La rubrica di Maymoni

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venerdì 11 settembre 2015

Tanat panê Ba‛al II



parte seconda

Il grande inganno

 di Sandro Angei

vedi parte prima

Nota iniziale: lo studio reca numerose note, alcune di esse sono contrassegnate dal colore rosso ed essendo esplicative, sono funzionali allo studio; le altre sono di riferimento bibliografico o siti web.

   L’archeoastronomia nasce nel momento in cui gli studiosi si rendono conto che una molteplicità di monumenti sono orientati astronomicamente. Si sono fatti tanti studi e rilievi per l’individuazione di
allineamenti astronomici e si è arrivati alla conclusione che alcuni monumenti o meglio, gruppi di essi, riproducono in terra certe costellazioni, altri sono attinenti all ciclo lunare, altri sono orientati inequivocabilmente ai punti cardinali, altri ancora in direzione dei solstizi,  e di questi ultimi due ci occuperemo in questo studio. Dicevamo che si sono eseguite tante rilevazioni topografiche e astronomiche per individuare gli orientamenti, ma nessuno si è fatto carico di capire quale fu il metodo adottato per orientare questi monumenti; e non stiamo parlando di orientamenti approssimativi dell’ordine di 1° d’arco, ma di precisioni che rasentano la perfezione: dell’ordine di pochi primi d’arco, come nel caso della grande piramide di Cheope.
   In questa sede ci facciamo carico proprio di spiegare il metodo che portò in fine all’orientamento e costruzione della grande piramide.
   Ma andiamo con ordine.
   Dal racconto si evince una sequenza di gesti atti a determinare la direzione alba-tramonto e conseguentemente quella del mezzogiorno. Le due direzioni sono strettamente collegate l’una all’altra. Si ottiene la direzione del mezzogiorno solo individuando quella determinata dalla congiungente il punto dell’alba col punto di tramonto del sole del medesimo giorno, quella che noi individuiamo con i punti cardinali Est-Ovest.
   L’osservazione e l’annotazione del percorso solare, che si ripete ed evolve di giorno in giorno, di mese in mese, di stagione in stagione, legando a se il ciclo vitale della natura, in un susseguirsi di morte e rinascita della vegetazione, ma che di anno in anno si ripete sempre uguale in eterno, incuriosì quelle genti, tanto da indurli a codificare l’evento ciclico e utilizzarlo per le proprie necessità.
   Quale fu l’intuizione che portò a codificare l’evento, non lo sapremo mai, ma possiamo ipotizzare che questa sia avvenuta osservando le ombre proiettate a terra da una pietra o un albero, tanto da individuare in punti caratteristici di oggetti che quelle ombre ricalcavano a terra, un percorso durante il quale esse (le ombre), si ritraevano fino ad arrivare ad una lunghezza minima, raggiunta la quale iniziavano ad allungarsi.
   Notarono che l’ombra percorre un ideale tracciato curvilineo ogni giorno diverso, tanto da stimolare la curiosità di individuare a terra quell’arco, per rendersi conto un bel giorno, di non aver tracciato una curva ma una linea retta (equinozio di primavera), che il giorno dopo inizia a curvare, ma in senso contrario a quello di due giorni prima, fino ad arrivare ad una curvatura massima alla quale è associato il tempo diurno più lungo (solstizio d’estate), che inesorabilmente anche lui dura solo un giorno, dopo di che retrocede, sia in tempo che in curvatura e ritorna ad una linea nuovamente retta del percorso (equinozio d’autunno), che però non è associato al culmine del risveglio della natura come la prima volta, ma alla sua morte. Da lì in poi la curva è nuovamente rivolta al contrario e si curva sempre di più e con se trascina la notte che sempre di più aumenta la durata rispetto al dì, fino al giorno più corto (solstizio d’inverno); anch’esso dura un solo giorno, dopo di che le giornate iniziano ad allungarsi e la natura si prepara al risveglio. Questo movimento pendolare suscitò in quelle antiche genti mistiche geometrie legate al sole.
Fig. 1
   Il sole ai nostri occhi è un cerchio perfetto.
   Il cerchio è la figura geometrica più facile da costruire, e quelle genti scoprirono che quello era il mezzo per definire i punti salienti dell’apparente percorso del sole attorno alla terra.
    Come già descritto, si resero conto che l’ombra proiettata da qualsiasi oggetto all’alba è molto lunga, poi man mano si accorcia descrivendo un arco, fino ad arrivare ad un’ombra di lunghezza minima che poi man mano nuovamente si allunga fino al tramonto, constatando la simmetria di questa evoluzione.
    Notarono la ripetitività del ciclo solare e notarono in particolare i periodi equinoziali, ossia quel momento in cui la durata del giorno è uguale a quella della notte e il sole sorge e tramonta esattamente nella direzione Est Ovest rispetto all’osservatore che guarda a mezzogiorno.[1]
    Notarono che il ciclo solare è caratterizzato dal giorno più lungo (solstizio d’estate, quando il sole sorge perfettamente a Nord Nord Est, ossia +60° dal Nord geografico e tramonta a Nord Nord Ovest, ossia 300°) e dal giorno più corto (solstizio d’inverno, quando il sole sorge perfettamente a Sud Sud Est, ossia 120°, che di fatto è il reciproco di 300° e tramonta a Sud Sud Ovest, ossia 240°, che è reciproco di 60°).

