Ipotetica ricostruzione di un mòdano
di Sandro Angei
Abbiamo
individuato l'unità di misura "sa stiba", non ultima delle ennesime peculiarità
di questo formidabile pozzo1.
Ne abbiamo scoperta un’altra, dettata sicuramente dal “caso
astronomico”2 che, con ogni probabilità, fu utilizzata
per realizzare un “mòdano"3
da costruzione.
Tengo a precisare che, per quanto spiegato in nota
(3) che,
quando useremo il termine “mòdano” lo faremo consci del fatto
che la sua reale esistenza e nelle forme da noi descritte, è
ipotetica. Sarà il lettore a giudicare secondo il suo pensiero e le
sue competenze tecniche e scientifiche, se l'ipotesi avanzata sia
verosimile oppure da rigettare.
Per quanto riguarda la materiale realizzazione dell'attrezzo, ci sembra superfluo descrivere un metodo che sicuramente era conosciuto in antico (vedi in nota 8 l'immagine di un muratore egizio intento a verificare la verticalità di un muro con una squadra), secondo una procedura che fa uso del compasso e già descritta in altri contesti.
Per quanto riguarda la materiale realizzazione dell'attrezzo, ci sembra superfluo descrivere un metodo che sicuramente era conosciuto in antico (vedi in nota 8 l'immagine di un muratore egizio intento a verificare la verticalità di un muro con una squadra), secondo una procedura che fa uso del compasso e già descritta in altri contesti.
La descrizione che seguirà è
frutto di un lungo processo di individuazione del metodo costruttivo,
per tanto quello che fu l’intento edificatorio di quegli architetti
è stato scoperto solo alla fine dello studio, percorrendo quasi un
sentiero a ritroso, dove quel che si scopre alla fine è l’origine
della lunga strada. Nel rigore della spiegazione che seguirà
possiamo affermare che, con molta probabilità, fu realizzato un
mòdano che riportava, quale strumento di misura, l’inclinazione
dei raggi solari ai solstizi, agli equinozi e l'inclinazione minima
dei raggi solari al 20-214
di aprile secondo un sistema dettato dalla meccanica celeste, che in
terra si traduce in geometria e matematica.
Elaborando i dati in nostro possesso
scopriamo una ben precisa relazione angolare nell'inclinazione dei
raggi solari all'azimut di 153°08'; angolo quest'ultimo che
individua la direzione azimutale dell'asse della scalinata di discesa
al pozzo sacro.
In sostanza abbiamo scoperto per
l'anno 1000 a.C.5
un ventaglio angolare compreso tra 153° e 155° entro il quale la
misura in orizzontale dell'ombra proiettata da una pertica verticale
al solstizio d'estate è pari ad 1/3 di quella proiettata agli
equinozi, mentre è pari ad 1/8 di quella proiettata al solstizio
d'inverno6.
Nella tabella di Fig.4 possiamo
osservare gli scarti esistenti tra altezza astronomica dei raggi
solari nelle date indicate, rispetto alla inclinazione secondo una
costruzione geometrica basata su quei precisi rapporti matematici
(1/3 e 1/8) legati ad una generica unità di misura (stiba).
Notiamo in particolare per l'azimut di 154° una corrispondenza
stringente tra le due serie di dati. Gli scarti rimangono ancora
estremamente bassi per gli azimut di 153° e 155°, mentre, man mano
che ci si allontana da questi valori, cresce il divario al solstizio
d'inverno. Lo scarto angolare relativo alla data del 20-21 aprile,
man mano che procede verso il mezzogiorno (180°) si riduce fino allo
scarto minimo di 0°45'.
La tabella, in definitiva, evidenzia
una sostanziale regolarità nel rapporto angolare in tutte le date,
tranne al solstizio d'inverno, che risulta coerente al dato
geometrico solo nel range tra 153° e 155° con una assoluta coerenza
all'azimut di 154°.
Questi rapporti geometrici, come
vedremo, furono sfruttati per la realizzazione di un mòdano che poi
fu utilizzato per la edificazione del pozzo sacro secondo quei
precisi rapporti matematici dettati dalla meccanica celeste.
Nella Fig. 5 possiamo osservare
questi rapporti numerici nella costruzione puramente geometrica degli
eventi solstiziali ed equinoziali descritti.
