La rubrica di Maymoni

Informazioni e invio articoli

giovedì 25 aprile 2019

Il pozzo di Santa Cristina: 8° parte - Il recinto sacro: numeri sacri, geometria sacra


Fig. 1
di Sandro Angei

Vedi: Il pozzo di Santa Cristina: 7° parte - Ombre, geometria e divisioni

14. Costruzione del recinto sacro
   Nell'articolo “Le geometrie del pozzo di Santa Cristina”, parlammo del recinto sacro e lo definimmo di forma glandoide per via della correlazione con la figura del santuario di Gremanu di Fonni.

mercoledì 17 aprile 2019

Deh, vento maestro




Deh, vento maestro,
giunto a riva, frena appena,
indugia lieve sulle pendici del monte,
carezza la macchia odorosa

martedì 16 aprile 2019

Corso di epigrafia e archeoastronomia nuragica

La redazione di Maymoni blog
 e l'associazione 'aleph
 comunicano
a tutti gli interessati che l'ottavo Corso di Epigrafia e Archeoastronomia Nuragica è rimandato a questo autunno per sopraggiunte cause di forza maggiore.

I corsisti che già si sono iscritti e tutti coloro che intendono seguire le lezioni saranno puntualmente informati mediante questo blog o altri canali social.

***

Nell'augurare
Buona Pasqua a tutti voi

vi ricordo che proprio il giorno di Pasqua avverrà la ierofania luminosa nel pozzo sacro di Santa Cristina.



sabato 13 aprile 2019

Il pozzo di Santa Cristina: 7° parte - Ombre, geometria e divisioni


L'uomo, nella sua nudità esprime la condizione di essere umano;
così oggi come nel passato.

Libero da tutti gli orpelli etichettanti il suo modo esteriore d'essere, pensa;
e nel pensare può mentire a se stesso?

L'uomo che pensa deve essere nudo dentro.

Deve essere libero.


12. Divisione di un segmento in parti uguali

Nei precedenti capitoli abbiamo scritto che la stiba doveva essere divisa in tre parti uguali per poter operare la costruzione degli anelli secondo il procedimento descritto in Fig. 3 (parte 2°). In seguito, nel capitolo 8 abbiamo prospettato l'idea della divisione in 7 parti uguali di un dato segmento per ottenere la giusta dimensione dei gradini della scalinata; mentre nel capitolo 9 abbiamo asserito che il cateto verticale del mòdano doveva essere diviso secondo precisi rapporti numerici pari a 1/2, 1/4, 1/8 e 1/3 dell'intero; infine, nel capitolo 10 abbiamo operato una divisione del raggio di costruzione del cerchio in 9 parti uguali.

mercoledì 10 aprile 2019

Il pozzo di Santa Cristina: 6° parte - Orientamento al nord geografico

11. Orientamento della scalinata: bussola ante litteram? No, ombre, riga e compasso!
Arrivati a questa fase dello studio è necessario dar conto dell'orientamento della scalinata; una caratteristica, questa, che mi incuriosì sin dall'inizio dello studio e mi pose una domanda alla quale non riuscivo dare una risposta precisa e ben documentata. Quell'azimut di 153°08' parrebbe dettato da un orientamento ad una specifica stella (Fomlhaut), come ipotizzai di primo acchito; invece esso è frutto di un calcolo preordinato e straordinario.
La curiosità, come ben si sa', muove la ricerca; e spinto da questo sentimento ho indagato dal punto di vista geometrico e topografico questo dato.

lunedì 8 aprile 2019

Ha inizio l'ottavo corso di epigrafia nuragica e archeoastronomia nuragica


Programma del corso

Mercoledì 17 aprile
1 lezione. Inaugurazione del corso.
ore 18:00 Archeoastronomia - Vediamo quel che vedevano gli antichi; il percepito è sempre lo stesso. Differenze tra osservazione attiva e osservazione passiva.

ore 19:00 Definizione di scrittura nuragica. I documenti. Luoghi di rinvenimento

Giovedì 25 aprile
2. Lezione:
ore 18:00 Archeoastronomia - Il pozzo delle meraviglie - 1° lezione multidisciplianare sul pozzo sacro di Santa Cristina.

ore 19:00 L'alfabeto nuragico. Il 'protocananaico'  e la scrittura in mix.

