giovedì 1 agosto 2019

Ierofanie e modellazione



  1. Confronto tra reale e virtuale
Lo spunto per questo articolo mi è stato dato dal recente incontro avvenuto a Villanovaforru in occasione dell'ArcheoMeet – incontri e scontri sull'archeologia sarda - di domenica 28 luglio. In particolare la Dr. Marina De Franceschini, archeologa votata all'archeoastronomia, ha posto l'accento sulla necessità di constatare in loco le manifestazioni luminose (ierofanie) legate al sacro. Concordo in pieno con questa asserzione che è indice di metodologia seria e corretta, che si presume tutti gli archeoastronomi debbano praticare. Non basta la misurazione angolare più o meno precisa di un evento legato ad un particolare momento del moto degli astri; e ancor meno basta per eventi luminosi che anziché limitarsi ad orientamenti del primo tipo, sono inquadrabili in quelli del secondo tipo.
Ora, aprendo una parentesi, le due categorie appena citate ho avuto modo di descriverle nel mio saggio sul pozzo di Santa Cristina, ma è bene qui riproporre la spiegazione su cosa si intenda per orientamento del primo o del secondo tipo:



L'osservazione di eventi luminosi si divide in due grandi categorie.
La prima categoria è sicuramente quella più antica e più elementare; in sostanza il rito celebra e il celebrante “osserva” direttamente la “divinità” solare; come avviene a Monte Baranta, a Maymoni, presso lo scarabeo di Sa Rocca tunda o il circolo megalitico di Is circuìtus; lo stesso vale per gli orientamenti da “muridinas” a nuraghe Crabia di Narbolia, nuraghe Marra di Busachi e nuraghe Goronna di Abbasanta per citarne alcuni; luoghi da dove si traguarda il sole lungo l'orientamento indicato da un particolare punto di mira; e questo avviene solo all'alba o al tramonto, quando l'astro, che sia una stella, il sole o altro oggetto del sistema solare, è in corrispondenza di una precisa linea di riferimento: l'orizzonte locale. Nel caso del sole tale posizione coincide con la ridotta intensità luminosa che consente la visione diretta della stella.
Per tanto possiamo schematizzare l'osservazione in questo modo:

Dato temporale dell'evento da ritualizzare: equinozio, solstizio, etc.
dato astronomico: astro adagiato all'orizzonte
1° dato topografico: posizione di un primo elemento fisso lontano dall'osservatore o all'orizzonte locale
2° dato topografico: posizione di un secondo elemento fisso vicino all'osservatore
3° dato topografico: l'osservatore stesso, tale che la posizione del sole, i due dati topografici e il dato astronomico siano sulla stessa linea.

La seconda categoria riguarda riti legati sempre a momenti cruciali del ciclo solare, ma col sole ben alto nel cielo e per tanto non osservabile direttamente; questo avviene nel Nuraghe Santa Barbara di Villanova Truschedu, nuraghe Zuras, nuraghe Aiga, Porta del sole di Murru mannu in Tharros, Pozzo Sacro di Sant'Anastasia e Pozzo sacro di Santa Cristina. Per quest'ultima categoria l'espletamento della funzione in modo puntuale ha la necessità del posizionamento di un particolare architettonico che supplisca alla impossibilità di guardare direttamente il sole; per tanto nel nuraghe Santa Barbara di Villanova Truschedu vi era posizionato un altarino che segnava il momento esatto dell'evento (ossia il momento di stasi del percorso solare prima della marcia indietro); nel nuraghe Aiga abbiamo la nicchia centrale dove si proietta il fascio luminoso; nella porta rituale di Murru mannu in Tharros è la dimensione della ierofania che determina il momento esatto dell'evento. Per tanto questa seconda categoria ha bisogno, per funzionare, dei seguenti elementi:
dato temporale: data legata all'evento solare
dato astronomico: il sole che si muove nel cielo
1° dato architettonico vicino all'osservatore, che funge da fulcro
2° dato architettonico sempre vicino all'osservatore che funge da obiettivo

Come si può notare nella seconda categoria abbiamo solo quattro elementi che definiscono l'allineamento astronomico; manca l'osservatore quale fattore del dispositivo.
In sostanza, se nella prima categoria di eventi astronomici il sole è elemento passivo e l'uomo è elemento attivo, tanto che i raggi del sole lo investono illuminandolo in un bagno di luce “divina”; nella seconda categoria esso (il sole) è elemento attivo e predominante; è lui che determina la ierofania e l'uomo assiste in maniera defilata all'evento, non né fa parte, e dai raggi solari non è neanche illuminato, quasi che il timore di quella luce, potentissima quando è alta sull'orizzonte, gli incuta paura e lo releghi a spettatore timoroso della divinità.
Potrebbe essere questo il fondamento di questi ultimi riti, per i quali la causa sarebbe la radicale modifica di percezione della divinità, non vista più come entità lontana all'orizzonte, ma una entità che materialmente sembri si avvicini allo “adam” da Lui creato, entri nella casa a Lui dedicata (nuraghe, pozzo sacro, porta rituale), per cui l'uomo lo sente più vicino a se nelle sue preghiere e nei suoi bisogni materiali, e confortato in quelli spirituali.

