La rubrica di Maymoni

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lunedì 30 marzo 2020

6° parte - il foro inguinale del pugilatore di Monte Prama


di Sandro Angei

vedi ⇰ 5° parte


   Nella quinta parte dello studio abbiamo cercato delle motivazioni verosimili a riguardo della posizione dei sigilli sulla spalla di alcune statue.
   Fanno eccezione alcuni Giganti; uno di essi in particolare reca il foro in posizione talmente particolare che ci sembra facile (?) arguirne i motivi.

Perché fissare il sigillo cerimoniale nella regione inguinale 
   Nella quarta parte abbiamo dimostrato che era possibile fissare un sigillo in una
posizioni veramente difficile da raggiungere mediante piombatura: quella inguinale; per tanto, sciolto questo dubbio (che in caso negativo avrebbe resa del tutto inutile qualsiasi ricerca di carattere antropologico) dedicheremo questa sesta parte dello studio all'analisi dei possibili motivi che avrebbero indotto a fissare il sigillo in quel luogo tanto particolare.
***
   La civiltà nuragica ha dato molta importanza all'organo genitale maschile, intravvedendo in esso una delle manifestazioni della divinità nuragica yhw1; quella più strettamente allusiva all'alleanza di quel dio con la sua creatura. Altre manifestazioni: sole e forma taurina cornuta danno l'idea di una figura "altra" di fronte all'uomo; distaccata da esso, al contrario del fallo, che è parte essenziale nel ciclo della vita animale. In buona sostanza l'uomo nuragico è partecipe della natura divina in funzione dell'organo riproduttivo, attraverso il quale la divinità esprime la sua forza rigeneratrice.
 Il fallo è visto come organo speciale dato all'uomo ma che non è dell'uomo. Il santuario di Gremanu, penso dia l'immagine emblematica di questa concezione religiosa. Il santuario di forma fallica non è di tal forma per l'uomo, che nella sua gigantesca misura non lo percepisce, ma è forma emblematica vista esclusivamente dalla divinità, alla quale deve arrivare il messaggio: Questa è la tua casa tra noi e in noi.2 (Fig.1).



   In ragione di ciò siamo persuasi del fatto che un sigillo posto nell'inguine di una statua di Monte Prama fosse per lo meno prevedibile se non auspicabile.

   Però questa spiegazione non ci soddisfa appieno. Non può essere solo quello il motivo; d'altronde è evidente che tutte le statue di Monte Prama esprimono una potenza bestiale (taurina) attraverso le "sproporzioni" del corpo; una potenza riproduttiva che sicuramente contraddistingueva "tutti" i sovrani, figli terreni della divinità.

    In ragione di questa asserzione vi deve essere un'altra spiegazione al sigillo posto in quella posizione di una sola tra le statue rinvenute.



***
    Se pensiamo per un attimo al rito del giuramento in ambito ebraico biblico, è possibile trovare in quello una giustificazione alla posizione di questo sigillo.

Nel libro della Genesi 24.2 leggiamo: “Allora Abramo disse al suo servo, il più anziano della sua casa, che aveva potere su tutti i suoi beni: «Metti la mano sotto la mia coscia e ti farò giurare per il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che non prenderai per mio figlio una moglie tra le figlie dei Cananei, in mezzo ai quali abito, ...

Sempre nel Genesi versetto 47.29 leggiamo: “Quando fu vicino il tempo della sua morte, Israele chiamò il figlio Giuseppe e gli disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, metti la mano sotto la mia coscia e usa con me bontà e fedeltà: non seppellirmi in Egitto!” (mio il sottolineato ndr).

L'azione riferita in questi due versetti in modo del tutto eufemistico, non descrive in modo corretto le modalità del giuramento, tant'è che Ida Magli nel suo libro “Il mulino di Ofelia – Uomini e Dei”3 scrive: “Gli Ebrei poggiavano le mani sui testicoli al momento del giuramento proprio perché invocavano la potenza sessuale a garantire la verità della propria parola; ”.4

   E' probabile però che, come leggiamo da altre parti, la parte coinvolta nel giuramento non fosse quella dei testicoli ma più probabilmente il pene.5

  Si può aggiungere che in ambito ebraico (ma anche in altre culture6) il giuramento si faceva per Dio o in nome di Dio; per tanto, ancor più, in ambito nuragico giurare toccando gli organi genitali poteva avere questo significato. E se il sigillo era, come pensiamo che fosse, posizionato proprio a livello inguinale, giurare ponendo la mano su quel sigillo equivaleva a porre la mano sul pene che, senza falsi pudori, dobbiamo intendere quale manifestazione di yhw, quello cananaico7... quello del santuario nuragico di Gremanu di Fonni.

