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domenica 16 febbraio 2020

Il pozzo di Garlo - indagine di un pozzo gemello

Il pozzo di Garlo è nuragico?

Immagine tratta dal saggio di nota 3
Di Sandro Angei

Riassunto
Con questo studio si vuole sfatare l'idea che il pozzo Bulgaro di Garlo possa essere considerato in qualche modo legato alla civiltà nuragica. Si porteranno a conforto di questa tesi alcuni elementi di carattere architettonico e costruttivo, altri di natura astronomica e qualche considerazione di carattere antropologico.

***

 Lo studio del pozzo sacro di Funtana coberta di Ballao ha messo in luce le caratteristiche di questo magnifico pozzo che, alla stregua di quello di Santa Cristina di Paulilatino e di Sant'Anastasia di Sardara è dedicato ad un rito che si svolgeva il 21 di aprile.
   Il pozzo di Funtana coberta è per certi versi "gemello" di quello di Santa Cristina, benché di questo sia più antico, rude e grezzo; e questo per svariati motivi che nel saggio ad esso dedicato sono stati ampiamente descritti.
   Parrebbe però che vi sia un "terzo gemello" del nostro pozzo, non in Sardegna ma lontano, in Bulgaria; il pozzo di Garlo vicino Sofia.
  Vedremo in questo studio ad esso dedicato, se vi sono i requisiti per ritenere il pozzo di Garlo "gemello" del pozzo di Funtana coberta.

   Da sardo, che vive la sua isola nell'intimo della cultura che essa conserva e testimonia (e nasconde e difficilmente svela se non al prezzo di studi mirati e interdisciplinari), mi piacerebbe poter affermare a chiara e potente voce che il pozzo di Garlo è sicuramente di ascendenza nuragica o che possa in qualche modo essere collegato alla Sardegna. Ma non è così.
   Non è così per tutta una serie di motivi di carattere tecnico, astronomico e antropologico che vedono nel pozzo sacro nuragico un tipo architettonico e monumentale legato alla sfera del sacro, secondo principi ben codificati che possiamo leggere “tra le righe” di questi magnifici monumenti1.
   Alla luce delle considerazioni che faremo, cercheremo di capire se il pozzo di Garlo rispetta le caratteristiche insite nei pozzi sacri nuragici.
***
   Da troppo tempo ormai si asserisce che il pozzo di Garlo in Bulgaria, sia di fattura nuragica o meglio, secondo l'archeologa che lo scoprì e studiò, D. Mitova-Džonova (scomparsa alcuni anni fà), il pozzo di Garlo sarebbe l'archetipo dei pozzi sacri nuragici.
   Da troppo tempo si avalla questa asserzione però, senza cognizione di causa; come se bastassero forme similari a determinare gemellaggio o provenienza.
   La Dr. Mitova riconosceva nel pozzo di Garlo le forme architettoniche di alcuni pozzi sacri nuragici, ma si fermò ad una valutazione superficiale di volumi: canna del pozzo artesiano che affonda nel terreno all'interno di un vano voltato accessibile da una scala discendente costretta, questa, da due pareti laterali aggettanti e coperta con architravi degradanti. Non và oltre, le basta riconoscere la forma complessiva per trovare un nesso che giustifichi la sua teoria.

   Da parte mia affronterò, come è mio solito, il problema in modo interdisciplinare ed esaminerò gli studi (ben pochi in verità) di altri ricercatori che in qualche modo hanno approcciato quel monumento.

Le ipotesi di lavoro sono tre:
  1. Il pozzo di Garlo (datato dalla Dr. Mitova al XIV sec. a.C.) è anteriore a quelli nuragici; per tanto come sosteneva l'Archeologa, esso è archetipo di quelli sardi.2
  2. Il pozzo di Garlo è successivo a quelli sardi; per tanto l'archetipo è in Sardegna e quello di Garlo è un caso sporadico di pozzo sacro nuragico fuori dall'isola.
  3. Il pozzo di Garlo non ha alcuna attinenza con quelli sardi ma somiglia a questi per via di un fenomeno culturale di convergenza di particolari architettonici. Per tanto il pozzo di Garlo, che all'apparenza è simile ai pozzi sacri nuragici, non ha alcuna attinenza con questi.

