di Gigi Sanna
Fig. 2
Abbiamo visto in un post precedente (nostra pagina di Facebook del 29 Aprile), nel bronzetto ‘musico e ballerino’ (v. particolare fig. seg.) commentato dal Lilliu e nel sigillo fittile di Sant’Imbenia di Alghero, la lettera (segno) alfabetica consonantica della vergogna dell’archeologia sarda ovvero la ‘sade’ semitica del cosiddetto ‘protocananaico’.
fig.3
Oggi facciamo vedere la lettera ‘yod’, una delle più frequenti in assoluto (è attestata quasi 150 volte) nella documentazione con supporto in bronzo, in pietra e in ceramica (fig.2). Essa è molto 'gettonata' (v. gli esempi in figg. 4 - 5 - 6 -7) per un semplicissimo motivo: perché spesso è l’acronimo di yh (o yhw o yhh o yhhw), cioè del nome della divinità sarda di origine semitica (cananaica) introdotta in Sardegna, con ogni probabilità, tra la prima metà e la seconda metà del secondo Millennio a.C.
L’archeologia ufficiale che trova il segno un po’ dappertutto, pur di negare una sua chiara funzione alfabetica (ovvero di scrittura) usa sempre chiamarla ‘lettera’ o ‘segno a forcella’. Cosa poi significhi quella lettera (sic!) o segno, spessissimo associato ad altri segni (persino al cosiddetto 'pugnaletto nuragico'), non viene mai specificato. Mai! Il rispetto del ‘paradigma’ (i nuragici erano illetterati) è tale che si rischia continuamente il ridicolo nel negare ciò che ormai è sotto gli occhi di tutti da venti anni: che la ‘yod’ altro non è che il segno dell’alfabeto cosiddetto 'protosinaitico', poi passato nel cosiddetto 'protocananaico', nella scrittura delle ‘punte di freccia’ e, incredibile a dirsi, anche nell’etrusco (v. in apertura di articolo la tabella tratta dallo studio di Ezio Attardo del 2007, affiancata alla nostra delle 'yod' in nuragico).
‘Incredibile’ certo, finché non si è scoperto l’alfabeto nuragico da cui gli etruschi, in tutta probabilità, hanno preso in prestito (sia pur eccezionalmente), tra l'altro, il segno ‘a forcella’ (pensato invece, indovinate un po’, di prestito… fenicio!)
"La vocale a cui si lega nel greco e nel latino la prima consonante T è una Y, iupsilon greca, che traslittera dal greco antico al sardo latino sempre la nostra vocale /U/, mai la I. Poiché, invece, nelle scuole italiane questa vocale viene letta in latino come una I, tale errore ha portato spesso allo slegamento del significante, ossia quello che leggiamo, dal suo significato, vale a dire quello che intendiamo." Tratto da "Il nome in Sardo del fiume Tirso" di Bartolomeo Porcheddu. Ora, mi sembra che nella Fig.2 siano mischiate le due lettere Y e J. Nel Protocananaico la lettera w ( vav) era rappresentata con un gancio o occhiello alla sommità di un'asta, poi nell'Early Phonician con un simbolo Y e nel Greco è diventata una Y. Nell' Ebraico la lettera Vav ( consonante) è essenzialmente la nostra congiunzione "e" ma può assumere i valori delle vocali u od o. Ancora oggi, nel Turco la ve è la congiunzione ma anche nello Spagnolo la y è congiunzione. Se invece cerchiamo la Jod ( Attenzione non bisognerebbe dire Yod come fanno molti, per non ingenerare ulteriori confusioni), vediamo che nel Protocananaico è rappresentata come una strada mano coricata( da cui infatti in Ebraico iad), che infatti assomiglia un pochino ad una strana y. Ma subito dopo, nell'Early Phonician diventa una strana forma a zeta, che, guarda caso, ritroviamo nella onnipresente Stele di Nora come ultima lettera dell'ultima riga, se letta da destra verso sinistra. E, nel Greco che invece sembra voler cominciare a fare chiarezza in questa secolare confusione, diventa la I. Ad ulteriore indizio di quanto ho cercato di dire, la prima lettera della seconda riga della Stele di Nora sembra a molti essere una Vav, intesa come congiunzione, che ha scatenato una ricerca di una fantomatica città da abbinare a Tarshish e, guarda caso, assomiglia ad una Y con il braccetto sinistro arrotondato.
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