Riassunto
Lo studio
si ricollega ad un mio precedente lavoro sul pozzo di Santa Cristina;
lì proposi il carattere solare del monumento, portando quali
argomenti del mio assunto una serie di prove che coniugavano un
evento astronomico, palesato da due ierofanie luminose, con l'aspetto
sacro e calendariale che quelle manifestazioni esprimevano.
In questo studio mi prefiggo di dimostrare la concreta fattibilità del monumento. Per arrivare a questo obiettivo ho dovuto indagare affondo l'edificio, sin nelle sue minime caratteristiche, alla ricerca di dati eclatanti che potessero reggere la fatidica "prova del nove". Ho dovuto riscoprire accorgimenti di pratica manualità, lì dove oggi risolviamo i problemi con l'ausilio della teoria che interpreta i fatti sperimentali; nonché dare risposte a quesiti che man mano si presentavano; ad esempio:
In questo studio mi prefiggo di dimostrare la concreta fattibilità del monumento. Per arrivare a questo obiettivo ho dovuto indagare affondo l'edificio, sin nelle sue minime caratteristiche, alla ricerca di dati eclatanti che potessero reggere la fatidica "prova del nove". Ho dovuto riscoprire accorgimenti di pratica manualità, lì dove oggi risolviamo i problemi con l'ausilio della teoria che interpreta i fatti sperimentali; nonché dare risposte a quesiti che man mano si presentavano; ad esempio:
- unità di misura
- proprietà astronomica del sole e utilizzo di un mòdano
- divisione di una lunghezza in un qualsivoglia numero di parti uguali
- orientamento geografico della scalinata senza bussola e senza strumenti
topografici di
precisione.
- individuazione esatta dell'ombra
- individuazione esatta dell'ombra
Premessa
Quest’ultima
parte dello studio sul pozzo sacro di Santa Cristina è dedicata alle
possibili fasi di costruzione del tempio. Naturalmente per arrivare a
questo obiettivo è necessario munirsi degli strumenti adatti;
quegli strumenti che noi uomini “moderni” abbiamo “buttato”
nel dimenticatoio perché ormai obsoleti nell'incalzare della
tecnica e della conoscenza. Modi di procedere che ci fanno almeno
sorridere nel veder disegnare un cerchio con due pioli ed una
funicella, ma anche sorprendere quando si passa alla costruzione di
figure ben più complesse, sempre e solo con pioli e funicella.
Strumenti che dobbiamo per forza utilizzare se vogliamo sostenere la
nostra tesi.
***
Prima di
iniziare è necessaria però una precisazione atta a spiegare con motivazione,
perché il pozzo sacro di Santa Cristina poteva essere sprovvisto del
tempietto aereo. Quel tempietto che alcuni studiosi ritengono dovesse esistere.
Leggendo,
di Alberto Moravetti: "Sardegna
archeologica - Guide e Itinerari - Il santuario nuragico di Santa
Cristina" C. Delfino Editore,
sembrerebbe che questo mio studio sia partito “col piede sbagliato”
ed alcuni, riferendosi proprio a quella guida, ritengono che non sia
proprio da prendere in considerazione il saggio da me proposto, in
quanto il pozzo come oggi lo vediamo sarebbe solo il residuo di un
complesso che vantava una parte in elevato ormai distrutta.
A pag. 16 di quella pubblicazione il Moravetti, riferendosi ad un articolo
comparso sul Corriere della Sera del 16 giugno 1992, di M. Cavedon,
che riprendeva una tesi archeo-astronomica di carattere soli-lunare
dell’astronomo G. Romano, scrive con tono "quasi"
sarcastico: "Peccato che l’estensore
dell’articolo abbia formulato la sua ipotesi e i suoi calcoli sullo
stato attuale dell’edificio nuragico, ignorando che il foro
sommitale della camera che si apre attualmente sul piano di campagna
fosse chiuso e che al di sopra del profilo di pianta ora visibile
insistesse la struttura in elevato del monumento, ora distrutta!!"
e ancora scrive di seguito: "Infatti, la
parte emergente dell’edificio, che dobbiamo ipotizzare costruita
come la parte superstite in struttura isodoma, – come, ad esempio,
la fonte sacra di Su Tempiesu di Orune – è stata totalmente
demolita e i conci così raffinati nel taglio devono essere stati
asportati e riutilizzati nel tempo come materiale di costruzione."