La prima ipotesi la scartiamo a priori perché la Mitova basava la sua tesi sull'elemento architettonico della scala rovescia che copre la scala d'accesso al pozzo, avanzando l'idea che difficilmente si potrebbe attribuire ad un fenomeno di convergenza l’impiego di un elemento architettonico quale la scala rovescia, in associazione con l’aggetto murario delle pareti. In ragione di ciò, secondo lei, vi è sicura correlazione tra Bulgaria e Sardegna.

Tale affermazione se fosse vera fà intendere che quei due elementi architettonici – scala rovescia e pareti aggettanti – derivino da conoscenze sviluppate in loco o comunque a oriente del Mediterraneo per via che la Mitova datò il pozzo di Garlo al XIV sec. a.C., e derivando l'origine dei Sardana dalla regione Balcanica. Sardana che da quel territorio arrivarono in Sardegna. In ragione di ciò i pozzi sacri nuragici deriverebbero dall'archetipo di Garlo.
La Mitova però non prese in considerazione il fatto che la scala rovescia su pareti aggettanti prende l'avvio da un tipo di costruzione attestato in Sardegna sin dal neolitico con l'erezione di numerosi Dolmen, per proseguire nell'eneolitico (ingressi del recinto torre di Monte Baranta) fin verso il Bronzo Medio (XVI-XIV sec. a.C.) con la costruzione, ad esempio, della tomba di giganti di Domu 'e S'orcu di Siddi, dove il corridoio interno è formato da pareti aggettanti coperte con lastre orizzontali.

L'archetipo
Se consideriamo l'unità costruttiva di base che forma la struttura edilizia in questione, vediamo che essa è costituita da tre elementi: due piedritti e un architrave di collegamento. Con questo modulo possiamo realizzare l'ingresso di un nuraghe (Fig.1 elemento di sinistra); oppure comporre una sequenza di unità di base per realizzare un corridoio lungo quanto si vuole – aleé couverte, camera funeraria delle tombe di giganti (Fig. 1 elemento centrale); o, ancora, sovrapporre il nostro modulo ai gradini di una scalinata, per ottenere una copertura gradonata, come nei pozzi sacri (Fig.1 elemento di destra).


Fig. 1

Il sistema è semplice e intuitivo, e la costruzione della scala rovescia risulta del tutto automatica in presenza di un dislivello da coprire, perché è la soluzione più semplice da adottare e più economica in termini di profusione di energie fisiche e intellettuali.
In ragione di ciò non sembri strano che in varie parti del mondo, e in modo del tutto indipendente, si possano trovare elementi architettonici simili.
L'esempio lampante è quello del gioco con i mattoncini Lego, che essendo di forma standardizzata inducono nel bambino la ricerca di una soluzione che possa soddisfare il raggiungimento dello scopo che si è prefissato; e nel momento in cui si trova davanti una scala da coprire e solo mattoni di forma parallelepipeda a disposizione, null'altro può fare se non costruire una scala rovescia per coprire il vano scala.
Nel caso del pozzo sacro, quelle genti dovendo superare il dislivello con materiali a secco, per forza di cose dovevano lavorare su piani orizzontali (Fig.2). Sarebbe stato deleterio posare le lastre su un piano inclinato, che comunque avrebbe avuto bisogno di conci di forma trapezoidale per la formazione del piano, e per tanto una sagoma comunque complessa (Fig.3); senza considerare la spinta esercitata nel piano di imposta della cupola dalle lastre che tendono a scorrere sul piano inclinato con sopra un carico di sola terra anche intrisa d'acqua. Benché nel caso di Garlo la pendenza sia di 15° ossia poco meno del 27% (vedi infra Fig.15).


Fig. 2




Fig. 3

Rimarcato questo aspetto; è del tutto naturale partendo dal fondo della camera che custodisce il pozzo, risparmiare un varco sufficiente al passaggio di un uomo in posizione eretta e man mano, salendo, costruire il soffitto sempre alla medesima altezza di partenza (Fig. 2).

