La rubrica di Maymoni

Informazioni e invio articoli

sabato 31 dicembre 2016

The bull of light


Il toro della luce
- il video -
di Fabrizio Angei


23 secondi di silenzio







Felice anno nuovo dalla redazione di Maymoni blog!

giovedì 29 dicembre 2016

Il re-pastore-di-uomini e le "società delle case": dal nuraghe al bayit

di Atropa Belladonna

[..] Non ci può essere una "società delle case" senza le case, con le relazioni che si instaurano tra gli edifici, i cimeli, le ossa e le ricchezze materiali. Allo stesso modo non può esistere una società delle case senza legami di sangue, spiriti degli antenati e vincoli di affinità. In altre parole i membri femminili e maschili di una "casa" sono solo pedine di una strategia che mira a preservare e a potenziare il retaggio fisico e morale della "casa" [..] (1).

 [..]Rispetto al clan e al lignaggio, la "casa" possiede alcune caratteristiche distintive che si possono enumerare come segue: la casa è 1) una persona morale, che 2) detiene una proprietà o dominio 3) comprendente beni sia materiali che immateriali; essa 4) si perpetua attraverso la trasmissione del proprio nome, delle sue ricchezze e dei suoi titoli in linea reale o fittizia, e tale trasmissione 5) è considerata legittima a condizione che possa tradursi nel linguaggio della parentela o dell'alleanza, o 6) più di frequente di entrambi[..] Da: http://www.treccani.it/enciclopedia/parentela_(Enciclopedia-delle-scienze-sociali)/

martedì 20 dicembre 2016

IL BRONZETTO DI SANTA LULLA DI ORUNE: un'analisi interpretativa

di Angelo Ledda

Si veda anche il seguente link

1. Considerazioni generali

In un precedente articolo ho ipotizzato che una buona parte delle sculture nuragiche registrino nella loro figura alcune fasi di quelli che Van Gennep ha definito “riti di passaggio” [1], ovvero quei riti che accompagnano ogni modificazione di posto, di stato, di posizione sociale e di età.
Se lette con questo sguardo, queste sculture ci mostrerebbero allora, le fasi di una sequenza che prevede:

1. una fase di separazione;
2. una fase liminale (da limen, confine) o di margine;
3. una fase di aggregazione;

La fase liminale è quella sulla quale mi sono maggiormente concentrato, riferendomi  sia alle figure inserite da Lilliu nello Stile Ornamentale-Planare e che possiamo dire essere “mascherate” (o rivestite di signa e 'sepolte da una spessa incrostazione rituale'), sia quelle "caricaturali-animalesche", ovvero figure fisicamente “transitorie”, non più umane ma non ancora bestiali, o talvolta prive dei caratteri del volto.
Il ragionamento muove dalla considerazione che entrambi i tipi di figure, anche quando differenti sotto il profilo espressivo e iconografico, non siano separabili perché ne condividono la stessa visione.

lunedì 19 dicembre 2016

Realismo grottesco e liminalità nelle sculture sardo-nuragiche

di Angelo Ledda

Fig. 1. Capo-tribù (Lilliu, 1966)
1. Questione di 'stile'
I bronzi nuragici (detti bronzetti) sono stati catalogati e analizzati da Giovanni Lilliu nel suo celebre Sculture della Sardegna Nuragica del 1966 [1], sistematizzazione e approfondimento di quanto anticipato in occasione della mostra di Venezia del 1949, nel quale l'archeologo propose una prima classificazione stilistica ed una riflessione sull'arte nuragica secondo le categorie del barbarico e dell'anticlassico [2].
Dalla proposta del 1949 - che distingueva i bronzetti in tre stili differenti (Stile Uta, Stile Abini, Stile Barbaricino-Mediterraneizzante) - nel 1966 il Lilliu è passato a soli due gruppi, ottenuti dall'accorpamento dei primi due (ora Stile Uta-Abini), all'interno del quale ha continuato a riconoscervi alcune differenze, tali da indurlo a formare due sottogruppi: Gruppo Geometrico-Lineare e Gruppo Ornamentale-Planare.

domenica 18 dicembre 2016

VILLANOVA TRUSCHEDU: NURAGHE SANTA BARBARA - IL FENOMENO SOLSTIZIALE INVERNALE DEL TORO LUMINOSO: DALLA NASCITA ALLA SUA TRASFORMAZIONE

di Stefano Sanna

Sin dai tempi antichi ,dalla Siberia alle Isole Britanniche, passando per l'Europa centrale e il mediterraneo, era tutto un fiorire di riti e cosmogonie che celebravano le nozze fatali della notte piu lunga col giorno più breve. L ' evento luminoso, scoperto dal G.R.S., che si verifica al nuraghe "Santa Barbara" di Villanova Truschedu è veramente suggestivo e testimonia questo particolare momento dell' anno : un fascio di luce entra dalla finestrella posta sopra l' entrata principale , è forma nella parete opposta la testa del "toro luminoso"

Il fascio luminoso che penetra dalla finestrella posta sopra l' entrata principale del Nuraghe

sabato 17 dicembre 2016

MALATTIE RARE

di Francu Pilloni

Devo aver dormito troppo o troppo forte; faccio fatica a sintonizzarmi con la quotidianità.
In fondo me lo posso permettere: come moltissimi italiani, ho la coscienza quasi pulita.
Se si preferisse un ritorno brusco alla realtà, basta che si accenda il televisore e si ponga orecchio alle notizie che arrivano dalle capitali d'Italia.
Roma? Milano? Penso che posso infischiarmene serenamente: a Roma non ci vado da quindici anni; a Milano solamente nella stazione, in transito per la Svizzera.
Mi colpisce però la sciarpa bianca al collo di tutti, giornalisti e ospiti. Non è quella di Fellini, perché vi è stampato Telethon.
Óh, anche in questo ho la coscienza a posto: ho dato dieci euro al supermercato senza ritirare le palline in omaggio.