Il
Moravetti non ha alcun dubbio sulla esistenza in passato di una
struttura sopra il pozzo ipogeico, benché nessuna prova possa
addurre, se non quella di paragonare il pozzo sacro alla fonte di "Su
Tempiesu "di Orune e alla ricostruzione ipotetica del pozzo
sacro di Santa Vittoria di Serri, dando per vera ed accertata, nel nostro pozzo, la demolizione e il riutilizzo dei materiali della
parte emergente dell'edificio, senza addurre la benché minima prova
a supporto di ciò; bastasse il mancato rinvenimento del materiale in
situ, o l’utilizzo nella vicina chiesa e
nelle “cumbessias" di sporadici conci sicuramente tratti dal
pozzo sacro1,
per giustificare l'assunto. Lo studioso, neanche per un momento
prende in considerazione l’ipotesi che la mancanza di materiale sia
dovuta alla “inesistenza" di quella parte emergente, così
come lui la ipotizza! Dà per scontato che l’oculo della Tholos
fosse chiuso, senza dir nulla circa il gusto estetico di quell’oculo, tanto particolare che già nella forma rivela funzionalità. La cura
dei particolari costruttivi di quell’oculo di perfetta forma
circolare, la smussatura accurata del
profilo superiore, nonché la perfetta lavorazione della parete
interna a tronco di cono, denotano una funzione ben precisa. Perché
rifinirlo in tal modo quell’orifizio, se poi sarebbe stato
definitivamente occluso?! (Fig.1).
Forma e cura del particolare profusi
nei due conci che formano l’oculo, hanno riscontro estetico
nell'intera struttura, dove la cura dei particolari assurge a ricerca
della perfezione.
Fig.1
A pag.
21 il Moravetti ancora scrive: "Purtroppo,
il monumento conserva soltanto la parte ipogeica, mentre dell’elevato
ci è pervenuto soltanto il profilo di pianta che, tra l’altro, non
sembra riflettere pienamente il disegno originario. Le strutture
emergenti sono attualmente limitate al muro perimetrale – a forma
di serratura di chiave – che racchiude l’atrio rettangolare ed il
tamburo del pozzo ed è dotato di un sedile a parete, riferibile con
ogni probabilità ad epoca più tarda: il tutto è delimitato da un
recinto ellittico (m 26x20) che, con unico ingresso coassiale al
vestibolo, separa l’edificio sacro dalle altre strutture del
santuario." Lo studioso da una parte
scrive che la struttura in elevato è totalmente
demolita; dall'altra asserisce che le
strutture emergenti sono limitate attualmente al muro perimetrale.
Ciò farebbe intendere che il muro perimetrale
(realizzato con conci poliedrici a secco) sia
quello del tempio aereo, che però poco prima è ipotizzato di
struttura isodoma come
a Su Tempiesu di Orune.
A queste
affermazioni del Moravetti, in modo involontario nello specifico, ho
dato una risposta in un mio articolo,
indicando le incongruenze che inficiano l’ipotesi di una struttura
in elevato di conci isodomi sovrastante il pozzo; avanzando inoltre
una idea alternativa relativa al tempietto stesso, funzionale al rito
che lì si svolgeva, ma non al tempio in quanto tale2;
per altro senza alcuna velleità di ricercare una verità assoluta.
In
quell’articolo non ho pensato neanche per un attimo a paragonare il
pozzo di Santa Cristina alla fonte sacra di Su Tempiesu, come fa il
Moravetti; tanto meno ipotizzo una ricostruzione simile a quella di
Santa Vittoria di Serri portata ad esempio dallo studioso nella sua
pubblicazione.
La
ricostruzione del pozzo sacro di Santa Vittoria di Serri (vedi
disegni di pag. 16 della guida del Moravetti), ipotizza il
completamento fuori terra della tholos che copre il pozzo e non un
tempietto aereo a se stante sopra la tholos come si vorrebbe a Santa
Cristina.
A tal motivo sarebbe stato più pertinente l’esempio del pozzo sacro di Sa Breca di Tertenia, o quello di Is Pirois di Villaputzu dove la tholos cieca di entrambi i pozzi (senza oculo in sommità) è sovrastata da una seconda tholos, che sembrerebbe mostrare poca attinenza col pozzo stesso (che sia stata, la seconda, realizzata in tempi successivi?)
Mi rendo conto di andare contro corrente, vista la propensione degli studiosi del settore di riconoscere quale archetipo del pozzo sacro “un edificio composto da un elemento di pianta circolare (torre?) in corrispondenza della camera ipogeica del pozzo, e da un vano rettangolare costituito dal vestibolo, coperto con tetto “a doppio spiovente”3.
