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martedì 20 dicembre 2016

IL BRONZETTO DI SANTA LULLA DI ORUNE: un'analisi interpretativa

di Angelo Ledda

Si veda anche il seguente link

1. Considerazioni generali

In un precedente articolo ho ipotizzato che una buona parte delle sculture nuragiche registrino nella loro figura alcune fasi di quelli che Van Gennep ha definito “riti di passaggio” [1], ovvero quei riti che accompagnano ogni modificazione di posto, di stato, di posizione sociale e di età.
Se lette con questo sguardo, queste sculture ci mostrerebbero allora, le fasi di una sequenza che prevede:

1. una fase di separazione;
2. una fase liminale (da limen, confine) o di margine;
3. una fase di aggregazione;

La fase liminale è quella sulla quale mi sono maggiormente concentrato, riferendomi  sia alle figure inserite da Lilliu nello Stile Ornamentale-Planare e che possiamo dire essere “mascherate” (o rivestite di signa e 'sepolte da una spessa incrostazione rituale'), sia quelle "caricaturali-animalesche", ovvero figure fisicamente “transitorie”, non più umane ma non ancora bestiali, o talvolta prive dei caratteri del volto.
Il ragionamento muove dalla considerazione che entrambi i tipi di figure, anche quando differenti sotto il profilo espressivo e iconografico, non siano separabili perché ne condividono la stessa visione.

lunedì 19 dicembre 2016

Realismo grottesco e liminalità nelle sculture sardo-nuragiche

di Angelo Ledda

Fig. 1. Capo-tribù (Lilliu, 1966)
1. Questione di 'stile'
I bronzi nuragici (detti bronzetti) sono stati catalogati e analizzati da Giovanni Lilliu nel suo celebre Sculture della Sardegna Nuragica del 1966 [1], sistematizzazione e approfondimento di quanto anticipato in occasione della mostra di Venezia del 1949, nel quale l'archeologo propose una prima classificazione stilistica ed una riflessione sull'arte nuragica secondo le categorie del barbarico e dell'anticlassico [2].
Dalla proposta del 1949 - che distingueva i bronzetti in tre stili differenti (Stile Uta, Stile Abini, Stile Barbaricino-Mediterraneizzante) - nel 1966 il Lilliu è passato a soli due gruppi, ottenuti dall'accorpamento dei primi due (ora Stile Uta-Abini), all'interno del quale ha continuato a riconoscervi alcune differenze, tali da indurlo a formare due sottogruppi: Gruppo Geometrico-Lineare e Gruppo Ornamentale-Planare.

martedì 12 luglio 2016

TERATOMANZIA E LOGICA GEROGLIFICA: a un passo dall'impossibile [2]

di Angelo Ledda

Vedi prima parte: Organismi e meccanismi "mostruosi": a un passo dall'impossibile [1]


Fig. 1: Il ritorno di Efesto all’Olimpo (Caraffa Ionica, 525 a.C. ca., B.C. Vienna).
In un precedente contributo ho introdotto la tematica del “mostruoso” e dell'ibridismo nel tentativo di mettere in luce la differenza tra il corpo inteso come “organismo” e quello inteso come “meccanismo”[1].
Nella tab.1 ho provato a schematizzare i due modi di intendere il corpo “mostruoso” nel campo delle arti visive, pur consapevole delle possibili variabili e interrelazioni tra i tipi.
Nel rigo 1 ho indicato quelle opere prodotte dall'uomo che intendono volutamente raffigurare un essere “mostruoso” (o ibrido e deforme) in modo analogico, derivandolo da un modello già esistente. [2]

venerdì 17 giugno 2016

RIPRODURRE IL VISIBILE O RENDERE VISIBILE?

di Angelo Ledda

Fig. 1 Segni geometrici nella statuaria di Monte Prama, Cabras. Immagine da questo link
Fig. 2. Number 14 gray - by Jackson Pollock