In sostanza
il cateto AB individua una pertica perfettamente verticale infissa al suolo; mentre il cateto AF individua il piano orizzontale di
proiezione delle ombre. Abbiamo calcolato per un azimut di 153°08'
la lunghezza dell'ombra all'equinozio di primavera (cateto AE) per
l'anno 1000 a.C., nonché quelle relative alle direzioni dei raggi
solari per i solstizi e per il 20-21 di aprile, constatando che,
dividendo in 16 parti uguali il cateto AF, con buona approssimazione,
queste individuavano delle ombre lunghe rispettivamente: 2 parti per
il solstizio d'estate (AC), 4 parti per il 20-21 di aprile (AD), 6
parti per gli equinozi e, ovviamente, 16 parti per il solstizio
d'inverno (AF).
La
costruzione puramente geometrica basata su multipli della stiba:
2, 4, 6, 16, mette in evidenza la sconcertate coincidenza tra gli
angoli in C,
in D, in E e in F con i rispettivi angoli di inclinazione, al 21 di
giugno e 21 di dicembre del 1000 a.C.
Riportiamo
di seguito una tabella comparativa per l'azimut di 153°08'
prendendo quale riferimento il dato dell'equinozio:
- 21 dicembre astronomico 21°15' geometrico 21°25' differenza +0°10'
- 20 marzo astronomico 46°17' geometrico 46°17' differenza +0°00'
- 20 aprile astronomico 58°39' geometrico 57°29' differenza -1°10'
- 21 giugno astronomico 72°11' geometrico 72°19' differenza +0°08'
Secondo
questa scala di valori il dato di aprile è anomalo e non soddisfa le
nostre aspettative geometriche;
Analizzando però la tabella di Fig. 4 ci rendiamo conto che il dato
astronomico, nel range compreso tra 153° e 157° tende verso angoli
di inclinazione compresi tra 58°11' e 59°22'; angoli entro i quali
si manifesta la ierofania luminosa, che abbiamo riscontrato nella
tabella dell'articolo
http://maimoniblog.blogspot.com/2018/10/ierofanie-nel-pozzo-di-santa-cristina.html,
Lo
scarto angolare relativo al 20-21 aprile (1°10')
ha la sua motivazione nell'utilizzo di quel dato in quello che, come
vedremo più avanti, sarà il mòdano da costruzione vero e proprio,
che serviva ad individuare un punto esatto della tholos, ossia la
base di appoggio del 12° anello.7
In ragione di ciò,
se rapportiamo le inclinazioni geometriche relative al solstizio
d'estate e al 20-21 di aprile (vedi tabella comparativa su esposta)
con la posizione degli elementi del pozzo sacro possiamo individuare
le coincidenze evidenziate nella figura 6.
Fig. 6
In sostanza trasportando le rette
inclinate BC (rosso) e BD (blu) riflessa di figura 5 nel pozzo sacro (Fig.6)
possiamo notare che la linea rossa e quella blu si incontrano alla
base del 12° anello. Per tanto quella differenza angolare di 1°10'
che riscontriamo il 20 di aprile tra inclinazione geometrica del
mòdano e inclinazione astronomica dei raggi solari è del tutto
coerente con la volontà di quelle antiche genti di realizzare il
monumento secondo specifici dati astronomici e geometrici in modo tale che la ierofania si manifestasse all'interno del 12° anello.
***
I dati appena esposti denotano una
perfezione angolare che difficilmente possiamo attribuire al caso in
quanto, benché i rapporti geometrici siano una conseguenza della
meccanica celeste, che è un dato del tutto naturale, che doveva
essere solo scoperto da quelle genti, il riscontro puntuale di azimut
elaborati “a tavolino” dimostrano un utilizzo ai fini pratici di
quei rapporti geometrici e numerici, con la semplice memorizzazione
di numeri: 2, 4, 6, 16 (vedremo in seguito che non sono propriamente
questi i numeri significativi da memorizzare).
***
La dimostrazione sopra esposta di per se ha
valenza puramente simbolica, ma poca valenza pratica se non
dimostrassimo l'efficacia di questa straordinaria coincidenza.
Fig. 7
Trasportando
i segmenti DB, EB, FB (costruiti nel triangolo ABF) all'interno del
triangolo ABC (vedi Fig. 7) e facendo coincidere i vertici D, E, F
col vertice C di detto triangolo, otteniamo un mòdano (di fatto una
squadra da muratore8)
che opportunamente marcato, registra le inclinazioni degli eventi
astronomici. La trasposizione dei dati significativi non necessita
del trasporto materiale di alcuna linea dal triangolo
A al triangolo B;
basta suddividere il cateto AB in 24 parti uguali tali che i 3/24
corrispondono al solstizio d'inverno, gli 8/24 corrispondono agli
equinozi, i 12/24 corrispondono al 20 di aprile, i 24/24 al solstizio
d'estate.9
In sostanza, una volta stabilita questa stupefacente corrispondenza
geometrico-matematica con gli eventi astronomici significativi, non
era più necessario ricorrere alle ombre del sole per stabilire
l’inclinazione dei raggi solari nelle 5 ricorrenze calendariali.