Hanno detto, quelli di Telethon, che i soldi saranno usati per la ricerca sulle malattie rare.
Saranno pure rare, queste diavolo di malattie, ma pare che colpiscano due milioni di italiani!
Due milioni? Mi sembra un'esagerazione: ma di che rarità si parla?
Sempre che non siano numerose queste maledette malattie: si considera malattia rara, se non supera l'incidenza dello 0,05 per mille, ciò significa 5 malati al massimo per 10 mila abitanti, 50 ogni centomila, 500 per milione. Tanto per capire, in Sardegna più o meno 800 persone; in Italia 30 mila. Allora, contando i 2 milioni affetti dalle malattie rare, queste ultime dovrebbero essere circa 700. 


APPUNTAMENTO AL NURAGHE SANTA BARBARA

Ormai è immancabile l'appuntamento al nuraghe Santa Barbara di Villanova Truschedu.
Il solstizio d'inverno quest'anno cade di giovedì, ma non è tassativo che si debba assistere all'evento del toro bambinello proprio quel giorno; infatti lo spettacolo inizia parecchi giorni prima e si protrae anche a gennaio. Certo non è la stessa cosa, il fascino del solstizio è unico e carico di pathos e chi ha un certo “credo” di certo non andrà il giorno prima né il giorno dopo, a costo di rimaner deluso per mancanza di sole. Sarà per questo motivo che colui che move il sole e l'altre stelle, nonché le nubi, ogni anno prevede un gran numero di repliche?!


venerdì 16 dicembre 2016

Lo chiamavano Il Pensatore....

di Atropa Belladonna


Figura 1. A e B, immagini del pensatore di Canaan (2000 a.C.) (1), trovato nel 2016 a Yehud (attuale Israele).  C e D, lo straordinario bronzetto dall'area cultuale nuragica di Sant'Anastasia (Sardara, CA), pubblicato da Ugas nel 2012 (2,3). Entrambi sono pezzi unici. La composizione cananea, in ceramica, è alta 18 cm. Del bronzetto nuragico non sono stati resi noti dettagli. 


Lo scorso novembre Live Science ha reso nota la scoperta di un vasetto in ceramica durante gli scavi a Yehud, sormontato da una scultura antropomorfa apparentemente aggiunta in un secondo tempo. Il vasetto è tipico dell'epoca (2000 a.C.), l'insieme non lo è per nulla: questo pezzo è un unicum. Il contesto di ritrovamento è funerario, e messi davanti alla necessità di qualche definizione (perchè in Israele con la divulgazione archeologica non scherzano!) gli archeologi responsabili degli scavi lo hanno chiamato Il Pensatore, definizione subito ripresa da altri siti web che lo accostano al Pensatore di Rodin.

Ora navighiamo nel tempo e nello spazio, attraversando il Mediterraneo verso ovest: nel famoso sito nuragico cultuale di Sant'Anastasia, in un momento imprecisato del secolo scorso, emerge un bronzetto, sconosciuto ai più: non è meno straordinario del Pensatore cananeo; non ne conosco le dimensioni, so solo che Giovanni Ugas lo ha pubblicato nel 2012, con la didascalia: "Sant'Anastasia di Sardara: bronzetto raffigurante la stilizzazione di un edificio su cui siede un personaggio in atto di libare" (2, pg. 81). Nel testo scrive: "Restituisce l'impianto circolare e il tetto conico della sala del consiglio una preziosa miniatura in bronzo proveniente dall'areea santuariale di Sant'Anastasia a pianta circolare e tetto conico aggettante(2, pg. 78). E alla nota nr. 2: "Il modellino di edificio era probabilmente l'acroterio di un vaso o di una base d'altare dove si innestava con tre suoi perni (Ugas 2009a, p.44, fig. 21; b, p.176, fig. 4). per la sua forma richiama gli ossuari a foggia di capanna proto-villanoviani e laziali del Bronzo Finale e degli inizi del I Ferro" (2, pg. 94). 


giovedì 15 dicembre 2016

Tarquinia. L’ancora della salvezza e il sostegno della luce di TIN /SOLE e di UNI /LUNA. Il greco - cipriota? Non c’entra nulla. Semmai il semitico nuragico di Barisardo.*

di Gigi Sanna

Fig. 1                                                           Fig.2

    Si  dice che la lingua etrusca è ancora, per svariati motivi, un enigma e un 'rebus'. Ciò si sostiene, naturalmente, sulla base delle grosse difficoltà che insorgono nel cercare di capire di essa molti degli aspetti lessicali, morfologici e sintattici. In realtà, a mio parere, il 'rebus' sussiste e resiste nel tempo non 'solo' per motivi di carattere grammaticale e linguistico, ma anche e soprattutto perché si stenta a considerare un aspetto essenziale dell'etrusco: che la scrittura è criptica, cioè organizzata e strutturata di proposito con il rebus. E' realizzata per non essere capita se non da pochissimi.  Pertanto nella misura in cui si comprenderanno i meccanismi, spesso sofisticati, del rebus, posti di norma in essere dalle scuole scribali dei santuari, si comprenderà la lingua etrusca scritta. Essi sono simili e spesso gli stessi usati dagli scribi dei templi greci e nuragici. In particolare quelli inventati dagli scribi di  questi ultimi.  


sabato 10 dicembre 2016

MITOPOIESI DI SARDI ? NO, VERITA' STORICHE. SCIENZA E CONOSCENZA. PERCHE' OGGI I DOCUMENTI CANTANO. CASPITA SE CANTANO!

