La rubrica di Maymoni

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lunedì 31 ottobre 2016

ASSOLO AD ASSOLO? No, totus impari

Una de is battallas chi fuant prus a coru a Gianfrancu Pintori fut sa distinzioni intre sa litteradura sarda e sa litteradura italiana fatta de sardus. Sa litteradura si podit nai sarda vetti si est scritta in lingua sarda, sia chi s'autori siat sardu-sardu, siat chi siat sardu-furisteri, siat chi siat totu furisteri, ma hapat scrittu in lingua sarda. E no contat si s'oggettu scrittoriu pertocchit sa Sardigna, ma su fattu chi siat espressau in sardu. Tantu po cumprendi cantu custu cuncettu siat importanti ma ancora no craru a totus, si portu custus documentus: - A sa boxi Melchiorre Murenu in Wikipedia hant scrittu: Melchiorre Murenu (Macomer, 3 marzo 1803 Macomer, 21 ottobre 1854) è stato un poeta italiano in lingua sarda. - Po Giuseppe Dessì, sempri Wikipedia, scrit: è stato uno scrittore italiano. Sa propriu cosa po Grazia Deledda. Chini narat chi Dessì e Deledda no siant stetius scrittoris italianus? Nemus! Ma chini podit nai chi Murenu siat stetiu italianu? Candu est mortu, in su 1854, aba fut s'Italia comente Stadu? Fut nasciu e mortu in su Regnu Sardu, duncas est stetiu unu scrittori sardu datu chi, no endu scrittu mancu unu fueddu in italianu, custu aggettivu no ddi crosat.
Scriu custu po fai scriri chi sabudu 19 de su mesi de Totissantus (19/11/2016, po no pigai allu po cibudda) in Assou (Assolo – OR) s'hat a tenni unu cumbeniu asuba de sa litteradura sarda in prosa, siat a nai contus, romanzus, teatru, sabistica, predicas). Su cumenzu est postu a is dexi de mangianu e, pustis is saludus de is autoridadis, spaziu a quattru relazionis a is calis sighit su dibattitu de chini bolit partecipai e intervenni. Nau luegu chi su prangiu po totus est offriu de s'Amministrazioni comunali chi hat organizzau, sa cali cumbidat totus is scrittoris e is appassionaus a partecipai. Po mellus seguresa, chini hat a bolliri nai un'opinioni strutturada asuba de s'argumentu, podit presentai una relazioni scritta chi abbarrat a is attus po sa pubblicazioni, mentris dda podit illustrai in su tempus chi hat a essiri disponibili po donniunu, in relazioni a su numeru de is interventus.

A pressi hat a bessiri sa locandina prus precisa.
Aiò a totus Assou!





Francu Pilloni (a nomini de s'organizzazioni)

Scrittura metagrafica e scrittura epigrafica nella Sardegna nuragica. La ‘fiasca del pellegrino’.

di Gigi Sanna



   Fig.1 Fiasca del pellegrino di Ruinas (Oliena)                 













       
                                                           fig.2. Lettere in evidenza



Sulla ‘fiasca del pellegrino’ trovata in Sardegna esiste ormai una cospicua letteratura (1). I non pochi  rinvenimenti hanno permesso agli archeologi di studiarla più o meno approfonditamente e anche di dire che essa, per quanto possa avere influssi esterni come ‘genere’ di manufatto, è ascrivibile interamente alla cultura nuragica. Soprattutto i cosiddetti ‘pendagli’, le fiaschette in miniatura non sembrano possano essere soggetti a dubbi di sorta circa la loro identità. Poco o nulla invece si è detto di criticamente scientifico sulla ‘scrittura’ di esse e, se si esclude, il pronunciamento pressocché unanime quanto 'superficiale circa le presunte lettere latine (fig.2) della fiaschetta di Ruinas di Oliena (2), non c’è nessuno che interpretando compiutamente la simbologia, più o meno  scoperta, di alcuni dei manufatti, miniaturistici e non, abbia spiegato il motivo dei segni, chiaramente ‘topici’,  ricorrenti nella formazione dell’oggetto. 

sabato 29 ottobre 2016

MOSTRA FOTOGRAFICO-LINGUÌSTICA


Nuoro, Giovedì, 3 novembre 2016, ore 18.00 
ex Mercato Civico


Max Leopold Wagner è stato uno tra i più apprezzati filologi del Novecento e il maggiore esperto di linguistica sarda. Tra il 1925 e il 1927 fu in Sardegna per raccogliere informazioni sistematiche sulla lingua sarda e i suoi dialetti. In questa mostra vengono esposte alcune foto scattate da Wagner a Fonni, Bitti, Escalaplano, Desulo, Perdasdefogu, Busachi, Ploaghe, Mogoro e Cabras.