Per quanto concerne la registrazione delle date nella seconda categoria di eventi astronomici; la mancanza di uno dei quattro elementi necessari mette in crisi la comprensione del rito.
Nel caso del nuraghe Santa Barbara di Villanova Truschedu, abbiamo:
la data da ritualizzare:
solstizio d'inverno, che però diventa nota solo in funzione della presenza di tutti i particolari.
il sole in movimento
la finestrella di scarico che funge da fulcro
mancava l'obiettivo; "elemento" che poteva inficiare la comprensione dell'evento. Obiettivo materializzato da un piccolo altare, che per fortuna è stato dimostrato esistesse in passato.

Nel caso della porta rituale di Murru Mannu in Tharros, abbiamo:
il sole in movimento
la porta che funge da fulcro
la dimensione del triangolo equilatero che funge da obiettivo
ma il dato temporale associato si rivela inusuale: 22 di aprile. Dato incomprensibile perché non registrato.

Nel caso del pozzo sacro di Sant'Anastasia, abbiamo:
il sole in movimento
il doppio fulcro costituito dallo specchio d'acqua del pozzo che rifletteva i raggi solari e dall'oculo in sommità della tholos
il doppio obiettivo costituito dall'oculo della tholos e dal bacile dove veniva proiettato il fascio luminoso.
Anche qui il dato temporale associato è inusuale: 21 di aprile. Il dato temporale si rafforza perché registrato in altra sede.

Nel pozzo sacro di Santa Cristina, abbiamo:
il sole in movimento
lo specchio d'acqua che funge da fulcro
il 12° anello che funge da obiettivo.
Anche in quest'ultimo caso il dato temporale associato è il 21 di aprile (!). Il dato temporale è registrato per ben tre volte. Si prefigura intenzionalità di registrazione di quella che potrebbe essere una data fondamentale nella vita di quelle antiche popolazioni.

   Chiusa la necessaria parentesi, sembra ovvio, se non banale, rimarcare che con tutta evidenza le ierofanie del secondo tipo, che coinvolgono in genere un ambiente architettonico (e in questi inserisco in modo un po' azzardato pure le grotte nel momento in cui queste sono utilizzate dall'uomo anche per manifestazioni ierofaniche), debbano essere pure verificate in loco alla stregua di quelle del primo tipo; e questo almeno per prudenza. Ci sono casi, però, per i quali questa verifica in loco non è possibile effettuarla per via di impedimenti di varia natura: parziale o totale distruzione del manufatto che determina(va) e accoglie(va) la ierofania, o superfetazioni di vario genere che possano impedire la manifestazione luminosa. In questi casi sarebbe estremamente difficile dimostrare l'esistenza di una qualche manifestazione ierofanica, ma da qualche anno a questa parte ci viene in soccorso la modellazione 3D; un tipo di software capace di simulare al computer le fattezze del monumento e come la luce del sole interagisca con esso lungo tutto l'arco del giorno, tutti i giorni dell'anno.
Il primo approccio con questa metodologia lo ebbi quando studiai la ierofania luminosa che si manifesta nel nuraghe Santa Barbara di Villanova Truschedu i giorni attorno al solstizio d'inverno; potendo dimostrare in modo indiretto con la modellazione 3D il preciso intendo di quelle antiche genti nel voler realizzare l'immagine luminosa di forma taurina. Il motivo sta tutto nell'aver scoperto mediante il modello in 3D che quella immagine il 21 di dicembre e solo quel giorno passava per il centro dell'altarino che era posizionato all'interno della camera nuragica. Quell'altare segnava a mò di gnomone il giorno esatto del solstizio. Senza il modello in 3D non sarebbe stato possibile affermare questo, a meno di complicati calcoli e ricostruzioni mentali che, benché si possa essere allenati, danno solo una idea dell'evento che si vuole dimostrare.
Certe manifestazioni poi, è possibile dimostrarle solo in parte, Tant'è che nel saggio sul pozzo di Santa Cristina ho desistito dall'uso del modello 3D perché con SketchUp non è possibile riprodurre la riflessione luminosa nell'acqua, per tanto sarebbe stato del tutto ininfluente disporre del modello (benché lo abbia realizzato. Nell'immagine di copertina della decima e ultima parte dello studio vi è una immagine stilizzata).
Ma veniamo ad un caso che è emblematico della potenzialità di questa metodologia. Mi riferisco all'evento che avviene nella chiesetta campestre di S'Eremtia Matteu di Narbolia, a proposito della quale scrissi assieme al Prof. G. Sanna, con fotografie di Stefano Sanna, un articolo intitolato S'eremita Matteu - Esame autoptico di una chiesa.
In quella chiesetta, ormai diroccata, per la quale si auspicherebbe un urgente restauro, si verifica un evento ierofanico il giorno degli equinozi. In sostanza il 21 di marzo e il 23 di settembre la luce del sole, entrando dall'oculo posto sopra il varco che ospitava la porta d'ingresso al tempio e da questo incanalata e costretta, viene proiettata sulla parete laterale sinistra a formare una sorta di quadrilatero luminoso inclinato, corto d'altezza e lungo di base, con un arrotondamento sul lato destro corto. L'immagine è frutto della particolare conformazione dell'oculo che, esternamente è di forma circolare, mentre internamente è di forma pressoché quadrata, per tanto i lati “a, b e c” dell'immagine (Fig.1) sono creati dal quadrato interno, mentre il lato curvo “d” è creato dal bordo circolare esterno dell'oculo. 

