gigi sanna
La storia della
creazione in Sardegna dell’organismo ‘scientifico’ C.I.R.C.E sa davvero dell’incredibile.
Ancora una volta i pronunziamenti ‘certi’ sulla nostra storia saranno
appannaggio di teste e di bocche considerate autorevoli per mettere in riga il
tutto, eliminare la confusione, classificare con metodo ed emettere sentenze
definitive. Si annuncia per noi un altro istituto 'superiore' ad hoc, sulle orme del ben
noto I.I.P.P. di Firenze. Quello che (teste lo studioso Sergio Frau) ci vuole tanto bene con la storia
archeologica ben centellinata per teste caldissime quali siamo.
Fig.1. Semestene. Archetto della Chiesetta campestre di San Nicola di Trullas
Si sa bene (e
alcuni antropologi in Sardegna, a malincuore, lo sanno molto meglio di altri) che il passaggio dalla
preistoria alla storia lo si ha quando un popolo lascia in eredità, tra i documenti della
propria civiltà, quelli che si dicono ‘scritti’; gli attestati cioè sui quali, data la
loro ‘oggettività, non si può discutere più di tanto. Se ad esempio i 'nuragici',
gli uomini che costruirono i nuraghi e quelli che vissero poi sulla scia
della loro civiltà, lasciarono scritto (con chiari segni di natura consonantica perché segni conosciuti anche altrove
(Siria- Palestina) per valore fonetico),
in un archetto (fig.1) di un tempio, poi cristianizzato, del VIII - VII secolo a.C., che yzyz è figlio
(bn) del ‘toro’ e nello stesso tempo ‘figlio (bn) di ZZY’. E se, sempre nello
stesso documento, si celebra la potenza straordinaria (‘oz) dell’uno e dell’altro,
ciò vuol dire che ci troviamo davanti al culto di un sovrano potentissimo 'divino' che
possiede le stesse qualità del padre. Vuol dire che nella Sardegna ‘nuragica’ di un certo periodo
c’era una monarchia (o per lo meno una aristocrazia) di origine divina e che
certi templi venivano costruiti in loro onore. E vuol dire ancora che con ogni
probabilità il padre di yzyz, cioè zzy era ‘divino’ e ‘figlio’ del toro
anch’esso. E quando i sigilli (autenticissimi) di Tzricotu di Cabras, 25 anni prima del
rinvenimento del documento della chiesetta di Semestene, ci dicono, sempre con
la stessa tipologia di scrittura consonantica (fig.2), la stessa identica cosa, che y’go de hathos è figlio divino del
toro e figlio di byqo, toro divino anche lui, vuol dire che noi su quella doppia
testimonianza diretta (corroborata da altre testimonianze ancora sempre dirette) dobbiamo
credere, non avere più dubbi su chi fossero coloro che governarono la Sardegna
tra la fine dell’età del bronzo e i primi cinquecento anni dell’età del ferro. Non dobbiamo dubitare su errori di interpretazione perché
abbiamo un frammento non piccolo di storia sarda oggettiva, una fonte diretta che nessuno
può mettere in discussione.
Fig. 2. Tzrictu. Sigillo di y'go th hths bn byqo, uno dei 'Giganti' di Monte Prama di Cabras
Ma perché si
capisca bene il valore immenso di questi (ed altri) documenti e della loro testimonianza ‘storica’
si consideri il fatto che per quanto riguarda la storia d’Italia e del
Mediterraneo occidentale abbiamo attestati in Sardegna (e non altrove) i primi
nomi dei re. I re etrusco - romani dovranno aspettare mezzo millennio e più per
comparire nella storia. 'Incredibile', si dirà! Perché incredibile? Credibilissimo invece.
A meno che qualcuno non giochi pesante e magari è pronto a sostenere che o siamo noi, nuovi romantici falsari d'Arborea, che inventiamo
documenti oppure sono altri che li inventano perché li si manipoli. Possono anche dire e ridire e dire ancora, usare tutti gli strumenti, leciti e illeciti, della propaganda, abbaiando con la ‘tiritera’ del falso, del tutto falso,
così da respingere i 300 documenti di oggi, i 3000 di domani e i 30000 del futuro. Apparirà, come è già apparsa, una menzogna assurda, un atto del tutto disonorevole per chi la pronuncia, perché è una
palese menzogna che tenta solo di gettare fango su oltre venticinque anni di
ricerche limpide e di rinvenimenti alla luce del sole.
E’ evidente che la menzogna
rende sempre di più ridicoli perché una buona parte dei documenti ( di sughero, di ceramica, di bronzo e di pietra) rinvenuti e
che via via si rinvengono o sono esito di scavi regolari oppure si trovano nei musei,
attestati per altro come genuini dalle rare volte in cui i reperti, come nel caso
della barchetta di Teti, si sono portati a periziare.