 Ecco spiegata la convergenza costruttiva di particolari architettonici in luoghi i cui abitanti non hanno mai instaurato alcuno scambio culturale.

   Per quanto riguarda la costruzione di pareti in aggetto vale un discorso simile. L'esperienza suggerì a quelle genti che la lastra di copertura orizzontale più è lunga e più è soggetta a frattura con carichi via via più esigui (per via del momento flettente), tant'è che se riduco la luce tra un piedritto e l'altro posso ridurre sia lunghezza che spessore e quindi il peso della lastra e caricare su di essa un peso maggiore. Ecco che l'aggetto della parete risulta "forzatamente" naturale. Esempio eclatante lo abbiamo nella grande galleria ascendente che porta alla camera del re nella piramide di Cheope che regge un peso immane. Vogliamo ipotizzare che genti che abitavano il territorio bulgaro abbiano visto il corridoio della grande piramide quando quella era già sigillata almeno un millennio prima della costruzione del pozzo di Garlo?! O vogliamo invece pensare più ragionevolmente ad un fenomeno di convergenza.

Per tanto possiamo pensare che tra Sardegna e Bulgaria vi sia stato un fenomeno di convergenza costruttiva di particolari architettonici semplici oppure, al massimo (ma è tutto da dimostrare), che il pozzo di Garlo sia di ascendenza nuragica e non il contrario per le argomentazioni di cui sopra.

La seconda ipotesi potrebbe essere verosimile, per quanto sopra detto, mettendo a confronto di primo acchito il pozzo di Garlo con quello di Funtana coberta di Ballao; a condizione di non entrare nei dettagli costruttivi che andremo a rilevare in relazione alla terza ipotesi.

La terza ipotesi a parer mio è la più verosimile perché, benché a prima vista i due monumenti sembrino simili, nei dettagli essi sono molto, ma molto diversi. Vediamo perché; ma prima descriviamo il pozzo di Garlo, anche con l'aiuto di uno studio scientifico di quel pozzo, effettuato da due ricercatori: Lyubomir Tsonev e Dimiter Kolev3, rintracciato sul web.

Ubicazione del pozzo 
Il pozzo è ubicato in collina a mezza costa (Fig.4) ad un'altitudine di 880 m slm. A poca distanza da esso (circa 90 m a sud-est del pozzo) vi sono i ruderi di una villa di età romana ad una quota di 865 m. Per tanto il pozzo sovrasta la villa di 15 m (La qual cosa - esulando dalla cronologia che stiamo indagando - poteva esser di comodo utilizzo per l'approvvigionamento idrico della villa che avrebbe usufruito di acqua corrente senza bisogno di particolari accorgimenti di trasporto dell'acqua, che sarebbe arrivata alla villa per forza di gravità).

Fig.44

Ancora più a est dei ruderi della villa di età romana vi sono i ruderi di una chiesa medievale, ad una quota di 855 m slm e una distanza di circa 300 m.
A ovest del pozzo invece, ad una distanza di circa 70 m e una quota di 930 m, vi sono i ruderi della fortezza di Kula di età medievale, e poco più a nord di quest'ultima i ruderi di un santuario pure medievale.
Non entrerò nel merito di questa situazione topologica, ma di certo tutti questi edifici farebbero presupporre il pozzo di Garlo al servizio di queste costruzioni. Ma ripeto non entrerò nel merito perché non conosco nei dettagli il sito archeologico. Per tanto mi atterrò alla disamina del solo pozzo “facendo finta” che esso sia un pozzo da valutare quale struttura di età nuragica o giù di lì. Non entrerò per tanto in merito alla datazione, per la quale altri si espressero (l'archeologo G. Ugas - vedi nota 2) e gli stessi autori del saggio di cui alla nota 3.

I due ricercatori, L. Tsonev e D. Kolev dichiarano che il pozzo di Garlo è stato oggetto di un cattivo restauro dovuto ad un crollo; ed elencano i cambiamenti eseguiti rispetto all'originale:

(a) - il diametro dell'oculo in sommità è maggiore di quello originale

(b) – la parete ovest del dromos è stata completamente ricostruita

(c) – la scala era rettilinea e contava 13 gradini che partivano dal basso e terminavano sotto il piano di campagna. La scala restaurata conta 24 gradini. Gli 11 gradini aggiunti nel restauro formano una curva di 90° che conduce alla superficie.

