma solo a quello legato alla loro sistematica frantumazione, che potrebbe non essere dovuta ad azione vandalica.
EliminaSandro Angei,negli altri commenti accennai all'ipotesi di un atto di spoliazione successiva,non meramente vandalico,ma volto al recupero di materiale ritenuto utile:immagino l'uso di mazze,picconi,con tutte le conseguenze immaginabili.L'ipotesi della frammentazione rituale è (come ho scritto sopra)comunque anch'essa abbastanza verosimile.
EliminaNota(per i pignoli dei congiuntivi,degli accenti,dei segni di interpunzione,ecc),nel primo commento ho dimenticato almeno un accento...È "risaputo",anzichè E "risaputo".È rimasto incastrato nella mia vecchia ed economica tastiera orientale.Spero che qualcuno non si aggrappi anche ai punti interrogativi rovesciati...
RispondiEliminaQuando si rompono o si rompevano le statue?
RispondiEliminaCi sarà stata una data precisa legata al calendario caldeo o almeno a quello frigio, oppure a un evento astrale cometizio o comecaio?
L'affetto vero, per le persone e per le cose, seguirà un andamento iperbolico, meglio descritto dal vecchio slogan di UnoAerre "più di ieri, meno di domani"?
O l'amore (anche per le cose e le statue se del caso) sarà come il vapore che prima sale, tanto più veloce, quanto più caldo, ma poi rallenta, si ferma e si condensa, appesantendosi di conseguenza e torna giù che ci riempie di stupore, perché non siamo in grado di capire cosa vediamo, come succede con le statue?
In località Prabanta, in agro di Morgongiori, al confine quasi con i territori di altri tre comuni limitrofi (Ales, Pompu e Curcuris), sul versante nord della collina Is Mandonis sulla cui cima vigilano i resti di un nuraghe, quando la costa comincia a spianare, proproi là si erge un menir imponente che fuoriesce dal terreno di oltre 4 metri, chiamato da tutti Su Furconi de Luxia Arrabiosa o, in modo più spiccio, su Furconi de Prabanta.
Ai piedi del menir, altre pietre lavorate fra cui spicca una sorta di laccu poco profondo, di forma rettangolare, a occhio 80 cm x 120, con una protuberanza in un lato minore, abbastanza inspiegabile per unu laccu.
Conosco questo monumento, prossimo ad alcune domus de gianas, da oltre sessant'anni, da una volta che ci passai dietro mio padre che vi si recò a caccia. Ogni volta che mi sono andato da quelle parti, mettiamo pure centinaia, non ho mancato di passarci vicino e di guardare su laccu, che m'intrigava molto perché laccu a parziale scavo non poteva essere, non avendo la lastra più di una trentina di centimetri di spessore.
Mi è capitato, in un autunno in cui il sito era stato percorso da un incendio estivo, di aver visto altri due manufatti, un poco più piccoli e mezzo infossati nel terreno, proprio simili a su laccu, distanti non più di cento metri da esso. Ragionandoci sopra, e per informazioni assunte, ho capito che non di laccu si tratta ma di statua, abbattuta con la faccia a terra, con quella protuberanza che simulava la testa: era stata scavata posteriormente solo per alleggerirla, io penso, per rendere più agevole il maneggiarla. Mi era sorto il desiderio di recarmici con almeno tre amici, armati di attrezzi per vedere di sollevare la statua e osservarla al dritto. Non l'ho mai fatto anche perché, una decina d'anni fa, ho trovato la statua fatta a pezzi nel suo sito: è probabile che qualcuno se la volesse portare a casa e, nell'impossibilità di trasportarla intera, armatosi di mazza l'ha ridotta in almeno sei pezzi. Credo che l'abbia sorpreso il pastore e l'abbia scacciato a parolacce.
Su laccu è sempre là, anche gli altri più piccoli sono là, protetti dal cisto che rigogliosamente cresciuto li ha occultati.
In fine, parafrasando il più celebre commissario televisivo, direi che le statue sono come i cabasisi in quanto c'è gente che li rompe in continuazione.
E per un nonnulla, per giunta!
Nella mia citazione,il rito dell'incinerimento del simulacro del dio Sandan(ritenuto dai più l'omologo di Eracle) pare avvenisse in primavera(o forse a settembre,il nostro “Cabudanni”).Per maggiori approfondimenti vedere -Sandan (divinità) ,Wikipedia- https://it.wikipedia.org/wiki/Sandan_%28divinit%C3%A0%29
EliminaInteressante anche l'invocazione a Sandan contro chiunque osasse violare una tomba.Gli Shardana, che io reputo i “Nuragici”,ebbero interazioni con gli Ittiti...
Vari autori sardi ,come Leonardo Melis,credo anche Carta-Raspi(e altri che mi sfuggono),mettono Sandan in relazione con la storia della nostra Isola.
Non dimentichiamo poi che l'egizio Osiride,dio della morte e dell'oltretomba,ritenuto omologo di Sandan,dopo la dipartita venne fatto a pezzi;scuartaràu,diremmo noi in sardo,a volte riferito anche a un manufatto che si rompe...
La particolare forma degli occhi, la bocca appena accennata(qualcuno parla anche a ragione o a torto di una maschera)delle statue di Mont'e Prama,fanno indubbiamente pensare a una funzione apotropaica,un po' come il dio Sandan per i sepolcri dell'Asia Minore.
Sandan o anche San-Dan?
EliminaDan come tribù di Dan e via discendendo, navigando e costeggiando, sino ad arrivare a Dan-mark, la Terra dei Dan. I discendenti comunemente vengono chiamati Dan-nati.
E così sia in eterno.
Caro Mikkelj,
RispondiEliminaintanto mi scuso per la temporanea assenza-ero a un congresso dall'altra parte del mondo.
Quello che tu riporti è un ritornello, un refrain che secondo me manco ci si accorge più di quanto sia obsoleto e quanto sia smentito dai dati: sai quanti post ho pubblicato, riferendomi a pubblicazioni che mettono in luce inequivocabilmente che la diffusione di uomini, animali, tecniche, conoscenze attraverso l' island hopping sia cosa antichissima, e che coinvolse a pieno merito la Sardegna, al pari di Cirpo, Creta, Sicilia. Oggi gli studiosi, con a disposizione una mole enrome di dati archeologici, possono farlo con metodi matematici come la principal component analysis. Un pò di link per questi concetti:
http://monteprama.blogspot.de/2014/09/9000-7000-ac-e-nel-mediterraneo-gia-si.html
http://monteprama.blogspot.de/2014/11/le-nuove-rotte-dirette-dellossidiana.html
http://gianfrancopintore.blogspot.de/2011/09/una-lumaca-ci-svela-le-rotte-della.html
Non c'è nulla che indichi che la Sardegna sia stata mai estranea a questi traffici marittimi e terrestri.
Il resto, la massima mortificazione (auto e non-auto) lo sai bene come sia anche il massimo autorevole criterio in Sardegna; forse non solo lì, ma in Sardegna lo è in modo eclatante. Prendo il caso di Monte Prama, ma ne potrei prendere anche altri. Credo che nessuna regione avrebbe scelto un tale low-profile per quasi 40 anni per simili ritrovamenti. Qualunque cosa possano significare, qualunque cosa siano.
Bene, sempre per Monte Prama: Se si legge il capitolo a firma Carlo Tronchetti " Gli scavi del 1977 e 1979, in Alessandro Usai, Marco Minoja (a cura di), Le sculture di Mont'e Prama - Contesto, scavi e materiali, Gangemi Editore, 2014" (su academia.edu, accessibile) e si va all'appendice, credo sia difficile credere ai propri occhi: parla delle datazioni al C-14 delle ossa della necropoli, che hanno ovviamente mandato in crisi tutto un modello basato sui fenici di Tharros da lui stesso diffuso basandosi SOLO sulla sua datazione del sigillo nella tomba 25, datazione poi smentita clamorosamente non dal C-14 sulle ossa, ma da banalissime considerazioni sul sigillo stesso (da lui perfino scmabiato per osso mentre è steatite). Bene, riferendosi alle datazioni del C-14 (IX-XI sec. a.C.) scrive, testuali parole: "Le proposte rialziste basate unicamente sui me-todi “scientifici” non hanno avuto poi un grande se-guito, come ha riconosciuto anche di recente una eccellente studiosa che ne era stata tra le più accesesostenitrici[..]Non posso, altresì,fare a meno di ribadire come un “sistema” basato su dati di fatto culturali ritenuti universalmente validi ed accettati dalla comunità degli studiosi, oltre che su dati cronologici oggettivi derivati dai metodi dicronologia archeologica tradizionale, per essere messo in discussione deve avere contrapposto unaltro “sistema” del pari coerente con le diverse situazioni cronologiche e culturali mediterranee, e non scontrarsi con esse".
RispondiEliminaCerto che se leggiamo la frase subito precedente quella da te riportata, c’è da crederci proprio sull’affidabilità del metodo tradizionale, infatti dice: “In seguito si è avuto modo di constatare che alcune datazioni “alte” riferibili all’Occidente mediterraneo, quali quelle di Cartagine e di Huelva, non fossero basate su dati stratigrafici così stringenti, e quindi non fossero pienamente utilizzabili nell’ottica di un rialzamento globale.”
EliminaPer tanto bisogna innanzi tutto verificare se le date qui proposte col metodo “tradizionale” siano basate su dati stratigrafici “stringenti”. Perché, così ad occhiometro da perfetto sprovveduto, penso che i dati stratigrafici “non stringenti” possano dare, dal punto di vista cronologico, risultati positivi o negativi rispetto a quelli “stringenti” più precisi, o no!
Capisci? in pratica ci sta dicendo che la scienza va bene sì, ma solo se non si scontra sui "dati di fatti culturali ritenuti universalmente validi", della serie che Luca Lai i suoi dati "scientifici" (le virgolette sono di Tronchetti), può metterseli dove non batte il sole se si scontrano col modello prescodellato. Sarò maligna, ma penso che i dati di Luca Lai sarebbero stati osannati e proclamati fonte di adorazione e meta di pellegrinaggi se avessero restituito datazioni compatibili col modello "interazioni-coi-fenici-di Tharros", anche se Monte Prama di fenicio non ha fornito nulla, e nota bene che il reperto fenicio è oggetto praticamente di stalking in Sardegna. Lo si cerca e lo si venera ovunque.