Ma con la menzogna consapevole cosa si fa? Quale scopo si intende perseguire? Si intende arrivare all'obiettivo minimo del resistere e del ritardare il più possibile quello
che va detto oggi e andava detto già da alcuni anni. Che la Sardegna è passata a 'vele
spiegate' -come si suol dire - dalla preistoria alla storia e che pertanto sempre di più essa si
'manifesterà' in quest’ultima perché, dato il calcolo delle probabilità, essendo
stati più di metà i documenti rinvenuti in edifici ‘nuragici’ o presso
costruzioni pertinenti ad essi ed essendo stata scavato, con diligenza, solo uno
0,2 % dei medesimi, i documenti scritti secondo la solita tipologia in mix degli
alfabeti orientali semitici (ormai del tutto conosciuti per fonetica) fra cinque o dieci
anni saranno 3000 e tra cinquanta chissà quante volte di più. O forse qualcuno
potrà pensare davvero che il coccio nuragico del Nuraghe Addanas di Cossoine, quello da noi recentemente pubblicato, dove si dice papale
papale del ‘crogiolo’ di Ra, sia l’ultima testimonianza del system arcaico dei
sardi dell’età del bronzo e del ferrò? Quanti ne troveremo invece ancora di cocci scritti, di pietre che parlano e di bronzi canterini!
Ma ecco ora il punto. Nessuno lo pensa più il 'tutto falso' e l'inesistente per sola voce d'autorità. . Non è più possibile procedere per bugie stupide perché enormemente palesi. I nasi dei bugiardi sono lunghi, troppo lunghi.
E allora cosa ti fa la cosiddetta
‘scienza’ accademica, quella parte di essa che sa che si è bruciata malamente per ‘scientificità’ ma
in qualche modo deve riprendersi e salvare la faccia? Deve Inventarsi un organismo con patente
‘scientifica’ che dica: ‘Va bene, i documenti ci sono. E’ innegabile che ci
siano, come è comprensibile che si manifesteranno sempre di più. Ma a dirlo ‘cosa
sono’ dovremo essere noi, ‘comunque’ noi, deputati da una apposita istituzione
scientifica”. E noi replichiamo: ‘Fate pure il vostro gioco. Siete pagati apposta
per farlo nel miglior modo possibile. Ma sappiate che tutto quello che direte, bello, ordinato, pulito con
la candeggina, magari scritto in riviste patinate in inglese, in russo o in giapponese, è ben poca
cosa sul piano della scoperta e del suo
interesse di caratura internazionale. Infatti, comunque la giriate, non potrete che confermare che yzyz era
un re santo toro figlio di zzy e che y’ago de Hathos era un altro re santo, un
Gigante di Monte ‘e Prama , figlio di un altro gigante e cioè Boyqo. Direte, ma
ritardando forse la storia di chissà quanti decenni ancora, quello che noi
abbiamo affermato già dal 2004. Non potrete che dire che la Sardegna, con i sigilli del 'ripostiglio' (archivio)
nuragico rinvenuto nei pressi di Tzricotu , è entrata non solo con le Statue singolari,
ma anche con la scrittura (anch'essa a tutto tondo), nella grande storia e non più nella
preistoria del Mediterraneo. Storia che -si spera - verrà doverosamente anteposta, nei libri scolastici, a quella falsa delle origini, villanoviano -etrusca e poi romana, mossa dalla retorica nazionalistica italica di stampo liberale e poi fascista.
A leggere il post mi è tornata in mente una storiella che si raccontava al mio paese a proposito di un Tizio che reputava se stesso il più furbo tra i furbi. Eccola.
RispondiEliminaIn una fredda e piovosa giornata d’inverno, quattro amici si misero d’accordo di ritrovarsi in campagna per banchettare. Tizio non fu invitato, ma si accorse che c’era qualcosa nell’aria e che lui era stato tagliato fuori. Allora si mise a investigare per scoprire i loro intendimenti, seguendoli senza farsi notare.
In effetti i quattro amici, non ostante la brutta giornata, si erano recati in campagna, avevano acceso il fuoco dentro una pinnetta e, arrostito il capretto, lo consumarono in allegria.
Tizio li aveva seguiti sin dal paese senza farsi notare e assistette al banchetto nascosto dietro un cespuglio, senza perdersi una fase di tutta la scena.
Quando, dopo ore di guardia, gli parve che non c’era più nulla d’interessante da vedere, tornò in paese infreddolito, pronto a raccontare i fatti altrui, in questi termini:
“Quelli non se ne sono accorti che io li seguivo. Io sono furbo, non mi sono fatto scoprire. Non ho portato il paracqua, per non dare nell’occhio. Furbo io vero? Mi sono nascosto dietro un cespuglio, furbo io vero?, e li ho visti quando hanno arrostito un capretto. Ma loro non hanno sospettato che io li avessi seguiti. Furbo io vero? Quelli stavano attorno a fuoco, ma io, furbo, anche se pioveva, vedevo da dietro la siepe tutto quello che mangiavano ...”. E via di questo passo.
Ora pensi che ci sia da sospettare l’ingresso in scena di qualche furbo nel campo della scrittura nuragica e nella storia dei Sardi?
Bah, noi siamo qui tranquilli. I furbi li conosciamo bene. Anche quelli speciali e quelli ad honorem.
Li aspettiamo.
il dio Yog-Sototh di cui scrive Lovecraft!
RispondiEliminaCaro Sanna la leggo sempre. Una domanda. Come sappiamo che quello che cita era un toro?
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