La rubrica di Maymoni

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lunedì 29 febbraio 2016

Sincretismo religioso tra Nuragico e Romano 4

La porta del toro luminoso
L’architettura della luce

Parte quarta

La teofania ed il suo percorso 
   Il muro di Su Murru mannu è ruotato rispetto al nord geografico poco più di 10° verso Est, mentre l’asse del corridoio è orientato con un azimut di poco meno di 100°, ossia è ruotato rispetto alla direzione Est-Ovest poco meno di 10° in senso orario; già questi dati fanno capire che il monumento non HA alcuna valenza di carattere astronomico legato ad equinozi o solstizi. Benché non avessi ancora predisposto il modello tridimensionale; l'intuito a priori mi ha condotto a immaginare mentalmente uno spettacolo luminoso dato da quelle particolari forme, guidato dallo stesso meccanismo mentale che induce il progettista di interni a muoversi dentro un appartamento completamente arredato che esiste solo sulla carta o un CAD e nella sua mente (chi fa progettazione ben sa cosa intendo). Questo è stato l’incipit che mi ha condotto a realizzare il modello tridimensionale che mi da modo di visionare in pochissimo tempo quel che succede nell’arco della giornata, tutti i giorni dell’anno.

domenica 28 febbraio 2016

Mauro Peppino Zedda: fiore petaloso? No. Baubaulosky.

di Gigi Sanna


MPZ è un fiore petaloso o un baubaulosky? O magari un carciofo spinoso? O un’ortica gigante?  O un cactus vero e proprio? Sono ormai gli interrogativi pressanti della scienza epistemologica sulla natura degli uomini.
 Tutti sappiamo cos’è un carciofo, un’ortica, un cactus e persino l’aggettivo ‘petaloso’, grazie all’Accademia della Crusca italiana che spiega, con dolcissimo paternalismo d’altri tempi (ma bai a marrai cupeta!), l’acqua calda e cioè che un vocabolo entra nell’uso se la collettività dei parlanti, col tempo, lo adotta. Matteo e maestra ringraziano. 
Ma non tutti sanno ancora però, tranne forse l’esperto fantasioso Matteo, cos’è mai un baubaulosky nonostante in Sardegna sia entrato da tempo nel parlare comune in sardo, dal momento che l’Accademia de su Furfure/i con base linguistica de Mesania è stata costretta ad adottarlo. Neppure l’Accademia della Crusca italica lo sa, o meglio, finge di non saperlo, perché, si sa, odia la concorrenza autonomistica. ‘Quella voce non c’è perché le voci nazionali le benediciamo noi! Baubalosky non esiste!’ E invece sì!  Per i pochi che  ancora non avessero  contezza della storia del termine e del significato, sappiano che la parola ha ormai decenni di uso. E’ invenzione di un tale di Curcuris che, innamorato dei suoi cani, della musica nordica e della lingua polacca, da fine romanziere e linguista qual’ è, coniò il termine ‘baubalosky’, inserendolo in un suo notissimo romanzo intitolato ‘S’isula de is canis’ (l’Isola dei Cani). Ora, lasciando perdere l’incipit dell’isola dei cani circondata da… ‘cani pesci’, che è una freddura che gli perdoniamo perché di essa  è ben consapevole l’autore, baubalosky invece è una perla o un diamante grosso quanto una noce, perché parola con doppia sonorità onomatopeica, leggiadra per eufonia, saggiamente calibrata per estensione, con mix impareggiabile per sapore musicale locale e universale assieme. Cioè voce di chiara nobiltà linguistica. Da parola dell’Accademia Sarda de sa Furfure, appunto.
Baubalosky nella vita dell’isola (del romanzo)  è quello che si chiama un cane  ‘rompi’. E’ inutile bestiola, un po’ molto (forse moltissimo) stupida e abbaia, abbaia, abbaia. ‘Rompi’ di giorno ma anche e soprattutto  di notte. Colpevole soprattutto la luna. Allorquando ci sono i lunistizi l’abbaiare è tanto ‘melodioso’ che segue d’obbligo una vera e propria sinfonia canina. E allora si destano e ascoltano, affascinati, i cani uomini dell’Isola . 
Il significato di baubalosky però, come quello di tutte le parole fortunate, è pregnante e diventa  quello  di ‘ non finirla più’, ‘essere inopportuni’,‘molestare’,‘disturbare’,‘annoiare di continuo’,‘ciarlare ininterrottamente’,  ‘intronare’, ‘essere maleducato’, ecc. ecc.
Nel campidano baubaulosky è d’uso corrente e lo si sente di continuo:
-         Sa pobidda a su pobiddu: ‘Ma ois andai a marrai ca oi sesi totu unu baubaulosky!’ (La moglie al marito: ma perché non vai a zappare, chè oggi non fai altro che infastidirmi).
-         Asi biu a Filomena e a Candida in pratza de su lavatoiu? Oiamomia, sa bucca a baubauloskis! (Hai visto Filomena e Candida nella piazza del lavatoio! Gesù Maria, che abbaiarsi addosso!)
-         Dus connosceus de diora a Efisinu e a Balloi! baubalosky s’unu e baubaulosky s’atru! (Li conosciamo da tempo Efisinu e Balloi: rompiscatole l’uno e rompiscatole l’altro!).
-         Eis intendiu is cantzonis de San Remo de occannu? Unu prantu! Una bregungia totu cussu baubauloskimini (Avete sentito le canzoni di San Remo di quest’anno? Una vergogna tutta quella ripetitività chiassosa!).
-         Cussu Rentzi pallosu abaubauloskat e abauabauloskat. Po de badas. Ca sa Merkel ndi tenit de crapittas poi is canixeddus! (Quel Renzi lì sbruffone abbia e abbaia. Inutilmente. Perché ne ha di scarpe la Merkel  per i cagnolini fastidiosi!)
-         Non as a ponni menti a cussu baubaulosky? (Non accetterai le chiacchiere di quel ciarlatano?)
-         Oi filla mia est torrada a domu a dolori ‘e conca. Ca at tentu po cincu oras su prof. Baubaulosky (Oggi mia figlia ‘e ritornata a casa con il mal di testa. Perché per cinque ore ha fatto lezione il prof. ‘Nonlasmettepiù’).
-         Ita tenis oi, chi sesi totu abaubauloscau? (cos’hai oggi che sei rincoglionito?)
-         Filla mia, non ti pongias cun cussu baubaulosky! (Figlia mia, non metterti con quel continuo maleducato)
     Ma la voce, da quanto vedo e sento,  si è diffusa anche nel cosiddetto capo di sopra:

