di Sandro Angei
3. L’unità di misura
Il pozzo fu realizzato senza alcun
dubbio sulla base di un ben preciso progetto, come abbiamo già detto
in premessa. Un progetto che non può esulare dall’utilizzo di una
specifica unità di misura.
E’ compito arduo trovare questa
unità di misura, ma è quello che cercheremo di fare.
Partiamo dai dati in nostro possesso
per dire che quelli eclatanti sono legati al numero 24 e al numero
12. Notiamo che l’altezza totale di 688 cm del pozzo divisa in 24
parti uguali restituisce una unità di misura pari a 28.66
cm,
che grossomodo corrisponde alla
misura di un piede1.
Comunque sia questa è una misura che non ha riscontro preciso con altre di
quel periodo a meno di un’approssimazione forse fuori dalle tolleranze. E’ probabile che la strada qui intrapresa non porti ad alcun risultato, se non quello di cercare un nesso tra unità di misura sarde e quelle di altri luoghi del Mediterraneo verosimilmente conosciute (le unità di misura) in quel periodo da genti Sarde.
quel periodo a meno di un’approssimazione forse fuori dalle tolleranze. E’ probabile che la strada qui intrapresa non porti ad alcun risultato, se non quello di cercare un nesso tra unità di misura sarde e quelle di altri luoghi del Mediterraneo verosimilmente conosciute (le unità di misura) in quel periodo da genti Sarde.
Se però cerchiamo la soluzione al
quesito nei mutui rapporti all’interno dello stesso monumento,
potremmo forse riuscire a dipanare la matassa.
Notiamo infatti che dividendo 688 cm
in 16 parti otteniamo 43 cm; misura questa che si avvicina in modo
sorprendente a quella dello spessore medio del 12° anello (vedi 1° parte cap. 2.2), e notiamo
anche che tra la misura di 43 cm e quella poco sopra evidenziata in
rosso: 28.66 cm, c’è un
rapporto ben preciso ossia; 28.66 cm sono i 2/3 di 43 cm. Il
rapporto, di per se, è del tutto ozioso, perché se 16 è 2/3 di 24, lo è senza dubbio pure 28.66 cm nei confronti di 43 cm. Possiamo anche dire che 688 cm diviso 48 (2 volte 24) è pari a 14.33
cm che equivale a 1/3 di 43 cm. Nulla di eclatante, anzi banalissima
interpretazione numerica che non risolve il problema.
Sta il fatto, però, che esiste un ben preciso rapporto tra anello anomalo e quelli restanti. Non è da oggi che sappiamo che il 12° anello della tholos è più alto di una misura pari al 50% dei restanti anelli; percentuale esprimibile in termini di frazione impropria pari a 3/22, oppure dicendo che lo spessore della maggior parte degli anelli (in numero di 21) è pari a 2/3 dello spesso del 12° anello3. Comparando i dati del capitolo 2.2 con quelli teorici osserviamo che:
dati reali dati teorici
anello anomalo 43,37 cm 43,00 cm
altri anelli 28,75 cm 28,66 cm
A
questo punto non possiamo non notare una precisa corrispondenza e un
mutuo rapporto tra le misure teoriche ottenute mediante un freddo
calcolo matematico e le corrispondenti misure reali
degli anelli del monumento. In sostanza possiamo tranquillamente
pensare di utilizzare quale modulo dei nostri calcoli teorici 43 cm e
28.66 cm e vedere se sia possibile utilizzare l'uno o l'altro in
termini di stiba4,
ma non la chiameremo ancora stiba
ma semplicemente: misura.
***
Abbiamo trovato una presunta unità
di misura e alcuni elementi architettonici costruiti sulla base di
questa: 1 anello il cui spessore è basato sulla misura:
43 cm, i restanti anelli basati sulla frazione di 2/3 di quella
misura: 28.66 cm.
Tutto ciò soddisfa l’aspetto
matematico solo perché abbiamo preso in considerazione 22 anelli
della tholos, quelli fuori dall’acqua. Ci sono altri due anelli che
stanno sott’acqua, che devono soddisfare il rapporto numerico prima
impostato. Infatti facendo i “conti terra terra”, notiamo che (1
x 43)+(21 x 28.66) = 645.00 cm; mancano 43 cm per arrivare a 688 cm.
