La rubrica di Maymoni

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sabato 29 aprile 2017

Dna Srd

La risibile presunzione dei genetisti, circa il momento in cui la Sardegna iniziò ad essere realmente abitata
sa ‘e unu (namuli)


di Mikkelj Tzoroddu


1- pro cominzare

Fra le persone oneste (che saran certo poche nel generale novero di quelle qui considerate, ma davvero molte se conteggiate quelle di ciascun ambito, essendo il presente discettare indirizzato a quelle ed a queste tuttavia) non ven’ha alcuna che abbia l’ardire di indicare la vile tendenza nasconditrice assunta, in una sorta di giuramento, da una composita élite ormai disperata!
La quale, nel pervicace obiettivo di perpetuare la generale incompletezza della conoscenza del passato, vien posta in essere invocando il dio della Menzogna, SENTI UN PO’ CARO LETTORE, proprio nei riguardi del plurimillenario trascorso storico, d’una grandissima Entità del tempo più remoto:

giovedì 27 aprile 2017

Le iscrizioni di S'eremita Matteu di Narbolia, di Santu Jacci di Riola, di Santu Sarbadori di Cabras e l’iscrizione trilingue di Santu Jacci di Nicolò Gerrei. Il dio nuragico JACCI /YHW, la sua scrittura, i suoi santuari nella Sardegna del primo secolo a. C e dei due (o tre) secoli successivi.


di  Angei Sandro - Sanna Stefano - Sanna Gigi

 
Nelle precedenti puntate abbiamo potuto vedere che la Sardegna nuragica non finisce, quanto a ‘religio’, con scrittura ad essa organica e ad architettura santuariale, con la sconfitta di Amsicora (215 a.C.) ma prosegue nei secoli successivi, con sue particolari forme innovative, ma pur sempre assai legate alla tradizione . La facciata del tempietto di S'eremita Matteu di Narbolia e le scritte nuragiche in essa presenti, il culto dell’acqua sgorgante dalla parete del tempio, l’orientamento architettonico agli equinozi (1), tipico dei templi nuragici, anche all’aperto, sono stati i primi indizi ‘forti’ della prova dell’esistenza nel III – IV secolo d. C. sia della prosecuzione del culto monoteistico della divinità tradizionale yh (o yhh,yhw,yhwh), venerata a far data da un periodo antichissimo (2), sia della continuità dell’ideologia del  nr ’ac hē , del toro (soli - lunare) figlio della divinità, ovvero della continuità istituzionale di un monarca ‘giudice’ (3) di origine divina. Ma mentre non poco si riesce a ricavare e a conoscere sugli aspetti religiosi e culturali delle popolazioni nuragiche sotto il dominio repubblicano e imperiale romano, nulla possiamo dire sul versante istituzionale politico. Non sappiamo in quale forma i nuragici ‘resistenti’ dell’interno, restii ad accettare la dominazione, sia siano governati per secoli e secoli. Ma non è poi così difficile immaginarlo.  La figura di Ospitone dux dei Barbaricini, di cui si è detto (4), un capo assoluto che spunta come tale (5) nel secolo di Gregorio Magno, sembra costituire la prova indiretta che, se continuità religiosa ci fu, dovette esserci anche quella di una guida materiale e spirituale assieme, di un semidio o dio in terra  ‘figlio del toro della luce’.  Mancano tanti anelli di una lunga catena politica dei vinti senza storia ma quella catena con ogni probabilità vi fu.

lunedì 24 aprile 2017

Sono stata a Goseck

di Atropa Belladonna

Sono andata a Goseck (Sachsesn-Anhalt, Germania) perchè l'ho sempre desiderato, da quando ne conosco l'esistenza, e perchè mi è capitata a Pasqua 2017 una congiuntura favorevole.
Il sito è ben noto: viene chiamato popolarmente "osservatorio solare" anche se il nome, come vedremo, è restrittivo. Certo è che quasi 7000 anni fa, ponendosi al centro del cerchio di 71 metri di diametro al solstizio d'inverno, si veniva illuminati dallla luce del sole che entrava da una delle "porte" lasciate aperte nella palizzata: all'alba da sud-est e al tramonto da sud-ovest. E' di certo il fenomeno astronomico predominante e più chiaramente evidente, anche se non il solo (fig.1). 
Se si pensa che, nella stessa regione- a poco più di 30 km di distanza- venne trovato nel 1999 il famoso disco di Nebra, che mostra diversi fenomeni celesti (tra cui anche i solstizi), questo lascia ben sorpresi: il disco di Nebra è più giovane di 3000 anni rispetto al cerchio di Goseck