Benché nulla si possa escludere e tutte le ipotesi rimangano tali fino a prova contraria, rimango dell'idea che il pozzo di Santa Cristina sia un unicum come lo sono quelli di Santa Vittoria di Serri, Sa Breca, Is Pirois, Funtana coberta, e come lo sono tutti gli altri pozzi sacri: nessuno di essi è uguale ad un altro. Ragion per cui non mi sbilancerei ad affermare con assoluta certezza che sopra il pozzo di Santa Cristina ci fosse un tempietto aereo simile ad altri... quali altri? La ragione l’ho esposta in quel mio articolo nel quale scrissi, con parole diverse ma simile intendimento, che il pozzo di Santa Cristina, benché completamente ipogeico, risponde alle caratteristiche di tutti i pozzi e fonti sacre documentati in Sardegna ossia; il modulo costruttivo è rispettato data la presenza della tholos e della scala d'accesso costretta da due ante di muro raccordate al recinto circolare che simula4 un tempio esterno; ovvero simula quello che in altri pozzi sacri è il perimetro esterno del pozzo stesso; che sia la tholos completamente interrata (Santa Cristina) o parzialmente interrata (Santa Vittoria di Serri e Funtana coberta) o interamente fuori terra (fonte di Su Tempiesu), ha poca importanza. Il pozzo di Santa Cristina, così com'è, è funzionale al rito; il resto fantasticamente aggiunto per similitudine dagli studiosi, è superfluo se non supportato da cognizione di causa, come nel caso, ipotizzato dallo scrivente, del pozzo sacro di Sant'Anastasia di Sardara.
A tal motivo sarebbe stato più pertinente l’esempio del pozzo sacro di Sa Breca di Tertenia, o quello di Is Pirois di Villaputzu dove la tholos cieca di entrambi i pozzi (senza oculo in sommità) è sovrastata da una seconda tholos, che sembrerebbe mostrare poca attinenza col pozzo stesso (che sia stata, la seconda, realizzata in tempi successivi?)
Mi rendo conto di andare contro corrente, vista la propensione degli studiosi del settore di riconoscere quale archetipo del pozzo sacro “un edificio composto da un elemento di pianta circolare (torre?) in corrispondenza della camera ipogeica del pozzo, e da un vano rettangolare costituito dal vestibolo, coperto con tetto “a doppio spiovente”3.
Benché nulla si possa escludere e tutte le ipotesi rimangano tali fino a prova contraria, rimango dell'idea che il pozzo di Santa Cristina sia un unicum come lo sono quelli di Santa Vittoria di Serri, Sa Breca, Is Pirois, Funtana coberta, e come lo sono tutti gli altri pozzi sacri: nessuno di essi è uguale ad un altro. Ragion per cui non mi sbilancerei ad affermare con assoluta certezza che sopra il pozzo di Santa Cristina ci fosse un tempietto aereo simile ad altri... quali altri? La ragione l’ho esposta in quel mio articolo nel quale scrissi, con parole diverse ma simile intendimento, che il pozzo di Santa Cristina, benché completamente ipogeico, risponde alle caratteristiche di tutti i pozzi e fonti sacre documentati in Sardegna ossia; il modulo costruttivo è rispettato data la presenza della tholos e della scala d'accesso costretta da due ante di muro raccordate al recinto circolare che simula4 un tempio esterno; ovvero simula quello che in altri pozzi sacri è il perimetro esterno del pozzo stesso; che sia la tholos completamente interrata (Santa Cristina) o parzialmente interrata (Santa Vittoria di Serri e Funtana coberta) o interamente fuori terra (fonte di Su Tempiesu), ha poca importanza. Il pozzo di Santa Cristina, così com'è, è funzionale al rito; il resto fantasticamente aggiunto per similitudine dagli studiosi, è superfluo se non supportato da cognizione di causa, come nel caso, ipotizzato dallo scrivente, del pozzo sacro di Sant'Anastasia di Sardara.
Per quanto riguarda il suo aspetto originario, si può ipotizzare di tutto a riguardo
del pozzo di Santa Cristina, fatto sta che le prove esibite sulle
caratteristiche architettoniche funzionali a due ierofanie luminose
in due momenti dell'anno ben precisi e documentati5,
sono a favore di un tempio completamente ipogeico con una struttura
in elevato che poteva pure esistere, ma realizzata in modo da
consentire le manifestazioni ierofaniche il 21 di aprile, il 21 di
giugno e di conseguenza, il 21 di agosto.