Un po' di elucubrazione, più o meno a briglia sciolta

   Se quanto fin qui esposto dovesse corrispondere a verità, la funzione e lo scenario del giuramento qui intravvisto possiamo solo ipotizzarlo giusto in un contesto rituale di investitura del nuovo re che segue al decesso del precedente sovrano.
  Giuramento che risulterebbe prassi del tutto normale visto che in tutte le antiche società ciò avveniva. Giuravano i Romani e gli Etruschi, i Greci e gli Egiziani, gli Ebrei e i Sumeri.8

   Ci fermiamo qui, almeno per ora, visto che nessuna possibilità abbiamo di giustificare con buone argomentazioni il foro sul fianco sinistro dell'arciere 3 Componidori, e il foro sulla gamba destra del pugilatore 14 Balente. 


Notre e riferimenti bibliografici

1 Si vedano i betili (beth-el ossia casa di dio) di forma fallica e la forma del recinto esterno del santuario nuragico di Gremanu di Fonni per avere una idea dell'importanza teologica dell'organo genitale maschile per le genti nuragiche.

2 Quale sarebbe stato altrimenti il significato di un santuario di forma fallica di tali dimensioni se non per renderlo visibile ad una entità superiore, che poteva vederlo da un punto di vista privilegiato. Un santuario, "Gremanu", dal nome evocante la funzione e i riti che in esso si svolgevano. Un santuario costruito facendo uso della geometria [divina]. Un santuario, in definitiva, dalla natura nascosta.



4  Naturalmente, benché non sia da mettere in dubbio la parola della studiosa, ci sembra giusto andare alla fonte di questa affermazione.
    In studi reperiti sul webA apprendiamo che la parola ebraica jarech (ירך) che si traduce generalmente «coscia», indica anche il femore, l'anca e i genitali. Tant'è che in GenesiB , in occasione dell'ingresso di Giacobbe e la sua gente in Egitto leggiamo:
"26 Tutte le persone passate in Egitto, appartenenti a Giacobbe, uscite dalla coscia sua (ירכו), oltre alle mogli dei figli di Giacobbe: in tutto persone sessantasei."

Con tutta evidenza, se nel versetto di Gen. 24.2 e Gen. 47.29, "jarech" può esser tradotto "coscia" (ammesso e non concesso), perché a priori non abbiamo ancora capito (!)  come si svolgeva il giuramento, di certo in Gen. 46.26 è piuttosto arduo pensare che Giacobbe possa aver  generato i figli con la "coscia"!
Il versetto non è meglio tradotto nella Bibbia della CEI, nella quale si legge:
26 Tutte le persone che entrarono con Giacobbe in Egitto, uscite dai suoi fianchi, senza le mogli dei figli di Giacobbe, sono sessantasei."

Da queste traduzioni emerge tutto il cieco bigottismo teso a nascondere ciò che i trascrittori della Bibbia consideravano riprovevole, a costo di rasentare, o meglio superare, il ridicolo.
Sarebbe bastato [avere il coraggio di] scrivere in Gen. 46.26:
"Tutte le persone passate in Egitto, appartenenti a Giacobbe, uscite dai genitali suoiC (ירכו), oltre alle mogli dei figli di Giacobbe: in tutto persone sessantasei."

per poter scrivere in modo corretto in Gen. 24.2:

Allora Abramo disse al suo servo, il più anziano della sua casa, che aveva potere su tutti i suoi beni: «Metti la mano sotto i miei genitali e ti farò giurare per il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che non prenderai per mio figlio una moglie tra le figlie dei Cananei, in mezzo ai quali abito, ...


   Con l'obiezione appena mossa non voglio contestare la traduzione della Bibbia in quanto tale (ognuno per certi versi la traduce come meglio crede), ma la contesto nel momento in cui quella traduzione vanifica la comprensione dei rituali lì descritti, che possono essere valido supporto di studi anche extrabiblici come il nostro. 

   Per nostra fortuna quelle becere traduzioni erano dettate da motivi dottrinali, per tanto poco importava, allora, il rispetto della logica nella traduzione, visto che le sacre scritture potevano esser lette solo da chi "poteva leggerle" e soprattutto "poteva interpretarle". In antico al popolo era preclusa questa facoltà, non fosse altro per l'analfabetismo imperante (!). Per tanto eventuali illogiche traduzioni erano adoperate perché nessuno poteva contestarle e tutti coloro che se ne servivano, nessun motivo avevano per opporsi e contestarle.

