La rubrica di Maymoni

Informazioni e invio articoli

mercoledì 14 ottobre 2020

TRE VOCABOLI

 F. Pilloni

Oggi vorrei (in sardo è voglio, molto più diretto) parlare di tre parole soltanto, un poco particolari e popolari, nel senso che vengono adoperate dal popolo, dalla gente comune, meno dai signori.


La prima è APPRAPUDDAI.

Dico subito che il canonico Bissenti Porru non (ri)conosce questo vocabolo, pur essendo di Villanovafranca, dove parlano alla maniera della Marmilla o della Trexenta. Egli segnala un Apprapai ma, sembrandogli troppo agricolo (contadinesco), lo rimanda a Appalpai, sicuramente più signorile e, si pensi all’italiano “palpare”, molto più civile.



Apprapuddai possiede una forza significativa molto più potente. Si pensi a qualcuno che dice: “Di questa cosa io non ne mangio perché l’hanno apprappuddada in tanti!”, ciò che fa pensare che sulla “cosa” in molti ci abbiano ficcato le mani, e che non le avessero molto pulite.

Apprapuddamentu dunque, è il toccare con le mani, o con le dita delle mani o dei piedi, qualcosa o qualcuno senza nessun profitto.

Apprapai, appalpai (in italiano palpare) fa tornare in mente quando, giovincelli, al cinema allungavamo la mano al buio verso la ragazza seduta a fianco. La cosa non era senza costrutto! E la vicina di posto non era “cosa” da scartare, perché nessuno l’aveva mai apprapuddada. Si pensi a che figura ci avrebbe fatto chi avesse riferito agli amici di aver apprapuddau una ragazza, al posto di dire che l’aveva lisciata, carezzata, piuttosto che pizzicata e leccata!



Il secondo vocabolo è ABBRABUDDAI.

In senso figurato, se uno, all’interno di una conversazione, mette parole che non ci appiccicano nulla, non diremoCosa stai apprapuddendi!”, che già non suona delicato, ma “Cosa stai abbrabuddendi!” che in italiano tradurremo con “Cosa stai blaterando!” o con “Bla bla bla!”.

Se stiamo attenti, quel abbraduddendi fa pensare pure a uno che comincia una frase e non la porta a termine, dunque a un discorso che non arriva a nessuna conclusione.



La terza parola è IMPRABASTAI.

Quando qualcuno si confonde e piglia aglio per cipolla, sia conversando che nel fare le cose, diremo “Ma cosa stai imprabastendi?”.

Imprabastai appare una forma molto peggiore di impiastrai, vale a dire combinare un impiastru (impiastro), e rendi meglio il disappunto per il casino che si è combinato.

Che si faccia attenzione perché impiastru è cosa differente da impastu (impasto): impastu è quello della farina (con acqua, sale e lievito) per fare il pane, quello della sabbia con la calce per fare la malta, e così di seguito; impiastru, a parte una cosa mal combinata o anche colui che l’ha combinata, vuol dire pure il miscuglio di erbe cotte (penso alla parietaria e alla malva) per fare una cucchedda, medicina antica per blandire il mal di denti e gli ascessi.

Cucchedda deriva da cucca, vale a dire trempa (guancia), perché si metteva s’impiastru appoggiato alla memoria (la tempia) o alla trempa.



Non per nulla, ma ora, tra quelli che hanno letto, qualcuno è in grado di dire se io, in ciò che ho proposto qui, ho abbrabuddau, imprabastau o solamente apprapuddau qualcosa?



Sono annoiato. La parte in italiano non ha migliorato nulla.

Non so a cosa sia servita.

7 commenti:

  1. Signor Francu ,ormai è chiaro che tutto quello che lei scrive mi piace,questa è una storia non storia,è vero ma ,di sicuro,mi è servita per imparare altre parole sarde che,come tutte,una volta tradotte perdono il loro fascino e diventano quasi volgari cosa che non sono in limba.Sono stata obbiettiva o no?

    RispondiElimina
  2. Non lo so. Sicuramente generosa nei miei confronti.
    Grazie

    RispondiElimina
  3. Lei e Gigi Sanna siete grandi amanti della nostra terra e lei ha la specializzazione sulla lingua e sulle storie dei nostri antenati,quindi la mia non è generosità ma obbiettività.Adiosu e cun bois ,a nellu a bellu connosco unu pacu sa nostra limba.

    RispondiElimina
  4. Grazie per la traduzione, anche se con un pò di difficoltà ero riuscito a seguirla devo confessare che qualche parola mi era sfuggita. Penso si tratti di apprapuddamentu......

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, solo apprapuddamentu, prché non sono un linguista, ecc. ecc.
      Ci ho messo le mani, è vero, ma senza combinare disastri e avendo chiaro quello che stavo facendo.
      Capita a chi beve un bicchiere di buon vino senza essere un degustatore: individua molte qualità del prodotto, ma non sa se il vigneto è esposto a Levante.
      A molti non interessa proprio.

      Elimina
  5. Apprapuddamentu,sono andata a rileggerlo tre volte,forse perchè non mi piace,sopratutto riferito ad una persona seria e preparata come lei,,imprabastendi,altra parola che non le confà,non ci sto capendo nudda ,nudda,adiosu.

    RispondiElimina