Parte seconda
Fig. 7
di Sandro Angei
Vedi: parte prima
3.
- Pozzi sacri a confronto
Quando mi accinsi a studiare il pozzo sacro di Santa Cristina, trovai una metodologia
costruttiva di quel monumento basata sull'utilizzo di un'unità di
misura, “sa stiba”1,
di un mòdano2
polifunzionale (così lo definimmo) e di un metodo di orientamento
misto, di carattere astronomico-geometrico3. Insomma un criterio potenzialmente capace di “standardizzare” un
metodo costruttivo.
E' giunto il momento di verificare
questo “standard costruttivo”; e proprio il pozzo sacro di
Funtana coberta ci dà l'occasione di metterlo alla prova.
Abbiamo realizzato una sezione del
pozzo che grossomodo coincide con l'asse della scalinata4;
abbiamo, altresì, “preso” il mòdano e abbiamo
cercato di capire se ci fosse una qualche corrispondenza
architettonica legata a quello strumento.
- il mòdano è costituito sostanzialmente da un un triangolo rettangolo ABC costruito secondo il rapporto di 5 unità di base AC (per unità si intende una qualsiasi quantità lineare campione) e 16 unità in altezza AB. In un triangolo di tali misure l'inclinazione dell'ipotenusa BC è di 72°38'46”, che di fatto individuava l'inclinazione dei raggi solari al solstizio d'estate per l'azimut di 153°08' (asse scalinata di Santa Cristina).
- Una volta definito il cateto AB di 16 unità, lo si divide in 24 parti, tali che la 12° parte (mezzeria del cateto) definiva nel pozzo di Santa Cristina la quota di impostazione del 12° anello con un angolo di 57°59'41”, partendo da un punto ben preciso (il bordo del bacile), .
- La 8° parte, a partire dal basso, definiva gli equinozi con un angolo di 46°50'51”.
- la 6° parte, a partire dal basso, definiva l'inclinazione della scalinata con un angolo di 38°39'35”.
- la 3° parte, a partire sempre dal basso, definiva il solstizio d'inverno con un angolo di 21°48'05”.
Fig.
8
In sostanza, il modello
riportava dei rapporti numerici che esprimevano le manifestazioni della "divinità" solare in un dato momento, in un dato luogo e una data direzione
azimutale (il 1000 a.C. a Santa Cristina ad un azimut di 153°08' –
rapporti 24/24, 12/24, 8/24 e 3/24) ai quali “l'uomo” partecipava
tramite il rapporto numerico di 6/24, espressione della inclinazione della scalinata,
ossia quella via d'accesso che consentiva la comunione dell'uomo con la divinità.
Però quelli che a Santa
Cristina sono rapporti numerici legati in modo stringente al monumento (6/24 e 12/24) e al dato
astronomico lì rilevato (24/24 e 12/24), in altri contesti, e lo vedremo qui a
Funtana coberta, hanno diversa connotazione (tenuto conto del fatto che l'archeologia dà la costruzione del pozzo di Santa Cristina almeno 300 anni dopo quello di Funtana coberta)5, esprimendo, e solo in parte, quella numerica, con la quale poter manifestare in
forme e modi diversi la ierofania luminosa.
Ricordando il metodo di posizionamento del 12 anello nel pozzo di Santa Cristina, abbiamo operato allo stesso modo a Funtana coberta.
Ricordando il metodo di posizionamento del 12 anello nel pozzo di Santa Cristina, abbiamo operato allo stesso modo a Funtana coberta.
Infatti notiamo subito che ponendo lo spigolo acuto di base del mòdano (spigolo C di Fig. 8) sul bordo del pozzo artesiano (bordo
rivolto verso la scalinata Fig. 9), il prolungamento
dell'inclinazione relativa al rapporto di 8/24 (che a Santa Cristina
era collegato agli equinozi) corrisponde in maniera piuttosto precisa
alla quota di base del 12° anello (quello anomalo) della cupola
ogivale.
Questo dato di per se non è una prova, non avendo stabilito una
direzione di orientamento azimutale, ma sicuramente è un indizio di
ciò che stiamo cercando di sostenere. Per tanto ora è necessario
individuare una direzione ben precisa, e ripensando la metodologia
messa in atto a Santa Cristina, tenteremo di operare nel medesimo
modo, e in ragione di ciò mettiamo da parte l'indizio appena
individuato e ripartiamo daccapo, partendo dalla definizione
dell'orientamento della scalinata.