Fig.2

   Da questi dati si evince che l’alba del solstizio d’estate e il tramonto del solstizio d’inverno sono orientati nella medesima direzione, così pure l’alba del solstizio invernale e il tramonto del solstizio d’estate; auspicando in tal modo, che tali eventi astronomici si riducono a sole tre direzioni: NNE-SSO e SSE-NNO per i solstizi e Est Ovest per gli equinozi.
   La quarta direzione: Sud Nord, determina il momento della magnificenza dell’astro solare giorno per giorno, quando al culmine della sua traiettoria celeste è al massimo della potenza sprigionata dalla sua luce e calore; da qui si capisce l’importanza data da quelle genti a questi momenti “critici” del ciclo solare e l’impellenza di determinare con precisione la direzione dei punti cardinali.
   Con tutta probabilità la procedura per l’individuazione di tali direzioni era permeata di sacralità e paludata in un vero e proprio rito, accessibile naturalmente, solo agli eletti, per tanto non ci paia strano che il cerimoniale sia stato poi reso logografico attraverso una figurina che nei sui tratti essenziali rimarca appunto, la procedura di determinazione della direzione Est-Ovest e del mezzogiorno geografico. Evidentemente mi riferisco alla figurina universalmente definita “Tanit”, della quale parleremo in seguito più diffusamente in apposita sezione. Al proposito di logogrammi, possiamo ipotizzare, che anche la bipenne possa essere la materializzazione terrena (nel terreno) del percorso solare nei suoi punti cruciali, come si può evincere dalla Fig.3 che si rifà alla Fig. 1.
Fig.3
Ciò parrebbe una mia speculazione, ma in una sezione di questo lavoro vedremmo che potrebbe non essere pura speculazione.

  Il metodo per la determinazione dei punti cardinali fu utilizzato almeno dal 2600 a.c. con l’orientamento e la costruzione delle piramidi di Giza, ma sicuramente esso è molto più antico.[2]
   Queste piramidi sono orientate in modo estremamente preciso; precisione non raggiungibile con nessuna bussola,[3] ma raggiungibile col metodo che sfrutta l’ombra proiettata dal sole.
Esemplificazione grafica
   A questo punto è necessario spiegare il metodo di individuazione della direzione Est-Ovest prima e del mezzogiorno dopo; ma ancor prima è necessario descrivere il caduceo, che ritroviamo in numerosissime rappresentazioni grafiche associato alla Tanit.
   Nel racconto viene usato un bastone speciale che il sacerdote chiama “messaggero divino”; esso altro non è, se non il caduceo della mitologia greca e romana, quella che Ermes, il romano Mercurio, porta con se nella sua funzione di messaggero degli dei.
      Cerchiamo la parola Caduceo nel vocabolario Treccani, dove leggiamo: «caducèo (o cadùceo) s. m. [dal lat. caducĕus o caducĕum, che è dal gr. κηρύκειον, dor. καρυκειον «insegna dell’araldo», der. di κυρυξ «araldo»]. – Nell’antica Grecia, dal 5° sec. a. C., verga che recava in alto due serpenti simmetricamente intrecciati e terminava con due ali spiegate (con questa forma è oggi assunto come simbolo dell’arte medica o farmaceutica); in tempi più antichi terminava con due cerchi, il primo chiuso, il secondo aperto in alto; simbolo di prosperità e di pace, era attributo degli araldi e di Ermete (Mercurio) in quanto messaggero degli dèi. In Roma, prese la forma di un bastone d’olivo ornato di ghirlande. »
      La funzione dell’araldo è quella di messaggero ed Ermes è il messaggero per antonomasia ed a lui è associato appunto il caduceo.
    A ben vedere, analizzando la funzione espletata nel racconto dal nostro bastone, in effetti esso può assumere il ruolo di messaggero, ossia di mediatore tra la divina lanterna solare e l’uomo, facendo sì che quest’ultimo riesca a comprendere tramite il suo messaggio occulto, le leggi della natura.
   Il caduceo nelle più antiche immagini viene raffigurato in svariate fogge: un bastone con in cima un cerchio chiuso sormontato da un cerchio aperto, in altre: due serpenti prendono il posto dei cerchi,