In sostanza i due anelli sott'acqua,
che però formano un blocco unico (essendo scavati nella viva
roccia), misurano nel complesso 43 cm come il 12° anello. Per
tanto abbiamo 21 elementi (anelli) da 2/3 di misura e 2
elementi (anelli) da 1 misura
che in totale, questi ultimi, sommano a 3 anelli.
A questo punto dobbiamo domandarci
quale fu l’unità di misura alla base della suddivisione della
tholos in anelli: 43 cm ossia 3/3 di misura oppure
28.66 ossia 2/3 di misura. Né l’una né l’altra
forse, perché l’elemento che unisce il mutuo rapporto tra
quell’anello di 43 cm e gli altri di 28.66 cm è il rapporto di
1/3; e fra poco vedremo perché.
Sulla base di questa considerazione
possiamo ora procedere dicendo che la tholos è teoricamente composta
da 48 porzioni di 1/3 di misura, distribuibile in modo ordinato nel nostro progetto, che d'ora in poi chiameremo unità,. Per tanto decidiamo a priori di voler assegnare a quei due anelli sott’acqua,
ricavati nella viva roccia e unificati nella loro funzione di bacile
dall’elemento "acqua", la misura di 3 unità, agli undici anelli aerei sopra l’acqua la misura di 2 di unità,
al 12° anello la misura di 3 unità e ai restanti 10
anelli superiori, ancora la misura di 2 unità. Risulta
evidente l’enfatizzazione degli anelli di 3 di unità,
legati come sono, uno all’elemento "acqua", l’altro
all’elemento "luce"; elementi che uniti assieme sono
fonte di vita. L'enfasi continua di certo nella posizione di quel 12°
anello speciale di 3 unità, che nella sua unicità
deve accogliere la manifestazione ierofanica della divinità il 21 di
aprile e il 21 di luglio.
Arrivati a questo punto dobbiamo
domandarci quale sia la stiba: l'unità di 14.33 cm o la misura
di 43 cm?. La
domanda parrebbe oziosa, ma ci da modo di esplorare il problema dal
punto di vista matematico.
Dal punto di vista matematico possiamo
dire che una frazione di unità è un sottomultiplo, ossia una parte
di tante parti uguali di una certa unità, per tanto quello che è
sottomultiplo per una certa unità, è multiplo di un’altra:
se è vero che il centimetro è sottomultiplo del metro, è pur vero
che esso è multiplo del millimetro, e così via. Per tanto l’unità
di misura non è assoluta. In questo
contesto possiamo asserire in tutta tranquillità che un certo
oggetto è lungo 1 unità oppure 3/3 di un'altra unità,
non cambia nulla, perché dire che un certo oggetto è lungo 1 metro
o 100 cm o 1000 mm è perfettamente la stessa cosa, cambia solo la
scala dei valori.
In ragione di quanto appena detto
parrebbe non esserci un netto confine tra l'unità
e i suoi multipli (se usiamo quella da
14,33 cm) o viceversa i suoi sottomultipli (se usiamo quella da 43
cm). Dobbiamo però decidere di usarne una, per tanto nel
prosieguo, misureremo la costruzione in termini di stiba
avente la
misura di 43 cm, e dei suoi sottomultipli,
e ricorreremo all’unità di misura moderna solo per rapportare
quella: sa stiba,
con la misura metrica. La motivazione è dettata dai particolari costruttivi del monumento.
4. La
stiba e il suo utilizzo
Ci fosse
qualche dubbio sulla identificazione della stiba
con la lunghezza di 43 cm facciamo notare i seguenti particolari
architettonici:
- spessore medio degli 11 anelli fuori dall’acqua sotto il 12°: 2/3 di stiba (28.66 cm)
- misura del 12° anello: 1 stiba
- spessore medio dei 10 anelli sopra il 12°: 2/3 di stiba
- La copertura della scala fu impostata con le seguenti misure: piattabanda orizzontale 3/4 di stiba (32.25 cm), parete verticale 2/3 di stiba (28.66 cm). Le misure reali delle piattabande originali6 variano da un minimo di 31.9 cm ad un massimo di 32.8 cm; mentre le misure reali delle pareti verticali variano da un minimo di 28.4 cm ad un massimo di 29.6 cm. La differenza di inclinazione tra il profilo teorico (basato sul rapporto numerico di 3/4 e 2/3 di stiba) e quello reale, è di soli 0°06’che equivale ad una rotazione di 9 mm su tutta la lunghezza della copertura.