ED ECCO LA NOSTRA RISPOSTA NEL RISVOLTO DI COPERTINA (I GEROGLIFICI DEI GIGANTI)

       L’accusa di mitopoiesi circa la storia della Sardegna in periodo nuragico (e non solo) sa davvero dell’incredibile! Si vuole sempre insinuare che quanto si trova e si propone di ‘straordinariamente interessante’, di bello’ e di ‘esaltante’ circa la civiltà nuragica obbedisca sempre a fini, più o meno dichiaratamente politici, di stampo nazionalistico. Addirittura razzistici! Si annullano i puri dati scientifici (scientifici semplicemente perché ‘oggettivi’) per il ‘timore’ di dar luogo a esaltazioni e di aumentare a dismisura lo spirito ‘autonomistico’ delle popolazioni dell’Isola. La vicenda dei Giganti di Monte ‘e Prama è una storia paradigmatica circa questo ‘timore, che porta, talora inconsapevolmente, non pochi studiosi ad attutire, in qualche modo, l’impatto del dato archeologico con la coscienza storica dei Sardi. Ergo, non bisogna dire ‘Giganti’ ma statue e, soprattutto si deve incrinare il dato della sardità delle statue a tutto tondo. Esse, si dice, sono formalmente sarde ma di concezione esterna ‘levantina’. Affermazione del tutto gratuita e di nessuna valenza scientifica.
Per la scrittura ‘nuragica’ è capitata e capita ancora la stessa precisa cosa. Bisogna negarla con forza e ad oltranza e se proprio non si può, pena il ridicolo universale, bisogna dire che i segni non sono 'proprio' sardi (sardôa grammata) ma solo… ‘grammata' nell’Isola di Sardegna’.
Altro...


martedì 6 dicembre 2016

POST SUL POST / Arraxonus de sa dì infatu

Francu Pilloni

Io so che ha vinto il Sì, esclusivamente in virtù del fatto che sono stati più numerosi del No.
Sciu chi hanti bintu is Sì, vetti in forza de su fattu chi funti stetius prus medas de is No.
Naturalmente c'è chi ci spiega chi, dove, come e perché si è votato Sì o si è votato No.
Naturalmenti Fulanu si fait a cumprendi chini, aundi, comenti e poita hant votau Sì o puru No.

giovedì 1 dicembre 2016

De Propaganda Referendorum

Francu Pilloni

Nessuno si agiti, non sono qui per spiegare le ragioni del Sì, né quelle del No.
Nemus si movat, no seu innoi po fueddai de is arraxonis po su Sì o de cussas po su No.

mercoledì 30 novembre 2016

Le disgrazie d'un pozzo

Reblogged: http://monteprama.blogspot.it/2014/11/un-pozzo-romanico-del-xxi-secolo-pero.html


LUNEDÌ 24 NOVEMBRE 2014


Un pozzo Romanico del XXI secolo, però del ...1949 (e falso)

di Stella del Mattino e della Sera

Caro collega Gianfranco Pintore,
grazie a inaudite rivelazioni siamo oggi in grado di svelare i retroscena di una vicenda incresciosa e quanto mai confusa (fuzzy).
Logicamente: in esclusiva assoluta che altrimenti non c'è ritorno d'immagine e conseguente guadagno.
Vedrete che alla fine tutti saranno in grado di comprendere il titolo-macedonia del post.

Dove vogliamo cominciare? Dal principio diranno i nostri piccoli lettori! Però cari bambini il principio principio non lo conosciamo; facciamo che iniziamo dal 4 Giugno 2014 quando Gigi Sanna & Stefano Sanna scrivono un post che si intitola: Mistras di Cabras. Il magnifico pozzo (באר) sacro scritto di Yabal Yan'a Toro della Luce. 
Già che la laguna di Mistras è contesa tra naturalisti e surfisti, ci mancava solo un pozzo della discordia.

Niente: come reagisce il mondo archeologico? Di getto, con le parole ispirate di una giovane archeologa di Cabras, sulla pagina faccialibro del blog:

Anna Ardu, 05.06.2014: Bello, straordinario, fantastico come no...Peccato che si tratti di un falso clamoroso..Già da me segnalato nel 2010, proprio guardate caso, individuato mentre stavo occupandomi delle prospezioni riguardanti la laguna di Mistras e i miei studi sul porto di Tharros...Nelle mie foto originali del 2010 non appare nessun tipo di iscrizione..La struttura è stata segnalata alla soprintendenza che sta indagando in quanto è stata fatta un operazione di vandalismo su un bene archeologico...Non ha tipologia di un pozzo nuragico ma è chiaramente Romanico..Ricordo al prof. Sanna che poco lontano si trovavano due chiese del X-XI sec. d.C, quella di San Giorgio Megalomartire e di Sant' Agostino..". 


Da queste prime e fortissime impressioni di una professionista, ancorchè a caldo, si evincono con sicurezza i punti 1, 2, 3 e 4.
1. nel 2010 la scritta sulla vera del pozzo di Mistras non c'era.
2. il pozzo è chiaramente Romanico
3. il pozzo è stato "vandalizzato"
4. la scritta è un clamoroso falso

Su FB scoppia una rissa di grande valenza antropologica: suggellata da un sintetico ed efficiente "Asina".

Le belle e articolate conclusioni scientifiche di cui al punto 1-4 vengono riferite su queste pagine, seppure in modo un pò più nebuloso, da Athalia Lacroix; che per sua stessa ammissione è lo pseudonimo dell'archeologa Anna Ardu: http://monteprama.blogspot.com/2014/06/mistras-di-cabras-il-magnifico-pozzo.html

Stefano Sanna riferisce secco secco che anche lui la prima volta che ha visto il pozzo  non aveva visto la scritta: secondo lui è visibile solo al tramonto, in condizioni di luce radente.
Al che Athalia replica: "Quella della luce radente è una scusa, il pozzo in questione è caratterizzato da una serie di iscrizioni su tutta la parte superiore, molto evidenti come il presunto 1942 SV ed altre meno, che sono comunque visibili in qualsiasi ora del giorno". 

Da cui si evince un altro punto  di estrema sicurezza, il nr. 5:
5. Nel 2014 la scritta sulla vera del pozzo c'è e si vede ad ogni ora del giorno.

Dopodiciò noi poveri ignoranti amatoriali cosa possiamo concludere?
Semplice! qualcuno ha fatto quella scritta tra il 2010 e il giugno 2014: elementare Watson.