 in altre è un semplice bastone biforcuto
in altre ancora, i due cerchi sono in posizione mediana e distaccata l’uno dall’altro, in una sorta di bastone rigonfio in corrispondenza dei fori.  
   Il caduceo di età romana esiste in molti esemplari più o meno integri, uno è custodito presso il Museo Nazionale di Napoli

 e tre di essi sono da me stati individuati in aste di reperti archeologici, dove le didascalie li descrivono come :strani oggetti di imprecisata funzione
   Altri caducei sono usati in contesti della religione ortodossa
dove il bastone in mano al religioso evidentemente ha perso le sua primitiva funzione, ma ha mantenuto integre le arcane e antiche fattezze.



   Gli antichi Egizi benché conoscessero il sistema non utilizzarono il semplice caduceo per orientarsi, ma un congegno più sofisticato e preciso, il suo significato è racchiuso nel criptico messaggio geroglifico e nelle scene immortalate nella pietra, dove si intravede il suo uso, ma parimenti alle immagini lasciateci da altre civiltà e culture, non è più riconoscibile nella sua funzione originaria.
 Come si vede nella figura qui appresso riportata
[14] 
il segno geroglifico dello “Ankh” potrebbe essere una sorta di caduceo usato assieme allo “Djed” e allo “scettro Uas” (che qui non compare)[15]
16] 
Tant’è che ritroviamo assieme i tre simboli in tantissime raffigurazioni egizie.[17]