   Per nostra buona sorte quel sistema non poteva prevedere che oggi chiunque può leggere le sacre scritture senza incorrere nelle saette di "quella" chiesa cattolica; per tanto possiamo emendare quelle strane traduzioni e per logica ricostruire certi passi biblici secondo il vero significato di certi termini, che essendo polisemantici è necessario tradurli a seconda del contesto. Per tanto se il vocabolo "jarech", come abbiamo visto significa: coscia, anca, femore e genitali, di certo dobbiamo usare il significato giusto nel contesto giusto, altrimenti può capitare di leggere che cadendo dalle scale ci si ritrovi con i genitali ingessati. Oppure che qualcuno rifacendosi al passo del vangelo sulla "pésca miracolosa", si porti appresso, in barca, una gerla di pèsche, sperando che almeno una di queste per miracolo possa riempire le reti di squisiti pesci.

A http://www.ppdd.it/MaterialeBiblico/Studi/Pentateuco.pdf
e  http://www.biblistica.it/wordpress/?page_id=954


B http://www.archivio-torah.it/testotorah/11.pdf

C L'autore del versetto volle con tutta evidenza usare un eufemismo lì dove l'uso del termine proprio avrebbe avuto più efficacia e comprensione, tant'è che se avesse scritto: "Tutte le persone passate in Egitto, Giacobbe i suoi figli e nipoti, oltre alle mogli dei figli di Giacobbe: in tutto persone sessantasei." di certo non avrebbe dato adito a incomprensioni. Invece usò un termine che doveva evocare, se non enfatizzare, quel dio cananaico di ascendenza fallica (vedi nota 7).

5 http://www.famigliafideus.com/wp-content/uploads/2017/10/LA-COSPIRAZIONE-DI-CRISTO-Acharya-S.pdf (si vuol chiarire che il libro è notato in questo studio non per quel che sostiene ma solo ed esclusivamente per le citazioni riportate)

6 Si veda http://paduaresearch.cab.unipd.it/11976/1/caterina_didaniel_tesi.pdf dove si legge: "Toccare un oggetto, mentre si presta giuramento, soprattutto se esso è un oggetto simbolico che ha in sé qualcosa di religiosum, è pratica associata, come si è detto, anche al rituale greco." e Ancora: "L’uomo che volontariamente rende una falsa testimonianza col giuramento, violando la norma, rovina se stesso e la sua stirpe diviene sempre più oscura nell’avvenire. La stirpe dell’uomo che osserva il giuramento, al contrario, sarà sempre più bella." E qui cita  Platone, Repubblica, 363 d 3-4: l’uomo pio e l’uomo che mantiene i giuramenti avranno una buona progenie. Per tanto il giuramento sui testicoli aveva proprio questa funzione: garantire una "buona progenie".

7 Il teologo battista Charles Francis Potter in "The Great Religious Leaders" - Simon & Schuster, 1958 scrive "Indubbiamente c’erano elementi fallici nello Jahvismo fino al tempo dei profeti e oltre, alcuni dei quali sono adottati dalla religione Cananita e alcuni dei quali erano originali in esso, ma il significato centrale che il nome di Jahvè aveva per Mosè era evidentemente qualcosa come Il Dio Vivente della Vita."

8    Possiamo ipotizzarlo magari sulla base delle notizie che due millenni dopo i "fatti" di Monte Prama ci illuminano sulla investitura, in epoca giudicale, del  juyghi che diventava tale per boluntade de Donnu Deu ma era sottoposto al consensus  e per tanto nulla poteva egli disporre senza l'approvazione della Corona de Logu.D Una concezione del potere sovrano totalmente anacronistica (oserei dire: a livello mondiale) in età giudicale, tanto da poter pensare che fosse dettata da costumi radicati in quella società da tempo immemore, o meglio, risalenti almeno ad Amsicora ultimo dei Primus inter pares. Costumi rispecchiati da pochi frammenti direttamente percepibili come il titolo di  juyghi del regnante.
  Per questo motivo potremmo pensare che già in età nuragica lo juyghi , Primus inter pares fosse sottoposto, forse con modalità diverse, a queste regole attraverso l'esercizio dei tre poteri sovrani sul territorio: rennare-potestare-imperare sanciti nella futura e futuristica Carta de Logu
   Possiamo immaginare un juyghi nuragico che giura solennemente in nome di yhw davanti alla statua di un juyghi ormai divinizzato e santo, immagine di un intermediario tra yhw e il suo popolo... tra yhwh e il suo popoloE.

D  https://www.wikiwand.com/it/Storia_della_Sardegna_giudicale più precisamente indichiamo il libro di Francesco Cesare Casula - Eleonora Regina del Regno di Sardegna - Ptm Ed.