A cura di Giovanni Masala Dessì in collaborazione con il Dipartimento di Italianistica dell’Università di Stoccarda, www.sardinnia.it, l'Istasac, gli Istituti di Lingue e Letterature Romanze e la Biblioteca Karl Jaberg dell’Università di Berna. La mostra è stata realizzata in occasione delle Celebrazioni Deleddiane del Comune di Nuoro con la collaborazione della Fondazione di Sardegna.


Tutte le immagini sono coperte da copyright

mercoledì 26 ottobre 2016

Is circuìttus

Is circuìttus
un osservatorio astronomico
per l'infinito ciclo della vita 

immagine elaborata e tratta da Google Earth
di Sandro Angei

  Il 16 dicembre 2009 Gianfranco Pintore pubblicava un articolo da lui scritto, dal titolo: Circuitus batte l’osservatorio di TaoSi di 1300 anni: “...Caro professore, sbaglia. Noi abbiamo in Sardegna un osservatorio astronomico, quello di Circuitus nei pressi di Laconi, che è più antico di 1300 anni di quello scoperto da lei”. Si riferiva al Prof. He Nu scopritore dell’antico osservatorio cinese[1], indicando quale data di costruzione di Is circuìttus il 3400 a.C.

venerdì 21 ottobre 2016

Da Santu Antine e da Monte Olladiri. Litterae infelices, lectio nulla. Ma, in fondo, fa poco o niente: sempre scrittura è. Nuragica.

Fig. 1
Se si sbagliano clamorosamente le lettere, se si fraintendono i segni è evidente che la lettura o risulti  sbagliata oppure che nessuna lettura possa esserci che possa avere senso. Giovanni Ugas nel suo saggio sulla scrittura nuragica (1) affronta con decisione (e coraggio) il tema della scrittura arcaica dei sardi (2) facendo vedere agli scettici o ai negazionisti a priori, della sua esistenza. Servendosi di non pochi documenti (una sessantina). Forse qualcuno ricorderà che già qualche tempo fa,  abbiamo sottoposto ad esame critico  epigrafico e paleografico una lettura dello studioso circa  una iscrizione da Nuraxinieddu (3) dove la scrittura era sì nuragica ma, secondo noi, fraintesa notevolmente sia nell’individuazione delle lettere sia nella direzione della scrittura.

venerdì 14 ottobre 2016

Codice metagrafico nuragico. Un incredibile super ‘mostro’ per la salvezza e la scrittura etrusca a rebus per crederci

di Gigi Sanna


Fig.1
          
                                       


Nel Museo Archeologico Nazionale di Firenze (inv. n° 7013) si trova una barchetta nuragica proveniente da Vetulonia, dal circolo della ‘navicella’. Giovanni Lilliu nel suo volume (1) sulla piccola statuaria sarda in bronzo, nel descrivere la barchetta nuragica (n° 288 della serie bronzea) così si esprime  circa un particolare (fig. 288 b) di essa:

mercoledì 12 ottobre 2016

I Nasamoni di Erodoto, i "dormienti" di Monte Prama e i (pochi) altri: l'enigma millenario dei defunti seduti rannicchiati in "verticale"

#Monte Prama-Maimoni
#Giants of Monte Prama-MontePramaBlog

di Atropa Belladonna

[..]Narrava la leggenda, secondo Aristotele, che in Sardegna vigeva il costume di dormire presso gli eroi, vale a dire presso le dimore degli eroi, che sono le tombe[..] Quegli antenati presso le cui tombe i Sardi dormivano lunghissimi sonni, furono pensati essi stessi come dormienti, o simili a dormienti, oltre la morte. Dalla pratica indigena dell'incubazione - e insieme, forse, dal tipico rito sepolcrale dei cadaveri rannicchiati in atteggiamento di dormienti-nacque uno dei pochissimi miti di cui possiamo rintracciare l'esistenza presso gli antichi Sardi: il mito degli eroi addormentati in un sonno secolare. E nacque spontaneamente. Invano il Rohde tentò di farne una favola di importazione fenicia, del tipo dei Sette Dormienti.[..] (1) 


Fig.1: posizione simile a quella dei defunti di Monte Prama (dal rif. 2)

venerdì 7 ottobre 2016

Monte Prama a Washington

#Monte Prama-Maimoni
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Un evento importantissimo di rilevanza internazionale: il 12 ottobre 2016 una conferenza dal titolo "L'archeologia nella regione del Mediterraneo: le sfide economiche per un futuro migliore" ed in concomitanza  l'apertura della mostra fotografica "Gli antichi giganti di Mont'e Prama: dai frammenti di pietra a una nuova immagine per la Sardegna ". La location è d'eccezione: l'Istituto italiano di cultura a Washington D.C. all'ambasciata italiana USA. L'evento è curato da Roberto Nardi e da Andreina Cosatnzi Cobau, i restauratori delle sculture.   Da questo sito.


