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domenica 18 ottobre 2020

Il pozzo sacro di Is Pirois - prima parte

L'idrometro divino di Is Pirois

Natura acquifera di un pozzo sacro

di Sandro Angei

vedi: Book fotografico di un pozzo sacro



   Chi professa la ricerca scientifica di norma non parte da presupposti che in seguito tenta di dimostrare, ma esamina quanto emerge dai lacerti del mondo antico per tentare di ricostruire almeno una piccola porzione del passato. In definitiva, lo studioso esamina tutte le fonti nel loro complesso e solo in seguito trae le conseguenze, accetta e fa proprio quanto ha individuato.

Da “Studi sul tofet” di Piero Bartoloni in RIVISTA DI STUDI FENICI XLIII-2015


Riassunto e spiegazione: Partendo dalla descrizione del monumento, il saggio intende scoprire la funzione del pozzo sacro di Is pirois, perché tanti, troppi particolari ammantati dal mistero devono ricevere una se pur ipotetica ma plausibile risposta. Una risposta che possiamo e dobbiamo cercare nell'archeoastronomia, nell'architettura, nella topografia, nella geometria e in tutte quella branche della scienza che possono far luce lì dove l'archeologia classica non ha soluzioni. La scoperta di un particolare architettonico deve essere studiato nei minimi particolari e sottoposto ad analisi scientifica. La topografia aiuta in questo e l'astronomia, tramite i software ad essa dedicati, danno un efficace e veloce contributo in termini di dati scientifici, tanto da poter prevedere cosa succede nel periodo tra il 16 febbraio e il 28 di marzo e tra il 13 settembre e il 25 ottobre; e poter organizzare un sopralluogo (2 ore di auto) per registrare fotograficamente l'evento. Tant'è che le fotografie pubblicate non sono dettate dal caso che avrebbe voluto fossi nel posto giusto al momento giusto, ma sono il risultato di un preciso calcolo astronomico, tant'è che prima di partire per Is pirois il 16 di ottobre sapevo che dovevo essere davanti al pozzo sacro almeno alle ore 10:30 per poter con calma attendere la ierofania, che puntualmente si è verificata ed ho documentato a partire dalle ore 11:17 fin verso le ore 11:56.


Prologo

   Percorriamo, Stefano ed io, lo stradello che porta al sito archeologico del pozzo sacro di Is pirois. E' una bella giornata di sole, forse anche troppo, visto che picchia forte di buon mattino. Già da una

discreta distanza, un cartello didascalico posto all'ingresso del sito archeologico accoglie il visitatore (Fig.1); ligi al dovere di ogni turista leggiamo il testo, ma rimaniamo sorpresi dal tenore della didascalia.

   A posteriori, dire che il cartello  descriva il monumento in modo “impreciso” è un eufemismo; vi è scritto, infatti, dell'esistenza di un “nuraghe monotorre” posto sopra il pozzo sacro. Quel giorno Stefano ed io, ci preparammo ad una visita del tutto eccezionale; vedere niente di meno che un nuraghe  sopra un pozzo sacro; come dire “due piccioni con una fava!”.  In verità qualche dubbio mi sovvenne in quel momento, ricordando qualche fotografia del pozzo sacro ma,  se un cartello mi dice che il pozzo sacro risalente al bronzo medio “presenta oltre alle normali caratteristiche strutturali dei pozzi nuragici, impiantato sulla parete superiore, un nuraghe monotorre“ (sic!), mi vien da crederci; salvo poi ricredermi dopo un attento esame autoptico.


Fig.1

****

   

Qualche riferimento bibliografico

    Su Academia Edu trovo una pubblicazione di Donatella Salvi “Il popolamento antico del Sarrabus: Is pirois e San Priamo1 dove si intuiscono, dalla descrizione del monumento, le considerazioni “sotto pelle” della studiosa a riguardo della funzione dell'edificio denominato “nuraghe monotorre” nel cartello di presentazione. Considerazioni che, benché non coincidano con quanto ipotizzato in questo studio, danno ottimi indizi sulla ipotesi qui avanzata. Non mi dilungherò nel proporre lo scritto della Dr. Salvi; mi limiterò a citazioni lì dove queste risulteranno pertinenti alla studio. Ciò non di meno si vuole qui rimarcare la puntualità di descrizione di alcuni particolari architettonici, che danno di certo l'idea della maestosità dell'edificio, accostate, per contro, ad altri dati piuttosto approssimativi, se non del tutto errati.