RispondiEliminaE manco ci si pone il problema etico/professionale di chiedersi se il caso imabrazzante del sigillo a scarabeo, spannometricamente proclamato essere in osso o avorio e proclamato "certamente" databile a non prima dell'ultimo quarto del VII secolo, magari potrebbe costituire un invito di pensare un pò meglio a quel che si dice. Macchè!!
Ecco mio caro, vedi bene come stanno le cose. E nei gruppi chiusi che frequenti le cose non cambieranno mai, perchè quando qualcuno dà fastidio lo si caccia fuori, perchè "non si vuole casino" (sono stupita che tu sia ancora dentro-casinista come sei), perchè si cerca di trattnere l'accademico di turno per motivi varii.
Sì, hai fatto bene a ribadirlo e a riportare quella solenne cavolata che è solo aria fritta per non accettare i veri dati scientifici. E' solo pazzesco! Neanche la retorica classica, nel massimo del suo splendore, osava arrampicarsi tanto sugli specchi Il fatto è che lui pensa di farla franca così e di lasciare, con un volgare gioco delle tre carte, le cose come stanno! Vedi Aba, ha ragione da vendere chi sostiene che gli archeologi spesso hanno formazione letteraria che niente ha a che fare con la scienza. Una formazione che lascia sempre le cose come stanno grazie all'arte della parola che nega persino la scienza più oggettiva e che odia le troppe parole segno di confusione e spesso di malafede. E che fanno perdere tempo quando non bloccano la conoscenza. L'alveo, il consolidato, il ribadito, il tradizionale, il riconosciuto dalla 'comunità (cioè il 'tra di noi') è il faro di sempre, della retorica di sempre, per contrastare e sommergere la scienza di Galileo con montagne e montagne di parole di piccolissimi uomini bacchettoni.
RispondiEliminaAccettare il dato scientifico quando fa comodo e schifarlo quando fa scomodo é per me il massimo; tra l'altro inventandosi, nel vero senso della parola il materiale di scarabeo e vaghi di collana e financo che sono ''meglio'' le datazioni non calibrate. Infatti davvero non si capisce perché gli scienziati perdano tanto tempo a calibrare gli strumenti e raffinare le metodologie
EliminaAccettare il dato scientifico quando fa comodo e schifarlo quando fa scomodo é per me il massimo; tra l'altro inventandosi, nel vero senso della parola il materiale di scarabeo e vaghi di collana e financo che sono ''meglio'' le datazioni non calibrate. Infatti davvero non si capisce perché gli scienziati perdano tanto tempo a calibrare gli strumenti e raffinare le metodologie
EliminaTra non molto ne leggeremo delle belle sulle datazioni e sulle interpretazioni, o meglio sulla "non interpretazione" di dati e monumenti!
RispondiEliminaComunque, ormai sono anni e anni che ne parliamo. Il metodo scientifico volgare viene detto e sancito. Protetto con il fumo più intenso. E difeso con le unghie e con i denti, anche con atti criminali con le associazioni a delinquere della calunnia e della diffamazione. Ma in un paese dove calunnia e diffamazione (anonime) sono la regola non c'è da stupirsi. Né in Sardegna mi stupisco dal punto di vista storico: basta leggersi, per capire un certo fenomeno che ha lunghissima data, il libro scientifico di Marcello M. Cocco sul grandissimo sardo Sigismondo Arquer, fatto fuori dall'Inquisizione solo per aver parlato scientificamente, senza peli sulla lingua, della Sardegna mechina dei suoi giorni, della incultura del clero e dei suoi pessimi costumi. Diceva la verità, la sacrosanta verità e quindi fioccarono le accuse e le calunnie della 'mafia' di allora, compresa quella di eresia. E naturalmente finì al rogo giustiziato a Toledo nel 1571. Oggi noi saremmo finiti a decine e decine nel rogo della Santa Inquisizione. Ma esiste pur sempre, figlio ancora più perverso di essa, quello simbolico di rogo. Efficace quanto quello non simbolico. Teorizzato (anche con l'uso della clandestinità giustificata) qui in Sardegna dalla Santa Chiesa Giacobina e dalla Santa Antropologia della mitopoiesi a 's'imbesse'.
RispondiEliminaPensiamo a produrre e a pubblicare. Oggi, molto più di ieri, la scienza la possono efficacemente maneggiare anche le casalinghe. Si tratta solo di vedere se sono tanto intelligenti e capaci di adeguarsi alle regole che esige il metodo scientifico. Altrimenti saranno solo delle folli presuntuose.
RispondiEliminaDopo la sua (del 30.01- ore 15,01), rispondo ad Ergian, ma anche A TUTTI color che intender voglian!
RispondiEliminaCaro Ergian45,
è bene precisare, innanzitutto, che la sequenza da te fornita sulla identificazione del passaggio dei Sardi in tutta Europa e parte d’Asia, è in realtà, esattamente invertita rispetto a quella stabilita dalla Genetica! Espresso ciò a mo di premessa, desidero comunicarti, riprendendo ciò che tu dici:
1)- non solo Ungheresi geneticamente similsardi, ma anche Bulgari, ma anche Tedeschi, ma anche Svedesi, ma anche Iberici, ma anche Armeni! Ti basta? Uh, che sbadato! Ma anche Italo-Austriaci!!! E, sappi che, la loro presenza (che manca ancora della certificazione genetica) risulta oltremodo diffusa, seguendo vari fronti, anche in Svizzera, anche in Germania, in Turchia, in Persia, in Afganistan, in India, in Tibet-Himalaya, in Malesia, in Sahara, in Portogallo.
2)- riguardo “Oetzi Il Sardo”, fu relazionato (nel gennaio 2012, da 41 ricercatori appartenenti a 19 istituti di ricerca), che «i dati del suo DNA autosomico (cioè di un cromosoma non determinante il sesso) sono risultati molto vicini alla Sardegna»; inoltre «lo studio del suo cromosoma paterno, ha rivelato ancora che le più frequenti affinità di Oetzi (25% e 9%) si riscontrano “nella Corsica meridionale e nella Sardegna settentrionale” rispettivamente, mentre in Europa tali frequenze non arrivano all’1%». Solo per inciso, aggiungo che, quella che definii essere «la Sardegna Paleolitica», ovvero “la più grande delle isole di Erodoto” e poi di Pausania, ovvero “tutta la estensione territoriale che si dipartiva da Capo Corso e giungeva fino a Capo Spartivento”, e rimase tale (per l’ultima volta) fino a 11.000 anni fa circa, è proprio ESSA, AD ESSERE DESTINATARIA DELLA INDICAZIONE DEI GENETISTI: «Corsica meridionale-Sardegna settentrionale»! Infattiii! Altrimenti, quella indicazione, non troverebbe nessuna logica sistemazione!
3)- Ritengo LETTERALMENTE STUPEFACENTE la tua ODIERNA dichiarazione (ricordandoti essere ormai noi tutti ben sistemati nell’A. D. 2016!), il cui significato è, in riferimento alla Sardegna: «il suo naturale isolamento che la sottrasse per millenni all’attraversamento del proprio territorio da parte di una moltitudine di incroci migratori […] il mare quindi doveva aver formato un’enclave»! (ja sikit)
Male, caro Ergian! Anzi, MALISSIMO! E ti ricordo d’aver io inviato al salotto Monte Prama (il 3.4.15) un contributo molto circostanziato, dal titolo «la risibile presunzione dei genetisti circa un antico isolamento della Sardegna», ove dimostrai come, questa idiozia dell’isolamento della Sardegna, nacque dalla la ignoranza dei genetisti Cavalli-Sforza, Piazza, Menozzi, sulla antica morfologia della Sardegna!
RispondiEliminaRileggitelo, perché nel dibattito, trasandato non poco, a cagion degli interventi di F. Masia ed M. Gavinu che, acerrimi nemici del nuovo tangibile che getta in discarica obsoleti paradigmi, intesero, clamorosamente, DISATTENDERE LE NORMALI CONDIZIONI ALLE QUALI UN RAGIONAMENTO RISULTA CORRETTO, andandosene vanamente in giro a menar il povero quadrupede per l’aia ormai deserta! Ebbene, caro Ergian, rileggilo il mio contributo, perché ivi tu poco intervenisti. Grazie.
Aggiungo, per la forte pretesa d’avere una visuale allargata, ma sintetica al tempo, verso le vicende sarde del passato, cosa che poco mi par di riscontrare a vario livello (in ambiti come il nostro di dialoganti non specialisti, ma anche e soprattutto, al livello universitario istituzionalmente obbligato in tale tematica!), quanto segue: CARI TUTTI, NON VI PARE, INVECE, SIA GIUNTO IL MOMENTO IN CUI COMINCIATE ANCHE VOI A CONSIDERARE I SARDI ANTICHI, DEI VERI E PROPRI COLONIZZATORI?
Eh sì, se è stato appurato, geneticamente per di più, che i Sardi andassero ad abbondantemente rilasciare i loro geni, in lungo e in largo per l’Asia e per l’Europa, DALL’ARMENIA FIN NELL’IBERIA PASSANDO PER LA SVEZIA, beh vedi caro Ergian45, che IL TUO MODELLO DI SOPRA SI E’ CAPOVOLTO?
Altro che isolamentoo! Erano essi, da provetti marinai, ad andare ovunque: OVERSEAS!
mikkelj
I.A.- ringrazio Ergian45 per avermi lanciato questo spunto. E, sottovoce aggiungo: (tieni presente inclito pubblico (ahò, inclidosepoddì! Mesò’nformadooo!), che è bagaglio di mia conoscenza perfin (accidenti continuamente mi sovvien questo “fin”) LO LOCO ove, Oetzi e la sua Schiatta, elessero la residenza continentale, dalla quale intesero curare i loro lucrosi interessi imprenditoriali! E, guardate che ne conosco perfin (aridaje) la originalissima denominazione! Ma, non fatene cenno a Francesco e Bainzu, siscureddos! Senza aver loro portato i sali, ssss!).
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RispondiEliminaCaro Mikkelj,
RispondiEliminaa tuo modo sei tu pure un talebano, uno che non tenta neppure di fare prigionieri per averne poi un tornaconto come merce di scambio.
Dissi una volta che le tue parole mi facevano paura, ma se domani dovessi cercarmi un giudice, mi presenterei al tuo cospetto, non per chiederti inutilmente pietà, ma solamente giustizia a tutto campo.