Sito originale (in inglese)

martedì 4 ottobre 2016

Seduti in fila, ma perchè?

#Monte Prama-Maimoni
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di Atropa Belladonna

Quando ho visto per la prima volta il registro superiore della "Pietra di Palermo"  (ca. 2390–2280 a.C., V dinastia di re egizi), ho pensato ai defunti di Monte Prama. Sulla famosa stele sono scritti nel primo registro  i nomi dei re predinastici e sotto i nomi i determinativi per "re" (figura umana seduta con la corona del Basso Egitto e flagello, ger. A46). Sembrano tutti "inscatolati", in fila uno dopo l'altro e con le ginocchia sollevate verso il petto. Con un modo spartano di scrivere il loro nome, senza fronzoli e magniloquenti proclami  (fig. 1, da (1)); dal secondo registro in giù tutto cambia, i re delle prime 5 dinastie vengono celebrati per le loro imprese, anno dopo anno (fig. 2, da (1)). Siamo entrati nell'epoca dei re terreni; re se non proprio umani, certamente meno divini e mitici dei re predinastici, quelli che 2000 anni dopo la pietra di Palermo, il greco Manetho definiva "i morti semidei" o "gli spiriti dei morti" (νέκυες ὁι ἡμίθεοι) (2, 3). Il determinativo per "re" rimarrà lo stesso nei millenni: la figura seduta con vari tipi di corona e con o senza flagello (ger. A41-A46).
  
Figura 1: grafica di ciò che resta del registro superiore della pietra di Palermo (il davanti), con i mitici re predinastici. Si noti l'essenzialità con cui sono riprodotti i nomi, sotto i quali si trovano i segni determinativi regali (figura umana seduta con corona del Basso Egitto) (1).

domenica 2 ottobre 2016

Una antichissima ‘lettera a forcella’ e un betilo da Santa Caterina di Pitinuri . Di chi sarà mai quel ‘coso’ scritto! E perché presso la chiesetta. Indovinate un po’!

di Gigi Sanna


















Foto di Silvio Pulisci
    Presso la chiesetta di Santa Caterina di Pitinuri (casa della luce di yh) si trovano alcuni betili di cui uno chiaramente epigrafico. E' quello che vi mostro nella foto scattata una decina di anni fa da Silvio Pulisci. Data la sua notevole antichità (il segno sembra tracciato quando fu realizzata la pietra) può essere una chicca per la collezione di 'segni a forcella'  di Aba e di Romina (sperando che non la possiedano già). Nessun archeologo, da quanto ne so, ne ha mai parlato e/o discusso. E può essere anche un piccolo contributo per l'attuale discussione circa i segni di scrittura 'forti' del nuragico (pugnaletto ad elsa gammata, cosiddetta'tanit', segno a forcella). Anche qui c'è il metagrafico e un segno di scrittura cosiddetta 'lineare'. Sarebbe bene che qualcuno si cimentasse per poter 'leggere' il tutto e non una parte sola. Io una lettura potrei suggerirla  ma, una volta tanto, attendo quella  di altri.  

sabato 1 ottobre 2016

60 anni e non sentirli: la più bella scultura da Monte Prama

#Monte Prama-Maimoni
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di Atropa Belladonna

Fig. 1 il modello" di nuraghe in calcare ritenuto in precedenza proveniente dal nuraghe Cannevadosu, ca. 500 m a sud di Monte Prama. L'analisi dei reports sul ritrovamento indica oggi che la scultura proviene invece da Monte Prama o dalle immediate vicinanze: assieme ad un altro modello fu rinvenuto nel 1955 o nei primissimi anni '60 (1). Snapshots da questo link: https://sketchfab.com/models/a9b366407d2f46d5a180bdfe14f7a2fb
Non ha un volto ieratico, una "maschera"come le grandi statue e neppure possiede le loro rigide posture. Al contrario di loro non appare essere la rappresentazione  di un semidio; eppure forse proprio per questo  è ancora più straordinario: è un uomo scolpito in altorilievo su un modello di nuraghe trilobato (l'unico noto finora). Un  uomo di profilo con le mani alzate in un gesto inequivabile di adorazione o di venerazione. Per me è la più bella scultura di Monte Prama, commovente nella sua spiccata umanità. Dell'uomo scolpito sono visibili a ben guardare anche i lineamenti (vd. ricostruzione grafica in figura 2) (2). Il gesto è il medesimo del "re" che adora l'obelisco sullo scarabeo di Monte Sirai (fig.3) (3).