(d) – i 13 gradini originali avevano una inclinazione di 40° (dato desunto dallo studio di un altro ricercatore - Dermendzhiev – 2007 - menzionato nel saggio di nota 3), mentre la scala restaurata ha una pendenza di 30°.

(e) il corridoio originale presentava due nicchie di profondità diverse, situate l'una difronte all'altra, quelle restaurate sono due nicchie uguali poco profonde.

Queste notizie sono molto importanti per avviare uno studio che possa paragonare il pozzo di Garlo con quelli Sardi e trovare, qualora ve ne fossero, dei punti di contatto tra l'uno e gli altri o viceversa le distanze che separano i due tipi di monumento.

Esame del pozzo di Garlo
Già di primo acchito posso avanzare molte riserve sulla possibilità di vedere nel pozzo di Garlo una manifattura nuragica.

Notiamo in primo luogo che la tessitura muraria del pozzo di Garlo è disordinata e non segue il preciso metodo adottato in età nuragica nella generalità delle costruzioni di quella civiltà, che fossero pozzi sacri, tombe di giganti, nuraghe o semplici capanne (Fig.5). Si nota infatti nel pozzo di Garlo una tessitura del tutto caotica, priva di qualsiasi attenzione ai principi statici di mutua coesione tra i conci (Fig.6 e 7). Al contrario il pozzo sacro di Funtana coberta rispetta in modo organico questo metodo costruttivo, che ancor oggi dopo 3500 anni è utilizzato nelle costruzioni moderne anche nei semplici muri di recinzione in blocchi di calcestruzzo (Fig.8). Questo dato penso sia di fondamentale importanza per dirimere la questione sull'ipotesi che quello di Garlo sia un pozzo sacro di ascendenza nuragica.


Fig.5

Interno del pozzo di Funtana coberta. Si notino i filari ben marcati


Fig.6

Le due immagini tratte dallo studio di Lyubomir Tsonev e Dimiter Kolev mette in evidenza la messa in opera caotica dei conci poliedrici.


Fig.7



Fig. 8

Ancora oggi, dopo 3500 anni costruiamo le murature
secondo lo stesso principio messo in atto in età nuragica

2° nota. Il pozzo di Funtana coberta, al pari del pozzo sacro di Santa Cristina di Paulilatino, presenta il 12° anello più alto di quelli sottostanti e di quelli aggettanti della cupola ad ogiva.
In quello di Garlo, con tutta evidenza, non si riesce neppure a distinguere alcun anello di elevazione della costruzione (Fig.9), tanto meno farne una conta.


Interno del pozzo sacro di Funtana coberta                       Interno del pozzo di Garlo