Come abbiamo già detto, per
l'individuazione dei dati caratteristici sul mòdano abbiamo operato
una suddivisione del cateto AB in 24 parti. Vediamo perché.
***
Per
la costruzione del triangolo di Fig. 5 siamo partiti da una
suddivisione in 16 parti, che corrisponde al numero di stibe
rilevate nel pozzo
sacro; dato, questo, desunto da un calcolo che, benché possa ai
nostri occhi essere elementare: – divisione di una lunghezza
rapportata ad una unità di misura – di fatto non è intuitivo ma è
il risultato di uno sforzo intellettivo e matematico per rilevare un
dato “nascosto”: il numero 16 appunto. Secondo
questa base di calcolo: 16, abbiamo individuato un preciso rapporto
numerico proporzionale che lega tra loro le lunghezze in orizzontale delle
ombre del sole.
Vedremo tra poco che questo numero -
il 16 - non ha, però, alcuna valenza dal punto di vista pratico
allorché ci accingiamo a predisporre lo strumento di misura –
mòdano - da utilizzare nella costruzione del pozzo sacro. Infatti
dovessimo operare la suddivisione del cateto AB del triangolo ABC in
16 parti non otterremmo il risultato sperato.
L'immagine di Fig. 8 dimostra invece
che la suddivisione in 24 parti soddisfa l'assunto, ed è l'unico
numero (a prescindere dai suoi multipli) capace di contenere tutti i
dati assunti. Se
infatti, avessi diviso il cateto AB in 16 parti non avrei individuato
la posizione degli equinozi che è contraddistinta dal rapporto 8/24,
frazione non rapportabile in base 16. Lo stesso vale per i rapporti
in base 8 e in base 12 e, in linea generale, per tutti i numeri
utilizzabili.
Una
disquisizione sul numero 24
Il
numero 24, individuato quale base di calcolo dei giorni significativi
dell'anno, ha riscontro nei particolari architettonici essenziali
del pozzo: 24 cerchi nella tholos e 24 gradini della scalinata; e
quello che possiamo definire il suo sottomultiplo, ha riscontro nelle
12 piattabande di copertura della scala, e nel 12° anello di spessore anomalo.
Tutto ciò è dovuto a semplice coincidenza oppure è
il risultato di un intendimento preordinato teso all'enfatizzazione
di quel numero? Un numero, il 24, che possiamo recepire quale numero
“ unico e privilegiato” in questo particolare contesto, e in
quanto tale ritenuto probabilmente, agli occhi di quelle genti,
ispirato dalla divinità.
***
Un
po' di numerologia
Fino a poco tempo fa il Prof. Sanna riteneva che la luce
fosse associata, in ambito nuragico, al numero 12. Di recente, sulla
base degli studi in ambito etrusco da lui condotti, ha manifestato
l'idea che numerologicamente la luce sia associata al numero 310.
Occorre a questo punto approfondire il significato
logografico legato a questi numeri: 3, 12, 24. Numeri il 12 e il 24
che comunque pensiamo siano associati ancora all'idea della luce, ma
alla luce nel suo movimento a più ampio respiro: per così dire,
come lo stesso Prof. Sanna ci spiega.
Il
numero 3
Il numero 3 sarebbe dettato dal sorgere, muoversi in
cielo e tramontare del sole e della luna, ma più in generale dal
movimento giornaliero di tutti gli astri del firmamento, perché
tutti gli oggetti celesti condividono queste tre fasi. Per tanto la
luce in questa accezione possiamo intenderla quale luce nella sua
essenza di radiazione luminosa che pervade l'universo, e in perenne
movimento, sorge, attraversa il cielo e tramonta di giorno (il sole e
a volte la luna) e di notte (la luna, gli altri pianeti e le stelle).
Il
numero 12
Il 12 è legato alle cadenze mensili e annuali dei due
astri che determinano con la loro presenza le fasi della vita sulla
terra. Per tanto potremmo pensare che la divinità ineffabile – il
3 – “L'amor che move il sole e l'altre stelle”, agisca
sull'uomo attraverso il 12 solare e il 12 lunare.
