parte seconda
Il grande inganno
Nota
iniziale: lo
studio reca numerose note, alcune di esse sono contrassegnate dal colore rosso
ed essendo esplicative, sono funzionali allo studio; le altre sono di riferimento bibliografico o siti web.
L’archeoastronomia nasce nel momento in cui gli studiosi si rendono
conto che una molteplicità di monumenti sono orientati astronomicamente. Si
sono fatti tanti studi e rilievi per l’individuazione di
allineamenti astronomici
e si è arrivati alla conclusione che alcuni monumenti o meglio, gruppi di essi,
riproducono in terra certe costellazioni, altri sono attinenti all ciclo
lunare, altri sono orientati inequivocabilmente ai punti cardinali, altri
ancora in direzione dei solstizi, e di
questi ultimi due ci occuperemo in questo studio. Dicevamo che si sono eseguite tante rilevazioni topografiche e astronomiche per individuare gli orientamenti, ma
nessuno si è fatto carico di capire quale fu il metodo adottato per orientare
questi monumenti; e non stiamo parlando di orientamenti approssimativi
dell’ordine di 1° d’arco, ma di precisioni che rasentano la perfezione: dell’ordine di pochi primi d’arco, come nel caso della grande
piramide di Cheope.
In questa sede ci
facciamo carico proprio di spiegare il metodo che portò in fine
all’orientamento e costruzione della grande piramide.
Ma andiamo con
ordine.
Dal racconto si
evince una sequenza di gesti atti a determinare la direzione alba-tramonto e conseguentemente quella del mezzogiorno. Le due direzioni sono strettamente
collegate l’una all’altra. Si ottiene la direzione del mezzogiorno solo
individuando quella determinata dalla congiungente il punto dell’alba col punto
di tramonto del sole del medesimo giorno, quella che noi individuiamo con i
punti cardinali Est-Ovest.
L’osservazione e
l’annotazione del percorso solare, che si ripete ed evolve di giorno in giorno,
di mese in mese, di stagione in stagione, legando a se il ciclo vitale della
natura, in un susseguirsi di morte e rinascita della vegetazione, ma che di
anno in anno si ripete sempre uguale in eterno, incuriosì quelle genti, tanto
da indurli a codificare l’evento ciclico e utilizzarlo per le proprie
necessità.
Quale fu
l’intuizione che portò a codificare l’evento, non lo sapremo mai, ma possiamo
ipotizzare che questa sia avvenuta osservando le ombre proiettate a terra da
una pietra o un albero, tanto da individuare in punti caratteristici di oggetti
che quelle ombre ricalcavano a terra, un percorso durante il quale esse (le
ombre), si ritraevano fino ad arrivare ad una lunghezza minima, raggiunta la
quale iniziavano ad allungarsi.
Notarono che
l’ombra percorre un ideale tracciato curvilineo ogni giorno diverso, tanto da
stimolare la curiosità di individuare a terra quell’arco, per rendersi conto un
bel giorno, di non aver tracciato una curva ma una linea retta (equinozio di
primavera), che il giorno dopo inizia a curvare, ma in senso contrario a quello
di due giorni prima, fino ad arrivare ad una curvatura massima alla quale è
associato il tempo diurno più lungo (solstizio d’estate), che inesorabilmente
anche lui dura solo un giorno, dopo di che retrocede, sia in tempo che in
curvatura e ritorna ad una linea nuovamente retta del percorso (equinozio d’autunno),
che però non è associato al culmine del risveglio della natura come la prima
volta, ma alla sua morte. Da lì in poi la curva è nuovamente rivolta al
contrario e si curva sempre di più e con se trascina la notte che sempre di più
aumenta la durata rispetto al dì, fino al giorno più corto (solstizio
d’inverno); anch’esso dura un solo giorno, dopo di che le giornate iniziano ad
allungarsi e la natura si prepara al risveglio. Questo movimento pendolare
suscitò in quelle antiche genti mistiche geometrie legate al sole.
Il sole ai
nostri occhi è un cerchio perfetto.
Il cerchio è la
figura geometrica più facile da costruire, e quelle genti scoprirono che quello
era il mezzo per definire i punti salienti dell’apparente percorso del sole attorno
alla terra.
Come già
descritto, si resero conto che l’ombra proiettata da qualsiasi oggetto all’alba
è molto lunga, poi man mano si accorcia descrivendo un arco, fino ad arrivare
ad un’ombra di lunghezza minima che poi man mano nuovamente si allunga fino al
tramonto, constatando la simmetria di questa evoluzione.