Fatta questa doverosa premessa mi accingo a valutare
il pozzo di Santa Cristina dal punto di
vista prettamente tecnico per arrivare infine ad illustrare le
possibili fasi di costruzione del monumento.
***
Se non
entrassimo nel merito della prassi costruttiva del monumento, avremmo
fatto il lavoro a metà e di certo lasceremmo spazio a giustificati
dubbi sulla reale volontà edificatoria di quel pozzo, in ordine agli
eventi registrati.
In
sostanza è necessario dimostrare in modo sequenziale la fattibilità
del monumento, in rapporto alle ipotesi astronomiche addotte, presupponendo un progetto preparatorio, così come lo
impostai e spiegai nell'articolo sulla “Postierla
di Murru Mannu” in Tharros.
Cercherò
di dimostrare la fattibilità del progetto in relazione alla data del
21 di aprile e del 21 di giugno: solstizio d'estate. Mi fermerò,
evidentemente, lì dove la logica impone di scartare l'ipotesi
intrapresa, però, se il “modo” dimostrerà la coesistenza degli
eventi scoperti e descritti nello studio, quel “modo” potrà
essere quello verosimile.
L’analisi
costruttiva imporrà una serie di problematiche di natura prettamente
tecnica di imprescindibile soluzione, pena l’impossibilità di
proseguire i lavori che dovranno, alla fine, riflettere la situazione
materialmente realizzata. Questo di certo imporrà delle ipotesi, che
comunque si baseranno su tecniche alla portata di quelle genti.
1. Considerazioni iniziali
E' quasi
impossibile che quei costruttori non si siano avvalsi dell'utilizzo
di disegni di progetto, perché la complessità dell'edificio
risponde a criteri geometrici di alta precisione combinati a notevole
difficoltà costruttiva che, senza l'ausilio di un “quadro
preparatorio”6,
poteva inficiare la riuscita del progetto. Certamente non penso a
disegni tecnici come li intendiamo noi oggi, con tanto di piante,
sezioni e prospetti, misure scritte e quant’altro; ma almeno un
progetto di massima per impostare le strutture architettoniche
principali, tali da consentire la realizzazione della scalinata con
adeguata pendenza e numero preordinato di gradini; e la costruzione
della tholos secondo inclinazioni ben precise e numero e spessore
degli anelli adeguato allo scopo. Questo possiamo ipotizzarlo alla
luce di quanto appreso a Giorrè,
dove fecero uso del compasso per tracciare il cerchio del tempietto
circolare e con quello (il compasso) descrissero pure l’ovale del
recinto sacro geometricamente connesso col cerchio del tempietto
circolare7;
ciò significa che quelle genti erano avvezze alla realizzazione di
un disegno (tracciamento) preliminare per le loro costruzioni.
Useremo
nella nostra descrizione dei metodi “empirici” capaci di
risolvere quei problemi geometrici che presumibilmente erano alla
portata di quelle antiche genti, evitando quei metodi che
richiederebbero cognizioni geometriche di grado superiore che non
vogliamo e non possiamo pensare fossero conosciute da quelle genti
senza prove che lo dimostrino. Useremo soluzioni dettate dall'ingegno, abbinato a riscontri di carattere empirico, che comunque esulano da
un elaborato procedimento di carattere astratto richiesto dalle
formule matematiche.
Analizzeremo
per quanto possibile tutte le particolarità del pozzo, per capire
dove si arresta la scienza a favore della casualità.
La parte
finale dello studio sarà scandita da una descrizione passo passo
delle fasi di lavoro, che giustificherà la messa in opera di quei
particolari architettonici che man mano servivano al raggiungimento
dello scopo. I disegni da me elaborati sono il risultato finale di un
approccio che ha richiesto varie modifiche della sequenza lavorativa.
2.1 I dati di progetto
Il
progetto parte da alcuni dati fondamentali di partenza:
- date principali da ritualizzare:
21 di
aprile
21 giugno
- caratteristiche architettoniche:
profondità della falda artesiana
azimut
di orientamento della scalinata
24 gradini
della scalinata8
24 anelli
che compongono tholos (22 anelli) e bacile (2 anelli)9
12
piattabande di copertura della scalinata
Per quanto
riguarda l'avvio di questo studio, ho ipotizzando la profondità
della superficie piezometrica della falda artesiana, deducendola a
ritroso dalla quota altimetrica dell’acqua nel bacile.