   Ripercorrendo i passi essenziali del racconto e usando gli stessi mezzi lì utilizzati,[18] possiamo descrivere il metodo nel seguente modo:
1.     Si sceglie uno spiazzo di superficie abbastanza regolare che viene spianata tanto da renderla perfettamente piana, secondo la procedura di allagamento di una vasca di dimensioni adeguate, allo scopo creata realizzando una cordolatura di semplice argilla plastica, a mo' di argine impermeabile, che possa contenere una quantità d’acqua sufficiente a sommergere tutta la superficie del riquadro. Evidentemente la forza di gravità farà il suo lavoro di creare uno specchio d’acqua perfettamente piatto ed orizzontale, che sarà di riferimento per la realizzazione del fondo della vasca stessa. Quando l’acqua è calma si individuano le asperità da ridurre, intervenendo meccanicamente con un utensile di pietra o metallo. Il processo, lungo e laborioso, potrebbe richiedere un’intera giornata, visto che si sta cercando di spianare un approssimativo quadrato di 1.50 m di lato. Ogni tanto con una sorta di scandaglio (basta un piccolo legno con una tacca individuata preventivamente nel punto più profondo del fondo scabro della vasca), si misura la profondità di scavo e si verifica se questa è sufficiente o richieda altro lavoro. Il fondo della vasca in seguito può essere lisciato con utensili di pietra, di essenza più dura di quella del banco roccioso. La bontà del lavoro sarà verificata allorché, una volta ripulito il fondo della vasca dai residui di roccia e dai grani minuti, si proceda a nuovo riempimento della vasca stessa. Nell’atto di svuotamento si evince se l’abbassamento di livello fa emergere in modo più o meno uniforme il fondo della vasca. Il metodo empirico è piuttosto laborioso ma di estrema precisione e presumibilmente utilizzato da quelle genti in occasione della costruzione di quella che noi potremmo chiamare “meridiana”, ossia un congegno fisso da usare in modo continuativo. Evidentemente in altri casi e per i quali non sia necessaria un’accuratezza elevata, basta spianare per sommi capi un terreno di natura più soffice, magari utilizzando un archipendolo.
2.     La fase successiva è quella di creare un incavo al centro del riquadro così spianato, dove possa essere alloggiato il caduceo (Questo strumento lo descriveremo in modo preciso in seguito, basti qui dire che la forma primitiva del “caduceo” è un bastone il più possibile rettilineo), la base del bastone deve essere infilata nell’apposita buca e in essa inzeppato con dei piccoli pezzi di legno (cunei anche se rudimentali), o piccole pietre all’uopo scelte. Una volta fissato a terra è necessario rendere il caduceo perfettamente verticale (questo, assieme allo spianamento del terreno, è fondamentale per raggiungere un elevato grado di precisione nell’operazione/rito), mediante la controventatura ottenuta fissando le estremità di tre corregge di pelle o corde di essenze vegetali, nella parte alta del caduceo e le altre estremità fissate a terra, in modo registrabile, mediante ancoraggio a dei massi opportunamente scelti per dimensione e peso.[19] La verticalità del caduceo si verifica mediante un filo a piombo costruito con una semplice correggia di pelle, ad un estremo della quale, si fissa con un cappio scorrevole, un sasso di adeguate dimensioni e pesantezza. La verifica della verticalità, come è noto, si svolge secondo il seguente metodo canonico: col filo a piombo si sceglie una direzione che coincida con la direzione data da due delle tre corregge di controventatura, una volta determinata la verticalità da quella posizione, è necessario spostarsi da quel punto in un altro, tale che la direzione di traguardo sia il più possibile vicina a 90° rispetto alla prima direzione. Le tre corregge di controventatura, evidentemente saranno utilizzate per registrare la verticalità e mantenere in stazione il caduceo il tempo necessario all’esecuzione dell’operazione.
3.     Una volta assicurata la perfetta verticalità del caduceo (nel nostro caso  descriveremo e raffigureremo il caduceo realizzato in forma di anello chiuso sormontato da un anello aperto superiormente), si attende che il sole raggiunga un’altezza nel cielo prossima al mezzogiorno.[20] Guardando l’ombra del caduceo sul terreno, si nota che i due cerchi proiettano una figura a forma di mandorla o di occhio.[21] Nel momento arbitrario, dato dall’esperienza di chi esegue l’operazione, si individua un estremo dell’occhio a mandorla, ossia la parte ogivale della figura geometrica qui riportata, che tecnicamente si chiama: vesica piscis[22] che è l’archetipo della nostra figura.
4.     Fissato tale primo punto, con un segno lineare o a croce o semicerchio[23] si procede al tracciamento di un cerchio
mediante un compasso realizzato sempre con la solita correggia di pelle, fissata ad un estremo con un cappio lasco attorno alla base del caduceo, ed usando quale strumento scrittorio lo stilo usato in precedenza per tracciare il primo segno. Tendendo la correggia si fa scorrere lo stilo su di essa fino ad intercettare il segno realizzato sul piano e da lì si procede a tracciare il cerchio, badando a non tirare troppo né troppo poco la correggia, che sotto tensione potrebbe allungarsi il tanto sufficiente a rendere vana tutta l’operazione[24].


5.     Tracciato il cerchio in modo perfetto, si attende che il sole superi il mezzogiorno e si lascia che la proiezione del cerchio del caduceo, superi interamente il cerchio tracciato a terra e solo nel momento in cui sta per staccarsi da esso e solo in quel preciso momento, si traccia ancora un segno con lo stilo.[25] 

6.     I due segni così individuati vanno a formare avambraccio e gomito (s’ossu arrabiosu) della famosa figurina della dea; segni che si procede ad unire tracciando una retta nel terreno; tale retta individua esattamente la direzione Est-Ovest.
La parte fondamentale dell’operazione è stata eseguita. Il rito potrebbe terminare qui. Il sole ha fatto la sua insostituibile parte, d’ora in poi è l’uomo che interviene in modo speculativo per individuare all’interno di quel cerchio, altre direzioni a lui necessarie per i propri bisogni; tant’è che il caduceo può essere rimosso dalla sua sede, anzi è d’ingombro per le altre operazioni.[26]
7.     Individuata la direzione Est-Ovest, si passa alla seconda fase del rito col quale si individuerà la direzione del mezzogiorno, vediamo come. Si individua il punto mediano del segmento che determina la direzione Est-Ovest,[27] e per fare ciò useremo il metodo geometrico per eccellenza che sfrutta le proprietà del cerchio. Si traccia un cerchio col centro in uno degli estremi del segmento, che abbia il raggio, maggiore della metà del segmento stesso, per sicurezza e miglior precisione è il caso che l’apertura del compasso[28] arrivi in prossimità dell’altro estremo del segmento. Si traccia il cerchio, si sposta il compasso sull’altro estremo e con la medesima apertura dello strumento si traccia un secondo cerchio, la retta che unisce i due punti d’intersezione dei due cerchi interseca il segmento nel suo punto medio; quella è la direzione del Nord geografico o meglio del mezzogiorno.[29]
 
