lunedì 4 settembre 2017

Il pozzo sacro di Sant'Anastasia di Sardara

Ovvero, finiamo il lavoro lasciato a metà...
 di Sandro Angei


   L'architetto Borut Juvanec, che ha studiato il pozzo di Sant'Anastasia di Sardara[1], ha il merito di aver individuato in quel monumento un fantasmagorico spettacolo luminoso composto da luci riflesse e luci dirette. Un gioco di luci che ha dell'incredibile, data l'epoca di costruzione del monumento.
   Lo studioso, tra l'altro, ha accostato il nome del monumento “Anastasìa” al significato del nome stesso, che di certo esplica la natura e la funzione della ierofania che nel pozzo si manifestava.
     Ha, inoltre, individuato due date: 21 di aprile e 21 di agosto, che in modo del tutto autonomo anch'io ho rilevato nella postierla (Porta del sole) di Murru mannu in Tharros (22 aprile e 20 agosto)[2].

    Qui finisce lo studio dell'arch. Juvanec... e inizia il mio.

   A parte l'eccellente studio dell'architetto Juvanec, mi domando come sarebbe stato possibile evidenziare la luce riflessa dal bacile lustrale che, attraversando il foro apicale della tholos, fuggiva via disperdendosi nello spazio (Fig.1), tanto che  non sarebbe stato possibile in alcun modo vedere alcunché senza una superficie su cui proiettarla.

Fig. 1

   Non avendo alcun dubbio sulla competenza dello studioso e fiducioso nella sua felice intuizione, ho voluto studiare il monumento e ciò che di esso fu scritto dall'emerito archeologo Antonio Taramelli, che in Scavi e scoperte Vol. 3°, descrisse in modo particolareggiato il pozzo sacro e vi pubblicò pianta e sezione verosimili; benché abbia avvallato una ricostruzione “fantasiosa”, ad opera del suo disegnatore di fiducia F. Giarrizzo, della parte mancante del monumento.[3]
   Ricostruzione che comunque si rivela preziosa se ben utilizzata.


Fig. 2 –  Pianta e sezione del pozzo di Sant'Anastasia di Sardara
tratta da  A. Taramelli - Scavi e scoperte Vol. 3° - Delfino Editore


Fig. 3 – ipotetica ricostruzione da parte di F. Giarrizzo
tratta da  A. Taramelli - Scavi e scoperte Vol. 3° - Delfino Editore

   La ricostruzione del Giarrizzo, mi ha dato modo di sviluppare una variante forse più attendibile della sua, della parte aerea del pozzo sacro.
   Di certo l'edificio superiore da me ipotizzato (una sorta di scatolone: linea blu di Fig. 4) è strettamente tecnico e privo di qualsivoglia coerenza con quello che doveva essere il monumento originale; ma esso mi serve per spiegare in modo puntuale ciò che verosimilmente accadeva il 21 di aprile in quel tempio.
   Come si può vedere nella Fig.4 il fascio luminoso che entrava dalla scalinata[4], riflesso dall'acqua del pozzo sacro, attraversava l'oculo posto in sommità della tholos per proiettarsi, infine, sulla parete (o forse il soffitto oppure la tholos) della costruzione  superiore. Nello stesso istante il sole, attraverso l'ipotetico ingresso dell'edificio superiore e il medesimo oculo della tholos, proiettava il pennello di luce diretta nel bacile; creando di fatto una tripla ierofania.[5]


Fig. 4 – Ricostruzione della ierofania sulla base dei disegni pubblicati dal Taramelli



   In ragione di questa ricostruzione, il disegno di F. Giarrizzo (Fig.3) è privo di coerenza con la reale funzione dell'edificio superiore, non potendo l'oculo della copertura lì ipotizzata, essere sulla verticale dell'orifizio della tholos sottostante.
   Non di meno, la restituzione grafica dello stesso Giarrizzo, basata sui rilievi in loco (Fig.2), concorda con quanto scoperto dall'arch. B. Juvanec.

