domenica 26 aprile 2015

Siligo (SS)- La Chiesa di Santa Maria di Bubalis

di Stefano Sanna

    È una delle chiese più antiche dell'isola. Fu infatti costruita in epoca bizantina, intorno alla fine del VI
secolo e, con ogni probabilità, sopra le rovine di preesistenti terme romane che utilizzavano la vicina sorgente calda. Dedicata a Santa Maria di Bubalis, ma più nota come Nostra Signora di Mesumundu , è costruita in una mistura di pietre basaltiche di piccola pezzatura e di mattoni cotti.






alcuni tratti dell' antico acquedotto romano

14 commenti:

  1. Bellissima! ...l'impiego della bi-tricromia nell'architettura, che esisteva già nel nuragico (se non prima) e che trova espressione anche nel sardo romanico è un filone di ricerca interessantissimo!

    RispondiElimina
  2. E la forma? Non ricorda il nuraghe arrubiu di orroli? In fondo sempre di "chiese" si tratta. Deve essere stata dura abbandonare la propria religione, almeno quanto abbandonare l'idea di rotondità

    RispondiElimina
  3. Sapete cosa significa Bubalis? Vediamo chi lo indovina!

    RispondiElimina
  4. Risposte
    1. Può essere si!
      La seconda domanda è più impegnativa ed è rivolta a tutti, me compreso: "perché"?

      Elimina
  5. Più guardo questa chiesa e più m'incanta.E' di una bellezza straordinaria.

    RispondiElimina
  6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  7. Un probabile e preesistente utilizzo termale di questo gioiello richiama alla mente altri insediamenti di impronta bizantina, grandi o piccoli, trasformati anch’essi in edifici di culto: penso a Nostra Signora di Bonacattu di Bonarcado, a pianta centrale con cupola e ancora ben conservata la vasca per ipotizzate immersioni a scopo terapeutico.
    Un secondo sorprendente accostamento si può riferire circa le due “fabriche”: se il toponimo Bonarcado deriva dalla forma medievale Bonarcanto, traduzione di un lemma greco con il significato di Immacolata o Purissima, allora l’identificazione di Santa Maria di Bubalis, non si sa se in modo corretto con Nostra Signora di Mesumundu, rafforzerebbe l’interpretazione di quel mundus latino con il significato di puro, per una probabile presenza di una vasca al centro (mesu) dell’ambiente circolare.
    E non certo meno sorprendenti appaiono le parallele vicende storiche (a costante andamento centrifugo, detto a beneficio degli storici) con il conferimento di ingenti parti dei territori giudicali ad ordini monastici importati, nell’un caso, dopo la lunga parentesi bizantina, ai Benedettini di Montecassino ( richiamati nel placido capuano di “Sao ke kelle terre, per kelle fini que…) e nell’altro a quello dei Camaldolesi.
    La forma planimetrica ottenuta da aggregazioni di ambienti circolari o pseudo circolari, evoca anche i ruderi dello scomparso impianto termale di Domu ‘e Cubas di San Salvatore.
    Dunque, sempre, si ha a che fare con l’acqua, miracolosa o meno che sia.
    Un’ultima, marginale, annotazione. Nei pressi di Santa Maria di Bubalis si dice esistesse una scomparsa chiesa di San Leonardo e questo, mentre ci convince di una localizzazione su di un importante percorso di attraversamento dell’isola, ci rimanda ancora alle proprietà terapeutiche dell’acqua, di fontane o di sorgenti, note in contesti prossimi a Bonarcado e divenuti più tardi sedi di impianti ospitalieri.

    RispondiElimina
  8. Senza dubbio Bubalis si riferisce ai buoi come ha ben spiegato ieri sera giovanni e l’acqua, di cui la zona è ricca, sembra quindi esclusa. Ma tra i ricordi della mia infanzia, visto che io sono piemontese, in punta di piedi, per non farmi sentire dai partecipanti alla discussione del giorno di Sa Die, mi è spuntato una forma verbale astigiana “Buèè” che significa abbeverare i buoi. In fondo, il nostro ed il vostro sostrato culturale non sono poi così diversi.

    RispondiElimina
  9. Leggiamo che il nome scientifico del bufalo è: Bubalus bubalis. Leggiamo anche che in epoca romana si era soliti indicare con il nome di bufali i buoi selvaggi. Gli anglosassoni identificano il “nostro” bufalo con “river bufalo” per distinguerlo dal bisonte delle praterie: “bufalo”. Per tanto il nostro bufalo è definito “bufalo d’acqua”, ossia per tornare a quanto in uso in età romana: “bue d’acqua”.
    Parrebbe che i conti tornino!

    RispondiElimina
  10. Verrebbe da aggiungere una banalità che vuol suonare invece come un auspicio: "buoi bagnati, buoi fortunati". Se pensiamo che, in fondo, si trattava del primo articolo del nuovo corso e che "Il volto di Maymoni" era una minestra riscaldata e non facile da digerire. Infatti non si è ben capito come, anche lì, si sia partiti dall'acqua (Maym in protocananaico? non è male come affinità), dal volto di un dio antico dell'acqua (che ricorda Poseidon?) e si sia poi arrivati all'interpretazione di lettere che, con l'agglutinazione, per risultato hanno dato la forza del toro. Mah, sarà anch'esso, per non andare fuori tema, un "river bull".

    RispondiElimina
  11. Pistala s'abba, pistala; Abba idi, abba est, abba istada

    RispondiElimina