Notarono la
ripetitività del ciclo solare e notarono in particolare i periodi equinoziali,
ossia quel momento in cui la durata del giorno è uguale a quella della notte e
il sole sorge e tramonta esattamente nella direzione Est Ovest rispetto
all’osservatore che guarda a mezzogiorno.[1]
Notarono che il
ciclo solare è caratterizzato dal giorno più lungo (solstizio d’estate, quando
il sole sorge perfettamente a Nord Nord Est, ossia +60° dal Nord geografico e
tramonta a Nord Nord Ovest, ossia 300°) e dal giorno più corto (solstizio
d’inverno, quando il sole sorge perfettamente a Sud Sud Est, ossia 120°, che di
fatto è il reciproco di 300° e tramonta a Sud Sud Ovest, ossia 240°, che è reciproco
di 60°).
Da questi dati
si evince che l’alba del solstizio d’estate e il tramonto del solstizio
d’inverno sono orientati nella medesima direzione, così pure l’alba del
solstizio invernale e il tramonto del solstizio d’estate; auspicando in tal
modo, che tali eventi astronomici si riducono a sole tre direzioni: NNE-SSO e
SSE-NNO per i solstizi e Est Ovest per gli equinozi.
La quarta
direzione: Sud Nord, determina il momento della magnificenza dell’astro solare
giorno per giorno, quando al culmine della sua traiettoria celeste è al massimo
della potenza sprigionata dalla sua luce e calore; da qui si capisce
l’importanza data da quelle genti a questi momenti “critici” del ciclo solare e
l’impellenza di determinare con precisione la direzione dei punti cardinali.
Con tutta
probabilità la procedura per l’individuazione di tali direzioni era permeata di
sacralità e paludata in un vero e proprio rito, accessibile naturalmente, solo
agli eletti, per tanto non ci paia strano che il cerimoniale sia stato poi reso
logografico attraverso una figurina che nei sui tratti essenziali rimarca
appunto, la procedura di determinazione della direzione Est-Ovest e del
mezzogiorno geografico. Evidentemente mi riferisco alla figurina universalmente
definita “Tanit”, della quale parleremo in seguito più diffusamente in apposita
sezione. Al proposito di logogrammi, possiamo ipotizzare, che anche la bipenne
possa essere la materializzazione terrena (nel terreno) del percorso solare nei
suoi punti cruciali, come si può evincere dalla Fig.3 che si rifà alla Fig. 1.
Ciò parrebbe una mia speculazione, ma in una sezione di
questo lavoro vedremmo che potrebbe non essere pura speculazione.
Il metodo per la
determinazione dei punti cardinali fu utilizzato almeno dal 2600 a.c. con
l’orientamento e la costruzione delle piramidi di Giza, ma sicuramente esso è
molto più antico.[2]
Queste piramidi
sono orientate in modo estremamente preciso; precisione non raggiungibile con
nessuna bussola,[3] ma
raggiungibile col metodo che sfrutta l’ombra proiettata dal sole.
Esemplificazione grafica
A questo punto è
necessario spiegare il metodo di individuazione della direzione Est-Ovest prima
e del mezzogiorno dopo; ma ancor prima è necessario descrivere il caduceo, che
ritroviamo in numerosissime rappresentazioni grafiche associato alla Tanit.
Nel racconto
viene usato un bastone speciale che il sacerdote chiama “messaggero divino”;
esso altro non è, se non il caduceo della mitologia greca e romana, quella che
Ermes, il romano Mercurio, porta con se nella sua funzione di messaggero degli
dei.
Cerchiamo la
parola Caduceo nel vocabolario Treccani, dove leggiamo: «caducèo (o cadùceo)
s. m. [dal lat. caducĕus o caducĕum, che è dal
gr. κηρύκειον, dor. καρυκειον «insegna dell’araldo», der. di
κυρυξ «araldo»]. – Nell’antica Grecia, dal 5° sec. a. C.,
verga che recava in alto due serpenti simmetricamente intrecciati e terminava
con due ali spiegate (con questa forma è oggi assunto come simbolo dell’arte
medica o farmaceutica); in tempi più antichi terminava con due cerchi, il
primo chiuso, il secondo aperto in alto; simbolo di prosperità e di pace,
era attributo degli araldi e di Ermete (Mercurio) in quanto messaggero degli
dèi. In Roma,
prese la forma di un bastone d’olivo ornato di ghirlande. »
La funzione
dell’araldo è quella di messaggero ed Ermes è il messaggero per antonomasia ed
a lui è associato appunto il caduceo.