Pensiamo per un attimo come si potrebbe scandirebbe il
tempo sulla Terra senza la luna. Vedremmo il trascorrere del tempo
scandito dalle quattro stagioni solari secondo le cadenze dettate da
solstizi ed equinozi; non avremmo alcun riferimento in base 12.
Viceversa, pensiamo per assurdo alla Terra con la sua
luna ma senza il sole; e in sostituzione del sole pensiamo ad una
ideale luce proveniente da un punto esterno al nostro sistema, tale
che illumini il nostro satellite e la Terra stessa. Vedremmo la luna
secondo il suo moto mensile della durata di 28 giorni terrestri,
scandito dalle fasi lunari dovute a quell'ideale luce. Qualcuno
potrebbe domandare quanti siano i mesi. Ma sarebbe del tutto illogica
la domanda, perché i mesi benché siano di natura lunare sono
rapportati al movimento del sole; perché sono i mesi lunari a
scandire l'anno solare. Ecco che qui si fa chiara l'idea di “luce”
rapportata al numero 12, e si capisce il significato di quella
esclamazione sarda: “su santu doxi!” ossia “il santo
dodici!”, invocazione che tira in ballo il dio luminoso, quello che
muove il sole e la luna in quei 12 periodi, che sono e del sole e
della luna assieme. Sono inscindibili e l'uno non può far a meno
dell'altra; perché come abbiamo visto nell'ipotesi per assurdo, se
manca o l'uno o l'altra, viene a mancare il significato del 12. Ecco
che il dodici acquista il significato di luce solare (12 solare) e
luce lunare (12 lunare). E se vogliamo comprenderli entrambi,
possiamo dire che 24 è luce solare e lunare assieme!
Il
numero 24
L'affermazione ovviamente è tendenziosa. Il
motivo lo intravediamo in quel 24 ostentato nel numero di
anelli della tholos del pozzo sacro e nel numero di gradini della
scalinata, anch'essi 24. Un numero, il 24, che ritroviamo in modo
tanto inaspettato nella suddivisione precisissima del mòdano che
registra gli eventi luminosi solo ed esclusivamente sulla base di
quel numero (vedi Fig. 8). Un numero, il 24, che in modo prepotente si
impone (lo vedremo nel 10° capitolo) nella suddivisione
dell'arco di cerchio che partendo dal nord geografico arriva
all'orientamento della scalinata del pozzo; e anche lì si registrano
gli eventi solstiziali ed equinoziali solo ed esclusivamente sulla
base di quel numero. Solo una coincidenza? Benedetta coincidenza; e
ben venga se è dettata dalla meccanica celeste!
***
1
Vedi
https://maimoniblog.blogspot.com/2018/10/21-aprile-al-pozzo-sacro-di-santa.html?showComment=1538987489849#c294099627417392557
2
Possiamo definire “caso astronomico” quel dato imposto dalla
meccanica celeste che per puro caso coincide con un dato che la
natura invita a rimarcare (21 di aprile) per le esigenze
umane. In sostanza se per ipotesi la natura avesse voluto che la
spiga del grano maturasse, benché ancora verde, il 21 di maggio, di
certo non potevamo individuare un angolo tale da incrociare il
cateto maggiore del triangolo rettangolo nella sua parte mediana
come accade il 21 di aprile.
3
L'esistenza di questo mòdano da costruzione è ipotetica, in quanto
nessun reperto prova la sua reale esistenza. Pensiamo però che sia
verosimile che un arnese come quello che andremo a descrivere nel
prosieguo dello studio possa essere realmente esistito, perché esso
era funzionale e indispensabile alla costruzione del pozzo sacro. Il
pozzo è talmente complesso che sicuramente richiese l'uso continuo
di un mòdano particolare, alla stregua del filo a piombo che deve
essere usato ogniqualvolta si ha necessità di erigere un muro
perfettamente verticale; oppure un archipendolo per verificare
l'orizzontalità di un qualche elemento o una superficie.
4
La data del “21 di aprile” potrebbe essere legata a quella
dell'equinozio di primavera, per tanto quando l'equinozio cade il
20 di marzo anche la data di aprile avveniva di conseguenza il giorno 20.
Nel caso particolare dell'anno 1000 a.C. l'equinozio avvenne il 20
di marzo.