Sabato 4 maggio
3. Lezione in gita a Santa Cristina
ore 18:00 Archeoastronomia - Il pozzo delle meraviglie - 2° lezione multidisciplianare sul pozzo sacro di Santa Cristina.

ore 19:00 La 'griglia di Sassari' . L'agglutinamento (legatura).

Giovedì 9 maggio
4. Lezione
ore 18:00 Archeoastronomia - Il pozzo delle meraviglie - 3° lezione multidisciplinare sul pozzo sacro di Santa Cristina.

 ore 19:00 I numeri in nuragico. Numeri sacri e simbologia. L'iterazione del segno.

Giovedì 16 maggio
5. Lezione
ore 18:00 Archeoastronomia - Il pozzo delle meraviglie - 4° lezione multidisciplinare sul pozzo sacro di Santa Cristina.

ore 19:00 Il concetto di 'variatio'. La 'variatio' nelle tavolette sigillo di Tzricotu di Cabras.

Giovedì 23 maggio
6.  Lezione
ore 18:00 Archeoastronomia - Il pozzo delle meraviglie - 5° lezione multidisciplianare sul pozzo sacro di Santa Cristina.

ore 19:00 La scrittura 'metagrafica'. La cosiddetta Tanit. La scrittura della luce con la luce.

Giovedì 30 maggio
7 Lezione
ore 18:00 Archeoastronomia - Il pozzo delle meraviglie - 6° lezione multidisciplianare sul pozzo sacro di Santa Cristina. 

ore 19:00 La lingua e la scrittura nuragica organiche alla sacralità del Dio e ai suoi nobili figli tori celesti Giganti.


Dove ci incontriamo

Saremo ospiti nei locali della villa in campagna di don Efisio Carta vicino alla basilica di NS del Rimedio.




Tutti gli interessati potranno iscriversi al corso gratuito
inviando una @mail ai seguenti indirizzi:

domenica 7 aprile 2019

LE ANTICHE FONTI D'ACQUA DI MILIS (OR)

di Stefano Sanna 
report fotografico 



L’acqua fonte biologica della vita, ha a che fare con epifanie e cosmogonie, con religioni, riti e culti che attraversano e connotano le culture più lontane e diverse. La sacralità dell’acqua presso tutte le popolazioni della terra è legata alla sua potenza generatrice, alla sua funzione purificatrice, al suo valore primordiale quale principio di tutte le cose, materia senza materia. Il suo essere corpo sfuggente e in perenne movimento ne fa storicamente un veicolo attraverso il quale gli uomini si sono incontrati e combattuti, hanno costruito città e architetture, hanno fondato civiltà e imperi. La sua penuria o la sua abbondanza hanno determinato destini e poteri, complessi sistemi di miti e magie.

 
Milis è un paese situato nella provincia di Oristano in Sardegna , a ridosso della catena montuosa del Montiferru abitato sin dall' età nuragica. Disseminate nel bellissimo territorio, millenarie sorgenti regalano purissime acque agli abitanti di questa terra e a chi, negli anni, ne ha saputo apprezzare le caratteristiche uniche.