E Dato importantissimo che traspare dal Vecchio Testamento è appunto la relazione che intercorre tra yhwh e il suo popolo: "Israele". Tra i due vi è solo l'intermediazione di Mosè, di Aronne o dei sacerdoti daniti preposti al culto. Parimenti in età giudicale il juyghi era sottoposto al volere di Donnu Deu e del popolo rappresentato dalla Corona de Logu

4 commenti:

  1. Sandro rileggiti le pagine 106 -107 del mio. Geroglifici dei Giganti. Ci trovi la spiegazione del perché il sigillo stava nella zona inguinale.

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  2. Sigillo A3: yhw hy 'arwh (yhw sesso che dà la vita); Sigillo A5: yhw w h bn (yhw e il figlio).

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  3. Un sigillo tutto taurino, tutto fallo, pieno del 'segno' della creazione del padre dove può stare nel modo più significativo? Dove se non presso la 'coscia' del figlio, la 'coscia' del bigottismo e dell'avversione israelitica nel definire yhwh il padre in senso concreto, naturalistico senza stupidi veli ed eufemismi tesi ad allontanare le immagini dal vero. L'impegno massimo dei purgatori della Bibbia fu quello di far scomparire l'immagine del toro e del fallo. Le immagini figurative nuragiche dimostrano ad abundantiam quell'impegno anticananaico. Pensa non solo al fallo gigantesco di Gremanu (e della vulva realizzata più avanti) disegnato in orizzontale ma allo stesso nuraghe (TORO DELLA LUCE: NURAC) disegnato e costruito in verticale. Ma sui riscontri biblici e la caratura cananaica delle statue arcaiche sarde e i sigilli che le completano nel senso vedremo di parlarne. Chè i documenti nuragici fanno capire molto di più di altre fonti orientali (soprattutto ugariche) chi era il YHWH delle origini.

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  4. A dire il vero mi era sfuggito questo particolare del suo libro.
    Ciò dimostra, ve ne fosse ancor bisogno, la giusta interpretazione di ciò che nel sigillo A3 di Tzricotu vi è scritto alla luce del mutuo rapporto tra sigilli e statue di Monte Prama, e la particolare posizione del sigillo in una di esse.

    Caro Professore, quando la strada è quella giusta non può che portare al giusto indirizzo.

    Se nel sigillo A3 è riportata la parola «'arwh – עירוה », che i vocabolari ebraici riportano col significato di «nudità», qualcosa di certo non quadra; perché se dovessimo tradurlo così nel sigillo di Tzricotu la formula reciterebbe: «nudità che da la vita», la qual cosa sarebbe carica di un eufemismo fuori luogo. Per tanto se il sigillo A3 di Tzricotu reca incisa la formula «sesso che da la vita», può significare solo una cosa: che nel Vecchio Testamento quel vocabolo è usato in senso metaforico alludente il sesso. Questo lo dimostra in modo evidente nella Bibbia il libro della Genesi al versetto 3.7 dove vi è scritto: “ Allora si aprirono gli occhi di tutti e due [di Adamo ed Eva] e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture”.

    Ciò dimostra in modo inequivocabile che la nudità si riferisce agli organi genitali, altrimenti non avrebbero confezionato delle semplici cinture.

    Ancor più eloquente è il versetto di Genesi 9 che recita: “20 Ora Noè, coltivatore della terra, cominciò a piantare una vigna. 21 Avendo bevuto il vino, si ubriacò e giacque scoperto all'interno della sua tenda. 22 Cam, padre di Canaan, vide il padre scoperto e raccontò la cosa ai due fratelli che stavano fuori. 23 Allora Sem e Iafet presero il mantello, se lo misero tutti e due sulle spalle e, camminando a ritroso, coprirono il padre scoperto; avendo rivolto la faccia indietro, non videro il padre scoperto. 24 Quando Noè si fu risvegliato dall'ebbrezza, seppe quanto gli aveva fatto il figlio minore; 25 allora disse: «Sia maledetto Canaan! Schiavo degli schiavi sarà per i suoi fratelli!».

    Se analizziamo la storiella per ciò che letteralmente dice, sarebbe da biasimare solo ed esclusivamente Noè per il suo comportamento da beone e non il figlio che lo vide in tale sconcia circostanza (almeno dal punto di vista della nostra morale); ma evidentemente la storia è metaforica, visto che Noè maledice Cam “padre di Canaan” per il fatto che non ha avuto alcun pudore a guardare la sua “nudità”, al contrario dei fratelli Sem e Iafet.
    Per tanto il versetto vuole informarci che i Cananiti nessuna remora avevano nei confronti del sesso al contrario degli Israeliti. Altrimenti che motivo vi era di rimarcare che Cam era padre di Canaan?!

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