5
Col passare del tempo la coincidenza riscontrata nel 1000 a.C. per
Santa Cristina, ma in generale per tutta la Sardegna, vale al giorno
d'oggi per un osservatore che si trova alla latitudine di Palermo.
6
I valori sono precisi per un azimut di 154° e per un range che va
da un minimo di 153° ad un massimo di 155°. Oltre questi limiti i
valori relativi al solstizio d'inverno tendono a discostarsi
progressivamente fino ad arrivare a differenze superiori ai 2° per
azimut di 145° e 180°, come si evince dalla tabella allegata.
7 Il
mòdano serviva ad individuare la posizione altimetrica della base
del 12° anello e non la ierofania di per se. Lo stesso valeva per
la direzione inclinata del raggio solare al solstizio d'estate, che
di fatto, dovendo illuminare l'intero spessore del 12° anello,
contestualmente individuava la base di appoggio del medesimo.
8
La squadra era conosciuta già nell'antico Egitto, vi sono esempi
del suo utilizzo nelle scene che descrivono operai al lavoro. Alcune
di queste squadre sono custodite presso i musei egizi.
9
Di certo questo dato se verrà appurato nella sua esattezza in altri
monumenti di certo sconvolge di fatto il paradigma che vede solo
“barabarie” nella civiltà nuragica.
10
G. Sanna 2019
http://maimoniblog.blogspot.com/2019/03/santadi-pirosu-su-benatzu-il-pugnaletto.html
su Maimoni blog.
11
Una verifica mette in evidenza che l'azimut di 153° non fu scelto a
caso, ma era quello per cui le misure delle ombre nei momenti
cruciali dell'anno nuragico erano in perfetto accordo dimensionale.
12
Si noti che la regola vale in generale per tutta la Sardegna,
infatti spostandoci all'altezza di Cagliari e di Sassari otteniamo i
seguenti valori:
21/12
Santa Cristina 21°14’ Cagliari 22°00' Sassari 20°33'
21/03
Santa Cristina 46°01’ Cagliari 47°07' Sassari 45°35'
20/04
Santa Cristina 57°15’ Cagliari 58°01' Sassari 56°26'
21/06
Santa Cristina 72°10’ Cagliari 73°05' Sassari 71°27'
La
verifica rispetto al tipo geometrico impostato per Cagliari su
73°05' e per Sassari su 71°27' restituisce valori che si
discostano di poco da quelli astronomici per la data del 1000 a.C..
Una verifica all'attualità mette in evidenza scostamenti non
superiori a 1°40' per Sassari impostando il tipo geometrico su
71°03' al 21 giugno e di 0°53' per Cagliari impostando il tipo
geometrico su 72°25'.
Già. 'il sole detta le regole'. Penso che sia così, perché lo dimostri ad abundantiam. Ma il tre, il 12 e il 24 sono 'anche' numeri lunari. Un'indagine astronomico -numerologica applicata al manufatto, non potrebbe portare ad un maggiore coinvolgimento dell'astro lunare e, se si vuole, ad un 'equilibrio' circa il rapporto celeste sole -luna? Se c'è un aspetto che mi pare molto chiaro nella 'religio' nuragica è quello dell'androginia: il dio è MF e la stessa scrittura con le due lettere ideografiche 'I' e 'V' rovesciata, cioè YH, lo dimostra. Di conseguenza anche il monumento (che secondo me riporta la simbologia sessuale MF) dovrebbe manifestare quell'equilibrio di importanza di cui sopra. A meno che non sia la 'inferiorità' della luce stessa,quella della luna rispetto al sole, a imporre di fatto la supremazia 'maschile'. Insomma sarebbe la logica stringente a suggerire il primato non l'ideologia.
RispondiEliminaIl mio studio, benché evada a volte nel simbolismo è fortemente radicato sul dato materiale composto di numeri ben precisi, palesati dal rapporto geometrico tra luce ed ombra in quei momenti chiave dell'anno solare. Sulla base di questi rapporti geometrici e matematici, a parer mio, la luna non ha alcun coinvolgimento o per lo meno elude quella che sembra essere la regola registrata nel mòdano.
RispondiEliminaNel prosieguo dell'articolo vedremo l'enfatizzazione del percorso solare nella costruzione del pozzo sacro e vedremo il perché dell'orientamento della scalinata in un tripudio di numeri. Numeri e mutuo rapporto tra sole e Terra non lasciano spazio alla luna, che in questo contesto risulta “corpo estraneo” che mal si adatta col suo moto “lunatico” a quell'ingranaggio perfetto.
Great bblog
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