   Ma andiamo per gradi. 

   Nella suddetta pubblicazione si apprende che “Agli inizi degli anni Ottanta vi condusse due campagne di scavo la prof. Maria Luisa Ferrarese Ceruti che aveva curato, qualche tempo prima, una scheda di catalogo per la Soprintendenza. I lavori, rimasti inediti per la scomparsa della Studiosa, consentirono la rimozione dei crolli che coprivano in parte l'edificio. […] Nel tempo il monumento non ha subito danni significativi. […] Qualche dubbio tuttavia sull'originario aspetto del monumento, soprattutto per quanto riguarda l'elevato superiore, solleva l'analisi della documentazione fotografica realizzata in occasione dei primi interventi che mostra un crollo costituito quasi esclusivamente da lastre di schisto e non, come si potrebbe supporre dall'elevato residuo, da blocchi non lavorati.


   Il dato è di primaria importanza per quanto riguarda lo stato di conservazione del monumento, in quanto sembrerebbe che l'edificio superiore non sia stato oggetto di grandi mutamenti; e tutto ciò a vantaggio di una tesi, la mia, di natura archeoastronomica. Mutamenti che, se ci sono stati, riguarderebbero solo, a quanto pare, il rivestimento esterno del vano superiore con lastre di scisto, come appunto si osserva nella documentazione fotografica allegata alla pubblicazione della Dr. Salvi.

   I dati e l'articolo della Salvi furono in seguito ripresi e inseriti in una pubblicazione a firma della Dr. Gianfranca Salis, dal titolo “Pozzi sacri fonti e rotonde”, dove la studiosa descrive, riprendendo dalla “Salvi” le caratteristiche del pozzo e leggiamo: “Il vicino tempio a pozzo di Is Pirois-Villaputzu è, invece, interamente in scisto locale. Il pozzo, munito di atrio, scala di otto gradini coperti da simmetrici architravi a scala rovescia e pozzo con struttura cilindrica di modesto diametro, si caratterizza per la presenza di un secondo vano, privo di accessi dall’esterno2(ndr), posizionato sopra la camera sotterranea canonica (...). Il pavimento di questa camera, sommariamente lastricato, presenta al centro un foro di piccolo diametro in corrispondenza della chiave di  volta della tholos interna, analogo a quello rilevato per esempio a Santa Cristina-Paulilatino, nei pozzi di Sardara e a Sa Testa-Olbia3(ndr).

   L'autrice continua scrivendo: “La conservazione della camera superiore, di diametro maggiore rispetto al vano del pozzo, seppure di difficile interpretazione relativamente alla funzione per l’attuale mancanza di un accesso (mio il sottolineato ndr4), aiuta a visualizzare l’originario aspetto che la maggior parte dei templi a pozzo dovevano avere, con atrio coperto da tetto a doppio spiovente e camera circolare a tholos subaerea (CONTU E. 1998c, pp. 125-148)”.


   La studiosa prosegue descrivendo il pozzo di Sa brecca di Tertenia e lo assimila a quello di Is Pirois, per via, anche lì, di un edificio posto sopra il pozzo sacro.


   Di certo la Dr. Salis, in quest'ultimo caso, fa un confronto basato solamente sulla comparazione strutturale di massima dei due edifici; e non poteva che essere così vista la mancanza di input di altra natura scientifica e più propriamente astronomica, che potessero farle apparire il pozzo sacro di Sa Brecca di diversa natura rispetto a Is pirois, per via dell'orientamento del tutto diverso tra i due pozzi: Is pirois 321°41', Sa Brecca 238°44' 5. Come vedremo nel prosieguo dello studio questo dato aiuta a individuare la funzione del pozzo sacro.