-         A lui ides a su guvernadore nostru cun sos famados ‘master’! Ohi, ohi. Ite Baubaulosky mannu! Sos fizos nostros andant e non torrant! (Hai imparato a conoscere il nostro governatore e i suoi famosi master? Ohi, ohi  che gran chiacchierone! I nostri figli partono e non tornano più!)
-         A unu maccu chi abaubauloscat urigas surdas! (A un matto che abbaia continuamente e fastidiosamente  non porgere orecchio).
-         Sa fiza est comente sa mama. Sempere istorronande e a baubauloskis po tottu (La figlia è come la madre. Sempre stordisce ed è  un abbaiare continuo per ogni cosa!)
-         Sos mannos e potentes istant a sa muda, sos piticherreddeddos abaubauloscant po de badas ( I grandi e potenti stanno zitti, i piccolissimi e poveracci insistono nell’abbaiare inutilmente!)
-         Si ‘ides chi est a baubaualoskis lassadd’istare (Se noti che sta sproloquiando, lascialo perdere!).
-         Fuo cassande e tottinduna sos canes fuint totus a baubauloskis. Ma leperes o perdighes no in logu (Ero a caccia quando all’improvviso i cani si misero tutti ad abbaiare con ostinazione. Ma di lepri o pernici neanche l’ombra!).
-         In sa tanca fuint gherrande a cavana e fintzas attesu s’intendiat su mannu baubaulosky (Nella tanca bisticciavano armati di roncola e anche di lontano si sentivamo grida minacciose ripetute).
-         Si nd’accatant totus si sa ghia de unu Blog est unu baubaulosky (Se ne accorgono subito se l’amministratore di un Blog è un cane stolto che abbaia alla luna!)

Ora, dato quest’uso ormai robusto e consolidato, non sarà il caso di usare il vocabolo per MPZ? Nell’isola dove impazza il principe di  tanti cani e cagnetti inutili e cocciuti che abbaiano alla luna e sono sotto influsso costante di essa, non sarà opportuno il ricorso del  ‘di ponni cantzoni’ al personaggio? Per me l’antonomasia e il nomignolo assieme potrebbero  andar bene. Ci permettono di essere bonariamente espressivi e di poter sintetizzare di volta in volta. Sì, d’ora in poi chiameremo il sovrano dell’abbaiare inutile, stonato, maleducato, indecente, bugiardo, codardo, ecc. ecc. con un neologismo accettato dal popolo sardo e, con bollo  definitivo, dalla accademia isolana. Lo chiameremo BAUBAULOSKY. Così nel vocabolario del Puddu troveremo alla voce ‘baubalosky’: Neologismu. Nominzu yau a unu bette ‘e barrosu malu e limbudu, naschiu in …

sabato 27 febbraio 2016

Monte Prama: si arricchisce il quadro cronologico e culturale

Benché Atropa si sia allontanata da questo salotto, ci siamo rimboccati le maniche confidando sulle nostre energie e sull’aiuto di coloro che ci seguono e che ci danno una mano inviandoci quanto di interessante del panorama sardo possa attirare l’interesse dei nostri lettori.
   Questo contributoci è stato segnalato da un caro amico; lo dedichiamo ad Atropa Belladonna con l'augurio che possa riprendere lei a scrivere di Monte Prama.