La vicenda si complica

Macchè! Mauro Zedda e Franco Laner sono sicuri al 300% che sul pozzo ci sia scritto 1942 S.V. o 1949 S.V. e che la scritta risalga appunto agli anni '40Opinione che viene oggi ribadita a spada tratta (su vari gruppi faccialibro che so io) da Athalianna; come mai questo voltafaccia direte voi? Semplice, la studiosa ha incontrato sul posto dei pastori cavalieri erranti di Mistras che le hanno dato assicurazioni al di là di ogni ragionevole dubbio: il pozzo fu costruito da Ziu Antoniccu, nonno di uno dei cavalieri, negli anni '40 del secolo scorso.
E non solo: "la persona più autorevole in Sardegna riguardo questa materia" (di cui Athalianna non vuole fare il nome: ma di ...quale materia?) le scrive, secondo quanto lei stessa riferisce, che la scritta è "vecchia ma non antica" e le fa notare che dalla sua prima foto non si vedeva per via della mancata "luce radente". E che gli  sembra di leggere "194 o addirittura 1949 S.V.".
Per questo e per informare sacrosantamente il mondo, Athalianna lascia un pizzino sul pozzo in data 21 Giugno 2014 (fig. 1): pozzo che da lì a pochi minuti dovrà essere visitato da un gruppo di escursionisti composto da Gigi Sanna e alcuni suoi "seguaci", tra cui un'archeologa (una fuoriuscita che Athalianna ha promesso di "contattare"). 

Fig. 1: il biglietto informativo  lasciato da Sisaia (alias Maria Pia Scala) e
Athalia Lacroix (alias Anna Ardu) sulla vera del pozzo di Mistras*
Dal pizzino, scritto a quattro mani con una fidata collega, si evincono alcuni ulteriori punti fermi:
6. il pozzo e la scritta sono stati eseguiti dalle mani di Zio Antoniccu, oggi purtroppo defunto, nonno di uno dei pastori cavalieri erranti di Mistras
7. La frase"DATATA DAL PROPRIETARIO DEL FONDO A XXI sec. d.C." è evidentemente una svista; non certo delle due studiose; probabilmente del nipote di Zio Antoniccu che non è laureato e quindi può sbagliare come un qualsiasi Umanoide.

La fattura al 1942 (o 1949) viene ribadita da un altro buon amico studioso di Athalianna: "L'incisione sul bordo del pozzo di Mistras: si noti che non è recente (in quanto muschi e licheni sono cresciuti anche all'interno di essa). Ma - naturalmente - non è così antica quanto si ciarlatanizza su di essa: il nipote di chi lo costruì lo testimonia spontaneamente."

Al che a Atropa (che poverina ha notoriamente un "cervello da fiction", come amorevolmente le ricorda Athalianna e solo per il suo bene) viene qualche perplessità e le dice: "Ohi Anna, allora ammetti per piacere di aver sbagliato a dire che la scritta nel 2010 non c'era?! e che quindi nessun falsario "seguace onolatro" di Gigi Sanna può averla fatta ad hoc. "

In che film? la studiosa Athalia ha sempre detto la verità, dall'inizio alla fine! su questo non si può dubitare, e cioè: La scrittasi vede a ogni ora del giorno, è datata al 1942/49, ma nel 2010 non c'era ed è stata fatta di recente da uno dei seguaci onolatri di Gigi Sanna; il pozzo è chiaramente Romanico. E per piacere basta discussioni: se avete da lamentarvi andate da Gigi Sanna (sic!). 

(*N.B.: il biglietto di fig. 1  fa spanciare la comitiva di appassionati in visita al pozzo. Perchè: sono tutti onolatri e non capiscono l'entusiasmo goliardico e la fretta! Le risate per il "XXI" secolo come epoca di costruzione del pozzo da parte del precocissimo Ziu Antoniccu vengono comprensibilmente confuse per un' Andata  "su tutte le Furie" da parte di Gigi Sanna: e ci credo con quegli ululati!)

                                             Un pò di luce..
Una cosa è certa: con alcune condizioni  atmosferiche la scritta si intravvede a malapena. Atryx lo verifica di "pirsona pirsonalmente": http://monteprama.blogspot.it/2014/07/il-pozzo-di-mistras-secondo-atropa.html (fig. 2). Ma non è tanto la luce radente (all'inizio si era pensato ad un effetto di polarizzazione), quanto piuttosto la presenza o meno del sole che induce riflessioni diverse dentro e fuori l'incisione coperta da licheni incanutiti. In questo Athalianna ha  ragione, l'incisione è ben visibile a qualsiasi ora del giorno: purchè ci sia il sole però e evidentemente in quella disgraziata giornata del 2010 quando lei ha incontrato il pozzo per la prima volta il sole non c'era 

Fig. 2, foto scattate nel Luglio 2014 da Atropa Belladonna

Disclosures: che concludere? 

Basta fare 2+2 e assumere che Athalianna per definizione ha sempre ragione e il gioco è fatto! vediamo di ricostruire come andarono i fatti (pregasi di non scopiazzare).
Sul pozzo c'è scritto non 1942, bensì 1949: Gigi Sanna aveva all'epoca solo 10 anni ma già una marea di seguaci e era già capace di tutto, da ben noto affabulatore. In casa lo mandavano a fare delle gite perchè era dura sopportare i suoi lunghi discorsi di predicatore yahwofilo e epigrafista in erba: non se ne poteva più! "Toh prendi 20 lire e vai a divertirti giù a Torre Grandegli dicevano i parenti (n.b. Fu da lì che iniziò la sua inarrestabile carriera di evasore fiscale: di quelle imponenti transazioni finanziarie camuffate da paghette non c'è infatti alcuna traccia documentaria!).

Niente, una volta arrivato a Torre con un gruppetto di caposcarichi il ragazzino Gigi si annoia  a morte e pensa che ti pensa decide di portare il gregge dei suoi ammiratori onolattri a Mistras: che lì c'è sempre qualcosa da vedere e che l'atmosfera paludosa si presta alle storie misteriose, come Atlantide e quelle cose lì. I monellastri, arrivati sul posto, raccolgono un pò di pietrame pesantissimo qua e là, coprendosi di fango in modo indecoroso e sui due piedi non ti mettono su una vera quadrata attorno a un pozzo rotondo? per la forma si ispirano ai noti pozzi Romanici di un martire Megalomane Qualcosa. Non contenti e con pauperrima perizia si mettono a incidere-sotto la guida del terribile capobanda-strani segni oracolari tutt' attorno. Sul più bello non ti arriva Zio Antoniccu inferocito? "Disgraziati  e come fanno le pecore adesso a bere con quel pò pò di ghiera?! "
Segue un fuggi-fuggi generale della banda di piccoli indemoniati.