Per
quanto appena esposto, il dato che ci fa capire che la stiba in
effetti è lunga 43 cm, è la misura orizzontale della piattabanda
che copre la scala; quei 3/4 di stiba che non possono essere
rapportati con 1/3 di stiba
(unità base), né con 2/3 di stiba
(spessore degli anelli).7
Ricapitolando: La stiba
fu usata per definire lo spessore del 12°
anello e lo spessore totale dei due anelli concentrici sott'acqua. Il
12° anello fuor d'acqua, essendo marcatore doveva stagliarsi
nettamente tra gli altri.
Gli altri
anelli fuor d'acqua furono dimensionati col rapporto di 2/3 di stiba
(28.66 cm). Dovendo rispettare la numerologia del 12 furono impostati
24 anelli che avrebbero composto la tholos: due concentrici sotto
l’acqua, a comporre il bacile lustrale8
e 22 sopra l’acqua.
Appurato
questo dato di progetto, possiamo ben intendere che la profondità
del pozzo artesiano dettava la posizione altimetrica dell’oculo in somità; e infatti questo emerge di 34 cm dal piano di campagna
attuale (che possiamo presumere non si discostasse per nulla da
quello originario di 3000 anni fa)9,
per via della conformazione della calotta di pietre di riempimento
della tholos stessa (Fig. 2) e la posizione altimetrica del sedile del recinto interno.
Fig.2
5. Le misurazioni propedeutiche e
l'uso della stiba
Per la
predisposizione del progetto con ogni probabilità fu misurata la
profondità dell’acqua nel pozzo artesiano dal piano di campagna originario: 5.18
m, tenendo conto che il pelo libero
dell’acqua nel bacile doveva stare almeno 1.00
m sotto la superficie piezometrica. Fu
stabilita la quantità d’acqua che avrebbe dovuto contenere il
bacile profondo 0.43 m (0,47 m d'acqua
rilevati di recente). Per tanto la profondità
dello scavo doveva essere di circa 6.65
m sotto l’originale piano di campagna.
6. Impostazione della sezione
della tholos
L’incrocio
delle traiettorie dei raggi luminosi del 20-2110
di aprile con quelli del 21 giugno avviene ad un’altezza di circa
3.35 m dal pelo libero dell’acqua; dovendo posizionare il 12°
anello con un aggetto di 0.50 m rispetto all’orlo del bacile, si
rese necessario calcolare in modo piuttosto preciso il mutuo rapporto
tra inclinazione dei raggi solari incidenti, il numero di anelli e la
posizione del bordo del bacile che è in stretto rapporto alla
dislocazione del 12° anello nel corpo della tholos, tenendo conto
che quello che avrebbe ospitato le ierofanie doveva essere più alto
degli altri del 50%.
Per tanto la costruzione presentava
dei problemi di difficile soluzione che furono però risolti in modo
efficace ricorrendo all'ingegno e a nozioni di geometrica, con la
quale avevano grande dimestichezza, come abbiamo avuto modo di capire
in altri contesti.11
A questo punto è necessario metter mano alla
geometria per capire come abbiano quelle genti determinato in modo univoco e
preciso la posizione del 12° anello che doveva ospitare la
ierofania.
Abbiamo appena detto che il dislivello tra oculo
della tholos e fondo del bacile misura 16 stibe
ossia 48 parti uguali
di 1/3 di stiba
(Fig. 3).
Se
immaginiamo per un attimo di voler procedere come quegli architetti
potrebbero aver operato, possiamo pensare ad un grande spiazzo
uniformemente livellato dove poter tracciare delle linee e
individuare la posizione altimetrica di tutti gli anelli.
Nell’immagine di Fig. 3 abbiamo impostato un ipotetico disegno
composto da “blocchi” spessi 1/3 di stiba.