   Con questo breve articolo spero di aver dato un contributo alla comprensione del rito che si svolgeva nel pozzo sacro.
   Ho cercato di spiegare quale fosse la percezione di un osservatore che, posto in un particolare punto davanti al tempio, poteva vedere la doppia proiezione della luce diretta del sole nel bacile lustrale e contemporaneamente, la proiezione della luce riflessa dallo stesso bacile, nell’ipotetico edificio superiore. 





[1] Da: https://www.researchgate.net/publication/309424448_Sacred_well_Sant'Anastasia_Sardinia_Pozzo_Sacro_Sant'Anastasia_Sardegna/link/5a945bc9a6fdccecff07166e/download - Borut Juvanec -  Sacred well Sant’Anastasia, Sardinia (Pozzo Sacro Sant’Anastasia, Sardegna).

[2]  http://maimoniblog.blogspot.it/2016/02/sincretismo-religioso-tra-nuragico-e.html - S. Angei - Sincretismo religioso tra nuragico e romano – 21/02/2016 - Maymoniblog.

[3] La ricostruzione, sebbene fantasiosa, è sicuramente basata su direttive dello stesso Taramelli, che  a sua volta si è basato sui reperti ritrovati in situ. Si noti la poca familiarità del Giarrizzo con le nozioni di statica; infatti la copertura dell'edificio superiore descritta dal disegnatore non poteva reggersi in alcun modo.

[4] Il fascio che veniva proiettato sulla superficie dell'acqua era costretto dallo spigolo inferiore della piattabanda superiore che copre la scalinata e dallo spigolo dell'ultimo gradino della scalinata stessa; elementi architettonici distanti tra loro alcuni metri; la stesso principio che fu usato nella ierofania della Porta del sole di Murru mannu in Tharros (vedi nota 2).

[5] L’inclinazione dei raggi solari: 62°22’, è quella del sole ad un azimut di 182°18’ il 21 di aprile. Azimut  che corrisponde all’asse della scalinata.

3 commenti:

  1. Penso che Borut Juvanec meriti, al pari di Arnold Lebeuf, la cittadinanza onoraria da parte del Comune di Sardara; quello di Paulilatino ha insignito lo studioso della pregiata onorificenza, per il notevole contributo che egli ha dato alla notorietà a livello mondiale del pozzo di Santa Cristina; benché in quel monumento nulla di eclatante possa vedere il normale turista, che attirato dalla curiosità vuole vedere “l'osservatorio” in quell'oretta dedicata alla visita del sito archeologico. E' come dire che io, turista per caso, visito un radiotelescopio, non tanto per vedere le stelle ma per vedere il grande strumento.
    In quel di Sardara la lungimiranza avrebbe dovuto condurre l'amministrazione comunale a promuovere un progetto mirante alla ripetizione del fenomeno luminoso il 21 di aprile e il 21 di agosto. Come?!
    Basta poco, anzi pochissimo per rendere fruibile uno spettacolo di tal genere al turista appassionato, che non avrebbe neanche bisogno di programmare le ferie fuori periodo (a cavallo del 21 aprile), visto che lo spettacolo si ripete il 21 di agosto. In Sardara, a differenza del sito di Paulilatino, il turista non andrebbe a vedere “lo strumento” ma la manifestazione luminosa.
    Dicevo che basta poco per realizzare lo spettacolo. Basta un bacile d'acqua posto sopra un ripiano installato alla giusta quota altimetrica dentro il pozzo e una installazione provvisoria sopra la tholos per riprodurre la parte aerea del monumento e creare la necessaria ombra per osservare, verso le 13:30, il pennello di luce riflesso dall'acqua.
    Pochi minuti di spettacolo... carichi di pathos per il turista... e applauso finale.

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  2. Che bello sarebbe se le amministrazioni o la giunta regionale stessa si decidessero di puntare sul museo all'aria aperta Sardegna,altro che Furtei,,Mortovesme,Quirra e tutte le altre fabbriche di veleni.......su casu è serrau......

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  3. Concordo con Thor,possibile che la Sardegna sia conosciuta solo per il suo mare e non per la valutazione delle nostre innumerevoli ricchezze archeologiche!Mia figlia, a luglio, è riuscita ad andare a Tiscali,impresa difficile a causa della scarsa segnalazione e così per tante altre opere d'arte.Prima o poi qualcuno degli addetti,si sveglierà e provvederà?!!?

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