Ho
misurato un dislivello tra bordo dell’cculo e il fondo del bacile
di 6.88 m; mentre la quota dell’acqua è a 47 cm sempre dal fondo
del bacile, per tanto la quota di sfioramento del troppopieno è ad
una quota di 6.41 m dal bordo dell’oculo.
Ammettiamo
per tanto che la superficie piezometrica sia ad una profondità di
5.40 m dal
bordo superiore dell'oculo.10
Altre misure, come lo spessore della piattaforma di
fondo sono pure ipotetiche.
2.2
alcune misure della tholos
E' necessario
ai fini del nostro studio entrare nel dettaglio delle misure della
tholos, per dire che tutti gli anelli che formano la cupola non hanno
spessore costante, ma inaspettatamente la loro misura varia
continuamente quasi a voler confondere le idee a chi cerchi di
attingere al segreto della sua costruzione. Notiamo che le misure
riscontrate nel 12° anello variano da in minimo di 42.6 cm ad un
massimo di 44.0 cm in asse della scalinata e un minimo di 42.2 cm e
un massimo di 44.7 cm su quello ortogonale; con una media di 43.37
cm.11 Per quanto riguarda i restanti anelli, quelli sottostanti il 12° hanno spessori che variano dai 30 cm ai 27 cm, con una media
di 28.5 cm.
I dieci anelli sopra il 12° hanno spessori che variano da 26 cm a 32
cm, con una media di 29.0
cm. La media generale è
di 28.75 cm,
che, fatte le debite approssimazioni, equivale a 2/3 di 43.37 cm
(precisamente a 28.75 x 3/2 = 43.125 cm).12
Note e riferimenti bibliografici
1
Nell’angolo sud-est del perimetro esterno della chiesa dedicata
alla Santa è incastonato un concio isodomo di basalto, che reca una
particolare scanalatura. Di certo il concio fu tratto dal sito del
pozzo, ma di certo non faceva parte del tempio aereo ma sicuramente
di una qualche suppellettile legata al convogliamento rituale
dell’acqua o altro liquido.
2
Nella prima parte dell'articolo sul pozzo sacro di Santa Cristina
ipotizzai la presenza di un tempietto aereo per salvare, per così
dire, la tesi di Arnold Lebeuf sul carattere lunare del pozzo. In
sostanza l'ipotetico tempietto copriva il recinto interno circolare
in corrispondenza dei sedili, ma lasciava la possibilità alla luce
lunare e solare di entrare dell'oculo della tholos.
3
Ercole Contu e Riccardo Cicilloni “Nuove considerazioni sulle
ipotesi ricostruttive dei pozzi sacri nuragici" in
https://www.academia.edu/33688199/PAGLIETTI_G._PORCEDDA_F._DORO_L._eds._2017._Notizie_and_Scavi_della_Sardegna_Nuragica._Abstract_book._Poster
https://www.academia.edu/33688199/PAGLIETTI_G._PORCEDDA_F._DORO_L._eds._2017._Notizie_and_Scavi_della_Sardegna_Nuragica._Abstract_book._Poster
4
La Dott. Lavinia Foddai, che ha studiato l'insediamento di Paule
S’Ittiri, scrive: “Situato nella piana del Riu Mannu –
cornice ambientale del sistema insediativo che verte sui nuraghi
Santu Antine di Torralba e Oes di Giave – il complesso nuragico
di Paule S’Ittiri si distingue per la presenza di un’area
cultuale unica nel suo genere e, per questo, di notevole interesse.
Il sito comprende i resti di un esteso abitato e di un recinto che
racchiude alcune strutture accomunate dal rigido riproporsi di un
modulo architettonico costante tanto nella stesura in pianta
quanto nelle dimensioni e nell’orientamento, esito di un
progetto unitario. Si tratta di quattro edifici – tre dei quali
inglobati nel perimetro del témenos mentre il quarto se ne
discosta per rispettare l’orientamento – costituiti da un
ambiente circolare con seduta perimetrale preceduto da un
breve atrio trapezoidale. La planimetria richiama lo
schema di edifici sacri (Sos Nurattolos-Alà dei Sardi,
Janna ’e Pruna-Irgoli, Sa Carcaredda-Villagrande Strisaili,
Sirilò-Orgosolo, “Capanna del capo” di Santa Vittoria-Serri, Su
Monte-Sorradile, Serra Niedda-Sorso) che imitano i templi connessi
al culto delle acque (pozzi e fonti sacre) sebbene privi di elementi
ipogei e di strutture di adduzione idrica.” (mio il
sottolineato ndr). Tratto dalla rivista: Layers archeologia,
territorio, contesti – supplemento al n° 2-2017 - Notizie e scavi
della Sardegna nuragica - Lavinai Foddai - Il complesso nuragico di
Paule S’Ittiri (Torralba, Sassari). Note preliminari pag. 60-62.