Certo ti accorgerai che ci consigli una dieta integrale, come staccare dall'albero e mangiare a morsi un'arancia con la buccia per comprendere cosa è veramente e che sapore ha quella frutta in natura, ben diversa da quella in coma da mesi che ci hanno insegnato a consumare, a titula a titula, ben pulita di ogni parvenza di bianco, tenendo nel contempo la bocca ben chiusa per buona educazione. Cosa che non si riesce a fare se mangi a morsi, perché l'intensità dei sapori non è sostenibile e si ha il bisogno di aprire la bocca per ossigenare l'acidità volatile.
Ti voglio dire che per molti di noi la parte che ci terrorizza non risiede tanto nella paura dei nuovi forti sapori, ma il vezzo di spalancare la bocca per respirare, avvezzi come siamo a masticare a bocca chiusa.
Con questo, non pensare che ti stia invitando a cambiare piglio e metodo, ma giustifico in anticipo la nostra pusillanimità (sono certo che ti piace la parola), se avrai la sensazione che ci comportiamo come una lumaca al contatto col sale: se bava vedi, non è rabbia, ma autodifesa!
Caro Mikkelj, non so se ho capito bene ma credo che tu ( e forse anche altri) tenda ad associarmi alla corrente di pensiero che parla di insularità della Sardegna come motivo del suo isolamento. Senza appello. Ma nel precedente intervento avevo parlato di un antistorico pregiudizio quasi a volermi dissociare da questa invalsa opinione ricorrente. Io, in verità e penso di averlo detto mille volte, sono pieno di dubbi. E ho solamente riportato cose ormai note su indagini genetiche che mettono in evidenza una forte vicinanza tra profili, con protagonisti i Sardi. Sono diversi studi, di Università diverse, che portano quasi sempre a risultati analoghi. Nulla è ancora stabilito in modo definitivo. Ora in questi studi non viene tratteggiato alcun profilo di chi venisse da dove e dove fosse diretto ma sembra essere lasciato intendere tra le righe. E quello che tu hai scritto sopra, confesso di leggerlo per la prima volta. E’ una ipotesi che a te pare certa e appurata, e guardi con stupore chi sembra non essere in grado di seguirti. Ah, come vorrei avere tutte le tue certezze.
RispondiElimina
RispondiElimina"Haplogroup I-M26, the "Sardinian" I2a variety, is found in 40-45% of Sardinian males for example; most people do not realize it is also about 19-20% of Spanish Castillan male lineages in central Spain. In fact, the very center of Spain, the countries nucleus has a high of 33% hg I. Most of Portugal has 5-10% hg I. But Spain has 10-30% I across most of the country. This means that these men certainly moved from southeastern Europe towards Central Europeans then to Iberia from where they arrived in Sardinia."
Questa è ovviamente ancora una ipotesi, che a me personalmente non piace perchè troppo semplicistica. Ma come si spiega allora l’elevata frequenza in Sardegna di I-M26 aplogruppo, che a sua volta è quasi del tutto assente in Italia continentale? I Sardi avrebbero colonizzato tutta l’Europa e mezza Asia ma non l’Italia?
“Furthermore, modern-day Anatolians carry signatures of several admixture events from different populations that have diluted this early Neolithic farmer component, explaining why modern-day Sardinian populations, instead of modern-day Anatolian populations, are genetically more similar to the people that drove the Neolithic expansion into Europe.”
RispondiEliminaAltro colpo di scena, recentissimo, in uno studio in cui si presenta il genoma di un individuo vissuto 6700 anni orsono, nella città di Kumtepe, Anatolia Nord-occidentale, vicina alla città di Troia. E di nuovo appare la straordinaria vicinanza genetica con i Sardi contemporanei, molto più spiccata di quella dei naturali discendenti del Vicino Oriente, teatro invece di forte diluzione per un territorio percorso da moltitudini di popoli. Percorso in lungo e in largo come uno dei territori più solcati da genie straniere, la Misia, si badi bene, attraversato con stanziamenti anche temporanei. Non timidi sbarchi su qualche promontorio della Costa Occidentale o nel golfo di Cagliari, prima di essere ricacciati.
Bene, Ergian! Vedo che sei sulla strada giusta! E teco mi complimento!
RispondiEliminaE ciò va attribuito ad onore di un tuo (anche se solo accennato) percorso, che tutti i sardi ed anche tutti i Sardi quì presenti (ed anche quelli, numerosissimi, “universitarli e soprintendentarli”, che nascostamente qui appalesansi nella veste di semplici lettori che dietro il muretto ad auscultare stan!), non si sono lontanamente sognati di intraprendere, TUTTI, essi sì per dovere di appartenenza! Ti sarai accorto della permeante ironia del Francu! L'intima motivazione, del multimillenario dormiveglia degli abitatori di Sardinna, ha giuocato ad incastraee nel bel mezzo di sua perifrasi! Ed io, per andargli appresso, posso ardir riscrivere un po’ di recente storia? E così sia. E mi avvio dal:
Sonno, che si ebbe vieppiù a intorpidire, con il furto del Regno di Sardegna! E tu, ne sai (pur se indirettamente) qualcosa! Dormiveglia che, da intorpidito è divenuto, nei momenti di lucidità, violento ed aggressivo a motivo del GRANDE TRADIMENTO avvenuto a discapito della “Sardegna Tutta”! Quando? A seguito del grande FIUME DI SARDO SANGUE [(inutilmente)] versato dai S A R D I (tutto maiuscolo com’è giusto che sia, e perché voi continentali ben meditiate!) per difendere la PATRIA! E, tieni ben presente, caro Ergian, DAVVERO TU! Che tale Patria non furono i Sardi a volere! Ma propriamente i “piemontesi” (minuscolo perché non hanno storia che possa chiamarsi tale)! I quali poi, al momento di offrire un valido muro all’avanzare dell’imbattibile Austriaco, il pusillanime senso di disappartenenza verso quella “patria”, ebbero a magnificamente mostrare! Oh, muti ascoltatori! Vi state chiedendo COME? Ebbene, così: TUTTI SE LA DIEDERO A GAMBE LEVATEEE! Come tutti gli altri supposti italianucci! Da veneti a lombardi, a toscani, a siciliani, a laziali, a campani! Assolutamente privi di vera antichissima ed antica “storia propria” anch’essi! Ed aggiungete pure, al tristo insieme, tutta l’altra fuggente compagnia, la quale ho decisamente tralasciato di richiamare! Tale generalizzata, precipitosa fuga degli indigeni italioti (bellaguesta!), «molto ben incisa, a caratteri di pietra, sull’eterno libro della storia», ebbe l’effetto di lasciar solitariamente SOLA, la popolazione fatta esercito, di Sardegna, a difendere per un dovere istituzionale da nessuno compreso (essendovi ancor nell’oggi dell’italietta la TOTALE MANCANZA DELL’ALTO SENSO CIVICO DI APPARTENENZA!), quella patria da essi non voluta, anzi per essi grande generatrice di malanni, alla quale peraltro avean deciso di votare l’ONORE DELLA PROPRIA INCOMMENSURABILE DIGNITA’! (ja sikit)
Ho voluto, non a caso, prendendo spunto da te caro Ergian, che hai ben saputo oltrepassare i limiti culturali che affossan lo libero spirto del gruppo Francesco-Bainzu, e come al solito, da te Francu, prendendo l’avvio di tua godibile esternazione, non per apparentemente andar fuori dal seminato, ma proprio perché in questo salotto, in questo momento, il tema principe, sul banco della discussione era ed è: «sulle invenzioni del tempio della scienza»!
RispondiEliminaEh sì, cari miei! Dobbiamo indicare, additandole al ludibrio (pubblico, privato ed internettesco perfino!), anche se qui NON SE NE E’ DISCUSSO AFFATTO, solo le esternazioni OBBLIGATORIAMENTE IMPOSTE anche se culturalmente prive di alcun senso scientifico e reale! Le quali son ripetute in ogni dove come un mantra di occidentale fattezza, come nel presente caso cui intesi riferirmi. Esternazioni, che nulla hanno a spartire con la preparazione dei ricercatori e mi è agevole immaginar quanto deprima loro potenzialità spirituali ed umane, una simile vergognosa costrizione! Ma, son forzati a far ciò, anche a costo di accomunar loro lavori ai famosi cavoli di cui nutrirsi il pomeriggio. Causa, il non recondito timore, di incorrere nella terribile cacciata dalla congrega! Con sue conseguenze economiche ed umane che costringe, nel caso vi si voglia rientrare, a sottomettersi “a collo torto”, a ripercorrere tutto il cammino professionale fin dal basso (come accadde al povero Juã de Muristę) ove non si professino i dettami di tal codice barbarico ed universitaro!
Ricordate come, di tal medievale imposizione fu vittima anche quel Campus, pur tanto, e superficialmente, decantato in questa occasione? http://monteprama.blogspot.it/2013/12/la-sardegna-dei-10000-nuraghi-roma.html#more
Ove si narravan di simili, ancorché pomposamente vuote, amenità: “GRAZIE ANCHE AL PROF. FRANCO CAMPUS, LA CULTURA NURAGICA COMINCIA AD AVERE IL RISPETTO CHE MERITA” [cultura nuragica (sic!), quì vien nomata come fumoso insieme di chissacché! Ché, mai alcuno! Tentò di riportare in luce sua antichissima vetustà! Ci si ricordi aver jeoettottu indicato, primieramente, l’inizio esser germogliato dalle parti degli 8.000 e, dopo un paio d’anni, mi spostai nei dintorni dei 10.000 anni addietro! Ebbene, con grande gaudio, a dispetto di vostra mal riposta incredulità, annunzio a bois che, nel seguire il mio kircande, negli ultimi mesi mi vedo costretto a retrodatar perfino! Tale vetustà! Arrivando a posizionarla (state bene attenti!) a cavallo dei 12.000 anni BP! La cui ultima sigla non attiene al campo degli idrocarburi!].