A ben vedere,
analizzando la funzione espletata nel racconto dal nostro bastone, in effetti
esso può assumere il ruolo di messaggero, ossia di mediatore tra la divina
lanterna solare e l’uomo, facendo sì che quest’ultimo riesca a comprendere
tramite il suo messaggio occulto, le leggi della natura.
Il caduceo nelle
più antiche immagini viene raffigurato in svariate fogge: un bastone con in
cima un cerchio chiuso sormontato da un cerchio aperto, in altre: due serpenti
prendono il posto dei cerchi,
in altre è un
semplice bastone biforcuto
in altre ancora, i due cerchi sono in posizione mediana e
distaccata l’uno dall’altro, in una sorta di bastone rigonfio in corrispondenza
dei fori.
Il caduceo di
età romana esiste in molti esemplari più o meno integri, uno è custodito presso
il Museo Nazionale di Napoli
e tre
di essi sono da me stati individuati in aste di reperti archeologici, dove le
didascalie li descrivono come :strani oggetti di imprecisata funzione
Altri caducei
sono usati in contesti della religione ortodossa
dove il bastone in mano al religioso evidentemente ha perso le sua primitiva
funzione, ma ha mantenuto integre le arcane e antiche fattezze.
Gli antichi
Egizi benché conoscessero il sistema non utilizzarono il semplice caduceo per
orientarsi, ma un congegno più sofisticato e preciso, il suo significato è
racchiuso nel criptico messaggio geroglifico e nelle scene immortalate nella
pietra, dove si intravede il suo uso, ma parimenti alle immagini lasciateci da
altre civiltà e culture, non è più riconoscibile nella sua funzione originaria.
Come si vede nella
figura qui appresso riportata
il segno geroglifico dello “Ankh” potrebbe essere una sorta di caduceo usato
assieme allo “Djed” e allo “scettro Uas” (che qui non compare)[15]
Tant’è che ritroviamo assieme i tre simboli in tantissime raffigurazioni
egizie.[17]
Ripercorrendo i
passi essenziali del racconto e usando gli stessi mezzi lì utilizzati,[18]
possiamo descrivere il metodo nel seguente modo:
1. Si
sceglie uno spiazzo di superficie abbastanza regolare che viene spianata tanto
da renderla perfettamente piana, secondo la procedura di allagamento di una
vasca di dimensioni adeguate, allo scopo creata realizzando una cordolatura di
semplice argilla plastica, a mo' di argine impermeabile, che possa contenere
una quantità d’acqua sufficiente a sommergere tutta la superficie del riquadro.
Evidentemente la forza di gravità farà il suo lavoro di creare uno specchio
d’acqua perfettamente piatto ed orizzontale, che sarà di riferimento per la
realizzazione del fondo della vasca stessa. Quando l’acqua è calma si
individuano le asperità da ridurre, intervenendo meccanicamente con un utensile
di pietra o metallo. Il processo, lungo e laborioso, potrebbe richiedere
un’intera giornata, visto che si sta cercando di spianare un approssimativo
quadrato di 1.50 m di lato. Ogni tanto con una sorta di scandaglio (basta un
piccolo legno con una tacca individuata preventivamente nel punto più profondo
del fondo scabro della vasca), si misura la profondità di scavo e si verifica
se questa è sufficiente o richieda altro lavoro. Il fondo della vasca in
seguito può essere lisciato con utensili di pietra, di essenza più dura di
quella del banco roccioso. La bontà del lavoro sarà verificata allorché, una
volta ripulito il fondo della vasca dai residui di roccia e dai grani minuti,
si proceda a nuovo riempimento della vasca stessa. Nell’atto di svuotamento si
evince se l’abbassamento di livello fa emergere in modo più o meno uniforme il
fondo della vasca. Il metodo empirico è piuttosto laborioso ma di estrema
precisione e presumibilmente utilizzato da quelle genti in occasione della
costruzione di quella che noi potremmo chiamare “meridiana”, ossia un congegno
fisso da usare in modo continuativo. Evidentemente in altri casi e per i quali
non sia necessaria un’accuratezza elevata, basta spianare per sommi capi un
terreno di natura più soffice, magari utilizzando un archipendolo.