   Vi è da rimarcare, nello scritto della Dr. Salis, il rilascio “pari pari” dei dati della Dr. Salvi. Mi riferisco in special modo al numero di gradini della scala che la Dr. Salvi descrive : “[...] accurati anche gli otto gradini che portano al pozzo e la serie di architravi a scala rovescia che ripetono coprendola, l'andamento della scala.


   Da un sopralluogo risulta del tutto evidente che i gradini siano più numerosi, ne contiamo 11, ma di certo un dodicesimo risulta coperto da sicuro materiale di deposito6. Fotografie reperibili sul web dimostrano che molto probabilmente i gradini siano proprio in numero di 127.


***


1. L'orientamento astronomico

 Il pozzo di Is Pirois, avendo un orientamento di 321°41', sembrerebbe non inquadrabile in quella tipologia di pozzi dedicati al culto del sole mediante ierofanie luminose riflesse dall'acqua, che caratterizza i monumenti dedicati alla consacrazione del 21 di aprile. E questo per un motivo oggettivamente inoppugnabile, visto che il sole non arriva mai a quell'azimut (al solstizio d'estate tramonta al livello del mare ad un azimut di circa 302°). Perché allora quell'orientamento tanto inusuale?

   Notiamo che il reciproco di 321°41' è 141°41'. Pertanto in questa fase dello studio possiamo dire con certezza che il sole non poteva entrare nel pozzo dalla scalinata ma, potenzialmente, poteva farlo direttamente dall'oculo in sommità della cupola ogivale perché, come abbiamo appreso dalla Dr. Salvi e ripreso dalla Dr. Salis: “(...). Il pavimento di questa camera, sommariamente lastricato, presenta al centro un foro di piccolo diametro in corrispondenza della chiave di  volta della tholos interna, analogo a quello rilevato per esempio a Santa Cristina-Paulilatino, nei pozzi di Sardara e a Sa Testa-Olbia”.


Il fatto che sopra la cupola vi sia il nuraghe monotorre (sic!), come vedremo nel prosieguo dello studio, non inficia minimamente il nostro assunto se ammettiamo sin d'ora (per ora solo in modo ipotetico), che quel “vano” privo di accesso posto sopra il pozzo non sia un nuraghe ma un recinto con altra funzione, e che esso sia funzionale ad una manifestazione ierofanica e non al pozzo8.


2. Considerazioni sulla struttura aerea del pozzo sacro

   Il vano sopra il pozzo non ha, e mai ha avuto un accesso, perché nessun segno di soluzione di continuità vi è nella tessitura dei piccoli massi poliedrici utilizzati, e non si nota alcuna tamponatura successiva alla costruzione nella parete circolare, né un concio assimilabile ad un architrave, né sulla parete esterna  (vedi Figg.2a, 2b, 2c, 2d, 2e), ma neanche nella parete interna, per tanto possiamo pensare che quel vano fosse un recinto delimitante un luogo inaccessibile e in ragione di ciò interdetto all'uomo. Un luogo che non poteva e non doveva essere profanato.


Fig. 2a


Fig. 2b


Fig. 2c


Fig. 2d


Fig. 2e


   Vi è da dire inoltre, che sarebbe del tutto inusuale un nuraghe costruito con “piccoli” massi poliedrici, che di certo non potevano garantire la necessaria stabilità ad una struttura come quella di un nuraghe con cupola ogivale.