E, nel continuare il commento delle “ancorché pomposamente vuote, amenità”, vediamo pensieri malamente articolarsi, nel pur nobile salotto montepramiano, proprio di cotal guisa: “MA CHI POTEVA PENSARE CHE IL PRIMO PASSO […] SAREBBE STATA LA PRESA DI ROMA?”. E, mi sfugge prepotente un lacrimante: poveri sardi approssimativi, alla volatile apparenza stretti! Nulla allor compresero (ed ahiloro, ancor l’oggi vivono il buio di lor sfuocato saper le sarde cose!) dell’infingardo paradigma, eletto a sistema imprescindibile, appo l’ufficiale DECISAMENTE MESCHINO mondo culturale sardo! (ja sikit)
Infatti, subitamente quel tal Campus spedì, ben due, clamorose smentite al disattento uditorio, così corredata, la prima, ch’era poi, sparsa copincollatura presa dai già nomati alfieri del nullismo sardesco, il trio di musici mastino-zucca-spanu (musici, certo: perché essi, da soli, la cantano ed essi, sempre soli, la suonano!): (ed, ammiratene, nel prosieguo, la invisibile maestria nel partire da lontano con l’offrire uno scontato zuccherino, essendo stata, ad onor del vero, la Loschiavo, la prima (fra i negazionisti) a far risalire la sarda marineria al XIII sec. a.C ) «[…] E poi il mare! I modelli di navi in bronzo testimoniano in modo chiaro che il rapporto tra i nuragici (che vediamo, però, rigorosamente minuscolo, perché non si permettano d’alzare quel capo da sempre chino, ndr) e il mare fu un rapporto diretto “e non mediato” (grazie tante!, ndr) e sembrano ribadire, ancora una volta, che la Sardegna, “al centro del Mediterraneo” (accidenti, ma è una mania!, ndr) rappresentò un luogo privilegiato e nodale, “pronta a recepire gli impulsi” (e, te pareva!, ndr) e a farsi portatrice di tutte le innovazioni tecnologiche (ma solo dopo averle da altri ricevute!, ndr) nel resto del Mediterraneo». E, nelle pagine precedenti, onde completare il ridicolo, obbligato assioma di cui si discute, ebbe il nostro, a deliziarci con (p.21): «[…] I lingotti di rame dalla caratteristica forma a pelle di bue (oxhide) […] sono la testimonianza evidente dei contatti fra la Sardegna e l’Oriente mediterraneo (leggasi Cipro, ndr)». Essendo questa, esternazione posta in essere in relazione alla therakkia del tizio, nei confronti della comandante, cosiddetta NSS, che pretendeva (essendone colpevole il suo maestro Peroni) farci sapere essere stati i Ciprioti a “creare” il Mediterraneo! Ed, ancora aggiunge, nella pagina stessa, che: «[…] Il rame e lo stagno fusi insieme permettevano al metallurgo di produrre oggetti in bronzo utilizzando diverse tecniche di lavorazione che l’artigiano “aveva appreso anche grazie alle strette relazioni con i popoli circostanti”» SIC! SIC! SIC! Ripetetelo pure in asintotica continuità! (ja sikit)
RispondiEliminaCerto Mikkelj, è un continuo copia e incolla di notizie ed elementi dati per scontati, o meglio un continuo far fotocopie di fotocopie, tanto che l’immagine finale è tutta distorta rispetto all’originale; tanto distorta che se vuoi capire bene cosa rappresentava in principio, devi rimboccarti le maniche e sudar sette camicie, togliendo di mezzo tutti gli orpelli costruiti sopra anche dal primo che investigò.
EliminaSenza contare gli orpelli costruiti dagli altri sugli orpelli del primo. Se poi ci si mette la miopia, beh, è proprio il caso di rimboccarsi le maniche e iniziar tutto daccapo.
Così ho dovuto fare per venire a capo del problema relativo ad un monumento che sto studiando, del quale nulla si è capito.
Eh, Sandro, subito mi rimandi alla attualmente imbecille credenza (dei "professoroni" s'intende!) circa l'antichità del primo Nurake! Ora che ho (quasi definitivamente) acquisito la certezza cui ho accennato in questo salotto, mi viene in soccorso un dialogo avuto con uno stretto collaboratore del Lilliu Baruminese, circa la presenza di quel tronco da cui venne tratto (chissà come) il campione su cui venne operata la datazione [tronco da alcuni (grossi) detto di ginepro, da altri (grossi) definito di olivastro], del cui ritrovamento non v'ha minima documentazione né scritta né fotografica. Alla pressante e ripetitiva richiesta del mio interlocutore, tendente ad ottenere finalmente chiarimenti in proposito, e proprio dalla primaria fonte, ebbene, alla fine il "Signor Archeologo" ebbe a dichiarare: NON MI RICORDO!!!!![...]!!!!!!!!!!
EliminaAltro che fotocopie sbiadite! Altro che divincolarsi fra gli orpelli! Tutto inventato di sana pianta! mikkelj
E, ti prego attento lettore, di fare il confronto fra quanto appena pronunciato dal Campus, con quanto compare nel periodo grammaticale che ebbi ad estrarre (ch’è, almeno, onestamente sintetico) di cui quì si discute «La Sardegna dimostra, grazie alla sua insularità e la sua posizione al centro del bacino occidentale del Mediterraneo, un lento e graduale sviluppo culturale, in parte condizionato dal contatto derivante dal mondo aldilà dei confini dell’isola».
RispondiEliminaEh sì, e mi rivolgo a quei cari lor che al “saper legger” adusi non sono”! Siete stati ben serviti, dal vostro cavaliero! Ma, in modo davvero infingardo, quasi con sadico piacere, nel passarvi da parte a parte con sue appuntite frasette atte a non destar dolore! Beh, davanti a questo modo di rubar fiducia al lettore, io intendo inalberarmi ognor!
Vedi bene, Lettore, che solo tu, certamente in questa sfera, sei onorabile e stimato protagonista dello scrivere, perché tu, il principe destinatario di tutti i pensieri, che son tradotti e presentati al tuo cospetto, da questa interfaccia che mi è sottomano! Si, proprio la tastiera! Anch’essa indispensabile conoscitrice e protagonista (di nuova, cheta modalità) nello svelare almen rigagnoli che affluiscono al Grande Fiume che, perenne trasporta il prodotto (ma anche detriti) della fucina intellettiva dell’essere uomo e donna. Meglio, dell’essere!
Ebbene, lettore, a quella trista maniera che par diventata arte, io fortemente irrido e pugno contro ed accidenti esprimo!
E, mi inchino certamente, a cospetto del pur “globalmente composito” esito della produzione intellettuale di Melis Signora!! Questo ricercatore, infatti, ebbe a liberarsi subitamente dell’infame fardello, che ottenebra la mente onesta, senza osar nasconderne sconcezza, per gettarsi con tutta sua cristallina onestà, al sindacare l’argomento principe, del suo contribuire al sapere: “Sardinian prehistoric burials in a Mediterranean perspective”. Onore e riverenza, per quel poco che cont’io, alla Melis Maria Grazia, ché, Signora qui s’è presentata! (ja sikit)
Anche, si disse supra: “infatti, subitamente quel tal Campus, spedì ben due sue clamorose smentite al disattento uditorio”, essendo la seconda, qui appresso indicata, la chiara, mortifica, definitiva “pietra tombale”, che chiude ermeticamente ingiustificati fanatismi quali «LA CULTURA NURAGICA COMINCIA AD AVERE IL RISPETTO CHE MERITA e MA CHI POTEVA PENSARE CHE IL PRIMO PASSO SAREBBE STATA LA PRESA DI ROMA?».
RispondiEliminaA pag. 24 del tal catalogo, è appunto la deflagrazione, che riporta “lo stato del sapere” fantasticato da questo mondo falso, ed oscurante il vero, indietro di almeno quarant’anni!
Proprio a guisa (giusto ora mi sovvien), senti senti, proprio tu pronto lettore, dei falsi ed insinceri farisei e scribi, che: «hanno preso le chiavi della conoscenza e le hanno nascoste. Essi, non sono entrati e non hanno lasciato entrare quelli che lo volevano»! Ohibò! Quindi, parrebbe, che I NOSTRI farisei e scribi, abbiano neppur avuto l’animo, di prendersi la briga (tanto il 27 comunque arriva) di vedere, studiare ed indagare le conoscenze da essi ascose!
Mi inalbero ed esclamo: Dio mio! Ma questo è terribile se posto in essere da uno scienziato!
Ma, è doveroso chiedersi, prima d’esser precipitati anche noi nella bugia, sarà accaduto anche oggi? Ad immagine di quanto narra la testimonianza di duemila anni prima? È possibile siamo oggi regrediti a nuovo medioevo? È possibile siamo vittime di un «ritorno alla barbarie» ancor peggiore di quella primitiva? Beh, colto lettore, giudica tu. Ma certo è che, ove si presti fede alla dottrina di Giuann da Cittànuova, sembrerebbe possa trattarsi proprio di un tal ricorso!
Anche perché poi, ancor lo gnostico Tomaso, così ci avverte: «Voi, però, siate prudenti come serpenti e semplici come colombe». Certo, rivolgendosi anche a chi desioso fosse d’andar contro i potenti scribi e farisei dell’oggi!
Ma, ahimè, mi sento in dovere di tranquillizzar Tomaso, perché non vedo alcuno che voglia lanciare, ma soprattutto, sostenere tale immane sfida! Se non uno (forse). Ch’è anche solitario e solo, appollaiato dovechessia, il qual nemmeno sardo pare, a giudicar dal prorompente somatico esteriore che, davvero esagerato, così traspare: ALTO, BIONDO, OCHHI AZZURRI! (ja sikit)
Mik vorresti forse che scribi e farisei ti invitassero ad entrare? lo sai che se inviti ad entrare un vampiro poi è come se gli dicessi "Prego, succhia"? No, non lo sai perchè non mi illudo che tu abbia letto Bram Stoker' s Dracula; dal tuo stile di scrittura mi sembra che il più recente che hai letto è Ariosto (ma chi usa "ognor" nel 2016?)...scherzo!
RispondiEliminaA parte ciò: davvero non è pubblicata da nessuna parte la famosa datazione del tronco, o stai scherzando?
No, no! E' pubblicata a pag. 10 di "American Journal of science Radiocarbon supplement", vol.2, 1960, P. 1-4 con relazione di Willis, Tauber, Munnich, e P. 5-11 con relazione di Henrik Tauber, titolata "Copenhagen natural radiocarbon measurements III, corrections to radiocarbon dates made with the solid carbon technique".