FUNTANA INTRU



UNA FONTE D' ACQUA  CHE RICORDA  LA PLANIMETRIA DEI POZZI SACRI NURAGICI
 

FUNTANA MANNA
POCO PIU A NORD DAL PARCO DELLE FONTI SI TROVA LA FONTE  DI "BARIGADU"

sempre nel territorio di Milis sono presenti altre tre fonti : muscas,paramini, e oleras.


lunedì 1 aprile 2019

Il pozzo di Santa Cristina: 5° parte - qualche errore di costruzione

Immagine gentilmente concessa da Stefano Sanna
di Sandro Angei

10. Gli errori di costruzione della scalinata

Nel precedente capitolo abbiamo descritto alcuni particolari della scalinata e avanzato la prudente ipotesi che i suoi gradini siano stati impostati secondo un preciso rapporto riferito alla stiba di 43 cm. Abbiamo anche usato il termine: “inclinazione originaria” avendo riscontrato un cambio di pendenza dal 7°- 8° gradino a salire. In questo capitolo ci soffermeremo sui motivi che indussero questo cambio di pendenza e sul presunto errore di partenza della scalinata.
Osservando la sezione della scala (Fig.11) ci rendiamo conto che essa fino al 8° gradino a salire ha una certa inclinazione (38°40'), dopodiché cambia pendenza (37°44'). Si può ipotizzare che fu eseguito un primo tracciamento della scala seguendo l’inclinazione del mòdano; tant'è che i gradini dal 2° al 8°, giacciono sulla stessa retta inclinata esattamente di 38°40'. Notiamo però quello che potrebbe essere un errore commesso in fase di tracciamento; infatti le pedate dal 2° al 6° gradino hanno tutte la misura media di circa 30 cm, così pure i gradini dal 9° al 24°; mentre il primo gradino ha una pedata di soli 26 cm1. E' possibile che questa fu realizzata di tale misura per compensare la pedata insufficiente tra il primo gradino e il bordo del bacile. Infatti se il 2° gradino avesse avuto una pedata di 30 cm, come gli altri, il primo gradino sarebbe stata di soli 17 cm contro i 20 cm reali. Un gradino di tal fatta (17 cm) se in fase di salita può anche essere di comodo utilizzo, perché si sale poggiando la parte di piede a partire dall’articolazione tra metatarso e falange prossimale; in discesa si correrebbe il rischio di cadere, perché l’articolazione tra metatarso e falange prossimale non avrebbero alcun appoggio, potendo poggiare solo tallone e arco plantare fino all’estremità del metatarso., il 7° una pedata di 27 cm, l'8° una pedata di 34 cm.