Com'è come non è a Zio Antoniccu alla fine il restyling del suo pozzo arriva a piacere. Perchè: "Fatto così non ce l'ha nessuno, posso lanciare una nuova moda! ". Pensato e fatto: e non va a inciderci sopra la data corrente? che però era un pò incerto perchè: mai che riuscisse a procurarsi un calendario o un giornale; era il 1942 o il 1949?

*********************************
Non so se andasse proprio così:  secondo me se non proprio così, quasi.

Insomma le incisioni sarebbero state fatte da seguaci di Gigi Sanna sì, ma da piccolo!
Resterebbe  da chiarire il punto fermo nr. 1 ("la scritta nel 2010 non c'era"); e il nr. 2 (il pozzo è chiaramente Romanico).
L'unica è chiederlo ad Athalianna. Con poca speranza però: lei sostiene di avere la documentazione fotografica che nel 2010 le scritte non c'erano e inoltre la sua filosofia di vita è di non fare mai retromarcia, "quando dico una cosa vuol dire che ne sono pienamente convinta e parlo con cognizione di causa". Come farà a essere convinta contemporaneamente che pozzo e scritta sono del 1949, che la scritta si vede a ogni momento del giorno e che nel 2010 non c'era? 

L'altro enigma insolubile (per il momento) è: perchè mai se quelle di Sanna & Sanna sono farneticazioni da ufologi i professionisti seri ci perdono del tempo e vanno a mettere i pizzini affrontando per di più "le spine taglienti di Mistras"?  Queste persone brave e professionali non sono certo come il presente scrivente che è un mangiapane a ufo  e ha tempo da perdere a profusione! Già che adesso per esempio sono le 6.99 del mattino e invece di lavorare scrivo questo pezzo che se mi becca il mio capo.

lunedì 28 novembre 2016

PENISOLA DEL SINIS , " IS PROCAXIUS E SA PEDRERA " , DUE SITI ARCHEOLOGICI DIMENTICATI

di Stefano Sanna                                                                                                                                                                                                                                                               
Dal punto di vista delle  indagini archeologiche  la penisola del Sinis è in gran parte inesplorata, la stessa Tharros presenta numerose aree ancora tutte da scoprire. Monti Prama  fino ad ora è stata indagata per poche centinaia di metri quadrati e sappiamo bene quali tesori ha restituito. Altri siti archeologici  indagati decenni fa, di grande valore storico e archeologico, si trovano in uno stato di totale abbandono;  come "Cuccuru is Arrius", dove è stata documentata una intesa frequentazione  umana a partire dal neolitico medio (4700-4200 a.C.); e lo stesso vale per il sito di  "Conca Illonis", posto sulla sponda sud-occidentale dello stagno di Cabras.

Fig 1


giovedì 24 novembre 2016

LINGUA SARDA: FASCISMO E SEMINARIO DI CUGLIERI. LA ‘CATASTROFE’ ANTROPOLOGICA DEL SARDO

di Gigi Sanna

Sabato scorso alla Conferenza sulla ‘prosa’ in lingua sarda ho fatto vedere con dati scientifici alla mano (1), e cioè con la documentazione, che un colpo quasi mortale fu inferto, tra gli anni trenta e quaranta, alla lingua dei Sardi, con due operazioni che, anche se non combinate,  si diedero una mano per raggiungere ‘a bolla o a marolla’ (2) l’obiettivo.

Fu infatti l’avvento del fascismo degli anni venti/trenta con la sua ideologia integralista della nazione e della patria unica e pressoché nello stesso periodo  la fondazione del Seminario teologico di Cuglieri che ‘tagliarono’ con cosciente programmazione e determinazione l’elemento base e fondante dell’identità. Poi arrivò il giacobinismo della scuola ‘antropologica’ (politica)  della seconda metà del Novecento con i suoi ‘miti al contrario’ (le bufale storiche) a tentare il completamento del successo in una guerra linguistica e psicologica ad ami impari (3) che aveva lasciato quasi solo macerie Ma quest’ultima è una storia sull’antisardismo, tutta da scrivere, non trattata nella Conferenza, che abbiamo lasciato alle successive Conferenze degli anni a venire, quelle annunciate  che organizzerà il Comune di Assolo (4).

lunedì 21 novembre 2016

CRONACHE DI PERIFERIA: AD ASSOLO LA POPOLAZIONE RESISTE; LA LINGUA SARDA PURE

Perché molti, che pure sono interessati al problema della lingua sarda, non partecipano a una giornata in cui si parla di letteratura in lingua sarda e, più specificamente, del romanzo, delle prediche, della prosa in ogni sua espressione?
Non intendo complicarmi la vita e allora mi faccio convinto che, se piove, in tanti non si muovono a causa della pioggia; se c'è il sole, non rinunciano a goderlo, in città o in campagna, per rinchiudersi in un'aula consiliare.
Ebbene, domenica ad Assolo è piovuto, ma c'è stato pure il sole, cosicché sessanta o settanta persone sono rimaste sino alle 18, dando un contributo niente male a un dibattito assai vivace.

mercoledì 16 novembre 2016

Il NURAGHE? UN BRONZETTO CI DICE COS’E’. CHE COSA? UN …NUR -’AG - HE.

di Gigi Sanna 
     


 

Fig.1. 
Qui, sul fronte, oltre i bordi del sapere attuale, la scienza diventa ancora più bella. Nella fucina incandescente delle idee  che nascono, delle intuizioni, dei tentativi. Delle strade intraprese e poi abbandonate, degli entusiasmi. Nello sforzo di immaginare quello che ancora non è stato immaginato (Carlo Rovelli, 2014,  Sette brevi lezioni di fisica, lez.5, p. 49, ADELPHI Milano).


lunedì 14 novembre 2016

Il numero 68 di MONTI PRAMA.