Fig 9

3° nota. Il pozzo di Funtana coberta è coperto con una cupola ogivale di una perfezione architettonica dettata da grande maestria (Fig.10); così non si può dire per quello di Garlo che non è altrettanto ben realizzata, tant'è che dalle due sezioni rilevate e pubblicate dai due ricercatori (sezione nord-sud e est-ovest - Fig.11) si percepisce una realizzazione approssimativa della cupola (di quel che ne rimane) che risulterebbe del tutto inadeguata a svolgere la funzione statica cui è deputata. Ma a parte questa mia considerazione dettata solo da quel che percepisco dalle immagini prodotte, i due ricercatori scrivono: "This is not a false vault (constructed with layered square-shaped stone slabs, with the upper layer sticking out a little further inside), but a real vault, where rough stones are ordered in a wedge-like manner".
 Di fatto quella di Garlo non è una volta ogivale come quelle nuragiche ma, a detta dei ricercatori, esse è una vera e propria cupola, realizzata con pietre grezze cuneiformi. Questo dato rafforza la mia tesi per la quale il pozzo di Garlo è del tutto estraneo ai templi di fattura nuragica, perché le genti sarde mai usarono la tecnica della cupola classica (benché ne conoscessero il principio basato sull'arco a conci ← vedi link). Continuando nella loro esposizione i due ricercatori  scrivono: "At the vault apex there is a circular opening (opaeon), and after restoration it has a diameter of 2.30m. According to D. Mitova-Dzhonova, the original opening was damaged by treasure hunters before the temple was investigated by archaeologists. She supposes that the original opaeon had a diameter close to the diameter of the well (i.e. about 1.30m) similar to most of the temples of this kind." In sostanza la Dr. Mitova affermava, secondo quanto riportato nello studio, che la cupola in origine recava probabilmente un oculo di 1.30 m di diametro. I due ricercatori ancora scrivono: "The concept of a real vault is only supposed to have been invented during Roman times. Therefore, the dating of the Garlo well temple to the fourteenth or thirteenth century BCE by its discoverer, D. Mitova-Dzhonova, on the basis only of some stone and clay artifacts does not seem very convincing from an architectural point".
 Se in effetti, come asseriscono i due ricercatori, la copertura del pozzo di Garlo è da ricondurre ad una cupola classica, mi sento di condividere il dubbio sul periodo della sua realizzazione, vista la discrepanza tra periodo indicato dalla Dr. Mitova (XIV sec. a.C.) e la tipologia da ricondurre verosimilmente all'epoca romana. Perché vi è da dire anche che, se la copertura fosse stata una vera cupola, di certo questa non poteva presentare un oculo in sommità, a meno di non ipotizzare una cupola come quella del Pantheon di Roma. Viceversa ammettendo, come sosteneva la Dr. Mitova che la cupola recava un oculo di 1.30 m, è necessario spiegare le modalità di costruzione della copertura, che non rientra certamente tra quelle di tipo nuragico, perché non è costituita da anelli concentrici aggettanti con conci complanari in mutuo contrasto; né, come nel caso del Pantheon, è realizzata in getto di calcestruzzo, man mano più leggero andando verso la sommità dell'oculo.
   Così come viene descritta in sezione (Fig.11) e per le immagini che la ritraggono, la cupola del pozzo di Garlo, a mio avviso sta in piedi per miracolo. In ogni modo quale fosse in origine la forma di quella cupola, di certo essa non è di tipologia nuragica.

Fig. 10 – Particolare della cupola di Funtana coberta



Fig. 11 – Sezione della cupola del pozzo di Garlo


4° nota. Il pozzo di Funtana coberta fu costruito allo scopo di manifestare una ierofania luminosa in una data ben precisa, il 21 di aprile5; e con buona probabilità quella del 21 di giugno6 all'interno del pozzo sacro.
Nel pozzo di Garlo i due ricercatori (L. Tsonev e D. Kolev) ipotizzano un evento ierofanico luminoso al solstizio d'inverno. I due studiosi tentano di promuovere questa ipotesi, ma con tutta evidenza la loro tesi non può essere sostenuta con forza per via del fatto che nessun segnacolo sembra individuare un qualche punto preciso nel quale la ierofania poteva manifestarsi (Fig. 12), come invece accadeva nel pozzo sacro di Funtana coberta e ancor oggi accade nel pozzo sacro di Santa Cristina, dove il 12° anello individua la posizione esatta della ierofania nei due pozzi sacri (Fig. 13, 14).


Fig. 12
Nella parete di fronte all'ingresso del pozzo di Garlo
non si individua alcun particolare architettonico degno di nota


Fig. 13

Il concio alfa del 12° anello segnalava nel pozzo di Funtana coberta la ierofania del 21 aprile


Fig. 14
Il concio evidenziato del 12° anello individua la ierofania il 21 di aprile

Detto questo, se analizziamo la sezione utilizzata dai ricercatori per dimostrare la loro ipotesi archeoastronomica (Fig.15), notiamo che l'inclinazione originaria della scalinata (40°) riduceva l'altezza del varco a circa 1,14 m di altezza; la qual cosa spiegherebbe il perché in fase di restauro fu ridotta la pendenza della scalinata da 40° a 30°.

Fig. 15
La misura lineare in rosso è stata aggiunta dal sottoscritto

Questo dato architettonico indubbiamente induce qualche riflessione, che andremo a spiegare in nota7; e questo per non lasciare nulla di intentato a pro della tesi di L. Tsonev e D. Kolev.