   Con questo non si vuole sminuire la maestria di quei costruttori, anzi, secondo il mio parere quel modo di costruire fu adoperato di proposito, in contrasto con la perfezione stilistica del pozzo sacro. Non è di certo l'unico esempio di tal fatta; basta vedere il contrasto stilistico tra il pozzo sacro di Santa Cristina e i due recinti che lo contengono, per rendersi conto che ciò faceva parte di un gusto estetico probabilmente dettato da un qualche sentimento religioso. Di ciò non sono persuaso solo io ma, la stessa Dr. Salvi scrive nel suo saggio: “L'edificio, che richiama da vicino la struttura del pozzo di Funtana Coberta di Ballao, non trova poi confronti nelle due caratteristiche che lo distinguono da analoghi monumenti: il primo è dato dalla tecnica edilizia che unisce all'uso delle pietre di grandi dimensioni, semplicemente sbozzate o naturalmente informi, quello delle lastrine intenzionalmente ricavate dalla pietra locale: lo stacco netto fra le due tecniche che si percepisce nell'atrio fra le due ali ed il prospetto è un chiaro frutto di scelte estetiche più che funzionali, per quanto le ridotte dimensioni del diametro interno sia del pozzo che della tholos, e lo sviluppo verticale di quest'ultima, potevano essere realizzate con più facilità con materiale di ridotte dimensioni. Il fatto però che tale tecnica sia stata estesa anche al prospetto esterno denuncia la volontà di “dichiarare” la scelta e di conferire all'ingresso un maggior grado di rifinitura, accentuato dall'adozione, come architrave, di un blocco parallelepipedo analogo nel taglio alle lastrine ma in contrasto, con il colore chiaro, al grigio scuro dello schisto. Chiare d'altra parte le unità murarie e la sequenza delle fasi di costruzione: i bracci che delimitano l'atrio risultano perfettamente ammorsati alla base. E' evidente perciò l'organicità della realizzazione e la sua corrispondenza ad un progetto chiaramente definito.


   Vi è da notare però che il paramento esterno era in origine rivestito con lastre di scisto, come dimostrano le fotografie allegate allo studio della Dr. Salvi, ma il fatto stesso che questo rivestimento sia crollato, dimostra comunque una tecnica costruttiva differente rispetto a quella del pozzo vero e proprio. Una tecnica costruttiva che pensiamo sia stata attuata per rendere inaccessibile quel vano con un rivestimento posticcio e traballante al minimo tentativo di scalata.

 

    Ricapitolando: la cupola ogivale presenta un oculo e la costruzione soprastante è priva di accesso. Per tanto mi viene in mente un artificio moderno che ha proprio queste caratteristiche, usato per scopi simili a quello che qui stiamo ipotizzando, che da prova dell'adeguatezza dell’ipotesi qui formulata.


3. Il pozzo luce al servizio del pozzo della luce

   In architettura il cavedio o pozzo luce è definito quale cortile interno per arieggiare e illuminare i servizi di un fabbricato. Di esso  vi è una variante subaerea, chiamata, anche se impropriamente, scannafosso9,  che prevede per i locali completamente  interrati una griglia di protezione in corrispondenza delle finestre di aerazione e illuminazione del locale subaereo.

Fig.3 - sezione tipo di uno scannafosso con funzione anche di cavedio


  Ora, ci vuol poco per equiparare la parte sommitale di Is pirois a un pozzo luce o uno scannafosso come quello di Fig. 3 e rendersi conto che questi ultimi non hanno bisogno di alcun accesso, almeno teoricamente, perché la loro funzione è solo quella di proteggere e consentire l'ingresso della luce solare attraverso un'architettura ad hoc predisposta; similmente al vano aereo che “sembra” proteggere l'oculo dal quale la luce solare entra nel pozzo sacro.


   In ragione di questi dati oggettivi, a Is Pirois la luce del sole entrava e ancora entra direttamente dall'oculo superiore, senza che alcuno potesse profanare e impedirne l'accesso, protetto com'è ancora oggi, dal vano inaccessibile che fu predisposto per essere inaccessibile. E la stessa Dr. Salvi nel suo articolo scrive: “(...). Un secondo vano, privo di accessi dall'esterno, è ricavato, come si è detto, nella parte alta dell'edificio.

   E che la luce del sole penetrasse attraverso l'oculo lo sappiamo di sicuro perché abbiamo effettuato una prova con un raggio laser.

   A questo punto le nebbie iniziano a diradarsi e prende corpo una ipotesi che risponde a quell'interrogativo iniziale che finora è rimasto nel limbo dell'incertezza; quello relativo all'angolo di 141°41' reciproco dell'azimut di orientamento della scalinata (321°41').