EliminaE poi, guarda che OGNOR, una bomba este mi!
mikkelj
Ed ecco quella deflagrazione sì temuta, arrivar tosto. Così, intende sciorinarsi il nostro (chissà cosa gli pesa): «Ma all’apice della ricchezza iniziano anche a manifestarsi i primi sintomi del declino. “È la città che consente la creazione di mercati stabili” [certo che, un profilo più modesto si sarebbe consigliato al Campus, dal momento che queste parole rappresentano la CHIARA AUTOCERTIFICAZIONE della SUA GRANDE IGNORANZA, circa la sarda storia. INFATTIIII, (stai ben attento capace lettore) proprio la antica e snervantemente costante presenza di “mercati stabili” nella Sardegna, a confronto di tutta l’enclave allora trafficata, diede la stura ai VELLEITARI “DUE” TENTATIVI dei (certo incapaci) Cartaginesi! I quali, cercarono di impossessarsi proprio di quei MERCATI STABILI che erano uno dei pilastri della forza economica della opulenta SARDINNA, adorata, agognata, sognata da tutte le popolazioni dell’intiero bacino del Mare Mediterraneo, quale irraggiungibile ELDORADO DEI LORO SOGNI! E’, la intangibile onestà, che pretende ciò si racconti, in ottemperanza alle molteplici dichiarazioni rese nel merito dai più grandi autori classici dell’antico passato!, ndr]; è una struttura sociale più gerarchica che permette di gestire il potere politico e religioso” (Chiedo a te caro e consigliere lettore, si può dire: che ridere? Ahbbé! Allora non lo dico! E, mi limito ad esprimere il mio deciso: IDEM COME SOPRA, ndr); “è la scrittura che garantisce il controllo di uomini e cose” (e qui il povero nostro cieco Campus, deve curare la sua incapacità nel vedere, o se crede più gli si adatti, la sua manifesta tendenza farisaica, ndr). (ma egli, sordo ai nostri richiami, continua, ndr) L’assenza di tutto questo significa scarsa competitività proprio quando nel Mediterraneo occidentale si colgono i vagiti della nascente urbanizzazione. Inizia un’altra storia, “la Storia” (no caro Campus, s’inizia l’ultima parte, invece, di tutta quella lunghissima che, per tua grande colpa, hai inteso disattendere, ndr), in cui gli autoctoni (? Devono essere i collusi con gli “indigeni”! Ma noo! Devono essere quelli che, fan la guerra, agli indigeniii! Altrimenti i Nuraghi?, ndr) integrandosi definitivamente con l’elemento allogeno, i Fenici [Beh, certo, rigorosamente maiuscolo! Pur non essendovi traccia della loro esistenza, a dar retta agli indipendenti, preparati, critici conoscitori della materia, presenti in qualsivoglia angolo dell’orbe terracqueo! A partire, volendo rigirar sadicamente sa leppa nella italica piaga, da quel tal Sabatino, che ammise (quando non doveva ancor difender la sua cadrega), che di Fenicia non si trovava traccia in tutto il Levante! E, che di “fenici”, quale popolazione, gli fu impossibile trovar la benché minima espressione in tutto l’insieme di testi, epigrafi e le più numerose fonti da esso consultate!, ndr], (e, termina il nostro, ndr) avranno un ruolo fondamentale nel successivo sviluppo culturale dell’isola».
RispondiElimina(ja sikit)
Ebbene, caro lettore, non si vuol quì esprimere verun giudizio, sulla inverosimile modalità di condurre la professione, che si è scelta il nostro tizio (a parte quello posto in fondo, ch’è però indirizzato alla sua “Anima”, non propriamente all’essere terreno ch’esso ora rappresenta). Lascio a te, invece, ed alla tua indipendente analisi, la decisione circa la degna sistemazione di questo spaccato della sarda cultura. Essa, ahinoi, oltre alle solite difficoltà che trovansi in qualsiasi ambito (intendo le solite, in relazione con le disponibili, meglio, indisponibili risorse a livelli vari), deve in più fare i conti con la spada che diuturnamente pende sull’intelletto dei pochi cercatori, che danno mostra di possedere i necessari strumenti per portare in luce il 95% delle PARTI NASCOSTE del nostro ancor sepolto LONTANISSIMO PASSATO.
RispondiEliminaRitornando al signor Campus, non mi resta altro se non prevedere (facilmente) come le sue antistoriche dichiarazioni, appena sarà “culturalmente in nobiltà cresciuto”, lo faranno vergognare a tal punto da costringerlo la prossima vita, a vagar tristemente negli antri bui ove ebbe a celare le verità conosciute, alla disperata ricerca di un riscatto che gli sarà “quasi” impossibile trovare! Sai, sono stato anche un pochino buono con te Campus! Te ne sei accorto? Avendo, sulla postura di quell’avverbio, non poco dubitato, stante la tua irriducibile, voluta cecità! Ma poi, dev’essere stata un poco di divina carità rimastami, a consigliare di concederti perdono, appresso al giustamente lungo (e tal misura di tempo solo tu manovrerai) periodo destinato alla purificazione di tue negatività culturali!
Per coloro che [invece, ma invero proprio tutti, (chiedo venia dell’obbligatoria presenza di quel tal’osso] continuamente trascorron vestigia di tempo, su questo mondo, il tempo(i) presente(i), sarà(nno) sempre il miglior alleato che le false profezie seppellisce! Sempre! Inesorabilmente!
Ho concluso alla viva il parroco? Pazienza! Beccatevi anche questa, vista la quasi totalità dei “leggenti” facente scena muta!
Grazie, mikkelj.
Mikkelj temo che il tuo appello rimarrà senza alcuna risposta. Per certi versi non ha importanza questo, l’importante è denunciare questo modo di dire e di fare, sarà il tempo e le persone in buona fede a dar ragione a tutto ciò.
EliminaQualche tempo fa anch’io mi cimentai, nel mio piccolo allora, a denunciare delle incongruenze legate a dati ben concreti, interpretati e divulgati in un articolo di carattere scientifico e spacciati per veri senza alcuna ombra di dubbio da un trio di ricercatori che lo firmarono (http://monteprama.blogspot.it/2014/12/foto-del-giorno-caldane-nuragiche-santa.html#comment-form). IL mio commento, primo e unico di quel post, denunciava la fuorviante notizia di voler individuare il nome di Othoca, nella Geographia di Claudio Tolomeo, sostituendo in modo arbitrario un “Theta” con un “sigma”. Tutto questo a parer mio nell’intento (spero di sbagliarmi), di aggiustare una particolare cronologia. Confidando (beati loro), che nessuno potesse avvicinarsi al testo originale in greco dell’opera Tolemaica.
Bellissimo collegamento! Indiscutibilmente legato ai principi fondanti della formazione, il "Trio sardo cantastorie", spopola ancor sul palcoscenico a dieci anni dal debutto!
EliminaSi vede infatti, come cambiando ordine e composizione dei cantori, il risultato, scusate, la musica non cambia! L'importante obiettivo di ogni vero musico, non è la ricerca del vero, ma accattivarsi "la sorda platea"! Sento che v’è alcun che azzarda un più veritiero commento: fare “fessa” la platea! Ehnno! Andiamoci piano cari miei! Il loro pezzo è finito su una rivista! E, come ogni rivista che si rispetti, essa avrà un quanto mai severo scientifico comitato! Come, come? È rimasto solo il comitato? E, scusate, lo scientifico? Io, mammeta e tu!
A questo punto una puntatina nell’aere. Per il vero, v’ha da dirsi che, cercando (solo velocemente però) questo “giornale dei fasti allineati”, mi sono imbattuto nell’accademia belgica (aridaje!). Sapete, quella di cui raccontai giorni addietro, entro i cui locali trovai quel personaggio conosciuto essere schiavo, dell’oscurantismo, che nella sua relazione non riferiva di alcun sardo rito della frantumazione? Be, sarà un caso ma, nel luogo di tal’accademia, in una bibliografia che vi veniva sottoposta, eran lavori che rimandavano e ad autori legati ad NSS e alla intendenza etrusca (ove SSN aveva fatto tappa). Come vedi attento lettore, il cerchio è completato, c.v.d.! 1) Campus (avevo un amico che si chiamava Campus! Non l’ho più frequentato perché andava orgoglioso di portare un cognome che gli veniva dalla Spagna! Ehmbéee!), 2) ch’è Schiavo di suo imprinting, 3) belgica accademia, 4) il “trio sardo cantastorie” rinnovato, 5) il giornale dei fasti! Tutti quanti messi in circolo! E, poi volevo dirvi che.
Non so, se avete notato un pochino d’astio verso quella cosa belgica. Eh, ma non ho colpa, lo giuro! Quando capitai là, onde poter accedere al convegno già iniziato, dovetti versare un consistente obolo perché scelsi la soluzione che prevedeva mi spedissero, i lor belgici signori, le intere relazioni ivi relazionate! Quindi anche quella di NSS, che certo mi notò perché ebbi a chieder lumi su una figura che stava proiettando, trattandosi di antico oggetto che riportava magnificamente una moderna “Y” (chiedo venia per mia lodevole ignoranza, proprio in questo luogo ove si pratica anche la scrittura antica e “nuragica” per di più). NSS mi guardò trucely ed io corrisposi non “amikevoly”. Morale della favola, non mi fu spedito il resoconto pur pagato! Certo, ebbi ad e-mailare forte lungamente, ma sbattei contro un muro (non di gomma) di belgico fortino!
mikkelj
In 4.2.16, 11,54, alta era la nostra stella. Sen’è andata a morire. È tornata nascendo. E, precisamente ora, di novo in alto sta.
RispondiEliminaAllor, lasciate ch’io vi dica, o voi ascostamente appo lo schermo assisi, che ciò che, da uno dì, v’indirizzai è manifesta rappresentazione della più grande disfatta mai subita, in chiaro ed in diretta pur anco, dalla certamente “minuscola” “sarda cultura” da voi confezionata e, con fanciullesca faciloneria, ancor da voi, mestamente strimpellata!
Essa disfatta, avete ammirato compiersi così “naturalmente” circostanziata, in cui sì precisa fu mia mano nel controbattere insulse amenità (chiedo venia pel necessario pleonasmo), ed anche fu davvero invasiva di qualsivoglia argomento (pur liberamente scelto dal narrante), che fu mostrato a forma di rabberciatamente insufficiente pretesa di rievocar la storia sarda!
Ebbene, tutti voi, che frettolosi lettori di sarde cose, osan fessamente (a guisa di “fessae naves” cioè “inservibili navi” ovvero con l’uso scriteriato di “inservibili sostantivi”) indicare quali “numi”, non avete l’umano ardire d’indirizzarmi una pur debole risposta, almeno nel disperato tentativo di salvare una piccola parte di vostra dignità, che universalmente proprio qui, vedesi nella polvere, di vergogna rutilar ormai?