2. La
fase successiva è quella di creare un incavo al centro del riquadro così
spianato, dove possa essere alloggiato il caduceo (Questo strumento lo
descriveremo in modo preciso in seguito, basti qui dire che la forma primitiva
del “caduceo” è un bastone il più possibile rettilineo), la base del bastone
deve essere infilata nell’apposita buca e in essa inzeppato con dei piccoli
pezzi di legno (cunei anche se rudimentali), o piccole pietre all’uopo scelte.
Una volta fissato a terra è necessario rendere il caduceo perfettamente
verticale (questo, assieme allo spianamento del terreno, è fondamentale per
raggiungere un elevato grado di precisione nell’operazione/rito), mediante la
controventatura ottenuta fissando le estremità di tre corregge di pelle o corde
di essenze vegetali, nella parte alta del caduceo e le altre estremità fissate
a terra, in modo registrabile, mediante ancoraggio a dei massi opportunamente
scelti per dimensione e peso.[19]
La verticalità del caduceo si verifica mediante un filo a piombo costruito con
una semplice correggia di pelle, ad un estremo della quale, si fissa con un
cappio scorrevole, un sasso di adeguate dimensioni e pesantezza. La verifica
della verticalità, come è noto, si svolge secondo il seguente metodo canonico:
col filo a piombo si sceglie una direzione che coincida con la direzione data
da due delle tre corregge di controventatura, una volta determinata la
verticalità da quella posizione, è necessario spostarsi da quel punto in un
altro, tale che la direzione di traguardo sia il più possibile vicina a 90°
rispetto alla prima direzione. Le tre corregge di controventatura,
evidentemente saranno utilizzate per registrare la verticalità e mantenere in
stazione il caduceo il tempo necessario all’esecuzione dell’operazione.
3. Una
volta assicurata la perfetta verticalità del caduceo (nel nostro caso descriveremo e raffigureremo il caduceo
realizzato in forma di anello chiuso sormontato da un anello aperto
superiormente), si attende che il sole raggiunga un’altezza nel cielo prossima
al mezzogiorno.[20] Guardando
l’ombra del caduceo sul terreno, si nota che i due cerchi proiettano una figura
a forma di mandorla o di occhio.[21]
Nel momento arbitrario, dato dall’esperienza di chi esegue l’operazione, si
individua un estremo dell’occhio a mandorla, ossia la parte ogivale della
figura geometrica qui riportata, che tecnicamente si chiama: vesica piscis[22] che è
l’archetipo della nostra figura.
4. Fissato
tale primo punto, con un segno lineare o a croce o semicerchio[23] si procede al tracciamento di un cerchio
mediante un compasso realizzato sempre con la solita correggia di
pelle, fissata ad un estremo con un cappio lasco attorno alla base del caduceo,
ed usando quale strumento scrittorio lo stilo usato in precedenza per tracciare
il primo segno. Tendendo la correggia si fa scorrere lo stilo su di essa fino
ad intercettare il segno realizzato sul piano e da lì si procede a tracciare il
cerchio, badando a non tirare troppo né troppo poco la correggia, che sotto
tensione potrebbe allungarsi il tanto sufficiente a rendere vana tutta
l’operazione[24].
5. Tracciato
il cerchio in modo perfetto, si attende che il sole superi il mezzogiorno e si
lascia che la proiezione del cerchio del caduceo, superi interamente il cerchio
tracciato a terra e solo nel momento in cui sta per staccarsi da esso e solo in
quel preciso momento, si traccia ancora un segno con lo stilo.[25]
6. I
due segni così individuati vanno a formare avambraccio e gomito (s’ossu
arrabiosu) della famosa figurina della dea; segni che si procede ad unire
tracciando una retta nel terreno; tale retta individua esattamente la direzione
Est-Ovest.
La
parte fondamentale dell’operazione è stata eseguita. Il rito potrebbe terminare
qui. Il sole ha fatto la sua insostituibile parte, d’ora in poi è l’uomo che
interviene in modo speculativo per individuare all’interno di quel cerchio,
altre direzioni a lui necessarie per i propri bisogni; tant’è che il caduceo
può essere rimosso dalla sua sede, anzi è d’ingombro per le altre operazioni.[26]
7. Individuata
la direzione Est-Ovest, si passa alla seconda fase del rito col quale si
individuerà la direzione del mezzogiorno, vediamo come. Si individua il punto
mediano del segmento che determina la direzione Est-Ovest,[27]
e per fare ciò useremo il metodo geometrico per eccellenza che sfrutta le
proprietà del cerchio. Si traccia un cerchio col centro in uno degli estremi
del segmento, che abbia il raggio, maggiore della metà del segmento stesso, per
sicurezza e miglior precisione è il caso che l’apertura del compasso[28]
arrivi in prossimità dell’altro estremo del segmento. Si traccia il cerchio, si
sposta il compasso sull’altro estremo e con la medesima apertura dello
strumento si traccia un secondo cerchio, la retta che unisce i due punti
d’intersezione dei due cerchi interseca il segmento nel suo punto medio; quella
è la direzione del Nord geografico o meglio del mezzogiorno.[29]
A questo punto è
necessario ritornare alla descrizione del caduceo, perché di esso non tutto è
stato detto.