    A questo punto è necessario ritornare alla descrizione del caduceo, perché di esso non tutto è stato detto.

   Il caduceo aveva un’altra importante funzione, che potremmo definire di “routine”. Una volta stabilita la direzione del mezzogiorno geografico in modo stabile e duraturo, come descritto nel racconto e spiegato poco sopra, esso (caduceo) nella forma dei due serpenti o dei due cerchi sovrapposti, di cui quello superiore aperto in sommità, serviva ogni giorno a verificare a che altezza nel cielo era in quel momento il sole e vedere quanto mancava al mezzogiorno[30] (era di fatto una sorta di meridiana)
 
 e questo senza badar troppo alla sua posizione azimutale, bastava orientarlo grossomodo nella direzione Est-Ovest 
importante era la sua verticalità ed è per questo che era guarnito di una correggia, che al momento opportuno, appesantita da un peso, fungeva da filo a piombo.[32] In pratica il mezzogiorno “scoccava” nel momento in cui la mezzeria della distanza tra le teste dei due serpenti o degli estremi del cerchio aperto, coincideva col solco inciso sulla roccia: ogni giorno.


   Le due direzioni fondamentali sono state individuate, una dal dio, l’altra dall’uomo a magnificare la divinità.
Il segno divino è stato tracciato e immutato arriverà fino a noi; a conferma di ciò presentiamo un piccolo indizio teso ad associare il segno alla divinità.
Queste due statuette sono state individuate come la dea Tanit, come si vede quella di sinistra reca in seno il caduceo e il cosiddetto “crescente lunare” sovrastato da una stella a sei petali, quella di destra reca al collo un segno a “T”.































[1] Presumo che il ragionamento che indusse a capire che all'equinozio la durata del giorno è uguale a quella della notte, non fu dettato probabilmente da una misurazione temporale (benché già nel XV secolo a.c. in Egitto conoscessero la clessidra, avendone trovato un esemplare nella tomba di Amenhotep I), ma da un ragionamento logico dettato innanzi tutto dall’osservazione del percorso solare nella sfera celeste: massimo percorso al solstizio d’estate e minimo al solstizio d’inverno, ma anche attraverso l’individuazione sul cerchio dei punti solstiziali di alba e tramonto.
Da qui risulta palese che: se esiste un periodo durante il quale il tempo diurno (svincolato da qualsiasi misurazione), è maggiore di quello notturno e viceversa, c’è un periodo durante il quale è la notte a prevalere, esiste sicuramente un momento durante il quale il tempo diurno è esattamente uguale a quello notturno.

[2]  Fig.A   Da: http://whitewolfrevolution.blogspot.it/2013/12/la-verita-sugli-anunnakila-grande.html l’immagine di Fig.A mostra molto probabilmente un caduceo
Fig.B    Da: http://www.crystalinks.com/sumergods.html L’immagine di Fig.B, in modo eloquente alla luce di questa tesi, mostra il personaggio rivolto verso l’alba, che viene indicata dalle ali spiegate nella direzione Est-Ovest ed ancora, anche qui in modo eloquente, si noti la freccia che sta per essere scoccata nella direzione dell’alba stessa, reca una stranissima punta a tridente, che potrebbe simboleggiare le direzioni del solstizio d’estate, l’equinozio e il solstizio d’inverno.

[3] Per quanto riguarda la bussola magnetica, è’ noto che la direzione del Nord magnetico si discosta dal Nord geografico per il fatto che il primo non coincide con quest’ultimo e varia nel tempo. Errore angolare definito “declinazione magnetica”, che per l’Italia al momento vale +2 gradi d’arco, ossia per trovare la direzione del nord geografico con la bussola è necessario incrementare di due gradi l’angolo indicato dall’ago magnetico. Per quanto riguarda la girobussola, benché indichi il nord geografico, non può essere usata per definire direzioni approssimate a 5’ d’arco, scostamento che rileviamo nella piramide di Cheope.