Almeno tu Campus! Distogli l’animo dal suo vagar verso l’ignoto, ché nulla paga il pianto di tua vera essenza, ma sosta, sorseggia, a piena mente ciò che meraviglioso ti si para a fronte, in “qualsiasi luogo” di Nostra Terra tu sia!
mikkelj
Mikkelj, passi (e ce ne vuole) la pesantezza da Ariosto, ma anche chi sia pronto a sopportare pure gli aoristi troverebbe insopportabile la spropositata prosopopea con cui, parlando con un amichevole piemontese che (amante della tua terra) unico gentilmente ti seguiva, assegni ai Piemontesi il minuscolo a fronte del maiuscolo da riconoscersi ai Sardi in quanto indomiti combattenti di antica e civilissima schiatta, pronti a onorare quel regno che del nome della loro terra si fregiava (mentre gli altri ignominiosamente fuggivano dinanzi al nemico). Allora non racconterei di Erica Scano, non azzardando (ancora) rovinarne la storia, ma sì mi piace immaginare la storia di un tale Tzoroddu che portato al fronte in una guerra d’indipendenza del regno di Sardegna scappò dinanzi agli Austriaci e fu salvato dalla fucilazione per diserzione da un ufficiale di nome Negri, che invece lo aggregò ai propri soldati e gli mostrò l’onore di un ufficiale piemontese alla testa dei propri (italioti) uomini. Non nego che quanto riferisci, Mikkkelj, sia una parte della storia, ma nella storia ci sono tantissime pieghe e una avrebbe potuto essere addirittura questa. La mia simpatia andrebbe, allora, al soldato Tzoroddu, sardo tra i Sardi, non meno che all’ufficiale Negri, piemontese tra i Piemontesi.
RispondiEliminaSe pensi sia un appunto trascurabile a fronte delle cose ben più alte che avresti detto, l’invito è a curare anche questi aspetti di civiltà interpersonale, che non mi riesce di considerare minori.
Caro Francesco!
RispondiEliminaEcco, ancor, da te manifestato il lato che meno apprezzo del tuo modo d'offriti!
Ergerti, SEMPRE a maniacale, diplomatica difesa DI CHIUNQUE tu, MA SOLTANTO TU consideri esser stato colpito da offesa! L'aver io detto che, soprattutto i piemontesi crearon così i tangibilissimi presupposti, per essere coperti da sempiterno disprezzo, insieme, poi, e ripeto, soltanto poi, accomunati a tutti gli altri pusillanimi, non ancor coscienti italianucci, copertisi anch'essi del più disonorevole dispregio che li marchiò indelebilmente per aver mandato a morire la Patria loro, ebbene, caro Masia Francesco, l'aver io detto ciò, di piemontesi ed altri, è stato "semplice" atto teso a riportare alla luce, E RICORDARE un pezzo di STORIA AUTENTICA! Hai ben compreso Franziscu? TRATTASI DI STORIA! E NESSUNO PUO’ PERMETTERSI DI SCRIVERLA COME PIU’ GLI FA COMODO! V’ha un solo modo per scriverla: raccontando la cruda verità! Infatti, non v'è stata alcuna intenzione di offendere chicchessia!
Perché, Francesco, a voler seguire la tua auspicata distorta maniera di scrivere di storia, ebbene sappi CHE NESSUNA STORIA POTREBBE MAI PIU' ESSERE SCRITTA!
E, attento bene, Francesco!
Ciò che in modo INAUDITO tu pretendi di raccontare E' ESATTAMENTE ciò che trovi quì appresso concentrato in una similitudine che spero riuscirà a far rinascere la tua perduta capacità di dre il giusto valere alle parole:
NON SI DOVREBBE SCRIVERE DELLE STRAGI PERPETRATE DALLA GERMANIA NEI CONFRONTI DEGLI EBREI PERCHE' ALTRIMENTI «SI RISCHIEREBBE DI OFFENDERE I TEDESCHI»!
mikkelj
Signor Mikkelj,sbaglio sapendo di sbagliare ma certe sue affermazioni in cui lei si"erge",mi irritano.Perchè lei lo può fare e il signor Masia,molto più modesto, ,no?.Lei,per me è un rebus,non ho ancora capito se questa sua superiorità così conclamata la espone per scherzo o lo fa,veramente sul serio.Mi auguro che non si offenda.
RispondiEliminaCara Sennora Grassia!
RispondiEliminaMa, forse, Le è sfuggita questa piccola sfumatura: secondo i dettami del Francesco, nello scrivere di storia NON SI DOVREBBE SCRIVERE DELLE STRAGI PERPETRATE DALLA GERMANIA NEI CONFRONTI DEGLI EBREI PERCHE' ALTRIMENTI «SI RISCHIEREBBE DI OFFENDERE I TEDESCHI»!
A lei questo questo piace tanto? Le garantisco che a me ripugna tantissimo!
mikkelj
Signor Mikkelj,vede se io pensassi o meglio,leggessi bene,prima di intervenire,farei meno cavolate.Ha perfettamente ragione,non riesco nemmeno a capire come il signor Masia abbia potuto fare un simile intervento.La ringrazio di avermi risposto con pacatezza e mi scuso ancora con tanta vergogna.
EliminaMikkelj, Mikkelj, … Stiamo pure alla tua provocazione: a voler essere rispettosi nei confronti di tutti non si dovrebbe scrivere delle stragi perpetrate dalla Germania nei confronti degli Ebrei perché altrimenti si rischierebbe di offendere i Tedeschi (e qui già le maiuscole o le minuscole contano, perché forse sbaglio io a usare le maiuscole per i popoli quando non si tratti di popoli antichi, ma dopo quanti anni si inizi a essere popoli storici non saprei; tu, immagino, parleresti di Ebrei e tedeschi).
RispondiEliminaRaccontare la storia è certamente spinoso: difficilmente i popoli nel loro percorso non accumulano torti, ma addebitarli ai loro rappresentanti nel presente è semplicemente sbagliato. Ed è sbagliato per una questione di rispetto nei confronti dei nostri contemporanei (un rispetto che tramite questi deve estendersi anche alla memoria dei loro avi, con quella pietà per i morti che allevia il fardello dei vivi), ma anche perché altrimenti si apre il gioco al massacro in cui la lettura cinica e spietata delle colpe degli altri legittima comportamenti che a loro volta altri sperimenteranno come colpe (non bastassero quelle che ciascuno già eredita per stirpe). Puoi star certo che Hitler, giacché lo tiri in ballo, non mancava di usare la storia per sottolineare colpe altrui, senza riguardi per un uso accorto di tali sottolineature.
Perciò, sì, la storia va conosciuta e raccontata, ma raccontarla con rispetto e allo stesso tempo onestà aiuta tutti ad accoglierla come obiettiva e non strumentale, aiuta a riconoscere meriti e demeriti se è pacifico che li si stia guardando con compassionevole saggezza e non per togliere iniziali maiuscole a qualcuno ed assegnare lettere tutte maiuscole a qualcun altro, senza possibilità di redenzione.
Mi è capitato di chiedere a giovani volontari ebrei, guide multilingue nella visita alla sinagoga e al quartiere (già ghetto) della loro città, come fosse raccontare quella storia (tra l’altro i loro morti per fame e stenti nel ghetto, lì sepolti) ai numerosi turisti tedeschi: hanno ammesso che è difficile, che coglievano la loro difficoltà a sostenere quel racconto, e potevano spiegarmi che la chiave per rendere possibile quello starsi davanti era l’attenta distinzione tra Tedeschi e nazisti (come tra Italiani e fascisti, come tra Italiani e Romani quando si parla delle conquiste romane); a volte distinzioni simili saranno più difficili da cercare nel lessico, ma l’atteggiamento, almeno quello, sarebbe preferibile non fosse esaltato.
A dirla male, per non fare il perfettino che facilmente ti sta sulle palle: se chi si loda si imbroda, chi si esalta si smerda. E riesce a fare il peggior uso delle stesse verità che gli capiti di maneggiare. Perché in fondo è forse una regola generale che chi ha ragione farebbe bene a mettere in conto di farsi perdonare da chi ha torto. Credo questo principio valga assolutamente per le discussioni pubbliche, non esclusa questa: mi potrai mai perdonare?
Mikkelj certamente non si riferisce ai Tedeschi odierni ma a quei... tedeschi, o meglio nazzisti (non è la stessa cosa ovviamente), di quel periodo storico. Ho fatto il distinguo perché in quello stesso periodo storico, c’erano tedeschi e tedeschi dei quali Sven Hassel nei suoi racconti romanzati (ma fino ad un certo punto, essendo vissuti in alcune occasioni in prima persona), ha delineato un carattere di umanità di soldataglie, definite “carne da cannone” che combattevano e capivano di combattere una guerra infame.
RispondiEliminaCerto, quella descritta da Sven Hassel non è storia o per lo meno non è quella ufficiale, ma un uomo che ha vissuto la guerra, non penso abbia bisogno di molta immaginazione per scrivere di battaglie.
Se è vero che tutti i tedeschi non furono nazisti, altrettanto può certificarsi che tutti in nazisti non erano tedeschi. Ci sono stati infatti nazisti olandesi, belgi, danesi, austriaci, svedesi e persino francesi.
RispondiEliminaLa storia? Per me è come un jukebox: ti canta la canzone secondo il desiderio di chi ci ha infilato la monetina.
Perché scandalizzarci?
Se ci infilo un soldo sardo, ascolto la canzone degli Istendales, Procura de moderare, le storie di Mikkelj e degli altri, dal Neolitico alla Brigata Sassari.
Se invece ci metti una lira, allora sentirai Fratelli d'Italia, la storia di Romolo e Remo, Giulio Cesare giù giù sino ad Andreotti, passando per Fenici e Cartaginesi, nonché una sfilza di papi che ancora compongono inni sacri.
Insomma, ognuno ha la sua moneta, ognuno ha una la storia.
Poveri gli spiantati, i poveri in canna, che non hanno diritto neanche a una loro storia.
Questa è l'umanità che a me non sta simpatica, né mi convince. Eppure, sebbene non mi aspetti nulla di buono, ci sto dentro e faccio il gioco di tutti. Dico ancora che perfino mi diverto, di tanto in tanto.
Sarà perché ho intuito a che gioco giochiamo?
Bah!