E' uscito il n. 68 di  Monti Prama la  rivista diretta attualmente dal nostro amico e collaboratore il prof. Gian Matteo Corrias. Vi potete trovare articoli di grande interesse e di altissima qualità. I nostri complimenti per il bellissimo numero.   
    Per coloro che desiderano conoscere un po' della storia della rivista (oggi la più antica dell'Isola)  questo numero è indispensabile. Direi che lo è anche e soprattutto per gli storici  della cultura giornalistica (periodica e non) della Sardegna.

domenica 13 novembre 2016

La storia non raccontata: 350 anni di faraoni in Canaan

a cura di Atropa B

E' in corso all'Israel Museum di Gerusalemme (fino a fine dicembre) una mostra senza precedenti: si chiama Pharaoh in Canaan: The Untold Story. Racconta di un periodo della storia che iniziò 3500 anni fa e durò 350 anni: la dominazione egizia in Canaan, la terra che comprende oggi Israele, Giordania occidentale, Libano, coste della Siria meridionale e Palestina. Nel II millennio a.C. la popolazione era prevalentemente semitica.
Di questo periodo di dominazione egizia in Canaan non c'è menzione nella Bibbia, come sottolinea l'audioguida, nonostante vi si faccia spesso menzione di faraoni (si pensi alla storia di Giuseppe) e Cananei: 350 anni di cui si era persa la memoria, finchè i risultati spettacolari degli scavi archeologici non l'hanno svelata. La mostra cerca di colmare questa "mancanza" con l'esposizione di manufatti, mappe, documenti: the Untold Story, la Storia non raccontata.

Fig. 1. sin, stele da Deir-el-Medina (Egitto): lo scriba Ramose e la moglie Mutemuia in ginocchio davanti al dio itifallico egizio Min(Amun-Re, alla dea cananea Qdshet e al dio cananeo Reshef; dx, la stele di Mekal, Tell Bet Shean in Palestina ; il dio Mekal è inquivocabilmente identificato nel testo egizio "Mekal, dio di Beth Shean"; gli adoratori sono l'architetto Amenemope e suo figlio Paraemheb. (1300-1200 a.C.). Da questo sito: http://www.imj.org.il/en/exhibitions/2016/pharaoh-in-canaan/page/?id=canaanite-deities 

sabato 12 novembre 2016

IL SALUTO NURAGICO E LA STELE DEL RE BAR-RAKIB . MANUS FESTA E MANUS VERSA.

di Gigi Sanna

Con queste parole, qualche giorno fa,  abbiamo concluso la seconda parte dell’articolo sulla doppia scrittura (metagrafica e  epigrafica) delle cosiddette ‘fiasche e fiaschettine del pellegrino’:
Infatti, lo scriba che ha organizzato la scritta gioca non solo sui numeri ma anche sull’ambiguità del primo segno ad asta verticale perché se è vero che (probante  anche la sicura fonetica della  lettera della riga successiva che ha la stessa identica forma) esso ha valore di yod (nota la lettera yod) è anche vero che esso può notare l’ideogramma ‘uno’ e, quindi,  per traslato la prima lettera dell’alfabeto e cioè ’aleph (toro)

venerdì 11 novembre 2016

HILLARY TRUMP?

Francu Pilloni

A Hillary, come alla Fornero, vien da piangere a parlare dei poveri.
Donald risponde alla domanda: cosa farà in Siria?
Qualcuno paventa che parli delle elezioni americane?
Si sappia che le ho subite anch'io come tutti e che non ne posso più.
Non so se sia un bene o un male se ha vinto chi ha vinto e, a essere sincero, non m'importa neanche molto, convinto come sono che l'America continuerà a fare l'America, esporterà il suo debito, le sue armi, le sue crisi e, beata lei, la sua inciviltà fatta di violenza, di risse, di stragi di innocenti.
Insomma, dovremmo smettere di comportarci da provinciali, sempre cercando e ardentemente desiderando di non essere considerati provinciali.
Mi viene in mente la storia della volpe che si era messa a correre dietro un gruppo di puledre. Dopo un tratto di strada si fermò, si voltò indietro ed esclamò: “Eh, se ne abbiamo sollevato di polvere!”.

lunedì 7 novembre 2016

Scrittura metagrafica ed epigrafica nuragica della 'fiasca del pellegrino' di Ruinas di Oliena (II). Con senso uguale.O quasi .

di Gigi Sanna 
vd. prima parte
Fig.1                                                                                                Fig. 2  
Abbiamo chiuso la prima parte (1) del presente saggio con alcuni interrogativi che riguardavano l’ipotesi della presenza di una ulteriore (seconda) lettura della fiaschetta. Una lettura, ovviamente data da una scrittura non subito visibile, nascosta e, in quanto tale ancora meno visibile di quella che (con occhi moderni) abbiamo subito potuto individuare nonché accertare ricorrendo all’epigrafico. Una lettura che, in qualche modo potesse spiegarci il perché, in una delle facce della fiaschetta di Ruinas di Oliena, si trova scritta l’enigmatica espressione ‘occhio di yhwh’. Infatti, perché quel particolare oggetto menziona l’occhio del Dio? Sarà una espressione il cui significato si risolve in sé, con una simbologia riguardante il manufatto? O è per caso una ‘repetitio’ o una ‘explicatio’ di quanto nascostamente è detto altrove senza che noi ce ne accorgiamo?