Fig.1: al centro del cerchio di Goseck è stata posta questa grafica, per spiegare i fenomeni osservabili: Wintersonnenwende= solstizio d'inverno; Sommersonnenwende= solstizio d'estate; Frühlingsfest = festa di primavera (beltane nel calendario celtico, inizi di maggio); Sonnenuntergang = tramonto; Sonnenaufgang = alba. Foto dell'autrice, 17.04.2017

sabato 22 aprile 2017

14 maggio 2017 gita a Monte Baranta di Olmedo

ˀaleph
Associazione culturale

Di Oristano

14 maggio 2017
Organizza una gita culturale per la visita del sito Monte Baranta di Olmedo


 

mercoledì 19 aprile 2017

RF IACCI! IAI (ἰᾷ) IACCI! IL NOME DEL DIO NURAGICO INVOCATO IN UNA ISCRIZIONE (TARDA) IN MIX DI RIOLA. ORA NARBOLIA, SAN SALVATORE DI CABRAS E RIOLA SARDO CHIAMANO IL SANTU JACCI DI SAN NICOLO’ GERREI.



di Angei Sandro, Sanna Stefano e Sanna Gigi  


Fig. 1. La voce RF del tempietto di Riola 
Fig.2 Le voci IACCI, IAI e IR  

Nella parte IV del saggio si è visto (1) che la scritta in mix del tempietto nuragico tardo di s’Eremita Matteu reca l’espressione RFVIRDIEDO (Cura! Mangio il verde). Detta scritta si sposa con quella metagrafica della facciata realizzata con il disco della luce, il toro capovolto e le tre (cosiddette) Tanit: NR ‘AG H IMMORTALE.

lunedì 17 aprile 2017

Silvio Berlusconi salva 5 agnelli dalla strage!

di Sandro Angei


  
   Gesto commovente quanto affettuosa ed idilliaca l’immagine di Berlusconi Silvio paladino.

   Ogni anno quando si avvicina il periodo delle grandi feste si levano le proteste degli animalisti in difesa degli agnelli, che a detta loro vengono sacrificati nel barbaro rito legato alle festività.
   Senza nulla togliere alla giusta lotta intrapresa dagli animalisti, in difesa degli animali uccisi in modo barbaro per fini non proprio etici o utilizzati quali cavie, vorrei spezzare una lancia in difesa della consuetudine di “sacrificare” gli agnelli.
   Si da il caso che gli agnelli e le agnelle nascano proprio in concomitanza delle festività di Natale e Pasqua, ma il loro sacrifico è legato ad un aspetto che non molti afferrano; perché è necessario fare un po’ di conti per poter valutare e rendersi conto, alla fine, che a volte fare i paladini non sempre è cosa giusta. L’agnello/a se lasciato in vita, innanzi tutto avrebbe bisogno del latte materno per sfamarsi, dopo di che, una volta svezzato troverebbe naturale sostentamento nell’erba dei prati. Arrivata a maturità riproduttiva, l’agnella sarebbe pure lei potenziale riproduttrice di altri agnelli/e… e così via. In ragione di ciò essendo animali domestici è necessario condurle al pascolo, che non ha una superficie infinita e ha necessità di rotazione per “riprendersi” dalla rasatura operata dagli ovini. C’è da dire inoltre che la pecora ha un periodo di gestazione di circa 5 mesi e mediamente partorisce 3 volte in due anni ossia, a parte i casi di parti gemellari, partorisce 1,5 agnelli all’anno. Ma le statistiche danno il valore di 1,3 e questo dato useremo nei nostri calcoli.
   Facciamo un po’ di conti, limitandoci alla sola Sardegna, dove al momento ci sono circa 3.000.000 di pecore, con una fertilità che si aggira attorno all’85%; queste figliando tutte (senza contare i parti gemellari), partorirebbero (3.000.000 x 0.85 x 1.30) 3.315.000 agnelli/agnelle all’anno, che succhierebbero tutto il latte materno e una volta svezzati avrebbero bisogno di un territorio dedicato al pascolo più che doppio rispetto all’anno prima. Per tanto dopo solo un anno avremmo raddoppiato il numero di ovini. Tempo un decennio la Sardegna non sarebbe più verde ma bianca di pecore.
   Signor Berlusconi (ma il messaggio è rivolto a tutti gli animalisti), affidiamo alle sue amorevoli cure tutti questi pargoletti?! Naturalmente sarà necessario reperire i pascoli adeguati alla bisogna.
Dimenticavo… superata  l’età fertile, che fine farebbero le pecore anziane, tutte in casa di riposo?!