Se intendiamo "nazismo"il peggio del peggio,ha ragione Francu,nazista è stato Stalin e tutti i dittatori che hanno fatto cose orribili,come il dittatore argentino che buttava gli oppositori dagli aerei.Non amo molto gli ebrei,i quali dopo aver subito le persecuzioni,avrebbero dovuto essere più umani nei confronti dei palestinesi.appropiandosi dei loro territori ingiustamente e facendosi forza del loro potere economico.
RispondiEliminaLa Storia e il Labirinto si assomigliano: entrambi non portano da nessuna parte.
RispondiEliminaIl nostro Francesco mi rampogna di cotal guisa: «Puoi star certo che Hitler, giacché lo tiri in ballo […]»!
RispondiEliminaA Francé! Ma, continui a dare i numeri? Non mi sono neanche lontanamente sognato di “tirare in ballo” l’austriaco! E, nota bene che, in questo punto preciso, mi sono neppur sognato d’affiancare al sostantivo “austriaco” un facile attributo che mi avrebbe portato universale consenso e simpatia! Perché, proprio di STORIA desidero discutere e non “favoleggiar di novelle”.
Aripertanto, te lo ripeto per l’ennesima volta tu sostieni (e, vedo ora, anche a spada tratta!) che:
“ NON SI DOVREBBE SCRIVERE DELLE STRAGI PERPETRATE DALLA GERMANIA NEI CONFRONTI DEGLI EBREI, PERCHE' ALTRIMENTI «SI RISCHIEREBBE DI OFFENDERE I TEDESCHI»! ”
Speriamo stavolta tu abbia volontà e tempo di leggere questa ch’è esclusivamente tua determinazione! E, bada bene caro Amico, mai neppure mi son sognato di mettere in vista separazioni grafiche tra « TEDESCHI ed EBREI »! Essendo tutti essi, degli esseri umani! Come, del resto, tutti gli altri, che il mondo calpestano alcuni con dignità (non sempiterna) altri con abiezione (non sempiterna).
E, siccome, IN QUESTO LUOGO che appello solitamente qual “Salotto”, avevo appunto pretesa di discutere DI STORIA, mentre tu ne vuoi tirar fuori una qualsisia “goatish wool” o, se preferisci “useless debate” ti saluto subito! Con grande cordialità pur anco!
mikkelj
I.A.- 1) - il tuo «chi si esalta si smerda», aggradato assai mi è!
2) – sappi che, a ragion veduta, mi son ricordato di te stamane, durante la lettura del quotidiano, che così intendeva suonar l’allarme: «La follia di Stoccolma. La Svezia dimentica la sua cittadina Alexandra Mehzer, PER NON OFFENDERE I RIFUGIATI. I colleghi della volontaria 22enne uccisa nel centro immigrati, non ottengono il permesso per la sua commemorazione. Le autorità spiegano che è oltraggioso per gli altri ospiti»! Accidentiii! Si ha ben ragione di chiamarmi “paleolitico”! Al tuo cospetto, che sei trascinatore dei nuovi tempi!
Frena Mikkelj, io non sostengo affatto che “non si dovrebbe scrivere delle stragi perpetrate dalla Germania …” (etc.). Nel mio commento delle 00,09 di oggi stavo solo citando testualmente la tua provocazione, per discuterla (avrei detto smontarla) subito dopo, non certo per farne una mia affermazione da sostenere. Sì, mi è venuto in mente, dopo, che sarebbe stato più preciso porre in fondo alla tua riferita provocazione un punto di domanda, ma mi sono detto convinto che nessuno, in buona fede, avrebbe potuto equivocare alla luce di quanto ho scritto di seguito (e tu sei in buona fede quando scrivi che lo sostengo addirittura “a spada tratta”?).
RispondiEliminaChe dirti, che riconosci esseri umani i “TEDESCHI” e, evidentemente, non altrettanto i “piemontesi”? Che tutti calpestano il mondo con dignità e abiezione non sempiterne mentre il “sempiterno disprezzo” va riservato ai “piemontesi” e ai “pusillanimi italianucci copertisi anch'essi del più disonorevole dispregio che li marchiò indelebilmente”? Vabbe’.
Io, infine, sarei trascinatore dei nuovi tempi: ti direi “magari”, se avessi davvero le palle per assumerne, anche solo per finta, la responsabilità. Ma è facile risponderti, qui (tanto più con l’idea che davvero stiamo salutando questo discorso, entrambi con piacere), che alla commemorazione della povera Alexandra Mehzer sarebbero stati presenti, per me, anche tutti gli ospiti del Centro Immigrati (fossero queste le decisioni difficili!).
A margine, una comunicazione di servizio: nella discussione sul post di giovedì 21 gennaio 2016 dal titolo “Alcune riflessioni sul nuraghe Santa Barbara di Villanova Truschedu”, il 31 gennaio alle 21:13 Sandro Angei, il nostro Direttore, attuale gestore del blog (almeno in senso lato il padrone di casa), scrive “… questo non è un salotto. Io lo immagino come una sorta di ‘banchetto’ organizzato ai confini del mondo, dove tutti noi ogni giorno ci diamo appuntamento, ognuno alla ricerca di quel che gli serve e quel che gli piace, portando con se il proprio pranzo al sacco, come ‘quasi’ tutti gli altri d’altronde. Che mai manchi il fiasco del vino, quello buono, che quando è il momento lo si offre a tutti, anche il formaggio magari, ma quello lo assaggiano in pochi, spalmato sopra una fetta di pane casereccio. Il resto di quei ‘quasi’ invece non solo non porta nulla da offrire, ma rimane fuori affacciato alla finestra e guarda schifato … ; gli altri, divertiti festeggiano, mangiano e bevono. Naturalmente nella comitiva c’è sempre quello che cerca di far passare il proprio vino per il migliore e s’arrabbia se qualcuno storce il naso, altri ancora portano quel che hanno, magari solo la propria presenza, il buon umore e la voglia di stare con gli altri. L’importante è che ognuno porti con se un pizzico di sale.”
Quindi, Mikkelj, ti invito a tralasciare quella definizione di “salotto” che qualcuno ci rinfaccia essere troppo snob (anche quando a dirlo è un “paleolitico”, pensa tu); diciamo che Atropa la tollerava per gentilezza nei confronti di chi lo intendeva un complimento; ora Sandro, con pieno diritto, ci dice di accomodarci al “banchetto”, col pranzo al sacco o almeno con un pizzico di sale. Vogliamo adeguarci?
Ma sì, Fracesco e Mikkelj, adeguiamoci pure!
RispondiEliminaMa non rinunciamo a essere anche un po' snob, mezzo fricchettoni, mezzo pirla e stuntman a giornata.
Non so dove andremo a parare, ma di sicuro saremo oltre il cento per cento.
L'importante è che non manchi neanche lo zuccherino. Oltre il sale di Angei, s'intende.
Tornando al tema e parlando ancora di Otzi, the Iceman, il cui il lignaggio genetico materno sembra estinto mentre quello maschile continua, ecco cosa scrivono nuovi ricercatori.
RispondiElimina"The researchers believe that members of Ötzi’s paternal lineage arrived in Europe from the Near East approximately 8,000 years ago. At some point following this migration, they believe that Ötzi’s paternal lineage was replaced in most of Europe, remaining only in isolated regions including Sardinia."
Ergian, scusa se rispondo solo ora.
RispondiEliminaAnche più in alto portasti altro "ritaglio" di un articolo. Il punto è, caro Ergian, che se non fornisci i riferimenti che permettano di recarsi alla lettura degli articoli cui ti riferisci, mi pare davvero difficile tu possa mai avere una qualche risposta nel merito! Da parte di chicchessia! E, naturalmente, da me stesso. mikkelj
Mi trasferisco qui, nella Grande Sarda Terra, provenienti (io e la discussione) dalla Scandinavia ad imitazione e copiaincolla (embéh?) del ventenne "Similsardo Gokhem4" (vecchio di 5000 anni ed alto(?) m 1,65) che si fece trovare a Falcöping, in area compatibile con quella (definita «major ore deposit» da J. Ling) essendone vicina circa km 80!
RispondiEliminaPer ritornare in sintonia, almeno un poco, con quanto si diceva nel post di Samamasarda sulla Svezia, NON PIU’ DISPONIBILE A DISPERATO MERITO DI NULLITA’ CHE ESPRESSE SUO ULTIMO RANTOLO, ripeto quanto espressi ivi:
“ Qualcosa ha «improvvisamente» catapultato la Scandinavia in una «matura» Età del Bronzo! Nessuno! È ancora in grado di darne soddisfacente spiegazione sociale ed economica! “
Eh, chissà se alcuno avrà e lucubrato nel merito!
E verrò al dunque, riproponendo mia richiesta a:
Eh, ja fit ora de di faker intendere, oh Bentuesù!
Nara, impippadinde de sa salude! Si no' bila carculas, as a bider ki dikkel'irmenticas!
Una cosa fippo medas dies kircande de di pedire! E, keret narrer ki ja m'as intesu, peri si ke ses allargu! Abbà, abbà, comente current sos pessamentos! E poi narant ki no est gai!
E duncas: si mi diat andare de kircare carki locu de gaissusu in artu uve k’istas tue, ki appat unu numene ki d'assemizet (peri dae largu) a sa Terra Nostra, comente lu dia accattare iscrithu?
In tottue ja bind'at medas de lumenes gai. Pro narrere: Sardagna, Sardona, Cerdanyola, Serdjilla, Sarda, Serdegai, Serdash, Sarhad, Sereje, Sereda, Sar, Csardas, Sarà.
Ki sunt paraulas de locos, de iddas, de montes, de rios e de cosas ettottu [comente azzettivos ki istan in bocabbulariu anzenu (i’ su tedescu nd’appo accattadu medas)]. E duncas, si bi diat esser calki paraula, i’ sa carta zeograffica, ki innittet unu locu, una idda, unu monte, unu lacu, unu riu, ki ammentet SA SARDINNA comente diat esser iscritha in uve istas tue? Abbaida ca, sos esempios ki appo postu innantis, jukent su "sar" postu in conca de paraula, però di pedo peri de m'innittare comente diat essere sa paraula de kircare, si binde diat aere caleccuna, kin su "sar" postu a finire, a pes de sa paraula ettottu.
Abbà bette trabballu ki di so' dande! As a bider ki dikke colat derettu su dolore 'e conca!