domenica 6 novembre 2016

ASSOLUTE VERITÀ

di Francu Pilloni

La sorte, buona o mala che sia, è stata sempre bendata, se non cieca del tutto. Ecco perché può capitare a chiunque di ritrovarsi un vicino di casa molto singolare: forse un Pastore, forse un prete (ma non cattolico, perché sposato), sicuramente un Reverendo, dato che in molti lo riveriscono.
Un cinquantenne prestante fisicamente, i caratteri morfologici e di incarnato che io assimilo a quelli del subcontinente indiano – un tipo alla Sandokan, per capirci – , ha una moglie giovane con capelli e carnagione così chiari tanto da sembrare slavati.
L'estate scorsa ho conosciuto la loro unica figlia che , nelle vacanze estive precedenti, ha avuto un “intoppo” che l'ha portata a convogliare a giuste nozze tra Natale e Capodanno con un ragazzo sudamericano, con caratteri somatici identificabili nella discendenza india, capelli neri, folti e lisci, narici larghe, denti grandi con incisivi frontali distanziati. Un bel ragazzo, simpatico, si direbbe anche bravo, educato e servizievole in una famiglia rigidamente disciplinata come quella del Reverendo. La ragazza invece è prospera, col viso lentigginoso e una chioma esuberante e rossiccia, mentre il prodotto della loro unione è risultato un bambino con la pelle molto scura e i capelli ricci.

lunedì 31 ottobre 2016

ASSOLO AD ASSOLO? No, totus impari

Una de is battallas chi fuant prus a coru a Gianfrancu Pintori fut sa distinzioni intre sa litteradura sarda e sa litteradura italiana fatta de sardus. Sa litteradura si podit nai sarda vetti si est scritta in lingua sarda, sia chi s'autori siat sardu-sardu, siat chi siat sardu-furisteri, siat chi siat totu furisteri, ma hapat scrittu in lingua sarda. E no contat si s'oggettu scrittoriu pertocchit sa Sardigna, ma su fattu chi siat espressau in sardu. Tantu po cumprendi cantu custu cuncettu siat importanti ma ancora no craru a totus, si portu custus documentus: - A sa boxi Melchiorre Murenu in Wikipedia hant scrittu: Melchiorre Murenu (Macomer, 3 marzo 1803 Macomer, 21 ottobre 1854) è stato un poeta italiano in lingua sarda. - Po Giuseppe Dessì, sempri Wikipedia, scrit: è stato uno scrittore italiano. Sa propriu cosa po Grazia Deledda. Chini narat chi Dessì e Deledda no siant stetius scrittoris italianus? Nemus! Ma chini podit nai chi Murenu siat stetiu italianu? Candu est mortu, in su 1854, aba fut s'Italia comente Stadu? Fut nasciu e mortu in su Regnu Sardu, duncas est stetiu unu scrittori sardu datu chi, no endu scrittu mancu unu fueddu in italianu, custu aggettivu no ddi crosat.
Scriu custu po fai scriri chi sabudu 19 de su mesi de Totissantus (19/11/2016, po no pigai allu po cibudda) in Assou (Assolo – OR) s'hat a tenni unu cumbeniu asuba de sa litteradura sarda in prosa, siat a nai contus, romanzus, teatru, sabistica, predicas). Su cumenzu est postu a is dexi de mangianu e, pustis is saludus de is autoridadis, spaziu a quattru relazionis a is calis sighit su dibattitu de chini bolit partecipai e intervenni. Nau luegu chi su prangiu po totus est offriu de s'Amministrazioni comunali chi hat organizzau, sa cali cumbidat totus is scrittoris e is appassionaus a partecipai. Po mellus seguresa, chini hat a bolliri nai un'opinioni strutturada asuba de s'argumentu, podit presentai una relazioni scritta chi abbarrat a is attus po sa pubblicazioni, mentris dda podit illustrai in su tempus chi hat a essiri disponibili po donniunu, in relazioni a su numeru de is interventus.

A pressi hat a bessiri sa locandina prus precisa.
Aiò a totus Assou!





Francu Pilloni (a nomini de s'organizzazioni)

Scrittura metagrafica e scrittura epigrafica nella Sardegna nuragica. La ‘fiasca del pellegrino’.

di Gigi Sanna



   Fig.1 Fiasca del pellegrino di Ruinas (Oliena)                 













       
                                                           fig.2. Lettere in evidenza



Sulla ‘fiasca del pellegrino’ trovata in Sardegna esiste ormai una cospicua letteratura (1). I non pochi  rinvenimenti hanno permesso agli archeologi di studiarla più o meno approfonditamente e anche di dire che essa, per quanto possa avere influssi esterni come ‘genere’ di manufatto, è ascrivibile interamente alla cultura nuragica. Soprattutto i cosiddetti ‘pendagli’, le fiaschette in miniatura non sembrano possano essere soggetti a dubbi di sorta circa la loro identità. Poco o nulla invece si è detto di criticamente scientifico sulla ‘scrittura’ di esse e, se si esclude, il pronunciamento pressocché unanime quanto 'superficiale circa le presunte lettere latine (fig.2) della fiaschetta di Ruinas di Oliena (2), non c’è nessuno che interpretando compiutamente la simbologia, più o meno  scoperta, di alcuni dei manufatti, miniaturistici e non, abbia spiegato il motivo dei segni, chiaramente ‘topici’,  ricorrenti nella formazione dell’oggetto. 

sabato 29 ottobre 2016

MOSTRA FOTOGRAFICO-LINGUÌSTICA


Nuoro, Giovedì, 3 novembre 2016, ore 18.00 
ex Mercato Civico


Max Leopold Wagner è stato uno tra i più apprezzati filologi del Novecento e il maggiore esperto di linguistica sarda. Tra il 1925 e il 1927 fu in Sardegna per raccogliere informazioni sistematiche sulla lingua sarda e i suoi dialetti. In questa mostra vengono esposte alcune foto scattate da Wagner a Fonni, Bitti, Escalaplano, Desulo, Perdasdefogu, Busachi, Ploaghe, Mogoro e Cabras.

A cura di Giovanni Masala Dessì in collaborazione con il Dipartimento di Italianistica dell’Università di Stoccarda, www.sardinnia.it, l'Istasac, gli Istituti di Lingue e Letterature Romanze e la Biblioteca Karl Jaberg dell’Università di Berna. La mostra è stata realizzata in occasione delle Celebrazioni Deleddiane del Comune di Nuoro con la collaborazione della Fondazione di Sardegna.