martedì 11 aprile 2017

Uno spettacolare ‘system’ etrusco di scrittura a rebus. Come invocare segretamente l’aiuto di Tin e di Uni? Del padre e della madre? Scrivendo con cipressi, bende, corna, portoni blindati, scudi di Amazzoni, cacce e cani, bipenni, cavalli, leoni e pantere, ecc. Persino con affettuosi (superdotati) cagnetti cortonesi (II)

di Gigi Sanna

dedicato all’amica risanata

    Nell’articolo precedente (1) abbiamo visto come le varianti ideogrammatiche dei coperchi dei sarcofaghi ci consentano di affermare che le immagini, che a prima vista, potrebbero sembrare essere state realizzate per l’arte decorativa e strettamente simbolica, in realtà costituiscono ‘segni’ per notare parole. Accanto al ‘decus’ e al ‘symbolum’ c’è quindi il ‘sonus’ ovvero l’aspetto fonetico (2).

   Abbiamo cercato di dimostrare ciò con non pochi esempi. Altri ancora se ne aggiungeranno nella trattazione epigrafica generale (annunziata) riguardante altri due aspetti della scrittura metagrafica:  l’acrofonia e la numerologia. Per la presenza documentaria sia della prima che della seconda sarà bene ricorrere subito a degli esempi. Inoltre, circa l’acrofonia, poiché si tratta dell’aspetto più complesso dei rebus etruschi, tratteremo di essi quelli che riteniamo più agevoli e tali da consentire successivamente di comprendere quelli un po’ più complessi e più carichi di senso (oltre che bellissimi)  riguardanti la ‘scrittura’ sia delle casse stesse  sia dei coperchi (e delle pitture tombali).

Primo esempio  (Altae cupressi 1)
Fig. 1. Sarcofago da Chiusi (Siena) 

venerdì 7 aprile 2017

TEMPIETTO DI S’EREMITA MATTEU: ‘RF/VIRDI EDO’. UNA PERLA DOCUMENTARIA: LA BREVE MA ASSAI ILLUMINANTE SCRITTA ‘NURAGICA’ IN MIX E A REBUS DEL TEMPIETTO CAMPESTRE DI NARBOLIA (III – IV secolo d.C.).

di Sandro Angei, Stefano Sanna e Gigi Sanna

Il tempietto di S’eremita Matteu non finisce di fornire sorprese. E che sorprese! Non bastassero la singolarità della costruzione (1), il dato astronomico (2) e la ‘scritta’ nuragica della facciata (3), la rustica costruzione offre in basso sulla destra, salvatasi miracolosamente per intero, un’iscrizione di nove caratteri all’apparenza senza significato se si legge, come di norma, dalla sinistra verso destra.


1. Scritta di S'Eremita Matteu (Narbolia)
Senza significato però se non si sta attenti al ‘lusus’ dello scriba (sicuramente sacerdote sciamano come si vedrà più avanti) e non si capisce che le lettere sono volutamente ambigue e possono essere di tre tipologie: latina, etrusca e greca. Non solo: l’incipit, che riporta una voce semitica (4), è consonantico mentre il resto della scritta è vocalico.  La sequenza, partendo dalla destra, in ‘scriptio continua’ rende RF/VIRDIEDO. ll significato di essa, una volta inteso il tipo di scrittura in mix e il verso della lettura nonché l’identità dei segni, è facile: Salva (lett. cura). Mangio il verde (5).


martedì 4 aprile 2017

'SA PARADURA' SARDA. UN MESSAGGIO SOCIO - ECONOMICO UNIVERSALE DI CUI ANDARE ORGOGLIOSI

(da facebook)


E SE LA PRASSI DE 'SA PARADURA' SARDA DIVENTASSE 'LEGGE' DELLO STATO? E SE DIVENTASSE 'LEGGE'  EUROPEA? E SE SI ABOLISSE QUELLA VERGOGNOSA DE SA 'LIMUSINA' DELL'EUROPA E DELLO STATO? E SE SI IMPARASSE LA CIVILTA' DAI PASTORI SARDI? E SE SI COMPRENDESSE COS'E' LA DIGNITA' NEL DONARE? SEMPRE E COMUNQUE?


sabato 1 aprile 2017

Obbiettivo, quantunque…

Francu Pilloni


Dubito molto che, chi abbinò una lente a un foro sul lato di una scatola, si sia inventato pure il nome: obbiettivo.

Eppure si chiama proprio così, ancora così, nella macchina fotografica, sia che si tratti di una semplice lente piano convessa o di uno stuolo di lenti concave o convesse o piane o biconcave o biconvesse, che solo il computer che ne ha calcolato gli effetti può darne ragione.
Sempre che una ragione ci sia, dato che certe realtà sono così come sono, senza se e senza ma.