E istadi ene meda! mikkelj
I.A.- e dattu ki bi semus, narami erettu e coittande (pro pialere) comente los muttides cussos locos ki s’iscrient de goi: 1) Sarpsborg, 2) Sandefiord, postos unu k’abbaidat a s’atteru a su cominzu del su Oslofjorden. Bentuesù, di lu naro torra: pro piakere iscriemi prezzisu, prezzisu su ki intendet una pessone accurzu a tie, cando pronunzias cussas duas paraulas!
mikkelj
Si b'at caleccunu ki podet muttire a Bentuesusu pro l'innittare su ki l'appo iscrithu, mi diat aggradare meda!
RispondiEliminamikkelj
Lampu, Bentuesù!
RispondiEliminaKe deppes esser istikkidu in calki fjorden! No' m'intendes!
Ma, no es ki dikke ses ammusterkidu! Esummaria!
mikkelj
Mih ka apo intesu mancari allargu, Mikkelj.
RispondiEliminaNd'apo a iskire meda ite keret narrere cussos numines, peroe su primu so pessande ki ata a ite fakere kin sa marineria (Sarpsborg). Mikkelj, bi ki deo no isto in cussa zona ma in Baden (Germania), ube si onorabat Abnoba, custa dea naskit propiu ube nasket su Donau (Danubio). De custas funtanas kin custa Abnoba bi nd'at medas in Baden, ti naro ki sos sardianos inoche bi funti colaos.
È il caso si dica, per taluni:
RispondiEliminaAvendo trasferito qui, la mia parte della discussione che tenevasi nel contributo di Samamasarda riguardante il rame e sardo e tirolese in Svezia, avevo chiesto a Bentuesusu, che davo per abitante in Scandinavia, alcune delucidazioni circa dei toponimi (e vocaboli, di cui riportavo presenze, a titolo indicativo, da vari luoghi), aventi possibilmente la radice “sar”, e loro eventuale manifestazione grafica, percettibile sulla carta geografica svedese: intendevo scoprire qualcosa sulla presenza sardiana in Scandinavia, ma lui mi risponde circa così, il 26.2.16:
«Attento mikkelj, che io non abito i Scandinavia ma in Germania vicino a Baden! (il punto esclamativo l’ho aggiunto io ettottu). Però, aggiunge il Bentuesusu, dalle mie parti si onora la dea Abnoba che nasce ove il Danubio nasce. Ed aggiunge: ti assicuro che i Sardiani qui, ci passarono eccome»!
mikkelj
Po prexeri, o Mikikielj, no mi neristi chi is poberus sardus fiant emigraus giai settimilla annus fait, poita, si aici est, pedeus sa pensioni de reversibilità a sa sennora Merkel.
EliminaBentuesusu, vogliamo saperne di più!
RispondiEliminaTanto per far rilassare il nostro Bentuesusu, è il caso si dica (per ora) che:
RispondiEliminaNell’area di Stoccarda (che è vicina km 60 a Baden), viveva quella signora Similsarda, 7500 anni fa, facente parte dello stesso gruppo genetico del quarantaseienne Oetzi vissuto 5300 anni fa nel Tirolo, nel quale gruppo entra anche il ventenne Similsardo di Gokhem, vissuto 5000 anni fa in Vastergotland, Svezia, la qual cosa, ai genetisti «fa pensare alla presenza di una meta-popolazione di “Antichi Agricoltori Europei” simili agli abitanti della Sardegna del giorno d’oggi»!
Mettedescenapezza!!! Do you know that?
Preso da «Ancient human genomes suggest three ancestral populations for present-day Europeans», di I. Lazaridis et alii, in “bioRxiv” preprint, del 23.12.13.
Ed aggiungo pur anco, che quel Reno che scorre vicino a Baden, è lo stesso che, molti, molti chilometri prima, anche transita ai piedi del “Piz Sardona”! Aridoyouknowthat!
Ma guarda un po’ che maraviglia, oh Bentuesù!
E poi, ki naras su Entu de Gaissusu (ma unu pacu prus inzosso de comente aia cumpresu jeo), as a bides ki, de manicu, ja dinde so’ ammaniande! Which means: dinner is going to be prepared!
mikkelj
Grazie Mikkelj
EliminaRispondo a Francu che disse (mi fu necessario ricorrere a Babylon per la traduzione!):
RispondiElimina"Po prexeri, o Mikikielj, no mi neristi chi is poberus sardus fiant emigraus giai settimilla annus fait, poita, si aici est, pedeus sa pensioni de reversibilità a sa sennora Merkel", per riferirgli tre cose: 1- la tua nota andava scritta quì 2- my name is: mikkelj (ammentadinde lampu!) 3- il tuo apparente errore, mi ha reso chiaro essere io (davvero solo io) in grado di chiedere i danni alla Cancelliera, perché appropriatasi del mio nome (avendo certo io ascendenze germaniche più lontane delle sue) per di più storpiandolo, con questo andamento: mikkelj-mirkelj-merkelj, elidendo poi (senza regola alcuna) il mio joto preferito, arrivando così a merkel! Ah, ma quando la incontro al prossimo summit, gliene canto quattro! Anzi no! Ci mando il cantore fiorentino!
mikkelj
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EliminaIl cantore fiorentino va anche bene, perché ha una bella voce.
RispondiEliminaMa tu puoi suonare, fossero pure le tre classiche canne, per indicargli la nota giusta!
Quanto alla traduzione di quello che scrivo, capisco che tu parli solo il dialetto del tuo piccolo canto di mondo, mentre hai tratto profitto dall'italiano e dall'inglese.
Cosa vuoi farci? a qualcosa dovrai pure rinunciare, amico mio, perché il Sole non nasce e non dorme a Orotteddi.
Se ti hanno detto questo, diffida e vieni in Marmilla, così potrai crescere culturalmente e umanamente!
Ei, ei! Ja l'isco ki sas cannas nostras troppu fumu fakent! Si poi diant esser tres, esummaria, son capaci di istontonare s'anima di chicchessia! Ma, a proposito del tuo "tipico" lamentarti "de sa limba mia bella orotteddesa"! Avrai [certo con maraviglia, perché lontano dalla tua portata (di domenicale pensionato! Accidenti che brutto vocabolo mi è venuto a mente! Ti chiedo scusa se è parso siati giunta etichetta tipica (aridaje!) che il saggio vecchio accompagna! Averai poi ben gioito, per come quì, pieno di saggezza t'abbia accreditato, onde toglierti tristezza prima tu vada a sa missa mazzore pro faker zusta penittenzia!], certo notato il ricorso a quell'aggettivo, socialmente ben indirizzato a quell’insieme che raramente giunge allo scopo. Per darti un aiutino segnalerotti il binomio mazzòne-ákina!
RispondiEliminaPer tornare a noi, dirotti (mapiascenfrego!), deliziato come sembri dal mio diasistemico favellar (arimepiasceduefreghi!), che, così carico d’afflizione mi spiace assai vederti migrar di idda in idda, fratello mio! Dae Arbusu a Ceráxusu a Cruccúrisu! Eccomentemai Frà! Kircande calki cosa ki no’ resessis a sikire ses? Ma, forse eri alla disperata ricerca de su cruccúriu! Pro ligare appare, tottu sas ampullas de cannonau! Ca as pensadu ki fit mezus ki no a ligare sa pianta ettottu! Laampu! (caro leggitor abbettuato al continentalese faveddar, ho qui stigmatizzato l’insana abitudine del Nostro al non legar la vite con saracchio, come abitudine sarìa, ma tenerselo per intrecciar immenso cesto onde contener tutto il suo pronto cannonau, e legarlo (in sua accezion di diritto infusa) a me, a piccola ricompensa de lo immenso traballo che a tutti fò!
E pasadi unu pacu! Zirellu!
mikkelj
I.A.- mira ki, riguardo alla reversibilissima cosa che intendevi chiedere a frau (mi! Paraula sarda custa puru est! E in zermania bind’at unu muntone, mi!) Merkelj, ove tu riesca nell’intento, gioisci in somma misura! Perché potrai riciclar la procedura verso il señor Rajoy iberico ed il Victor Orbán ungherese ed il Bojko Borisov bulgaro e lo Stefan Löfven svedese ed il Werner Faymann austriaco e, mi voglio rovinare, l’Ugo Rossi trentino-altoatesino! Lampu, itte cosa bella! C’è da fare i soldi a palate! Attrekke emigrare este! Ma, che ognuno stia ben accorto! Voglio tutte le provvigioni a me spettanti, quale primo sensale sardo-europeo! Ajó! Abbarra a bellu!
mikkelj
Mikkelj, si mi connosciasta pagu pagu (pacu pacu, poco poco, po no cumprender pago pago ché io non pago fio!), sapresti che mi comporto con gli altri come faccio con me stesso: lascio vivere!
RispondiEliminaAnzi, mi comporto così anche in vigna: se la vite cerca il massimo della luce indirizzando i traci di qua e di là, come di suo gradimento, ebbene la lascio fare, in contrapposizione a chi le ritaglia foglie e tralci tanto che pare un giardino inglese, anzi italiano, dove gli arbusti sono costretti a diventare piramidi, quadrati, palle, ecc. Ah, se potessero parlare!
Ora, che qualche tuo pensiero evada in direzioni improbabili, lo vedo e lo comprendo, senza fartene una colpa. Ne prendo atto, niente di più.
Mi chiedi cosa sto cercando? Rispondo subito: niente!
S', proprio nulla, perché a me le cose vengono spontaneamente e mi riservo solamente di scegliere: recepisco quello che mi piace, che mi pare giusto intelligente e onesto; trascuro, faccio finta che non esiste tutto l'altro.
Sarà saggezza? Non sarà saggezza ma solo menefreghismo o addirittura cinismo?
Mah! vammi a capire...
Sarà quel sarà, l'importante è sopravvivere. Anche con indolenza.
He, he, Caro Francu! In continentalese (se i continentalesi faeddar sapessero), ti si risponderebbe così: abbisto già sei, già! Dall'universale significato che potrebbe soddisfare tutto l'insieme di concetti e cose da te espresse dianzi, ma anche esattamente tutto l'insieme di cose ed espressioni da te provocatoriamente sottaciute! Eh si. Quell' "abbisto già sei" è davvero un universo ingovernato di infinite indichiarazioni!
RispondiEliminamikkelj
Abbistu già sei anche tu.
EliminaL'altra faccia della Luna è appunto "altra".
Che sensibilità Francu......esseri senzienti come noi del resto,ma il più delle volte non sono percepiti come tali.
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