Il caduceo aveva
un’altra importante funzione, che potremmo definire di “routine”. Una volta
stabilita la direzione del mezzogiorno geografico in modo stabile e duraturo,
come descritto nel racconto e spiegato poco sopra, esso (caduceo) nella forma
dei due serpenti o dei due cerchi sovrapposti, di cui quello superiore aperto
in sommità, serviva ogni giorno a verificare a che altezza nel cielo era in quel momento il
sole e vedere quanto mancava al mezzogiorno[30]
(era di fatto una sorta di meridiana)
e
questo senza badar troppo alla sua posizione azimutale, bastava orientarlo
grossomodo nella direzione Est-Ovest
importante era la sua verticalità ed è per questo che era guarnito di una
correggia, che al momento opportuno, appesantita da un peso, fungeva da filo a
piombo.[32]
In pratica il mezzogiorno “scoccava” nel momento in cui la mezzeria della
distanza tra le teste dei due serpenti o degli estremi del cerchio aperto,
coincideva col solco inciso sulla roccia: ogni giorno.
Le due direzioni
fondamentali sono state individuate, una dal dio, l’altra dall’uomo a
magnificare la divinità.
Il segno divino è stato tracciato e immutato
arriverà fino a noi; a conferma di ciò presentiamo un piccolo indizio teso ad associare
il segno alla divinità.
Queste due
statuette sono state individuate come la dea Tanit, come si vede quella di sinistra reca in seno il caduceo e il cosiddetto “crescente lunare” sovrastato da
una stella a sei petali, quella di destra reca al collo un segno a “T”.
[1] Presumo che
il ragionamento che indusse a capire che all'equinozio la durata del
giorno è uguale a quella della notte, non fu dettato probabilmente da una
misurazione temporale (benché già nel XV secolo a.c. in Egitto conoscessero la
clessidra, avendone trovato un esemplare nella tomba di Amenhotep I), ma da un
ragionamento logico dettato innanzi tutto dall’osservazione del percorso solare
nella sfera celeste: massimo percorso al solstizio d’estate e minimo al
solstizio d’inverno, ma anche attraverso l’individuazione sul cerchio dei punti
solstiziali di alba e tramonto.
Da qui risulta palese che: se esiste un periodo
durante il quale il tempo diurno (svincolato da qualsiasi misurazione), è
maggiore di quello notturno e viceversa, c’è un periodo durante il quale è la
notte a prevalere, esiste sicuramente un momento durante il quale il tempo
diurno è esattamente uguale a quello notturno.
[2] Fig.A Da: http://whitewolfrevolution.blogspot.it/2013/12/la-verita-sugli-anunnakila-grande.html
l’immagine di Fig.A mostra molto probabilmente un caduceo
Fig.B Da: http://www.crystalinks.com/sumergods.html
L’immagine di Fig.B, in modo eloquente alla luce di questa tesi, mostra il personaggio
rivolto verso l’alba, che viene indicata dalle ali spiegate nella direzione
Est-Ovest ed ancora, anche qui in modo eloquente, si noti la freccia che sta per essere
scoccata nella direzione dell’alba stessa, reca una stranissima punta a tridente, che
potrebbe simboleggiare le direzioni del solstizio d’estate, l’equinozio e il
solstizio d’inverno.
[3] Per quanto
riguarda la bussola magnetica, è’ noto che la direzione del Nord magnetico si
discosta dal Nord geografico per il fatto che il primo non coincide con
quest’ultimo e varia nel tempo. Errore angolare definito “declinazione
magnetica”, che per l’Italia al momento vale +2 gradi d’arco, ossia per trovare
la direzione del nord geografico con la bussola è necessario incrementare di
due gradi l’angolo indicato dall’ago magnetico. Per quanto riguarda la girobussola,
benché indichi il nord geografico, non può essere usata per definire direzioni
approssimate a 5’ d’arco, scostamento che rileviamo nella piramide di Cheope.