Fig. 1

L'immagine che ne risulta, vista da un osservatore posto difronte alla parete di proiezione è inequivocabile. Nel saggio scrissi: “... Torniamo però ancora un momento sul particolare punto della celletta che viene illuminato agli equinozi. Il dato ci sembra di grande valenza simbolica se consideriamo la particolarità di quel preciso luogo della celletta, che la geometria descrive come angolo triedro che, per traslazione, potremmo identificare quale immagine del triangolo pubico, rappresentato, guarda il caso, anche in uno degli elementi costitutivi della stella di Ištar. Solo un caso? Può darsi, ma non escludiamo a priori la possibile intenzionalità.
Ancora geometricamente: il vertice del triedro è il punto adimensionale dove convergono gli spigoli dei tre angoli diedri; è il punto dove, come in un imbuto, è convogliata la luce solare che in un dato momento vi incide, ed è contemporaneamente femmina e maschio; femmina se pensiamo al triedro come figura concava e maschio se la consideriamo convessa; la stessa simbologia del nuraghe, se vogliamo, dal momento che anche questo è contemporaneamente fallo (convessità esterna) e vulva (concavità interna).
Per quanto metaforica possa essere l’immagine, nella celletta è celebrato, due volte l’anno, l’atto riproduttivo; d’auspicio all’equinozio d’autunno, di ringraziamento a quello primaverile.

   In quel saggio non postai le fotografie che qui propongo e per un motivo ben preciso: il saggio fu pubblicato il 7 marzo 2017 mentre la fotografia fu scattata il giorno 21 equinozio di primavera.
   Qualcuno potrà pensare che abbia fatto un azzardo nel pubblicare il saggio prima di averne la conferma, ma vi posso assicurare che, da buon geometra, ero sicuro dei miei calcoli, come ero e sono sicuro di quanto asserisco sulla cosiddetta “Postierla di Murru mannu in Tharros”, per la quale tutt'oggi non vi è possibilità di verifica.
E qui, aprendo una parentesi, ne approfitto per lanciare una "petizione" agli archeologi di buona volontà: - Richiedete i fondi per poter “disseppellire” il corridoio della postierla (è mero lavoro muscolare perché non vi sono più reperti depositati), per liberare il varco dai conci isodomi che la occludono e ricostruire in maniera posticcia, s'intende, la parte mancante del corridio, per poter assistere il giorno 22 di aprile e il 20 di agosto all'impareggiabile ierofania luminosa.

Chiusa la parentesi e riprendendo il discorso lasciato, posso asserire con tutta tranquillità che la modellazione 3D, se realizzata con tutti i crismi scientifici, è estremamente attendibile.

Fig 2
L'immagine di sinistra è virtuale ottenuta col modello in 3D, quella di destra è quella reale


Fig. 3

Per tanto invito tutti gli archeoastronomi di avvalersi di questa metodologia, che al di là della “prova”, da grande soddisfazione nel riproporre, benché virtualmente, tutta la magnificenza del monumento studiato.

➽ segue

3 commenti:

  1. OK. I dati sono verificabili e il metodo (filologico) corretto. C'è la scienza. E l'elucubrazione, che pretende la sua parte nel 'rischio', è sempre fatta presente con rara onestà. Spero tanto che ti ascoltino (ti leggano). Ma dici bene: si dia tempo al tempo. Quante belle cose verranno fuori!

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  2. Discernere tra dato scientifico ed elucubrazione è sempre d'obbligo, dato che il primo ha bisogno della seconda per esser spiegato, ma in fin dei conti quest'ultima non è necessaria alla prova, ma aiuta.
    Viceversa l'elucubrazione spiega in termini scientifici un dato evento, secondo un rigido e fluente ragionamento teorico, ma senza il dato scientifico che la supporta nella realtà dei fatti, rimane una teoria bella e avvincente quanto si vuole,ma sempre una teoria. In ragione di ciò l'elucubrazione per essere accettata ha necessità del dato scientifico.
    Per quanto riguarda il suo auspicio, caro Professore, è veramente questione di tempo da dare al tempo, prima o poi la piccola crepa aprirà un varco nell'immobilismo intellettuale. Qualche segnale già vi è!

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  3. Da tanto tempo mi ero imposta di non entrare in questo blog perchè cercavo di staccarmi da questo amore infinito per la mia terra,le troppe emozioni fanno male al cuore ,però mi rendo conto che non mi è possibile.Grazie ancora al signor Angei e a tutti coloro che mi illuminano con le loro scoperte.

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