Può essere capitato a molti di osservare un'opera d'arte in un museo – soprattutto se astratta o informale (fig.2)– e di fare uno sforzo enorme per provare a riconoscere in un groviglio di linee o di colori una qualche analogia con il mondo che ci circonda, credendo magari di vedervi all'interno un volto, un animale o un elemento di paesaggio, come se l'artista si fosse divertito a nasconderlo per costringerci a quella affannosa ricerca. 
Non di rado può essere successo di trovare 'fastidio' davanti ad un'opera così fatta, lasciando sorgere il dubbio che l'artista (o il curatore del museo, o il critico e storico d'arte) ci stesse prendendo in giro e che l'opera non sia poi così degna di attenzione perché tanto, a far così, “siamo capaci tutti”.


domenica 1 maggio 2016

L'esercito di terracotta

di Atropa Belladonna

Marzo 1974: in una zona ricca di campi coltivati  alcuni agricoltori stanno lavorando a meno di 2 km da una collina artificiale, una delle tante sotto cui si trova un’emergenza archeologica di grosse dimensioni, non scavata. Emergono alcuni frammenti di statua; non sono i primi, per decenni in quella regione si era parlato di pezzi di statua, frammenti di ceramica, manufatti in bronzo. Sono però i primi frammenti che attraggono l’attenzione di alcuni archeologi, per una serie di fortunate circostanze.

No, non siamo a Monte Prama, Cabras, nonostante l’incredibile coincidenza della data e delle circostanze di ritrovamento: marzo1974, agricoltori al lavoro, pezzi emersi già prima di quella data, all’erta del mondo archeologico.

Siamo invece nel cuore della Cina, distretto di Lintong della città di Xi’an  (provincia di  Shaanxi). Quei pezzi trovati per caso nel 1974 sono l’avanguardia di una scoperta straordinaria; è l’esercito di terracotta a guardia della «città dei morti» del primo imperatore della Cina, un tiranno unificatore di 7 stati e colui che pose il primo mattone della grande muraglia: Qin Shi Huang, salito al trono dello stato di Qin nel 246 a.C., riuscì a unificare i 7 stati dopo una lunga guerra e nel 221 si proclamò imperatore. Morì nel 210 e fu sepolto nella tomba – una piramide a gradoni- che ancora oggi non è scavata, all’interno della città dei morti, dentro la collina artificiale (fig. 1). 

giovedì 28 aprile 2016

ORGANISMI E MECCANISMI "MOSTRUOSI": a un passo dall'impossibile [1]



Fig. 1. Daniel Lee, Manimals (1993) - Immagine tratta da questo sito
In un saggio di Francesca Alfano Miglietti dal titolo “Corpo scelto. Ibridi e Trasfigurazioni nell'arte contemporanea” - nel parlare di iper-corpo e di immagini mediche capaci di rendere trasparente la nostra interiorità organica - l'autrice sottolinea che nell'età contemporanea, attraverso gli impianti e le protesi, si rendono confusi i confini tra specie minerali e viventi e “diventa sempre più labile la differenza che fin ora ha caratterizzato ciò che nasce da ciò che viene prodotto, la distinzione tra organismo e meccanismo”. [1]

giovedì 3 settembre 2015

L'INAFFERRABILE VISIONE

di Angelo Ledda
vedi anche

 A Francu,
mastru fungudu 
Foto 1: volto di "Pugilatore" di Monte Prama. Si osservino gli occhi perfettamente concentrici (Foto di Giacomo Mulas)
Per Bernardini quelli dei Giganti di Monte Prama sono occhi che accentuano la loro carica sovrumana e simbolica: “occhi congelati, che certo non guardano il mondo degli uomini ma fissano il tempo del mito” [1], ma a mio parere, quei doppi cerchi perfetti - oltre ad essere lì a dirci che gli scultori non avevano affatto in mente una rappresentazione "realista" - paiono piuttosto occhi allucinati(foto 1)
È questo il termine che impiega Lilliu per descrivere gli occhi di alcuni bronzi figurati [2] e lo riprendo qui nel suo pieno senso etimologico.