Come notiamo nell’immagine, possiamo unire a due a due i
segmenti di 1/3 di stiba ( 14.33 cm) per ottenere segmenti di 2/3 di
stiba (28.66 cm che è
l’altezza media degli anelli normali); ed interporre un segmento
della dimensione di 1 stiba
nel punto a noi più conveniente. Nel nostro caso poniamo questo
segmento in 12° posizione (a partire dal pelo libero dell’acqua);12
Da quanto
esposto in nota (12) si evince che la forma della tholos è vincolata
alla posizione altimetrica dell'anello anomalo e traspare da tutto
ciò la grande esperienza nel manipolare dati geometrici e matematici
da parte di quegli architetti, che in modo del tutto semplice quanto
geniale riuscirono ad coniugare il dato astronomico con quello
geometrico e matematico per le loro esigenze costruttive alla ricerca
della forma adeguata, secondo una “consecutio architettonica”
basata sulla misura di “1 stiba”.
Note e riferimenti bibliografici
1
Il piede Egiziano era di 30 cm, quello Greco di 30,8 cm.
2
28,66 cm x 3/2 = 43 cm
3
43 cm x 2/3 = 28,66 cm
4
Nel suo libro “Le torri del
cielo – 2003 PTM Editore” Danilo Scintu ipotizza per la
costruzione dei nuraghe una unità di misura: “sa stiba”,
slegata da un sistema metrico univoco, ma ben rapportata nella
ricerca delle proporzioni.
5
La superficie dell'acqua nel bacile varia leggermente con la
quantità d’acqua di infiltrazione che affluisce nel bacile. Si è
notato infatti che può variare di circa 2 o 3 cm, molto
probabilmente per il limitato deflusso dal troppopieno. In sostanza
quando l’afflusso d’acqua è notevole, il troppopieno messo in
opera da E. Atzeni non riesce a smaltire con la necessaria velocità
l’acqua che affluisce, che per tanto sale di livello, per
stabilizzarsi allorquando l’afflusso diminuisce.
6
Il raffronto naturalmente è da effettuare solo con gli elementi che
furono trovati in situ e non i conci ricostruiti e
posizionati durante il restauro da E. Atzeni.
7
Si noti che vi è, nella costruzione, un intento nascosto di
coniugare gli elementi primari della vita, dal momento che, sia lo
spessore dell’acqua nel bacile, che lo spessore della “luce”
nel 12° anello (21 di giugno) misurano 1 stiba. Per
tanto “sa stiba” possiamo definirla “sacra”.
E ciò non meravigli visto che in Egitto esisteva il cubito e il
cubito reale, che in quanto tale era sacro.
.
8
La simbologia della doppia luce la ritroviamo costantemente nella
epigrafia nuragica prima, in quella etrusca dopo. Nello specifico la
doppia luce è simboleggiata dai due cerchi del bacile lustrale, il
primo di contenimento dell’acqua poco sotto il primo gradino della
scala; il secondo cerchio, più piccolo, ricavato nello stesso corpo
di viva roccia del primo, a simboleggiare l’intima doppia natura
luminosa soli-lunare.
9
Il piano di campagna era probabilmente lo stesso di oggi vista la
presenza del sedile attorno al recinto interno.
10
Si è scelto di definire la data del mese di aprile in modo duplice
perché riteniamo che questa sia in funzione dell'equinozio di
primavera che può cadere, a seconda dei casi, il giorno 20 o il
giorno 21.
11
Vedi S. Angei su Maymoni blog: Giorrè tra geometria e astronomia
del 30/11/2017. Il cerchio, l'ovoide, le geometrie nuragiche e... il
rito di fondazione del 20/07/2018. Cerchi, ovali e ovoidi… del
18/09/2018
12
Potremmo interporre il segmento in 7° o 9° posizione (tanto per
rispettare la numerologia), ma nulla vieterebbe di porre in una
qualsiasi posizione l’anello anomalo, se non si dovesse rispettare
la caratteristica di questo pozzo, naturalmente.
Nelle Fig.5a, 5b e 5c si propongono tre
soluzioni con l’anello anomalo in 7°, 9° e 13° posizione che,
dovendo rispettare i punti cardine che determinano le ierofanie,
restituirebbero una forma dell’intero pozzo nettamente differente
da quella originale, ma comunque rispettosa dei dati assunti
(coincidenza di due direzioni di luce in un preciso luogo dello
spazio).
Fig.5a
Fig. 5b
Fig.5c
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