Il pozzo di Garlo è orientato ad un azimut di 170° 8 per tanto volessimo ipotizzare la riflessione della luce del sole nell'acqua, come avviene nei due pozzi sacri da me studiati (Santa Cristina e Funtana coberta), questa poteva riflettersi nella superficie liquida (se ci fosse il requisito per la riflessione9), solo attorno al 21 di febbraio, per illuminare una porzione di parete del tutto insignificante, visto che nessun particolare architettonico sembra di poter intravvedere sulla parete della camera (vedi ancora Fig.12).
Il calcolo effettuato con STELLARIUM è basato, bene inteso, sulla sezione del pozzo rilasciata dai due ricercatori; per tanto senza alcun riscontro oggettivo da parte mia.

I due ricercatori, con tutta evidenza ipotizzano un orientamento che rientra tra quelli da me classificati come orientamenti del 1° tipo10 (ossia l'osservatore è parte integrale dell'orientamento stesso; ma ciò comporta un rischio da parte dell'osservatore legato alla luminosità del sole che essendo ben alto nel cielo sprigiona tutta la sua potenza lucifera, essendo ad un'altezza all'orizzonte di 23°30' – vedi ancora FIG.15 osservazione No2). Questo tipo di orientamento non sarebbe osservabile a meno di far uso di dispositivi di protezione degli occhi (Fig. 16);


Fig.16


per tanto se orientamento astronomico vi è nel pozzo di Garlo, questo può essere solo del 2° tipo (ossia, per intenderci, come quello del nuraghe Santa Barbara di Villanova Truschedu Fig.17).

Fig, 17


Escludendo però un orientamento che faccia uso della riflessione solare nell'acqua (quello che potremmo definire, benché in modo improprio: del 3°tipo - Fig.18), perché la riflessione della luce presuppone vi sia nella parete di fondo un segnale che possa in qualche modo accogliere la ierofania luminosa, come già detto.


Fig. 18
Questa affermazione trova riscontro non solo nei due pozzi sacri sardi da me studiati, ma anche in altro luogo. Infatti a Creta, nella cella più inaccessibile del palazzo di Cnosso, è stata trovata una conca di alabastro incastonata nel pavimento, che riempita d'acqua riflette la luce del sole agli equinozi in corrispondenza di una depressione di forma lenticolare realizzata nella parete antistante (Fig.19).11 Ecco che se di ierofania luminosa per riflessione si debba parlare, lo si può fare solo a queste condizioni.

Fig.19
Creta - Palazzo di Cnosso

 Per tanto una delle peculiarità di alcuni pozzi sacri nuragici è proprio quella di essere orientati secondo quest'ultimo tipo, ossia con riflessione della luce del sole nell'acqua in un determinato momento dell'anno. Il pozzo di Funtana coberta, che è stato preso quale “gemello” di quello di Garlo, presenta proprio questa caratteristica. Ma come abbiamo visto poco sopra, il pozzo di Garlo sembra non presentare le necessarie caratteristiche di un pozzo sacro nuragico, tanto meno quelle del pozzo di Funtana coberta.
Ma a prescindere dalle peculiarità che riscontriamo nel pozzo sacro di Funtana coberta, quello di Garlo non presenta la caratteristica più evidente dei pozzi sacri nuragici, ossia la sequenza ordinata di anelli sovrapposti di conci, benché poliedrici, selezionati e ben posizionati secondo la propria forma, da adeguare a quella dei conci già in situ.
Nel pozzo di Garlo questo non succede e i conci (lo abbiamo già detto) sono posati in modo caotico senza alcun ordine prestabilito.

Ecco che viene a mancare l'anello di congiunzione tra la filosofia costruttiva delle genti nuragiche e quella delle genti che costruirono il pozzo di Garlo.

