di Stefano Sanna
Lungo la strada
provinciale 23 che da Aidomaggiore porta a Domusnovas Canales si erge il
nuraghe Lobaos II. Il nome sicuramente è dovuto al fatto che a 75 m da esso,
direzione nord, c’è un secondo nuraghe denominato “Lobaos” ossia: coppia, paio di nuraghe evidentemente.
La prima particolarità del nuraghe Lobaos
II sta nella finestrella di scarico sopra l'ingresso che, nei giorni a cavallo del solstizio
d’inverno, proietta verso le 8:10 del mattino un fascio di luce di forma
triangolare, quella che per me è la testa del toro che muore ossia con le corna
verso il basso.
La seconda particolarità sta nel fatto che
alle 9:00 la luce del sole penetra da una seconda finestrella (o presunta tale
perché di fatto è ricavata dalla particolare conformazione dei massi), che
proietta un secondo triangolo, molto più piccolo del primo, con la base verso
l’alto, quella che per me è la testa diritta del toro nascente.
come si può notare dalla finestrella posizionata sopra l' architrave , prende forma la testa capovolta del toro.
il raggio di luce intorno alle 08:10 del mattino , penetra dalla finestrella
Il toro luminoso va verso la morte, con la testa capovolta
Sono circa le 09:00 del mattino , il toro ormai morente, consegna il suo potere al nuovo toro che nasce.
Queste immagini,credo siano la migliore risposta al signor Peppino Zedda,ed io continuo a restare affascinata da tali immagini.Grazie signor Sabba.
RispondiEliminaSanna,mi scusi,ho sbagliato a scrivere il suo nome,presa dalla bellezza di tali immagini.
RispondiEliminaMille Grazie , molto gentile Signora Grazia
EliminaBella l’immagine del toro capovolto, si avvicina molto ad un triangolo equilatero; per tanto segno del toro morente (a testa in giù), con distinzione divina.
RispondiEliminaChe subito dopo (ore 9:00) compaia il triangolino superiore diritto, rende plausibile l’ipotesi di Stefano secondo il quale esso rappresenta il nuovo toro nascente, quello dell’anno in divenire, che si sostituisce al vecchio morente in un susseguirsi di eventi ciclici naturali di continuità e, anche qui, di persistenza della memoria.
E’ appena il caso di dire che sarà nostro oggetto di sopralluogo e di studio.
Bravo Sanna Bianca!
Mah, l'ermeneutica è affascinante ma il fenomeno non è certo così perspicuo da paragonarsi a quello del nuraghe Santa Barbara. E direi a quello del nuraghe Zuras di Abbasanta. Io sarei propenso ad accettarlo (non fosse per altro per il concetto di 'variatio', fondamentale nella scrittura nuragica anche architettonica) ma sulla base di altre considerazioni riguardanti il 'toro'. Esso è presente (non a caso insieme al serpente) in altri non pochi eventi astronomici che mettono sempre in relazione il sole (ma anche la luna) con il toro. Solo dei ciechi oppure, come sono propenso a credere, degli irriducibili negazionisti (prevenuti e del tutto inutili per una sana dialettica scientifica) possono affermare che sia a Maimone sia nella cosiddetta Sala da Ballo non ci sia correlazione 'grafica' tra il simbolo zoomorfo e l'astro. Ma presto vedremo, oltre ai due tori - sole orientati verso gli equinozi (la ‘porta’ d'ingresso del sole), oltre allo scarabeo di Sa Rocca Tunda (ritenuto pazzamente un falso!) ugualmente orientato nella stessa direzione, un quarto orientamento equinoziale solare -taurino. A mio giudizio è la scritta più spettacolare di quante sinora ne abbiamo prodotte perché messa in opera in un supporto di enormi dimensioni. Anche lì tema del messaggio scrittorio è quello di indicare la porta della luce. E ancora una volta la potenza luminosa che passa ciclicamente e in eterno attraverso la porta 'santa' è il toro. Quindui, amici cari, a mio giudizio il dato scientifico di quelle finestrelle non si ha tanto attraverso il ripetersi del fenomeno anche in altri nuraghi quanto nel fatto che il toro o il fallo sono simboli comunissimi della divinità astrale. Tutta la Sardegna è piena zeppa di quei 'semata'. Si può dire che per oltre un millennio quel potentissimo simbolo ha ‘ossessionato’ la religione dei Sardi. Non a caso Giovanni Lilliu, pur non arrivando a comprendere nulla (ma proprio nulla) della divinità androgina unica dei Sardi, è costretto tuttavia,dai cogenti dati archeologici , ad ammettere l'esistenza di una divinità astrale 'Toro'. Non dice chi è il toro ma essa ‘è toro’. Ed è un vero peccato che i linguisti non l'abbiano supportato adeguatamente riguardo all'etimologia della voce 'nuraghe' che significa 'toro della luce' (per testimonianza ormai diretta di sempre più numerosi documenti scritti). Quindi, ribadisco il concetto che non ci sarebbe niente di strano nel ritenere giusta la interpretazione di Stefano fatta propria anche da Sandro, ma sulla base di altri numerosi dati scientifici che la rendono attendibile. Per stretta 'filologia' basterebbe la comparazione di decine e decine di fenomeni solstiziali nei nuraghi, dove verificandosi sempre lo stesso evento e non essendosi mai prodotta una spiegazione attendibile sull'uso delle finestrelle, resterebbe in piedi solo l’ipotesi della ‘varia’ scrittura della luce con la luce. Ma, come abbiamo detto tante altre volte, archeologia, epigrafia e astronomia (e direi altre discipline ancora) mai come in questo caso dovrebbero comunque collaborare a rendere più certa e, se possibile, definitiva, l'esistenza del dato culturale ascrivibile con ogni probabilità agli scribi architetti e astronomi della Sardegna nuragica.
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