[4] Tanit con caduceo in un mosaico da Cagliari

[9] Da: http://whitewolfrevolution.blogspot.it/2015/03/la-dea-astarte-tanit-e-baal-hammon.html  In questa raffigurazione il caduceo potrebbe essere però più verosimilmente una lamina sottile, forse di bronzo, ottenuta per colata in stampo in quanto una ricostruzione in tridimensionale ha messo in evidenza che le proporzioni dei due fori sono tali che uno spessore notevole avrebbe impedito il passaggio della luce solare nel periodo attorno al solstizio d’estate.

[10] Da: Atti delle quinte giornate internazionali di studi sull'area elima e la Sicilia occidentale nel contesto mediterraneo Erice, 12-15 ottobre 2003 - Guerra e pace in Sicilia e nel Mediterraneo antico ( VIII -III  sec. a.C.)

[15] Lo scetro Uas lo troviamo raffigurato in mano a molte divinità del pantheon dell’antico Egitto ma era attributo particolare del dio Ptah e della dea Seshat.  Seshat o Sešet era la dea della scrittura e delle scienze, moglie di Thot, la divinità dalla testa di ibis, considerato dagli egizi l'inventore del calendario di 365 giorni. Seshat veniva chiamata "Signora dei Costruttori", "Dea dell'edilizia", "Fondatrice dell'architettura" e, per finire, "Signora delle stelle".

[17] L’uso di questo particolare caduceo più avanti sarà oggetto di studio.

[18] Ho verificato di persona, con un esperimento reale, la possibilità di individuare i punti cardinali con i mezzi a disposizione di quelle antiche popolazioni.

[19] Questa immagine reca il caduceo con tre fiocchi (o corregge?), fissate sotto l’anello  da: http://marcolarosa.blogspot.it/2013/09/la-dea-tanit-lalidada-e-la-tecnologia.html
Per quanto riguarda il fissaggio a terra si possono usare altri metodi, un po’ più sofisticati, ma di conseguenza, più complicati e richiedenti manufatti che potremmo non avere a disposizione. In ogni modo il metodo è legato all’esperienza e capacità dell’operatore.

[20] Intorno al solstizio d’estate il momento è dato dallo stesso caduceo che delinea l’immagine dei due cerchi in guisa di sottile lamine di luce intorno alle ore 11:30, prima di tale ora il cerchio è oscurato. In altri periodi dell’anno le lamine di luce vengono proiettate già la mattina presto, ma ciò non è di aiuto e dalla ricostruzione tridimensionale dell’evento con Google SketchUp si è visto che l’orario più consono, è quello intorno alle ore 11:00.

[21] Man mano che si avvicina il mezzogiorno sembra che l’occhio si apra, per richiudersi dopo il mezzo giorno.


[22] Costruzione geometrica della Vesica piscis

La figura geometrica diventò in seguito simbolo adottato dalla religione cattolica, fu da grandi artisti associato alla figura di Cristo e utilizzato come segno che sfugge alla comprensione dei più nel momento della consacrazione dell’ostia, quando il sacerdote officiante spezza in due l’ostia e sovrappone le due metà.

[23] Tali segni sono attestati nelle molteplici raffigurazioni della Tanit pervenuteci dall’antichità.

[24] Naturalmente ci sono altri metodi più precisi per la realizzazione di tale compasso, ma in questo momento stiamo operando nella situazione più elementare possibile.

[25] E’ appena il caso di notare il motivo per il quale il primo segno è stato fatto sull’ogiva rivolta a Est, mentre il secondo nell’ogiva rivolta ad ovest: è palese il fatto che le due ogive non sono sulla verticale del centro del cerchio, per tanto se avessi usato la medesima ogiva non avrei individuato il nord geografico. Ritengo che questo e altri particolari venissero sfruttati da quei sacerdoti per mistificare ed avvolgere in un’aura di mistero questi riti; e questo spiega il perché delle variegate ed eccentriche forme del caduceo, che in sostanza poteva essere sostituito da un normalissimo bastone, purché dritto.