Se quel pozzo fosse stato costruito da genti nuragiche, di certo quelle avrebbero seguito quel principio basilare che era alla ”base” (appunto) del rito legato alla manifestazione solare della divinità nuragica. E di certo non avrebbero provveduto ad alcun sbancamento preliminare della collina per ospitare il loro pozzo sacro, come è avvenuto invece per il pozzo di Garlo (vedi Fig. 4 e Fig. 20 ).
Fig.20
 Perché, anche sotto questo aspetto, i pozzi sacri nuragici, ne siamo persuasi, non potevano modificare la natura terrigena che li ospitava, ma solo indagarla per arrivare alla vena acquifera. E infatti nessun pozzo sacro nuragico risulta realizzato al modo di quello di Garlo; ma addirittura, il pozzo di Settimo San Pietro e quello di Santu Antine di Genoni, furono costruiti su cucuzzoli, scavando canne di pozzo assolutamente fuori dal comune (alcune decine di metri) pur di raggiungere la sorgente vitale, benché, almeno nel caso di Settimo San Pietro, avessero potuto quelle genti, attaccare la collina dal fianco. E neanche la fonte nuragica di Su Tempiesu di Orune intacca, come a Garlo, la struttura orografica del territorio, ma solo si incastona in quella allo scopo di liberare l'acqua sorgiva.

Ma non vi è nel pozzo di Garlo un altro particolare che contraddistingue i pozzi e le fonti sacre nuragiche. Non vi è traccia di canalizzazione delle acque, né palese (come nel pozzo di sacro di Irru di Nulvi o la fonte di Su Tempiesu di Orune; né nascosta (come a Santa Cristina, Funtana coberta, Is Pirois o del predio Canopoli di Perfugas, per citarne alcuni). Canalizzazione che simboleggia lo scorrere della vita. Esempio eclatante lo abbiamo nel già citato pozzo sacro di Irru di Nulvi, dove le canalette sono formate per seguire un percorso articolato dove lo scorrere dell'acqua è principio fondamentale del rito che li si svolgeva. E i conci che formano quelle canalette furono realizzati con incredibile maestria di incastri che sono “sintomo” di quella filosofia (Fig.21 e 22).


Fig.21
Particolare giunzione ad incastro della canaletta del pozzo sacro di Irru (Nulvi)


Fig. 22
Un'altra giunzione particolare

Ecco, tutto questo manca nel pozzo di Garlo, e tutto questo concorre a escludere in modo categorico che quello Bulgaro sia un pozzo sacro di ascendenza nuragica.

Ma saltando ad un diverso livello interpretativo, se consideriamo il pozzo sacro nuragico quale elemento di una triade monumentale, come sembra apparire da una ipotesi di studio ancora in corso, che vede il Nuraghe, il Pozzo sacro e la Tomba di giganti quali manifestazioni di un unico rito legato alla nascita, percorso di vita e morte/rinascita di qualsiasi struttura del nostro universo (vita umana, animale e vegetale, ma anche il sorgere e il tramontare degli astri etc.), così come viene percepita dal nostro intelletto; ben si capisce che il pozzo di Garlo non può far parte di questa concezione cosmogonica che l'uomo nuragico ha fatto sua.
Il pozzo sacro sradicato da quel contesto, non ha modo di esistere... il pozzo di Garlo non esiste quale pozzo sacro nuragico.


Note e riferimenti bibliografici

1 Si veda S. Angei su Maymoni blog il pozzo di Santa Cristina all'indirizzo https://maimoniblog.blogspot.com/2018/10/21-aprile-al-pozzo-sacro-di-santa.html?showComment=1538987489849#c294099627417392557 in 15 parti e il pozzo di Funtana coberta all'indirizzo http://maimoniblog.blogspot.com/2019/12/funtana-coberta-di-ballao.html#more in 6 parti.

2 Giovanni Ugas respinge con forza la datazione della Mitova, “perché non vi è materiale che conforti su questa cronologia alta”, afferma l'archeologo sardo. La Dr. Mitova pare abbia datato il pozzo attraverso un frammento di vaso in terracotta datato al 1400-1200 a.C. trovato nel corridoio di accesso al pozzo. Fonte della notizia è il testo della Dr. Mitova del 1992 pag. 591, come riporta Massimo Rassu in un suo articolo pubblicato all'indirizzo web  http://www.massimorassu.it/portal/secondo/13Bulgaria.htm.
   Secondo la mia modesta opinione, il fatto che si sia trovato (a quanto pare) un solo reperto fittile che riconduce alla data del 1400-1200 a.C. non ha alcuna valenza probatoria se non confortata da altre prove circostanziate. E come dire che oggi butto nel pozzo che ho appena costruito un recipiente che apparteneva al mio trisavolo, ciò non prova che il pozzo è del periodo del mio antenato.