Fig. 11

Perché dal 8° gradino fino al 24° la pendenza si riduce a 37°44'? E' questa una modifica eseguita in corso d'opera da quelle maestranze, oppure è il risultato del restauro operato dal Dr. Enrico Atzeni?
   Alla domanda possiamo rispondere solo per via indiziaria, perché non conosciamo esattamente lo stato in cui si trovava la scalinata nel momento in cui E. Atzeni intervenne e la reintegrò (lamenta il Moravetti nella citata guida: "Per quanto riguarda, poi, le indagini stratigrafiche che hanno interessato il santuario, va detto che purtroppo non si dispone ancora dei dati di scavo, così come non si conoscono i materali rinvenuti, fatta eccezione per quattro statuine di bronzo fenicie, recuperate sui gradini del tempio, una fibula ad arco semplice ed una a sanguisuga, alcune figure fittili antropomorfe". Evidentemente si riferiva al lavoro di E. Atzeni.
   Per tanto non conoscendo l'operato dell'archeologo e sperando nel prossimo futuro in una sua pubblicazione (!), non possiamo far altro che ipotizzare per via indiziaria sulla base di alcuni dati rilasciati nelle varie pubblicazioni, valutando i quali siamo indotti a pensare che fu eseguita una modifica in corso d'opera da parte dei costruttori.
Nella guida del Moravetti leggiamo al capitolo: "Il tempio a pozzo" pag.21: "Il pozzo sacro – reintegrato nella parte medio-superiore della scala – ripete lo schema planimetrico comune a questi edifici templari di età nuragica: atrio o vestibolo, scala discendente nella camera, sotterranea, che custodisce la vena sorgiva" (mio il grassetto).
   Cosa possiamo dedurre da questa affermazione, se non il fatto che la scala fu ricostruita a partire all'incirca dal 12° gradino a salire. Essa fu ricostruita, evidentemente, sulla base della parte di essa ancora in situ e secondo i parametri lì rilevati, di alzata e pedata dei gradini esistenti e secondo l'inclinazione dettata a partire dal 7°-8° gradino al 12°. In ragione di ciò, essendo il piano di campagna dettato dalla quota di calpestio in prossimità del sedile del recinto interno (vedi parte 2°, 4° capitolo), e sulla base della media delle alzate dei gradini esistenti, questi dovevano necessariamente essere in numero di 24.
    Sulla base di questo indizio (non sentiamo di definirlo "prova"), pensiamo che il Dr. Atzeni, rispettò l'impostazione della scala; per tanto è verosimile che l'aggiustamento di pendenza fu eseguito in antico in fase di costruzione. Al riguardo abbiamo elaborato un embrione di ipotesi sui motivi di questa correzione, ma non riteniamo solidi gli argomenti di base; per tanto, almeno per il momento, pensiamo basti dire che quel cambio di pendenza potrebbe avere attinenza con l'illuminazione della "scala rovescia". In sostanza pensiamo, ma solo in ambito antropologico e simbolico, che la correzione fu eseguita per rispettare la "scenografia luminosa", in quanto possiamo presume che durante il solstizio d'inverno il sole non dovesse illuminare (se non in modo limitatissimo), l'interno della tholos, né il bacile contenente l'acqua, né la scalinata, ma solo la scala rovescia.
Ma è solo una congettura.

   L'auspicio è quello di trovare in futuro giuste e convincenti motivazioni anche, si spera, sulla base di altri studi e altri monumenti. Per tanto l'evento luminoso che possiamo osservare al solstizio d'inverno, non trascurando quello agli equinozi, se pur suggestivi quanto a spettacolarità, e rapportabili strumentalmente al mòdano,  rimarranno per ora nell'ambito di labili ipotesi.

   Per quanto riguarda il primo errore - quello sicuramente imputabile ai costruttori - è possibile che la pedata del primo gradino fu realizzata della misura minima di 26 cm per compensare la pedata insufficiente tra il bordo del bacile e l'alzata del primo gradino. Infatti se il 1° gradino avesse avuto una pedata di 30 cm, come gli  altri, la pedata di partenza (bordo del bacile) sarebbe stata di soli 17 cm (Fig.12) contro i 19.6 cm reali (Fig.11). Una pedata di tal fatta (17 cm) se in fase di salita può anche essere di comodo utilizzo, perché si sale poggiando la parte di piede a partire dall'articolazione tra metatarso e falange prossimale; in discesa si correrebbe il rischio di cadere, perché l’articolazione tra metatarso e falange prossimale non avrebbero alcun appoggio, potendo poggiare solo tallone e arco plantare fino all’estremità del metatarso.

Fig. 12

   Comunque, a prescindere dalla causa che modificò l'inclinazione, sta il fatto che la prima parte della scala rispetta in modo preciso l’angolo di inclinazione del mòdano; se poi la parte finale della scalinata fu restaurata da E. Atzeni , oppure fu così costruita in età nuragica, nulla cambia per quanto riguarda l'ipotesi del mòdano.

segue

Note e riferimenti bibliografici

1 Secondo la prassi costruttiva da me ipotizzata, che vedremo nell'ultima parte dello studio, l'errore probabilmente ebbe origine dalla posizione del mòdano, che nel rispetto di una geometria del tutto teorica, originava la base della scala sul punto di riflessione teorico dei raggi solari al 20 di aprile. Secondo questa costruzione la pedata alla base del 1° gradino (bordo del bacile), avrebbe avuto una pedata di soli 11 cm.