   Per tanto, ora, ci accingiamo a dimostrare la valenza di questo orientamento.



👉continua


Note e riferimenti bibliografici

1 Da “La civiltà nuragica – Nuove acquisizioni II – 2008 – Ministero per i Beni Culturali – Soprintendenza per i Beni Archeologici della Sardegna

https://www.academia.edu/12063254/D.Salvi_Il_popolamento_antico_del_Sarrabus_Is_pirois_e_San_Priamo


2 La caratteristica messa in risalto mette in dubbio la natura “nuragologica” dell'edificio superiore.


3 Gianfranca Salis, Pozzi sacri, fonti e rotonde https://www.academia.edu/36892502/Pozzi_sacri_fonti_e_rotonde


4 L'autrice con quel “attuale mancanza di un accesso” potrebbe far intendere che l'accesso esisteva ma fu chiuso per un qualche motivo in tempi successivi. La qual cosa non corrisponde allo stato di fatto perché in tutto il perimetro sia esterno che interno della costruzione non si nota alcun segno che possa far pensare che l'edificio potesse avere un ingresso.

5 Dal punto di vista dell'orientamento, il pozzo di Sa Brecca sarebbe simile a quello di Funtana coberta. Purtroppo di “Sa Brecca” non è possibile dire alcunché viste le sue condizioni attuali.


6 I gradini non sono otto ma probabilmente sono in numero di 12. “Probabilmente” perché di fatto ne abbiamo contato sicuramente 11, però è verosimile ve ne sia un 12°. Non è stato possibile appurarlo per due motivi fondamentali; il primo dovuto alla presenza dell'acqua fino al 4° gradino a scendere; il secondo: perché dopo lo 11° gradino si nota uno strato di macerie che in ogni caso non ci saremmo certo azzardati a rimuovere. Per tanto anche a Is pirois è molto probabile sia registrata la numerologia divina con 12 gradini della scala e 7 gradini della volta a zig-zag.


7 http://www.neroargento.com/page_galle/pirois_gallery.htm 


8 Il pozzo in se non ha bisogno di questa struttura, ma ne ha bisogno la formazione della ierofania o meglio, delle ierofanie che, come vedremo in seguito, una è protetta da questa struttura, l'altra è direttamente composta attraverso la struttura stessa. 

9 Si definisce scannafosso un fosso atto all'allontanamento delle acque piovane dai campi e/o dal perimetro di edifici isolati. Benché in modo improprio il termine è utilizzato anche qualora il manufatto serva pure a dare luce ad un ambiente interrato. Nella fattispecie, poco importa la nomenclatura esatta, ma la funzione espletata alla quale riferire il nostro manufatto.





6 commenti:

  1. Quindi nella parte superiore della volta del locale sopra il pozzo, senza alcun accesso dall'esterno, dobbiamo aspettarci un taglio, una fessura o comunque un qualche foro che permetta il passaggio della luce?

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  2. Ergian45, non vi è alcuna volta nella costruzione posta sopra il pozzo (il cosiddetto nuraghe). Di fatto quello che vediamo dall'esterno è una sorta di recinto chiuso ad anello. Ma questo si capirà meglio nel prosieguo dello studio.

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  3. Per il momento è solo entusiasmante.
    Complimenti!

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  4. Caro Francu, l'entusiasmo l'ho avuto io venerdì scorso a sciropparmi, solo come un cane, due ore di viaggio all'andata e due al ritorno, per vedere che cosa?! Una macchia di luce!

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  5. Attendo il resto per pronunciarmi. Posso dirti che, secondo me, hai scoperto 'qualcosina' in più per quanto riguarda la simbologia astronomica della 'religio nuragica. L'anastasis, l'erezione luminosa, è comunque alla base della sempre complessa costruzione del tempio pozzo. Il fascio luminoso e l'acqua della divinità sono il soggetto continuo della forza della divinità di cui il sole è solo manifestazione.

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