[4] Tanit con
caduceo in un mosaico da Cagliari
[9] Da: http://whitewolfrevolution.blogspot.it/2015/03/la-dea-astarte-tanit-e-baal-hammon.html In questa raffigurazione il caduceo potrebbe
essere però più verosimilmente una lamina sottile, forse di bronzo, ottenuta
per colata in stampo in quanto una ricostruzione in tridimensionale ha messo in
evidenza che le proporzioni dei due fori sono tali che uno spessore notevole
avrebbe impedito il passaggio della luce solare nel periodo attorno al
solstizio d’estate.
[10] Da: Atti
delle quinte giornate internazionali di studi sull'area elima e la Sicilia
occidentale nel contesto mediterraneo Erice, 12-15 ottobre 2003 - Guerra e pace
in Sicilia e nel Mediterraneo antico ( VIII -III sec. a.C.)
[15] Lo scetro
Uas lo troviamo raffigurato in mano a molte divinità del pantheon dell’antico
Egitto ma era attributo particolare del dio Ptah e della dea Seshat. Seshat o Sešet era la dea
della scrittura e delle scienze, moglie di Thot, la
divinità dalla testa di ibis, considerato
dagli egizi l'inventore del calendario di 365 giorni.
Seshat veniva chiamata "Signora dei Costruttori", "Dea
dell'edilizia", "Fondatrice dell'architettura" e, per finire,
"Signora delle stelle".
[17] L’uso di
questo particolare caduceo più avanti sarà oggetto di studio.
[18] Ho
verificato di persona, con un esperimento reale, la possibilità di individuare
i punti cardinali con i mezzi a disposizione di quelle antiche popolazioni.
[19] Questa
immagine reca il caduceo con tre fiocchi (o corregge?), fissate sotto l’anello da: http://marcolarosa.blogspot.it/2013/09/la-dea-tanit-lalidada-e-la-tecnologia.html
Per quanto riguarda il fissaggio a terra si possono
usare altri metodi, un po’ più sofisticati, ma di conseguenza, più complicati e
richiedenti manufatti che potremmo non avere a disposizione. In ogni modo il
metodo è legato all’esperienza e capacità dell’operatore.
[20] Intorno al
solstizio d’estate il momento è dato dallo stesso caduceo che delinea
l’immagine dei due cerchi in guisa di sottile lamine di luce intorno alle ore
11:30, prima di tale ora il cerchio è oscurato. In altri periodi dell’anno le
lamine di luce vengono proiettate già la mattina presto, ma ciò non è di aiuto
e dalla ricostruzione tridimensionale dell’evento con Google SketchUp si è
visto che l’orario più consono, è quello intorno alle ore 11:00.
[21] Man mano
che si avvicina il mezzogiorno sembra che l’occhio si apra, per richiudersi
dopo il mezzo giorno.
[22] Costruzione
geometrica della Vesica piscis
La figura geometrica diventò in seguito simbolo
adottato dalla religione cattolica, fu da grandi artisti associato alla figura
di Cristo e utilizzato come segno che sfugge alla comprensione dei più nel
momento della consacrazione dell’ostia, quando il sacerdote officiante spezza
in due l’ostia e sovrappone le due metà.
[23] Tali segni
sono attestati nelle molteplici raffigurazioni della Tanit pervenuteci dall’antichità.
[24]
Naturalmente ci sono altri metodi più precisi per la realizzazione di tale
compasso, ma in questo momento stiamo operando nella situazione più elementare
possibile.
[25] E’ appena il caso di notare
il motivo per il quale il primo segno è stato fatto sull’ogiva rivolta a Est,
mentre il secondo nell’ogiva rivolta ad ovest: è palese il fatto che le due
ogive non sono sulla verticale del centro del cerchio, per tanto se avessi
usato la medesima ogiva non avrei individuato il nord geografico. Ritengo che
questo e altri particolari venissero sfruttati da quei sacerdoti per
mistificare ed avvolgere in un’aura di mistero questi riti; e questo spiega il
perché delle variegate ed eccentriche forme del caduceo, che in sostanza poteva
essere sostituito da un normalissimo bastone, purché dritto.