venerdì 26 febbraio 2016

Sincretismo religioso tra Nuragico e Romano 3

La porta del toro luminoso
L’architettura della luce

Parte terza
Il rilievo, la ricostruzione tridimensionale, le verifiche
   Gli studi di carattere archeoastronomico fatti nel nuraghe Santa Barbara di Villanova Truschedu, dove al solstizio d’inverno si manifesta la teofania del toro della luce, mi hanno indotto a pensare che anche in questo sito potesse verificarsi un evento simile.
  In ragione di ciò, sulla base delle misurazioni e dei disegni realizzati, avvalendomi delle tecniche di simulazione tridimensionale, le cognizioni di topografia e astronomia, ho proceduto senza indugio alcuno a mettere in campo tutte le mie conoscenze atte alla realizzazione di un modello tridimensionale della cosiddetta “postierla”.

giovedì 25 febbraio 2016

MAURO PEPPINO ZEDDA - COME USARE IL NOME DI GIANFRANCO PINTORE PER SCREDITARE UNA PERSONA

Di Francesco Masia

   Pensavo che oggi è il 24, che dalla morte di Gianfranco Pintore, sui blog che hanno raccolto almeno in parte l'eredità del suo, in questo giorno lo si è sempre ricordato, cercando di richiamarsi al rapporto con lui nel fare il punto sul momento, mese dopo mese.
Atropa ci manca anche per i suoi "pezzi del 24", ma ad acuirne meglio la mancanza ha pensato stamane Archeologia Nuragica. Nominare la sua creatura sarà già troppo onore per il miserabile (proprio non vuol farmi pentire del titolo che si è guadagnato), ma bisognerà pure che costui legga, da qualche parte, un giudizio netto anche per questa sua ultima smargiassata: che sia lui, dopo quello che continua a scrivere, a parlare di affronto alla memoria di GFP, è questo il vero affronto.
Non possiamo sottrarci perciò dal sottolineargli ancora una volta, doverosamente, che tutto ciò è sempre più indegno (anche di lui, si sarebbe detto).
E a questo punto può giurare che mi sarà gradita la prima occasione per dirglielo di persona.
A noi resta da raccogliere la prova per ridare in primis alla Sardegna, se non di nuovo l'applicazione dei talenti di Atropa, almeno l'archivio dei suoi articoli e commenti ed il suo blog. Vediamo cosa sapremo fare.

martedì 23 febbraio 2016

Sincretismo religioso tra Nuragico e Romano 2

La porta del toro luminoso
L’architettura della luce

Parte seconda

Ricostruzione e possibile datazione
   Naturalmente quei disegni da soli non potevano portare ad alcuna conclusione specifica, essendo le misure parziali e per quanto riguarda specialmente la parte inferiore del monumento,   approssimative; per tanto ritornando all’articolo pubblicato su “Rivista di studi Fenici” già menzionato, ho da lì estrapolato alcuni dati metrici e particolarità della postierla; infatti il Tronchetti descrivendo il manufatto, rilascia alcune misure, in verità molto scarne e parziali, ma per me importantissime per definire la natura della costruzione.

domenica 21 febbraio 2016

Sincretismo religioso tra Nuragico e Romano


La porta del toro luminoso
L’architettura della luce
Fig. 1

   Il sole sta calando verso il mare alla fine di una bella giornata di settembre.
   Ho di fronte il monumento che in silenzio mi scruta, io pure lo osservo.
   Quella bocca perfettamente delineata in mezzo ad un guazzabuglio di informi pietre di nero basalto, sembra voglia urlare qualcosa; affianco, il bove superbo pare consigliare il silenzio.
   Murru mannu lo chiamano a Cabras, quasi un gioco di parole che porta il forestiero a pensare che quelli “is Cabrarissus” raddoppino le consonanti senza sapere bene il perché; senza sapere il forestiero, che dicono bene is Cabrarissus: «Murru mannu» perché, non al muro alludevano i loro antenati ma a quel superbo bove che al mezzogiorno, dal prominente muso, emana abbagliante muggito.

sabato 20 febbraio 2016

MAURO PEPPINO ZEDDA: ESUMARIA! L’ARCHEOASTRONOMIA ALLO SBARAGLIO TOTALE E LA SCIENZA IN ‘ITAGLIANO’. COME ESSERE IGNORANTI PERSINO DELLA EPIGRAFIA DI SE STESSI!