Fig.
9
4.
- L'orientamento del pozzo di Funtana coberta
Partiamo dall'assunto che tutta la
produzione nuragica (di qualsiasi natura essa sia) ha alla base un
principio identico per tutte le manifestazioni legate al divino; un “principio” in continuo “movimento”, ossia in
continua mutazione dei particolari; tanto che anche nella
edificazione dei pozzi sacri non esistono due edifici identici; però
tutti seguono l'unico “principio” di base legato alla ierofania
luminosa, lì dove questa si manifesta.6
Detto questo, andiamo ad esaminare
la ierofania luminosa che si manifestava a Funtana coberta; ma lo
faremo partendo non
dal dato calendariale, ormai ampiamente provato, del 21 di aprile, ma
dal metodo di impostazione del pozzo.
Quelle genti di sicuro, dopo aver
rintracciato la vena acquifera e scavato il pozzo artesiano, si
dedicarono alla costruzione del tempio individuando innanzi tutto
l'orientamento dei raggi solari che avrebbero reso visibile la
ierofania luminosa. Il metodo è basato su un principio
astronomico-geometrico che, tradotto in dato topografico, legittima
tutto il nostro assunto ipotizzato nel pozzo di Santa Cristina. In sostanza ripercorreremo le fasi temporali secondo le fasi esecutive e non, al contrario, partendo dal dato finale; ossia la ierofania luminosa.
Il metodo
Prendiamo in esame il cerchio
adimensionale7
utilizzato nel pozzo di Santa Cristina per individuare la
direzione dei raggi solari da usare nella ierofania e di conseguenza,
anche se in maniera più approssimativa, quella della scalinata.
Secondo il metodo descritto
nello studio del pozzo di Santa Cristina, individuiamo il nord
geografico, dedotto geometricamente col noto metodo delle ombre. Tracciamo tre archi di cerchio consecutivi sulla circonferenza adimensionale procedendo, però, in senso antiorario (per via che la scalinata di
Funtana coberta è rivolta a ovest). Il terzo arco (che chiamiamo “A”) individua la direzione del
sole al tramonto del solstizio d'estate8
(Fig. 10).
Tracciamo ora un nuovo raggio in
corrispondenza del punto “A”, lo dividiamo in 9 parti uguali9
e la nona parte la utilizziamo per tracciare sulla
circonferenza (partendo dal punto “A”), tanti archi fino ad
arrivare all'incirca alla direzione azimutale della scalinata di
Funtana coperta. Il punto individuato (che chiamiamo “B”)
corrisponde al decimo arco, che ha un azimut di 238°44'
(Fig.11).
Apriamo una parentesi per dire che,
nello studio relativo alla costruzione del pozzo di Santa Cristina
trovammo che il 10° arco in senso orario individuava sulla
circonferenza in modo estremamente preciso l'alba del solstizio
d'inverno; parimenti qui a Funtana coberta, il decimo
arco, procedendo in senso antiorario dal nord geografico, individua
l'azimut al tramonto del solstizio d'inverno (Fig.12). Anche in questo caso troviamo similitudine nel metodo costruttivo.
Fig. 12
Chiusa la parentesi, proseguiamo col
dire che ora abbiamo in possesso due dati fondamentali, un azimut di
238°44' che corrisponde
alla individuazione per via geometrica del tramonto al solstizio
d'inverno e una inclinazione, ricavata sempre per via
geometrica, dettata dal mòdano in quel rapporto di 8/24 che
corrisponde ad una inclinazione di 46°51'.
L'angolo di 46°51' di fatto
imposta la quota di posizionamento dei conci del 12° anello (lo abbiamo desunto in modo empirico nel 3° capitolo (vedi Fig. 9), per
tanto è l'angolo oltre il quale doveva manifestarsi la ierofania
luminosa in un dato momento dell'anno.
I dati appena rilasciati corrispondo alla posizione del sole in un momento ben preciso dell'anno.
I dati appena rilasciati corrispondo alla posizione del sole in un momento ben preciso dell'anno.
La data andremo a individuarla col
programma STELLARIUM, prima nell'anno attuale, in seguito nel periodo
presunto di costruzione di Funtana coberta: 1300 a.C..
Col programma STELLARIUM troviamo
che 31 giorni dopo l'equinozio di primavera: il giorno 20 di aprile
202010,
il sole ad un azimut di 238°44' raggiunge un'altezza 47°54'.