[26] Rivelando
così la natura egoista e opportunista dell’animo umano, ma quel buon dio lascia
correre e perdona questo aspetto dell’essere uomo. E’ possibile che quegli
officianti chiedessero perdono per tale gesto profanatore, ma è difficile
capire dove fosse il limite di confine tra la cieca obbedienza e sottomissione
alla divinità solare, da parte di quei sacerdoti e il bieco interesse da parte
degli stessi di ammaliare e soggiogare il popolo. Fatto sta comunque che il
sole è stato usato ad uso e consumo dell’uomo.
[27] I sistemi
sono molteplici: il più semplice ma il meno preciso è quello di usare la stessa
correggia di pelle, marcare su di essa i due segni incisi sul terreno, magari
con le unghie dei pollici, unire i due segni tenendoli ben stretti e
accoppiando le estremità si ottiene una correggia lunga giusto la metà, un
altro metodo è quello per approssimazione, che benché preciso è troppo
laborioso e necessità di un regolo, che potrebbe essere un semplice bastone,
purché dritto.
[28] Per
compasso intendo qualsiasi metodo capace di tracciare un cerchio o un arco di
cerchio.
[29] C’è da notare che per
mezzogiorno non si intendono le ore 12:00, che è una convenzione moderna, ma si
intende alla lettera la metà del tempo che intercorre tra alba e tramonto di
ogni giorno, per tanto il mezzogiorno del primo gennaio non sarà alla stessa
ora del mezzogiorno del primo di febbraio né di quello del primo di novembre.
[30]
L’espediente di visualizzare la traccia del mezzogiorno a metà dello stacco tra
i due serpenti, evidentemente serviva quale effetto scenografico e ciò dimostra
ancor di più l’intento, da parte della casta sacerdotale, di nascondere il
significato profondo di quel rito, avvolgendolo in un’aura mistica e
misteriosa. Lo stesso risultato si sarebbe ottenuto usando un semplice bastone,
come già detto, ma non avrebbe reso lo stesso effetto sui digiuni fedeli.
[31] La figura
dimostra che, benché il caduceo sia ruotato di 10° in senso antiorario, la sua
ombra al mezzogiorno è sempre orientata a Nord.
[32] Alcuni
caducei in bronzo pervenutici dall’antichità, erano realizzati col cerchio a
pochi centimetri dal terreno, ciò consentiva di verificare la posizione del
sole senza dover necessariamente dotarsi del filo a piombo, ma stimando a vista
o con altro espediente la sua verticalità (per brevità non sto qui a spiegare
l’espediente). Il principio usato è quello che: a grande errore corrisponde
inaffidabilità del metodo, a piccolo errore corrisponde buona approssimazione.
In sostanza guardano il disegno della figura qui rappresentata si arguisce che un
caduceo alto 1.50 m e fuori piombo di 10 cm, mantiene tale errore col cerchio
posizionato in sommità, ma l’errore si riduce a 5 cm se posizionato a metà del
bastone, da ciò si capisce che se il “fuori piombo” in sommità è limitato a 2
cm all’altezza di soli 20 cm dal suolo, l’errore è di appena 3 mm. Ecco spiegata
la ragione della forma inusuale del caduceo a cui alla nota [11].
Letto tutto, solo non ho aperto nessun link; ma se risulta corretto giudicare da quanto non dice la voce caduceo su Wikipedia, il tuo contributo (caro geometra ammesso all'accademia platonica) dovrebbe meritarti qualche importante citazione (e chissà, un riconoscimento, prima o poi, almeno da qualche Collegio dei tuoi colleghi).
RispondiElimina"Il caduceo è uno dei simboli più antichi della storia della civiltà umana", si legge. Interessante la riprova che fin dalle origini conoscenza, potere, religione e quindi simboli si tengano strettamente.
Congratulazioni e grazie.
Nessuna enciclopedia dice nulla di diverso dalla Treccani. Nessuno si è mai posto il problema del perché del caduceo. Ha ragione Prof. Sanna a dire: «Il termine di 'decorativo' in archeologia per un oggetto arcaico è quanto di più sciocco per chi lo dice e di più offensivo dell'intelligenza di chi ascolta.» Non di meno possiamo affermare che la Tanit e il caduceo non sono simboli dettati da immaginazione o spirito creativo di quelle genti; a meno che non vogliamo prenderli e prenderci per sciocchi.
EliminaBellissimo articolo Sandro , Congratulazioni anche da parte mia
RispondiEliminaQuasi un'ora fa,sono stata svegliata da un forte vento a cui è seguita una terribile scossa di terremoto,per la prima volta ho provato una gran paura.Scusate questo sfogo ma sono veramente impaurita.La cura è stata leggere questo interessantissimo articolo.Complimenti signor Sandro.Com'è affascinante scoprire tutti questi studi.Mi sono sempre chiesta come facessero gli uomini antichi a fare simili studi e come l'uomo fosse nelle mani degli eventi della natura.L'unico modo per capire e superare le paure di eventi incomprensibili era lo studio.Signor Sandro lei ha fatto uno studio veramente incredibile.