4 Immagine tratta dallo studio di cui alla nota 3.

6 Il dubbio sorge nel momento in cui non possiamo provare con sicurezza che il pozzo sacro fosse fornito di oculo sommitale.

7 L'esigua altezza utile per il passaggio fà venire in mente la “postierla” di Murru mannu in Tharros, dove il varco d'accesso presenta un'altezza esigua che non soddisfa l'uso quotidiano di quella porta per via del pavimento in forte pendenza, né il normale uso da parte di persone di altezza media “normale” di 1,50-1,60 m. Ciò potrebbe far pensare che anche quello di Garlo possa essere un accesso di carattere rituale destinato alla divinità, come abbiamo dimostrato essere la postierla di Murru mannu in Tharros. In buona sostanza, se la Postierla di Murru mannu era una porta rituale che poteva essere attraversata solo dalla luce solare, anche l'accesso al pozzo di Garlo poteva essere di tale ascendenza?

Sezione della "postierla di Murru mannu in Tharros tratta da S. Angei all'indirizzo web
 http://maimoniblog.blogspot.com/2016/02/sincretismo-religioso-tra-nuragico-e_23.html

8 L'azimut è stato rilevato dallo studio di Lyubomir Tsonev e Dimiter Kolev che attingono da uno studio di Dermendzhiev del 2007. I due ricercatori in una tabella rilasciano per i pozzi sacri sardi degli orientamenti del tutto imprecisi: Funtana coberta 250° (reali 243°43'), Sant'Anastasia 165° (reali 181°), Santa'Santa Cristina 155° (reali 153°08'), Predio Canopoli 250° (reali 239°), Santa Vittoria di Serri 210° (reali 207°).

9 Il requisito richiesto è certamente un impianto di troppopieno che mantenesse stabile il livello dell'acqua.

6 commenti:

  1. Un saggio molto lucido e ben articolato. Condotto secondo l'indispensabile 'filologia' comparativa. Paragonare quel pozzo (anche a prima vista) con i pozzi sacri sardi, se così posso esprimermi, 'est a ponnere acanta Deus cun su cuccu'. Natzo 'Deus' ca in Garlo 'divinidade' non b'est, ma abba ebbia. Po abbare e/o po infriscare.

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  2. Caro Professore, è ora di cambiare pagina, non è possibile continuare con la superficialità di chi vede l'acqua passare sotto i ponti e da quella posizione trae conclusioni; è necessario avvicinarsi, anche con pericolo, al suo alveo e attingere da quell'acqua, per poterla analizzarla e capire cosa vi è dentro. A volte essa è limpida, ma siamo sicuri sicuri che sia buona da bere?! Nel caso del pozzo di Garlo, penso che la limpidezza sia stata vista con alto grado di miopia.

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  3. Mi pare di capire che si è parlato di una "cattedrale", mentre si tratta solamente di una domu de palla.

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  4. Hi! I am Lyubomir Tsonev from Bulgaria. I am one of the authors of the description of Garlo well in Bulgaria cited in the posting here. I am glad to read any comment about Garlo. I am working at the Institute of Solid State Physocs in Sofia, Bulgaria. My e-mail is: ltsonev@abv.bg . I created a site about megaliths in Bulgaria: www.balkanmegaliths.bgjourney.com Mrs. Krassimira Petrova is my wife, I am using her Facebook profile now. Best wishes!

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    1. Dottor Tsonev mi compiaccio del suo intervento in questo mio articolo. Senza il contributo del saggio suo e del suo collega Dimiter Kolev, non avrei potuto studiare con la dovuta precisione e attenzione le differenze tra il pozzo di Garlo e quelli sacri nuragici di Sardegna. Spero che questo mio studio possa aver fatto chiarezza sulla origine del pozzo di Garlo, che nessuna similitudine mostra coi pozzi sacri sardi.

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