[26] Rivelando così la natura egoista e opportunista dell’animo umano, ma quel buon dio lascia correre e perdona questo aspetto dell’essere uomo. E’ possibile che quegli officianti chiedessero perdono per tale gesto profanatore, ma è difficile capire dove fosse il limite di confine tra la cieca obbedienza e sottomissione alla divinità solare, da parte di quei sacerdoti e il bieco interesse da parte degli stessi di ammaliare e soggiogare il popolo. Fatto sta comunque che il sole è stato usato ad uso e consumo dell’uomo.

[27] I sistemi sono molteplici: il più semplice ma il meno preciso è quello di usare la stessa correggia di pelle, marcare su di essa i due segni incisi sul terreno, magari con le unghie dei pollici, unire i due segni tenendoli ben stretti e accoppiando le estremità si ottiene una correggia lunga giusto la metà, un altro metodo è quello per approssimazione, che benché preciso è troppo laborioso e necessità di un regolo, che potrebbe essere un semplice bastone, purché dritto.

[28] Per compasso intendo qualsiasi metodo capace di tracciare un cerchio o un arco di cerchio.

[29] C’è da notare che per mezzogiorno non si intendono le ore 12:00, che è una convenzione moderna, ma si intende alla lettera la metà del tempo che intercorre tra alba e tramonto di ogni giorno, per tanto il mezzogiorno del primo gennaio non sarà alla stessa ora del mezzogiorno del primo di febbraio né di quello del primo di novembre.

[30] L’espediente di visualizzare la traccia del mezzogiorno a metà dello stacco tra i due serpenti, evidentemente serviva quale effetto scenografico e ciò dimostra ancor di più l’intento, da parte della casta sacerdotale, di nascondere il significato profondo di quel rito, avvolgendolo in un’aura mistica e misteriosa. Lo stesso risultato si sarebbe ottenuto usando un semplice bastone, come già detto, ma non avrebbe reso lo stesso effetto sui digiuni fedeli.

[31] La figura dimostra che, benché il caduceo sia ruotato di 10° in senso antiorario, la sua ombra al mezzogiorno è sempre orientata a Nord.

[32] Alcuni caducei in bronzo pervenutici dall’antichità, erano realizzati col cerchio a pochi centimetri dal terreno, ciò consentiva di verificare la posizione del sole senza dover necessariamente dotarsi del filo a piombo, ma stimando a vista o con altro espediente la sua verticalità (per brevità non sto qui a spiegare l’espediente). Il principio usato è quello che: a grande errore corrisponde inaffidabilità del metodo, a piccolo errore corrisponde buona approssimazione. In sostanza guardano il disegno della figura qui rappresentata si arguisce che un caduceo alto 1.50 m e fuori piombo di 10 cm, mantiene tale errore col cerchio posizionato in sommità, ma l’errore si riduce a 5 cm se posizionato a metà del bastone, da ciò si capisce che se il “fuori piombo” in sommità è limitato a 2 cm all’altezza di soli 20 cm dal suolo, l’errore è di appena 3 mm. Ecco spiegata la ragione della forma inusuale del caduceo a cui alla nota [11].

13 commenti:

  1. Letto tutto, solo non ho aperto nessun link; ma se risulta corretto giudicare da quanto non dice la voce caduceo su Wikipedia, il tuo contributo (caro geometra ammesso all'accademia platonica) dovrebbe meritarti qualche importante citazione (e chissà, un riconoscimento, prima o poi, almeno da qualche Collegio dei tuoi colleghi).
    "Il caduceo è uno dei simboli più antichi della storia della civiltà umana", si legge. Interessante la riprova che fin dalle origini conoscenza, potere, religione e quindi simboli si tengano strettamente.
    Congratulazioni e grazie.

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    1. Nessuna enciclopedia dice nulla di diverso dalla Treccani. Nessuno si è mai posto il problema del perché del caduceo. Ha ragione Prof. Sanna a dire: «Il termine di 'decorativo' in archeologia per un oggetto arcaico è quanto di più sciocco per chi lo dice e di più offensivo dell'intelligenza di chi ascolta.» Non di meno possiamo affermare che la Tanit e il caduceo non sono simboli dettati da immaginazione o spirito creativo di quelle genti; a meno che non vogliamo prenderli e prenderci per sciocchi.

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  2. Bellissimo articolo Sandro , Congratulazioni anche da parte mia

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  3. Quasi un'ora fa,sono stata svegliata da un forte vento a cui è seguita una terribile scossa di terremoto,per la prima volta ho provato una gran paura.Scusate questo sfogo ma sono veramente impaurita.La cura è stata leggere questo interessantissimo articolo.Complimenti signor Sandro.Com'è affascinante scoprire tutti questi studi.Mi sono sempre chiesta come facessero gli uomini antichi a fare simili studi e come l'uomo fosse nelle mani degli eventi della natura.L'unico modo per capire e superare le paure di eventi incomprensibili era lo studio.Signor Sandro lei ha fatto uno studio veramente incredibile.