RispondiEliminaGli eventi naturali decretano il destino dell’uomo nel bel e nel male. Il terremoto è uno di quelli che segnano la vita ma non fino in fondo, se non attacca gli affetti più cari. Ma anche in quel caso, esso non è più devastante a livello psicologico, di un evento provocato dall’uomo. Ecco perché il terremoto, per catastrofico che sia, lo superiamo e lo accettiamo, non così per i conflitti, che siano mossi dalla brama di potere o dal credo divino.
EliminaDetto questo, spero non sia successo nulla di grave a Lei né alla splendida Firenze: i notiziari scrivono che non ci sarebbero grossi danni né vittime, speriamo bene.
Mi rincuora il fatto che il mio articolo abbia potuto darLe un po’ di serenità dopo tanta paura.
La ringrazio signor Sandro.Firenze e dintorni tutto a posto,ho avuto solo tanta paura,nonostante il fascino che ha per me la notte per il silenzio assoluto.Per questo motivo mi piace leggere i suoi articoli nei risvegli antelucani.
RispondiEliminaCurre curre, da un'altra discussione, che bello che Gigi si sia riaffacciato, piacevolmente gravido di impegni per il futuro. Qui vorrei dire, rifacendomi al mio recente appello sommario dei presenti e degli assenti (in ancora diversa discussione, ma tutto si tiene), che intorno a questo studio sulla funzione dei caducei troverei mancare, se non pervenisse, il commento di Ergian45, che su materie affini ha sempre generosamente dato prova di competenza. Non ne vale (più) la pena, Ergian?
RispondiEliminaAlla finestra immagino poi, più o meno al solito, Mauro Peppino (Zedda), pure molto interessato. Chissà il nostro architetto senior, Franco Laner.
A tutti loro, scelti qui in rappresentanza di tanti altri, chiederei in sintesi altrimenti: dove altro si discute meglio su queste frontiere di conoscenza?
Una domanda che non vuole essere retorica (chiedo per sapere).
Signor Masia,il mio povero sapere ,invece,è pienamente soddisfatto dalla precisione e cura che ha dimostrato il signor Sandro. Capisco,ad ogni modo,il suo desiderio di maggiori confronti.Chi sà vuole sapere di più.
EliminaMa io, Signora Grazia, vorrei sapere anzitutto se almeno e per intanto tra quanti qui si sono sempre confrontati si è d'accordo con Sandro e, se no, perché no (e se ancora non si sa bene che pensarne, anche questo potrebbe e dovrebbe esser detto e, per quanto spiegabile, spiegato). Non per un mio desiderio di maggior precisione e cura, bensì perché proprio questo sarebbe dovuto a Sandro, oltre che al "metodo". Anche qui, come per i miti di Francu, si vuole aspettare la fine della suonata? E aspetteremo.
EliminaBello Sandro, complimenti! Mi piace che tra la prima e la seconda parte si vedano due facce della stessa medaglia: il fatto che nella prima hai evidenziato l'aspetto rituale ed ora qui, ci dai il manuale delle istruzioni, dettato anche - devo presumere - dalla tua bella esperienza da topografo e da "misuratore della terra" (ed ora non solo della terra, aggiungerei). Il caduceo così non lo avevo mai guardato e quindi grazie per avermi dato queste nuove lenti e tutto ciò sembra quasi un invito a provarci davvero in modo sperimentale. Mi resta da aggiungere che si può avere a confronto il libro di Donatello Orgiu "La dea bipenne" che in qualche modo tratta gli stessi argomenti, ma con risultati differenti. Con la promessa di tornarci dentro per approfondire attendo la tua terza parte.
RispondiEliminaHo sbagliato: sa,senza accento.
RispondiEliminapiù che con risultati differenti direi con uno sguardo differente.
RispondiEliminaGeometria e sacralità, che strana coincidenza che poi, tanto strana non è, in quanto sua essenza, il sapere e sopratutto il come.
Bellissima esposizione, molto meglio dei Giganti di Monte Prama alle'Expò,
Geometria e sacralità vanno di pari passo, come matematica e filosofia; che poi sono quattro facce della stessa medaglia.
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