martedì 14 luglio 2015

Classico e Anticlassico: la forma ritmica della storia culturale europea (parte 2)

di Angelo Ledda

vedi prima parte



Foto 1. l'ampliamento della Gipsoteca canoviana di Possagno 
opera di Carlo Scarpa del 1957

Alla stregua delle Avanguardie Storiche del primo Novecento [1] l'arte pre-classica venne considerata una sorta di avanguardia da rimettere in cammino perché ritenuta depositaria di valori e matrice per la ricerca di un linguaggio universale: 

Pirro Marconi propose il termine 'anticlassico'; altri sperimentarono più tardi 'aclassico' o 'eteroclassico' (…) Una sorta di avanguardia artistica antica che poteva esser resa ancora “attuale” e perciò proposta a modello per l'arte contemporanea (…) Il 'classico' come era stato costruito nei secoli precedenti non bastava più perché esso potesse alimentare il 'moderno' doveva produrre dal suo seno fecondi anticorpi, percorsi alternativi, suggerimenti sperimentali; doveva evocare e legittimare anche il primitivo e l'anticlassico, accogliere in sé non solo il centro ma anche i margini, persino le deviazioni dell'arte antica. Doveva insomma mettersi in sintonia con le Avanguardie” (Settis, 2004)

mercoledì 24 giugno 2015

Il 'monstrum' di Pompei: un allestimento di Francesco Venezia

di Angelo Ledda


  “La tradizione è la custodia del fuoco, 
non l'adorazione della cenere”. 
Gustav Mahler 

FOTO 1: Calco da Pompei. Immagine da questo sito: http://www.artsblog.it/post/127514/mostre-napoli-2015-pompei-e-l-europa-1748-1943
Il 25 Maggio il Ministro ai Beni Culturali e per il Turismo Dario Franceschini ha inaugurato la mostra “Pompei e l'Europa 1748-1943” suddivisa in due itinerari complementari:

mercoledì 10 giugno 2015

MILLENOVECENTOQUARANTANOVE: una sorta di terrore religioso della perfettibilità (parte I)

di Angelo Ledda
vedi anche parte II
FOTO 1, Mauro Manca, Coppia a cavallo, 1960-62

Era il 1949 quando nell'Ala Napoleonica delle Procuratie Nuove in Piazza San Marco a Venezia, veniva inaugurata la mostra sulla civiltà nuragica presentata da Giovanni Lilliu per il quale “uscito dal buio secolare del proprio spazio, quel segno locale, proprio perché locale ma pervaso di universale, riuscì a conquistare l'area della critica internazionale”.

L'Accademico dei Lincei lo ricordava in un articolo del 1975 dedicato alla memoria di Ranuccio Bianchi Bandinelli da poco scomparso, ritenendo l'esposizione di “quelle sculture 'oscene' e 'sciamaniche' (...) il primo e forse unico vero successo della nostra cultura 'altra' (ossia della sardità)” (1)
In quella stessa occasione rievocava un articolo del 1946 dal titolo Sardegna: isola anticlassica” (2) nel quale - passando per “persona da psicoanalizzare” - introduceva il concetto di barbarico (o anticlassico) come costante dell'arte sarda, rovesciando in positivo il significato che ne aveva dato Winkelmann nel XVIII secolo.
Così facendo la produzione artistica sarda (non solo nuragica) veniva inserita in quel lungo dibattito che interessò il Novecento e che tentava di comporre la storiografia artistica in coppie di concetti antitetici. Tra queste, quella del von Schlosser contrapponeva al cubismo o antinaturalismo del mondo barbarico, quella organicista e naturalistica del mondo 'classico'.
L'archeologo così si esprimeva:

mercoledì 20 maggio 2015

L'Altro di fronte a sé: aggiornamento

di Angelo Ledda
vedi anche

foto 1: alcuni bronzetti nuragici che compiono il "gesto del saluto"
Nel gennaio 2015 il blog Monte Prama pubblicava un post dal titolo “L'Altro di fronte a sé”