Tutte le immagini sono coperte da copyright

mercoledì 26 ottobre 2016

Is circuìttus

Is circuìttus
un osservatorio astronomico
per l'infinito ciclo della vita 

immagine elaborata e tratta da Google Earth
di Sandro Angei

  Il 16 dicembre 2009 Gianfranco Pintore pubblicava un articolo da lui scritto, dal titolo: Circuitus batte l’osservatorio di TaoSi di 1300 anni: “...Caro professore, sbaglia. Noi abbiamo in Sardegna un osservatorio astronomico, quello di Circuitus nei pressi di Laconi, che è più antico di 1300 anni di quello scoperto da lei”. Si riferiva al Prof. He Nu scopritore dell’antico osservatorio cinese[1], indicando quale data di costruzione di Is circuìttus il 3400 a.C.

venerdì 21 ottobre 2016

Da Santu Antine e da Monte Olladiri. Litterae infelices, lectio nulla. Ma, in fondo, fa poco o niente: sempre scrittura è. Nuragica.

Fig. 1
Se si sbagliano clamorosamente le lettere, se si fraintendono i segni è evidente che la lettura o risulti  sbagliata oppure che nessuna lettura possa esserci che possa avere senso. Giovanni Ugas nel suo saggio sulla scrittura nuragica (1) affronta con decisione (e coraggio) il tema della scrittura arcaica dei sardi (2) facendo vedere agli scettici o ai negazionisti a priori, della sua esistenza. Servendosi di non pochi documenti (una sessantina). Forse qualcuno ricorderà che già qualche tempo fa,  abbiamo sottoposto ad esame critico  epigrafico e paleografico una lettura dello studioso circa  una iscrizione da Nuraxinieddu (3) dove la scrittura era sì nuragica ma, secondo noi, fraintesa notevolmente sia nell’individuazione delle lettere sia nella direzione della scrittura.

venerdì 14 ottobre 2016

Codice metagrafico nuragico. Un incredibile super ‘mostro’ per la salvezza e la scrittura etrusca a rebus per crederci

di Gigi Sanna


Fig.1
          
                                       


Nel Museo Archeologico Nazionale di Firenze (inv. n° 7013) si trova una barchetta nuragica proveniente da Vetulonia, dal circolo della ‘navicella’. Giovanni Lilliu nel suo volume (1) sulla piccola statuaria sarda in bronzo, nel descrivere la barchetta nuragica (n° 288 della serie bronzea) così si esprime  circa un particolare (fig. 288 b) di essa:

mercoledì 12 ottobre 2016

I Nasamoni di Erodoto, i "dormienti" di Monte Prama e i (pochi) altri: l'enigma millenario dei defunti seduti rannicchiati in "verticale"

#Monte Prama-Maimoni
#Giants of Monte Prama-MontePramaBlog

di Atropa Belladonna

[..]Narrava la leggenda, secondo Aristotele, che in Sardegna vigeva il costume di dormire presso gli eroi, vale a dire presso le dimore degli eroi, che sono le tombe[..] Quegli antenati presso le cui tombe i Sardi dormivano lunghissimi sonni, furono pensati essi stessi come dormienti, o simili a dormienti, oltre la morte. Dalla pratica indigena dell'incubazione - e insieme, forse, dal tipico rito sepolcrale dei cadaveri rannicchiati in atteggiamento di dormienti-nacque uno dei pochissimi miti di cui possiamo rintracciare l'esistenza presso gli antichi Sardi: il mito degli eroi addormentati in un sonno secolare. E nacque spontaneamente. Invano il Rohde tentò di farne una favola di importazione fenicia, del tipo dei Sette Dormienti.[..] (1) 


Fig.1: posizione simile a quella dei defunti di Monte Prama (dal rif. 2)

venerdì 7 ottobre 2016

Monte Prama a Washington

#Monte Prama-Maimoni
#Giants of Monte Prama-MontePramaBlog

Un evento importantissimo di rilevanza internazionale: il 12 ottobre 2016 una conferenza dal titolo "L'archeologia nella regione del Mediterraneo: le sfide economiche per un futuro migliore" ed in concomitanza  l'apertura della mostra fotografica "Gli antichi giganti di Mont'e Prama: dai frammenti di pietra a una nuova immagine per la Sardegna ". La location è d'eccezione: l'Istituto italiano di cultura a Washington D.C. all'ambasciata italiana USA. L'evento è curato da Roberto Nardi e da Andreina Cosatnzi Cobau, i restauratori delle sculture.   Da questo sito.


Sito originale (in inglese)

martedì 4 ottobre 2016

Seduti in fila, ma perchè?

#Monte Prama-Maimoni
#Giants of Monte Prama-MontePramaBlog

di Atropa Belladonna

Quando ho visto per la prima volta il registro superiore della "Pietra di Palermo"  (ca. 2390–2280 a.C., V dinastia di re egizi), ho pensato ai defunti di Monte Prama. Sulla famosa stele sono scritti nel primo registro  i nomi dei re predinastici e sotto i nomi i determinativi per "re" (figura umana seduta con la corona del Basso Egitto e flagello, ger. A46). Sembrano tutti "inscatolati", in fila uno dopo l'altro e con le ginocchia sollevate verso il petto. Con un modo spartano di scrivere il loro nome, senza fronzoli e magniloquenti proclami  (fig. 1, da (1)); dal secondo registro in giù tutto cambia, i re delle prime 5 dinastie vengono celebrati per le loro imprese, anno dopo anno (fig. 2, da (1)). Siamo entrati nell'epoca dei re terreni; re se non proprio umani, certamente meno divini e mitici dei re predinastici, quelli che 2000 anni dopo la pietra di Palermo, il greco Manetho definiva "i morti semidei" o "gli spiriti dei morti" (νέκυες ὁι ἡμίθεοι) (2, 3). Il determinativo per "re" rimarrà lo stesso nei millenni: la figura seduta con vari tipi di corona e con o senza flagello (ger. A41-A46).
  
Figura 1: grafica di ciò che resta del registro superiore della pietra di Palermo (il davanti), con i mitici re predinastici. Si noti l'essenzialità con cui sono riprodotti i nomi, sotto i quali si trovano i segni determinativi regali (figura umana seduta con corona del Basso Egitto) (1).