Tornando indietro al 1300 a.C., 31 giorni dopo l'equinozio di
primavera* (02 maggio per via della
precessione degli equinozi), scopriamo che per l'azimut di 238°44'
il sole aveva un'altezza di 47°28'. Il dato è in accordo quasi
perfetto col dato analitico. E non sorprenda la differenza angolare
tra 47°28' del raggio luminoso e quella di 46°51' che individua la
base del 12° anello (che comunque è di soli 0°37'), perché la differenza è funzionale alla
manifestazione ierfoanica che doveva avvenire all'interno dello
spessore del 12° anello, ossia tra 46°51' e 50°00' di
inclinazione.
Ricapitolando possiamo dire, con
ottima sicurezza, che il pozzo di Funtana coberta fu costruito nel
1300 a.C. per festeggiare la data del 20 aprile**
secondo un metodo standardizzato.
Tornando al nostro mòdano, col
quale abbiamo individuato la quota di impostazione del 12° (Fig. 9),
possiamo ora affermare con certezza che i rapporti
numerico-geometrici del mòdano di “Santa Cristina” ero
conosciuti già nel periodo di costruzione del pozzo di Funtana
coberta
* nel 1300 a.C.
l'equinozio di primavera si verificò il giorno 20 di marzo (per
effetto della precessione degli equinozi il programma STELLARIUM lo
calcola al 1° di aprile, ossia 12 giorni dopo), di conseguenza 31
giorni dopo si era al 20 di aprile (ossia 1° maggio nel 1300 a.C.).
**
Per il momento la data la fissiamo al 20 di aprile, che è la data
calcolata secondo i due parametri geometrici; più avanti vedremo che
la data reale può variare tra il 20 e il 21 di aprile.
Nel prossimo capitolo vedremo cosa effettivamente
succedeva all'interno del monumento nei vari periodi dell'anno.
Note e riferimenti bibliografici:
1 S.
Angei Maimoni Blog
http://maimoniblog.blogspot.com/2019/03/il-pozzo-di-santa-cristina-2-parte.html#more
3 S.
Angei Maimoni blog
http://maimoniblog.blogspot.com/2019/04/il-pozzo-di-santa-cristina-6-parte.html
4 Come
abbiamo già detto scalinata e centro del vano circolare non
giacciono sulla stessa linea.
5 In
buona sostanza stiamo asserendo che il metodo “Santa Cristina”
non fu "inventato" per realizzare quel pozzo, ma è il risultato di un
sapere risalente a secoli prima (chissà quanti), che nel pozzo
sacro di Santa Cristina ha visto un magistrale compendio di risorse
intellettuali nei vari campi del sapere.
6 I
principi basilari sono sempre nascosti perché, con ogni
probabilità, erano appannaggio divino, e per tanto venivano
paludati da innumerevoli varianti compositive (intendendo questo
termine nella sua accezione più vasta di costruzione di un
monumento o di un bronzetto o, come ha dimostrato il Prof. Sanna,
nella composizione della scrittura)
7 Per
cerchio adimensionale si intende una figura che non dipende da
alcuna unità di misura. Nello specifico del cerchio descritto
nell'articolo sulla costruzione del pozzo di Santa Cristina, il
fattore adimensionale si estende ai rapporti numerici, ossia numeri
puri, anch'essi slegati da ogni unità di misura. Per tanto il
metodo scoperto può essere usato costruendo un cerchio di raggio
qualunque.
8 A
Santa Cristina individuava, procedendo in senso orario, l'alba al
solstizio d'estate.
9 In
un prossimo studio individueremo l'esatto metodo
geometrico che determina in modo, direi, automatico la 9° parte del raggio in questione.
10 Si
è scelto l'anno 2020 perché è bisestile. Il dato è importante
perché i raggi solari variano nel quadriennio per quel dato azimut
di 0°21', con scarti in retrogradazione di 0°07' di anno in anno
che vengono recuperati tutti in una volta nell'anno bisestile.