di Gigi Sanna


             Ho scritto ultimamente in un commento ad un mio post (e in facebook)  questa frase in sardo, pensando che soprattutto un sardo non istruito della civiltà contadina subito comprendesse:
'NON MI TOCCHEAS SA PIPPIA DE S'OGU'! NON DA PONGEAS IN SA VETRINA DE SU MUNDU PO D'IMBRUTTAI MANCU UNU PIU PO DE BADAS CA EST SA MELLUS DE IS FEMINAS CHI APAT CONNOTTU SA SARDIGNA. CA SI A S'AMIGA NOSTRA D'IMBRUTTAIS, SI DI FADEIS UMBRA MALA, CI PERDEUS OSATRUS E DEU, CI PERDINT TOTUS IS SARDUS CHI DE DIORA ASPETTANTA UNU SCANTU DE LUXI PO BATALLAI CUN S'ISCIENTZIA GIACOBINA MITOPOIETICA 'A S'IMBESSE'. S'ISCIENTZIA BECCIA E PUDESCIA DE IS MARGIANIS BECCIUS DE SU 'ITAGLIANO' (di aici Zedda)  DE S'ARISTOCRATZIA DE SA CIBUDDA! CUN ISSA IN CAMPU IS CALLONATZUS BARROSUS NON FRUCINT! CUSTU DU CUMPRENDEIS O NON DU CUMPRENDEIS? FORTZIS DE IMI PODEIS NAI TOTU CUSSU CHI OLLEIS E PENSAIS, MA DE ISSA NOU! DEGHINOU SI FATZU BI CHI SA PINNA PO BOCCI' IS ATRUS DA SCIDEUS IMPREAI TOTUS! SI D'ARREPITTU: LASSAIDDA IN PAXI CA NON MERITAT IS TRODDIUS DE NEMUS! NON SCETI IS DE AINIS DILINQUENTI!

Sciopero bianco


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giovedì 11 febbraio 2016

Scrittura nuragica: il mare talvolta regala ma poi prende. La singolare scritta del serpente, oggi sotto la sabbia della scogliera di Tharros.

di Gigi Sanna
                                Fig. 1                                                                                             fig.2                                                                           
  Le mareggiate di questi ultimi anni sono state impressionanti e si può dire che abbiano sconvolto del tutto la costa di San Giovanni (Tharros), particolarmente  nel lato esposto al maestrale, tra la nota spiaggia di San Giovanni e la punta di Capo San Marco. Ondate su ondate hanno divorato tonnellate di sabbia cambiando il paesaggio (1) e lasciando oggi più nuda e molto più aspra la scogliera dove però, inopinatamente, sono comparse, quasi per ricompensa agli amanti della natura, i reperti straordinari, epigrafici e non (figg. 3-4), di cui altre volte si è parlato (2).

domenica 7 febbraio 2016

Il Toro-transformer e il flusso out-in della potenza

di Atropa Belladonna

L'importanza degli studi multidisciplinari sull'Età del Bronzo scandinavo, che inizia attorno al 2000 a.C., è ormai davvero sotto gli occhi di tutti. Prendendo spunto dalla famose rappresentazioni su roccia, rilevate soprattutto nel Tanum (sito costiero a nord della regione Bohuslän, fig. 1, oggi un sito Unesco), si è arrivati a definire le vie della circolazione del rame grazie alle analisi chimico-fisiche di centinaia di manufatti: la maggior parte del minerale proveniva da Spagna, Sardegna e distretto alpino; in misura minore si è rilevato rame da Cipro, dall'Attica  e dall' attuale Germania (1, 2).
Fig. 1. a sin alcuni petroglifi dal Tanum, sito costiero a nord della regione Bohuslän (dx, da 2. ). I petroglifi del Tanum sono patrimonio Unesco http://whc.unesco.org/en/list/557; presentano un gran numero di imbarcazioni, così come in altri siti della Svezia (vd. dx), ma anche particolari caratteristiche e si distinguono per il loro grande numero. 


martedì 2 febbraio 2016

Vai col racconto


Madonna nera (Maria Cirillo)
(di Francu e ………………….)

ERICA SCANO

Erica Scano profuma scandalosamente di elicriso; questo il suo effluvio naturale.
Ha grandi occhi chiari, Erica Scano, la pelle scura, i capelli neri e lunghi, le sopracciglia folte, arcuate, ben disegnate, incolte: sul lato sinistro la curva si accentua per cui, quando lo stira in segno di attenzione, pare che scruti con disincanto gli interlocutori e, insieme a essi, l'eccedente mondo.

lunedì 1 febbraio 2016

Sui non-nuraghi

di Franco Laner





Santa Barbara di Villanova Truschedu. La finestrella della “torre” di fronte all’entrata del S. Barbara, orientata a circa 320° ha una forma tale che, se penetrasse il sole, staglierebbe sicuramente “il toro di luce”. Si nota una finestrella della camera interna, altro particolare che declasserebbe il presunto nuraghe.