5
La data del 21 aprile è documentata per la prima volta in un saggio
dell’arch. Borut Juvanech che studiò il pozzo di Sant’Anastasia
di Sardara. La seconda è documentata, in modo del tutto
indipendente, dal sottoscritto nella cosiddetta “postierla” di
Murru mannu in Tharros.
6
Per “quadro preparatorio” intendo un progetto in senso lato,
ossia un qualche mezzo, anche mnemonico per certe fasi, tale da
prevedere e rendere efficace l'intento costruttivo.
7
S. Angei 2017 Giorrè tra geometria e astronomia su Maimoniblog
http://maimoniblog.blogspot.com/2017/11/giorre-tra-geometria-e-astronomia.html
8 Le guide archeologiche in genere dicono e scrivono che i gradini della scalinata sono 25. Ma ciò è falso in quanto il gradino è definibile quale “elemento architettonico atto al superamento di un dislivello”. In ragione di ciò, nel caso limite di un solo gradino atto al superamento di detto dislivello, si ha una alzata e una pedata che corrisponde, quest'ultima, col piano superiore. In ragione di ciò, il piano inferiore non fa parte del “gradino”. Sulla base di questa spiegazione, contiamo dal piano che contiene il bordo del bacile, che non fa parte della scalinata, 24 alzate e 24 pedate.
9 Si noti che nella sua accezione simbolica possiamo considerare anello, anche il cerchio di fondo del bacile.
10 Le misure in blu sono ipotetiche ma verosimili e funzionali allo
studio.
11 A. Lebeuf, nel suo libro del 2011 “Il pozzo di Santa Cristina un osservatorio lunare - Edizione Tlilan Tlapalan“
misura in 43.25 cm lo spessore medio del 12° anello.
12 Solo per la cronaca: quando mi apprestai a misurare l’altezza del
pozzo, ottenni la misura di 688 cm; fatto
sta che non potendo accedere al bacile lustrale per verificare la
presenza o meno di sedimenti nel fondo, la misura potrebbe essere
leggermente maggiore rispetto a quella rilevata, dell’ordine di 1 o
2 centimetri. La qual cosa andrebbe a tutto vantaggio della
"precisione maniacale” che contraddistingue l’operato del geometra. Infatti se aggiungessimo 2 cm alla misura otterremo: 690
cm/24 = 28.75 cm x 3/2 = 43.125 cm. In ogni caso le differenze sono
tanto esigue: dell’ordine del millimetro, che non vale la pena di
spaccare il capello in quattro.
OK. Certo, 24 alzate e 24 pedate. Del resto non era possibile che fosse presente una anomalia tanto vistosa con l'interruzione dell'armonia numerologica che porta, con il 12 delle lastre a piattabanda, al numero sessanta. Un numero, da quello che so, assai significativo dal punto di vista della 'religio'non solo nuragica. Non solo, assai significativo per la 'lettura' in sintesi del 'documento' solare e lunare assieme. Ma sono sicuro che su di ciò avrai riflettuto. Un monumento così sofisticato come quello chi ci stai descrivendo difficilmente può prescindere dal 'senso' che possono dare 'certi numeri'.
RispondiEliminaHo riflettuto a lungo ma è meglio non sbilanciarsi nell'individuare numerologie che conducono lontano, forse troppo. Il numero 60 di certo, come Lei dice, possiamo individuarlo facilmente nei 24 cerchi della tholos + 24 gradini della scalinata + altri 12 gradini della copertura; ma quale significato dargli dal punto di vista simbolico fuori dalla cabala, l'esoterismo e i significati terreni e ultraterreni imposti dalle religioni sotto l'alibi della fede, è cosa ardua. Così non è per il numero 3, il 9, il 12 e il 24, per i quali è possibile individuare una connotazione ben precisa. Alcuni tra i numeri appena elencati hanno la loro origine in ambito geometrico e astronomico, altri solo astronomico o geometrico. Per tanto questi numeri verosimilmente vengono individuati nell'ambito delle scienze esatte e solo in seguito saranno acquisiti in ambito antropologico attraverso il simbolismo legato al culto del sole. Ma è ancora presto per parlarne.
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