E' tutto molto bello e interessante. E stimolante direi. Personalmente, dato il mio interessamento ad una certa numerologia, trovo intrigante la conferma dell'importanza del 12 (cioè della luce) nella scrittura monumentale nuragica. Mi sembra macroscopico che il 12 non alluda solo al sole ma anche alla luna. Solo che mi sembra di capire che nella macchina architettonica dei pozzi sacri la luna conta relativamente. Altro dato intrigante è quello dell'anastasis che precede quella di Santa Cristina di alcuni secoli (così mi sembra di aver capito). Su di essa mi sono fatto una domanda: il dato astronomico è chiaro ed è chiaro è il momento agrario della messi del 21 aprile. Ma quale è il motivo 'segreto', quello profondo, della luce del sole che si specchia e ...sale? Solo per indicare il dodici con il dodicesimo anello? Non credo. Ci deve essere dell'altro dietro quella 'apparenza' luminosa di riflesso. La luce di Dio che si fa vedere solo indirettamente, attraverso uno specchio perché è luce non visibile nella sua vera essenza, nella sua totalità?
RispondiEliminaLa risposta dal mio punto di vista antropologico (se posso usare un termine che di certo uso a volte con troppa disinvoltura, e di ciò potrei essere accusato dagli antropologi veri) è che quelle genti traevano, dalla interpretazione di un dato fenomeno fisico, un segnale. La riflessione della luce sulla superficie dell'acqua è il risultato di un connubio delle due essenze divine: acqua e luce, che unite elevano la parte spirituale e impalpabile della divinità, quella luce diffusa, imprendibile e impalpabile che turba alcuni dei nostri sensi, tanto che l'occhio può guardare la manifestazione lucifere indiretta ma non chi la emette se non all'alba o al tramonto; e la sente a fior di pelle in tutta la sua potenza calorifera, tanto da passare dalla carezza dei primi raggi dell'alba, al potente schiaffo del sole in meridiano.
RispondiEliminaLa manifestazione luminosa di riflessione dà l'idea della crescita e sviluppo dal basso verso l'alto, dalla terra al cielo.
Non so fino a che punto la Luna entri in questo meccanismo; di certo non dal punto di vista tecnico, motore di ierofania percettibile. Forse in modo più discreto vi entra, per la sua natura “femminile” di astro legato alle fasi di cadenza mensile della vita su questa Terra e per tanto, legate alla donna e all'acqua entro qui la vita viene creata e si sviluppa.
Manca di dire una cosa che è frutto di profonda elucubrazione dettata dal meccanismo che si ingenera nel pozzo di Santa Cristina; un meccanismo che fà la differenza tra quello e il pozzo di Funtana coberta per un dato essenziale, difficile da cogliere nel sua intima essenza, ma basilare per capire fino a che punto si spingeva la coscienza teosofica di quelle antiche genti.
Pensando al pozzo di Santa Cristina e all'uso dell'olio per placare l'increspatura dell'acqua il 21 di aprile, si riesce a dare risposta alla domanda: “Perché a Santa Cristina il pozzo è completamente interrato mentre a Funtana coberta e quasi tutto fuori terra?” Alla domanda è alquanto difficile dare una risposta, ma tenterò a darne una tra le molteplici possibili.
Ogni sacerdote/sacerdotessa aveva un suo modo di interpretare e far risaltare le caratteristiche della natura divina. A Santa Cristina si scelse di dare grande risalto alle due manifestazioni acquifere: l'acqua “di giù”, quella di sorgente che proviene dalle viscere della terra, e l'acqua “di su”, quella che la provvidenza elargisce in determinati momenti dell'anno. Qui nasce l'esigenza in quel pozzo di intervenire e quietare l'acqua “di su” che incontrando l'acqua “di giù” ingenera “il caos”, al quale mette fine una sostanza frutto della terra, dell'acqua e del sole: l'olio, che nella sua essenza dorata, che tanto esprime della luce divina, addirittura riesce a potenziarla quella luce (per via del fenomeno fisico chiamato “interferenza costruttiva”); e sembra , quasi, che sia la mano di quel dio a metter fine al caos. Ecco a Funtana coberta questo (il caos) non veniva ingenerato molto probabilmente, se non in maniera sporadica e marginale; e questo perché lo specchio di riflessione dei raggi solari essendo confinato nel “cerchio” del pozzo artesiano non veniva influenzato dal moto “incisivo” dell'acqua “di su” che, benché potesse presentarsi, affluiva in modo cheto in rivoli tra una commessura e l'altra del pavimento della camera. Lo stesso modo cheto di afflusso dell'acqua “di giù”, quella del pozzo artesiano che non manifestava (e ancor oggi non manifesta) il suo scorrere invisibile, costante e perpetuo.