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    1. Gli eventi naturali decretano il destino dell’uomo nel bel e nel male. Il terremoto è uno di quelli che segnano la vita ma non fino in fondo, se non attacca gli affetti più cari. Ma anche in quel caso, esso non è più devastante a livello psicologico, di un evento provocato dall’uomo. Ecco perché il terremoto, per catastrofico che sia, lo superiamo e lo accettiamo, non così per i conflitti, che siano mossi dalla brama di potere o dal credo divino.
      Detto questo, spero non sia successo nulla di grave a Lei né alla splendida Firenze: i notiziari scrivono che non ci sarebbero grossi danni né vittime, speriamo bene.
      Mi rincuora il fatto che il mio articolo abbia potuto darLe un po’ di serenità dopo tanta paura.

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  4. La ringrazio signor Sandro.Firenze e dintorni tutto a posto,ho avuto solo tanta paura,nonostante il fascino che ha per me la notte per il silenzio assoluto.Per questo motivo mi piace leggere i suoi articoli nei risvegli antelucani.

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  5. Curre curre, da un'altra discussione, che bello che Gigi si sia riaffacciato, piacevolmente gravido di impegni per il futuro. Qui vorrei dire, rifacendomi al mio recente appello sommario dei presenti e degli assenti (in ancora diversa discussione, ma tutto si tiene), che intorno a questo studio sulla funzione dei caducei troverei mancare, se non pervenisse, il commento di Ergian45, che su materie affini ha sempre generosamente dato prova di competenza. Non ne vale (più) la pena, Ergian?
    Alla finestra immagino poi, più o meno al solito, Mauro Peppino (Zedda), pure molto interessato. Chissà il nostro architetto senior, Franco Laner.
    A tutti loro, scelti qui in rappresentanza di tanti altri, chiederei in sintesi altrimenti: dove altro si discute meglio su queste frontiere di conoscenza?
    Una domanda che non vuole essere retorica (chiedo per sapere).

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    1. Signor Masia,il mio povero sapere ,invece,è pienamente soddisfatto dalla precisione e cura che ha dimostrato il signor Sandro. Capisco,ad ogni modo,il suo desiderio di maggiori confronti.Chi sà vuole sapere di più.

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    2. Ma io, Signora Grazia, vorrei sapere anzitutto se almeno e per intanto tra quanti qui si sono sempre confrontati si è d'accordo con Sandro e, se no, perché no (e se ancora non si sa bene che pensarne, anche questo potrebbe e dovrebbe esser detto e, per quanto spiegabile, spiegato). Non per un mio desiderio di maggior precisione e cura, bensì perché proprio questo sarebbe dovuto a Sandro, oltre che al "metodo". Anche qui, come per i miti di Francu, si vuole aspettare la fine della suonata? E aspetteremo.

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  6. Bello Sandro, complimenti! Mi piace che tra la prima e la seconda parte si vedano due facce della stessa medaglia: il fatto che nella prima hai evidenziato l'aspetto rituale ed ora qui, ci dai il manuale delle istruzioni, dettato anche - devo presumere - dalla tua bella esperienza da topografo e da "misuratore della terra" (ed ora non solo della terra, aggiungerei). Il caduceo così non lo avevo mai guardato e quindi grazie per avermi dato queste nuove lenti e tutto ciò sembra quasi un invito a provarci davvero in modo sperimentale. Mi resta da aggiungere che si può avere a confronto il libro di Donatello Orgiu "La dea bipenne" che in qualche modo tratta gli stessi argomenti, ma con risultati differenti. Con la promessa di tornarci dentro per approfondire attendo la tua terza parte.

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  7. più che con risultati differenti direi con uno sguardo differente.
    Geometria e sacralità, che strana coincidenza che poi, tanto strana non è, in quanto sua essenza, il sapere e sopratutto il come.
    Bellissima esposizione, molto meglio dei Giganti di Monte Prama alle'Expò,

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    1. Geometria e sacralità vanno di pari passo, come matematica e filosofia; che poi sono quattro facce della stessa medaglia.

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